FESTIVAL REGIONALE DI TEATRO IN CARCERE MACERATA

 

Seconda edizione del progetto del Garante regionale dei diritti della persona delle Marche, realizzato in collaborazione con il Comune di Macerata ed attuato grazie allAssociazione Culturale Aenigma”. Liniziativa conclusiva, suddivisa in due momenti, venerdì 27 settembre a Macerata.

 

Si terrà a Macerata, venerdì 27 settembre, l’evento conclusivo del progetto “Secondo Festival regionale di Teatro in carcere nelle Marche”, realizzato dall’Ufficio del Garante regionale dei diritti della persona delle Marche, in collaborazione con il Comune di Macerata ed attuato concretamente dall’Associazione Culturale Cittadina Universitaria “Aenigma APS”, capofila del Coordinamento Regionale Teatro in Carcere Marche.

L’obiettivo del Festival, giunto alla seconda edizione dopo l’esperienza del 2022 che ha coinvolto il Comune di Pesaro, è quello di mettere a frutto il lavoro svolto nei laboratori teatrali attivi presso gli Istituti penitenziari marchigiani, puntando al potenziale altamente rieducativo delle arti sceniche nei confronti dei detenuti.

La giornata del 27 settembre si dividerà in due momenti distinti, il primo, a partire dalle 15, presso l’Auditorium della Biblioteca Comunale Mozzi Borgetti, con una Tavola rotonda dal titolo “Teatro e diritti” con i protagonisti delle esperienze attive nei sei Istituti penitenziari marchigiani e la proiezione di un video sugli spettacoli teatrali realizzati in quattro di essi dal 21 al 25 maggio 2024 alla presenza anche di studenti di Istituti scolastici delle Marche. In serata, dalle ore 21, al Teatro Lauro Rossi, lo spettacolo “La Commedia dell’arte negli scenari di Casamarciano” messa in scena dalla Compagnia Controvento della Casa circondariale di Pesaro e Teatro Universitario Aenigma di Urbino, ispirata a due canovacci originali del Seicento.

La Tavola rotonda del pomeriggio, moderata da Vito Minoia, docente dell’Università di Urbino Carlo Bo e Presidente del Coordinamento Nazionale Teatro in Carcere, vedrà tra i protagonisti Giancarlo Giulianelli, Garante regionale dei diritti della persona delle Marche.

“Il progetto – sottolinea Giulianelli – contribuisce a perseguire l’obiettivo che mi sono dato: impegnarmi per abbattere il muro di separazione tra comunità civile e comunità carcerarie. In questo caso ciò avviene attraverso la condivisione di un’esperienza teatrale che ha il potere di mettere in contatto il dentro ed il fuori delle “mura” (detenuti con studenti, associazioni, volontari, cittadini tutti) e di diffondere una cultura del rispetto e del contrasto di ogni tipo di discriminazione”.

Il vice sindaco della Città di Macerata e assessore alle Politiche Sociali e Pari Opportunità, Francesca D’Alessandro ha sottolineato, inoltre: “Macerata ha l’obiettivo di essere sempre più una città inclusiva per tutte quelle che sono le fragilità sociali e quindi anche il reinserimento di chi ha avuto percorsi di vita complicati e difficili. L’obiettivo del progetto è puntare a una riabilitazione anche attraverso l’ausilio dell’arte che rappresenta un importante contributo nella costruzione di una comunità più solida e solidale”.

 




CÉZANNE SPIEGATO DA PAOLO BATTAGLIA LA TERRA BORGESE

 

 

Un senso innato del colorismo che si compiace del valore cromatico dei grigi, dei neri, dei bianchi

 

Giocatori di carte” – il capolavoro di Paul Cézanne in esame (Les joueurs de cartes, 1890-1895, olio su tela, 47,5 x 57 cm. Parigi, Musée d’Orsay dal 1986) è l’ultimo frutto e non il primo germe quale genere del nostro artista – spiega il critico d’arte Paolo Battaglia La Terra Borgese -: il dipinto denuncia un certo esaurimento, l’artista ha esaurito il filone impressionista.

Cézanne creò cinque composizioni con lo stesso tema dei giocatori di carte, cinque dipinti con la stessa scena. Ma questo che riproduciamo, esposto in Francia al Musée d’Orsay, è particolarmente misurato. Mostra bene, infatti, i risultati della ricerca del pittore.

L’idea – chiarisce Paolo Battaglia La Terra Borgese – era stata suggerita a Cézanne, a quanto pare, da un quadro del museo di Aix-en-Provence, sua città natale, attribuito ai fratelli Le Nain (Louis, Antoine e Mathieu).

Tre di queste composizioni presentano solo due giocatori, divisi da una bottiglia verticale; altre raggruppano invece diverse figure, tutte intente al gioco attorno al tavolo di osteria. Anche nell’opera che pubblichiamo, e che si conserva al Museo d’Orsay, le figure sono due, disposte di profilo l’una di fronte all’altra ai due lati del tavolo; in mezzo, una bottiglia e la porta nello sfondo. Gli elementi sono dunque pochissimi e ridotti all’essenziale.

Questo è un esempio tipico di pittura ragionata. Tutta la composizione è studiata da Cézanne con estrema attenzione – afferma il Critico – e semplificata al massimo.

Gli elementi verticali paralleli le conferiscono un profondo senso di ordine. La sedia del giocatore di sinistra si allinea idealmente con le gambe del tavolo, con la bottiglia al centro, nonché con gli stipiti della porta dietro il giocatore di destra. Nulla insomma è lasciato al caso. Il movimento delle braccia dei due giocatori è quasi identico.

I colori del quadro, a loro volta, sono pacati, senza contrasti violenti. Emana da quest’opera un senso di ordine, di quiete, di distacco.

In questo quadro si devono e si possono intravedere facilmente gli spunti che gli artisti della generazione successiva ricaveranno da Cézanne – osserva Battaglia La Terra Borgese -.

Del resto, un’analoga solidità, un altrettanto scrupoloso ragionamento si ritrovano nelle altre opere di Cézanne successive al periodo impressionista, dalle famose nature morte con le mele, su cui si sono versati fiumi di inchiostro, ai paesaggi della Provenza, dominati dal triangolo maestoso del monte St. Victoire.

Lì le cose dipinte non saranno trattate secondo il senso del volume e della forma, quanto secondo un gusto puramente pittorico.

Il tema del cromatismo della natura ricompare dunque in Cézanne. Egli si ricorda del nostro mondo, fatto e pieno di colori. In queste note dà sfogo al suo senso innato del colorismo e si compiace sì del valore cromatico dei grigi, dei neri, dei bianchi; ma sa anche valutare gli accostamenti sapienti, le sfumature più sottili, le variazioni luminose che creano un’atmosfera fluida da questa avidità e ricerca di colore. Quasi ossessionato dall’intensa luminosità dei gialli, dei bianchi, dei rossi Cézanne raggiunge l’estasi della intimità che la pittura può esprimere – chiude Paolo Battaglia La Terra Borgese – con opere caratterizzate in uno stile sereno e luminoso, espresso da paesaggi e nature morte di straordinaria concezione classica e di grande potenza innovativa allo stesso tempo.




BOLOGNA TORNA A SOGNARE

 

Mercoledì 18 settembre 2024 sarà ricordata come una data storica per il Bologna, i suoi tifosi e l’intera città. Dopo 60 lunghi anni, il Bologna torna finalmente a calcare il prestigioso palcoscenico della Champions League, un traguardo atteso e sognato da generazioni di appassionati rossoblù.

Questa sera, alle 18:45, la squadra felsinea farà il suo esordio contro lo Shakhtar Donetsk, una formazione ucraina con una solida esperienza europea. Tra le squadre di prima fascia, lo Shakhtar rappresenta forse l’avversario più abbordabile, offrendo al Bologna un’opportunità ideale per cominciare con il piede giusto questo avventuroso

La città è già in fermento: le strade si tingeranno presto di rossoblù, e sarà impossibile non notare i volti emozionati dei tifosi, che rievocheranno la stessa gioia provata al fischio finale della partita che ha sancito la qualificazione alla massima competizione europea. Un momento di orgoglio che ha ridato speranza.

Nonostante la pioggia prevista, la Curva Andrea Costa promette di essere un vero e proprio fortino di calore e passione, pronta a sostenere la squadra in ogni momento. I tifosi si preparano a vivere una serata indimenticabile, con la speranza che una prestazione di alto livello possa scacciare le critiche ricevute in questo inizio di stagione, non esattamente brillante.

 




Trump e Harris

Le vere “differenze” tra Trump e la Harris:
non solo politiche ma anche morali e religiose

A leggere i giornali italiani (e non solo) all’indomani del confronto televisivo notturno tra Trump e Harris in vista delle elezioni americane di novembre, sembrerebbe che l’aspetto principale sul quale i commentatori si sono soffermati sia stato l’ “eleganza dialettica” e la sicurezza della candidata democratica, rispetto alla “rozzezza” e “trivialità” di quello che è considerato il solito populista e reazionario ex-presidente repubblicano.
Da un lato all’altro dell’Atlantico i “voti” delle testate mainstream della sinistra internazionale sono stati più o meno 60/65 per Harris e 35/40 per Trump, come a dire che il tycoon è ormai già spacciato rispetto a una sorpresa inaspettata quale si sarebbe rivelata la vice-presidente uscente, sino a pochi mesi fa considerata dagli stessi ambienti progressisti una esponente politica sbiadita e poco affidabile.
Siamo ormai tutti piuttosto smaliziati per capire che dietro a questa lettura così benevola e incoraggiante per la Harris ci sia un altro tassello della strategia “dem” solita, che consiste nel promuovere l’immagine del proprio candidato oltre ogni ragionevole livello di oggettività e nel demolire invece senza pietà l’immagine del contendente repubblicano: “character assassination” si dice in termini tecnici, cioè uccisione morale dell’avversario attraverso attacchi concentrici, spietati e spesso basati su esagerazioni e falsità palesi, così da indurre l’elettorato ad abbandonare l’ipotesi di votarlo perché “tanto ha già perso”!
La realtà risulta però ben diversa, sia sul suolo statunitense, sia da noi: anche la Meloni e il suo centro-destra di governo era dipinto in termini truci prima del voto nel 2022: i “giornaloni” italiani dicevano che sarebbero arrivati al potere i “fascisti”, ci sarebbe stata una svolta “reazionaria”, saremmo tornati al “ventennio” e così via. Si è visto che invece niente di tutto questo è successo, anzi c’è chi critica l’esecutivo guidato da “Giorgia” perché ritenuto troppo benevolo e un po’ piegato alle pressioni europee ed internazionali.
Allora proviamo a fare una breve analisi dei punti salienti del confronto Trump-Harris e a vedere dove starebbero le reali differenze se vincesse l’uno piuttosto che l’altra.
Verrebbe da dire che il nodo centrale delle due visioni politiche, che risultano abbastanza antitetiche risieda nel patrimonio morale, culturale e religioso che i due candidati incarnano.
Proviamo a spiegare: partiamo dall’aborto, tema da sempre divisiva in tutte le società occidentali. Il fatto che i parlamenti abbiano votato per assicurare alle donne il “diritto” di interrompere legalmente la loro gravidanza non significa che l’aborto smetta di essere quello che semplicemente e diremmo “biologicamente” sia: vale a dire la soppressione consapevole, deliberata e tutelata legalmente di un essere umano, maschio o femmina, il/la quale non potrà vedere la luce a cui avrebbe diritto perché qualcuno (la madre biologica e con lei il padre naturale) glielo vuole impedire per sempre.
Ebbene, mentre la Harris ha rivendicato a spada tratta la sua difesa a oltranza del “diritto” ad abortire, impegnandosi a ribaltare nuovamente la decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti che, il 24 giugno 2022, aveva annullato la sentenza Roe v. Wade del 1973, che garantiva il diritto costituzionale all’aborto. Trump dal canto suo ha riproposto la sua visione, favorevole il più possibile a tutelare la vita nascente (salvo nei casi più orribili di violenza carnale), confermando l’intenzione – se eletto – di mantenere l’attuale assetto legislativo che trasferisce la regolamentazione dell’aborto ai singoli stati, molti dei quali in questi ultimi tempi hanno già introdotto leggi più restrittive. Dove sta la differenza tra i due? La risposta è palese: sul piano valoriale, morale e anche religioso, Trump è convinto del valore intrinseco della vita umana sin dal concepimento e fa di tutto perché non venga spenta arbitrariamente; sul piano civile ritiene che lo Stato centrale non debba farsi demiurgo e consentire una strage di bambini, ma che invece il passaggio veramente democratico sia quello che ciascuno degli stati che compongono gli Stati Uniti (appunto!) d’America decida per proprio conto, in maniera libera e consapevole.
Chi dei due è più “democratico”? A noi sembra che lo sia senza ombra di dubbio proprio Trump, a dispetto di quanto ci dica l’ossessionante campagna mediatica orchestrata da tivu e giornali progressisti per dipingerlo come un violento sovvertitore della legittimità democratica.
Prendiamo un altro esempio: gli immigrati irregolari. Sotto Biden ne sono entrati a milioni dalle frontiere sud col Messico. Ebbene, Trump ha denunciato il degrado umano e materiale nel quale questa “accoglienza” condanna tali nuovi ingressi, citando tra l’altro un po’ infelicemente, il caso di coloro che avrebbero mangiato “gatti”. Si è fatta ironia mondiale sui social e sui media “dem” in tutto il mondo, dicendo che si trattava di una fake, ma in realtà non lo era. C’era infatti stato un caso forse ripetuto più volte di immigrati haitiani e di altri paesi del centro America che avrebbero catturato e si sarebbero cibati di papere di un lago del Minnesota, come avevano denunciato le autorità locali, perché poverissimi e non in grado di acquistare cibo.
Riguardo all’immigrazione, ancora una volta, Trump invoca severità e frontiere chiuse per evitare che le persone arrivino in maniera incontrollata e poi vivano di stenti oppure delinquono, come purtroppo avviene non solo in Usa ma anche da noi (il caso di Viareggio è molto eloquente, al riguardo!).
Ci chiediamo perciò chi voglia più bene al popolo americano e anche agli stessi immigrati: Trump che vuole evitare disordini, tensione sociale, criminalità? Oppure la Harris che pur di apparire “accogliente” si pronuncia a favore di una immigrazione incontrollata? La risposta è ovvia: il candidato repubblicano.
E che dire delle aperture e della vicinanza della Harris al movimento “woke”, del rifiuto delle culture occidentali sulle quali si è basata finora la società americano? Di nuovo il confronto è tra chi sta dalla parte della tradizione come Trump e invece di chi vuole, come la Harris, un ambientalismo dogmatico e totalizzante, la diffusione del gender e la demolizione della famiglia tradizionale, la limitazione della libertà di espressione in nome di presunte “fake news” con conseguente censura sistematica di chi non è politically correct, per non parlare della cancellazione dei simboli e dei valori del passato tra cui i fastidiosi insegnamenti cristiani che dicono che certe cose sono “peccato” e che invece il mondo woke e progressista non vuole sentire….
Stesso discorso si potrebbe fare sull’economia e sul desiderio di Trump di rappresentare le classi lavoratrici più povere dell’America degli stati centrali, con lo slogan “Make America great again”, rispetto ai democratici della Harris che invece sono i portabandiera del potere della finanza internazionale globalista e materialista, concentrata sulle due sponde degli Usa.
Quindi, per concludere: pur con tutte le contraddizioni umane che un personaggio come Trump può avere (pensiamo al suo analogo in Italia: Silvio Berlusconi), ancora una volta si prefigura la scelta etica e anche “religiosa” tra votare un uomo e un mondo (quello di Trump) dove non tutti sono perfetti ma almeno puntano a leggi giuste e rispettose della morale naturale e dei valori religiosi. Oppure votare dall’altro lato (così come da noi in Italia col Pd e similari), lo schieramento della Harris che punta su globalismo, centralismo e umiliazione dei livelli intermedi, limitazione delle libertà personali in campo sanitario, culturale e di libertà del pensiero, immigrazione incontrollata e distruttiva, rinnegamento del passato e della storia profonda dei popoli.
Speriamo che gli americani sappiano scegliere bene, puntando sui valori sani della conservazione e della difesa di vita, famiglia e della società pluralistica, libera e – perché no? – anche religiosa.

Il Credente




NOTTE EUROPEA DELLE RICERCATRICI E DEI RICERCATORI 2024 di Co.Science

Comunicato stampa della NOTTE EUROPEA DELLE RICERCATRICI E DEI RICERCATORI 2024 di Co.Science – “Meet Research To Connect Science And Society “

Nell’ambito del programma Horizon Europe è stato finanziato, per il biennio 2024 e 2025, dalle Marie Skłodowska-Curie Actions (MSCA) il progetto Co.Science – Meet Research To Connect Science And Society. Co.Science intende promuovere il dialogo tra i singoli individui, ricercatrici e ricercatori e i diversi attori della società con un’attenzione particolare a studentesse e studenti.

Il progetto è promosso da un partenariato composto dal Consiglio Nazionale delle Ricerche -CNR (coordinatore), Università degli Studi dell’Insubria, Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci, Federazione delle Associazioni Scientifiche e Tecniche -FAST, Consorzio Italbiotec e Comune di Milano e ha il patrocinio della Regione Lombardia, del Comune di Busto Arsizio e del Comune di Varese.

Co.Science permetterà alle ricercatrici e ai ricercatori di portare in luoghi non convenzionali il proprio lavoro, di condividere passione e impegno posti nell’attività di ricerca, risultati e traguardi e di ascoltare opinioni e aspettative comuni, in particolare dei più giovani.

Il progetto mette in campo, oltre alla collaborazione degli enti partner, anche le comunità e i diversi attori che animano la ricerca e la società civile, con un’attenzione particolare all’inclusività e alle pari opportunità grazie alla collaborazione con l’Associazione Nazionale Subvedenti.

Prima edizione dell’evento Co.Science “Notte Europea delle Ricercatrici e dei Ricercatori”, 27 Settembre 2024 I LUOGHI e gli ORARI dove trovarci:

A Milano la Notte si duplica:

  • Piazza del Duomo-Arengario e via Marconi (dalle 16.00 alle 23.00). “La Ricerca fa centro” proporrà 50 attività laboratoriali e/o dimostrative adatte a tutti e a tutte, gratuite e senza prenotazione. La comunità scientifica che curerà l’evento è coordinata dal Consiglio Nazionale delle Ricerche – CNR rappresentato da ben 20 Istituti, e vede coinvolti l’Istituto Italiano di tecnologia – IIT, HumanTechnopole – HT, IRCCS MultiMedica, il Joint Research Centre di Ispra – JRC, Micron, STMicroelectronics, l’Associazione Nazionale Subvedenti e la Società Chimica Italiana-sezione L’evento si inserisce tra le iniziative della “Milano Green Week” attraverso numerose proposte che aderiscono ai principi della manifestazione.
  • Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci (dalle 18.00 alle 23.30). “Open Night” proporrà una serata gratuita con esperti che ogni giorno si occupano di ricerca, scienza e società, attraverso un ricco programma culturale volto a esplorare, attraverso le lenti della scienza e della tecnologia, temi cruciali che influenzano la nostra vita quotidiana. Anche questa edizione, ideata e prodotta dal Museo, è realizzata in collaborazione con numerosi enti di ricerca, imprese e associazioni della società civile. Il pubblico potrà visitare liberamente il Museo, partecipare a talk, esperienze nei laboratori e interagire con installazioni di arte Infine, in programma dj set e food&drink, per tante ore di divertimento.

A Como, Varese e Busto Arsizio le attività saranno all’insegna del consolidamento della consueta interazione che la ricerca e il mondo accademico sono riusciti a creare con il proprio territorio.

  • Varese: con “La notte lunga due giorni” è presente al Campus Bizzozero (dalle 30 alle 17.30) e Villa Mirabello (dalle 20.30 alle 1.00) e in Piazza Monte Grappa (28 settembre, dalle 15.00 alle 19.00).
  • Como: Polo scientifico di Via Valleggio (dalle 30 alle 13.00 e dalle 19.30 alle 24.00)
  • Busto Arsizio: Villa Manara (dalle 00 alle 19.00), Museo del Tessile (dalle 16.00 alle 18.30) e Villa Calcaterra (dalle 21.00 alle 23.00).

COSA sarà proposto al pubblico:

 

Le attività previste per la Notte sono tantissime, tutte dettagliate e scaricabili attraverso il nostro sito www.coscience.eu. Si parlerà di salute, medicina personalizzata, sostenibilità, biodiversità, energia, materiali, rischi del digitale, crisi climatica, natura e inquinamento in città, migrazioni tra stereotipi e pregiudizi, cibo e sostenibilità, tecnologie nello sport, realtà virtuale e psicologia, scatti industriali d’archivio, dati e intelligenza artificiale, chimica, materiali per il futuro e molto altro!

Moltissimi anche gli eventi satellite che precedono o seguono la data del 27 settembre 2024. Maggiori dettagli alla pagina del sito https://www.coscience.eu/roadmap.html Tutti gli aggiornamenti sono disponibili sul sito umiciale del progetto.

L’evento ha la MEDIAPARTNERSHIP di – RAI CULTURA, RAI RADIO TECHETE’ e RAI RADIO 3

LINK dei programmi completi

 

E Milano Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci: https://www.museoscienza.org/it/offerta/open-night

Come entrare in contatto con Co.Science

 

Attraverso il sito www.coscience.eu e seguendoci sui nostri Social Media:

Referenti degli USici Stampa dei partner del consorzio:

  1. Umicio stampa Cnr: Responsabile Emanuele Guerrini, guerrini@cnr.it; Segreteria: umiciostampa@cnr.it, tel. 06.4993.3383 – P.le Aldo Moro 7, Roma
  2. Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci: stampa@museoscienza.it
  3. Comune di Milano: Scarinzi@comune.milano.it
  4. Consorzio Italbiotec: daniotti@italbiotec.it, mariaelena.saija@italbiotec.it
  5. Università degli Studi dell’Insubria: gariboldi@uninsubria.it, laura.balduzzi@uninsubria.it
  6. FAST: gandolfi@fast.mi.it, angela.pulvirenti@fast.mi.it

Maggiori informazioni sul progetto si possono trovare nel manifesto al link https://www.coscience.eu/area_stampa.html

Co.Science – “MEET RESEARCH TO CONNECT SCIENCE AND SOCIETY- CO.SCIENCE” Progetto nr. 101162229 – call HORIZON-MSCA-2023- CITIZENS-01

Referente Progetto:

Consiglio Nazionale delle Ricerche Dott.ssa Laura Polito

e-mail. laura.polito@scitec.cnr.it

 




TRE LIBRI PER UN’IDEA

Non c’è più Religione…

 

E’ in uscita il terzo libro di Corrado Faletti, “Non c’è più Religione! O forse c’è né troppa! Game Over”.

L’autore, scrittore, sociologo, pedagogista, anche in questo caso mi ha chiesto di scriverne la prefazione che potete leggere nei rispettivi libri.

I tre libri, “Italia Paese Interruptus”, “Ho 5.000 Amici” e “Non c’è più Religione! O forse c’è né troppa! Game Over”, trattano temi assai diversi, Storico, Sociale e Religioso.

Tuttavia, nonostante le loro diversità tematiche, i tre libri, costruiscono un percorso che evidenzia come le principali problematiche, cui il mondo di oggi si trova a dover affrontare, abbiano forti influenze, storiche, sociali e religiose.

Così, è sempre importante affrontare i problemi nella loro interezza, ponendosi sempre degli obiettivi, cosa assai diversa dai programmi, che certamente sono importanti, ma vengono dopo

Questo lo rileviamo nel primo libro, nel secondo rileviamo l’impatto sociale che certi “strumenti” possono avere, con conseguenze assai “particolari” che possono modificare drasticamente le relazioni sociali.

Il terzo, dimostra l’importanza della religione, nonostante un sempre più diffuso falso ateismo, che lascia le porte aperte al pericoloso sviluppo di sette e superstizioni, evidenziando l’esigenza dell’essere Umano nella ricerca, non solo di se stessi, ma della vita.

Libri che non cercano lo scontro, ma il dialogo, non cercano la verità assoluta, ma il “Buon Senso”.

Libri che sono propedeutici ad aprire serie discussioni, per trovare le soluzioni, fissandone gli obiettivi.

Invito quindi a leggere a seguire, l’intervista a Corrado Faletti rilevato da Noi sulla pagina di Betapress.

NON C’E’ PIU’ RELIGIONE

Ettore Lembo

 

ho 5000 amici il nuovo libro di Faletti su Betapress

 

Italia paese interruptus

 




RIPOLI TRAIL 2024: IL TRAIL DELLE DUE BATTAGLIE

 

Sabato 14 settembre 2024, a Ripoli Santa Maria Cristina, nel Comune di San Benedetto Val di Sambro, si terrà il tanto atteso Ripoli Trail 2024, una manifestazione sportiva che celebra la storia e la passione per lo sport all’aria aperta. L’evento, giunto alla sua edizione speciale, è un’occasione unica per vivere la natura tra sentieri storici e paesaggi mozzafiato.

Perché si chiama Trail delle Due Battaglie?
L’edizione di quest’anno si svolge in occasione dell’83° anniversario dei cruenti scontri tra le forze Alleate e tedesche sui Monti Armato e Catarelto, avvenuti nel 1944 durante la Seconda Guerra Mondiale per la liberazione dell’Italia. L’evento intende ricordare questi tragici eventi, unendo sport e memoria storica.

Programma di Sabato 14 settembre
La manifestazione si articola su due giornate, con il primo giorno dedicato all’attività ludico-motoria.

  • Per i camminatori: Ritrovo alle ore 8:30 per una facile escursione guidata di circa 15 km. Si potrà scegliere tra due percorsi: uno verso il Monte Armato e l’altro verso il Monte Catarelto. Si consiglia di indossare abbigliamento adeguato alla stagione, scarpe con buon grip e di portare con sé una borraccia e una merenda.
    Prenotazioni: entro le 15:00 di venerdì 13 settembre contattando Roberto al numero 339 6212444 o per mail rbugamelli@gmail.com
  • Per i bikers: Ritrovo alle ore 9:30 per una pedalata guidata di 27 km che attraverserà entrambi i luoghi storici delle battaglie. Un percorso affascinante e avvincente, ideale per gli amanti della mountain bike.
    Prenotazioni: entro le 15:00 di venerdì 13 settembre contattando Daniele al numero 331 3726571 o per mail d.zanotti73@gmail.com

Il rientro è previsto per le 12:30 a Santa Cristina, dove tutti i partecipanti, camminatori e bikers, potranno rifocillarsi insieme gustando le famose crescentine, tipiche della zona.

Una giornata da non perdere!

Programma della domenica 15 settembre
La seconda giornata della Ripoli Trail 2024 prevede la classica gara agonistica FIDAL di trail running, sulla distanza di 27 km. La partenza è fissata alle ore 10:00 da Ripoli Santa Cristina. Un evento competitivo che attrae ogni anno appassionati del trail running e atleti di livello.

Per maggiori dettagli sul regolamento della gara e per le iscrizioni, è possibile consultare il sito ufficiale e i canali social della Ripoli Trail Coppa LILT.

Non perdete l’occasione di vivere due giorni tra sport, storia e natura!

 




Italia paese interruptus

Betapress: Buongiorno, Signor Faletti, e grazie per essere qui con noi oggi. Il suo libro, Italia Paese Interruptus, ha suscitato un grande interesse, soprattutto per il modo in cui affronta la mancanza di un progetto politico a lungo termine nel nostro paese. Prima di tutto, ci parli della genesi di questo libro. Da dove nasce l’idea di scrivere su un tema così complesso e delicato?

Corrado Faletti: Buongiorno e grazie a voi per l’invito. L’idea di scrivere Italia Paese Interruptus è nata dalla mia riflessione personale su quanto, da decenni, osserviamo in Italia: una continua interruzione nei progetti e nelle iniziative politiche. Mi sono reso conto che, a differenza di altri paesi, in Italia manca una visione a lungo termine. Qui si tende a navigare a vista, con programmi politici che spesso durano il tempo di una legislatura o addirittura meno. Volevo approfondire questo tema, esplorando le cause storiche e culturali che ci hanno portato a questa situazione.

Betapress: Il titolo del libro, Italia Paese Interruptus, è molto evocativo. Come è stato scelto e cosa vuole rappresentare?

Corrado Faletti: Il titolo è volutamente provocatorio. “Interruptus” evoca l’idea di qualcosa che viene costantemente interrotto, di un percorso che non arriva mai a compimento. Questo è esattamente quello che ho osservato nella storia politica italiana: un paese che inizia tanti progetti, ma non ne porta a termine nessuno. La mancanza di continuità politica e la frequente instabilità dei governi hanno impedito all’Italia di sviluppare e mantenere progetti di lungo respiro, necessari per la crescita e il progresso del paese.

Betapress: Un elemento molto apprezzato del suo libro è la prefazione scritta da Ettore Lembo. In che modo questa prefazione ha dato valore all’intero volume?

Corrado Faletti: Ettore Lembo ha saputo cogliere e sintetizzare in poche pagine il cuore del messaggio che volevo trasmettere con questo libro. La sua prefazione è un vero e proprio manifesto della necessità di un cambiamento radicale nel modo in cui pensiamo e facciamo politica in Italia. Lembo ha una capacità unica di tradurre concetti complessi in un linguaggio chiaro e accessibile, e la sua prefazione ha arricchito il mio lavoro, fornendo una cornice interpretativa che guida il lettore attraverso le argomentazioni che sviluppiamo nel libro. In sostanza, la prefazione di Lembo non solo ha dato valore al libro, ma ha anche facilitato una comprensione più profonda delle tematiche trattate.

Betapress: Nel libro lei afferma che l’Italia non ha mai avuto un vero progetto politico a lungo termine. Può spiegare meglio questo concetto?

Corrado Faletti: Certamente. Un progetto politico a lungo termine implica una visione chiara del futuro, con obiettivi strategici che vanno oltre la durata di una legislatura. Tuttavia, in Italia, la politica è spesso stata guidata dall’urgenza del momento e dalla ricerca del consenso immediato, piuttosto che dalla costruzione di un futuro sostenibile. Questo si traduce in programmi politici che sono spesso frammentari e incoerenti, incapaci di produrre risultati duraturi. Nel libro, cerco di dimostrare come questa mancanza di progettualità abbia portato l’Italia a uno stato di continua precarietà, con un sistema che sembra essere sempre sull’orlo di una crisi.

Betapress: Uno dei punti centrali del suo libro è la necessità di un progetto politico serio per il futuro dell’Italia. Cosa intende esattamente con questo e quali sono, secondo lei, gli elementi essenziali di questo progetto?

Corrado Faletti: Un progetto politico serio deve essere fondato su una visione chiara del futuro del paese, con obiettivi che siano condivisi e che possano sopravvivere ai cambiamenti di governo. Questo significa costruire un consenso politico e sociale su alcuni punti fondamentali, come lo sviluppo economico sostenibile, l’istruzione, l’innovazione tecnologica, la giustizia sociale e la lotta alla corruzione. Inoltre, un progetto politico serio deve prevedere strumenti di monitoraggio e valutazione che garantiscano che le iniziative siano effettivamente realizzate e che producano i risultati attesi. In altre parole, non si tratta solo di enunciare buone intenzioni, ma di costruire una macchina amministrativa e politica che sia capace di attuare e mantenere gli impegni presi.

Betapress: Signor Faletti, abbiamo parlato a lungo della mancanza di un progetto politico a lungo termine in Italia, come descritto nel suo libro Italia Paese Interruptus. Vorremmo ora chiederle un parere su un caso recente che ha fatto molto discutere: il caso Sangiuliano. Come vede questa situazione alla luce delle tematiche affrontate nel suo libro?

Corrado Faletti: Il caso Sangiuliano, come molti altri eventi simili nel panorama politico e amministrativo italiano, è emblematico di una situazione che purtroppo continua a ripetersi. Non conosco tutti i dettagli del caso, ma in generale, episodi come questo riflettono la tendenza del nostro sistema a gestire le situazioni in modo reattivo, piuttosto che proattivo, con un focus spesso limitato sulla risoluzione immediata dei problemi, senza considerare le implicazioni a lungo termine.

Nel contesto del mio libro, vedo il caso Sangiuliano come un ulteriore esempio di come le istituzioni italiane fatichino a operare con coerenza e trasparenza, e di come manchi una visione di ampio respiro che sia in grado di prevenire e gestire efficacemente situazioni di crisi. Se il nostro paese avesse un progetto politico serio e condiviso, con strutture e meccanismi robusti per garantirne l’attuazione, casi come questo potrebbero essere affrontati con maggiore efficacia e tempestività, riducendo le ripercussioni negative sull’opinione pubblica e sulla fiducia nelle istituzioni.

L’episodio di Sangiuliano evidenzia la necessità di una leadership che non solo risolva le questioni immediate, ma che sappia anche costruire un sistema che eviti il ripetersi di tali situazioni, assicurando che le decisioni prese siano parte di una strategia più ampia e sostenibile per il futuro del paese. Senza questo tipo di visione e di impegno, continueremo a vivere in un “paese interruptus”, dove i problemi sono costantemente tamponati ma raramente risolti in modo definitivo.

Betapress: Signor Faletti, un aspetto che non viene trattato nel suo libro Italia Paese Interruptus è il tema delle donne nella politica italiana. Considerando l’importanza crescente di questo tema a livello globale, ci piacerebbe conoscere il suo punto di vista. Cosa ne pensa del ruolo delle donne nella politica italiana, e come vede la loro partecipazione nel contesto che descrive nel suo libro?

Corrado Faletti: È una domanda molto importante, e sono lieto che venga posta. Anche se Italia Paese Interruptus si concentra principalmente sulla mancanza di una visione politica a lungo termine e sulla frammentazione del sistema politico italiano, il tema della partecipazione delle donne in politica è certamente cruciale e meriterebbe un’attenzione approfondita.

Storicamente, le donne hanno avuto un ruolo marginale nella politica italiana, e anche se ci sono stati progressi significativi negli ultimi decenni, il cammino verso una piena parità è ancora lungo. La partecipazione delle donne in politica non è solo una questione di rappresentanza numerica, ma riguarda anche la qualità della partecipazione e l’effettiva influenza che possono esercitare nei processi decisionali.

Ritengo che l’inclusione delle donne nella politica sia fondamentale per superare molti dei limiti che ho evidenziato nel libro. La diversità di genere può portare nuove prospettive e sensibilità nei dibattiti politici, contribuendo a formulare politiche più inclusive e sostenibili. Inoltre, le donne spesso portano avanti un approccio alla politica che può essere più orientato al lungo termine e al bene comune, valori che, come sottolineo nel mio libro, sono essenziali per costruire un progetto politico serio e duraturo.

Purtroppo, in Italia, la politica è ancora spesso dominata da dinamiche maschili, e le donne devono affrontare ostacoli significativi per emergere e affermarsi. Questo è un aspetto che deve cambiare, e per farlo, è necessario un impegno collettivo, sia da parte delle istituzioni che della società civile. La promozione delle donne in politica non è solo una questione di giustizia sociale, ma anche di efficacia politica. Un paese che ignora il potenziale delle sue cittadine rischia di rimanere indietro e di continuare a ripetere gli stessi errori che ho descritto in Italia Paese Interruptus.

In sintesi, credo che un maggiore coinvolgimento delle donne nella politica italiana potrebbe essere una delle chiavi per superare l’impasse che il nostro paese sta vivendo. È una questione che dovremmo affrontare con decisione, e mi auguro che il futuro ci porti a vedere un panorama politico più equo e inclusivo.

Betapress: Signor Faletti, siamo curiosi di conoscere la sua opinione sull’attuale premier Giorgia Meloni. Come vede la sua leadership e le sue politiche nel contesto che ha descritto nel suo libro Italia Paese Interruptus?

Corrado Faletti: La leadership di Giorgia Meloni è sicuramente un fenomeno significativo nella politica italiana contemporanea. Meloni ha saputo costruire un percorso politico che l’ha portata a diventare la prima donna a ricoprire la carica di Presidente del Consiglio in Italia, un traguardo storico che di per sé merita riconoscimento. Il suo approccio politico è caratterizzato da una forte identità nazionalista e sovranista, con una particolare enfasi sui valori tradizionali e sulla sovranità nazionale.

Nel contesto di Italia Paese Interruptus, la leadership di Meloni solleva interessanti spunti di riflessione. Da un lato, la sua capacità di catalizzare un vasto consenso elettorale dimostra una notevole abilità politica e una capacità di intercettare il malcontento di una parte significativa della popolazione. Dall’altro, mi preoccupa la possibilità che le politiche di Meloni, incentrate spesso su risposte immediate e simboliche, possano rischiare di cadere nella stessa trappola che ho descritto nel mio libro: quella di un’Italia che continua a non avere un vero progetto politico a lungo termine.

Una delle sfide principali che vedo nella leadership di Meloni è quella di trasformare un consenso fondato su slogan e posizioni forti in un programma di governo che possa realmente affrontare i problemi strutturali del paese. Questo significa andare oltre le politiche di breve termine e sviluppare una visione che non solo risponda alle esigenze attuali, ma che costruisca anche le basi per un futuro stabile e prospero.

In questo senso, mi auguro che Meloni possa utilizzare la sua posizione per portare avanti riforme che non si limitino a risolvere problemi contingenti, ma che affrontino le radici profonde delle difficoltà italiane, come la corruzione, la burocrazia inefficiente e la disuguaglianza economica e sociale. Sarebbe un grande passo avanti se riuscisse a dimostrare che un progetto politico serio e duraturo è possibile anche nell’Italia di oggi.

In conclusione, la leadership di Giorgia Meloni rappresenta un momento di svolta nella storia politica italiana. Resta da vedere se saprà capitalizzare su questo momento per portare il paese verso una fase di maggiore stabilità e progettualità a lungo termine, o se il suo governo sarà un’altra occasione mancata in un paese che troppo spesso ha visto i propri sogni interrotti.

Betapress: Signor Faletti, un aspetto cruciale di ogni governo è la scelta dei ministri e dei collaboratori. Vorremmo sapere la sua opinione sulle scelte fatte dall’attuale premier Giorgia Meloni in questo ambito. Come valuta le sue decisioni in merito?

Corrado Faletti: La selezione dei ministri e dei principali collaboratori è una delle decisioni più delicate e strategiche che un capo di governo possa prendere. Queste scelte determinano non solo la qualità dell’azione di governo, ma anche la capacità di implementare efficacemente un’agenda politica.

Nel caso di Giorgia Meloni, le sue scelte riflettono in gran parte la sua visione politica e le priorità del suo governo. Ha optato per una squadra che, almeno in teoria, sembra allineata con le sue posizioni nazionaliste e sovraniste, e che intende portare avanti le promesse fatte durante la campagna elettorale. Questo è comprensibile e comune in politica: un leader di governo cerca di circondarsi di persone di fiducia che condividano la stessa visione.

Tuttavia, ci sono alcuni aspetti che mi sollevano dubbi. In primo luogo, ho notato che in alcune nomine sembra prevalere la fedeltà politica o l’appartenenza ideologica rispetto alla competenza tecnica. In un momento storico in cui l’Italia affronta sfide complesse e multidimensionali – dalla gestione dell’economia alla politica estera, passando per la sanità e l’istruzione – è fondamentale che i ministri e i collaboratori siano non solo politicamente allineati, ma anche altamente competenti e capaci di affrontare con competenza e visione le questioni cruciali che il paese deve affrontare.

Peraltro, ci sono risorse ampiamente competenti anche leggermente più in là del cerchio magico del premier, basta solo saper guardare un pochino oltre la propria zona di comfort, che tuttavia oggi sembra, viste le ultime appunto vicissitudini, sempre più necessario.

Un altro punto da considerare è la diversità del governo. Non parlo solo di diversità di genere, ma anche di diversità di background e di esperienze. Un governo efficace dovrebbe essere in grado di integrare diverse prospettive e competenze per formulare politiche che siano veramente inclusive e che possano rispondere alle esigenze di tutta la popolazione, non solo di una parte di essa.

In definitiva, credo che Meloni abbia cercato di formare un esecutivo che rifletta i suoi valori e le sue priorità. Tuttavia, sarà il tempo a dirci se le sue scelte, che peraltro stanno mostrando una buona dose di debolezza, si tradurranno in una capacità reale di governare in modo efficace e di affrontare le complessità dell’attuale contesto nazionale e internazionale. In caso contrario, potremmo trovarci di fronte a un’altra occasione mancata per costruire un progetto politico solido e duraturo, come ho sottolineato nel mio libro Italia Paese Interruptus.

Betapress: Concludendo, quale messaggio spera che i lettori traggano da Italia Paese Interruptus?

Corrado Faletti: Spero che i lettori comprendano l’importanza di richiedere e sostenere una politica che guardi al futuro con serietà e responsabilità. L’Italia ha enormi potenzialità, ma queste non possono essere realizzate senza una visione a lungo termine e un impegno costante per costruire un paese migliore. Il mio invito è a non accontentarsi di programmi politici che “lasciano il tempo che trovano”, ma a pretendere dai nostri leader un progetto politico che possa veramente portare avanti il paese, affrontando le sfide globali e garantendo prosperità e giustizia per tutti.

Betapress: Grazie mille, Signor Faletti, per il suo tempo e per le sue riflessioni. Siamo certi che il suo libro stia stimolando un dibattito necessario e importante per il futuro dell’Italia.

 

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NON C’E’ PIU’ RELIGIONE

Betapress: Buongiorno, Professor Corrado Faletti. È un piacere averla qui con noi. Il suo libro “Non c’è più religione” sta facendo discutere molto, soprattutto per la sua visione moderna dell’animismo universale. Potrebbe spiegarci come è nato l’interesse per questo concetto e perché crede che stia tornando così fortemente alla ribalta oggi?

 

Corrado Faletti: Grazie a voi per l’invito. Il mio interesse per l’animismo nasce dal riconoscimento di un bisogno sempre più evidente nella nostra società: quello di sentirsi connessi non solo con gli altri esseri umani, ma con tutto ciò che ci circonda. L’animismo, che tradizionalmente attribuisce un’anima o una forza vitale a tutti gli elementi della natura, dalle piante alle rocce, dagli animali agli elementi atmosferici, risponde a questo bisogno. In un’epoca caratterizzata da una crescente alienazione tecnologica, molti stanno riscoprendo questa visione come un modo per ricostruire un senso di appartenenza e di armonia con il mondo.

 

Betapress: Nel suo libro, lei ha ampliato il concetto di animismo, portandolo a un nuovo livello di consapevolezza e struttura. In che modo ha fatto questo?

 

Corrado Faletti: L’animismo tradizionale era spesso interpretato in chiave superstiziosa, come un residuo di credenze primitive. Nel mio lavoro, ho cercato di presentare l’animismo non come una semplice superstizione, ma come una filosofia di vita strutturata e consapevole. Ho proposto una rilettura moderna dell’animismo, dove l’idea di un’energia vitale che pervade l’universo è combinata con le attuali conoscenze scientifiche e filosofiche. Ho esplorato come questa energia possa essere vista come un elemento unificante che collega tutti gli esseri viventi e come questa visione possa portare a una maggiore consapevolezza ecologica e spirituale.

 

Betapress: È interessante che lei, da teologo con riconoscimenti internazionali, abbia dedicato un capitolo del suo libro ai simbolismi religiosi nei film di fantascienza. Può spiegarci come ha trattato questo argomento?

 

Corrado Faletti: Grazie ma Teologo forse è un po’ troppo, ci sono Teologi ben più accreditati.  Il cinema di fantascienza, con la sua capacità di esplorare mondi alternativi e realtà parallele, è spesso un terreno fertile per l’espressione di simbolismi religiosi e spirituali. Ho analizzato come questi film utilizzino simboli che possono essere ricondotti all’animismo e ad altre tradizioni religiose per raccontare storie di connessione, redenzione, e trasformazione. Per esempio, la rappresentazione della “Forza” in Star Wars può essere vista come un’evoluzione moderna dell’animismo, dove una forza universale interconnette tutti gli esseri viventi. Ho anche discusso come queste rappresentazioni influenzino la nostra comprensione del sacro e del divino in un contesto moderno.

 

Betapress: Il suo libro è molto complesso anche per quanto riguarda l’analisi delle principali religioni mondiali. Come ha affrontato questa sfida e quale ruolo gioca l’animismo nella comprensione globale della religiosità?

 

Corrado Faletti: Esplorare le principali religioni del mondo è stato un compito impegnativo ma essenziale per il messaggio del mio libro. Ho voluto dimostrare come l’animismo non sia soltanto una reliquia del passato, ma un concetto che può essere ritrovato, seppur in forme diverse, in molte tradizioni religiose. Ho analizzato come elementi animistici siano presenti nel Cristianesimo, nell’Islam, nel Buddismo, nell’Induismo e in altre religioni, spesso sotto forma di simboli, rituali e credenze che sottolineano l’interconnessione tra l’uomo e la natura. Questa analisi mi ha permesso di mostrare come l’animismo possa fungere da chiave di lettura per una comprensione più profonda della spiritualità globale, favorendo un dialogo interreligioso basato sulla condivisione di valori comuni.

 

Betapress: Nella prefazione del suo libro, Ettore Lembo ha fornito una chiave di lettura molto interessante dei parallelismi presenti nel suo lavoro. Quanto ha influito questa interpretazione sulla struttura del libro?

 

Corrado Faletti: La prefazione di Ettore Lembo è stata davvero preziosa. Lembo ha una capacità unica di cogliere le sfumature e i parallelismi tra temi apparentemente distanti, ma profondamente connessi. La sua collaborazione ha arricchito il mio lavoro, offrendo una prospettiva che ha permesso di vedere il libro sotto una luce diversa. Ha aiutato a dare una coerenza maggiore alla mia esplorazione dell’animismo moderno e della sua applicazione nel contesto contemporaneo.

 

Betapress: Come crede che il concetto di animismo strutturato, come lo ha presentato nel suo libro, possa influenzare il dialogo interreligioso e la spiritualità contemporanea?

 

Corrado Faletti: Credo che un approccio animistico strutturato possa offrire un terreno comune per il dialogo interreligioso, specialmente in un’epoca in cui molte persone si sentono disilluse dalle tradizionali istituzioni religiose. L’idea che tutto sia connesso a un’energia vitale universale può servire da ponte tra diverse tradizioni spirituali, favorendo una comprensione più inclusiva e meno dogmatica del divino. Questo potrebbe aiutare a costruire una spiritualità più olistica e sostenibile, che tenga conto non solo delle relazioni umane, ma anche di quelle con l’ambiente naturale.

 

Betapress: Grazie mille, Professor Faletti, per aver condiviso con noi le sue idee. Il suo libro è sicuramente un contributo prezioso al dibattito contemporaneo sulla religione e la spiritualità.

 

Corrado Faletti: Grazie a voi. È stato un piacere discutere di questi temi così importanti. Spero che il mio lavoro possa offrire nuove prospettive e ispirare un maggiore rispetto e amore per il mondo in cui viviamo.

 

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La storia si ripete?? eheheh …

Lungi da me puntare il dito contro il ministro Sangiuliano, chiunque può avere debolezze o lati personali oscuri, ci mancherebbe, ma indipendentemente da questo è invece il caso di fare alcune riflessioni sui ruoli e su chi li assegna.

Anche la sua apparsa in TV sputtanandosi davanti al paese è encomiabile, pochi lo avrebbero fatto.

Certamente è stata una richiesta del leader che ora può dimostrare il suo potere sui suoi ministri, ma quale risultato è stato ottenuto?

Certamente quello di deviare il colpo, mettendo sul ministro un’ombra di macchietta comica già messa da lui stesso con le sue innumerevoli Gaffes agite in precedenza.

Eppure ieri sera mentre sentivo questa vicenda in televisione ed ascoltavo la patetica confessione del ministro davanti ad un giornalista che evidentemente non voleva fare quell’intervista, mi è rimasto un tarlo in fondo al cervello.

Sono andato a dormire, per così dire visto che negli ultimi mesi dormo due ore per notte, e di colpo ho avuto una specie di visione mistica, un boato che ha interrotto la mia pur breve notte.

Sangiuliano Boccia, Mussolini Petacci.

No, no, cari lettori, non sono uguali, non mi permetto di paragonarli ne come caratura ne come spessore, però, però …

Il confronto tra il caso del ministro Gennaro Sangiuliano e quello di Alessandra Boccia con la relazione tra Benito Mussolini e Claretta Petacci offre un interessante parallelo, anche se i due episodi si inseriscono in contesti storici e politici molto diversi.

Benito Mussolini, dittatore fascista italiano, instaurò una relazione con Claretta Petacci durante gli anni ’30 e ’40, un periodo in cui Mussolini deteneva un potere quasi assoluto in Italia. Petacci era una figura privata, senza alcun ruolo politico ufficiale, ma la sua vicinanza al Duce la rendeva una presenza significativa nella vita di Mussolini.

Questa relazione si svolse in un clima di repressione, censura e segretezza, tipico dei regimi autoritari.

Claretta Petacci non aveva un ruolo ufficiale nel governo fascista, ma la sua relazione con Mussolini le permetteva di esercitare un’influenza personale sul dittatore, anche se questa è difficile da quantificare. La sua vicinanza a Mussolini sollevava sospetti e critiche, ma il contesto autoritario limitava la diffusione di tali sentimenti. Petacci, pur essendo un’amante privata, era simbolicamente legata al regime e alla sua decadenza.

La relazione tra Mussolini e Petacci terminò in modo tragico: entrambi furono catturati e giustiziati dai partigiani nel 1945, e i loro corpi furono esposti pubblicamente. Questo episodio segnò non solo la fine della loro relazione ma anche la caduta del regime fascista. La relazione è stata simbolicamente legata alla caduta di Mussolini, rappresentando la sua vulnerabilità e la fine del suo potere.

Claretta Petacci, pur non avendo un ruolo ufficiale nel governo fascista, esercitò un’influenza su Benito Mussolini che, in alcuni casi, si tradusse in effetti politici. La natura di questa influenza è stata oggetto di dibattito tra gli storici, ma ci sono diversi episodi e circostanze che suggeriscono come la vicinanza della Petacci al Duce potesse essere sfruttata per influenzare decisioni politiche o per favorire interessi personali e di terzi.

Claretta Petacci aveva un accesso quasi costante a Mussolini, anche in momenti di grande importanza politica. Questo accesso le consentiva di discutere con lui di questioni personali, ma anche di affari di stato. L’influenza che esercitava non era tanto diretta quanto sottile e personale, basata sul legame emotivo che aveva con il Duce.

Mussolini, noto per il suo carattere autoritario e spesso distante dagli altri, trovava in Claretta una confidente con cui condivideva le sue ansie e insicurezze. Questo legame intimo poteva tradursi in una sorta di influenza sottile sulle sue decisioni.

Uno degli aspetti in cui l’influenza della Petacci si manifestò maggiormente fu il favoritismo. Era risaputo che Claretta utilizzasse la sua posizione per intercedere a favore di amici e parenti. Attraverso le sue pressioni su Mussolini, riuscì a ottenere favori per persone a lei vicine, come incarichi o concessioni.

Un esempio emblematico fu la sua insistenza affinché Mussolini concedesse protezione e privilegi alla sua famiglia, come l’assegnazione di posizioni di rilievo o l’intercessione in questioni legali.

Esistono testimonianze secondo le quali Claretta Petacci interveniva anche su questioni più ampie. Uno degli episodi più noti è quello relativo al suo tentativo di influenzare Mussolini riguardo ai rapporti con la Germania nazista.

Claretta, come molti italiani dell’epoca, era affascinata dal carisma di Hitler e dal successo del Terzo Reich, e non nascose mai a Mussolini la sua ammirazione per il Führer.

Alcuni storici sostengono che, pur non essendo determinante, l’insistenza di Petacci sulla forza della Germania potrebbe aver contribuito a rafforzare in Mussolini la convinzione che l’alleanza con Hitler fosse strategicamente vantaggiosa per l’Italia, specialmente nel periodo iniziale della guerra.

Un altro tema controverso è quello dell’influenza di Petacci sulle politiche razziali del regime fascista.

Sebbene Mussolini fosse il principale artefice delle leggi razziali del 1938, vi sono documenti che suggeriscono come Petacci, proveniente da una famiglia borghese benestante, avesse opinioni fortemente antisemite e potesse aver contribuito, almeno in parte, a rafforzare l’orientamento razzista del regime.

Tuttavia, è importante sottolineare che la decisione di adottare politiche razziali fu principalmente il risultato di pressioni internazionali e della volontà di Mussolini di allinearsi con la Germania nazista, piuttosto che un’influenza diretta di Claretta Petacci.

L’influenza di Claretta Petacci su Mussolini rappresenta un esempio di come, in un regime autoritario, le dinamiche personali possano intersecarsi con le decisioni politiche. Sebbene Claretta non avesse un ruolo ufficiale, il suo rapporto stretto con il Duce le permise di esercitare una certa influenza, soprattutto in termini di favoritismi e pressioni personali.

Tuttavia, la sua influenza su decisioni politiche di ampio respiro, come l’alleanza con la Germania o le politiche razziali, rimane un tema controverso e non privo di ambiguità, dove la sua azione si inserisce in un contesto più ampio di dinamiche politiche e internazionali.

Gennaro Sangiuliano è un ministro della Repubblica Italiana, mentre Alessandra Boccia è una figura privata legata a Sangiuliano. La loro relazione si svolge in un contesto di trasparenza e pluralismo politico, dove la vita privata delle figure pubbliche è spesso oggetto di attenzione mediatica (vedasi le varie foto pubblicate insieme sui social), ma in un ambiente che garantisce diritti e libertà civili, molto diverso dal clima autoritario dell’epoca fascista.

Non ci sono fotografie che rappresentano il duce insieme a Claretta eccetto quella in cui sono appesi insieme a piazzale Loreto, questo la dice lunga su come questo tipo di relazioni vanno intelligentemente gestite soprattutto da parte di chi ha incarichi di rappresentanza del paese.

In un contesto democratico, l’influenza di Alessandra Boccia su Gennaro Sangiuliano sarebbe, se esistente, molto più limitata. La trasparenza e la vigilanza mediatica nelle democrazie moderne riducono la possibilità di influenze occulte, sebbene la vicinanza personale possa ancora suscitare speculazioni.

Ed inoltre, me ne scusi il ministro Sangiuliano, poco conta la sua figura rispetto a quella di Mussolini di allora in termini di potere politico.

Tuttavia, in assenza di un contesto dittatoriale, il loro legame è meno significativo dal punto di vista politico e più personale.

Le conseguenze pubbliche della relazione tra Sangiuliano e Boccia sono molto meno drammatiche. In un contesto moderno, una relazione tra un politico e una persona privata può generare attenzione mediatica, ma difficilmente avrà ripercussioni così gravi come nel caso di Mussolini e Petacci.

Tuttavia, la percezione pubblica di tali relazioni può influenzare la reputazione del politico coinvolto, soprattutto se emergono questioni di conflitto di interesse o altre controversie.

Ma la problematica più grave è quella che nel paese suddetti accadimenti minano la fiducia nell’esecutivo e nel suo leader, e questo esecutivo ne ha di problematiche del genere.

Meraviglia che questo esecutivo sottovaluti come il suo comportamento possa generare danni.

Cerchiamo qui brevemente di spiegarglielo.

L’attenzione spasmodica al chiacchiericcio e al gossip in Italia può essere spiegata attraverso una combinazione di fattori culturali, sociali e mediatici che hanno radici profonde nella storia e nella società italiana.

L’Italia ha una lunga tradizione di vita comunitaria, dove le interazioni sociali giocano un ruolo centrale nella vita quotidiana. Nei piccoli paesi e nei quartieri delle città, il chiacchiericcio e il gossip sono stati per secoli strumenti di coesione sociale, attraverso cui le persone condividevano informazioni, rafforzavano i legami comunitari e mantenevano una certa forma di controllo sociale.

Questo tipo di interazione sociale si è mantenuto vivo anche nelle grandi città e nell’epoca moderna, dove il gossip continua a fungere da collante sociale, permettendo alle persone di sentirsi parte di una comunità più ampia.

I media italiani hanno contribuito notevolmente alla diffusione del gossip, trasformandolo in un vero e proprio settore dell’informazione. Programmi televisivi, riviste e giornali dedicati interamente al gossip e alla cronaca rosa hanno avuto un successo enorme in Italia.

Questa attenzione è alimentata da un sistema mediatico che spesso favorisce notizie leggere e sensazionalistiche rispetto a quelle più serie o approfondite, perché queste tendono a catturare l’attenzione di un pubblico ampio e variegato. La spettacolarizzazione della vita privata di personaggi pubblici ha reso il gossip un elemento centrale dell’intrattenimento.

L’influenza della cultura popolare italiana, con una lunga tradizione di commedia, teatro e letteratura che si concentrano spesso sui vizi e le virtù della società, ha contribuito a rafforzare l’interesse per le storie personali e il gossip.

Dalle opere di autori come Boccaccio, con il suo “Decameron”, fino alla commedia dell’arte e ai film italiani del dopoguerra, c’è sempre stato un interesse per le storie intime, per le relazioni personali e per i pettegolezzi. Questo interesse è stato ulteriormente amplificato dai media moderni.

La società italiana è caratterizzata da una forte attenzione all’immagine e alla reputazione.

In questo contesto, il gossip funge da strumento attraverso il quale le persone monitorano la reputazione altrui e proteggono la propria.

L’importanza attribuita all’apparenza e al “bel vivere” rende il gossip una forma di vigilanza sociale, dove la reputazione è costantemente sotto esame. Inoltre, la dimensione familiare e la rete di relazioni personali sono particolarmente importanti in Italia, e il gossip può influire su queste dinamiche, rafforzandole o, in alcuni casi, minandole.

In un paese come l’Italia, che ha vissuto e continua a vivere momenti di crisi politica, economica e sociale, il gossip offre un’evasione dalla realtà quotidiana.

Le storie di celebrità, scandali e pettegolezzi offrono una forma di intrattenimento che permette di distrarsi dai problemi più gravi.

Questo meccanismo di evasione non è unico dell’Italia, ma nel contesto italiano assume una particolare rilevanza a causa dell’intensità e della pervasività con cui il gossip è consumato e discusso.

Con l’avvento dei social media e della globalizzazione delle informazioni, il gossip è diventato ancora più accessibile e diffuso. Le piattaforme digitali hanno amplificato la portata del gossip, permettendo una diffusione immediata e su vasta scala di notizie, vere o presunte, riguardanti personaggi pubblici e non solo.

In Italia, l’uso estensivo dei social media ha ulteriormente alimentato questa tendenza, rendendo il gossip una parte ancora più integrante della vita quotidiana.

L’attenzione spasmodica al gossip in Italia è il risultato di una combinazione di tradizioni culturali, strutture sociali e dinamiche mediatiche. Il gossip, in questo contesto, non è solo un passatempo leggero, ma una componente radicata nella cultura e nella società italiana, che riflette e rafforza i valori della comunità, l’importanza della reputazione e la necessità di evasione.

Anche se spesso criticato per la sua superficialità, il gossip continua a svolgere un ruolo significativo nel tessuto sociale italiano.

Forse questo esecutivo ha bisogno di consulenti migliori!!

Come ultima cosa, che poi mi ha permesso stanotte di tornare a dormire la mia oretta, è questa considerazione:

Claretta con il suo Ben è andata dritta alla fucilazione, Maria Rosaria con il suo Gennaro dritta in tv!

O tempora, o mores

 

noi lo avevamo già detto!!!

Brava Giorgia, adesso occhio allo spoils system!

per chi volesse approfondire il tema ventennio ricordiamo:

Fascismo: Nessuno è Perfetto