L’arte come compensazione della disabilità fisica

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L’artista messicana Frida Kahlo (1907-1954) è un simbolo di come la disabilità fisica possa trovare una compensazione positiva nell’espressione artistica.

La sua vita è difficile sin dall’infanzia per una malattia, non ben definita se poliomielite o spina bifida, che l’aveva colpita rendendola claudicante.

La sua sofferenza per quella gamba così magra e legnosa è descritta nei suoi ricordi dai quali emerge anche il disagio per essere stata vittima di  derisione da parte dei compagni di scuola.

A 18 anni subisce poi un terribile incidente che così descrive:

“Il tram schiacciò l’autobus contro l’angolo della via. Fu un urto strano: non fu violento, ma sordo, e tutti ne uscirono malconci, io più degli altri”.

Possiamo riscontrare una conferma della profonda sofferenza dell’artista osservando le sue numerose opere artistiche.

In Frida, al dolore fisico che la costringerà per molti anni in un letto, si aggiunge lo  spettro di una solitudine che ben emerge dai primi quadri in cui rappresenta  esclusivamente se stessa.

Lo specchio sul soffitto della sua camera diviene simbolo di quella donna isolata dal mondo che così afferma:

“Dipingo autoritratti perché sono spesso sola, perché sono io la persona che conosco meglio”.

Tra le sue opere citiamo per esempio “La colonna rotta” del 1944 dove si esprime tutta la sofferenza per le numerose operazioni chirurgiche subite.

La spina dorsale non può più sostenere l’artista ma l’artista lotta nonostante sia trafitta dai chiodi.

La disabilità si collega al concetto di inferiorità d’organo ma possiamo notare come chi ha avuto la vita spezzata all’inizio o interrotta successivamente a causa di incidenti, possa ben recuperare attraverso quella che in psicologia chiamiamo  “compensazione”.

L’inferiorità d’organo non preclude il coraggio di essere combattivi e Frida Kahlo ne è un esempio.

Ci sono tante persone meno celebri dell’artista che vivono inferiorità d’organo ed  hanno saputo canalizzare la loro vita costellata dalla sofferenza verso una meta costruttiva.

Coloro i quali sono portatori di una disabilità fisica possono, a seconda dei casi, sprofondare nello scoraggiamento ed abbandonarsi a quella che viene tradizionalmente definita “dipendenza sociale” oppure possono occuparsi in senso positivo delle loro debolezze e costruire su di esse una “compensazione positiva” indirizzata verso il lato utile della vita.

Il tipo di compensazione positiva che si  verifica è  di solito culturale e possiamo notare come la “mancanza” si  trasformi in “opportunità”.

Se prendiamo come esempio Demostene, uno dei più grandi oratori dell’antichità, sappiamo dalla storia che era balbuziente e così Beethoven soffriva di disagi uditivi.

Certamente la compensazione positiva da inferiorità d’organo è strettamente legata al  contesto sociale in cui il soggetto è inserito.

Frida Kahlo ha avuto genitori sensibili  ed attenti al dramma della figlia.

Il corpo martoriato può divenire espressione della psiche ma la psiche può rispondere anche in modo costruttivo.

La rappresentazione del disagio del corpo nel quadro di  Frida Kahlo sopracitato ci emoziona e ci fa comprendere come l’artista sia andata oltre la sofferenza accettandola e mostrandola agli altri attraverso la realizzazione di un’opera d’arte che desta stupore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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