Abilitazioni in Romania – Il Consiglio di Stato dà ragione ai ricorrenti

Abilitazioni in Romania – Il Consiglio di Stato dà ragione ai ricorrenti: il Ministero deve riconoscere il titolo

Abilitati in Romania – Le Novità dopo la pronuncia del Consiglio di Stato di condanna del Ministero dell’ Istruzione per elusione del Giudicato.

Si aggiunge un nuovo capitolo alla difficile vicenda dei riconoscimenti delle abilitazioni conseguite in Romania.Lunedì 25 ottobre alle ore 16.00 in diretta sul canale youtube BetapressTV, Chiara Sparacio, caporedattore di Betapress.it, chiederà all’Avv.Maurizio Danza Prof. Diritto Istruzione e Ricerca Internazionale ISFOA, di presentare le novità in tema di riconoscimento dei titoli conseguiti in Romania dopo la recentissima pronuncia del Consiglio di Stato che condanna il Ministero dell’ Istruzione per elusione del Giudicato.

Argomenti

Nella diretta si parlerà degli effetti della sentenza anche nei confronti di docenti non compresi nella pronuncia e dei principi del diritto dell’Unione Europea che il Ministero dell’istruzione è tenuto ad applicare con riferimento al riconoscimento dei titoli conseguiti in Romania.

Vi invitiamo ad intervenire con le vostre domande a cui il nostro ospite risponderà in diretta

 




Le maestre che non hanno paura dei libri

Come sarebbe se i nostri figli potessero studiare su dei libri di testo fatti apposta per loro?

Dei libri di testo che rispettino le loro inclinazioni, la loro territorialità, la loro cultura e il loro modo di imparare.

Come sarebbe se i professori, le persone che conoscono gli studenti e sanno di cosa hanno davvero bisogno e come, scrivessero i libri per i propri studenti?

In effetti, da qualche anno, le scuole più all’avanguardia hanno aderito ad un progetto dedicato e si sono trasformate in case editrici per pubblicare i propri libri di testo.

E così ragazzi delle scuole secondarie e superiori hanno scoperto, con profitto, quanto sia diverso e migliore studiare su dei libri scritti apposta per loro; le famiglie, non dovendo pagare tutta la filiera dei libri di testo pubblicati dalle case editrici commerciali, hanno risparmiato fino al 200% delle spese per i libri; i docenti hanno accresciuto le proprie competenze grazie al riconoscimento dei punteggi dovuti alla pubblicazione di un libro e le scuole hanno avuto una ulteriore crescita di prestigio agli occhi della comunità.

La pubblicazione dei propri libri di testo è oggi per molte scuole una svolta positiva e fruttuosa nel proprio percorso formativo e didattico.

Mancava ancora un passo: nessuno aveva avuto l’ardire di scrivere un libro per le scuole primarie.

La principale perplessità era dovuta allo sforzo che le maestre avrebbero dovuto fare per trovare il sistema comunicativo più adatto.

Quest’anno, due maestre dell’Istituto comprensivo “Ildovaldo Ridolfi” – Tuscania (VT) diretto dalla DS Paola Adami, hanno superato loro stesse e i timori di chi non osava e hanno scritto e pubblicato all’interno della collana della propria scuola Bentornati a Scuola, il libro di testo per gli studenti della scuola primaria.

Le due pioniere sono le maestre Elisabetta Corona e  Elisa Buzzi e noi le abbiamo incontrate.

Intervista alle maestre Elisabetta Corona e  Elisa Buzzi

Maestre Elisabetta Corona e Elisa Buzzi
Maestre Elisabetta Corona e Elisa Buzzi

Maestre, qual è il vantaggio di scrivere in prima persona il libro per i propri studenti?

Scrivere un libro di testo rappresenta una sfida che ci ha aiutate a crescere professionalmente, mettendoci in gioco e pensando ad una modalità di fare scuola che ci potesse aprire alla sperimentazione e al continuo confronto.

Il nostro augurio è quello di creare un ambiente (l’Istituto Comprensivo di Tuscania) dove sia possibile sperimentare e “creare cultura” così da essere resiliente verso gli alunni, le famiglie ed il paese tutto.

Il libro ideale a cui abbiamo pensato fin da subito non è un prodotto chiuso e finito, ma una sorta di filo rosso che possa legare diversi argomenti. Rappresenta per docenti e alunni un punto di riferimento e al tempo stesso un punto di partenza.

Non può essere esaustivo, pur contenendo le conoscenze fondamentali (quelle previste dalle ​Indicazioni nazionali​).

È un canovaccio che si scrive con e per gli studenti ed è un modo per comunicare con loro. È un contenitore di informazioni, processi, linguaggi, relazioni; una base modellabile, espandibile; una rete, una piattaforma, un processo di scrittura e di apprendimento.

Inoltre, rispetto al libro cartaceo, permetterà una serie di interazioni e conterrà espansioni costituite da contenuti digitali.

Aderire a quest’idea per noi ha significato credere nella possibilità di ‘scrivere’ assieme ai bambini una parte di quella conoscenza che si apprende nei libri e renderli attivi nella rielaborazione dei contenuti, superando la didattica trasmissiva.

E’ così possibile lavorare sulle competenze e non solo sull’acquisizione di conoscenze con una marcia in più: attualizzare i contenuti, con la trattazione di temi legati al territorio, alla sua storia e alle sue tradizioni, ma anche personalizzarli con temi legati ai bisogni di approfondimento della classe.

Quali elementi ha tenuto in considerazione scrivendolo il libro?

Abbiamo ritenuto opportuno elaborare percorsi didattici che, discostandosi dalla linea interpretativa del singolo libro di testo, offrissero approfondimenti più calibrati sui bisogni degli alunni, al contempo valorizzando la professione docente e la personalizzazione dei percorsi di apprendimento, sulla base delle specifiche del contesto in cui operiamo.

Abbiamo cercato così di superare il limite dei manuali scolastici, che spesso vanno bene per una parte della classe, ma che ovviamente non possono tener conto del contesto sociale e culturale in cui vengono utilizzati.

Perché i libri già pubblicati non soddisfavano le vostre esigenze?

Nello scorso anno scolastico abbiamo applicato, tra gli altri, il Metodo Venturelli coniugato con il metodo sillabico per l’apprendimento della letto-scrittura e il Metodo Analogico ideato da Camillo Bortolato per imparare i numeri e il calcolo.

Dato che il libro di testo per la classe prima proponeva differenti metodologie, a volte contrastanti con le linee seguite, lo scorso giugno abbiamo portato in Collegio dei docenti la proposta di adozione per la classe seconda di un testo  più aderente alle nostre esigenze; il Collegio non ha approvato la richiesta, così siamo ricorse alla facoltà (cfr. ​Nota protocollare MIUR n. 2581 del 9 aprile 2014), in virtù della libertà di insegnamento, di adottare un libro autoprodotto in sostituzione dei volumi delle case editrici, in formato sia cartaceo che digitale (art. 6, c. 1, legge n. 128/2013​).

Cosa le è piaciuto del progetto Gutenberg?

Grazie alla collaborazione tra il nostro Istituto Comprensivo e il Gruppo Editoriale Currenti Calamo, Ente di formazione accreditato Ministero dell’Istruzione, Ministero dell’Università e della Ricerca, abbiamo potuto realizzare il testo didattico autoprodotto e ci è stato possibile fornire alle famiglie un manuale economicamente accessibile e funzionale all’apprendimento.

Con il Progetto Gutenberg abbiamo potuto promuovere la progettazione e la sperimentazione di un percorso formativo centrato sulle competenze, favorire comportamenti proattivi, introdurre gli alunni all’uso del Digitale, motivarli utilizzando una molteplicità di linguaggi, attualizzare i contenuti con la trattazione di temi legati al territorio e alla realtà che li circonda, nonché promuovere un approccio metodologico dell’insegnamento di tipo laboratoriale, che metta al centro dell’attenzione il bambino.

Un ringraziamento particolare va alla nostra Dirigente Scolastica, Prof.ssa Paola Adami, che ci ha sempre sostenute, consigliate ed accompagnate in questo impegnativo ed entusiasmante percorso.

 

 

Agrario Pavoncelli Cerignola: libri alla portata di tutte le famiglie

 

Eccellenza e primati per la scuola IC Ridolfi di Tuscania

 

Pio Mirra, DS Pavoncelli Cerignola: come noi sempre più scuole pubblicano i propri libri

 

La scuola pugliese che pubblica i suoi libri di testo e fa risparmiare le famiglie

 

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=NKrGFOrjEu8?feature=oembed&w=640&h=360]

 




Eccellenza e primati per la scuola IC Ridolfi di Tuscania

 

È di Tuscania la prima scuola che scrive i libri per i propri studenti della scuola primaria.

Ogni anno ogni famiglia spende per ogni figlio in età scolare tra i 300 e i 400 euro per i soli libri di testo.

Con l’arrivo dell’autonomia scolastica, alcune scuole si sono organizzate tramite appositi progetti e si sono “trasformate” in vere e proprie case editrici pubblicando i propri libri di testo.

Questa scelta ha portato notevoli vantaggi per chi la ha adottata.

Chi ha aderito al progetto Gutenberg ha fatto risparmiare alle famiglie fino al 200% della spesa per i libri di testo, ha permesso ai docenti autori dei libri di tesaurizzare punteggi utili per le graduatorie, ha consentito agli studenti di studiare su programmi e metodologie completamente dedicati.

Studenti di scuole medie e licei, istituti tecnici e specialistici hanno goduto dei benefici di questa attività di eccellenza della scuola.

Fino ad oggi, accertato che la scelta di pubblicare i propri libri di testo è la più conveniente per famiglie, docenti, scuola, studenti e comunità, era rimasta una unica perplessità:

è possibile utilizzare questo sistema anche per la primaria?

La risposta è sì e l’ha data l’istituto Comprensivo Statale Ildovaldo Ridolfi di Tuscania (VT) grazie allo spirito di intraprendenza della DS Paola Adami e della dedizione delle maestre Elisabetta Corona e Elisa Buzzi a cui abbiamo chiesto di raccontare la loro scelta.

Il racconto della DS

DS Paola Adami
DS Paola Adami

Dirigente, come è nata la decisione di creare e pubblicare i propri libri di testo?

Grazie alla rete degli istituti ITA senza frontiere sono venuta a conoscenza del progetto Gutenberg: il collega Pio Mirra ha realizzato un’intera collana di libri di testo per le classi del biennio dell’istituto tecnico agrario ed ha condiviso con tutte le altre scuole della rete nazionale.

Mi sono incuriosita e ho iniziato a pensare se non potessimo fare anche noi qualcosa del genere.

Da DS, cosa si prova a pubblicare un libro scritto dai propri docenti?

Da Ds pubblicare un libro scritto dai propri docenti è una vera emozione: comprendi che stai lavorando con professionisti seri che hanno il desiderio ed il coraggio di mettersi in gioco, senza contare il vantaggio di avere un vero valore aggiunto all’interno dell’istituto che dirigi.

Come hanno accolto i docenti l’idea di pubblicare un libro per I propri studenti?

Le docenti coinvolte hanno accolto con vero entusiasmo l’idea di pubblicare un libro che servisse veramente ai loro studenti.

Cosa augura ai suoi studenti per il nuovo anno scolastico?

A tutti gli studenti auguro di iniziare un  bellissimo viaggio alla scoperta della conoscenza  all’insegna della fantasia!

La dirigente scolastica Paola Adami non è nuova all’innovazione, infatti nella sua scuola, l’Agrario F.lli Agosti di Bagnoregio ha avviato progetti importanti come le coltivazioni innovative, i negozi bio-qualitativi, i progetti di scrittura creativa e via dicendo; un vero e proprio vulcano di innovazione.

La DS Paola Adami è inoltre presidente di una delle più importanti reti di scuole italiane, ovvero quella degli istituti agrari, la rete Itasenzafrontiere.

 

 

Bagnoregio e la scrittura creativa

 

Pio Mirra, DS Pavoncelli Cerignola: come noi sempre più scuole pubblicano i propri libri

 

Agrario Pavoncelli Cerignola: libri alla portata di tutte le famiglie

 

Agrario Pavoncelli Cerignola: libri alla portata di tutte le famiglie

 

 

 

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=NKrGFOrjEu8?feature=oembed&w=640&h=360]

 

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=Addf71ySqH0?feature=oembed&w=640&h=360]



Pio Mirra, DS Pavoncelli Cerignola: come noi sempre più scuole pubblicano i propri libri

Ormai sono sempre di più che scuole che hanno deciso di produrre e pubblicare in autonomia i libri per i propri studenti.

Prof. Pio MirraNella storia di questo progetto, il precursore dei tempi è il Prof. Pio Mirra, notissimo Dirigente Scolastico dell’Istituto Pavoncelli di Cerignola in provincia di Foggia.

Si chiamo Progetto Gutenberg e permette alle scuole di creare una propria collana editoriale riconosciuta.

Le scuole che decidono di aderire al progetto Gutenberg sono le più all’avanguardia, quelle più attente alle proposte della modernità e che vogliono offrire ai propri studenti e alla propria comunità lo strumento di formazione più adatto a loro.

Dal nord a sud i docenti, supportati dai Dirigenti Scolastici illuminati, si impegnano per preparare i propri studenti nel modo più diretto e preciso,

Ovviamente per ogni grande tendenza ci sono sempre i precursori.

I vantaggi di una scelta di questo genere per la scuola sono molteplici:

  • gli studenti possono studiare su testi dedicati esattamente a loro
  • le famiglie risparmiano ogni anno più del 70% sulle spese sei libri di testo, i dati di tre anni di attività parlano di una riduzione da 350 euro a 80 euro a carico delle famiglie
  • i docenti guadagnano punteggio nelle graduatorie ministeriali grazie alla pubblicazione di un testo,
  • il territorio viene valorizzato nella sua storia grazie ai programmi specifici
  • la scuola che aderisce a un progetto di tale attenzione agli studenti acquisisce prestigio.

Questi sono solo alcuni dei motivi per i quali molti Dirigenti Scolastici hanno scelto di aderire al progetto Gutenberg.

L’IISS Pavoncelli nel 2016/2017 è stato il primo istituto scolastico  ad aderire al progetto Gutenberg, proposto da Currenti Calamo Editore e creando una collana  editoriale dedicata interamente al biennio.

Negli anni la scuola ha continuato a lavorare per incrementare il suo catalogo e quest’anno accoglie l’ultimo arrivato: “L’ABC di Disegno e Tecnologie” edito da CCE Currenti Calamo Editore.

Si tratta ancora di un testo in uso nel biennio obbligatorio, autoprodotto dai docenti, in formato cartaceo e digitale, curato nel progetto grafico da La Plume di Cerignola.

Il testo completa l’adozione libraria del biennio e porta a 16 volumi la collana editoriale del Pavoncelli.

I testi, in formato cartaceo e digitale, sono stati un valido aiuto per gli studenti soprattutto in un anno e mezzo di “didattica a distanza”.

Per il nuovo anno scolastico il “team ebook” di istituto sarà impegnato ai dovuti aggiornamenti dei testi in adozione in collaborazione con gli studenti, gli auguriamo, tutti in presenza.

 

La scuola pugliese che pubblica i suoi libri di testo e fa risparmiare le famiglie

http://https://youtu.be/NKrGFOrjEu8

Sdidatticamente parlando… ovviamente a distanza.

GIOVENTU’ INVISIBILE, SCUOLA E PROMESSE…




Perché studiare? Betapress coinvolge i docenti

Della scuola, per ora, si parla tanto.

Si parla di green pass, di vaccini, di convocazioni, di aule, di DAD di DIP, di INVALSI di decine di aspetti t4ecnici e burocratici.

Della scuola, per ora, si parla tanto

C’è una cosa di cui non si sta parlando molto e, se ci fermiamo a rifletterci per un attimo, sembra quasi incredibile.

Non si parla della bellezza dello studio, del motivo per il quale i ragazzi, dovrebbero andare a scuola e studiare.

Noi di Betapress abbiamo chiesto ad alcuni docenti di raccontarci il motivo per cui studiare la propria materia perché siamo convinti che la passione è un ottimo strumento di divulgazione culturale.

Fino ad ora abbiamo visto perché studiare francese, perché studiare fumetti  e perché studiare italiano.

Abbiamo raccolto altre opinioni che saranno presto on line.

 

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=videoseries?list=PLT_pnnqU-nBcUmF2BYcjl9vHrTFMUOpMq&w=640&h=360]

Poiché il nostro è un giornale fortemente orientato alla scuola che si espone per i suoi diritti e ama raccontarne gli aspetti belli, ci teniamo a coinvolgere i docenti chiedendo loro un piccolo video.

Non importa che una materia è già stata argomentata: i motivi per cui studiare sono talmente tanti e talmente articolati che più contributi raccoglieremo, meglio sarà.
Per partecipare al progetto scrivi a info@betapress.it oggetto “perché studiare”

 




Il pullman del Pavoncelli – Pio Mirra

Spesso le buone attività di raccolta fondi fatte delle scuole, finiscono sulla stampa portando lustro alla scuola e alla comunità.

In questa puntata di fundraising per le scuole, Chiara Sparacio e Francesca Donati ospitano il prof. Pio Mirra, Dirigente Scolastico dell’IISSG Pavoncelli di Cerignola, (FG), famosissimo per le tante attività costruttive portate avanti.

fundraising per le scuole

Il Pavoncelli quest’anno ha portato avanti una felice campagna di raccolta fondi che ha permesso loro di acquistare un pullman per gli studenti.

Sulla fiancata del pullman è stata serigrafata la frase

“… come tutte le più belle avventure della vita anche questo viaggio cominciò per caso”

fundraising per le scuole

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=cfDkJYjkq24?feature=oembed&w=640&h=360]

 

 




SmemoApp ed i giovani d’oggi!

Il gruppo editoriale CCEditore ha svolto nell’ultimo anno una importante ricerca sui giovani di oggi ed i social, commissionata dal Gruppo Smemoranda, al fine di realizzare un ambiente digitale a misura di giovani.

Il team di ricerca coordinato dal Professore di Sociologia, Corrado Faletti, con la sua ricerca ha permesso di avviare la creazione della SmemoApp, un diario digitale in grado di offrire una serie di servizi ad hoc per i suoi giovani utenti.

L’analisi di mercato, accurata e sistemica, ha calibrato l’offerta di un prodotto innovativo in grado di offrire una serie di servizi incentrati sulle richieste degli adolescenti del terzo millennio.

La dottoressa Chiara Sparacio, responsabile del team di ricerca ci riassume i principali contenuti:

Ragazzi ricchi di valori (impegno sociale e voglia di salvare il mondo).

Ragazzi che credono ancora nella famiglia, nell’amicizia e nella scuola.

Ragazzi creativi e dinamici, pieni di idee, i cui amori ed umori corrono sul filo degli ormoni (vedremo insieme l’evoluzione anagrafiche delle risposte).

Ma, comunque ragazzi, intelligenti e motivati, che chiedono qualcosa di più e qualcosa di meglio, di quello che c’è, attualmente, dentro e fuori la scuola.

Proprio, martedì scorso, il 15 settembre 2020, al Teatro Zelig a Milano, nella conferenza stampa di Smemoranda, è stato presentato un estratto della ricerca svolta da CCEditore per indagare sui valori dei giovani.

Il campione preso in considerazione tra marzo e giugno 2020, presenta le seguenti caratteristiche:

Età compresa tra gli 11 ed i 18 anni.

Studenti della scuola secondaria di primo e secondo grado.

Nel 55% dei casi, maschi, e nel restante 45%, femmine.

Appartenenti a tutto il territorio nazionale.

Analizzati in due tempi, nella Fase 1, durante il lockdown, 550 studenti,

nella Fase 2, terminato il lockdown, 2000 studenti.

Monitorati attraverso un questionario di 40 tavole, relative a più di 100 domande espresse tramite questionari e test di verifica incrociati, gruppi di lavoro e workshop.

I ragazzi hanno risposto a questionari relativi a

  • Interessi generali
  • Utilizzo dei siti
  • L’app ideale
  • Reperimento e rapporto col denaro
  • Valori condivisi
  • Impatto personale sul mondo

 

Lo studio ha riportato dei valori molto interessanti, tracciando un profilo dei giovani notevole.

Prima di tutto, i giovani, nel giro di pochi mesi, passando dalla preadolescenza all’adolescenza (dagli 11-13 anni ai 14-18) cambiano di parecchio la focalizzazione sulla propria identità.

Essi spostano il loro interesse dall’esterno, verso eventuali idoli, all’interno, verso la consapevolezza di sé, assumendo così, una presa di coscienza del proprio valore personale.

I giovani decidono di volersi formare, vogliono essere artefici del proprio destino.

Interessante è vedere, per esempio la scala di valori dei ragazzi.

Nella fascia di età 11-13 anni, la Famiglia occupa il primo posto, seguita dagli Amici ed in ultimo dallo Studio.

Dai 13 ai 18 anni, cambia tutto, prima c’è l’Amicizia, poi lo Studio, per ultimo la Famiglia.

Ma non solo!

Lo studio ha dimostrato che i ragazzi, più crescono, più chiedono alla scuola di essere al loro fianco per essere migliori.

I giovani non vogliono materiale scolastico o programmi predefiniti (le famose conoscenze), ma, chiedono competenze, vogliono studiare su materiale creato apposta per loro, anzi, nato da loro.

La app più amata tra gli 11 e i 14 anni parla di musica, la meno interessante parla di libri.

Tra i 13 e i 18, la app più amata parla di musica, ma quella di libri sale vertiginosamente.

Se i più giovani seguono Tik Tok, ed usano prevalentemente WhatsApp, ben presto, crescendo, passano ad Instagram, Facebook, Messenger.

Sono sensibilissimi al tema della natura, pensano di avere il dovere di intervenire e chiedono alla scuola di aiutarli in questo.

Il loro denaro denaro viene speso per uscire e per fare acquisti di beni tra gli 11 e i 13 anni, ma per comprare app e appunti per studiare tra i 13 e i 18.

 

I ragazzi sono molto sensibili al sociale, infatti spendono il 10% del loro importo mensile in beneficenza.

Insomma, i giovani non sono una categoria unica, preconfezionata, sono fluidi e dinamici, intelligenti ed esigenti.

Per questo ci voleva una ricerca di marketing per centrare il bersaglio, per offrire loro un servizio scolastico ed un supporto digitale esclusivo.

Questo asse di ricerca, dicevamo, è stato curato da CCEditore, ed intorno a questo asse è nata SmemoApp.

Smemoranda ha infatti deciso di raddoppiare il suo storico diario, accostando alla versione cartacea, un’innovativa versione digitale.

La nuova veste dell’agenda nata nel 1979 è stata presentata proprio martedì 15 settembre al Teatro Zelig di Viale Monza, alla presenza del team di Smemoranda e dell’influencer Luciano Spinelli.

La Smemoranda cartacea esiste già da oltre 40 anni.

Nata nel 1979, Smemoranda ha ospitato le firme più prestigiose del mondo del cinema e della musica come Fellini, Jovanotti e Ligabue.

Ha sempre veicolato valori importanti ed estremamente attuali come la solidarietà e il pacifismo.

Il celebre diario ha raccolto attorno a sé più di 25 milioni gli studenti che, dalla prima edizione ad oggi, l’hanno “consumata” ogni giorno ed ha visto la partecipazione di diverse centinaia di collaboratori che hanno contribuito al suo successo.

Smemoranda è stata riconosciuta come un social ante litteram, ed è sempre stata considerata una vera e propria bacheca materiale.

Ora,”la Smemo si è aperta al web preparando il terreno per questa rivoluzione digitale” ha raccontato Nico Colonna, Direttore di Smemoranda.

La SmemoApp è un diario a tutti gli effetti, in formato digitale, che permette di segnare gli orari delle lezioni, di organizzare la giornata scolastica e di controllare il calendario scolastico.

Ma non solo, dall’app è possibile anche tenere sotto controllo la media dei voti, aggiungere gli amici e creare gruppi di discussione, oltre che condividere gli appunti con i compagni di scuola.

La SmemoApp è in grado di interagire day by day con gli studenti nel loro quotidiano, scuola compresa.

Ogni giorno, il diario propone centinaia di contenuti dedicati ai giovani, che possono creare post e condividerli.

I contenuti prodotti dagli utenti sono di loro proprietà ed essi stessi possono decidere di eliminarli in qualsiasi momento.

La genesi del progetto rimanda, come dicevamo, alla stretta collaborazione del team di Smemoranda con Corrado Faletti, Professore di Sociologia, che ha pensato alla “Stanza delle idee della generazione Z“.

Da lui è partita l’intuizione geniale di progettare un luogo digitale dedicato alla scuola, agli studenti e alle loro esigenze.

Dalla ricerca è emerso che la maggior parte dei ragazzi desiderava un’app in grado di offrire opportunità e stimoli per lo studio e di supportare la scuola in progetti sull’ecologia e sulla didattica.

La nascita della SmemoApp, è costruita proprio intorno a “la stanza delle idee della generazione Z”.

La SmemoApp offre una serie di attività, nate per i giovani e create con i giovani.

Nel corso dell’anno scolastico, infatti saranno implementati, con i partner leader del singolo settore, attività e servizi relativi a viaggi, assicurazioni su richiesta, servizi bancari, acquisto di biglietti per spettacoli e concerti, orientamento, volontariato, distance learning.

Non mancherà una sezione per giocare, accumulare punti, partecipare a concorsi e vincere premi, sezione realizzata in collaborazione con Epipoli, gruppo fintech italiano leader nei sistemi di engagement e specializzato in carte prepagate e Gift Card.

La rubrica reward è inaugurata dal Grande Concorso Smemoranda: chi acquisterà in edicola il magazine “Smemoranda – Tutti a scuola!” avrà la possibilità di partecipare al concorso e attraverso SmemoApp e potrà vincere subito fantastiche gift card Foot Locker e Media World per un monte premi totale di 15.000 euro.

Alessia Gemma, Responsabile contenuti Smemoranda, ha commentato: “Smemoranda si è sempre contraddistinta per la cura dei contenuti, contenuti che adesso abbiamo spostato anche on-line.

E’ il primo motore di ricerca per i ragazzi, per la generazione Z.

Ci sono tutti i contenuti scelti insieme ai Partner, il mantra che abbiamo seguito nella loro selezione è stato “se devi spiegarlo agli adulti, va benissimo per i ragazzi”.

Ci sarà inoltre una rubrica dedicata al Fantacalcio, vignette di ZeroCalcare, oroscopi e rubriche”.

Una moltitudine di contenuti freschi, aggiornati costantemente, legati all’attualità e ai trend.

I contenuti della Generazione Z, insomma, contenuti dei giovani.

Il rapporto completo verrà presentato da unicceditore.education entro il 2020.

Giovani creativi e vitali, anche un po’geniali, open mind e work in progress, come chi li ha studiati ed accontentati.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“La nostra realtà sono i sogni”

 




PON – intervista ad un ex ispettore dei fondi europei del MIUR

PON fondi europei miur Sorgente: pazzesca intervista ad un ex ispettore dei fondi europei

Intervista esclusiva ad un ispettore dei fondi europei del MIUR

La storia Nel 2012 avviene un fatto strano che nessuno ha mai riportato: tutto un ufficio di ispettori dei fondi europei del MIUR viene cancellato dopo una serie di ispezioni che danno risultati molto negativi. L’ufficio era composto da 4 persone più 5 consulenti, a marzo 2012 l’ufficio viene completamente smantellato ed il personale viene o allontanato, o mandato in pensione forzata o trasferito d’ufficio, i consulenti vengono immediatamente sostituiti da altri tramite un bando quantomeno sospetto.

 

Domanda: lei era un componente dell’ufficio di audit durante quegli anni?

Risposta: si ero una delle persone che operavano nell’unità di audit, avevamo la funzione di controllo ispettivo sulla regolarità dei fondi europei assegnati alle scuole.

Domanda: lei ci ha pregato di non dire il suo nome, come mai?

Risposta: dopo quello che è successo e gli attacchi che sono stati fatti pur di mettere a tacere tutto quanto l’ultima cosa che voglio è che si sappia il mio nome.

Domanda: è vero che nel 2010 la commissione europea ha fatto un’ispezione sanzionando il Miur per la scarsa qualità dei controlli dell’autorità di audit?

Risposta: verissimo, era l’aprile 2010. La commissione europea venne a fare un’ispezione sull’autorità di audit e diede un ultimatum: o si mettevano a posto i sistemi di controllo o i fondi sarebbero stati sospesi. Domanda: perché non erano a posto i controlli?

Risposta: in realtà non venivano nemmeno fatti. Si cercava solo di dire che andava tutto bene per non interrompere l’erogazione dei fondi.

Domanda: e questa cosa non era giusta? Se si fossero interrotti i fondi non sarebbe stato un enorme danno?

Risposta: certo che sarebbe stato un danno, ma se non vengono fatti i controlli non possiamo essere sicuri che i fondi non vengano male utilizzati o peggio ancora vadano a finire alla malavita, ricordiamoci che i fondi europei vanno alle regioni Sicilia, Campania, Puglia e Calabria.

Domanda: non è un poco prevenuta la sua risposta?

Risposta: no, è che i fondi vanno solo a quelle regioni…

Domanda: quindi dopo la venuta della commissione?

Risposta: si certo, ci diedero un ultimatum, ovvero entro settembre avremmo dovuto rifare il sistema dei controlli per poter poi attuare una politica di audit corretta.

Domanda: tutto qui?

Risposta: ahahah e lei dice poco??!! Al Miur non c’era nessuno in grado di pensare e realizzare un sistema di controlli in così poco tempo.

Domanda: allora cosa successe?

Risposta: venne dato l’incarico ad un dirigente a tempo determinato che si occupava di altro e che era arrivato dall’esterno, non era di ruolo.

Domanda: che cosa c’entra questo?

Risposta: c’entra moltissimo: al Miur tutti i dirigenti sapevano che questo incarico sarebbe stato difficile e pericoloso, e quelli in carriera se ne guardavano bene da prendersi questa gatta da pelare

Domanda: e perché invece questo dirigente accettò?

Risposta: non l’ho mai capito, in realtà lui venendo dall’esterno aveva esperienza su questa materia, ma di certo non aveva capito che prendere quest’incarico sarebbe stato un altissimo rischio.

Domanda: quindi cosa successe?

Risposta: il dirigente prese l’incarico ed iniziò a disegnare un nuovo sistema, lo fece anche molto bene tanto che a settembre la commissione europea fece i complimenti per la realizzazione del nuovo modello di audit.

Domanda: e allora quale fu il problema?

Risposta: fu che il sistema funzionava davvero bene! Appena lo applicammo iniziarono ad uscire una serie infinità di irregolarità, dalle meno gravi alle più gravi fino alle gravissime, cosa che iniziò ad agitare le alte sfere.

Domanda: perché le alte sfere si agitarono?

Risposta: semplice se lei per dieci anni dice che va tutto bene, viene la commissione e dice che non stavamo facendo i controlli, noi iniziamo a farli a regola ed escono un sacco di irregolarità, lei che ha detto che andava tutto bene in che posizione si trova?

Domanda: mi può dire che irregolarità trovaste?

Risposta: preferirei evitare, comunque da stipendi falsi a firme false a gare inesistenti a laboratori fantasma…

Domanda: ma voi segnalaste tutte queste cose?

Risposta: i dirigente fece tutti i verbali e li mandò alla corte dei conti, alla procura della repubblica, nonché ovviamente alle alte sfere, alla commissione europea…

Domanda: cosa successe?

Risposta: il finimondo! La commissione europea voleva bloccare i fondi, intervennero tutti per far tacere la cosa ma noi andammo avanti, ci arrivò anche una lettera che ci diceva che avevamo fatto troppi controlli!!

Domanda. Da chi vi arrivò?

Risposta: in pratica ci arrivò da coloro che dovevamo controllare, che però gerarchicamente erano tre livelli sopra di noi.

Domanda: quindi il controllato ordinò ai controllori di smetterla di controllare?

Risposta: in pratica successe questo e molto altro ancora.

Domanda: molto altro?

Risposta: arrivarono lettere anonime, fu imbrattata la moto del dirigente…

Domanda: voi sporgeste denuncia?

Risposta: si al comando dei carabinieri del ministero che era in stretto contatto con le alte sfere.

Domanda: e cosa successe?

Risposta: successe che il dirigente (Corrado Faletti n.d.r.) fu indagato per simulazione di reato per la moto che gli avevano rotto, per le lettere anonime il comandante del nucleo carabinieri disse che le aveva spedite il dirigente che era una specie di mitomane (secondo lui) e fecero partire una serie di indagini sul dirigente che sono andate indietro di vent’anni.

Domanda: e a voi dell’ufficio?

Risposta: noi avevamo tutti i giorni i carabinieri che scorrazzavano in ufficio con aria inquisitoria e minacciosa, capisce che il clima non era il migliore, anzi…

Domanda: cosa successe?

Risposta: guardi io posso solo dirle i fatti: non uscimmo più per un periodo a fare ispezioni, cercavamo di continuare la nostra azione ma non ci venivano pagate le trasferte, ogni nostra uscita veniva ostacolata in qualche modo, al dirigente vennero fatti veri e propri atti di persecuzione con una regia perfetta. So anche che intervenne l’allora ministro per dirgli di lasciar perdere.

Domanda: la commissione europea?

Risposta: stava per sospendere le erogazioni dei fondi, la situazione era veramente critica, a questo punto il dirigente venne obbligato a cambiare il rapporto (gli stava scadendo il contratto), ma lui non lo fece, noi rimanemmo al suo fianco fino all’ultimo, quasi una guerra, ogni giorno una battaglia ma avevamo tutti contro e non c’erano appoggi politici.

Domanda: la conclusione?

Risposta: le cito ancora i fatti: al dirigente fu scaricato addosso un mare di fango, guardi nemmeno fosse stato un capo mafioso, fu rimpiazzato da un altro dirigente, noi tutti continuammo nell’opera iniziata ma nel giro di tre mesi fummo spostati, furono cancellati i nostri contratti, qualcuno fu mandato in pensione nonostante avesse chiesto di rimanere, altri furono trasferiti d’ufficio. Nel giro di quattro mesi dell’ufficio originario non c’era più nessuno.

Domanda: e il nuovo dirigente?

Risposta: mah, visto quello che era successo secondo lei cosa fece? Inoltre il nuovo dirigente era di carriera, quindi con ben altri interessi.

Domanda: lei cosa ha fatto poi?

Risposta: nulla ognuno di noi deve lavorare e portare a casa lo stipendio. Le forze in gioco erano più grandi di noi, abbiamo perso, ma le posso dire che ci abbiamo provato.

 

europateschio




il buio oltre la siepe

Nel suo famoso romanzo Harper Lee collega il problema del razzismo all’ignoranza, alla paura generata dall’ignoto, dal buio, dall’ignoranza appunto (nel senso di non conoscenza).

Si teme quello che non si conosce:

“Quasi tutte le persone sono simpatiche quando si riescono a capire.” è un adagio del libro per darci un messaggio di chiarezza, la conoscenza toglie le paure, la conoscenza unisce, la conoscenza illumina il cammino di qualsiasi uomo.

Nella traduzione italiana del titolo si è proprio forzato il concetto, evidenziando come i due bambini protagonisti del volume temessero tutto ciò che c’era oltre la siepe di confine della loro casa, perché appunto non sapevano cosa c’era, oltre la siepe.

Il titolo originale invece to Kill a Mockingbird , che letteralmente significa uccidere un uccellino (tordo americano), voleva indicare l’inutile violenza sugli indifesi, ma a nostro avviso il titolo italiano rispecchia meglio la pesante eredità che il libro ci lascia.

La conoscenza è la chiave di volta per unire i popoli e le generazioni.

La conoscenza è il patrimonio vero di un popolo, la sua unica arma di difesa in un mondo ormai saturo di non verità, di apparenza ma sopratutto di urlatori.

Come costruire e preservare questo patrimonio?

Come renderlo immortale?

Come farne un centro di convivenza civile?

Molto semplice, con una scuola efficace.

Proprio quello che il nostro paese continua a non fare!!

E persevera, gravemente colpevole, verso un baratro che è sempre più vicino.

Inutile affondare il coltello nella piaga dicendo che siamo all’ultimo posto o quasi in tutte le classifiche mondiali, della scuola, della digitalizzazione, della banda larga, dei laureati…

Inutile perché lo sappiamo benissimo.

E così succede che una scuola che non genera conoscenza, e quindi non aiuta il paese ad essere paese, non serve.

Si trasforma tristemente in un grosso centro di babysitteraggio altamente qualificato perché tutte le TATE sono laureate.

Anche le ultime indicazioni sulla ripartenza di settembre dimostrano chiaramente la paura della non conoscenza, infatti sono talmente ed incredibilmente aliene che non si capisce come siano state scritte.

Gli alunni che stanno fermi immobili nei banchi mantenendo le distanze come i soldatini di piombo, edifici che dovrebbero avere aule di 100 metri quadri, il mondo del distopico.

Il Paese però continua perdere nella battaglia di crescita mondiale, rimane indietro arranca sempre di più.

Cosa fare?

Di sicuro sarebbe il caso di smetterla di usare la burocrazia parlando di scuola; sarebbe anche utile mandare tutte e persone che parlano di scuola a lavorare nelle scuole, forse potrebbero parlare con causae cognitio, e quindi smetterla di fare robe inutili quando non dannose.

Sarebbe anche utile rivedere la rete di servizio del MIUR (oggi MI) per evitare che questa sovrastruttura sia come oggi è, dannosa ed inutile.

Sarebbe anche utile alzare lo stipendio al personale scuola tutto, chiedendogli in cambio la massima professionalità possibile,

sarebbe anche utile rivedere gli organi collegiali delle scuole ad oggi veramente inutili ed inutilizzati,

sarebbe anche utile rafforzare le competenze delle segreterie per non lasciare le scuole in mano a fornitori disonesti o quantomeno troppo orientati esclusivamente al loro guadagno,

sarebbe anche utile dare un obiettivo ai nostri ragazzi, sarebbe anche utile riempire di valore i titoli che diamo ai ragazzi, dalla maturità alla laurea, che oggi servono poco o a nulla,

sarebbe utile parlare della scuola del futuro che non può essere meetchatroomteams o dad on line, ma deve contenere un percorso pedagogico, deve essere modulare nei contenuti, deve approcciare certamente le nuove tecnologie ma non essere guidata da esse,

sarebbe anche utile che il mondo scuola smettesse di votare degli incompetenti ogni volta.

Come il buio oltre la siepe ci ha aiutato a capire che l’ignoto ci divide e crea forme di razzismo da quello classico a quello mentale, così oggi dobbiamo capire che la nostra società ed il nostro paese potranno salvarsi solo conoscendo, imparando, educando.

Smettiamo di distruggere la scuola, ci facciamo solo del male, cerchiamo di tarare meglio il nostro futuro, cerchiamo di affidare il futuro della scuola a chi veramente è in grado di sapere di cosa parla.

Vent’anni di incapaci sono troppi da reggere per un paese come il nostro, siamo al limite, cerchiamo di mirare meglio i nostri interventi e ricordiamoci che il Ciclope non chiudeva mai gli occhi quando prendeva la mira.

 

 

 

.

 

 

 

 

 

CORRADO FALETTI

DIRETTORE RESPONSABILE

 

sdidatticamente parlando e non solo

Lo scollamento




Meridionali mon amour

Quando un grande Direttore come Vittorio Feltri ci consegna una lezione come quella dell’altra sera, per tutti noi piccoli direttori di testate insignificanti non c’è che da imparare.

In effetti dai grandi si impara in grande, ed io, piccolo, ho imparato in grande: ho imparato come non si fa.

Ho imparato che i ruoli sono importanti e la direzione di un giornale, seppur piccolo come il mio, comporta grandi responsabilità, come quella ad esempio del rispetto.

Il rispetto è anche nell’uso che si fa della propria posizione, nel peso che le parole assumono quando si ricoprono dei ruoli importanti.

L’Italia è un paese unico ed irripetibile, bello da morire e brutto da impazzire, saggio come nessuno e stupido peggio di un bambino, altruista e generoso ma anche furbo e traditore.

E’ un paese estremo, assoluto, indimenticabile.

Ma tutto questo è intimamente legato agli italiani, al popolo, al nord ed al sud, nella sua dimensione nazionale.

Questo Paese l’ho girato in lungo ed in largo, conoscendone gli abitanti in tutte le loro sfaccettature, ho avuto a che fare con il bello ed il brutto, ma ho avuto modo di conoscere gli italiani, profondamente italiani, sempre.

Ho visto mondi diversi, ho visto vite diverse, ho visto tradizioni diverse, ma mai nessuna era inferiore alle altre.

Fatico molto caro Direttore Feltri a capire da dove Le sia uscita la considerazione sull’inferiorità dei meridionali.

Nella storia del nostro paese non l’ho trovata, anzi il meridione da dopo la caduta dell’impero romano è rimasto una culla di civiltà, nella prima guerra mondiale il sud fu portatore di soldati al fronte e pagò a caro prezzo con il maggior numero di morti.

Nelle arti meno che meno, il sud è sempre primeggiante fiero ideatore di filosofie, musiche, dipinti, opere.

Ho visto accogliere senza chiedere sia al nord che al sud, non riesco davvero a pensare che ci siano anime inferiori in questo paese

Forse Lei si riferiva alla criminalità, al fatto che il sud si sia piegato alle mafie?

Però caro Direttore ha visto il pegno umano che il Sud ha pagato per la lotta alla mafia?

Ha visto che uomini sono usciti da queste battaglie, ha visto che levatura morale, che intelligenza, che amore per lo Stato (che sinceramente a volte questo stato non si merita).

Forse Lei, caro Direttore, non conosce il Sud, e Lei mi dirà con la sua simpatica prosopopea “e chi se ne frega!”, ebbene io me ne frego, caro Direttore, e sa perché?, perché questo paese si salverà solo grazie agli italiani, polentoni o meridionali che siano.

Perché, caro il mio Direttore, il diverso è dentro di noi, non fuori, il mostro, se c’è, lo creiamo noi.

Io amo i meridionali, li ho conosciuti, hanno un cuore grande.

Diceva Montanelli questo: l’Italia non si salverà perché non si ricorda del proprio ieri, ma gli italiani si salveranno perché non hanno unità nazionale e sono i migliori mestieranti d’europa (nei mestieri servili), non hanno una entità nazionale si adattano, si assimilano.

 

Io vorrei invece che questo paese si salvasse assieme a tutti i suoi italiani, perché io sono italiano, sono polentone, sono terrone, sono un italiano che si ricorda della storia del suo paese, fin dalle origini.

Mi ricordo di chi ha costruito e di chi ha distrutto, amo i primi e compiango i secondi.

Come Direttore di un piccolo giornale però le dico per me non esiste nord sud centro, per me esiste un grande paese che potrebbe essere guida delle genti, come è stato quando nessuno pensava che ci fosse un nord ed un sud, ma quando tutti pensavano che c’era un’Italia prima da unire e poi da difendere.

Siamo sempre stati un grande paese, ma noti caro Direttore, lo siamo stati quando lo abbiamo pensato davvero.

Forse allora è anche una nostra responsabilità far pensare agli italiani che c’è l’Italia, non il nord ed il sud.

Non riesco a vedere un diverso nel mio paese, perché non ci sono diversi, ci sono differenze, che in realtà uniscono molto di più delle similitudini.

Si è sempre meridionali di qualcuno, diceva Luciano De Crescenzo, per questo io Le dico: Meridionali mon amour.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’indipendenza di Stampa

 

L’Italia e l’ultradestra