Perché la sposa di Barbablù si è salvata

La chiave proibita di Barbablù si chiama “Perché?”

Quando la giovane sposa si avvicinò all’ultima porta tenendo stretta tra le dita, separata dal grande mazzo, la più piccola delle chiavi, sentì come una specie di paura.

Con lei le sorelle più grandi, il sangue del suo sangue, le più sagge, le più esperte, quelle che avevano visto di più della vita, la incoraggiavano ad usare quella chiave e lei si fidò.

Quella chiave era la più piccola del grande e pesante mazzo lecito che precedentemente aveva aperto ad una ad una tutte le altre porte di quel grande e bellissimo castello che la giovane sposa credeva proprio.

Dietro ciascuna porta le chiavi avevano concesso la vista e il godimento di meraviglie e gioie.

E tanto poteva bastare e le era bastato fino a quel momento, ma non bastò alle sagge sorelle.

Restava ancora quella chiave, quella piccola chiave che avrebbe aperto quella porta; quella piccola, preclusa porta.

Quella chiave era piccola ma avrebbe aperto la porta più pericolosa di tutte: quella proibita, l’unica che la giovane sposa non aveva il permesso di aprire.

Quella che, da sola, le faceva capire che il castello non era suo.

Quella chiave aveva un nome, si chiamava “Perché?”.

Ed era piccola ma pericolosissima perché apriva la porta della Verità.

Quando la chiave girò, la porta si aprì e tutto fu chiaro.

Improvvisamente la barba di Barbablù fu chiaramente blu e non di nessun altro colore che poteva sembrare normale, come ad un certo punto era sembrato alla giovane sposa quando cedette al corteggiamento.

Improvvisamente furono chiari i delitti, le colpe nascoste e il sangue.

Gli interessi personali, le bugie e i raggiri.

Improvvisamente fu tutto vero e la giovane sposa ne ebbe paura.

Barbablù intanto stava rientrando ed era sempre più vicino a scoprire la disobbedienza della sposa.

La sposa richiuse la porta e nascose la chiave nella tasca del vestito.

Ma la chiave era il “Perché?” e aveva avuto la sua risposta e la verità non può essere nascosta.

Fu così che la verità, sotto forma di sangue, iniziò a sporcare la tasca, le mani e l’abito tutto della sposa che ebbe ancora più paura.

Cambiò l’abito e lo nascose nell’armadio.

Ma l’emorragia di verità non si fermava e dopo poco anche l’armadio iniziò a sanguinare.

E la giovane sposa aveva paura.

Quando Barbablù rincasò e vide che il suo segreto era stato svelato e non poteva mai più essere nascosto, non lo sopportò e decise di uccidere la sposa.

Ma la ragazza non era sola, aveva le sorelle, che le consigliarono di prendere tempo e, intanto, di nascosto, andarono a chiamare i fratelli.

E così, mentre la ragazza chiedeva tempo per prepararsi alla morte, si avvicinarono al castello correndo i fratelli di lei, il sangue del suo sangue, la parte di lei più forte, più coraggiosa, quelli che avevano sempre combattuto e vinto le battaglie della vita.

I fratelli arrivarono al castello e Barbablù, colto di sorpresa e sopraffatto dalla forza dei fratelli, fu ucciso.

Fu così che la giovane sposa, grazie alla chiave del “Perché?” e alla disobbedienza divenne una donna al pari delle sorelle e con i fratelli si diresse verso un nuovo viaggio.


Dedicato a chi ha paura di usare fino in fondo la chiave del “Perché?”, 

a chi sa che la verità che gli hanno raccontato è strana e, anche se molto bella, non è la verità.

A chi sa che la barba di Barbablù (dentro o fuori di noi) e blu e c’è un motivo.

A chi vuole scoprire quel motivo.

A chi non vuole avere paura delle verità perché è molto più forte di ciò che crede ed è in grado di affrontarla.

 

Crediti

Ispirato a Donne che corrono coi lupi di Clarissa Pinkola Estès: libro

Audiolibro Barbablù di Perrauld

 




Barbablù e il tranello contemporaneo

Barbablù era un uomo alto, piacevole e ricco; un uomo di grande fascino e magnetismo e cercava una sposa.

Quando arrivò nel paese, individuò una famiglia con tre figlie.

Le corteggiò e, alla fine, la più piccola si convinse che, dopo tutto, la sua barba non era così blu, e così accettò di sposarlo.

La giovane si trasferì con lui in un bellissimo e grandissimo palazzo.

Lì conduceva felicemente la vita della sposa.

Tutto era perfetto.

Un giorno Barbablù dovette partire.

Prima di andare via lasciò alla giovane moglie le chiavi del palazzo con una sola raccomandazione: 

“puoi andare ovunque, ma non usare la piccola chiave d’oro”

“non ti preoccupare, non ti preoccupare”.

Appena Barbablù partì, arrivarono le due sorelle maggiori a far compagnia alla sposina.

Quando videro il mazzo di chiavi, la prima cosa che vollero fare fu cercare la porta che sarebbe stata aperta con la piccola chiave d’oro.

Passarono la giornata aprendo tutte le porte del palazzo, erano infinite come infinite sembravano le chiavi.

Alla fine, nel più profondo della cantina, trovarono l’ultima porta per l’ultima chiave.

La porta fu aperta, la verità svelata.

Dietro la piccola porta si nascondeva una stanza grondante di sangue dove stavano i cadaveri delle precedenti mogli.

Le sorelle urlarono di terrore e chiusero subito la porta 

ma la chiave cominciò a sanguinare fino a sporcare il vestito della sposa.

In quel mentre sentirono in lontananza tornare Barbablù.

Le sorelle corsero a rifugiarsi in camera e la sposa si cambiò d’abito chiudendo quello sporco nell’armadio.

Quando Barbablù tornò, chiese alla sposa le chiavi.

Vide che mancava la chiave d’oro e chiese spiegazioni alla moglie.

Non credendo alle sue parole guardò verso l’armadio, vide il sangue che scorreva e capì tutto.

Decise allora di far fare alla nuova sposa, la fine che avevano fatto le precedenti.

Le sorelle, per temporeggiare, pregarono perché la sposa si preparasse con preghiere alla morte, Barbablù acconsentì.

Intanto, arrivavano al palazzo i fratelli (chiamati per l’occasione) che irruppero nel palazzo, uccisero, Barbablù e liberarono la giovane sorella.

 

Il fatto è che Barbablù non è morto.

Barbablù è vivo e si aggira nelle nostre vite.

Barbablù è quella persona che incontriamo per il mondo e non ci convince.

Barbablù è bello, di successo, carismatico ma ha qualcosa che non ci convince: la barba blu; il segno di una antica infrazione delle regole, di una magia andata male, il segno di una antica corruzione, di una scelta di vita sbagliata.

La pietra miliare della sua perversione che la nostra ingenuità ci porta a non voler vedere perché abbagliata da altro, dal nostro sogno di stargli vicino.

Barbablù è un cattivo stregone, un cattivo mago, un cattivo maestro, un cattivo guru.

Barbablù è l’uomo (o donna) che riesce a fare breccia nel cuore dell’anima giovane e inesperta della vita che ne diventa preda.

La giovane sposa avrebbe fatto la fine delle precedenti spose se non fossero arrivate in suo aiuto le sorelle, l’intelletto maturo, che l’hanno spinta a chiedere, a fare domande, a usare la chiave d’oro e a scoprire la verità.

La verità, una volta scoperta, urla giustizia, non c’è più modo di tenerla nascosta e vuole una risposta.

C’è solo un modo per sconfiggere Barbablù: crescere e non permettergli di sopraffarci usando tutte le nostre armi, usando la traccia del nostro essere, la famiglia psichica.

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E così anche noi, 

se non vogliamo restare uccisi dai finti maestri,

impariamo a chiedere e ad aprire le porte nascoste.

Barbablù è l’orco e l’assassino,

è l’occasione, il tranello, 

è ciò che risucchierà la nostra anima e ci corromperà se non facciamo attenzione.

Facciamo attenzione,

non sottovalutiamo le barbe blu.

Tutto quello che è chiaro e non vediamo, è frutto della nostra illusione.

Non finiremo chiuse nella stanza segreta dell’oblio.




Il punto di vista di Barbablu

Quelli come me tagliano carne ed ossa.

C’è chi dice persino che certe notti ululiamo alla luna
ma non vi dirò se questa diceria sia vera o no.

Una cosa però non potremmo negare né dissimuleremo mai, neppure se lo volessimo: 

siamo predatori e del predatore portiamo il segno.

Quelli come me hanno fatto la guerra e praticato la magia.

Dalla guerra abbiamo preso il gusto del sangue, 

a causa della magia ci è cresciuta la barba blu.

La nostra razza l’abbiamo scritta in faccia.

La barba ci rende riconoscibili e racconta i nostri segreti.

In guerra abbiamo imparato che il compagno è l’unico del quale ci possiamo fidare e che senza di lui che ci guarda le spalle, saremo spacciati.

Dalla magia abbiamo imparato la potenza della parola e come essa possa costruire, se ben usata, e distruggere, se abusata.

Non siamo persone raccomandabili e a prima vista non piaciamo a nessuno.

Siamo sinistri, inquietanti, scontrosi, silenziosi e predatori;

brutti, offensivi, efferati e furiosi.

E anche noi abbiamo bisogno di amare.

Anche noi sentiamo il bisogno di una compagna.

Una piccola creatura da amare, di cui prenderci cura e da fare ricca.

Qualcuno in grado di prendere e dare e non distrarsi in altre cose.

Cercavo anche io qualcuna che si fidasse di me e non mi tradisse 

qualcuna dalla parola sincera 

qualcuna a cui la mia barba non sembrasse poi così blu…

L’ho cercata 

e l’ho trovata.

Sono entrato nei salotti e mi sono fatto civile, ho corteggiato un fiore e l’ho sposato.

Portai la mia giovane sposa nel mio palazzo dalle infinite stanze.

Le ho dato le chiavi di tutte le porte e del mio cuore e mi sono fidato di lei.

Le ho permesso di aprire tutte le porte tranne una.

Era una buona prova: anche Dio l’aveva usata con Adamo ed Eva.

E lei non l’ha superata.

Mia sposa amara,

sono uscito dal castello, ti ho lasciata libera e mi hai tradito.

Ti è sembrata troppo bella la vita con me da cercare un segreto che ti avevo detto di non violare.

Mi conoscevi quando hai accettato la promessa e, nella sincerità del tuo cuore, non potrai dire che non te lo aspettavi.

Mi hai mentito, hai negato e vuoi dare a me la colpa

Ma io ora soffro 

e per colpa tua, 

mia vecchia amata, 

dovrò ucciderti.

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Simbolico dialogo interno, personale e opinabile del Signor Barbablu tradito e ferito dalla sposa scelta e amata.

Dedicato a chi crede di riconoscersi.