Più relazioni più precauzioni: lo studio dell’Università di Firenze

Firenze, 22 marzo 2023

Comunicato stampa

 

Covid-19, il ruolo cruciale dei partner e dei figli nella prevenzione delle pandemia

Pubblicati su PNAS i risultati di uno studio del coordinato dall’Ateneo fiorentino, frutto di due indagini condotte in 27 paesi europei

Avere figli e, in misura ancora maggiore, avere un partner porta le persone più anziane ad adottare maggiori precauzioni contro il Covid-19, a partire dalla scelta di vaccinarsi.

La conferma, arriva dallo studio pubblicato sull’ultimo numero della rivista scientifica PNAS, che è stato coordinato da Bruno Arpino, docente dell’Università di Firenze, e svolto in collaborazione con i colleghi Valeria Bordone, dell’Università di Vienna, e Giorgio Di Gessa, dello University College London.

Professore Associato - Dipartimento di Statistica, Informatica, Applicazioni 'G. Parenti' (DiSIA)
Prof. Bruno Arpino, professore Associato Dipartimento di Statistica, Informatica, Applicazioni ‘G. Parenti’ (DiSIA)

Le analisi

Le analisi si sono basate sui dati raccolti nel corso di due indagini condotte in 27 paesi europei, Italia compresa, su soggetti di 50 anni e oltre realizzate nell’ambito dell’indagine Survey of Health, Ageing and Retirement in Europe (SHARE).

La prima, con un campione di 35.786 individui, tra giugno e settembre 2020, la seconda, con un campione di 29.349 individui, tra giugno e agosto 2021.

Le indagini hanno fatto riferimento alla propensione delle persone a prendere precauzioni – quali lavarsi le mani, usare disinfettante, coprire tosse e starnuti, ridurre le uscite di casa per fare la spesa – e ad accettare un vaccino anti Covid.

Le dichiarazioni

“I nostri risultati mostrano che avere un partner o figli è un elemento complessivamente associato in maniera positiva alla probabilità degli individui in età matura e anziana di adottare comportamenti precauzionali e di vaccinarsi – spiega Arpino, docente di Statistica dell’Ateneo fiorentino-. In particolare la presenza di un partner aumenta di circa di 5 punti percentuali la probabilità di assumere tali decisioni”.

I risultati non sono sostanzialmente influenzati dall’essere o meno conviventi con il partner o con i figli, né sono guidati da particolari gruppi di età, sesso o gruppi di paesi specifici.

E, analogamente a quanto era già stato documentato da altri studi pre-Covid, confermano che il controllo sociale familiare ha effetti postivi sui comportamenti salutari.

“Nel contesto di una pandemia – commenta il docente, sulla base dei dati raccolti –, partner e figli possono fornire assistenza e informazioni utili per comprendere l’importanza dei comportamenti precauzionali e della vaccinazione. Un partner, in particolare, assicura un supporto emotivo e pratico che viene garantito in modo più consistente”.

E sempre per quel che riguarda l’aiuto pratico, i ricercatori hanno rilevato che avere figli è particolarmente importante per uno specifico aspetto: limitare lo shopping di persona e dunque la frequentazione di spazi chiusi e affollati dove il rischio di infezione è maggiore.

“Se da un lato dunque i contatti familiari possono essere fonte di contagio, il nostro studio mostra che i legami familiari stretti possono avere un’influenza positiva nella prevenzione e, di contro, che le persone più anziane che ne sono prive sono più vulnerabili da questo punto di vista – conclude Arpino –. Un’indicazione che potrà essere utile ai fini della progettazione di interventi e raccomandazioni per la prevenzione del Covid o di future pandemie”.

 

Ufficio stampa
Università degli Studi di Firenze

 




Il Diritto di Scegliere! Manifestazione dei Dirigenti Scolastici Fuori Regione

Formano la società di domani tra rinunce e sacrifici: i Dirigenti Scolastici Fuori Regione

 

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Il mondo della scuola è composto da numerosi attori che affrontano quotidianamente una infinità di prove e difficoltà.

Prove e difficoltà che, non serve dirlo, negli ultimi due anni scolastici più che mai, non fanno che aumentare e diventare più pesanti per tutti: dirigenti, docenti, personale ATA, studenti e famiglie.
In questo panorama di imprese coraggiose e di personalità che si distinguono c’è una fetta di persone che ogni giorno, con un po’ di coraggio in più rispetto ad altri, fanno del loro meglio per far andare avanti e migliorare la scuola.
Un po’ di coraggio in più rispetto ad altri perché loro sono soli e lo sono ogni giorno.
Vivono lontano dai loro affetti e dai luoghi a loro familiari; quando la sera tornano a casa dopo una lunga e imprevedibile giornata di lavoro, possono trovare conforto solo attraverso i cristalli liquidi di una video chiamata o le fibre di una rete telefonica.
Il fine settimana affrontano km di viaggio in cui, spesso, è più il tempo per strada che quello trascorso con le proprie famiglie.
E in più, purtroppo, spesso non possono viaggiare per via della pandemia.
Cercano di crescere al meglio i figli degli altri e non possono crescere i propri, aiutano e sostengono ogni giorno i propri colleghi e non possono avere la quotidianità delle loro famiglie.
Hanno una casa che amano ma vivono in alloggi provvisori.
E viaggiano, viaggiano tanto per un po’ di normalità affrontando spese e sacrifici pur di non rinunciare alla loro vita e far crescere la loro scuola.
Sono i Dirigenti Scolastici Fuori Regione.
1250 Dirigenti Scolastici che hanno vinto il concorso del 2017 e sono stati assegnati in regioni diverse da quelle di residenza e oggi hanno deciso di riunioni e far conoscere le loro storie e le loro esigenze.
Abbiamo incontrato la professoressa Anna Dello Buono, rappresentante di questo movimento, dirigente scolastico fuori regione  in Veneto e residente in Campania a Caserta e le abbiamo chiesto di raccontarci chi sono e cosa chiedono.

Anna Dello Buono
Prof.ssa Anna Dello Buono – Rappresentante dei DS Fuori Regione

Dirigente, chi sono e come nascono i Dirigenti scolastici fuori regione?
I Dirigenti Scolastici Fuori Sede sono DS che hanno vinto il concorso del 2017 e sono stati assegnati in sedi esterne alle loro regioni di residenza.
Il gruppo si è costituito in seguito alla nascita di diversi movimenti spontanei per l’esigenza di condividere e mettere in luce la difficile situazione che molti Dirigenti sono costretti a vivere da settembre 2019, ossia dalla prima annualità di immissioni in ruolo del concorso del 2017.
Questa voce sta crescendo sempre di più, incrementata anche dalla partecipazione di alcuni Dirigenti immessi nel 2020, anch’essi assegnati a regioni differenti dalla propria.
Siamo un gruppo particolarmente coeso, unito negli intenti e pronto a lottare per il riconoscimento dei propri diritti.
I Dirigenti Scolastici fuori Regione, per mostrarsi alla società e far conoscere la propria situazione ha organizzato una manifestazione che si svolgerà on line il 30 marzo 2021, perché avete deciso di fare questa manifestazione?
I Dirigenti scolastici fuori regione, dopo mesi di richieste espresse in incontri, lettere, contatti per sensibilizzare l’Amministrazione e le parti sociali, hanno deciso di manifestare tutti insieme per esprimere coralmente le loro istanze e diventare finalmente visibili agli occhi di chi potrebbe ristabilire un necessario equilibrio.
L’evento si svolgerà in un’agorà virtuale il 30 marzo dalle ore 11.00 alle 16.00 con l’intento di rappresentare attraverso testimonianze di vita e di lavoro le incongruenze di una procedura amministrativa su base nazionale, ma a gestione regionale.
Il 30 marzo, on line dalle 11,00 alle 16,00. Come si svolgerà praticamente questa giornata?
Con una modalità alternativa di manifestare che vedrà più soggetti coinvolti: politici, sindacalisti, ma anche artisti che interverranno a sostegno della causa dei Dirigenti Scolastici assunti fuori regione.
Sarò una giornata ricca di eventi trasmessa in diretta streaming sui social dall’emittente televisiva Betapress.
Cosa chiedete?
Prevalentemente chiediamo la mobilità interregionale, per l’anno scolastico 2021/2022, in virtù dell’eccezionale condizione dovuta alla situazione pandemica negli aa.ss. 2019/2020 e 2020/2021, su tutti i posti disponibili sul territorio nazionale.
Il riconoscimento dell’estrema condizione di svantaggio di lavoro durante l’emergenza COVID-19, in particolare per i Dirigenti scolastici fuori regione.
Qual è adesso l’interesse politico relativo ai bisogni dei Dirigenti scolastici fuori regione?
A parere dei Dirigenti Scolastici fuori regione, nelle ultime settimane, si avverte una maggiore sensibilità verso la loro condizione.
Cosa vi aspettate e in quanto tempo?
I Dirigenti Scolastici fuori regione si aspettano nell’immediato soluzioni per consentire il rientro nelle proprie regioni già da settembre 2021.
Dove è possibile seguirvi e contattarvi?
Abbiamo creato una pagina social Mobilità straordinaria Dirigenti scolastici
Per contattati il nostro indirizzo email è dsfuoriregione@gmail.com
Auguriamo ai DS Fuori Regione di poter svolgere il loro lavoro al meglio nel contesto più congeniale possibile.
Il video di presentazione dei DS Fuori Regione
DS Fuori Regione - Betapress



Viaggiare con il Covid – Giro in Campania

La pandemia attraverso un viaggio

Da quando l’orientamento è stato quello di muoversi il meno possibile e spostarsi solo per le necessità, i viaggi sono cambiati radicalmente e, a ruota, i paesaggi ad essi legati.

A Settembre il sole24ore segnalava un incremento di vendita di immatricolazione di nuovi camper superiore al 100% rispetto l’anno precedente.

Il motivo ragionevole sta nella sicurezza percepita in tempi di paura da contagio.

Abbiamo anche noi voluto fare un esperimento e deciso di guardare l’Italia dal lunotto panoramico così, piano piano, racconteremo i nostri viaggi tra le regioni che si aprono e si chiudono.

Trovandoci in Campania al momento della partenza, abbiamo approfittato del primo fine settimana che concedesse lo spostamento all’interno della regione e siamo usciti.

Itinerario

Il venerdì siamo partiti da Napoli in direzione Padula dove abbiamo visitato la Certosa.

Abbiamo sostato in un’area vicino la Certosa, abbiamo fatto rifornimento di acqua al B&B le querce e il mattino dopo siamo partiti alla volta dell’Oasi cascate capelli di Venere (a Casaletto Spartano).

Dopo uno spuntino nell’area di sosta lì vicino siamo ripartiti per Acciaroli (SA) dove abbiamo fatto una passeggiata lungo il porto e nel paese, dove abbiamo comprato un pacco di fichi secchi tipici della zona, siamo poi tornati all’area di sosta e lì abbiamo cenato dentro il camper.

Il mattino dopo abbiamo fatto colazione al muretto e abbiamo mangiato le loro buonissime graffe, fatto un’altra passeggiata nel paese, scaricato presso l’area Giù Gio’ e ripartiti alla ricerca di un agriturismo in cui pranzare.

Siamo così arrivati a Cava de’ Tirreni a la Selva, posto consigliassimo dove si mangia benissimo ma da affrontare con cautela se si decide di andare in camper.

I luoghi

I luoghi che abbiamo visitato sono bellissimi.

La Certosa di Padula è un capolavoro di organizzazione e valorizzazione… peccato che sia tutto, se non perso, in sospeso: i pochissimi visitatori non possono valorizzare al meglio tutto il lavoro ben fatto dall’Assessore al turismo.

Tutte le botteghe e le attività all’interno della Certosa erano chiuse.l

Le aree di sosta erano deserte e non servite.

L’Oasi i capelli di Venere bellissima.

Un luogo magico con un percorso di passeggiata lungo ma agevole.
Anche qui, purtroppo, tutti i servizi erano chiusi.

Ad Acciaroli abbiamo avuto la vera percezione di quanto la chiusura dovuta alla pandemia abbia colpito la società.

Un intero paese turistico, semi vuoto e chiuso. Un dolore enorme che fotografa lo stato delle attività nel nostro paese.

 

Considerazioni

Al di là della bellezza del viaggio e dei luoghi, quello che ci è rimasto addosso è il colpo che l’economia e la società sta subendo in questo momento.

Chi scrive non ha la formazione specifica per mettere in dubbio il rischio per la salute e né contesta le scelte fatte alle quali si è adeguato e si adeguerà.

Chi scrive, però, aggiunge al senso civico il dolore umano e imprenditoriale di un’economia sgretolata e di attività lavorative piegate e sole.

Speriamo che questo primo viaggio attraverso le regioni colorate possa mostraci in futuro scenari migliori.

 




Chiusa in casa con tampone negativo

Le brutte storie del Covid

In questi giorni arrivano tante storie legate alle burocrazie da Covid e quasi nessuna è bella.

In questi giorni in Italia ci sono decine di persone che non hanno idea di quando fare il tampone e perché, falsi positivi e falsi negativi, file interminabili e attese di giorni.

In questi giorni arrivano tante storie legate alle burocrazie da Covid e quasi nessuna è bella, inclusa la storia di Ludovica, una insegnate Campana che lavora in Toscana.

La storia di Ludovica

Ludovica è una insegnante di scuola primaria ed è stata convocata ad insegnare in una scuola di Firenze. 

Il suo sogno si realizza: insegna in una scuola primaria secondo il suo corso di studi, è nella città che ama, in una casa che le piace.

È tutto perfetto.

Ludovica ha una fissazione: crede fortemente che le cose debbano esser fatte nel migliore dei modi, nella massima correttezza e trasparenza.

Questo perché lei sa che l’insegnamento viene solo dall’esempio e avendo scelto un lavoro delicatissimo, quello di insegnare e formare i bambini, sente ancora di più la responsabilità del buon esempio.

Inizio dell’Odissea

Ludovica è stata convocata in una scuola di Firenze come supplente, ha fatto prima un periodo breve e poi, prolungandosi l’assenza ella  titolare di cattedra, ha avuto il rinnovo.

Lei è arrivata poco dopo l’inizio dell’anno scolastico, le sue colleghe avevano tutte portato il sierologico, a lei non lo aveva ancora chiesto nessuno ma, come abbiamo detto, lei è una donna che vuol fare tutto bene.

È il 16 ottobre e Ludovica si dirige in un centro privato e fa il sierologico che, però, risulta ambiguo: non si capisce se è positivo o negativo.

Per sicurezza, il direttore sanitario del centro le consiglia di avviare la procedura per effettuare il tampone con l’ASL.

Ludovica fa tutto per bene: chiama il numero dedicato, si mette in contatto con l’operatore, spiega che non è residente in Toscana e avvia la procedura di prenotazione del tampone che viene effettuato il 21 ottobre presso uno dei punti COVID perché non erano disponibili i tamponi domiciliari.

Anche qui Ludovica, per non essere un pericolo per le persone attorno, anziché i mezzi pubblici, prende un taxi.

Anche qui, prima di fare il tampone, Ludovica spiega di non avere la residenza in Toscana.

12 giorni nel limbo 

Non le resta che aspettare.

Aspetta 24, 48, 72 ore…

…Il 27 ottobre il referto di Ludovica non è ancora reperibile: il test è stato fatto e l’esito assegnato ma il certificato non è scaricabile in nessun modo perché la ASL Toscana non riesce ad associare il referto a un residente.

In tutti questi giorni Ludovica sta confinata in casa, sola, in una città che non è la sua, lontana dai suoi affetti e con le paure che crescono di giorno in giorno.

Fortunatamente alcune colleghe le fanno la spesa e cercano di farle coraggio.

In tutti questi giorni Ludovica, che ha come priorità andare a lavorare perché i suoi bambini sono senza insegnate, cerca di capire come uscire da questa situazione che sembra sempre più kafkiana: cerca on line, chiama i numeri di riferimento e, tirando le somme scrive a 8 indirizzi email differenti che avrebbero dovuto risolverle il problema, mandando più di 15 email tra pec e email ordinarie, passa le giornate al telefono con ben 6 numeri specifici diversi alcuni dei quali staccati, altri eternamente senza risposta, altri ancora con risposte evasive o infastidite.

12 giorni senza risposte, attaccata a un telefono che quando finalmente restituisce una voce, si tratta solo di delusioni.

12 giorni cercando di trovare una soluzione su internet che restituisce email mute.

Ma non è tutto perché, come abbiamo detto, Ludovica è una donna che fa le cose per bene e va sempre a fondo in ogni azione.

Ludovica ha attivato la procedura per l’assegnazione del medico di base in Toscana, ha sentito due diversi medici di base e la guardia medica, in tutti casi nessuno ha saputo dirle cosa fare.

Il referto: negativo!

Intanto, Ludovica scopre, grazie a una persona che ha trovato la cartella, che il tampone è negativo, purtroppo però, si sa, per tornare a scuola serve il foglio di carta e non una telefonata.

Come fare ad avere il foglio di carta?
Tutti continuavano ad indirizzarla al sito dei referti legato alla regione o al fascicolo sanitario elettronico senza prestare attenzione al fatto che, non essendo iscritta all’anagrafe sanitaria di Firenze, non poteva usufruire del servizio.

Ludovica parla ma non viene ascoltata.

Mai.

La morte di Covid

Uccide piano il Covid uccide in tanti modi.

Uccide attaccando il corpo di chi viene colpito e minando la psiche di chi si imbatte nelle trappole burocratiche legate ad esso.

La nostra insegnate, fortunatamente negativa, si è trovata per 12 giorni del tutto abbandonata, senza poter lavorare (quindi con un danno economico dovuto al fatto che i contratti di supplenza calcolano la malattia al 50%), senza avere risposte, senza avere indicazioni chiare, senza la possibilità del sostegno dei cari.

Piena di numeri di telefono, email e risposte del tutto inutili o inutilizzabili.

Muri di gomma e urla nel deserto.

Ludovica è giovane, ha 26 anni, è in salute ma, ciononostante, ha subito un trauma umano e psicologico molto forte.

Chissà cosa vivono i nostri cari abbandonati a loro stessi, senza risposte o cosa potremmo vivere noi senza orientamenti chiari.

L’Aiuto

Questa è una brutta storia successa in Toscana ma potrebbe capitare ovunque.

Non è una storia di lamentela sterile, di lagnanza fine a sé stessa, è un campanello di allarme, una sirena di guardia per non dimenticare gli aspetti che possono sfuggire.

Come ha scritto Ludovica in una email alla ASL: 

“Vi racconto la mia storia perché penso ci siano tante altre persone prigioniere di questo limbo kafkiano e sono sicura che voi, nel vostro intento di voler dare sempre meglio, vogliate essere informati di quello che succede nella vostra regione, nonostante ogni cittadino abbia il diritto di tutela alla salute non solo fisica, ma anche psicologica”.

Grazie Ludovica per averci raccontato la tua storia, grazie per voler essere un esempio di buona scuola, i tuoi allievi sono fortunati.

Se volete raccontarci le vostre storie, scrivete a info@betapress.it per non  far passare queste storie in silenzio e permettere a tutti di imparare dagli errori.

 

Addendum:
il 28 ottobre mattina, Ludovica ha ricevuto risposta dall’ASL e potrà finalmente avere il suo certificato e tornare dai suoi ragazzi.




Il parking che lucra sul lockdown

Il parking che lucra sul lockdown

Brutta storia di sciacallaggio dell’easy parking Malpensa in tempo di lockdown.

Un po’ ci spiace a raccontare questa storia ma in redazione abbiamo deciso di dar voce alle ingiustizie subite in periodo di covid-19.

Ci stavamo abituando a storie di solidarietà e di eroismo legati al covid, storie di spirito di nazione e di fratellanza mondiale e ci stava anche piacendo.

Insomma, nella mente di molti, questa positività rappresentava la parte bella e orgogliosa di questo periodo difficile.

Ma non tutti hanno respirato e condiviso quest’aria.

Sciacalli e sciacallaggi non sono mancati in questo periodo difficile: un esempio eclatante sono stati  i prezzi da taglieggio di mascherine e antibatterico.

La fase due

Speravamo di esserci lasciati questi episodi alle spalle e guardavamo con fiducia alla ripresa soprattutto ora che la fase 2 fa intravedere uno spiraglio di ripresa.

Per molte persone Fase due ha significato anche la possibilità di ritorno a casa.

Tornare a casa dopo un periodo così lungo comporta il dover affrontare molti dei pensieri che ci hanno accompagnati nei giorni precedenti:

chissà come sarà rivedere le persone care e chissà chi rivedrò,

chissà se a casa è tutto a posto,

speriamo che non siano scoppiati tubi o simili,

speriamo di ritrovare la macchina…

A proposito della macchina, la fase uno ha congelato molti viaggiatori in un periodo di transito.

Tornare a casa vuol dire anche recuperare la propria automobile al garage.

La sgradevole storia di A.S. e del parking aeroportuale che ha speculato sul lock-down

In questo articolo raccontiamo la storia di A.S., una donna che il 24 febbraio è partita dall’aeroporto di Milano Malpensa e sarebbe dovuta rientrare il 26 febbraio.

Come avviene normalmente a chi viaggia, la signora ha lasciato l’auto nel parking vicino l’aeroporto.

La prima tariffa concordata era di 14 euro per 3 giorni di parcheggio come riportato anche dall’immagine.

Il talloncino di prenotazione dei 3 giorni ipotizzati della signora A.S:
Il talloncino di prenotazione dei 3 giorni ipotizzati della signora A.S.

Erano ancora i tempi in cui viaggiavamo e pensavamo di avere pieno potere sui nostri progetti.

Poi è arrivata l’emergenza Covid-19 e A.S., come tanti, ha dovuto rimandare il ritorno.

In seguito all’emergenza, la signora è rimasta in contatto con il parking che, solidale con la situazione, annunciava che i giorni successivi al 26 febbraio, sarebbero stati calcolati come da normale preventivo da sito.

Il cambio di carte in tavola

Da una proiezione del 6 maggio (giorno successivo a questo accordo) il totale dei 70 giorni ammontavano a 163 euro.

Screenshot della proiezione del 5 maggio

Quando oggi siamo andati, a nostra volta a fare una proiezione della tariffa per 70 giorni, per magia il risultato era differente: veniva applicata la tariffa di 10 euro al giorno.

Screenshot di proiezione di prenotazione per 71 giorni fatta il 13 maggio

L’inversione di rotta e la richiesta di riscatto.

Poi però è successo qualcosa: il giorno successivo alla telefonata rassicurante, il parking invia una email alla signora A.S. comunicando che la tariffa sarebbe stata di 10 euro al giorno.

La signora si è trovata a dover pagare un riscatto (perché per queste cifre e a queste condizioni, di riscatto si parla) di 750 euro indispensabile alla vittima per tornare a casa.
Che dire?
Per dovere di confronto, prima di pubblicare questo articolo, abbiamo provato a contattare Easyparking Malpensa per sentire la loro versione dei fatti.

Chi ha risposto al telefono, dopo aver sentito il motivo della nostra telefonata, ha detto che, essendo chiusi, nessuno poteva rispondere alle nostre domande.

Segnalazione atti di sciacallaggio.

Se qualcun altro dei “clienti” dell’easy parking malpensa o di altri servizi simili ha vissuto una esperienza di sciacallaggio somigliante a quella di A.S., non esiti a contattare la redazione di Betapress all’indirizzo info@betapress.it dove accoglieremo e daremo voce alle loro storie di ingiustizia.

 




Cosa è indispensabile per la riapertura

Saloni e centri estetici. Cosa è indispensabile per la riapertura

Possibile apertura anticipata per parrucchieri ed estetiste ma cosa serve davvero?

Secondo il Dpcm 26 aprile 2020 le attività di servizi alla persona fra cui parrucchieri, barbieri, estetisti non possono ancora riaprire, in sede di conferenza stampa il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha dato come data possibile il 1 giugno.

Questa comunicazione ha attivato in diverse regioni, soprattutto quelle con un numero di contagi contenuto, una pressante richiesta alla riapertura anticipata.

Considerata la contingenza dei fatti e il reale stato epidemiologico, alcune regioni e alcuni sindaci hanno deciso di valutare l’apertura anticipata della categoria, la data di interesse è il 18 maggio.
Ovviamente la scelta è difficile in quanto una presa di posizione di questo tipo potrebbe implicare un subentro di responsabilità da parte dell’autorità locale in caso di contagio per qualche lavoratore.

In questa roulette russa di date, la preoccupazione più grande dei professionisti del settore beauty (come sono classificati gli operatori che lavorano nel settore dei saloni e dei centri estetici), è quella di farsi trovare “pronti”; laddove la misura della preparazione sta nell’adeguamento a protocolli e regole precise indicate dal Governo o dall’amministrazione locale.

In un panorama privo di regole precise, i poveri saloni di parrucchieri e centri estetici sono bombardati da aziende che cercano di vender loro servizi medicali e forniture di cui però, ancora non si conosce la vera necessità.

Le domande

Dovendo però aprire e non avendo ancora delle regole e delle indicazioni precise, i professionisti di questo settore sono pieni di domande:

  • Serviranno le mascherine? 
  • E i calzari?
  • Le visiere?
  • Bisognerà avvolgere le clienti nella pellicola trasparente come mostrano video amaramente divertenti?
  • Bisognerà comprare i termometri?
  • Bisogna chiamare una impresa di pulizie specializzata che elimini il 100% dei batteri?
  • L’ozono funziona? 
  • E l’alcol etilico?
  • Meglio l’ozono o l’alcol etilico?
  • Le lampade UV devono avere caratteristiche ulteriori rispetto a quelle già presenti nel salone?

Ma se già i centri erano iper puliti e iper disinfettati e attenti alla persona, cosa dovrebbero fare di più?

Lo stato dell’arte

Lo stato dell’arte è una situazione border line di difficile gestione dovuta al fatto che le normali regole della mascherina e della distanza di un metro non soddisfano le esigenze professionali della categoria e dei loro clienti.

In più ancora non esiste una comunicazione ufficiale per quanto riguarda la data di riapertura né un protocollo specifico per quanto riguarda le regole da seguire in caso di ripresa di attività.

Quello però che è possibile osservare e a cui poter fare riferimento è che, per quanto riguarda i protocolli e le regole a cui far capo, gli imprenditori e le imprenditrici del settore beauty hanno già delle indicazioni chiare e difinite e sono quelle indicate dalla legge 81 sulla sicurezza del lavoro e sul rischio biologico.

In attesa di sapere se i calzari saranno obbligatori e se e quali strumenti aggiuntivi bisognerà acquistare, abbiamo chiesto a Francesco Melis assessore alla Protezione Civile e Polizia Locale del comune di Iglesias, quali sono, senza dubbio, le accortezze che centri estetici e saloni possono mettere in atto e su quali processi ragionare in vista della riapertura.

 

Premessa

Facciamo una premessa:

Il problema riscontrato nella riapertura delle attività di servizi alla persona, è stato dovuto anche alla doverosa valutazione dei rischi.

Secondo la normativa vigente, nel momento in cui bisogna fare una valutazione dei rischi i rischi, i primi da valutare sono i rischi professionali.

I rischi professionali sono quelli che hanno a che fare con la salute e la sicurezza sul  posto lavoro a cui il lavorato è esposto (nota, confronta piè di pagina).

Considerato che le indicazioni sul contagio riportano che il contagio del COVID-19 avviene tramite vie respiratorie (ragion per cui è richiesta la mascherina) e contatto diretto delle mani con occhi naso e bocca, i rischi professionali che interessano gli operatori del settore del beauty sono più elevate rispetto chi volge un lavoro a minor contatto con le persone.

Per quanto riguarda le misure specifiche di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica covid possiamo rifarci alla normativa vigente come integrata e chiarita dalle fonti autorevoli indicate in calce.

Misure specifiche che il titolare deve adottare all’interno dell’attività.

All’interno della propria attività, il titolare è tenuto ad adottare alcune misure specifiche:

  • convocazione a lavoro del numero indispensabile di lavoratori dividendone l’accesso in turni;
  • formazione del personale sui nuovi protocolli e le nuove procedure;
  • creazione di un registro di presenza che indichi con precisione orario di ingresso e uscita di ciascun lavoratore, fornitore, visitatore e utente. Questo registro sarà utile all’autorità sanitaria in caso di accertamento di positività di uno di essi;
  • costituzione di un Comitato per l’applicazione e la verifica delle misure di sicurezza contro la diffusione del covid-19;
  • esposizione di cartelli informativi: 
  1. uno relativo agli atteggiamenti e alle misure da adottare per la prevenzione del virus, 
  2. un altro relativo all’informativa privacy sul rilevamento della temperatura, 
  3. un terzo cartello di prevenzione e protezione nei luoghi di maggiore passaggio,
  4. Un quarto con le indicazioni di come lavare le mani e usare le mascherine 

Cosa mettere a disposizione delle clienti e dei dipendenti

Il titolare è inoltre tenuto a mettere a disposizione di clienti, dipendenti ed altri avventori:

  • dispenser di soluzione igienizzante idroalcolica;
  • mascherine con filtrante FFP2/FFP3 da fornire ai lavoratori incaricati del rilevamento della temperatura;
  • mascherine chirurgiche da fornire a tutti i lavoratori o alle clienti o fornitori non fornite delle stesse;
  • camici monouso impermeabili guanti monouso e occhiali o maschera facciale per i dipendenti incaricati delle operazioni di sanificazione;
  • Ove possibile, individuazione di un servizio igienico ai soli ospiti separato da quello dei dipendenti.

La sanificazione

In questo periodo si sente tantissimo parlare di sanificazione e, nonostante la frequenza dell’argomento, è bene fare dei chiarimenti.

Cosa è la sanificazione 

Per”sanificazione” si intende un insieme di operazioni che interessano un’area, un locale o una superficie, che arriva a garantire che quell’area, locale o superficie sia anche “sana” ovvero ragionevolmente priva di batteri e virus che possano comportare un rischio per la salute. 

In poche parole si tratta del normale e già abituale nei centri estetici passaggio con disinfettanti.

Non è obbligatorio rivolgersi a una azienda specializzata, può esser svolta anche da personale interno incaricato.

Quali prodotti utilizzare:

  • la candeggina (ipoclorito di sodio) allo 0,5% o superiore per piastrelle, muri, sanitari, scrivanie/banchi e sedie in legno o formica etc – per preparare 10 litri di soluzione allo 0,5% partendo dalla candeggina al 5% è sufficiente diluire 1 litro di candeggina in 9 litri di acqua 
  • l’alcool etilico al 75% o superiore per tastiere, mouse, interruttori etc (in quanto meno aggressivo)

L’eventuale scelta di adottare prodotti diversi deve essere accompagnata da una dichiarazione del distributore / produttore che attesti ufficialmente l’efficacia del prodotto per il contrasto al coronavirus.

Quando va fatta la sanificazione

La sanificazione ha una frequenza di tre tipi:

  • Ad ogni uso
  • Quotidiana 
  • Settimanale

Santificazione quotidiana:

In caso di uso di una sola persona, va vanificato ogni giorno ogni oggetto toccato:

telecomandi, tastiere, mouse, schermi, interruttori, maniglie, finestre, scrivanie, tavoli, mensole do appoggio, tastierini di stampanti e copiatrici, sedie, pulsanti di ogni dispositivo, sanitari, rubinetti e ogni tipo di manopola o superficie di contatto.

Vanno igienizzati quotidianamente anche pavimenti e superfici comuni.

Sanificazione più volte al giorno

Vanno sanificate più volte al giorno tutte quelle superfici di contatto che vengono toccate dal personale interno ed esterno al centro:

tastiere, schienali, sedie, maniglie, armadi…

Sanificazione ettimanale

In caso di locali scarsamente utilizzati, la sanificazione può esser fatta settimanalmente piuttosto che quotidianamente

Sanificazione straordinaria

Prima della riapertura parrucchieri e centri estetici devono fare una sanificazione.

Il personale incaricato deve indossare: 

  • mascherina FFP2/FFP3, 
  • maschera facciale, 
  • guanti monouso, 
  • camice monouso impermeabile a maniche lunghe 

Dopo aver effettuato la sanificazione tutto quanto indicato sopra dovrà essere trattato come rifiuti speciali in quanto potenzialmente infetti.

Come va effettuata questa prima sanificazione

Si tratta di una regolare pulizia dei locali, aree e superfici prevista dal normale protocollo di pulizia, se presente o dalle normali abitudini operative osservate all’interno dell’azienda/ente, utilizzando i detergenti comunemente in uso.

  • Pulire tutte le superfici (telecomandi, tastiere, mouse, schermi touch, interruttori, maniglie, finestre, scrivanie, tavoli, mensole d’appoggio, tastierini di stampanti e copiatrici, sedie, pulsanti dei dispenser della soluzione igienizzante mani etc.) mediante uso di stracci in microfibra inumiditi con alcool etilico al 75% o con soluzione di candeggina allo 0,5% in funzione del tipo di materiale. Lo straccio deve essere utilizzato sfregando l’oggetto da sanificare e garantendo un tempo minimo di azione del disinfettante, lo stesso non deve essere intriso al punto da “sgocciolare” ma comunque ben inumidito di soluzione disinfettante
  • Durante tutte le operazioni deve essere assicurata la ventilazione degli ambienti.
  • Le tende ed ogni altro oggetto in tessuto deve essere sottoposto ad un ciclo di lavaggio a 90° e detergente, se ciò non è possibile occorre addizionare il ciclo di lavaggio con candeggina;
  • Eseguire, in un’unica soluzione, tutte le operazioni di sanificazione previste a frequenza quotidiana e settimanale.

Al termine delle operazioni dare evidenza in un Registro delle pulizie dell’attività svolta (data, ora, cosa è stato sanificato, da chi).

Riepilogo dei documenti che devono essere presenti sul luogo di lavoro

Una parziale novità sarà data dai documenti che devono essere presenti sul luogo di lavoro:

  • Registro delle presenze 
  • Cartello informativo 
  • Informativa privacy temperatura
  • Lettera di incarico privacy
  • Cartello prevenzione e protezione
  • Cartello lavaggio mani e istruzioni mascherina
  • Opuscolo per la diluizione della candeggina 
  • Tabella delle frequenze della sanificazione
  • Registro delle pulizie 
  • Modulo di consegna dei dispositivi di Protezione Individuale
  • Istruzioni i operative al personale

Buon lavoro


Riferimenti

  • Per la normativa vigente, i rischi che devono essere oggetto di valutazione e conseguente formalizzazione della stessa all’interno di un Documento di Valutazione dei Rischi, sono i rischi professionali e cioè quelli per la salute e la sicurezza sul lavoro a cui è esposto un lavoratore nell’espletamento della sua attività lavorativa nella specifica mansione all’interno dell’organizzazione aziendale.

Documenti di riferimento:

Formazione utile

Presentazione della prima edizione del master in Orientamento alla Persona

 

 

 

 

 

 

 

Lettera di un medico al Ministro Conte

quando è troppo è troppo!