Ribellione e patto educativo, strumenti intelligenti per i genitori (ed anche per i docenti).

Spesso non riusciamo a comprendere i modelli di ribellione che portano avanti i giovani, e la conseguenza di questa incomprensione viene poi riassunta dalla ormai celebre frase ” … con tutto quello che ho fatto per te…”, frase evidentemente inadatta ad un dialogo costruttivo, ma solo ad una serie di conseguenze da incriminatori, che porta poi ad una necessaria frase di ritorno “… e chi te l’ha chiesto…”.

Il comportamento di ribellione nei giovani è un fenomeno complesso che può essere influenzato da molteplici fattori psicologici, sociali ed emotivi molti non alla portata della comprensione della famiglia, ma questo comportamento è una parte normale dello sviluppo adolescenziale, e può variare notevolmente da individuo a individuo, da contesto a contesto, da ambiente educativo ad ambiente educativo.

Servono tre chiavi per aprire questo scrigno del tesoro dei giovani, la prima è un ascolto intelligente, aperto e senza sovrastrutture, la seconda una necessaria ed inevitabile dote di comprensione dell’altrui problema: inutile guardare agli altri con il filtro della nostra esperienza (… se negli occhi l’altrui affanno tu potessi rimirar, quanti che or invidia fanno, ti farebbero pietà … Metastasio) perché non capiremmo, e comunque non a fondo, non pienamente, per l’altro, ricordiamocelo, il suo problema è comunque più importante del nostro, anche solo perché è il suo; la terza una buona capacità analitica e rielaborativa, un pensiero positivo continuo che avvolga il giovane in una tunica di affetto comprensione e saggezza esercitando un dialogo costruttivo e pertanto chiaro ed illustrativo.

Ma cerchiamo di fare due riflessioni, durante l’adolescenza, i giovani stanno cercando di sviluppare la propria identità e autonomia, tanto che la ribellione può essere un modo per affermare l’indipendenza e cercare di capire chi sono.

I giovani di solito cercano di sperimentare con comportamenti ribelli parte del loro processo di esplorazione, questo può includere esperimenti con abbigliamento, musica, stili di vita e scelte sociali non conformi alle aspettative degli adulti, proprio perché il conflitto tra giovani e adulti è spesso un aspetto normale dell’adolescenza.

Gli adolescenti in generale cercano di ribellarsi contro le regole imposte dai genitori o dall’autorità come parte di questo processo, proprio perché regole non fatte da loro e comunque poco chiare e comprensibili, specie alla luce della scarsa quantità di esperienza e quindi di informazioni che un giovane possiede rispetto ad un adulto.

Può essere una colpa questa inclinazione giovanile? Ma proprio per niente, anzi è un valore positivo (ovviamente fino a quando non diventa un comportamento patologico che sfocia in forme di dipendenza), ed è in realtà un comportamento da appoggiare e sostenere perché fortemente bisognoso di informazioni, e  quindi positivo.

La ribellione diviene pertanto un indicatore di disagio informativo da parte dei nostri ragazzi, che deve essere affrontato non solo dai genitori ma anche dalla parte educativa (scuola) in cui il ragazzo si trova.

Noi stessi (adulti) quando non abbiamo risposte o siamo a disagio in una situazione generiamo forti segnali che vanno dallo stress all’irritazione, sfociando spesso anche in forme di malattie e comunque, in ogni caso, manifestiamo comportamenti emotivi anomali.

Ora proviamo a pensare a come affrontino i ragazzi certe situazioni (dalle separazioni famigliari, a lutti, ma anche solo a cambi di realtà sociale, come trasferimenti et similia) senza tutto il set informativo che noi invece già possediamo, o che siamo in grado di recuperare.

Ecco perché prima parlavamo di una tunica di affetto, comprensione e saggezza, perché questi sono i meccanismi necessari per poter instaurare un dialogo; anche noi cerchiamo affetto e comprensione quando abbiamo un problema e se non lo troviamo nelle persone che per noi sono dei punti di riferimento ecco che anche per noi scatta l’irritazione.

Le tre chiavi di cui parlavamo sono il vero grimaldello per aprire quella serratura che a volte ci sembra peggio di Fort Knox.

In ogni caso dobbiamo anche considerare che i coetanei possono esercitare una forte influenza sul comportamento dei giovani, così come l‘appartenenza a gruppi sociali o sottoculture che può portare a comportamenti ribelli con l’obiettivo di adattarsi o distinguersi dagli altri.

Talvolta, il comportamento ribelle può essere una reazione a situazioni stressanti, traumi passati o problemi emotivi non risolti.

Gli adolescenti durante questo turbine emotivo, anche solo come messa a terra di emozioni ingovernabili, possono cercare sensazioni forti e stimoli emozionanti.

Questa ricerca di eccitazione può portare a comportamenti estremi come l’uso di droghe, l’abuso di alcol o il coinvolgimento in comportamenti a rischio.

La ribellione può servire come una sorta di meccanismo di coping per affrontare queste difficoltà.

È importante notare, come già detto, che la ribellione nei giovani non è sempre negativa o dannosa, ma lo è la sua mancata “gestione” da parte degli adulti.

Può essere un mezzo attraverso il quale gli adolescenti esplorano il mondo, sviluppano una maggiore consapevolezza di se stessi e delle loro convinzioni, e acquisiscono capacità di gestione del conflitto.

L’ascolto attento, il sostegno emotivo ed un dialogo sincero da parte degli adulti possono anche aiutare a mitigare i conflitti durante questa fase dello sviluppo.

Durante questa crescita dei giovani, ribellione o meno, subentra un tema importante che sottende al dialogo tra generazioni che è l’unico vero strumento educativo oggi disponibile, ovvero la condivisione del sistema di rispetto delle regole, aspetto importante della pedagogia e dell’educazione.

I Genitori e gli educatori possono utilizzare diversi strumenti e metodi per insegnare ai loro ragazzi il rispetto delle regole in modo efficace, primo tra tutti è fondamentale comunicare chiaramente le regole e le aspettative ai ragazzi.

Qui è fondamentale la collaborazione tra scuola e famiglia, perché le regole devono essere regole di vita e pertanto applicabili dai ragazzi in tutto il loro ambiente, non solo in una parte, pur grande che sia.

Queste definizioni delle regole devono coinvolgere i ragazzi, aumentando il loro senso di responsabilità permettendo in tal modo che le regole siano condivise, comprensibili e comunicate in modo coerente a tutti.

Creare contratti comportamentali con i ragazzi in cui vengono definiti chiaramente i comportamenti attesi e le conseguenze per il mancato rispetto delle regole diviene strumento abilitante per il superamento di quelle tensioni che nascono dall’incomprensione e dalla mancata condivisione degli obiettivi finali.

Esistono alcune indicazioni che esterniamo sinteticamente:

  • Utilizzare risorse visive come poster, cartelloni o diagrammi per illustrare le regole in modo chiaro e visivo.
  • Gli educatori possono agire da modelli di ruolo, dimostrando il rispetto delle regole e delle norme comportamentali.
  • Gli studenti spesso imparano attraverso l’osservazione e l’imitazione.
  • Condurre discussioni in classe o attività di riflessione sugli obiettivi delle regole e sul loro significato.
  • Chiedere agli studenti di condividere le loro opinioni sulle regole e come possono contribuire al benessere della comunità.
  •  Assicurarsi che le conseguenze per il mancato rispetto delle regole siano appropriate e proporzionate.
  • Le conseguenze dovrebbero essere chiaramente definite in anticipo in modo che gli studenti siano consapevoli delle conseguenze delle loro azioni.
  • Ricompensare e riconoscere il comportamento positivo e il rispetto delle regole.
  • Gli incentivi positivi possono motivare gli studenti a seguire le regole.
  • Quando gli studenti partecipano alla creazione delle regole, sono più propensi a rispettarle.
  • Insegnare agli studenti i principi di giustizia e equità, in modo che comprendano l’importanza di rispettare le regole per garantire un trattamento equo per tutti.
  • Utilizzare storie, esempi e scenari reali o immaginari per illustrare i concetti di rispetto delle regole e le conseguenze del mancato rispetto.
  • Offrire consulenza e supporto agli studenti che possono avere difficoltà nel rispettare le regole a causa di problemi personali o emotivi.

L’ascolto e il sostegno possono aiutare gli studenti a comprendere meglio l’importanza del rispetto delle regole, di conseguenza è importante adattare gli strumenti e gli approcci all’età, alle esigenze e alle circostanze specifiche degli studenti.

Inoltre, il dialogo aperto tra educatori, studenti e genitori può contribuire a rafforzare il rispetto delle regole all’interno di una comunità educativa.




Adolescenti, stupri, alcol, violenza, ma che generazione è questa?

L’adolescenza è un periodo di transizione cruciale nella vita di ogni individuo, caratterizzato da cambiamenti fisici, emotivi e psicologici.

Durante questo periodo, i giovani cercano di definire la propria identità e di comprendere il proprio ruolo nella società.

Tuttavia, spesso si riscontra un crescente disagio giovanile, che può essere attribuito in gran parte alla mancanza di regole chiare e coerenti.

Sicuramente la moderna società educante ha fallito nel definire i meccanismi e le regole che la nuova generazione poteva fare propri; di sicuro non è stata aiutata da un eccessivo liberismo, da un politically correct che spesso ha invece come risultato una confusione indotta, una spersonalizzazione dell’individuo che lo estrania da tutte le responsabilità sociali.

Ragioniamo su come l’interconnessione tra il disagio giovanile e la mancanza di regole, analizzando le cause e gli effetti di questa situazione, sia strumento importante per trovare soluzioni efficaci.

Le regole e le strutture forniscono ai giovani un senso di stabilità e di orientamento, specie se queste fanno parte della loro vita sin da subito.

Abituare i giovani ad affrontare un mondo di regole ed a comprenderle è in realtà il passo genitoriale fondamentale per dare un futuro ai giovani.

L’età giusta è: fin da subito.

Quando mancano regole adeguate, i giovani possono sentirsi smarriti e confusi, e questo avviene in tutti gli stadi della vita, perché le regole evolvono con la crescita del ragazzo.

Per poter essere efficaci e costanti noi dobbiamo considerare che il concetto di regola è in realtà una struttura composta: semplificando la regola ha alla base un principio etico e come risultato un comportamento attuato.

Non basta pertanto dire non fare così, perché i meccanismi analitici del cervello dei ragazzi, oggi sempre più stimolati da una tecnologia molto invasiva, prendono frase e contesto (anche se a noi non sembra) e ne analizzano tutte le strutture presenti giudicandole istantaneamente fino a decidere se seguire o meno le indicazioni ricevute.

Ecco, pertanto, che le regole divengono non sono solo limitazioni imposte dall’esterno, ma devono fungere da guida interiore per aiutare i giovani a comprendere i confini dell’accettabile e sviluppare un senso di responsabilità.

La mancanza di regole può portare di conseguenza ad una sensazione di anarchia, dove i giovani possono sentirsi persi e indifesi, ma soprattutto giustificati su qualsiasi cosa.

La mancanza di regole nella vita dei giovani può derivare da diverse fonti.

La società moderna spesso promuove l’individualismo e la libertà personale, che possono essere interpretati dai giovani come un’assenza di limiti.

Inoltre, le famiglie possono essere sovraccariche di impegni e stress, il che può portare a una scarsa applicazione di regole coerenti e spesso non hanno gli strumenti adatti per intervenire nei confronti di una generazione che ha perso valori come rispetto e empatia.

Le istituzioni educative spesso si indirizzano maggiormente sul curriculum accademico piuttosto che sull’educazione sociale ed emotiva, lasciando un vuoto nella formazione dei giovani.

La mancanza di regole adeguate sfocia in un grave disagio giovanile, con diverse modalità.

Senza regole, i giovani sperimentano una mancanza di struttura nella loro vita quotidiana, portando a una scarsa gestione del tempo e all’incapacità di stabilire obiettivi realistici.

Inoltre, la mancanza di regole può aumentare il rischio di comportamenti anomali o devianti, come l’abuso di sostanze o la delinquenza giovanile, poiché i giovani potrebbero sentirsi liberi dalle conseguenze delle loro azioni.

La spersonalizzazione dell’identità personale verso le responsabilità è uno degli atti più gravi che la società educante può generare verso le giovani generazioni.

La mancanza di regole o meglio la loro mancata metabolizzazione nella crescita del giovane, porta poi alla partecipazione a fatti gravi magari collettivi (come le azioni delle bande) o individuali (bullismo etc.) che vengono perpetrati senza nessuna consapevolezza oggettiva; salvo poi stracciarsi le vesti davanti all’indignazione popolare.

Per affrontare il disagio giovanile derivante dalla mancanza di regole, è essenziale un approccio olistico.

Le famiglie possono svolgere un ruolo cruciale nell’instaurare regole chiare e consistenti, fornendo supporto emotivo e comunicando apertamente con i loro figli.

Le scuole dovrebbero integrare maggiormente l’educazione sociale ed emotiva nel curriculum, in modo da aiutare i giovani a sviluppare competenze di vita essenziali.

La società nel suo complesso può promuovere un equilibrio tra libertà individuale e responsabilità sociale, fornendo opportunità strutturate per il coinvolgimento dei giovani nella comunità.

Il disagio giovanile legato alla mancanza di regole è un problema complesso che richiede un approccio multifattoriale.

L’equilibrio tra libertà individuale e regole ben definite è fondamentale per il benessere dei giovani.

Fornire loro una guida strutturata durante l’adolescenza può contribuire a formare individui responsabili, consapevoli e ben adattati che affrontano le sfide della vita con fiducia.




Scusaci piccola K. – la studentessa di II media si è tolta la vita

Il bullismo uccide.

La solitudine uccide.

La mancanza del sostegno, di supporto, di comprensione, uccide.

Quando un solo membro della comunità cede, l’intera società accusa il colpo del fallimento.

A volte pensiamo sia inutile dedicare tanto spazio all’informazione se poi al momento di agire nessuno fa niente.

Altre volte si cerca di fare il possibile ma alla fine la vittima non trova la forza di andare avanti.

Oggi in redazione abbiamo ricevuto una notizia terribile: la piccola K. , studentessa  dell’Istituto Laparelli di Roma si è tolta la vita nella solitudine della sua cameretta.

La nostra redazione aveva conosciuto la narrazione della sua storia nel corso delle ricerche sulle segnalazioni che avevamo ricevuto e che hanno portato poi alla pubblicazione di alcuni articoli sulla scuola.

Ci uniamo al dolore della madre e della famiglia e piangiamo con voi tutte le ingiustizie subite.

Scusaci PICCOLA K., avremmo dovuto combattere di più, ma ti promettiamo che in tuo nome andremo fino in fondo per verificare perché sei stata lasciata da sola.

Betapress non si fermerà, in nome della piccola K.

 

 

per tutti i nostri lettori consigliamo di seguire questo corso sul bullismo, completamente gratuito, che aiuta a capire il fenomeno:

 

il bullismo

 

oppure potete vedere i video sul canale betapressTV a cui vi suggeriamo di iscrivervi.

 

Quante verità ha il Laparelli?

 

Istituto Laparelli di Roma – c’è chi scrive e chi no