Separazione e Maturità: un binomio troppo spesso dissolubile.

La separazione può essere un evento altamente stressante e traumatico, sia per gli adulti che per i bambini nel quale troppo spesso maturità e separazioni diventano un binomio dissolubile, al contrario di quello che sarebbe necessario.

Dal punto di vista psicologico, ci sono diversi motivi che possono influenzare le reazioni e le sfide durante una separazione, ma in ogni caso la separazione spesso comporta una sensazione di perdita significativa, anche quando siamo noi stessi a volerla.

Gli individui vivono comunque una separazione come (ed in effetti in molti casi è così) se stessero perdendo non solo il loro partner, ma anche una parte importante della loro vita, dei loro sogni e delle loro aspettative.

La separazione può innescare un processo di lutto, simile a quello che si verifica con la morte di una persona cara.

Le persone possono passare attraverso diverse fasi del lutto, tra cui negazione, rabbia, negoziazione, depressione e accettazione, che vedremo più avanti.

L’incertezza e il cambiamento associati alla separazione possono causare ansia e paura, ed ingenerare la preoccupazione per il futuro, la sicurezza finanziaria, lo stato emotivo e la reazione dei figli.

Di conseguenza è facile giungere a sintomi depressivi perché si sperimentano tristezza prolungata, perdita di interesse nelle attività quotidiane, cambiamenti nell’appetito e nell’umore, e talvolta persino pensieri suicidi.

Nella maggior parte dei casi si sperimentano colpa e vergogna durante una separazione, e la vergogna può derivare dal giudizio sociale o dalle aspettative culturali.

Anche la rabbia è spesso una risposta naturale alla separazione, soprattutto se ci sono stati conflitti o ferite emotive nella relazione, ma di certo, con un aiuto, il più delle volte si può arrivare a riesaminare la propria identità e il senso di sé, iniziando a chiedersi chi sono ora senza il partner e come ridefinire la propria vita.

Nonostante che il processo innescato da una separazione possa comunque portare a risultati positivi, è bene considerare che nelle prime fasi alcune persone tendono a isolarsi dagli amici e dalla famiglia , il che può peggiorare la loro salute mentale; non è da sottovalutare la causa di questa “depressione” può essere dovuta alla vergogna, alla paura del giudizio o semplicemente alla difficoltà di condividere le proprie emozioni con gli altri.

In questa fase che spesso avviene prima di tutte si potrebbe avere difficoltà a prendere decisioni ed a vedere le cose in modo obiettivo, ed è proprio in questo momento che si possono adottare diverse strategie per far fronte alla separazione, alcune delle quali possono essere poco sane, come l’abuso di sostanze o comportamenti autodistruttivi.

È importante riconoscere che la reazione alla separazione può variare notevolmente da persona a persona, e non tutti sperimenteranno tutti questi motivi psicologici allo stesso modo.

Il supporto psicologico, come la terapia, può essere fondamentale per aiutare le persone a gestire questi aspetti emotivi e psicologici della separazione e per favorire un processo di adattamento più sano.

Nel caso in cui la separazione avvenga in ambito genitoriale può essere un momento difficile sia per i figli, che spesso non hanno le strutture mentali adatte per capire cosa stia succedendo, questo elemento dipende anche dall’età dei figli, che per l’entourage della famiglia, che perde riferimenti spesso cardini nelle relazioni.

La chiarezza è un elemento essenziale durante questo processo, in quanto aiuta i figli a comprendere meglio la situazione e ad affrontarla in modo più sano e meno traumatico, è necessario rispondere e stimolare le loro domande, affrontandole in modo sincero il che potrebbe aiutarli a comprendere meglio la situazione, tenendo però conto che la chiarezza non significa coinvolgere i figli nei conflitti tra i genitori.

Evitare di discutere i dettagli delle dispute o delle ragioni della separazione con i figli è la modalità più opportuna per il bene stesso dei figli.

Ovviamente è necessario contenere quel senso di rivalsa verso l’altro che porterebbe al coniuge la ricerca ostinata dell’appoggio dei figli.

Non sempre all’interno della coppia (anzi quasi mai) i due coniugi riescono a mantenere un livello di freddezza che possa giovare psicologicamente alla prole.

Mantenere le conversazioni sui problemi tra adulti, lontano dagli occhi e dalle orecchie dei bambini è una forma di maturità che dovrebbe essere agita sempre, non solo durante le separazioni, ma anche nella normale vita di coppia.

Durante un periodo di separazione maggiormente in quanto è proprio la fase che destabilizza i bambini che vedono crollare un mondo di certezze appena costruito.

Mantenere una routine stabile e prevedibile può fornire un senso di sicurezza, ad esempio assicurandosi che gli impegni scolastici, le attività extracurriculari e le abitudini quotidiane siano mantenuti il più possibile.

Oltre a comunicare, è importante ascoltare attentamente i sentimenti e le preoccupazioni dei tuoi figli, fornendo uno spazio sicuro per esprimere le emozioni che di sicuro può aiutarli a elaborare meglio la situazione e a sentirsi ascoltati.

Se la situazione è particolarmente complessa, ad esempio se non c’è modo che i due genitori si orientino al bene della prole pèiù che alla loro rivalsa personale, o se i figli stanno fortemente lottando emotivamente, può essere utile coinvolgere un consulente o un terapeuta familiare.

Questi professionisti possono aiutare a facilitare la comunicazione e a fornire supporto emotivo ai membri della famiglia ed a rendere maggiormente neutrale la comunicazione dell’evento.

Anche se la separazione è inevitabile, è importante conservare il rispetto reciproco tra i genitori.

Questo aiuterà i bambini a mantenere una visione equilibrata e amorevole di entrambi i genitori.

La chiarezza e la comunicazione aperta durante una separazione possono aiutare i figli a sentirsi più sicuri e a gestire meglio la situazione.

Tuttavia, ogni situazione è unica, quindi è importante adattare le tue azioni alle esigenze specifiche dei tuoi figli e cercare supporto professionale quando necessario.

Vediamo infine alla luce di quanto sopra le cinque fasi della perdita, anche conosciute come il “modello delle fasi del lutto,” sono una teoria proposta da Elisabeth Kübler-Ross nel suo libro del 1969 intitolato “On Death and Dying.”

Questo modello rappresenta una serie di reazioni emotive attraverso cui molte persone passano quando affrontano una perdita significativa, come la morte di una persona cara. 

Negazione: In questa fase iniziale, le persone possono avere difficoltà ad accettare la realtà della perdita. Potrebbero sentirsi increduli o pensare che sia solo una cattiva notizia temporanea. Questa fase può servire come meccanismo di difesa temporaneo per aiutare a tamponare l’emozione travolgente della perdita.

Rabbia: Quando la negazione cede il passo, molte persone sperimentano rabbia. Possono arrabbiarsi con il mondo, con se stesse o persino con la persona deceduta. La rabbia è spesso una reazione alla sensazione di impotenza e ingiustizia.

Contrattazione: In questa fase, le persone cercano spesso di trattare o negoziare con una forza superiore o con il destino per cercare di evitare o invertire la perdita. Possono fare promesse o chiedere “Se solo avessi fatto…” o “Per favore, fammi tornare indietro al tempo prima della perdita…”. Questa fase può essere un tentativo di riprendere il controllo.

Depressione: La depressione nella fase del lutto non è necessariamente la stessa cosa della depressione clinica, ma è una risposta emotiva alla perdita. Le persone possono sentirsi tristi, disperate o svuotate. È un periodo in cui affrontano la profondità della perdita e possono passare attraverso un lutto profondo.

Accettazione: Nella fase finale, le persone cominciano ad accettare la realtà della perdita. Non significa che dimentichino o smettano di amare la persona deceduta, ma raggiungono un punto in cui riescono a vivere con la perdita. L’accettazione non significa che non ci saranno alti e bassi emotivi, ma indica che la persona ha fatto progressi nel processo di lutto.

Va notato che queste fasi non sono necessariamente lineari o universali, infatti le persone possono attraversarle in modo diverso e in diversi tempi, ed inoltre, non tutte le persone attraversano necessariamente tutte e cinque le fasi, poiché il lutto è un processo individuale e varia da persona a persona.

Alcune persone possono sperimentare altre emozioni o reazioni durante il loro processo di lutto.

La comprensione delle fasi del lutto può aiutare a fornire una cornice per comprendere e affrontare il dolore, ma è importante rispettare la diversità delle esperienze di lutto di ciascuno.

 

Separati per il bene.




La Pedagogia al Servizio delle Famiglie: Una Partnership per il Successo Educativo

Nella società odierna, le famiglie e la pedagogia condividono un legame cruciale nell’educare e formare le future generazioni.

La pedagogia, intesa come scienza dell’educazione, gioca un ruolo fondamentale nel plasmare le menti giovani, mentre le famiglie sono i primi contesti in cui i bambini imparano valori, comportamenti e relazioni sociali.

Unendo questi due pilastri, possiamo creare un ambiente educativo completo e armonioso che promuova il successo e lo sviluppo integrale dei bambini.

Il coinvolgimento attivo delle famiglie nel processo educativo è una componente essenziale per il successo degli studenti.

Quando genitori e pedagogisti lavorano insieme, si crea una sinergia che permette di affrontare meglio le sfide e di cogliere appieno le opportunità per i giovani studenti.

La pedagogia non è limitata alle aule scolastiche, ma si estende anche alla vita familiare, dove si possono sperimentare e applicare i principi educativi in situazioni quotidiane.

I pedagogisti possono offrire alle famiglie preziose informazioni sulle fasi dello sviluppo infantile, sulla gestione delle sfide comportamentali e sulla creazione di ambienti stimolanti per l’apprendimento.

Dall’altra parte, le famiglie possono condividere con gli educatori le conoscenze uniche che hanno sui loro figli, inclusi interessi, talenti, punti di forza e debolezza.

Questo scambio di informazioni può aiutare gli insegnanti a personalizzare l’approccio educativo per soddisfare le esigenze specifiche di ciascuno studente.

La comunicazione aperta e continua tra pedagogisti e famiglie è un cardine di questa partnership.

Gli educatori dovrebbero stabilire canali di comunicazione efficaci per condividere aggiornamenti sull’apprendimento e il comportamento degli studenti, oltre a fornire consigli per il coinvolgimento familiare nell’educazione.

D’altra parte, le famiglie dovrebbero sentirsi a proprio agio nel condividere le loro preoccupazioni, suggerimenti e riflessioni sull’esperienza educativa dei loro figli.

L’apprendimento non dovrebbe limitarsi alle aule scolastiche, ma dovrebbe continuare anche a casa.

Le famiglie possono svolgere un ruolo attivo nell’incoraggiare i loro figli a esplorare nuovi argomenti, leggere libri, partecipare ad attività creative e scoprire interessi personali.

Inoltre, possono supportare l’apprendimento attraverso discussioni, ricerche e visite a musei o luoghi di interesse.

La pedagogia al servizio delle famiglie può anche concentrarsi sulla promozione di valori fondamentali come il rispetto, la tolleranza, l’empatia e la responsabilità.

I pedagogisti possono collaborare con le famiglie per incoraggiare la formazione di cittadini consapevoli e eticamente responsabili.

La pedagogia al servizio delle famiglie crea un’atmosfera in cui i bambini possono prosperare sia a livello accademico che personale.

Quando pedagogisti e famiglie si impegnano insieme nell’educazione dei giovani, si costruisce una base solida per il successo futuro.

Questa partnership non solo migliora l’apprendimento degli studenti, ma contribuisce anche a creare individui equilibrati, motivati e pronti ad affrontare le sfide del mondo in continua evoluzione.

 

N.B. pensiero tratto da “le conversazioni pedagogiche” corso per docenti e famiglie.




Partiti sfiduciati dal 60% degli Italiani.

Questo il vero dato significativo di queste elezioni: il 60% degli Italiani ha dichiarato di non credere più nel sistema dei partiti.

Il crollo dei votanti deve essere letto e non deve essere trascurato dai nostri governanti: ma come è possibile sostenere di essere alla guida del paese quando si ha il consenso di nemmeno il 25% dei cittadini, è probabilmente delirio di onnipotenza.

Così come è immorale, nonché da incoscienti, pensare di andare avanti con un piano di governo quando più della metà del paese ha dichiarato di non credere nel sistema che lo regge.

Esagerato direte voi, sono poi solo due regioni!

Vero ma sono le due regioni che in assoluto sono le più significative del paese.

In queste ore si sente parlare invece di consolidamento della posizione, di tenuta della maggioranza, di perdita di consenso ma perché i cittadini non capiscono…

Tutte grandi fesserie, figlie di una cecità politica ormai arrivata al paradosso di auto convincersi di essere, invece, la vista di Dio.

Il sistema dei partiti con la sua ottusità sta creando una maggioranza al di fuori di se stesso, maggioranza che non accetterà ancora a lungo di essere governata da uno sparuto 20% della popolazione.

Negli ultimi anni abbiamo assistito a vari fenomeni politici, sempre piccoli e, se vogliamo, insignificanti nel percorso della storia, me che dovevano far riflettere il sistema dei partiti e chi lo governa per avviare un nuovo modello di governo del paese che fosse più in linea con le aspirazioni del popolo.

In primis gioca l’obbligo di interpretare lo spirito italiano, così come modellato da secoli della sua storia, un popolo profondamente non razionale, venendo da secoli di profonda credenza religiosa che facilmente scade nel soprannaturale e nel gigionesco mondo degli aruspici.

Un popolo che ha forti legami famigliari e comunque tribali, radicati come non mai in uno spirito di necessaria appartenenza a qualcosa o a qualcuno, fino a smontare il credo politico e sociale a favore del primo fabulatore arrivista.

Una massa sociale che ha radicato geneticamente il ricordo della sua grandezza passata e che oggi rivive come ispirazione sociologica, come ricerca di una dimensione che nel primeggiare possa trovare una sua ragione, ma che spesso si arrocca, quasi come un topolino da labirinto impazzito, in falsi miti ed illusioni di successo, dallo sport a personaggi di indubbia cialtroneria, soprattutto politici, sportivi ma anche mondani, presi ad esempio da generazioni immature e favolistiche, poco inclini alla fatica della riflessione e della ragione, ma più succubi di facili esplosioni di effimero successo.

Questo popolo è stato allevato dal sistema dei partiti con una progressiva serie di iniezioni di droghe post moderne, dalla televisione spazzatura ad una scuola trasformata a babysitteraggio costoso e poco formativo.

Su questo popolo il sistema dei partiti ha continuato a vivere lucrando l’anima della sua stessa fiamma di sopravvivenza.

Fu così che, già dopo la prima guerra mondiale, il popolo italiano decise di scrollarsi di dosso il sistema dei partiti lasciando ampio a spazio a quello che per un ventennio fu esperienza nuova, corporativa ma situata in un periodo storico che ben poco spazio lasciava ad una costruzione sociale prospettica e soprattutto gestita da personaggi usciti da un periodo come la prima guerra mondiale dove la bassezza dell’uomo era stato imprinting tragico sulle coscienze.

Dopo la seconda guerra mondiale il sistema corporativo del ventennio venne sostituito ancora una volta dal sistema partitico, forse per troppa fretta, per incapacità, o forse perché il momento richiedeva un sistema che nuovamente abbindolasse il popolo per riuscire a gestire, con una ristretta cerchia di oligarchi politicizzati, il Paese.

In 75 anni della repubblica abbiamo avuto 68 governi gestiti da 31 presidenti del consiglio, l’instabilità fatta persona, un paese che nella ingovernabilità pone la sua ragione di vita, che peraltro gli viene proprio imposta dal sistema partitico che lo regge.

Infatti un sistema partitico come quello italiano trae la sua linfa vitale proprio dal continuo avvicendarsi delle situazioni di governo, perché la stabilità richiede spesso decisioni scomode che il sistema dei partiti non può prendere, specificatamente per la sua natura effimera alimentata da un consenso becero e legato ad una ignoranza diffusa nella sua massa elettiva.

Nel 1994 il popolo italiano vede in un poliziotto di borgata con le manie da sceriffo il salvatore della patria e gli permette di affondare un transatlantico sicuramente da tirare in secco per le riparazioni, ma non certo da affondare in toto.

Eppure in quel momento quel poliziotto era visto come il William Wallace dè noi altri, il salvatore della patria e, nell’ebrezza della distruzione, nessuno si è accorto che il tutto fu una mossa astuta per sostituire un gruppo di potere con altro gruppo di potere.

Meglio? Peggio?

il dato da leggere è l’aumento del debito pubblico oggi 2700 miliardi, nel 1990 667 miliardi di euro, ovviamente.

Insomma pur di abbattere quelli che il popolino riteneva, forse anche a ragione, dei “delinquenti affamatori” siamo rimasti a “muoia Sansone e tutti i Filistei…”

Anche in questo caso occorreva leggere nell’insurrezione di popolo che osannava la caduta, l’odio nei confronti di un modello di governo che il popolo non amava e rispettava più.

In questo percorso di evidente disamoramento del cittadino verso il sistema dei partiti, arriviamo alla nascita dei partiti dal nulla e del nulla, sull’onda della contestazione al secondo gruppo di potere, che approfittando del bulletto giudiziario ha scardinato solo le poltrone e non il sistema.

Qui la reazione del popolo è stata un grande messaggio, ancora non capito dai detentori del sistema partitico: pur di farti capire quanto non mi piace il sistema dei partiti voto il primo incapace che si presenta pur di non votare voi.

La cosa ancor più divertente che lo slogan dei partiti “protestanti” era proprio vota noi perché siamo incompetenti di politica e quindi non potremmo fare i danni che hanno fatto quelli prima… niente di più sbagliato perché in realtà il mix che venne fuori tra competenti ed incompetenti fu ancora più deleterio che ciò che avvenne nella prima repubblica.

Dopo questa carrellata veniamo a Noi oggi e vediamo che il 60% degli aventi diritto al voto non lo esercita più: questa è la tragedia di questo paese, che non permette più l’esercizio della democrazia, al punto da obbligare i suoi cittadini, per farsi sentire, a rinunciare ad un loro diritto costituzionale.

Nonostante questo atto violento da parte del popolo sembra che nessuno abbia intenzione di fermarsi e leggere correttamente il messaggio degli Italiani.

Pericoloso atteggiamento di chi ancora esercita il potere, pericoloso perché non andare a votare è un segno di disaffezione del cittadino ancora più pericoloso del rogo mediatico del 94, e chi oggi si culla nella sensazione di stabilità e di vittoria, dovrebbe invece notare che dalla sua parte ha solo il 25% del popolo e contro ha il 75%.

E Verrà un Giorno … che quel 75%  non sarà più controllabile perché non avrà più niente da perdere.

 

 

 




CCEditore supporta Al Zawija per la formazione dipendenti

Sì è conclusa la bella esperienza di due dipendenti della società petrolifera libica Al Zawija venuti in Italia per seguire un corso di specializzazione in Gas Processing and Conditioning.

Si tratta del primo di una serie di corsi che i dipendenti della società petrolifera libica verranno a seguire in Italia.

Tra il 2021 e il 2022 si attendono già più di 200 studenti.

consegna attestati
gli studenti con il presidente di CCEditore prof. Corrado Faletti e la tutor dott.ssa Stefania Pagani

Il merito dell’avviamento di questo percorso va riconosciuto anche all’onorevole Ambasciatore dell’ambasciata di italiana a Tripoli ed a tutti i suoi collaboratori  che nei lunghi mesi di organizzazione hanno seguito le richieste di visto e hanno sempre vigilato e verificato con responsabilità.

Il progetto è il frutto dell’accordo tra il gruppo editoriale CCEditore e la Società Petrolifera libica Al Zawija.

La società petrolifera mette a disposizione dei propri dipendenti  cicli periodici di formazione e aggiornamento presso enti di formazione accreditati in Europa ed in tutto il mondo.

Il corso si è svolto a Milano presso i locali di UniTre.

CCEditore grazie alla sua ventennale esperienza ha potuto mettere a disposizione della compagnia un catalogo con oltre 100 corsi professionalizzanti ed un nutrito gruppo di istituti tecnici con i laboratori di riferimento. 

I prossimi corsi si svolgeranno in diverse regioni italiane e vedranno coinvolte aziende e centri di formazione.




“La Sicilia non è Italia e nemmeno meridione …”

CORRADO FALETTI

Sono passati tanti anni, più di dieci, da quando ho lavorato per lo stato, quindi tutto quello che racconterò in queste righe è ormai prescritto e non dovrebbe più far paura a nessuno. CORRADO FALETTI

Ora voi cari lettori potreste pensar che io scrivo queste cose perché sono soffocato dalla rabbia e dalla frustrazione o per un senso di vendetta, a mia difesa e per dimostrare la mia buona fede queste cose le sto dicendo dieci anni dopo, appunto.

In questi anni ho sempre cercato di portare all’evidenza degli organismi preposti le cose che qui racconterò, ma gli esiti dei miei tentativi sono stati poco utili perché, seppur positivi alla fine, sono rimasti talmente sommersi che non sono serviti a far capire al cittadino la realtà in cui viviamo.

Perché raccontarle oggi? perché appare sempre più evidente che pochi comprendono il funzionamento della macchina dello stato, quantomeno pochi sanno che il problema non è solo nella politica, ma nel sistema dirigente su cui la politica appoggia.

Il problema è incardinato nella macchina amministrativa che è troppo complessa, permettendo deviazioni o addirittura scappatoie che vengono gestite dalla media dirigenza statale che ne conosce perfettamente i meccanismi, spesso addirittura li crea lei stessa.

Più volte mi è capitato di vedere arrivare il politico di turno anche animato da buone intenzioni, per poi naufragare clamorosamente nel mare dei cavilli e delle tempistiche assurdamente lunghe “imposte” dalla burocrazia della middle class

Eppure ci scanniamo per le dichiarazioni di Salvini o Zingaretti o Dimaio o chi per loro, per poi non capire che le stesse dichiarazioni, giuste o sbagliate che siano, messe nella macchina statale diventano clamorosi fallimenti …

Non mi soffermerò a raccontare tutto quello che trovai di storto e segnalato agli organismi competenti, non spenderò tempo per raccontare quanto malaffare esiste e come viene bellamente tollerato dalle cariche importanti dello stato, mi limiterò a raccontare qualche  aneddoto che rappresenta la punta dell’iceberg di un sistema talmente cristallizzato che credo sia ormai impossibile distruggere.

Come faccio a dirlo? direte voi, ebbene giudicate da soli se ancora avete la capacità di leggere tra le righe e sopratutto se ancora vi interessa.

Anni dal 2009 al 2014

Venni incaricato di gestire un gruppo di lavoro di scuole per analizzare il controllo di gestione nelle istituzioni scolastiche (chiamato poi gruppo Co. Ge.), il gruppo di lavoro parte nel 2010, ne fanno parte oltre 200 scuole, l’entusiasmo è alto da parte delle scuole, fu la prima volta in cui le scuole vennero coinvolte dal Ministero nella realizzazione di progetti che le riguardano.

La particolarità di questo gruppo fu quella di dialogare direttamente con le scuole, saltando qualsiasi intermediazione anche quella sindacale, e dando direttamente le notizie alle scuole, facendole progettare direttamente quello che più serviva loro.

Fin da subito, infatti, il gruppo di lavoro fu soggetto a critica ed attacchi da parte delle organizzazioni sindacali in quanto in un certo qual modo questo gruppo le disintermediava rispetto alle scuole stesse.

I sindacati addirittura chiesero al ministro se il gruppo coge era una mia farneticazione personale.

Le scuole realizzarono progetti importantissimi e vennero avviati i primi progetti di fundrising per le scuole con la grande distribuzione organizzata (ad esempio Conad), con ritorni di svariati milioni di euro.

Progetti che oggi sono all’ordine del giorno come l’ordinativo informatico locale con le banche, e che hanno portato tantissimi vantaggi alle scuole.

Realizzammo inoltre un progetto completo che prevedeva una nuova gestione dei software della scuola, in cui venivano messi a disposizione delle scuola registro elettronico, segreteria digitale, bilancio e contabilità, inventario, sito edu.it, etc. che le scuole avrebbero ricevuto in forma gratuita (costo medio del pacchetto oggi sulle scuole comprato da da fornitori terzi è dalle 4 mila euro in su, quindi si avrebbe avuto un un risparmio per lo stato di circa 32 milioni di euro annue in su, senza contare che un unico sistema informativo avrebbe aiutato molto anche nella formazione, negli spostamenti di personale tra le scuole, nella puntualità degli aggiornamenti,  etc.), peccato che questo progetto sia stato subito boicottato (anche con interrogazioni parlamentari) dai vari fornitori di software per ovvi motivi economici.

Questo gruppo di lavoro realizzò importanti progetti ancor oggi attivi e funzionanti, leggasi appunto il suddetto ordinativo informatico per le scuole in collaborazione con ABI, e avviò un percorso di formazione diretta Miur scuole che poi prenderà forma definitiva nel progetto IO CONTO.

Mi venne anche affidato il ruolo di capo degli ispettori dei fondi europei (un nucleo di sei persone più consulenti esterni), vennero svolte delle ispezioni sulle scuole e sull’utilizzo dei fondi, si riscrissero i regolamenti ispettivi (ad oggi ancora utilizzati).

Durante questa attività uscirono luci ed ombre, dalle pillole del sapere ai fondi mal gestiti da alcune scuole e da società di formazione regionali (parliamo di milioni di euro), ovviamente individuammo anche scuole eccellenti e di altissima qualità.

Provvidi a segnalare le evidenze negative con note ai miei superiori ministri compresi, alla comunità europea, querele alla procura della repubblica, informative ai giornali.

Gli animi si scaldarono, ricevetti lettere anonime, mi venne distrutta la moto con cui mi recavo al ministero, ricevetti lettere dai miei superiori in cui mi si accusava di danno erariale perché facevo troppe ispezioni, le missioni ci vennero pagate con mesi di ritardo, venne messa in giro la voce che mi ero sfasciato la moto da solo e che le lettere anonime le scrivevo io , i carabinieri, su indicazione superiore, indagarono su di me dall’asilo in poi, venni anche indagato per simulazione di reato (ovviamente tutto poi archiviato) dal nucleo interno al ministero dei carabinieri che “casualmente” mandava relazioni ai miei superiori su come stavano gestendo il caso (durante le indagini è un reato), addirittura riuscirono a farmi indagare per la moto, le lettere anonime ricevute (dicevano che me le ero scritte io), i titoli di studio, insomma per screditarmi il più possibile riuscirono a buttarmi addosso una serie di indagini ridicole che normalmente non sarebbero state nemmeno avviate, indagini che comunque furono tutte ovviamente archiviate in seguito (cioè quando non servivano più),  sul momento venni fatto passare per un mitomane pazzo pericoloso, tutti presero le distanze.

Agli occhi delle persone normali questo accanimento contro di me risultò evidentemente una macchinazione, ma immaginate come poteva essere percepita all’esterno tutta questa serie di informazioni buttate là a caso o dai sindacati o da chi aveva interesse a continuare le sue ruberie senza ” lo Sceriffo” che li controllava.

Nonostante questi atteggiamenti io ed i miei colleghi continuammo nella nostra attività, portammo avanti i progetti, le verifiche ispettive, ottenemmo i risultati che poi sono stati certificati dalla società di consulenza esterna.

Se ci si pone attenzione, nessuna delle accuse che ricevetti era diretta al mio operato, ma solo al fatto che ero uno sceriffo, mi rompevo la moto da solo, mi scrivevo le lettere anonime da solo, falsificavo i documenti, pertanto ero un inaffidabile pazzo che diceva cattiverie sui poverini che invece facevano tutto bene, come poi si è visto chiaramente negli anni successivi dalle condanne della magistratura, dalla chiusura forzata degli enti, dall’allontanamento forzato di persone mandate in pensione anticipata.

La cosa che però mi lasciò più perplesso e deluso del mondo in cui ero avvenne proprio in mezzo al marasma che vi ho descritto sopra, il fatto sconcertante, almeno a mio avviso, fu questo:

Venni convocato da uno dei ministri dell’epoca: ovviamente mi aspettavo parole di incoraggiamento per me e per i colleghi che stavano subendo tutta una serie di angherie (come il non pagamento delle trasferte o il continuo controllo sui permessi e sulle presenze), invece dopo un saluto che io non avrei dato nemmeno al peggiore dei miei nemici, venni apostrofato con queste parole, davanti a testimoni:

“la smetta di andare in Sicilia a fare ispezioni, la Sicilia non è Italia e nemmeno meridione …”.

A parte la mia espressione che doveva essere di un misto di schifo e stupore, io comunque rilanciai “ma ministro e la comunità europea? a loro dobbiamo rendicontare i fondi che usiamo”

mi si rispose: ” già non riceviamo tutti i fondi che dovremmo se poi andiamo anche a dire che ci sono magagne…”

“quindi” continuai  io “invece che mettere a posto gli errori che facciamo, nascondiamo tutto e scriviamo che è tutto perfetto!?!? andiamo bene…”

Fui congedato dal ministro senza un saluto, ma con i miei colleghi, aggiornati sull’accaduto, decidemmo di andare avanti nel nostro lavoro, sapendo che sarebbe comunque a quel punto durato poco.

 

Tengo a precisare che io amo la sicilia ed i siciliani, che sono gente veramente in gamba (poi le mele marce sono ovunque), ma questa frase mi sembrò assurda in bocca ad un ministro dello Stato, e questo mi fece perdere molta della voglia di andare avanti.

Venni convocato dalla Comunità Europea che mi chiese conto delle mie relazioni, le confermai, i fondi vennero bloccati per sei mesi: tutti impazzirono, ricevetti minacce, mi venne imposto per scritto di modificare i miei rapporti ispettivi che mandavo alla comunità europea, venne smantellato l’ufficio ispettivo che dirigevo, il venerdì eravamo in sei ispettori e 15 consulenti, il lunedì non c’era più nessuno; dopo una settimana al mio posto venne nominato un nuovo dirigente che mi disse testuali parole: “dopo quello che è successo a te io di sicuro non faccio un cxxxo di niente.”

Nel febbraio 2012 visto che nulla era stato fatto rispetto alle mie segnalazioni rassegnai le dimissioni, che non vennero accettate in quel momento perché a marzo si doveva rispondere alla comunità europea rispetto al mio rapporto che aveva fatto bloccare i fondi e lo dovevo fare io come capo degli ispettori ancora in carica, e peraltro la mia uscita repentina  sarebbe stata evidentemente un colpo tremendo anche e soprattutto verso la comunità europea, venni pertanto convinto a rimanere con la promessa che le mie segnalazioni sarebbero state considerate, mi illusi che sarebbe stato così e ritirai le dimissioni, in realtà fu solo uno stratagemma per prendere tempo e fare così in modo che io mandassi alla comunità europea un rapporto meno pesante perché tenetti conto delle promesse che mi furono fatte.

Questo prendere tempo servì non solo per passare il momento cruciale del rapporto alla comunità europea, ma anche per poter mettere ulteriormente in moto la macchina del fango e darmi del pazzo scatenato in modo tale che tutto quello che dicevo passasse per le farneticazioni di un mitomane.

Devo dire, ad onor del vero, che ci riuscirono.

Amareggiato e deluso, visto che quanto mi era stato promesso a febbraio non veniva messo in atto, consegnai le mie dimissioni definitive ed inderogabili comunque nei primi di settembre 2012, rendendomi conto che il problema non era nel governo politico, erano passati ormai tre ministri, ma nel sistema di alta dirigenza ministeriale.

Dopo la mia uscita la macchina del fango svolge il suo compito che, solo adesso dopo dieci anni, sono riuscito a debellare grazie alla giustizia che mi ha dato ragione (anche se forse un poco in ritardo).

Anche io ho fatto i miei errori certo, avrei potuto mediare, un colpo al cerchio ed un colpo alla botte, invece sono stato categorico, non ho mediato, non ho accettato il compromesso, ho portato lo stile del privato in un comparto che non era abituato a reggerlo, che non è proprio il modo di lavorare in quel mondo, non ho saputo adattare il mio agire all’ambiente in cui mi trovavo e da cui appunto alla fine mi sono allontanato, sono entrato come montanaro bergamasco e ne sono uscito uguale.

Però alla luce dell’esperienza che ho vissuto, finché il mondo del pubblico non assimilerà lo stile del privato, non funzionerà mai.

Nel mondo del pubblico il 75% del tempo i dirigenti lo passano per “pararsi il fondoschiena“, quindi prima di fare una cosa chiedono 1000 pareri, 1000 relazioni, aumentando tempi, costi e facendo in modo che l’idea iniziale diventi tutt’altra cosa alla fine dei passaggi.

Insomma manca il coraggio di portare avanti idee innovative e soprattutto manca la voglia.

Ah, tra le altre cose, ho anche dovuto discutere con qualche sindacato perché a loro non andava bene che il ministero parlasse prima con le scuole che con loro, sindacato che ancora oggi riesce a dire che il ministero ha fatto in modo che io me ne andassi (nonostante io avessi ricevuto lettera di encomio da parte del mio superiore diretto), notare la frase il ministero ha fatto in modo che io me ne andassi (il sindacato infatti dice e scrive: “il ministero ci ha garantito che il problema faletti sarebbe stato risolto”), ma non è proprio qui che un sindacato dovrebbe intervenire? o almeno verificare cosa succede? invece il sindacato ha spalleggiato il ministero (in realtà alcuni personaggi del ministero) addirittura schierandosi con gli stessi  … assurdo vero? un sindacato che dice consapevolmente che un datore di lavoro assilla un lavoratore fino a farlo andar via, e lo dice come se fosse una cosa giusta???

ma sindacato mio, sei sicuro? se fossi stato un lavoratore così pessimo, secondo te, il mio capo aveva davvero bisogno di farmi mobbing, di fami indagare per qualsiasi fesseria, di non pagarmi le trasferte, di togliermi gli incarichi, di allontanare dal servizio tutti i colleghi presenti, compresi i consulenti,  per farmi dare le dimissioni?? non ti sembra che ci sia sotto qualcosa???

in fondo bastava licenziarmi per giusta causa …

ah, ma certo, la giusta causa non c’era, appunto, allora giusto farmi mobbing, ma che lo dica anche il sindacato non è un poco patetico?

ma anche ammesso che io fossi un pazzo, ma gli altri colleghi presenti non andavano tutelati??

Mi viene da ridere a pensarci!

Comunque, a ripensarci bene, il mio datore di lavoro non poteva licenziarmi, c’erano gli encomi della comunità europea, c’erano le lettere di gradimento delle scuole, ma soprattutto c’è una relazione (che ovviamente non esiste sul sito del ministero come non esiste nessun riferimento al progetto Co. Ge. tutto cancellato) fatta da una società di revisione che dice che, con la nostra attività, progettuale sono arrivati in più,  alle scuole, circa 13 milioni di euro nei primi due anni per poi assestarsi sugli 80 milioni di euro ogni anno per tutti gli anni successivi alla sperimentazione,

… andata la giusta causa …

 

Per dieci anni mi sono gestito tutto il rammarico che questa situazione mi ha lasciato, anche se mi ha fatto piacere che in precedenza qualche ex collega ispettore abbia rilasciato qualche dichiarazione raccontando i fatti, anche se in forma anonima.

Ma io ho taciuto sperando che il tempo fosse galantuomo con i galantuomini, e devo dire che alla fine lo è stato, anche se, per me purtroppo, la galanteria è arrivata postuma.

Scrivo ora queste cose perché sia abbastanza chiaro che qui nel nostro paese da cambiare sarebbe buona parte dell’impalcatura, non solo le bandiere in cima al balcone, invece noi ci illudiamo che basti votare pinco piuttosto che pallino per cambiare qualcosa, non è così!

I decenni di malgoverno del nostro paese lo dimostrano, non importa chi governa, conta il substrato, l’humus del sottobosco italiano della PA che oggi è uno dei veri artefici dello sfacelo a cui stiamo assistendo.

Al 31 agosto 2019 il debito pubblico era pari a 2.463 miliardi di euro, rispetto ai 2.466 miliardi del mese precedente (dato rivisto), che rappresenta il massimo storico.

Occorre dire altro?

Direi proprio di no.

Vorrei lanciare una proposta: chiediamo tutti asilo politico in un paese straniero (Canada, Australia, Nuova Zelanda, Russia) per incapacità manifesta dello stato italiano, secondo me non possono negarcelo.


In considerazione di questo malcostume italiano, Betapress.it propone a chiunque abbia avuto un sopruso, sia stato messo da parte perché faceva il suo lavoro, abbia ricevuto azioni di mobbing o simili, di raccontare la sua storia tramite le nostre pagine.

Un nostro giornalista raccoglierà la testimonianza e pubblicheremo un articolo nella nostra rubrica IO CI HO PROVATO, in cui racconteremo storie di soprusi e di malcostume che nessuno ha mai raccontato.

Siamo fermamente convinti che il silenzio su questi casi sia fatto ancora più grave dei casi stessi, pertanto scrivete alla mail iocihoprovato@betapress.it  e raccontateci cosa vi è successo, non fa nulla se è successo dieci anno or sono o ieri o sta succedendo, noi lo racconteremo sentendo tutte le campane e portando alla luce tutta la verità, così come stiamo già facendo nel mondo delle scuole.

Il nostro team di avvocati valuterà gratuitamente il vostro caso e vi darà le prime indicazioni per poter reclamare giustizia.

 

note di positiva speranza:

A onor del vero occorre però fare i nomi di chi in quel periodo fu dalla mia parte, aiutandomi, o anche solo non voltandomi le spalle:

in primis l’allora direttore generale del bilancio del Miur, Marco Ugo Filisetti, che con me portò avanti parte delle battaglie e che comunque subì anche lui una forma di ostracismo che lo portò ad essere trasferito ad altro incarico. (leggi più avanti)

della politica vi fu solo un senatore, che nel momento in cui tutti mi misero al bando, rimase al mio fianco cercando di aiutarmi.

i colleghi Elisabetta Cannarsa, Cesare di Falco, Cavallo Patrizia, Antonino Giunta, Rocco Pinneri, Gianna Barbieri, il consulente Giovanni Vico, a cui sempre va un mio pensiero affettuoso.

 

 

corrado faletti

Corrado Faletti Corrado Faletti Corrado Faletti Corrado Faletti Corrado Faletti Corrado Faletti Corrado Faletti Corrado Faletti Corrado Faletti Corrado Faletti Corrado Faletti Corrado Faletti

per chi volesse approfondire, ecco alcuni documenti utili:

Rampelli vs Cineca – scontro di civiltà?

 

 

PON – intervista ad un ex ispettore dei fondi europei del MIUR

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=4VDSISTKNMY?start=5&w=640&h=360]

 

http://www.report.rai.it/dl/Report/extra/ContentItem-7778933c-ec14-4f2d-8b5a-3712b51d388b.html

https://www.ilsussidiario.net/news/educazione/2016/8/3/scuola-pillole-del-sapere-la-sentenza-della-corte-dei-conti-che-la-giannini-non-puo-ignorare/717312/

https://www.ilfattoquotidiano.it/2013/06/24/ministero-dellistruzione-a-roma-aperta-uninchiesta-per-bandi-su-misura/635955/

https://www.iltempo.it/cronache/2016/07/26/news/il-grande-bluff-delle-pillole-del-sapere-1016138/

questi a seguire sono i documenti che provano quanto raccontato sopra, ovviamente non sono tutti, ma credo che bastino per dare veridicità ad un racconto che altrimenti potrebbe sembrare surreale ed inventato:

questa è la lettera con cui prese avvio ufficialmente il progetto Co.Ge

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/lettera-avvio-coge-biondi.pdf” title=”lettera avvio coge biondi”]

questa è una delle scuole su cui facemmo l’ispezione nel 2010

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/borsellino-articolo.pdf” title=”borsellino articolo”]

questo è l’ente di formazione citato nell’articolo sopra e da noi segnalato

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/assunzioni-edyuform.pdf” title=”assunzioni edyuform”]

questa è la lettera di buon servizio ricevuta

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/44-faletti-miur-lettera-paluso-Filisetti-protocollata-2013.pdf” title=”44 – faletti miur lettera paluso Filisetti protocollata 2013″]

questa è la lettera in cui venivamo accusati di far troppe ispezioni, e leggendo gli articoli di cui sopra appare molto ridicola

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/parte-lettera-su-troppe-ispezioni.pdf” title=”parte lettera su troppe ispezioni”]

relazione di società di consulenza su mio operato

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/MIUR_Progetto-Co.Ge_._Relazione-tecnica-0.34-relazione-di-kpmg.pdf” title=”MIUR_Progetto Co.Ge._Relazione tecnica 0.34 relazione di kpmg”]

alcune delle tante lettere di ringraziamenti

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/06-LETTERA-ministro-da-borini.pdf” title=”06 – LETTERA ministro da borini”]

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/07-lettere-varie-complimenti-progetto-coge.pdf” title=”07 – lettere varie complimenti progetto coge”]

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/IC-MISANO.pdf” title=”IC MISANO”]

la mia prima lettera di dimissioni del 7 febbraio 2012

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/41-prima-lettera-di-dimissioni-7-2-2012.pdf” title=”41 – prima lettera di dimissioni 7-2-2012″]

la seconda e definitiva lettera di dimissioni del 5 settembre 2012

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/42-dimissioni.pdf” title=”42 – dimissioni”]

Alcuni articoli sulle nostre iniziative

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/60-mio-articolo-con-intervista-ad-ispettore-ex-miur-Fondi-Europei_-luci-ed-ombre-forse-più-buio-profondo…pdf” title=”60 – mio articolo con intervista ad ispettore ex miur Fondi Europei_ luci ed ombre, forse più buio profondo..”]

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/30-IlSole24ore-20mag12-Sostegni-privati-per-le-scuole.pdf” title=”30 – IlSole24ore 20mag12 – Sostegni privati per le scuole”]

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/31-sole-24-ore-23-marzo-2012.pdf” title=”31 – sole 24 ore 23 marzo 2012″]

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/34-2012_03_23_Corriere_AdriaticoAN_Miur.pdf” title=”34 – 2012_03_23_Corriere_AdriaticoAN_Miur”]

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/35-2012-03-21_RestodelCarlino_Miur.pdf” title=”35 – 2012-03-21_RestodelCarlino_Miur”]

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/36-2012_03_24_IlMessaggeroAN_Miur.pdf” title=”36 – 2012_03_24_IlMessaggeroAN_Miur”]

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/37-2012_03_24_ilRestodelCarlinoAN_Miur.pdf” title=”37 – 2012_03_24_ilRestodelCarlinoAN_Miur”]

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/38-2012-03-20_CorriereAdriatico_Miur.pdf” title=”38 – 2012-03-20_CorriereAdriatico_Miur”]

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/39-2012-03-20_CorriereAdriatico_Miur1.pdf” title=”39 – 2012-03-20_CorriereAdriatico_Miur1″]

una delle tante lettere anonime ricevute

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/lettera-minatoria-dicembre-2011.pdf” title=”lettera minatoria dicembre 2011″]

 

 

Condannato per diffamazione Giusto Scozzaro, ex segretario provinciale CGIL Palermo

Vita da sindacato: quando manca la logica nelle cose