La Compliance bancaria 2.0 nel modello Faletti: la compliance che calcola l’EVA.

La trasformazione del mondo bancario oggi assume connotati particolari in quanto apre spazi a competitori che normalmente erano molto lontani dal perimetro bancario classico, quali ad esempio Amazon e Paypal, che fortemente destabilizzano le normali regole del “Fare Banca”.

 

E’ pertanto fondamentale guadagnare competitività rendendo al massimo efficace il sistema dei controlli: il nuovo modello di compliance adattativa 2.0 di Faletti sembra riuscire a farlo.

 

Nel contempo il mondo bancario sta subendo una importante trasformazione dovuta all’ingresso delle banche on line.

Il modello bancario sta orientandosi sempre di più verso il modello chiamato Banca O2O.

Figura 1 – la banca O2O

Questo nuovo modello di banca ha tre tipologie di impatto che scardinano il modello di banca tradizionale:

  • L’estrema velocità caratterizzata dall’uso continuo di tecnologia, velocità che si ritrova sia nella transazione al cliente che nell’adeguamento dei sistemi alle novità introdotte sul mercato (mero esempio se viene aggiornato un sistema operativo tutte le app della banca devono funzionare immediatamente anche sull’aggiornamento).

  • La volatilità della consapevolezza delle abitudini del cliente e la sua stessa effimera conoscenza nel senso di preferenze e di interazione, che ormai avviene solo on line (i conti aperti on line creano il paradosso che la banca nuova non vede mai il suo cliente).

  • La difficoltà di mantenere il livello dei controlli coerente con il transato banca, anche in considerazione del fatto che le modifiche sui processi sono quotidiane.

Occorre notare che il nuovo modello di banca si scontra anche con un mercato cambiato in cui una grossa fetta dell’operatività bancaria è ormai in mano a competitors differenti.

Figura 2 – il nuovo scenario bancario

La perdita del sistema di pagamento ed incasso e delle carte di credito elimina molto della capacità delle banche di remunerare le operazioni e quindi sostenere i costi, muovendole verso sistemi di gestione del risparmio (reti di promotori) in cui è possibile operare up front commissionali significativi.

Tutto questo rende le banche più esposte a rischi e soprattutto le pone in un mercato aperto (quello on line) dove è molto probabile perdere di vista il flusso generato dal trinomio cliente, promotore, operazione, assumendo più rischi di quelli attesi.

In questo contesto si delinea una maggiore complessità legata al modello del sistema dei controlli interni (SCI) che lega l’operatività quotidiana della banca con le necessità di controllo e di compliance richieste dalla normativa.

Non da ultimo appare che un legame tra business e controlli diviene ora, se mal gestito, strumento di limitazione e di perdita di quote di mercato.

Figura 3 – il processo dei controlli interni

In effetti i tre mondi in cui ora si gioca la partita dei controlli sono clienti, promotori e processi.

In questo nuovo contesto quella che prima era la variabile Tempo ora diviene importante parametro di settaggio del sistema dei controlli in quanto la velocità delle informazioni può fare la differenza fra l’individuazione di una frode e la sua attuazione.

Nel meccanismo individuato il sistema dei controlli interni cambia diventando uno strumento di pre-analisi deduttiva invece che un sistema di verifica ex post.

Figura 4 – il nuovo SCI

Per il nuovo sistema dei controlli interni clienti e promotori viaggiano sullo stesso piano perché sono figure che muovono i processi intervenendo su di essi, mentre processi e normativa devono adeguarsi anche alle mutate operatività dei clienti.

È talmente vero suddetto accadimento che oggi le banche per presidiare correttamente questi segmenti creano uffici ad hoc nelle funzioni di controllo per poter seguire i rischi legati a ciascun segmento.

Secondo l’indagine di Thomson Reuters solo il 20% delle istituzioni finanziarie europee ha avviato efficaci progetti di adeguamento al cambiamento delle regole, lasciando prevedere un netto divario fra le istituzioni in cui sarà palese la ricerca di player con soluzioni chiavi in mano ma modulari.

 

La compliance oggi

 

Nelle banche, negli intermediari finanziari e nel comparto assicurativo, la funzione di compliance è chiamata a svolgere un ruolo complementare rispetto al sistema di gestione dei rischi previsto dalla regolamentazione prudenziale (Basilea II, Solvency II); la compliance ha infatti un’ottica prevalentemente preventiva nel presidiare rischi di carattere legale e reputazionale

  • Banche, intermediari che offrono servizi di investimento ed assicurazioni devono obbligatoriamente istituire una funzione di compliance secondo le indicazioni fornite rispettivamente da:

  • Banca d’Italia il 12 luglio 2007 nelle “Disposizioni di Vigilanza – La funzione di conformità (compliance)”;

  • CONSOB (congiuntamente a Banca d’Italia) il 29 ottobre 2007 nel “Regolamento in materia di organizzazione e procedure degli intermediari che prestano servizi di investimento o di gestione collettiva del risparmio”;

  • ISVAP il 26 marzo 2008 nel “Regolamento N. 20 recante disposizioni in materia di controlli interni, gestione dei rischi, compliance (…)”.

Tali normative di vigilanza recepiscono i principi guida sulla materia pubblicati nel 2005 dal Comitato di Basilea.

Molte aziende facenti parti di gruppi multinazionali specie se quotate in borsa, pur non essendo tenute a norma di legge, istituiscono una funzione di Compliance.

La funzione di conformità si inserisce nel più ampio sistema dei controlli interni ed in particolare nell’ambito delle funzioni di controllo sulla gestione dei rischi.

Nelle banche la Compliance è una funzione di controllo di “secondo livello” ed ha l’obiettivo di “concorrere alla definizione delle metodologie di misurazione/valutazione del rischio di conformità, di individuare idonee procedure per la prevenzione dei rischi rilevati e di richiederne l’adozione.

Il ruolo descritto differenzia sostanzialmente la funzione di conformità da quella di revisione interna (cfr. Titolo IV – Capitolo 11 – Sezione II – Par. 1 delle Istruzioni di Vigilanza)”.

L’adeguatezza ed efficacia della funzione di conformità devono essere sottoposte a verifica periodica da parte dell’Internal Audit o revisione interna (che nelle banche è una funzione di controllo di terzo livello); di conseguenza, per assicurare l’imparzialità delle verifiche, la funzione di conformità non può essere affidata alla funzione di revisione interna.

Figura 5 – i livelli di controllo

In ambito bancario “in via generale, le norme più rilevanti ai fini del rischio di non conformità sono quelle che riguardano l’esercizio dell’attività di intermediazione, la gestione dei conflitti di interesse, la trasparenza nei confronti del cliente e, più in generale, la disciplina posta a tutela del consumatore”.

  • Antiriciclaggio e contrasto del finanziamento del terrorismo

  • Lgs. 231/01 sulla “responsabilità amministrativa delle persone giuridiche”

  • Privacy e protezione dei dati personali

  • Lgs 141/10 e Codice del Consumo

  • Security – sicurezza informatica

  • Safety – d. lgs. 81/2008 sulla “sicurezza sul posto di lavoro”

  • legge 28 dicembre 2005, n. 262, “Disposizioni per la tutela del risparmio e la disciplina dei mercati finanziari”.

Di conseguenza oltre le normative “generali” la funzione di Compliance in banca si occupa anche di:

  • Trasparenza dei Servizi Bancari

  • Normativa di contrasto all’Usura

  • MiFID- Markets in Financial Instruments Directive (Direttiva sui mercati degli strumenti finanziari)

  • PSD – Payment Services Directive (Direttiva sui servizi di pagamento)

  • Business Continuity o continuità del servizio.

 

La compliance adattativa 2.0

 

Oggi serve un nuovo modello di compliance che si adatti alle esigenze evidenziate portando il sistema dei controlli verso un nuovo meccanismo ove il tempo sia il più possibile un elemento di raccordo con tutte le operatività necessarie.

Figura 6 – il plurimodello

In questo modello, che è in realtà un plurimodello perché integra una serie di sotto modelli logici che ne fanno un modello matrice, girano in grande sintonia e con una visione a 360 gradi una serie di interventi di controllo e di formazione che non possono ormai essere disgiunti.

In questa visione la Compliance non è più una funzione super partes, ma diviene motore evolutivo del business, affiancandolo e diventandone una ala stabilizzatrice.

Figura 7 – il flusso del nuovo SCI

 

Il nuovo modello di compliance pertanto deve riassumere tutte le funzioni di un efficace BPM collegato ad un ottimo motore di analisi dati, integrando tecnologia e modello concettuale del sistema dei controlli interni in una unica rappresentazione.

 

Il concetto di tempo zero

 

La novità assoluta introdotta è il concetto di tempo zero, ovvero adattare la compliance ai sistemi on line in cui non v’è nessun tipo di overlay.

È infatti cruciale oggi che le figure preposte al controllo possano vedere la situazione del profilo di rischio in tempo reale (o quasi).

Affinché sia operativo il concetto di tempo Zero il nuovo sistema contiene un motore logico aggiornabile, una significativa capacità di agganciarsi a qualsiasi fonte dati interna – esterna, un potente PBM facilmente configurabile, un buon motore di reporting e una dettagliata gestione dei permessi utente.

Il sistema prevede anche una particolare capacità di automazione verso altri processi per poter verificare on line eventuali anomalie segnalate (ad esempio: se un cliente opera sulla procedura bonifici in modo anomalo andare a verificare immediatamente se il destinatario di quei bonifici è nelle black list o è lo stesso usato da qualche promotore).

Figura 8 – modello di compliance adattativa 2.0

In pratica un buon motore di input in grado di ricevere informazioni da qualsiasi fonte ed in qualsiasi formato, un motore di BPM interno che operi sui principali processi di controllo, una interfaccia in grado di interagire con altri applicativi ed un sistema di output funzionale sia al reporting che alla visualizzazione on line.

Il sistema è in grado di ragionare a Tempo Zero, ovviamente questo dipende anche dal motore di input collegato a CA 2.0.

Il modello concettuale dei controlli integrato in CA 2.0 contiene un motore funzionale e quattro punti cardinali di interazione:

  • Input – con la possibilità di interfacciarsi a qualsiasi fonte dati

  • Output – con un alto livello di personalizzazione dei report

  • Metrics – un riferimento tabellare a normative esterne

  • Interact – interagire con procedure esterne in caso di anomalie

 

Come calcolare l’EVA della Compliance

Se è quindi possibile arrivare alla costruzione di un modello di compliance 2.0 cosi come ipotizzato, allora è possibile individuare i modelli di calcolo dell’Eva della compliance.

Negli ultimi anni l’attenzione dei professionisti e degli studiosi si è progressivamente spostata dal problema della valutazione al problema della verifica della creazione del valore non solo per le aziende ma anche per i singoli rami operativi all’interno dell’azienda stessa.

Si ritiene infatti che le variazioni di valore intervenute per un’impresa siano la miglior espressione dell’effettiva performance economica di una società.

Il principio su cui si fonda l’EVA (Economic Value Added) è molto simile a quello adottato dai criteri di valutazione classici di tipo misto: il punto di partenza è il capitale investito all’interno di una certa società o ramo d’azienda, ma anche struttura operativa; moltiplicando questo capitale per il costo del capitale stesso  si ottiene un livello di reddito minimo atteso, appena sufficiente  a remunerare gli investitori senza quindi lasciare alcun valore aggiunto all’interno della società.

Sottraendo dal livello di reddito effettivamente realizzato la soglia di reddito minima appena definita si ottiene l’EVA misurato sul segmento di interesse.

Il metodo di valutazione dell’EVA indica dunque la quantità di valore creato dall’impresa nel corso dell’anno, valore che conseguentemente dovrebbe riflettersi nel valore di mercato della stessa.

L’Eva può essere considerato un indicatore di performance aziendale.

Infatti  per la massimizzazione del valore è necessario che il management dell’azienda sia in grado di effettuare con cognizione di causa scelte strategiche quali, ad esempio la decisione se intraprendere o meno una strategia di espansione o diversificazione del proprio business tramite la realizzazione o il change di prodotti.

L’obiettivo del management deve essere quello di massimizzare il valore di mercato di un’azienda.

E’ necessario però confrontare il valore di mercato dell’azienda con il valore del capitale investito nell’azienda.

La differenza può essere definita come “valore creato”, o “valore di mercato aggiunto”.

Quindi:

      EV= MVA + CI

Ovvero il valore di un’azienda (EV, Enterprise value) è uguale al Capitale Investito (CI) nell’azienda stessa, più il valore aggiunto che l’azienda stessa è riuscita a creare.

In questo senso EVA (come misura del “valore creato” nell’anno) può essere utilizzato come uno strumento di valutazione dell’operato del management.

Uno strumento che fa coincidere gli interessi del management a quelli dell’azionista: infatti il management, premiato in base al valore aggiunto creato, è stimolato ad accrescere anno per anno l’ EVA e quindi il MVA (MVA=valore attuale di tutti I futuri EVA).

Inevitabile quindi che la compliance 2.0 abbia un forte impatto sul calcolo del valore aziendale e possa essa stessa essere fonte di valore.

Inutile dire che il calcolo dell’EVA in un modello di compliance prende come base di partenza il capitale assorbito dal modello stesso rapportato ai singoli assorbimenti di capitale dei profili di rischio identificati ed osservati.

E’ pertanto fondamentale ottenere un corretto monitoraggio dei rischi e degli indicatori di rischio, ponendo come base di analisi non una osservazione ex post, ma una serie di trend che permettano di ottenere dei valori previsionali di rischio.

Per fare questo il modello di compliance 2.0 deve considerare gli indicatori come progressioni del rischio e non come segnalatori di evenienze.

A questo punto è possibile calcolare il coefficiente ß per un corretto calcolo del CAPM.

Il modello Faletti  permette quindi di allineare il costo della Compliance al valore generato dal contenimento del rischio sia in fase operativa ma anche in fase di definizione di prodotti / processi.

 

 

Corrado Faletti è il Direttore responsabile di Betapress e ha contribuito a definire la prima struttura di compliance nel mondo bancario nel 2004; da allora si occupa di analisi di rischio e sistemi di controllo. Nel 2010 ha realizzato il sistema di AUDIT dei Fondi Europei per il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca.




“Il Potere Creativo Del Logos”

Galeotto fu Socrate

Protagonista di questa Pagina di Diario è Giuseppe Bellantonio.

L’ho “incontrato” in “Socrate”, gruppo su whatsapp che riunisce persone accomunate dall’amore per la scienza, l’antroposofia, la spiritualità, la musica e la bellezza: punto di riferimento per uomini e donne che amano farsi domande e, nel rispetto delle opinioni di ciascuno, approfondire vari argomenti scambiandosi link ad articoli, video e podcast di ispirazione.

Il Passato

Esperto nell’ambito della Formazione e delle Tecniche di Gestione e di Marketing, Giuseppe matura una rilevante esperienza nell’ambito del sistema Banche e Finanza.

Già pubblicista, free-lance journalist, interviene con scritti, saggistica e interviste su numerose testate e fogli d’informazione digitale.

Ama studiare e approfondire ogni tematica riguardante i suoi vasti interessi culturali, che spaziano dalla storia alla filosofia, all’esoterismo.

 

Il Presente

È raro, oggigiorno, imbattersi in persone come Giuseppe.

Proprio com’è raro il suo modo di conversare: rispettoso delle opinioni del suo interlocutore, non si  preoccupa di far valere a tutti i costi le proprie. Le sue pause precedono frasi memorabili. Prende tempo per soppesare le parole prima di pronunciarle, nella consapevolezza che una parola di troppo, inutile o sconveniente, avrà un’eco eterna e l’Universo non sarà mai più lo stesso.

Per questo suo atteggiamento nei riguardi delle parole, Giuseppe esprime autorevolezza. Anche nei momenti di silenzio.

 

In Principio era il Verbo

L’ho intervistato sul potere creativo della prima Parola che sia mai stata pronunciata: il “Verbo”, o “Logos”.

Il Suono, Rumore, Tuono, Ruggito, “Fragore di grandi acque” come onda che, nel propagarsi, ha portato all’esistenza materia più o meno densa in molteplici forme, colori, apparenze.

Una cosa è certa: più indago in ambito scientifico, più mi innamoro della vita. Ogni giorno più grata del privilegio di testimoniare il miracolo del Tutto, di cui sono parte.

Scienza e Spiritualità vanno per mano. Si spiegano, completano e arricchiscono a vicenda.
Il resto è cultura, tradizione e rito, che vanno rispettati perché ciascuno di noi è in Viaggio al suo passo. Tanto il punto d’arrivo, qualunque nome gli diamo o comunque lo descriviamo, è lo stesso.

In questa piacevolissima chiacchierata, Giuseppe e io parliamo in modo scientifico-spirituale, oltre che della Creazione, del senso della Vita, dell’importanza dei Valori guida, di come ciascuno di noi possa dare il suo contributo a un risveglio collettivo delle coscienze, di Libertà.

Buon Ascolto!

Ondina Wavelet (JL)

 

 

 

 

 

 




Italexit?

Il Coronavirus è entrato nelle nostre vite ed ha cambiato in pochi mesi abitudini e certezze.

La crisi virale e l’emergenza che ne è scaturita ha fatto emergere una parte della coscienza civile sinora, forse, sopita.

Di fronte alla paura della morte il bivio si fa più vicino e si sceglie la strada da seguire: unione o solitudine, sopravvivenza o sopraffazione, solidarietà o conflitto.

È uno stato dell’anima che si coniuga al singolare ma anche al plurale.

Riguarda Stati, comunità civili ed economiche fino a ciascuno di noi.

Nelle ultime settimane il divampare della pandemia ed il dibattito politico sulle misure di sostegno da applicare in ambito europeo hanno finito per dividere le comunità locali piuttosto che unirle in una comune lotta.

Il Consiglio d’Europa, con la pausa di riflessione imposta di fatto ieri ai Paesi più colpiti dal Virus dalla spirale recessiva e cioè Italia e Spagna principalmente, non ha fornito un’immagine unita e solidale.

Così, la guerra all’untore italiano o il blocco dei dispositivi di protezione diretti in Italia alla frontiera tedesca di qualche settimana fa tornano a far rumore, acquistano rilevanza e fanno male alla coscienza collettiva.

Si litiga per interessi contrapposti, per una visione diversa del vivere quotidiano di comunità separate, in realtà, da distanze spesso contenute.

Una lettura critica delle misure di sostegno adottate fino ad oggi non può che rinsaldare i nostri timori.

Nelle ultime ore, il provider finanziario Bloomberg ha pubblicato i dati, denominati in dollari usa, relativi alle politiche di stimolo adottate nei giorni precedenti dai principali paesi del mondo.

La Cina, l’economia che per prima ha dovuto confrontarsi con l’epidemia ha stanziato oltre 718 miliardi di dollari che rappresentano quasi il 6% del suo Prodotto Interno Lordo.

Gli Stati Uniti hanno dato corso ad un’operazione senza precedenti ovvero un’iniezione di liquidità para a 2158 miliardi di dollari, equivalente circa al 10% del Pil attraverso stimoli diversi estesi ad assegni per le famiglie e copertura delle spese sanitarie.

La situazione in Europa, purtroppo, non è stata la stessa.

La Germania ha varato a stimoli per oltre 611 miliardi di dollari, vicini al 16% del proprio Pil.

La Francia si è impegnata ad immettere sul sistema economico 380 Miliardi pari al 14% del Pil.

L’Italia è riuscita finora a varare misure di sostegno per circa 27,8 miliardi di dollari che rappresentano l’1,4% del Pil.

L’unione Europea, ha preso la decisione di assistere l’Eurozona con 41 miliardi di dollari attraverso operazioni a favore delle banche (Quantitative Easing e TILTRO Facility).

Il confronto tra i dati è disarmante.

Il sistema dei due pesi e delle due misure rischia di ritardare in modo significativo l’avvio delle misure di sostegno indispensabili per le famiglie e l’imprese soprattutto in Italia.

Senza un Nuovo Piano Marshall a difesa dell’Europa non sono soltanto a rischio le fondamenta politiche delle istituzioni comunitarie.

Senza interventi immediati è a rischio la pace sociale dei paesi più esposti alla crisi pandemica ed economica.

Senza interventi, dell’Europa per l’Europa, sono a rischio le alleanze internazionali poste in essere dal secondo dopo guerra.

Nei prossimi giorni la politica italiana dovrà essere unita e procedere nelle richieste formulate senza indugi e senza cedere alle condizioni imposte dal Meccanismo Europeo di Stabilità.

È un impegno per il nostro paese ma anche per il futuro stesso dell’Unione Europea, politica e monetaria.

 

 

 




Piano Marshall UE, sarà vera gloria???

 

La Pandemia non mostra segni di cedimento, ma in questi giorni ha assunto dimensioni per quantità, oltreché per estensione, di rilevante entità tali da restituire alla politica quella dignità che le teorie sulla immunità di gregge, ipotizzate da qualche premier, avevano un po’ annebbiato.

Nella giornata di ieri, in sede EU la riunione dell’Ecofin che raccoglie i ministri economici dei singoli paesi aderenti, ha provveduto, come del resto già annunciato nei giorni precedenti, alla sospensione dei Patti di Stabilità, cioè, dei “ratios” tra Deficit e Pil che gli accordi in sede europea del 1997 avevano convenuto dover essere inferiori al 3%.

Una decisione importante che permetterà ai singoli paesi il varo di misure economiche in disavanzo, almeno per i prossimi mesi.

L’Ecofin ha preso in rassegna, inoltre, le modalità attraverso le quali intervenire in sede europea per contrastare i danni economici e dotare le comunità degli strumenti finanziari necessari al contenimento ed alla cura della pandemia.

Le proposte in agenda riguardano, tre ipotesi di intervento.

Si parla, infatti, di Linee di Credito per l’Emergenza, di Linee di Credito con condizioni rafforzate (ECCL, Ehnanced Conditions Credit Line) erogate dal Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) e della proposta, avanzata dall’Italia, in ordine all’emissione di “Coronavirus Bond” da parte dei singoli stati, garantiti dalla Bei (Banca Europea degli Investimenti).

Tutti gli strumenti sarebbero riconducibili all’utilizzo del Mes che, pertanto, dovrebbe essere ratificato nonostante l’opposizione dell’Italia e della Spagna ed, in sede nazionale, di tutte le forze di opposizione.

Il Mes lo ricordiamo è un’entità istituita nel 2012 con lo scopo di proteggere il sistema economico e garantire un accesso agevole al credito a disposizione dei paesi dell’Unione Europea.

Il Mes istituito come fondo è venuto ad assumere, ben presto, la forma di un’organizzazione intergovernativa con il potere di imporre scelte economiche ai paesi aderenti.

Tra gli strumenti di intervento del Mes ci sono l’adozione di linee di credito per i paesi in difficoltà e l’acquisto di titoli sul mercato secondario.

Non solo buone notizie, purtroppo.

Il Mes, infatti, impone, nei confronti dei paesi che ne fanno ricorso e non rispondenti a parametri di equilibrio nei conti pubblici, programmi di correzione macroeconomica e sanzioni fino alla sospensione del diritto di voto del paese stesso in caso di ritardo nei tempi di rimborso degli aiuti ricevuti.

Non colpisca, a questo punto, che tutto ruoti intorno ai cosiddetti “requisiti di condizionalità” sottostanti alle politiche di sostegno finanziate dal Mes al centro del dibattito in questo momento.

La condizionalità opera, infatti, nella direzione di prevedere programmi di aiuti “non” assistiti da clausole e condizioni di rimborso drastiche, alla luce del principio che la crisi pandemica ha avuto origini esterne dalla finanza dei singoli paesi.

Un orientamento, che è utile ricordarlo non vede d’accordo l’Olanda, la Finlandia e la stessa Germania caratterizzati da migliori condizioni di finanza pubblica.

È evidente che dietro la forma ed i distinguo politici ci sono circostanze oggettive ma anche tecnicalità economiche e giuridiche.

Le condizioni, infatti, per ottenere un prestito, sono rappresentate dalla capacità e dalla volontà di rimborso e dal sistema delle garanzie offerte che hanno, tuttavia, carattere accessorio.

La volontà di rimborso è connaturata alle fondamenta democratiche e solidali dell’Unione Europea e non è certamente in discussione.

Resta centrale, quindi nell’”insight” delle modalità di accesso alle linee di credito o ai Coronavirus Bond, la Capacità di Rimborso del paese richiedente.

La capacità di rimborso, sia nel settore privato che in quello istituzionale, dipende dalla ricchezza che si produce ogni anno e pertanto dai parametri di crescita.

In un contesto recessivo, cioè nel quale l’economia decresce, il rimborso delle passività dovrebbe essere accompagnato da periodi di rimborso lunghi e tassi di emissione particolarmente vantaggiosi.

Se guardiamo alle stime macro pubblicate in queste ore da Goldman Sachs ci rendiamo conto che l’economia italiana potrebbe flettere, nel corso del 2020, del 11.6% con un aumento del Deficit che potrebbe raggiungere il 10% del Pil.

Previsioni molto severe che non faranno certo il gioco del nostro paese alla riunione del Consiglio Europeo prevista per giovedì 26 marzo.

I paesi virtuosi, Germania in testa, avranno il timore che l’Italia, data la fragilità dei conti pubblici, il perdurare della pandemia e della recessione economica, non sia in grado di fare fronte ai rimborsi previsti dal piano di aiuti.

Più agevole sostenere, pertanto, la necessità di riservarsi la carta di imporre scelte draconiane di politica economica e tagli alla spesa pubblica secondo gli schemi già attuati durante la crisi greca.

È evidente, tuttavia, che la contrapposizione tra paesi virtuosi e le economie periferiche in atto, in queste ore, debba trovare un elemento di mediazione che consenta un’ iniezione importante di liquidità nel sistema e rimandi tensioni implosive a tempi migliori.

Un Piano Marshalldi al quale affidare il sostegno illimitato delle strutture produttive, e del modello di consumi di famiglie ed imprese.

Nel frattempo i paesi aderenti potranno lavorare ad una versione più attuale del Mes ed i governi nazionali a misure domestiche di rilancio dell’economia e tutela delle classi sociali più deboli.

La strada è, purtroppo, in salita.

Il Paese dovrà debellare il male e nel frattempo far ripartire il motore economico con serietà e competenza.

Per far questo occorreranno scelte importanti aperte alla più ampia condivisione delle forze politiche.

Il timore è che la strada impegnata dall’esecutivo, quella cioè dell’emergenza senza alcuna visione d’insieme, potrebbe essere, ancora una volta, la più facile, quella della tanto temuta imposta patrimoniale, dell’ Imu sulla prima casa ed dell’aumento delle aliquote Iva.

Per fortuna c’è ancora un giorno per pensare ed i contagi sembrano diminuire. E questa è una bella notizia.

 




Piano Marshall oggi più che mai!!

Ci vuole un Nuovo Piano Marshall a trazione europea.

Il Piano di aiuti di 12 miliardi di dollari che nel 1947 fu varato dagli Stati Uniti in soccorso dell’Europa distrutta dalla guerra molti di noi ricordano di averlo studiato come Piano Marshall (nella foto George Marshall, segretario di stato americano da cui prese il nome il piano di aiuti per l’Europa).

Marshall nel suo discorso di avvio del piano disse che: ” l’Europa avrebbe avuto bisogno, almeno per altri 3-4 anni, di ingenti aiuti da parte statunitense e che, senza di essi, la gran parte del vecchio continente avrebbe conosciuto un gravissimo deterioramento delle condizioni politiche, economiche e sociali”

In realtà, il vero nome del programma di aiuti suona oggi profetico: European Recovery Program.

Una definizione che fa rima con le tante formule che in questi giorni sentiamo snocciolare da politici ed economisti in ambito domestico ed europeo.

L’European Recovery Program erogò alla sola Italia, nei tre bienni successivi, la cifra astronomica, per i tempi, di circa un miliardo e duecento milioni di dollari di aiuti.

Ai valori di oggi ammonterebbe ad un piano di circa 10 miliardi di dollari, solo per l’Italia.

L’iniziativa non aveva finalità solidali.

Gli Usa volevano garantire la ricostruzione dell’Europa sotto la propria egida e ricostruire rapidamente un mercato di sbocco strategico per le proprie merci.

Al di là della complessa analisi e revisione storica devono interessare i tre perni dell’iniziativa: la gratuità, la tempestività e la dimensione dell’intervento varato.

Gli effetti non furono immediatamente evidenti in termini di crescita del Pil, ma l’intervento ebbe una straordinaria capacità, quella di conferire fiducia ai consumatori e di dare nuovo impulso alla propensione al consumo.

È proprio la propensione al consumo la variabile da emancipare nei momenti di recessione.

In un’economia recessiva gli aiuti rischiano di venire tesaurizzati, ovvero convertiti in riaparmi e non in spesa, da famiglie ed imprese e non immesse appunto nel circuito dei consumi e quindi del reddito.

È questo il limite della politica europea in dibattito in questi giorni.

L’iniezione di liquidità annunciato dalla Bce dovrà essere ampliato e non essere assistito da clausole contrattuali capestro.

Purtroppo, la politica del governo si sta muovendo all’interno della strategia già condivisa in sede europea e imperniata intorno alla messa in opera del Meccanismo Europeo di Stabilità (Mes, Esm in inglese).

Il MES è un’entità intergovernativa, istituita nel 2012, con lo scopo di proteggere il sistema economico e garantire un agevole accesso al credito a disposizione dei paesi dell’Unione Europa in condizioni di difficoltà finanziaria.

Il Mes, istituito come fondo, è venuto ad assumere, ben presto, la forma di organizzazione intergovernativa con la possibilità di esercitare il potere di imporre scelte di politica economica ai paesi aderenti.

Tra gli strumenti di intervento il Mes ci sono l’emissione di prestiti per assistere i paesi in difficoltà e l’acquisto di titoli sul mercato primario.

Non solo buone notizie, tuttavia.

Il Mes, infatti, impone nei confronti del paese per il quale sono stati decisi interventi di sostegno, programmi di correzione macroeconomica e sanzioni fino a sospendere i diritti di voto del paese stesso in caso di ritardi nei tempi di rimborso degli aiuti ricevuti

Un paese in difficoltà che avesse aderito alle misure previste dal Mes potrebbe vedersi imposti provvedimenti draconiani per il riequilibrio dei conti pubblici, quindi imposte patrimoniali, tagli verticali ed orizzontali alla spesa pubblica, tagli a pensioni ed a stipendi pubblici.

È evidente che la partita deve giocarsi sul rispetto della sovranità del nostro paese che è e che resta un paese solido e per questo appetibile.

L’Italia, infatti, ha un sistema privato molto forte scarsamente indebitato e molto patrimonializzato, caratteristiche alle quali Francia e Germania non possono ambire.

La votazione sul Mes era in agenda a fine Aprile, ma di colpo lo avevamo ritrovato nell’ordine del giorno della riunione di Bruxelles del 16 marzo.

Misteriosamente derubricato nelle “varie ed eventuali” nelle recenti ore ne è stata rilanciata l’importanza dal Premier Conte in un’intervista rilasciata al Financial Times.

È evidente che il Governo vuole arrivare quanto prima ad una ratifica definitiva del Mes, alla quale Germania e Francia hanno, probabilmente, subordinato il varo della liquidità immessa sul mercato.

Il mondo è entrato in una profonda recessione aggravata dallo scoppio di una crisi pandemica e sanitaria senza precedenti.

La ricetta economica deve fare leva su un nuovo Piano Marshall capace di immettere risorse aggiuntive a difesa di lavoro, salari, pensioni ed imprese.

Un programma di aiuti per l’Italia e per gli altri paesi che miri a infondere fiducia verso il futuro e voglia di consumare.

Soluzioni politicanti, volte a dare con un mano e a prendere il doppio con l’altra, non soltanto lasceranno il paese alla deriva economica e sociale, ma allontaneranno, per sempre, la Politica dal paese reale.

 

 




Servillo, monaco contro le banche – Cultura & Spettacoli – ANSA.it

Daniel Auteuil e Pierfrancesco Favino nel cast delle Confessioni , in sala dal 21 aprile(ANSA)

Sorgente: Servillo, monaco contro le banche – Cultura & Spettacoli – ANSA.it