Medici: dove sono?

Agosto, moglie mia non ti conosco…

Bei tempi…Di questi tempi possiamo solo dire: “Agosto, medico mio non ti conosco…” anche perché non ti trovo!

Il paziente medio italiano ha visto l’esodo del suo medico di famiglia, che dopo anni di onorato servizio, è andato in pensione.

Ha pensato di prenderne un altro, magari comodo da raggiungere, anche perché è un po’ avanti con l’età e gli acciacchi si fanno sentire.” Tutti esauriti”, gli hanno risposto all’Asl. “Se vuole ne è rimasto uno libero all’altro capo della città” gli hanno risposto.

Gli è capitato di andare al pronto soccorso, per un’emergenza, ma vi ha trovato un medico straniero.

“Per l’amor del cielo, bravissimo, ma perché proprio a me?” ha pensato.

Oppure, è stato visitato da un volenteroso laureato non specializzato. Quante storie!!!

Insomma, per farla breve, quest’estate, il paziente medio italiano deve valutare bene dove, come e quando ammalarsi.

Perché, che la salute sia un bene prezioso, lo sappiamo. Ma che sia sempre più un lusso ammalarsi, lo sperimentiamo.

E, a mali estremi, estremi rimedi.

Il paziente medio italiano, ignaro contribuente, è ormai vittima, da tempo, di una assurda politica miope di tagli sulla salute dei cittadini, perpetrati da uno stato sociale ridotto allo stremo. E che riduce ognuno di noi allo stremo.

E che di fronte all’endemica mancanza di medici civili, propone ora l’arrivo di

medici militari. Eh vai!!!

Vediamo insieme cosa sta succedendo.

Il problema è la cronica emergenza-medici negli ospedali di tutt’Italia.

Sono almeno 8mila in meno del fabbisogno, di cui 2mila nei Pronto soccorso, questo il calcolo del segretario dell’Anaao, sindacato medico italiano, Carlo Palermo.

L’emergenza si aggravando, in questi giorni, con le ferie estive del personale.

I servizi del 118 sono al collasso, denuncia il presidente Società Italiana Sistema 118 Mario Balzanelli: “In alcuni casi si sono dovute sospendere le ferie per garantire l’assistenza”, ha sottolineato.

L’allarme è tanto più avvertito in questi giorni di grande caldo, una delle più intense dell’ultimo decennio in Europa, con punte di 40 gradi anche in Italia e in particolare al Centro-Nord. Particolarmente preoccupante, e non da oggi, la situazione in Molise.

Bene, la ministra della Difesa Elisabetta Trenta, in visita a Campobasso, ha dichiarato “Stiamo esaminando la possibilità di inviare in Molise medici militari per far fronte alla carenza di personale sanitario negli ospedali, ma al momento non abbiamo ancora trovato una soluzione, stiamo continuando a cercarla”.

I medici militari sarebbero un toccasana, certo, per gli ospedali della regione (che rischiano la chiusura di alcuni reparti). Ma non farebbero che cronicizzare il problema, posticipando la soluzione di un’annosa questione.

Già all’inizio del mese, il ministero aveva individuato un elenco di 105 camici bianchi che operano nella sanità militare e che saranno selezionati per essere impiegati nella sanità civile. Questi medici dovrebbero essere impiegati per almeno cinque mesi, “termine necessario – osserva il commissario ad acta per la Sanità, Angelo Giustini – affinché il ‘Decreto Calabria’ possa essere definitivamente approvato, così nel contempo si espleteranno i concorsi. Tutto ciò consentirà di superare questo agonico stallo nella governance del Servizio sanitario regionale e del diritto all’equità e universalità di accesso dei cittadini”.

Ma noi, di betapress, non ne possiamo più di false promesse.

Come ben sappiamo, non è solo il Molise, ovviamente, a soffrire della carenza di camici bianchi in corsia e nei pronto-soccorso.

Non si può continuare a ignorare la situazione dei servizi di emergenza 118: c’è una grave carenza di medici e infermieri del 118 in tutte le Regioni e la situazione si aggrava in estate, periodo in cui invece le richieste di soccorso aumentano di oltre un terzo, soprattutto nelle zone costiere.

” Si tratta di salvare delle vite e con questi numeri l’assistenza di emergenza non può essere garantita”, continua Balzanelli.

Qualche esempio? “A Milano disponiamo solo di 5 mezzi di soccorso con medico a bordo, tra ambulanze e auto mediche, mentre a Bologna sono solo 2 i mezzi di soccorso con medico. A Taranto, per due anni, abbiamo dovuto sospendere le ferie dei medici del 118 proprio per garantire il servizio”. Che fare? In vista delle vacanze estive e del prevedibile aumento della richiesta di servizi di soccorso, sottolinea, “abbiamo previsto un potenziamento del numero di ambulanze sul territorio, per quanto possibile, ma il problema è che mancano i medici e dunque le ambulanze avranno a bordo solo l’autista-soccorritore”, commenta Balzanelli.

Carlo Palermo, dell’Anaao-Assomed, sindacato medico italiano, parla di “situazione di emergenza”, precisando che l’allarme per la carenza di medici “è una questione che i sindacati stanno denunciando da tempo”. A livello nazionale, afferma Palermo, “registriamo almeno 8-10mila medici in meno rispetto al fabbisogno e questo per effetto del blocco del turn-over dal 2009. Ora il settore più penalizzato è proprio quelle dell’emergenza e dei Pronto soccorso, dove i medici in meno sono circa 2mila”. La sofferenza, sottolinea, “è maggiore negli ospedali del Centro-Sud: in Molise, Sicilia, Calabria, Lazio e Campania, gli ospedali registrano infatti il 30% in meno della dotazione organica rispetto al 2009”.

E per questo che noi di betapress.it diciamo basta dunque con queste soluzioni di fantasia!

Andiamo a vedere, a monte, cosa succede.

Gli ospedali che rimangono senza medici in Italia sono sempre più numerosi. In alcuni casi ai concorsi non si presenta nessuno e i direttori delle Asl sopperiscono facendo contratti a gettone e in alcuni casi diminuendo il numero delle prestazioni. A mancare sono soprattutto medici di pronto soccorso, anestesisti, ortopedici e ginecologi, ma anche medici di base. Un raro caso in cui ci sono più posti di lavoro che lavoratori disposti a prenderli. Come mai allora in Italia ci sono medici disoccupati?

Perché mancano i finanziamenti per le specializzazioni.

“Formiamo circa 10 mila medici ogni anno – ci spiega il dottor Carlo Palermo,

segretario Anaao Assomed – ma l’offerta di specializzazioni non supera i 7mila posti. Ogni anno c’è uno sbilanciamento di 3mila medici e questo imbuto formativo si accumula negli anni “.

E per questo che si verifica l’esodo dei nostri neo medici. I laureati in medicina nel nostro Paese che ogni anno vanno all’estero sono circa 1500.

Secondo il dottor Palermo è come se regalassimo 1500 Ferrari all’anno ai Paesi stranieri, perché formare un medico per sei anni di università costa circa 150 mila euro alla collettività e mandare questi laureati all’estero equivale a regalare lo sforzo fatto per la loro formazione.

Inoltre, il problema della mancanza dei medici si pone oggi sotto gli occhi della opinione pubblica, anche perché stanno andando in pensione moltissimi specialisti assunti negli Anni 70, per raggiunti limiti di età.

E come se non bastasse, la mancanza di ricambio generazionale, è aggravato da un altro fenomeno: “Assistiamo a dimissioni volontarie di colleghi che non sopportano più le condizioni disagiate dovute al blocco del turnover. Vanno alla ricerca di situazioni meno problematiche con meno disagi e vanno a lavorare nel privato”. Spesso chi rimane negli ospedali deve sopperire alla mancanza di colleghi sottoponendosi a turni pesanti, che in molti casi superano le dodici ore.

Ma quanto costerebbe mettere duemila posti in più all’anno nelle scuole di specializzazione? “Abbiamo calcolato che per aumentare di duemila unità il numero delle borse di studio servirebbero 260 milioni che suddivisi tra le regioni italiane sarebbe un costo di due o tre milioni all’anno, una cosa sopportabile per i bilanci delle regioni” conclude Palermo.

Ma non per il nostro governo, aggiungiamo noi.

Tanto se un politico si ammala può permettersi la visita domiciliare di uno specialista di lusso o il ricovero in una clinica privata, che se manca l’ambulanza, vengono a prenderlo in elicottero. Basta pagare…

 

Antonella Ferrari