Quella volta che Fattori venne a Bologna
A Bologna continua fino a maggio la mostra “Giovanni Fattori. L’umanità tradotta in pittura” Il pittore livornese è uno dei più grandi esponenti dei “macchiaioli”, il movimento toscano sorto a metà dell’800.
L’esposizione ci conduce, attraverso 70 opere, alla scoperta della natura rappresentata nei dipinti, tra le marine e i paesaggi di Castiglioncello e della Maremma.
I dipinti provengono per la maggior parte da collezioni private e non sono quasi mai state esposte.
L’occasione è da non perdere.

Giovanni Fattori, il macchiaiolo che prelude alla pittura impressionista francese
A Bologna continua fino a maggio la mostra “Giovanni Fattori. L’umanità tradotta in pittura” Il pittore livornese è uno dei più grandi esponenti dei “macchiaioli”, il movimento toscano sorto a metà dell’800.
L’esposizione ci conduce, attraverso 70 opere, alla scoperta della natura rappresentata nei dipinti, tra le marine e i paesaggi di Castiglioncello e della Maremma.
I dipinti provengono per la maggior parte da collezioni private e non sono quasi mai state esposte.
L’occasione è da non perdere.
Dalla pittura risorgimentale alla pittura maremmana di Giovanni Fattori.
La mostra su Giovanni Fattori. L’umanità tradotta in pittura, iniziata il 16 dicembre 2022, rimarrà aperta fino al 1° maggio 2023 a Bologna, a Palazzo Fava.
Attraverso gli oltre 70 dipinti provenienti da collezioni private viene illustrata la produzione del maestro indiscusso della macchia.
Palazzo Fava, conosciuto anche come Palazzo Fava-Ghisilieri, già di per sé merita la visita.
È infatti uno storico palazzo sito in via Manzoni 2 ed è famoso per gli affreschi dei Carracci che adornano le sale espositive. Ospita il Palazzo delle Esposizioni, con il suo Caffè Letterario Carracci Fava.
La macchia: nascita di una nuova arte.
Il movimento dei macchiaioli nasce in Toscana nella seconda metà dell’Ottocento e prende il nome dal termine macchia. Per teoria della “macchia’’ si intende la visione delle forme creata dalla luce attraverso macchie di colore, distinte, accostate e sovrapposte ad altre, e assolutamente realiste.
Svincolato da formalismi accademici, l’artista è così libero di rendere con immediatezza verista ciò che il suo occhio percepisce al momento.
Il primo caffè letterario di Firenze
Nella seconda metà dell’Ottocento Firenze è una delle capitali culturali più attive d’Europa.
I macchiaioli, oltre a Giovanni Fattori, Telemaco Signorini, Diego Martelli ed Adriano Cecioni, si ritrovavano nel Caffè Michelangiolo, in via Cavour, il primo caffè letterario di Firenze, dove discutevano e riflettevano su tutte le tematiche artistiche.
L’arte è intesa più come sentimento che come studio, e si contrappone ai tradizionali dettami accademici dominanti dell’epoca Romantica.
I macchiaioli precursori degli impressionisti.
È interessante notare come “la teoria della macchia” precede cronologicamente le enunciazioni teoriche degli impressionisti francesi, in primis di Monet e, per alcuni aspetti, vi si avvicina.
Prima del loro trasferimento a Parigi ebbero anche un proprio esordio macchiaiolo Giovanni Boldini e Federico Zandomeneghi.
Aspetti in comune e differenze tra macchiaioli ed impressionisti
Le due correnti hanno molto in comune, avendo l’obiettivo di tradurre con immediatezza ciò che per primo si presenta all’occhio, ossia il colore e la luce.
A differenza degli impressionisti, però, la pittura a macchia sembra avere consistenza concreta, peso e solidità.

Natura, rumori e colori” nella pittura di Giovanni Fattori
Nel ricco percorso espositivo scorre la natura rappresentata nei dipinti, come le marine ed i paesaggi di Castiglioncello e della Maremma. Spiccano i colori (Cavallo bianco, 1883-1885) ma pure i “rumori” evocati dai quadri, dal suono della brezza allo scalpiccio dei cavalli (I fascinai al Pignone. L’arrivo dei barrocci, 1881).
Fino alle carrozze sugli acciottolati di una Firenze sempre più moderna (Carrozza alle Cascine, 1872-1875).
Ma scorre anche l’umanità nei numerosi ritratti esposti, dal buttero, al lupo di mare, al vecchio marinaio, ai fidanzati e alle signorine di buona famiglia, sino ad arrivare al suo Autoritratto 1894.

I nuclei tematici della mostra
La sequenza delle opere offre al visitatore la possibilità di seguire l’intera evoluzione creativa della pittura di Fattori, accorpando la selezione in nuclei tematici: La macchia: nascita di una nuova arte, Il tema militare come documento di storia e vita contemporanea, L’altra faccia dell’anima, Castiglioncello, “remoto e delizioso sito”, L’intima percezione del proprio tempo, La luce del vero, elemento vivificante e Gli animali, creature amiche, potenti e pacifiche.
Arte e storia. La pittura risorgimentale
La prima sala è dedicata alle prime ricerche sulla macchia applicate alla documentazione degli eventi bellici risorgimentali.
Il tema militare diventa per Fattori un documento di storia e di vita contemporanea.
Si ispira ai soldati italiani e francesi accampati nel parco delle Cascine a Firenze (Soldati del ’59 -1959, Soldati francesi del ’59-1959, Una ricognizione militare. In avanscoperta, 1861, Grandi Manovre, 1899, Ritorno in caserma, 1890, Manovre di cavalleria, 1902, Posta militare al campo, 1872 o 1874).
È già evidente il distacco dall’indirizzo romantico dominante.
Arte e vita. I ritratti dell’anima
Una intera sala è dedicata ai magistrali ‘ritratti dell’anima’, dipinti tra il 1861 e i primi anni del Novecento.
In essi la sensibilità introspettiva si combina con il marcato realismo di stampo toscano. Tra i ritratti esposti spicca il volto sanguigno e accigliato del buttero (Ritratto di buttero, 1882-1885), icona della Maremma, terra molto amata dal Fattori.
Oppure il volto sciupato del Vecchio marinaio (1885-1890) o del Lupo di mare (1890). Ed ancora: Lo scialle rosso (1882-1885) di una giovane contadina.

Gli studi sul paesaggio. Castiglioncello
Le sale successive sono dedicate agli studi di paesaggio dell’aurea stagione di Castiglioncello.
Il borgo diventa per lui oasi di pace.
Lo accoglie alla morte dell’amata moglie Settimia Vannucci e gli restituisce slancio creativo.
I numerosi dipinti esposti in mostra rievocano quei luoghi di luce, mare e verde con poesia, ma anche con netto realismo (Veduta di Castiglioncello 1867-1870, Paesaggio a Castiglioncello, 1867-1870, I bagni Squarci a Livorno, 1866, Mare azzurro, 1865).
Sembra di averla davanti la Fascinaia a Castiglioncello, 1885, così come La casetta dei pescatori a Castiglioncello, 1868-1870, o le Marina con barche a Livorno, 1885.
Che dire poi delle Tamerici dell’Antignano 1890 e della La punta del Romito con barca e pescatori 1866: in essi il lirismo si coniuga mirabilmente col verismo della luce accecante e delle ombre.

La simbiosi tra uomo e animale
Gli animali, creature amiche potenti e pacifiche, sono quasi sempre presenti nelle tele di Fattori.
L’animale è il protagonista assoluto, che sia il candido bove maremmano (Bovi al carro -1870) o il cavallo (Cavalli al pascolo 1872, Cavallo bianco, 1883-1885).
La visione quasi panteistica di Fattori si traduce in un senso di precarietà della condizione umana annientata dalla fatica e in ciò unita al destino dell’animale (Butteri e cavalli lungo il mare (1894), Viale con buoi e spaccapietre 1875. Contadino e mucca in un campo d’ulivi, 1890).

In alcune tele, invece, il vigoroso buttero domina virilmente l’animale con la forza (Buttero a cavallo con mandria di bovi, -1900, la mena in Maremma – 1890-1891).

Le vedute della Firenze urbana
La narrazione, attenta e nostalgica, delle trasformazioni del tessuto urbano fiorentino è testimoniata da pochi e rari dipinti, essendo il Fattore un amante prevalentemente della natura.
Si coglie l’intima percezione del mutare dei tempi nel “Viale Principe Amedeo inizi decennio 80” (1880-1881).
In esso si rinviene la consueta presenza di buoi e cavalli, animali polverosi che fanno tuttavia da sfondo al passeggio cittadino e ai vistosi abiti alla moda degli anni 80 dell’Ottocento.
La pittura maremmana. La luce del vero
Numerosi sono i quadri esposti che testimoniano l’incontro con la vitalità primigenia della Maremma, dove Fattori coglie, nella simbiosi tra uomo e animale, la traccia della propria anima schietta e genuina.
Continuano gli studi sulla macchia e la luce, come in Giochi di luce nel bosco, 1870, Nel bosco, 1901, Pasture in Maremma 1863-1864, La strada bianca 1887. E naturalmente non mancano gli animali della Maremma.

La tecnica della macchia utilizzata dal Fattori ci permette di vederli quasi in movimento sotto i nostri occhi, come in Conduttori di mandrie 1907 e in Cavalli bradi in Maremma (1874-1875), oppure nel delicato pastello Cavalli in fuga.

Conclusioni
Si esce dalla mostra rasserenati, con la sensazione di aver fatto una salutare passeggiata nel verde e nel blu della Maremma.
L’esposizione a Palazzo Fava offre al visitatore una mirabile sintesi dell’excursus temporale e tematico nelle opere di Giovanni Fattori.
È in grado di cogliere la sua intima natura poetica, lo sguardo innamorato ma nello stesso tempo disincantato dell’esistenza
In poche parole, l’immutabilità del sentimento umano.
