Giulia, senza parole…

I TANTI VOLTI DELLA VIOLENZA: MA…

Al di là dei drammi insiti in ogni episodio di violenza e di morte a causa di atti violenti, ultimamente si nota purtroppo un certo ‘sciacallaggio’, specie quando questi sono cruenti e persino mortali, ovvero quando sono declinati in precise categorie di soggetti.

Insomma, sembra che ci sia sempre qualcuno già predisposto/pronto, specie in combinazione con persone e strutture – a gettarsi su casi ‘particolari’ (ovvero, di ‘particolare interesse’ per lui, ossia ‘strumentali’ a un qualche disegno o a una qualche posizione), gettando quasi sempre sull’ideologico (ma quale?) un avvenimento di cronaca tanto grave quanto luttuoso.

Il che equivale a sminuire lo stesso delitto, parcellizzandone i contenuti, la curiosità, la morbosità, i retroscena come gli effetti, coinvolgendo senza pietà famiglie e affetti, travolgendo ogni diritto di privacy e mettendo sotto la lente speciosa della curiosità più perniciosa la vita di persone che, quantomeno, normalmente, ambirebbero, invece, restare nelle pieghe di quella riservatezza che è strenua difesa di chi debba superare un fortissimo dolore.

Quanto sopra, come se la vittima possa essere vittima di una odiosità sociale o persino di genere: un modo persino sbrigativo di affrontare la cosa.

Ma, se si vuole identificare con precisione il problema, specie al fine di porvi freno e rimedio, non ci si può limitare o fermarsi a questioni limitate al solo ‘genere’. Vediamo sinteticamente la genesi di molti fermenti negativi che percorrono la quotidianità con episodi di violenza.

La conclusione, non può che ricondurci alla FAMIGLIA. Il vero recinto dove continua a permanere l’onere etico e morale di educare e crescere i figli (educazione comportamentale, igiene personale, onestà e correttezza, assenza di volgarità nell’esprimersi, rispetto per i genitori e per chi ci è prossimo, avversione per la menzogna e per chi ruba, ecc.).

Alla scuola vanno altri compiti essenziali: insegnare a leggere e a scrivere (ma anche a tenere correttamente in mano la matita o la biro!), la lingua italiana e la sua letteratura, la matematica, la storia (e non pagine di ‘storielle’ scritte su testi inaffidabili e di parte, che anni fa sarebbero stati gettati direttamente nella spazzatura!), la geografia, le scienze, le lingue straniere, arte o disegno, e quant’altro: sostanzialmente rafforzando, e mai confliggendovi, l’insegnamento genitoriale impartito in seno alla FAMIGLIA (non genitore 1 o 2 o 3: ma FAMIGLIA, con tanto di padre e di madre, ciascuno competente in particolari funzioni ed entrambi concorrenti al mantenimento, crescita ed educazione della loro prole).

Nel giuoco delle parti, la Scuola, di Stato o privata, aiuta offrendo gli idonei supporti logistici e di contenuto umanistico e scientifico, di formazione o di avviamento a una qualche forma di professione/lavoro: ma la scuola non può né deve sostituirsi – ovvero, esserne tentata, ai genitori, alle FAMIGLIE degli allievi e alla sua funzione. Funzione, sia detto chiaramente, che una cancel culture distruttiva e persino dissennata, bieca e furiosa, cerca di smantellare e alfine demolire a tutti i livelli, depotenziandone ruoli e funzioni. Una cancel culture, al netto degli alibi che pretestuosamente l’ammantano, il cui scopo è quello di sostituire valori e tradizioni pregresse, proprio quelli che hanno consentito il progresso dell’Umanità, definiti tout-court superati e desueti.

Lo scopo degli allievi che frequentano le scuole, è quello di frequentare per apprendere, nel modo più completo, da insegnanti che impartiscano loro cultura e scienza in modo obiettivo e assolutamente depurato da personali contaminazioni ideologiche: insegnamenti e competenze che li devono preparare ad affrontare la vita. Giovani che siano protagonisti della propria vita, del proprio futuro, e non zombie rincitrulliti da abuso di smartphone, prostrati dall’uso di droghe, persino annoiati da una sessualità sempre più precoce e disinibita, ma poco capaci di esprimersi correttamente e di comunicare tra di loro. Ed è proprio su questo terreno squallido, rovinato e contaminato che il male e la violenza mettono le loro radici.

Ora, quegli agitatori/inquinatori che amano porre periodicamente le masse di fronte a problemi non sempre autentici e reali, hanno tirato fuori dal cilindro questioni legate in modo chiaramente ideologico e strumentale a un presunto ‘patriarcato’ (da smantellarsi, sembra ovvio: ma, ove esistesse, a favore di cosa?), facendo scadere situazioni violente e omicide a crimini di genere.

Il che è profondissimamente errato e falso. Occorre che con grande rapidità, abbandonate anguste visioni ideologiche idonee a suscitare mobilitazioni qualunquiste, la politica, di concerto con le Forze dell’Ordine e con la Magistratura, dia un nuovo ‘registro’ alle norme di legge vigenti.

Non per dequalificare; anzi persone, sarebbe opportuno collocare senza remore ogni forma di delitto e violenza nella categoria degli omicidi e dei tentati omicidi, determinando pene ampie e definitive: non suscettibili di alcuna riduzione.

Poi, nel contesto di tale tipo di reati, andranno applicate le aggravanti: se il reato avviene contro soggetti non in condizioni di resistere o contrastare la violenza/forza omicida, peggio ancora se di sesso femminile, minori, anziani e invalidi, malati, e quant’altro.

Denunce immediatamente affrontate dalla Forze dell’Ordine con contestuale coinvolgimento della magistratura; escussione immediata del denunciato e del denunciante; custodia cautelare domiciliare con applicazione di braccialetto elettronico in attesa dell’esito delle indagini; diffida a tentare direttamente e/o indirettamente ogni contatto con la potenziale vittima; e, nei casi, fin da subito particolarmente severi, obbligo di dimora in un diverso centro abitato.

Queste, e non solo – peraltro in ipotesi – le misure di rafforzamento per contrastare crimini di tale natura.

Laddove, poi, possano sorgere situazioni più complesse – dove siano presenti questioni legate a droga, meretricio, ricatto (sessuale e non),abuso di credulità e riti orgiastici/satanici – l’attenzione degli inquirenti deve moltiplicarsi.

Ma soprattutto occorre intensificare la campagna informativa comportamentale, tesa a far adottare determinati comportamenti a chi possa essere oggetto di tentativi di violenza/molestie/sopraffazione. Dalle cautele da adottare nelle frequentazioni, alle attenzioni da adottare nelle fasi di rientro nelle proprie abitazioni e quant’altro: di prudenza, non è mai morto nessuno, ma di spavalderia e superficialità certamente sì.

Tra queste cautele, prima tra tutte il non accettare ‘incontri chiarificatori’ o altro di simile: una volta che un vaso si rompe, tale resta per sempre; al di là di ogni possibile buona volontà.

Infine, ricordo che le responsabilità legate ad atti delittuosi sono d’ordine PERSONALE, e il Codice non contempla alcunché che possa essere attinente al GENERE di chi tali atti possa commettere ovvero subire.

Cerimoniali di varia natura, anche importanti e sulle piazze, servono a poco: forse a sensibilizzare, a colpire per un breve periodo; ma, se ci si deve mobilitare, che lo si faccia per misure concrete, strutturali, idonee a circoscrivere e risolvere in modo rapidissimo.

Anche perché se si parlasse ancora di ‘patriarcato’, bisognerebbe affrontare anche la quaestio ‘matriarcato’.

Sempre che l’obiettivo degli agitatori/sobillatori possa essere solo questo e non piuttosto la preparazione a un attacco alla religiosità: a quella dei ‘Patriarchi’ e del ‘Patriarca’ per eccellenza, Dio.

Certo è che negli ultimi 15-12 anni, la Donna ha modificato molte delle sue posizioni, recuperando sull’Uomo, perdendo spesso in femminilità e assumendo comportamenti di tipo maschile; per contrappunto, l’Uomo si è alquanto effeminato compensando malamente tale affievolirsi degli schemi psicologici e sociali legati alla propria stessa vis e sessualità.

Conquiste? Mah! Forse…!

Ma sicuramente alcuni obiettivi avrebbero dovuto comportare processi sociali di tipo paritario: a partire da stipendi e salari.

Ci sono fenomeni comportamentali che, al di là di gelosie, immaturità, scarsa consapevolezza e debole coscienza, coinvolgono le fortissime tensioni di una società che non sa garantire il lavoro, la dignità del vivere, stabilità ed equilibrio sociali.

Correttamente, i TANTI VOLTI DELLA VIOLENZA hanno purtroppo un solo nome, VIOLENZA; e la violenza non è diversa se la vittima sia un uomo o una donna, se si uccida un cane, o un elefante, o se si schiacci una formica o si abusi un bambino.

Non ci sono percorsi preferenziali per mobilitarsi o indignarsi: i percorsi sono, devono essere, gli stessi.

E i problemi seri, devono essere affrontati seriamente: non ci sono morti di serie A e morti di seri B.

 




Finlandia C/ Italia … trova le differenze

La Finlandia è da anni nella top ten dei migliori sistemi scolastici del mondo.
Test a scelta multipla, lezioni teoriche, compiti a casa sono prassi abbandonate.
La conoscenza olistica prevale su quella specialistica.
Non esistono scuole di serie A e di serie B, la didattica è personalizzata per valorizzare talenti e capacità.
La scuola è uno strumento di uguaglianza sociale e le famiglie non sostengono nessuna spesa per il materiale didattico, mensa e trasporti.
I docenti hanno un’età media inferiore ai 50 anni e un gran numero di docenti è under 30 con conseguente sensibile riduzione del gap generazionale con gli studenti.
La formazione in ingresso del corpo docenti è di elevata qualità. Tutti i docenti devono avere una laurea specialistica per accedere alla professione e i percorsi formativi sono molto selettivi. Questo porta ad un elevato riconoscimento sociale del ruolo di docente.
La scuola inizia più tardi rispetto agli altri paesi europei e gli anni obbligatori sono nove da 7 a 16 anni in un ciclo unico.
Se al termine del percorso gli studenti non hanno ancora le idee chiare sulla scelta futura, possono frequentare un decimo anno supplementare e concludere l’istruzione di base a 17 anni, per avere maggior tempo per la scelta dell’indirizzo loro più adatto.
Al termine del primo ciclo lo studente deve far domanda per la scuola secondaria superiore, infatti la frequenza è obbligatoria fino a 18 anni.
Si può scegliere la
“Scuola generale” della durata di 3 anni e non qualifica gli studenti per una particolare occupazione. Si conclude con l’esame nazionale di maturità che permette di accedere all’università. Oppure si sceglie la “Scuola professionale” con percorsi specifici e anche con ricorso all’apprendistato.
La scuola si conclude con una qualifica specialistica.
In classe si impara a cooperare e non a competere e un
grande aiuto è dato dai consulenti specializzati nell’orientamento scolastico, dagli psicologi e dagli assistenti sociali presenti nelle scuole e infine anche dai docenti che tengono corsi di recupero dopo le lezioni.
Nelle aule gli studenti hanno a loro disposizione armadietti personali e i laboratori sono dotati di strumentazioni all’avanguardia. Sono presenti sale destinate alla musica con diversi strumenti musicali e le palestre dispongono di attrezzature necessarie per fare tutti gli sport. Anche i docenti hanno spazi personali attrezzati per il lavoro individuale.
Quando entri in una scuola in Finlandia respiri un clima sereno, la sala docenti è un luogo di relazione, c’è anche la cucina e tra una tisana e un tramezzino si parla della quotidianità e non delle note disciplinari inflitte ai turbolenti o dei cattivi risultati conseguiti dagli studenti all’ultima verifica.
Allora, ci sono differenze?

Pio Mirra, DS IISS Pavoncelli Cerignola (FG)




“San Francesco Marathon 2023”

Nella foto, da sinistra a destra: il Patron dell’Evento Padre Federico Claure e il Brand Ambassador Christian Gaston Illan.

È alla sua prima edizione, all’insegna del motto “I Bless You Life!”, la “San Francesco Marathon”.

“Maratona” come metafora della vita.

In un mondo in cui ciascuno di noi corre dietro ai propri impegni quotidiani c’è chi, fin dal 2017, lavora dietro le quinte per dar vita a un gioioso pretesto per correre insieme: la “San Francesco Marathon”. 

È un Evento di respiro internazionale quello che ci attende domenica 5 novembre 2023 ad Assisi, in cui si incontrano e fondono Sport, Cultura, Valori, Spiritualità e Solidarietà.

Motto dell’Iniziativa è  “I Bless You Life”, “Ti Benedico Vita”.

L’Organizzazione

Alla sua prima edizione, la Corsa è rappresentata da Padre Federico Claure e organizzata dalla SSD Life Running Assisi, società sportiva dilettantistica no profit affiliata al Coni e alla Fidal.

L’Evento è realizzato in collaborazione con la Città di Assisi e Athletica Vaticana, sotto il patrocinio della Diocesi Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, della Conferenza Episcopale Italiana e dell’Università degli Studi di Perugia.

Sport, Valori, Spiritualità e Solidarietà

L’Iniziativa mira a promuovere i valori che ispirano la vita del “runner” che c’è in ognuno di noi: impegno, costanza, disciplina.

Allo stesso tempo, la corsa è uno sport che va al di là della dimensione fisica per abbracciare quella spirituale.

Ed ecco che ai valori francescani dell’amicizia e della fraternità si unisce un gesto solidale nei confronti dei più vulnerabili. Le quote di iscrizione, infatti, verranno devolute alla realizzazione di progetti di valore sociale della Diocesi di Assisi e delle Istituzioni civili del territorio. Le opere di solidarietà verranno via via rese note nel sito ufficiale della manifestazione.

 

Il Messaggio

“La maratona è metafora della vita”, recita il messaggio diramato dagli Organizzatori. “A volte ci sono momenti di avversità, e ci sono anche momenti di bellezza. La bellezza ha la forza di guarire l’anima, di consolarla, accarezzarla, rigenerarla …”

Prosegue: “La San Francesco Marathon è uno spazio di ricerca, incontro e dialogo aperto a credenti e non credenti, a tutti, sulla base della comune umanità, alla ricerca di quello che ci rende umani, alla ricerca di quello che ci mantiene umani.”

E conclude:  “Se le persone tornassero dopo la maratona con un “Che bello”! nel cuore, avremmo adempiuto la nostra missione.”

Il sigillo di Qualità

Madrina della manifestazione è la cantautrice, atleta paraolimpica e modella italiana Annalisa Minetti che, assieme ad altri atleti, parteciperà alla staffetta di solidarietà in seno alla maratona.

Brand Ambassador dell’Iniziativa è l’avvocato e imprenditore di origine argentina naturalizzato a Milano Christian Gaston Illan, appassionato di sociologia e noto al grande pubblico come opinionista calcistico televisivo. 

“È un luogo speciale, la corsa, nella sua capacità umana, formativa e culturale, unita alla bellezza di questa terra” rivela. “Non può che essere un’esperienza indimenticabile per ogni persona che verrà a correre …” 

Padre Federico Claure, patron dell’Evento, parlando di Christian dichiara: “Siamo molto contenti e grati per il suo entusiasmo e presenza nel Progetto. L’incontro con Christian è legato al nome di Francesco in quanto si deve ad un incontro che lui ebbe con Papa Francesco per donargli un poncho argentino. La sua professionalità, serietà e passione sono valori importanti per questo progetto di solidarietà. Vi aspettiamo con gioia ad Assisi!”

 

I tre percorsi

La maratona, che si rivolge a chiunque desideri conciliare l’attività sportiva con il suo profondo significato spirituale, è aperta a dilettanti, amatori e professionisti. 

Tre infatti sono le attività previste: 

• il percorso “famiglia” denominato “Vieni con me!”, lungo 5 km; 

• quello competitivo di 10,2 km; 

• la maratona vera e propria di 42,195 km. 

Quest’ultima si snoderà fra i luoghi più cari a San Francesco d’Assisi: Spenno, Cannara, fino allo scrigno della Porziuncola, la Basilica di Santa Maria degli Angeli.

Ed è proprio qui che nascerà “Il Village”: punto di riferimento per eventi e sponsor, all’insegna dei valori sportivi ed etici che ispirano l’Evento. 

Informazioni e modalità di iscrizione

La partenza è prevista per le 09:15 circa di domenica 5 novembre 2023 dalla piazza della Basilica di Assisi, che custodisce la tomba del Santo.

Per iscrizioni e ulteriori dettagli, c’è la pagina web dedicata all’evento.

 




La Mamma Cattiva!

 

La figura materna svolge un ruolo fondamentale nello sviluppo e nel benessere del bambino.

Tuttavia, in alcuni casi, una madre può avere un impatto negativo sullo sviluppo del proprio figlio.

Ma può esistere una Mamma cattiva?

Ovvero una mamma che opera per il male del proprio figlio?

La risposta è no, normalmente troviamo non mamme cattive ma mamme negative, ovvero quelle mamme che non hanno nei confronti dei figli un comportamento adatto al loro sviluppo armonico. 

È importante comprendere i rischi e le conseguenze di un comportamento materno negativo al fine di intervenire tempestivamente e fornire il sostegno necessario al bambino.

Questa breve digressione fornisce un’analisi sull’impatto delle figure materne negative sullo sviluppo del bambino e mette in luce l’importanza della pedagogia nel garantire un ambiente sano e positivo per i bambini.

Definizione dell’impatto delle figure materne negative sullo sviluppo del bambino

La definizione dell’impatto delle figure materne negative sullo sviluppo del bambino è un argomento complesso che richiede una comprensione approfondita.

Quando parliamo di figure materne negative, ci riferiamo a comportamenti o atteggiamenti che possono portare a un effetto dannoso sullo sviluppo emotivo, sociale e cognitivo del bambino.

Questi comportamenti possono includere abuso fisico o emotivo, trascuratezza, instabilità emotiva, mancanza di supporto affettivo e così via.

Gli effetti di una figura materna negativa possono variare da un rallentamento dello sviluppo dei bambini, problemi di comportamento, problemi di attaccamento, bassa autostima, difficoltà nel regolare le emozioni, e problemi scolastici.

È importante sottolineare che non tutte le figure materne negative avranno un impatto così grave sullo sviluppo del bambino, ma è cruciale riconoscere i segnali precoci e agire prontamente per mitigare gli effetti negativi.

Di seguito, esploreremo più in dettaglio gli effetti specifici di una figura materna negativa e come riconoscere questi comportamenti.

Ricerche e studi su questo argomento

Per comprendere appieno l’impatto delle figure materne negative sullo sviluppo del bambino, è importante fare riferimento a studi e ricerche scientifiche.

Negli ultimi anni, molti psicologi e ricercatori hanno indagato su questo argomento, fornendo una base solida di conoscenze su cui basare le nostre analisi.

Alcune delle ricerche hanno evidenziato che i bambini che sono stati esposti a figure materne negative possono manifestare un ritardo nello sviluppo delle competenze sociali e cognitive.

Ad esempio, potrebbero avere difficoltà a stabilire relazioni positive con i loro coetanei o ad acquisire abilità di problem solving.

Altri studi hanno sottolineato come i bambini che hanno avuto esperienze negative con le loro figure materne possano sviluppare problemi di autostima e presentare un maggior rischio di sviluppare disturbi emotivi come l’ansia o la depressione.

Gli effetti negativi delle figure materne sulla salute mentale del bambino

Per capire appieno l’impatto delle figure materne negative sullo sviluppo del bambino, è fondamentale esaminare gli effetti negativi sulla salute mentale dei bambini.

Numerosi studi hanno dimostrato che i bambini che sono stati esposti a figure materne negative hanno una maggiore probabilità di sviluppare problemi di salute mentale.

Uno studio ha rilevato un collegamento significativo tra figure materne negative e un aumento del rischio di sviluppare disturbi d’ansia.

I bambini che hanno sperimentato atteggiamenti controllanti o critici da parte delle loro figure materne sono più inclini a sviluppare ansia e preoccupazione e possono manifestare sintomi di ansia come insonnia, irritabilità e difficoltà a concentrarsi.

Allo stesso modo, un’altra ricerca ha evidenziato un legame tra figure materne negative e un aumentato rischio di depressione nei bambini.

I bambini che hanno subito abusi emotivi o sono stati trascurati possono sviluppare una bassa autostima e sentimenti di tristezza persistenti.

Esplorando ulteriormente, anche nei prossimi articoli, questi effetti negativi delle figure materne sulla salute mentale del bambino, analizzeremo le cause sottostanti e le possibili strategie di intervento per mitigare tali effetti.

Il ruolo delle figure materne nella formazione delle relazioni sociali dei bambini

Il ruolo delle figure materne nella formazione delle relazioni sociali dei bambini

Oltre agli effetti negativi sulla salute mentale, le figure materne negative possono anche influenzare negativamente la formazione delle relazioni sociali nei bambini.

Studi hanno dimostrato che i bambini che sono stati esposti a comportamenti di controllo o critica da parte delle loro figure materne possono sviluppare difficoltà nel creare legami sani con i loro coetanei.

Questo può manifestarsi in diversi modi. Ad esempio, i bambini possono mostrare un atteggiamento di chiusura e isolamento, evitando l’interazione con gli altri.

Possono anche sperimentare difficoltà nell’integrarsi all’interno dei gruppi e nel sentirsi accettati dagli altri.

È importante sottolineare che queste difficoltà sociali possono persistere anche in età adulta e avere impatti duraturi sulla vita dei bambini colpiti.

Pertanto, comprendere il ruolo delle figure materne nell’ambito delle relazioni sociali dei bambini è fondamentale per sviluppare strategie di intervento efficaci.

Quali possono essere le ragioni di queste difficoltà sociali e che tipi di strategie che possono essere adottate per aiutare i bambini a superare gli effetti negativi delle figure materne sulle loro relazioni sociali?

Come mitigare gli effetti negativi delle figure materne negative sullo sviluppo del bambino

Come mitigare gli effetti negativi delle figure materne negative sullo sviluppo del bambino

Mentre abbiamo esaminato gli effetti negativi delle figure materne negative sullo sviluppo delle relazioni sociali dei bambini, è importante sottolineare che esistono strategie che possono essere adottate per mitigare questi effetti.

Innanzitutto, è fondamentale fornire un ambiente sicuro e stabile per il bambino, dove si senta amato e accettato.

Le figure materne possono lavorare su se stesse, cercando di alleviare il proprio stress e ricevendo il supporto adeguato per affrontare i propri problemi.

In secondo luogo, è essenziale incoraggiare il bambino a sviluppare l’autostima e l’empatia, attraverso attività che promuovano un senso di successo e gratificazione personale.

I bambini devono essere esposti a modelli di comportamento sani e positivi, al fine di apprendere come formare relazioni positive con gli altri.

Ci sono anche programmi di intervento precoce e terapie familiari che possono essere utilizzati per favorire il recupero dei bambini che sono stati esposti a figure materne negative.

Conclusioni e raccomandazioni per un ambiente sano di crescita per i bambini

In conclusione, comprendere l’impatto delle figure materne negative sullo sviluppo del bambino è fondamentale per promuovere un ambiente sano di crescita per i più piccoli.

Abbiamo esplorato le conseguenze negative che possono derivare da modelli di comportamento negativi e abbiamo discusso alcune strategie per mitigare questi effetti.

Per garantire un ambiente sano di crescita per i bambini, è importante che le figure materne lavorino su sé stesse, cercando di alleviare lo stress personale e ricevere il supporto adeguato.

Creare un ambiente sicuro e stabile in cui il bambino si senta amato e accettato è essenziale per favorire lo sviluppo sano delle relazioni sociali.

Inoltre, incoraggiare l’autostima e l’empatia nel bambino attraverso attività gratificanti e fornire modelli di comportamento sani e positivi sono altrettanto importanti.

I programmi di intervento precoce e le terapie familiari possono anche essere utilizzati per aiutare il bambino a superare gli effetti negativi delle figure materne negative.

 

 

 




La storia deve essere raccontata in modo neutrale, altrimenti non è storia.

In questi giorni è sorta la discussione sull’insegnamento della storia, discussione originatasi dalle parole del ministro Valditara sul rinnovo dell’accordo con ANPI, associazione partigiani.

Ben rappresenta il giornale la situazione in questo articolo https://www.ilgiornale.it/news/ha-ragione-valditara-raccontare-storia-ben-diverso-fare-2213308.html

Come dare torto a chi finalmente sostiene che la storia debba essere raccontata in modo neutrale, rappresentando tutte le realtà coinvolte e le loro motivazioni.

Lo stesso Barbero, grande divulgatore storico, afferma la necessità che la storia sia raccontata dai documenti e dalla verità, dai fatti insomma, e non dai sentimenti, giusti o sbagliati che siano.

https://allaenne.sns.it/video/alessandro-barbero-unintervista/.

https://youtu.be/ccXct8YxEGc?si=ZAzq7kQPvRnnIlYS.

In effetti dare il racconto della storia in mano a chi della storia ne estremizza i significati per un proprio personale interesse non è la cosa più opportuna per il bene degli studenti in particolare ma di tutti in generale.

Riceviamo molte segnalazioni sul tema è ne pubblichiamo una rappresentativa anche per l’autorevolezza di chi la scrive:

spett.le Betapress, con riferimento all’articolo odierno pubblicato da LA VERITA’ “fate scendere l’Anpi dalla cattedra” in merito all’accordo MIM / Anpi per l’insegnamento della storia nelle scuole, che il ministro Valditara ha comunicato di voler rinnovare allargandolo a tutte le associazioni partigiane , osservo che un analogo accordo è già stato perfezionato il 3 luglio scorso dal MIM con gli istituti per la storia della resistenza (il cui presidente Pezzino è coordinatore di un comitato scientifico promosso da Anpi), prevedente , tra l’altro, l’impiego dei docenti esentati dal servizio presso gli istituti per la storia della resistenza (art.3 ACCORDO 3.07.23) . Valditara CONFERMA che la “cattedra” della storia nella scuola sia comunque monopolio dei “partigiani”. Resta l’interrogativo sul perché il Ministero dell’istruzione (del governo Meloni come dei Governi di centrosinistra) debba appaltare (con assegnazione di risorse pubbliche) l’insegnamento della storia agli studenti a terzi ed altresì solo se appartenenti ad una determinata area politica.

Marco Filisetti già dirigente generale Ministero Istruzione mfilisetti@lanostragorle.org.




Bambini disobbedite, perché vi aiuta ad imparare.

Genitori voi invece obbedite, perché vi aiuta a far crescere.

Ma come può obbedire un genitore? ed a cosa, vi chiederete voi lettori…

Il genitore deve obbedire ad un semplicissimo dovere: la necessità di dare strumenti corretti di crescita al proprio figlio, come?

Cercando di conoscere.

La disobbedienza dei bambini è una tappa inevitabile e cruciale nel loro processo di crescita e sviluppo.

Nonostante possa risultare frustrante per genitori e tutori, è importante considerarla come una fase naturale del percorso di apprendimento di un bambino.

È importante capire che i bambini stanno cercando di individuare i propri limiti e di acquisire un senso di indipendenza e autonomia, infatti i primi atti di disobbedienza nei bambini sono spesso un segno che stanno iniziando a sviluppare un senso di sé ed un desiderio di indipendenza.

Questo comportamento può manifestarsi in molte forme, come il rifiuto di seguire le istruzioni, il testare i limiti delle regole, provocare apertamente gli adulti o ignorare i comandi diretti.

È fondamentale comprendere che la disobbedienza non è necessariamente un segno di cattiva educazione o mancanza di rispetto, ma piuttosto del fatto che i bambini stanno cercando di capire il mondo che li circonda e apprendono dalle esperienze, anche da quelle negative.

Questo processo di apprendimento comporta spesso sfide ed errori, anche da parte di genitori e tutori, che hanno un ruolo cruciale nella gestione della disobbedienza dei bambini.

La comunicazione è la chiave: spiegare chiaramente le aspettative e le regole, insieme alle ragioni dietro di esse, può aiutare i bambini a comprendere meglio cosa ci si aspetta da loro.

Infatti la disobbedienza è spesso una fase temporanea e una parte normale dello sviluppo infantile, dove i bambini stanno imparando a esprimere la propria individualità e a comprendere le conseguenze delle loro azioni.

E’ inevitabile che la disobbedienza sia più presente quando quando non comprendono completamente ciò che si aspetta da loro.

Il problema genitoriale è il tempo ma anche la capacità: per spiegare occorre tempo e capacità di trasformare in concetti chiari per un bambino il mondo delle regole che ha intesta un adulto.

Occorre, in un certo senso, che il genitore si ponga in un rapporto esegetico con il bambino al fine di parlare in una lingua e con concetti a lui comprensibili.

In questo meccanismo il genitore dovrebbe conoscere bene alcuni principi come la ridondanza della comunicazione e la semplificazione del concetto, o anche solo la sua traduzione nel mondo immaginifico del figlio.

Certamente conoscere il mondo linguistico in cui il bambino si sta muovendo è importante.

La risposta del genitore a questa necessità non può essere non ho tempo, ma al limite non sono in grado di farlo, perché con la risposta non ho tempo il genitore si chiude alla possibilità, mentre con la risposta non lo so fare si apre un mondo di opportunità.

Regola fondamentale da mantenere è la coerenza e la linearità di comportamenti.

Le regole dovrebbero rimanere costanti, e le conseguenze della disobbedienza dovrebbero essere appropriate e proporzionate, ma soprattutto applicate.

Questo crea un ambiente in cui i bambini possono prevedere le conseguenze delle loro azioni, il che può contribuire a motivarli a seguire le regole.

Tuttavia, nonostante la necessità di regole e discipline, è altrettanto importante lasciare spazio per l’autonomia e la scelta, ma anche per l’empatia; mostrare empatia verso i sentimenti dei bambini può contribuire a ridurre la disobbedienza, la disobbedienza infantile spesso nasce dalla frustrazione o dal sentimento di abbandono.

Consentire ai bambini di prendere decisioni appropriate per la loro età può ridurre fenomeni di ribellione alle regole, poiché si sentono coinvolti nel processo decisionale; ad esempio, invece di dire “Indossa questa giacca”, si potrebbe chiedere “Vuoi mettere il tuo maglione rosso o il tuo giubbotto blu?”.

Inutile osservare che i bambini spesso imparano dal comportamento dei loro genitori e delle figure di riferimento, ecco perché  mostrare un comportamento rispettoso delle regole può avere un impatto positivo, spesso ricreando ambienti simili in cui gli adulti rispettano le regole che loro stessi impongono ai figli.

L’esempio classico è il rapporto intergenerazionale: un bambino che vede il proprio genitore rispondere male al suo genitore non sarà certo portato a rispettare una regola educativa contraria al comportamento visto attuare dal genitore stesso.

Concludendo la disobbedienza può essere un terreno fertile per l’apprendimento e la crescita dei bambini, ma solo se noi abbiamo gli strumenti per comprenderla ed incanalarla verso un percorso di comprensione dei meccanismi.

Attraverso la disobbedienza si possono sviluppare competenze come la risoluzione dei problemi, la negoziazione e la comprensione delle conseguenze delle azioni.

In estrema sintesi, la disobbedienza dei bambini è una fase normale del loro sviluppo utilissima per poter far comprendere regole, comportamenti sociali e obblighi dell’IO.

La distanza della famiglia da questi momenti educativi, e la loro mancata comprensione da parte dei genitori,  è sicuramente uno tra i più gravi danni possibili da arrecare al bambino.

Affrontarla con pazienza, comunicazione aperta e coerenza nelle regole e nelle conseguenze può aiutare i bambini a imparare dagli errori e a crescere come individui responsabili e consapevoli.




AI: rivoluzione per il modo di apprendere, ma forse si dovrebbe rivoluzionare il modo di insegnare.

Leggo su ‘Il Sole 24 ore’ di ieri: “l’intelligenza artificiale arriva a scuola e rivoluziona il modo di apprendere”. SOMMESSAMENTE: visto la stato complessivo della scuola e della docetica, forse occorrerebbe rivoluzionare il modo di insegnare. 

Anche con l’aiuto degli economici robot, se occorresse  (lo dico provocatoriamente, fermamente convinto come sono che un buon insegnante sia insostituibile). 

Chi deve apprendere è già sufficientemente malridotto soprattutto grazie a giochi e giochini violenti, e allo stare incollato improduttivamente sullo schermo di un PC o di uno smartphone!

Situazioni che lo ‘rintronano’ non aiutandolo nel formulare ed esprimere un  PENSIERO AUTONOMO, privandolo di interessi nella RIFLESSIONE, nello stimolo alla CURIOSITÀ e quindi all’APPROFONDIMENTO e al DIALOGO, soprattutto prediligendo il CONFRONTO PERSONALE e la DIALETTICA, per poter crescere senza rimanere nella propria bolla.

Bolla colma di errori e incertezze, persino carente di dubbi.

Leggere che un giovane, oggi, è accreditato di un vocabolario di neanche 300/350 parole è come sapere che siamo a bordo di una eccezionale astronave, che può solcare gli spazi, ma che invece viene adoperata per andare da casa fino al calzolaio!

Personalmente credo che la tecnologia debba porsi dei limiti, per evitare ai vari Dottor Stranamore di imporre tesi e progressi scientifici che non tengano conto dell’Uomo e del suo immenso valore.

Di AI devono trattare coloro che sanno discernere il giusto dall’errato, che hanno ben presenti i valori dell’etica e della morale.

Soprattutto che siano dotati di una propria vivace intelligenza, perché qualunque macchina/dispositivo “intelligente” non può essere governato da menti instabili, tarate o – peggio ancora – deviate in senso opposto al Bene.




Genitori, chiedete modelli nuovi di insegnamento per i vostri figli.

Il modello educativo frontale è una delle metodologie di insegnamento più tradizionali e ampiamente utilizzate in tutto il mondo.

In questo approccio, un insegnante presenta informazioni o lezioni in modo diretto a un gruppo di studenti, che solitamente sono disposti in modo frontale o in file nei banchi.

Questo modello è spesso caratterizzato dalla trasmissione unidirezionale delle conoscenze dall’insegnante agli studenti, con un’enfasi sull’ascolto passivo e sulla memorizzazione.

Sebbene il modello educativo frontale abbia una lunga storia di utilizzo ed è ancora ampiamente praticato, è importante considerare alcune delle sue sfide e limitazioni.

Prima di tutto, questo approccio può favorire una passività da parte degli studenti, che possono diventare semplici ricevitori di informazioni piuttosto che partecipanti attivi nel processo di apprendimento.

Questa mancanza di coinvolgimento attivo può portare alla noia e alla perdita di interesse per il materiale didattico.

Inoltre, il modello frontale potrebbe non tener conto delle differenze individuali tra gli studenti.

Ogni studente ha uno stile di apprendimento unico, e il modello frontale potrebbe non essere adatto a tutti.

Molti studenti traggono beneficio dall’apprendimento attivo, dalla discussione, dalla collaborazione e dall’applicazione pratica delle conoscenze. Il modello frontale può limitare queste opportunità.

Un’altra sfida del modello frontale è che l’insegnante potrebbe non essere in grado di monitorare attentamente il progresso individuale degli studenti o rispondere alle loro esigenze specifiche.

Questo può portare a una mancanza di personalizzazione nell’insegnamento, che è fondamentale per il successo educativo.

In pratica possiamo individuare 8 punti critici:

1 – Passività degli studenti: Gli studenti spesso sono passivi durante le lezioni frontali, limitandosi ad ascoltare e prendere appunti. Questo può portare a una minore partecipazione attiva e interazione con il materiale.

2 – Apprendimento unidirezionale: L’insegnamento frontale si basa su una comunicazione unidirezionale, con l’insegnante che trasmette informazioni agli studenti. Questo limita le opportunità per gli studenti di fare domande e contribuire attivamente alla discussione.

3 – Differenze individuali: Gli studenti hanno stili di apprendimento diversi, e l’insegnamento frontale potrebbe non essere adatto a tutti. Alcuni studenti potrebbero avere bisogno di approcci più interattivi o di apprendere in modi diversi.

4 – Concentrazione limitata: Gli studenti possono perdere la concentrazione durante le lunghe lezioni frontali, specialmente se queste non sono coinvolgenti o interessanti. La noia può compromettere l’apprendimento.

5 – Memorizzazione a breve termine: L’insegnamento frontale spesso si concentra sulla memorizzazione a breve termine delle informazioni per superare interrogazioni o esami, ma questo può non favorire la comprensione profonda e l’applicazione delle conoscenze nel lungo termine.

6 – Poca personalizzazione: L’insegnamento frontale tende a essere uniforme per tutti gli studenti, senza tener conto delle loro esigenze specifiche o dei loro livelli di competenza. Questo può portare a un apprendimento inefficace per alcuni.

7 – Manca di contesto del mondo reale: Le lezioni frontali possono mancare del contesto del mondo reale, rendendo difficile per gli studenti collegare ciò che imparano alle applicazioni pratiche.

8 – Limitazioni tecnologiche: In alcune situazioni, l’insegnamento frontale può essere limitato dalle risorse tecnologiche e dalla disponibilità di strumenti educativi moderni, che potrebbero migliorare l’apprendimento.

Per superare questi limiti, molti educatori stanno esplorando approcci più interattivi, come il blended learning (un mix di insegnamento in classe e online), l’apprendimento basato su progetti e l’uso di tecnologie educative avanzate per migliorare l’esperienza di apprendimento degli studenti.

Tuttavia, è importante notare che il modello educativo frontale non è completamente privo di meriti.

Può essere efficace per la presentazione di informazioni chiave o la spiegazione di concetti complessi.

Inoltre, può essere utile in contesti in cui è necessario impartire conoscenze di base o standardizzate in modo efficiente.

Per migliorare il modello educativo frontale, è importante integrarlo con approcci più interattivi e partecipativi all’apprendimento.

L’insegnante può incorporare attività di discussione di gruppo, lavori di gruppo, progetti collaborativi e tecnologie educative per coinvolgere gli studenti in modo attivo e favorire l’apprendimento significativo.

In questo modo, il modello frontale può diventare parte di un approccio educativo più ampio e diversificato che tiene conto delle esigenze e delle abilità individuali degli studenti.

In conclusione, il modello educativo frontale ha un ruolo nel panorama dell’istruzione, ma è importante considerarne le sfide e le limitazioni.

Gli educatori dovrebbero cercare di bilanciare questo approccio con metodi più interattivi ed espansivi per garantire un apprendimento più efficace ed efficiente per tutti gli studenti.

La chiave per un’educazione di successo è la flessibilità e l’adattabilità nell’uso di diverse metodologie didattiche per soddisfare le esigenze degli studenti e promuovere un apprendimento significativo.

Il ruolo della famiglia e dei genitori deve essere interattivo anche sulle metodologie di insegnamento.

Questo non vuol dire che la famiglia deve decidere il modello di lezione che la scuola deve adottare, ma la famiglia deve decidere in che scuola mandare il proprio figlio proprio in base al modello di lezione che la scuola ha deciso di utilizzare.

 

 

 

Ribellione e patto educativo, strumenti intelligenti per i genitori (ed anche per i docenti).

Ci vuole più Disciplina!!!




GRAFFI: E SE L’ITALIA?

Immigrazione clandestina.

La Germania non accetterà più immigrati clandestini provenienti dall’Italia.

La Francia blinda i propri confini.

E l’Italia?

Possibile che la malavita organizzata sfrutti i drammi di Marocco e Libia per favorire sbarchi in massa sulle coste italiane?

E l’Italia?

Le crisi non partono mai da lontano e ignorarne i segnali, fare finta di non ascoltare i campanelli d’allarme o di non vedere le anomalie, non porta lontano.

Il governo Meloni ha avuto in lascito un’eredità pesantissima, per amministrare la quale era chiaro fin da subito che non sarebbe stato sufficiente l’esercizio della pur massima “buona volontà”.

Le situazioni geopolitiche, le dinamiche particolari – globali e particolari – dell’economia e della finanza (estremamente fluide e imprevedibili, in quanto ricchissime di variabili), il modificarsi del conflitto instaurato nell’area ukraina da ‘bellico’ a ‘economico’ (per la non soccombenza del dollaro nel primato di “valuta di riferimento”), hanno determinato disallineamenti importantissimi.

Ossia, la situazione che il subentrato governo Meloni Ha ereditato, è ora profondamente mutata: e per affrontarla non sono sufficienti alleanze strumentali.

Occorre avviare radicali misure strutturali.

A un claudicante non basta unirsi a un gruppo di zoppi, per sperare di non zoppicare più.

A queste variabili si sommano imprevisti in alcune aree del mondo, tali da suscitare ripercussioni dagli sviluppi non prevedibili.

In modo imprevisto, si sta assistendo a fenomeni di portata straordinaria che – i solerti cronisti di una storia malata e corrotta – attribuiscono a presunti mutamenti climatici innescati base da inquinamenti vari.

Terremoti devastanti, inondazioni straordinarie, tempeste violentissime, incendi diffusi e irrefrenabili, piogge e grandinate eccezionali, persino la minaccia di possibili eruzioni vulcaniche, scuotono la superficie terrestre provocando migliaia e migliaia di morti oltre che danni inimmaginabili e incalcolabili.

Tali fatti, sommati al perdurare di anomale epidemie, scuotono il mondo dalle fondamenta.

Ma hanno certamente un risvolto immediato: la malavita organizzata entra subito in azione.

Prevedere che dalla Libia e dal Marocco ci possano essere masse imponenti di potenziali clandestini verso l’Europa, verso l’Italia in primis, prevedere quindi l’acuirsi di una crisi già pesantissima, è esercizio agevole.

Meno , le misure per fronteggiare la situazione.

E l’Italia?

Blocco terrestre e navale, quindi?

Forse sarà inevitabile, o saremo invasi da una massa ingovernabile di “clandestini” e forsanche “finti profughi”.

In situazioni di emergenza, non si deve e non si può ragionare in termini “normali”.

Ma l’Italia, saprà reagire e quindi agire?




La Pedagogia al Servizio delle Famiglie: Una Partnership per il Successo Educativo

Nella società odierna, le famiglie e la pedagogia condividono un legame cruciale nell’educare e formare le future generazioni.

La pedagogia, intesa come scienza dell’educazione, gioca un ruolo fondamentale nel plasmare le menti giovani, mentre le famiglie sono i primi contesti in cui i bambini imparano valori, comportamenti e relazioni sociali.

Unendo questi due pilastri, possiamo creare un ambiente educativo completo e armonioso che promuova il successo e lo sviluppo integrale dei bambini.

Il coinvolgimento attivo delle famiglie nel processo educativo è una componente essenziale per il successo degli studenti.

Quando genitori e pedagogisti lavorano insieme, si crea una sinergia che permette di affrontare meglio le sfide e di cogliere appieno le opportunità per i giovani studenti.

La pedagogia non è limitata alle aule scolastiche, ma si estende anche alla vita familiare, dove si possono sperimentare e applicare i principi educativi in situazioni quotidiane.

I pedagogisti possono offrire alle famiglie preziose informazioni sulle fasi dello sviluppo infantile, sulla gestione delle sfide comportamentali e sulla creazione di ambienti stimolanti per l’apprendimento.

Dall’altra parte, le famiglie possono condividere con gli educatori le conoscenze uniche che hanno sui loro figli, inclusi interessi, talenti, punti di forza e debolezza.

Questo scambio di informazioni può aiutare gli insegnanti a personalizzare l’approccio educativo per soddisfare le esigenze specifiche di ciascuno studente.

La comunicazione aperta e continua tra pedagogisti e famiglie è un cardine di questa partnership.

Gli educatori dovrebbero stabilire canali di comunicazione efficaci per condividere aggiornamenti sull’apprendimento e il comportamento degli studenti, oltre a fornire consigli per il coinvolgimento familiare nell’educazione.

D’altra parte, le famiglie dovrebbero sentirsi a proprio agio nel condividere le loro preoccupazioni, suggerimenti e riflessioni sull’esperienza educativa dei loro figli.

L’apprendimento non dovrebbe limitarsi alle aule scolastiche, ma dovrebbe continuare anche a casa.

Le famiglie possono svolgere un ruolo attivo nell’incoraggiare i loro figli a esplorare nuovi argomenti, leggere libri, partecipare ad attività creative e scoprire interessi personali.

Inoltre, possono supportare l’apprendimento attraverso discussioni, ricerche e visite a musei o luoghi di interesse.

La pedagogia al servizio delle famiglie può anche concentrarsi sulla promozione di valori fondamentali come il rispetto, la tolleranza, l’empatia e la responsabilità.

I pedagogisti possono collaborare con le famiglie per incoraggiare la formazione di cittadini consapevoli e eticamente responsabili.

La pedagogia al servizio delle famiglie crea un’atmosfera in cui i bambini possono prosperare sia a livello accademico che personale.

Quando pedagogisti e famiglie si impegnano insieme nell’educazione dei giovani, si costruisce una base solida per il successo futuro.

Questa partnership non solo migliora l’apprendimento degli studenti, ma contribuisce anche a creare individui equilibrati, motivati e pronti ad affrontare le sfide del mondo in continua evoluzione.

 

N.B. pensiero tratto da “le conversazioni pedagogiche” corso per docenti e famiglie.