Scuolexit???
Il ritorno a scuola
Sembra proprio che l’Europa non esista neanche più sulla carta.
Non c’è un punto di contatto, tra i diversi stati membri europei, né sulla gestione dell’emergenza sanitaria, né sulle risposte alla recessione economica, né sulla ripresa delle attività lavorative.
Basta guardare cosa sta succedendo alla scuola.
In Italia, epidemiologi e medici, chiamati a dare consulenza al governo italiano, propendono per la chiusura delle scuole fino a settembre.
Il Miur si interroga su come riprendere le attività scolastiche salvaguardando le misure di sicurezza, prima di tutte il distanziamento sociale, ma non ha né certezze sulla didattica a distanza, né verità sull’organico in presenza.
In Francia, invece, si ritorna a scuola a maggio.
Ad annunciare un graduale rientro in classe è stato il presidente francese Emmanuel Macron nel suo messaggio ai francesi.
Il ministro dell’Istruzione Michel Blanquer ha precisato che sarà progressivo e “non da un giorno all’altro”.
Il criterio seguito dal governo francese sarà soprattutto sociale: saranno gli alunni delle zone più in difficoltà a riprendere prima degli altri.
“Bisogna salvare gli studenti che potrebbero andare alla deriva a causa del confinamento”, ha avvertito Blanquer, aggiungendo “Sono le fasce più fragili che ho innanzitutto in testa”.
Viceversa, in Danimarca, tutti a scuola dal 15 aprile
A fare la scelta più drastica sono stati i danesi: la premier Mette Friedriksen ha annunciato di riaprire asili nido e scuole dell’obbligo da mercoledì 15 aprile.
L’idea del governo danese è che per riprendere una vita normale, chiedendo ai genitori di tornare a lavorare è necessario che i bambini e i ragazzi tornino in classe.
Il governo di Copenhagen è pronto a innestare la retromarcia nel caso in cui il numero dei contagi, ora basso, dovesse crescere di nuovo.
Da mercoledì dovrebbe scattare la fase due anche in Norvegia: riaprono asili nido e scuole primarie.
In Spagna, si spera di tornare a scuola tra maggio e giugno
La Spagna che è stata colpita gravemente dal Coronavirus come l’Italia sta da alcune settimane riflettendo sulla questione dei giovani e dell’educazione.
La settimana scorsa si è riunita la commissione che si occupa dell’emergenza e l’indicazione è di provare con aperture scaglionate, diverse da regione a regione a seconda della condizione dell’epidemia, a partire da maggio.
A Madrid sperano di cominciare a riaprire a giugno, non tutte le scuole ovviamente. Ma il messaggio è positivo.
In Germania la decisione definitiva non è stata ancora presa (è prevista mercoledì 15), ma l’accademia delle scienze nazionale, l’Accademia Leopoldina, ha raccomandato un graduale allentamento delle restrizioni.
Per le scuole si prospetta un rientro a scaglioni, per età:
prima i ragazzi delle elementari e quelli delle medie, perché sono quelli ai quali la chiusura delle scuole fa più danno esasperando il ritardo di chi è già svantaggiato.
Secondo l’avviso degli esperti si dovrebbe partire dagli studenti delle ultime classi di ciascun livello dividendoli in gruppi al massimo di 15 alunni e concentrandosi solo su alcune materie:
tedesco, matematica e per le scuole secondarie anche la lingua straniera.
Il rientro a scuola dei ragazzi delle superiori è visto come meno urgente: loro infatti sono quelli che possono continuare a giovarsi con maggior profitto della didattica a distanza.
Sono senza parole.
Ma perché mai gli altri stati europei hanno tutte queste certezze e verità?!?
Programmi, scadenze, priorità ed esecutività…
Se è vero che la scuola è palestra di vita, è mai possibile che in Italia alleniamo i nostri alunni all’incertezza sul da farsi, educhiamo i nostri allievi a procrastinare le scelte di campo:
insegniamo a temporeggiare per poi rincorrere gli eventi quando ormai la situazione è precipitata?!?
Se è vero che la scuola è un microcosmo sociale, allora è vero che in Italia navighiamo a vista, scorgendo sempre e solo la punta dell’iceberg?!?
Se il Titanic ha un so che di romantico, la nostra povera Italia, è proprio solo “nave senza nocchiero in gran tempesta, non donna di provincia, ma bordello…”
Mi auguro solo che i nostri cari politici che continuano ad invocare il modello Italia come esempio da seguire nella gestione dell’emergenza, inizino ad aprire gli occhi!
Direi anche che comincino a valutare se non c’ è forse un modello extra-Italia, più efficace ed efficiente, a cui conformarsi, perché anche noi italiani abbiamo tanto bisogno di certezze e verità, almeno tra i banchi di scuola…
Forse ai ministri fa comodo così, poiché sanno benissimo e diabolicamente anche, che facendo studiare gli studenti tramite i dispositivi elettronici (smartphone, tablet e pc) non solo non si impara niente ma ci si rimbecillisce pure e si perde in creatività e nei ragionamenti poiché il cervello non lavora più. E loro, chi ci comanda, lo sa benissimo, e quindi fanno in modo di tenerci così perché se gli studenti ritornano a studiare diventano intelligenti e iniziano a pensare. E di questi tempi qualcuno che pensa, ragiona, che si alza dal gregge, per loro, fa male, perché hanno paura che qualcuno li butti giù dalla loro poltroncina, dal loro potere che non vogliono perdere a nessun costo. In poche parole il popolo non deve alzarsi dal torpore. E un popolo rimbambito e terrorizzato dal Covid19, che per me è presente nei vaccini influenzali, (una cara amica è morta in seguito a complicanze da vaccini che faceva da anni) è facile da tenere al guinzaglio e fare leggi che altrimenti non passerebbero mai in situazioni normali. Attenzione gente che con la scusa del virus (che non esiste nell’aria altrimenti saremmo già stati tutti infettati) il nostro governo non instauri un regime dittatoriale come in Cina, per indurci ad eliminare il contante e a obbligarci ad usare solo i dispositivi elettronici per eliminare la nostra privacy e controllarci tutti. Evidentemente Snowden non ha insegnato nulla??? Abbiamo già dimenticato lo scandalo americano di fb e google???