Se esercito il potere per il potere…

Continua l’escalation del ministro dell’istruzione e del merito nel togliersi di torno tutte le persone che lo potevano aiutare perché con una grande esperienza alle spalle.

Dopo il turno di Marco Filisetti Direttore ufficio scolastico regionale delle Marche, di cui parleremo in un prossimo articolo, viene ora la volta di Stefano Versari, direttore ufficio scolastico regionale Emilia Romagna.

Qui il racconto dei fatti https://bologna.repubblica.it/cronaca/2023/12/23/news/versari_valditara_scuola_emilia-romagna-421736795/, ma quello che preoccupa è la continua serie di gaffe e di operazioni forzate, vedasi caso Amadori e Concia.

Pur di far fuori qualcuno non si bada a nulla, comunicati stampa, bossing, e quant’altro, vedi caso Versari, utilizzando qualsiasi mezzo sia utile.

Sarà il problema che tutte le persone in questione hanno più esperienza sul tema dello stesso ministro?

Abbiamo chiesto al Ministro in data 11 dicembre 2023 in momento di confronto per poter capire che idee fossero alla base del suo agire, viste le ultime azioni intercorse, ma ad oggi ancora nulla, forse il ministero del merito e quindi della sua valutazione vale solo per gli altri?

Noi restiamo umili e fiduciosi in una risposta.


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Vittorio Emanuele Orlando: un convegno ne ha ricordato le grandi capacità.

Sulla esimia figura di Vittorio Emanuele Orlando ci risponde il Prof.  Avv. Salvatore Sfrecola, Patrocinante in Cassazione, già Presidente di Sezione della Corte dei conti, Presidente dell’Associazione Italiana Giuristi di Amministrazione.

 

Venerdì 15 Dicembre, nei saloni dell’Hotel Mediterraneo, un pubblico attento e preparato ha seguito la presentazione del ‘Centro Studi storici, politici e giuridici’, che ha ricordato la figura prestigiosa dello statista Vittorio Emanuele Orlando; ha gestito la riunione il Presidente del centro studi, il Prof. Avv. Salvatore Sfrecola, Illustre Giurista e Studioso, giornalista e prolifico scrittore. 

 

 

Prof. Sfrecola come mai questo desiderio di riferirsi all’importante figura di Vittorio Emanuele Orlando?

Il grande statista Vittorio Emanuele Orlando – che ha vissuto in un arco di tempo molto importante – ha partecipato attivamente a gran parte della vita politica e sociale d’Italia.  Fu Primo Ministro dall’ottobre 1917 al giugno 1919, ed è passato alla Storia anche per aver rappresentato l’Italia – questa era tra i quattro protagonisti – alla Conferenza di Pace di Parigi del 1919, a Versailles, unitamente al suo Ministro degli Esteri Sidney Sonnino. La sua era un’attività quasi febbrile, preso com’era a fare di tutto per curare gli interessi dell’Italia e dei suoi Cittadini, tra l’altro fu anche professore di Diritto e membro di quell’Assemblea Costituente che trasformò la forma di governo italiana in Repubblica. Per molti analisti, la sua figura fu anche controversa, in particolare proprio alla Conferenza di Pace di Parigi del 1919 e per il sostegno da lui inizialmente dato a Benito Mussolini; sostegno ritirato immediatamente dopo l’omicidio di Giacomo Matteotti.             

La carriera politica di Orlando si concluse a causa dei suoi disaccordi con altri leader mondiali alla Conferenza di Pace di Versailles: una Conferenza che lasciò in molti la forte percezione di aver perso la Prima Guerra Mondiale, nonostante che l’Italia fosse stata ritenuta parte ‘vincitrice’ del sanguinoso conflitto.                    

Annotiamo che a quella particolare Conferenza presero parte David Lloyd George – Primo Ministro Britannico -, il Premier George Clemençau – in rappresentanza della Francia –, Woodrow Wilson – Presidente degli Stati Uniti –

 

Come arrivò a ricoprire l’incarico di Primo Ministro, Orlando?

Orlando – che fu un liberale convinto e coerente – diventò Primo Ministro nel 1917 in seguito all’umiliante sconfitta patita dell’esercito italiano nella battaglia di Caporetto. Guidò con successo un governo di fronte nazionale patriottico e riorganizzò l’esercito, spingendo il paese a un rinnovato impegno nella guerra. Orlando fu un forte sostenitore dell’entrata in guerra dell’Italia e fu incoraggiato dagli incentivi segreti offerti all’Italia nel Patto di Londra del 1915, che prometteva significative conquiste territoriali.

In verità, in quella Guerra l’Italia pagò un altissimo costo, e la disfatta di Caporetto impose un cambio di passo in seno al Governo.  Avvenne così la nomina di Orlando.

Il suo sforzo fu quello di portare alla Conferenza di Parigi del 1919, mentre era in atto un elevato sforzo bellico, così da avere un ‘peso’ maggiore nelle intense trattative intercorse.

 

Come mai l’Italia non raccolse le promesse fatte dalle altre Nazioni firmatarie del Trattato di Londra?

Nel corso dei colloqui di Versailles, un forte scoglio fu rappresentato dal Presidente americano Woodrow Wilson che si mise di traverso sulle richieste Italiane relative alla riconquista dei territori a Est, in particolare dell’importante città di Fiume.  Il contrasto con Wilson comportò un irrigidimento anche delle altre Nazioni partecipanti, che si unirono agli americani nel non fare alcuna concessione all’Italia, così indebolendo il profilo e la stessa forza contrattuale di Orlando che nel Giugno del 1919, con amarezza, dovette rassegnare le dimissioni dall’incarico di Primo Ministro.

Quali collegamenti quindi nel lancio di questa nuova Associazione e il retaggio di Vittorio Emanuele Orlando?

Gli organizzatori del Convegno hanno ritenuto di riferirsi a V.E. Orlando, nella consapevolezza che sarebbe stato utile collegarsi a una figura di alto profilo, tanto per trattare tematiche d’ordine generale che per meglio affrontare quelle attuali. Per noi studiosi, Vittorio Emanuele Orlando è una figura forte, in quanto fondatore della Scuola Italiana di Diritto Pubblico, con la contestuale adozione di un importante e fondamentale Archivio. A Orlando va riconosciuto il merito di essere stato un profondo studioso delle Leggi elettorali; per lui il modello ottimale era quello britannico, e si batté affinché questo fosse ripreso dall’Italia, al fine di garantire rappresentatività e concretezza nel dare forma e sostanza alla volontà dell’elettorato. Ma va ricordato che Orlando – forte della sua veste di insigne e coerente giurista con all’attivo grandi responsabilità politiche e sociali – fu anche uno tra i protagonisti degli incontri con la Santa Sede finalizzati a raggiungere un’intesa che mettesse fine ai contrasti tra Italia e Santa Sede e conclusisi nel 1929 con i famosi Patti Lateranensi.

Il Vostro obiettivo, Prof. Sfrecola?

Insieme agli altri partecipanti a questa iniziativa, contiamo di mettere a disposizione dei Cittadini, degli studiosi e degli storici, la rilevantissima, comune esperienza maturata da ciascuno nell’espletamento di funzioni e incarichi di tutto rilievo.

Ringrazio S.E. il Prof. Avv. Salvatore Sfrecola per averci concesso questa intervista, ripromettendoci di seguire gli sviluppi della nuova Associazione, nella certezza che i contenuti e le proposte saranno certamente di tutto rilievo.

 

 




Dispersione scolastica: problema globale!

Dispersione scolastica è un fenomeno che colpisce molti paesi in tutto il mondo, incluso l’Italia.

È un problema sociale che ha gravi conseguenze per gli individui colpiti e per la società nel suo complesso.

La dispersione scolastica si riferisce alla situazione in cui gli studenti abbandonano la scuola senza completare il loro percorso di istruzione.

Ciò può avvenire a qualsiasi livello di istruzione, dalle scuole elementari alle scuole superiori, fino all’Università.

La dispersione scolastica è un problema sociale, vediamo le sue cause ma anche le possibili soluzioni.

Le cause della dispersione scolastica possono essere molteplici e complesse.

Uno dei principali fattori che contribuiscono alla dispersione scolastica è rappresentato dalle difficoltà economiche.

Le famiglie a basso reddito possono trovarsi costrette a far lavorare i loro figli per supportare le entrate familiari, cosa che li allontana dalla scuola.

Allo stesso modo, la mancanza di risorse finanziarie può impedire alle famiglie di fornire un ambiente di apprendimento stimolante a casa.

Inoltre, fattori come la mancanza di motivazione, problemi di salute mentale, carenza di supporto familiare o insegnanti poco preparati possono anche giocare un ruolo significativo nella dispersione scolastica.

Vediamo ora, approfondendo ulteriormente queste cause, di discutere delle possibili soluzioni per affrontare il problema della dispersione scolastica.

La dispersione scolastica ha effetti negativi significativi sulla società.

Quando gli studenti lasciano prematuramente la scuola senza completare la loro istruzione, si privano di opportunità di lavoro migliori e rischiano di rimanere intrappolati in cicli di povertà.

Questo ha un impatto diretto sullo sviluppo socio-economico di una nazione.

Inoltre, la dispersione scolastica contribuisce all’aumento della disoccupazione e dell’instabilità economica, poiché i giovani senza una formazione adeguata hanno meno possibilità di trovare lavoro stabile e ben retribuito.

Ciò può portare a una maggiore dipendenza dai sussidi governativi e aumentare il carico fiscale per l’intera società.

Inoltre, la dispersione scolastica può aumentare il rischio di coinvolgimento in attività illegali e comportamenti antisociali.

Gli studenti che lasciano la scuola prematuramente possono trovarsi senza un sostegno strutturato e sociale, aumentando le possibilità di cadere nella trappola della criminalità.

Nel prossimo paragrafo, esploreremo ulteriormente gli effetti negativi della dispersione scolastica sulla società e analizzeremo le strategie di intervento che possono essere adottate per affrontare questo problema sociale.

La dispersione scolastica ha anche un impatto significativo sull’economia di una nazione.

Gli studenti che lasciano prematuramente la scuola sono più inclini a entrare nel mercato del lavoro con competenze limitate o inadeguate.

Ciò significa che spesso si trovano costretti ad accettare lavori a basso salario e a bassa qualifica, contribuendo così all’aumento dei livelli di povertà e disuguaglianza sociale.

Inoltre, l’impatto economico della dispersione scolastica va oltre il singolo individuo.

Le conseguenze di un’istruzione limitata si diffondono a livello nazionale.

Le persone con istruzione inferiore hanno maggiori probabilità di richiedere sussidi governativi e accesso a servizi di assistenza sanitaria, aumentando così il carico fiscale per l’intera popolazione.

Non solo, ma la dispersione scolastica contribuisce anche all’instabilità economica.

Una popolazione con una percentuale elevata di giovani senza istruzione adeguata rende più difficile per un paese competere globalmente e innovare.

L’investimento nell’istruzione e nella formazione dei giovani è un fattore chiave per il progresso economico e lo sviluppo sostenibile di una nazione.

Di seguito, analizzeremo ulteriormente l’impatto economico della dispersione scolastica e forniremo esempi specifici di come il problema si manifesta in diversi contesti socio-economici.

Per combattere efficacemente la dispersione scolastica, è fondamentale adottare una serie di strategie mirate.

  1. Migliorare l’accesso all’istruzione: è essenziale garantire che tutti i bambini e i giovani abbiano la possibilità di frequentare la scuola, senza ostacoli economici o geografici. Questo potrebbe includere l’apertura di scuole nelle zone rurali o l’offerta di borse di studio per famiglie a basso reddito.
  2. Rendere l’insegnamento coinvolgente ed empatico: un ambiente scolastico accogliente e stimolante può contribuire a mantenere gli studenti motivati ??e impegnati. Gli insegnanti dovrebbero adattare le lezioni alle esigenze individuali degli studenti e fornire un supporto emotivo.
  3. Creare programmi di tutoraggio e mentoring: i programmi di tutoraggio possono fornire un supporto aggiuntivo agli studenti che rischiano di abbandonare la scuola. Gli studenti possono beneficiare del supporto di tutor e mentori che possono aiutarli a superare le difficoltà accademiche e ad affrontare le sfide personali.
  4. Coinvolgere la famiglia e la comunità: la partecipazione attiva dei genitori e della comunità può svolgere un ruolo significativo nel prevenire la dispersione scolastica. È importante creare partnership tra la scuola, la famiglia e la comunità per supportare gli studenti e promuovere un ambiente educativo positivo.
  5. Offrire programmi di recupero: per gli studenti che hanno già abbandonato la scuola, è importante offrire opportunità di recupero per completare l’istruzione. Sia attraverso programmi di istruzione per adulti che attraverso la formazione professionale, questi programmi possono aiutare gli studenti a raggiungere il successo e a migliorare le loro prospettive future.

Combattere la dispersione scolastica richiede uno sforzo concertato da parte di istituzioni educative, governi, insegnanti e genitori.

Solo attraverso strategie mirate e un impegno collettivo, possiamo porre fine a uno dei problemi sociali più significativi del nostro tempo.

Le istituzioni educative svolgono un ruolo fondamentale nel contrastare la dispersione scolastica.

Spetta a loro implementare politiche che favoriscano l’accesso all’istruzione e creino un ambiente scolastico inclusivo.

Inoltre, le istituzioni dovrebbero fornire risorse e programmi specifici per supportare gli studenti a rischio di abbandono scolastico.

Questi potrebbero includere programmi di tutoraggio, servizi di supporto psicologico e opportunità di recupero degli anni scolastici persi.

Le istituzioni dovrebbero anche collaborare attivamente con le famiglie e la comunità per creare un sostegno integrato e sostenere gli studenti nel raggiungimento del successo accademico.

Tuttavia, è importante che le istituzioni lavorino in sinergia con gli insegnanti, i governi e altri attori chiave per adottare un approccio olistico ed efficace al problema della dispersione scolastica.

Nella sezione precedente, abbiamo esaminato il ruolo delle istituzioni educative nel contrastare la dispersione scolastica.

Tuttavia, è importante riconoscere che questo problema non può essere risolto solo dalle scuole.

È necessaria una collaborazione e un impegno congiunto tra gli insegnanti, le istituzioni educative, i governi e altre parti interessate per affrontare efficacemente la dispersione scolastica come problema sociale.

È fondamentale che le istituzioni educative assumano la responsabilità di fornire risorse e programmi specifici per supportare gli studenti a rischio di abbandono scolastico.

Devono lavorare in sinergia con le famiglie e la comunità per creare un ambiente di apprendimento inclusivo e di sostegno.

Inoltre, le politiche educative dovrebbero essere rivolte a garantire un accesso equo e di qualità all’istruzione per tutti gli studenti.

Affrontare la dispersione scolastica richiede uno sforzo collettivo e un impegno costante.

Solo attraverso un approccio globale e coordinato possiamo sperare di ridurre in modo significativo questo problema e offrire a tutti gli studenti l’opportunità di realizzare il loro potenziale educativo e di vita.

 

 

Immediate Access




IA, e poi insegniamo!

La gestione della didattica con l’IA, o Intelligenza Artificiale, è diventata una realtà sempre più presente nelle scuole e nelle istituzioni educative.

L’IA offre una serie di opportunità e sfide per gli educatori, i dirigenti scolastici e gli amministratori.

Con l’uso dell’IA, è possibile migliorare l’apprendimento degli studenti, personalizzare l’istruzione e automatizzare processi come la valutazione.

La gestione della didattica con l’IA può contribuire a migliorare l’efficacia e l’efficienza dell’istruzione, e di seguito alcuni consigli pratici per gestire l’implementazione dell’IA nelle istituzioni educative.

La gestione con l’IA si riferisce all’uso dell’Intelligenza Artificiale per migliorare il processo di insegnamento e apprendimento nelle istituzioni educative.

Ciò può includere l’automatizzazione di attività come la valutazione degli studenti, l’individuazione delle debolezze di apprendimento e l’adattamento delle lezioni in base alle esigenze individuali degli studenti.

Inoltre, l’IA può supportare gli insegnanti nella creazione di materiali didattici personalizzati, consentendo agli studenti di apprendere in modo più efficace e coinvolgente.

La gestione con l’IA richiede anche il coinvolgimento dei dirigenti scolastici e degli amministratori per garantire una corretta implementazione e utilizzo dell’IA nell’istituzione educativa.

Di seguito esploreremo alcune delle sfide e delle opportunità che la gestione con l’IA presenta.

Gli sviluppi nell’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale nella gestione della didattica presentano numerosi vantaggi sia per i docenti che per gli studenti.

Uno dei principali vantaggi dell’implementazione dell’IA è la possibilità di personalizzare l’apprendimento per ciascuno studente.

Grazie all’IA è possibile raccogliere e analizzare una vasta quantità di dati sugli studenti, consentendo ai docenti di individuare le aree di forza e di debolezza di ciascuno studente e di adattare di conseguenza il materiale didattico.

Questo approccio personalizzato migliora il coinvolgimento e l’apprendimento degli studenti, aumentando la soddisfazione generale.

Inoltre, l’utilizzo dell’IA nella didattica, automatizza processi come la valutazione degli studenti, consentendo ai docenti di risparmiare tempo prezioso che può essere impiegato per altre attività educative.

Nonostante gli evidenti vantaggi dell’Intelligenza Artificiale nella gestione della didattica, ci sono alcune sfide che devono essere affrontate per garantire un’implementazione efficace.

Una delle principali preoccupazioni è la privacy degli studenti.

La raccolta di dati personali sensibili potrebbe sollevare preoccupazioni legittime sulla sicurezza e la protezione dei dati.

È quindi fondamentale stabilire rigorose politiche di privacy e adottare sistemi di sicurezza avanzati per garantire la protezione dei dati degli studenti.

Inoltre, l’implementazione dell’IA richiede investimenti significativi in termini di infrastrutture tecnologiche e formazione del personale docente.

Molti istituti educativi potrebbero trovarsi in difficoltà a reperire le risorse necessarie per sostenere l’adozione e l’integrazione dell’IA nella gestione della didattica.

È essenziale quindi creare partenariati con organizzazioni o ricercatori specializzati nell’IA per fornire supporto tecnico e formativo.

Infine, è importante ricordare che la tecnologia dell’IA non sostituirà mai completamente l’interazione umana.

Gli studenti hanno bisogno di un ambiente educativo in cui possano sviluppare abilità sociali ed emotive che solo l’interazione con gli insegnanti e i compagni di classe può fornire.

L’IA dovrebbe essere utilizzata come uno strumento complementare per migliorare l’apprendimento, piuttosto che sostituire completamente l’insegnamento tradizionale.

Nel prossimo segmento, esploreremo alcune delle soluzioni creative che gli istituti educativi stanno adottando per superare queste sfide e sfruttare appieno i benefici dell’IA nella gestione della didattica.

Per affrontare le sfide e garantire una gestione efficace della didattica con l’IA, gli istituti educativi stanno adottando strategie creative e innovative.

Una delle soluzioni è quella di collaborare con aziende tecnologiche specializzate nell’IA per sviluppare piattaforme personalizzate che rispondano alle esigenze specifiche di ogni istituto.

Inoltre, molti docenti stanno ricevendo formazione dedicata sull’utilizzo dell’IA in aula, in modo da integrare questa tecnologia in modo efficace nel processo di insegnamento.

Ciò consente loro di utilizzare l’IA come uno strumento complementare per fornire feedback personalizzato agli studenti, creare percorsi di apprendimento individualizzati e monitorare il progresso degli studenti in modo più accurato.

Alcuni istituti educativi stanno anche sperimentando l’uso di chatbot alimentati da intelligenza artificiale per offrire supporto agli studenti e rispondere alle loro domande in modo tempestivo.

Questi chatbot possono fornire informazioni sui corsi, suggerimenti di studio e persino assistenza nella ricerca di risorse online.

Infine, le politiche di sicurezza e privacy sono state rafforzate per proteggere i dati degli studenti.

Gli istituti educativi stanno adottando misure come l’anonimizzazione dei dati e l’utilizzo di sistemi di crittografia per garantire che i dati sensibili degli studenti siano al sicuro.

Sfruttando queste strategie creative, gli istituti educativi possono massimizzare i benefici dell’IA nella gestione della didattica, garantendo al contempo un ambiente educativo sicuro e stimolante per gli studenti.

Per affrontare efficacemente l’utilizzo dell’IA nella gestione della didattica, è indispensabile fornire ai docenti una formazione adeguata.

La complessità e la rapidità con cui l’IA sta evolvendo richiedono ai docenti di essere preparati e aggiornati sulle ultime tendenze e tecniche di utilizzo dell’IA in ambito educativo.

Una formazione adeguata può consentire ai docenti di acquisire competenze specifiche sull’utilizzo dell’IA in classe.

Ciò include la capacità di sfruttare le potenzialità dell’IA per personalizzare l’apprendimento, monitorare in modo accurato il progresso degli studenti e fornire feedback personalizzato.

Inoltre, una formazione adeguata può aiutare i docenti a comprendere meglio le implicazioni etiche e sociali dell’utilizzo dell’IA nella didattica, promuovendo un utilizzo responsabile e consapevole di questa tecnologia.

Gli istituti educativi dovrebbero quindi investire nella formazione continua dei propri docenti, offrendo workshop, corsi di aggiornamento e risorse didattiche specifiche sull’IA.

Inoltre, è importante promuovere una cultura di scambio di conoscenze e di best practice tra i docenti, in modo da favorire la condivisione delle esperienze e l’apprendimento reciproco.

In conclusione, la formazione adeguata dei docenti sull’utilizzo dell’IA è fondamentale per garantire una gestione efficace della didattica. Solo attraverso una formazione continua e aggiornata, i docenti saranno in grado di sfruttare appieno le potenzialità dell’IA nell’ambito educativo, fornendo un’istruzione di qualità e preparando gli studenti ad affrontare le sfide del futuro.

La gestione della didattica con l’IA offre un’opportunità senza precedenti per migliorare l’apprendimento e l’insegnamento.

La formazione adeguata dei docenti è fondamentale per sfruttare appieno le potenzialità dell’IA in classe.

Investire nella formazione continua dei docenti e promuovere una cultura di condivisione sono passi critici per garantire una gestione efficace della didattica con l’IA.

Sarà necessario un impegno costante da parte degli istituti educativi e dei responsabili dell’istruzione per offrire workshop, corsi di aggiornamento e risorse specifiche sull’IA.

Inoltre, i docenti stessi devono essere aperti a nuovi modi di insegnare e disposti a sperimentare con l’IA per offrire un’istruzione di qualità e preparare gli studenti per il futuro.

In conclusione, l’IA offre enormi possibilità per migliorare l’apprendimento e la didattica.

Ma per sfruttarle appieno, i docenti devono essere adeguatamente formati e pronti ad adattarsi ai cambiamenti.

Investire nella loro formazione continua è essenziale per preparare gli studenti ad affrontare le sfide del futuro e garantire un’istruzione di qualità.

 

 




Giulia, senza parole…

I TANTI VOLTI DELLA VIOLENZA: MA…

Al di là dei drammi insiti in ogni episodio di violenza e di morte a causa di atti violenti, ultimamente si nota purtroppo un certo ‘sciacallaggio’, specie quando questi sono cruenti e persino mortali, ovvero quando sono declinati in precise categorie di soggetti.

Insomma, sembra che ci sia sempre qualcuno già predisposto/pronto, specie in combinazione con persone e strutture – a gettarsi su casi ‘particolari’ (ovvero, di ‘particolare interesse’ per lui, ossia ‘strumentali’ a un qualche disegno o a una qualche posizione), gettando quasi sempre sull’ideologico (ma quale?) un avvenimento di cronaca tanto grave quanto luttuoso.

Il che equivale a sminuire lo stesso delitto, parcellizzandone i contenuti, la curiosità, la morbosità, i retroscena come gli effetti, coinvolgendo senza pietà famiglie e affetti, travolgendo ogni diritto di privacy e mettendo sotto la lente speciosa della curiosità più perniciosa la vita di persone che, quantomeno, normalmente, ambirebbero, invece, restare nelle pieghe di quella riservatezza che è strenua difesa di chi debba superare un fortissimo dolore.

Quanto sopra, come se la vittima possa essere vittima di una odiosità sociale o persino di genere: un modo persino sbrigativo di affrontare la cosa.

Ma, se si vuole identificare con precisione il problema, specie al fine di porvi freno e rimedio, non ci si può limitare o fermarsi a questioni limitate al solo ‘genere’. Vediamo sinteticamente la genesi di molti fermenti negativi che percorrono la quotidianità con episodi di violenza.

La conclusione, non può che ricondurci alla FAMIGLIA. Il vero recinto dove continua a permanere l’onere etico e morale di educare e crescere i figli (educazione comportamentale, igiene personale, onestà e correttezza, assenza di volgarità nell’esprimersi, rispetto per i genitori e per chi ci è prossimo, avversione per la menzogna e per chi ruba, ecc.).

Alla scuola vanno altri compiti essenziali: insegnare a leggere e a scrivere (ma anche a tenere correttamente in mano la matita o la biro!), la lingua italiana e la sua letteratura, la matematica, la storia (e non pagine di ‘storielle’ scritte su testi inaffidabili e di parte, che anni fa sarebbero stati gettati direttamente nella spazzatura!), la geografia, le scienze, le lingue straniere, arte o disegno, e quant’altro: sostanzialmente rafforzando, e mai confliggendovi, l’insegnamento genitoriale impartito in seno alla FAMIGLIA (non genitore 1 o 2 o 3: ma FAMIGLIA, con tanto di padre e di madre, ciascuno competente in particolari funzioni ed entrambi concorrenti al mantenimento, crescita ed educazione della loro prole).

Nel giuoco delle parti, la Scuola, di Stato o privata, aiuta offrendo gli idonei supporti logistici e di contenuto umanistico e scientifico, di formazione o di avviamento a una qualche forma di professione/lavoro: ma la scuola non può né deve sostituirsi – ovvero, esserne tentata, ai genitori, alle FAMIGLIE degli allievi e alla sua funzione. Funzione, sia detto chiaramente, che una cancel culture distruttiva e persino dissennata, bieca e furiosa, cerca di smantellare e alfine demolire a tutti i livelli, depotenziandone ruoli e funzioni. Una cancel culture, al netto degli alibi che pretestuosamente l’ammantano, il cui scopo è quello di sostituire valori e tradizioni pregresse, proprio quelli che hanno consentito il progresso dell’Umanità, definiti tout-court superati e desueti.

Lo scopo degli allievi che frequentano le scuole, è quello di frequentare per apprendere, nel modo più completo, da insegnanti che impartiscano loro cultura e scienza in modo obiettivo e assolutamente depurato da personali contaminazioni ideologiche: insegnamenti e competenze che li devono preparare ad affrontare la vita. Giovani che siano protagonisti della propria vita, del proprio futuro, e non zombie rincitrulliti da abuso di smartphone, prostrati dall’uso di droghe, persino annoiati da una sessualità sempre più precoce e disinibita, ma poco capaci di esprimersi correttamente e di comunicare tra di loro. Ed è proprio su questo terreno squallido, rovinato e contaminato che il male e la violenza mettono le loro radici.

Ora, quegli agitatori/inquinatori che amano porre periodicamente le masse di fronte a problemi non sempre autentici e reali, hanno tirato fuori dal cilindro questioni legate in modo chiaramente ideologico e strumentale a un presunto ‘patriarcato’ (da smantellarsi, sembra ovvio: ma, ove esistesse, a favore di cosa?), facendo scadere situazioni violente e omicide a crimini di genere.

Il che è profondissimamente errato e falso. Occorre che con grande rapidità, abbandonate anguste visioni ideologiche idonee a suscitare mobilitazioni qualunquiste, la politica, di concerto con le Forze dell’Ordine e con la Magistratura, dia un nuovo ‘registro’ alle norme di legge vigenti.

Non per dequalificare; anzi persone, sarebbe opportuno collocare senza remore ogni forma di delitto e violenza nella categoria degli omicidi e dei tentati omicidi, determinando pene ampie e definitive: non suscettibili di alcuna riduzione.

Poi, nel contesto di tale tipo di reati, andranno applicate le aggravanti: se il reato avviene contro soggetti non in condizioni di resistere o contrastare la violenza/forza omicida, peggio ancora se di sesso femminile, minori, anziani e invalidi, malati, e quant’altro.

Denunce immediatamente affrontate dalla Forze dell’Ordine con contestuale coinvolgimento della magistratura; escussione immediata del denunciato e del denunciante; custodia cautelare domiciliare con applicazione di braccialetto elettronico in attesa dell’esito delle indagini; diffida a tentare direttamente e/o indirettamente ogni contatto con la potenziale vittima; e, nei casi, fin da subito particolarmente severi, obbligo di dimora in un diverso centro abitato.

Queste, e non solo – peraltro in ipotesi – le misure di rafforzamento per contrastare crimini di tale natura.

Laddove, poi, possano sorgere situazioni più complesse – dove siano presenti questioni legate a droga, meretricio, ricatto (sessuale e non),abuso di credulità e riti orgiastici/satanici – l’attenzione degli inquirenti deve moltiplicarsi.

Ma soprattutto occorre intensificare la campagna informativa comportamentale, tesa a far adottare determinati comportamenti a chi possa essere oggetto di tentativi di violenza/molestie/sopraffazione. Dalle cautele da adottare nelle frequentazioni, alle attenzioni da adottare nelle fasi di rientro nelle proprie abitazioni e quant’altro: di prudenza, non è mai morto nessuno, ma di spavalderia e superficialità certamente sì.

Tra queste cautele, prima tra tutte il non accettare ‘incontri chiarificatori’ o altro di simile: una volta che un vaso si rompe, tale resta per sempre; al di là di ogni possibile buona volontà.

Infine, ricordo che le responsabilità legate ad atti delittuosi sono d’ordine PERSONALE, e il Codice non contempla alcunché che possa essere attinente al GENERE di chi tali atti possa commettere ovvero subire.

Cerimoniali di varia natura, anche importanti e sulle piazze, servono a poco: forse a sensibilizzare, a colpire per un breve periodo; ma, se ci si deve mobilitare, che lo si faccia per misure concrete, strutturali, idonee a circoscrivere e risolvere in modo rapidissimo.

Anche perché se si parlasse ancora di ‘patriarcato’, bisognerebbe affrontare anche la quaestio ‘matriarcato’.

Sempre che l’obiettivo degli agitatori/sobillatori possa essere solo questo e non piuttosto la preparazione a un attacco alla religiosità: a quella dei ‘Patriarchi’ e del ‘Patriarca’ per eccellenza, Dio.

Certo è che negli ultimi 15-12 anni, la Donna ha modificato molte delle sue posizioni, recuperando sull’Uomo, perdendo spesso in femminilità e assumendo comportamenti di tipo maschile; per contrappunto, l’Uomo si è alquanto effeminato compensando malamente tale affievolirsi degli schemi psicologici e sociali legati alla propria stessa vis e sessualità.

Conquiste? Mah! Forse…!

Ma sicuramente alcuni obiettivi avrebbero dovuto comportare processi sociali di tipo paritario: a partire da stipendi e salari.

Ci sono fenomeni comportamentali che, al di là di gelosie, immaturità, scarsa consapevolezza e debole coscienza, coinvolgono le fortissime tensioni di una società che non sa garantire il lavoro, la dignità del vivere, stabilità ed equilibrio sociali.

Correttamente, i TANTI VOLTI DELLA VIOLENZA hanno purtroppo un solo nome, VIOLENZA; e la violenza non è diversa se la vittima sia un uomo o una donna, se si uccida un cane, o un elefante, o se si schiacci una formica o si abusi un bambino.

Non ci sono percorsi preferenziali per mobilitarsi o indignarsi: i percorsi sono, devono essere, gli stessi.

E i problemi seri, devono essere affrontati seriamente: non ci sono morti di serie A e morti di seri B.

 




Lo spot di Esselunga: siamo alla frutta!

Con lo spot di Esselunga possiamo ormai dire che siamo alla frutta, sia come società che come mistificazione del messaggio.

Lo spot in se stesso è bello, ben realizzato ma certamente apre ad alcune riflessioni.

La prima è cosa vuole Esselunga?

Di certo il suo obiettivo non era vendere pesche!

Nemmeno convincere il consumatore della bontà dei suoi prodotti.

In ultima analisi nemmeno accattivarsi la simpatia dell’opinione pubblica visto il contenuto amaro dello spot.

Esselunga voleva far capire agli italiani il degrado sociale e familiare del paese?

Non c’era bisogno di Esselunga, ma di certo lo spot ha dato un messaggio di consapevolezza verso una situazione ormai alla deriva da anni, ovvero il disagio minorile e la disgregazione della famiglia tradizionale.

Di certo se ne parla, e molto, ma non ritengo che Esselunga avesse bisogno di questo tipo di “basta che se ne parli“.

Quindi Esselunga voleva porsi come nuovo predicatore della morale Italiana? e che gli viene??

Ma soprattutto chi ha dato ad Esselunga il ruolo di giudice della morale italiana?

Sutor, ne ultra crepidam!

Quindi riassumendo messaggio non coerente con le attività dell’azienda, giunto da un pulpito inadatto e con confusione di intenti.

A parte questo ritengo che lo scalpore mosso dal messaggio implicito nello spot di Esselunga sia proprio dovuto a tutti questi fattori che abbiamo appena detto, oltre che al fatto che tutti noi sappiamo benissimo che è tutto vero.

La disgregazione della famiglia è sicuramente un elemento di forte distonia del benessere dei minori.

Normalmente questo fenomeno avviene nella fascia di età del minore più delicata, ovvero dagli otto ai 15 anni, dove il minore non ha gli strumenti per potersi difendere da un così repentino cambio di equilibri negli affetti.

Quelle due persone che fino ad un attimo prima erano felici ora non lo sono più, e spesso nella loro infelicità usano anche i minori come merce di scambio.

La dinamica di utilizzare il bambino come “scudo” nel contesto di una separazione tra i genitori è un fenomeno complesso che può avere implicazioni significative per tutti i membri della famiglia.

Il bambino può essere coinvolto in vari modi, sia emotivamente che comportamentalmente, in strategie di manipolazione, controllo o vendetta tra gli adulti.

In questi casi, la tutela e il benessere del bambino possono essere trascurati, poiché l’attenzione è focalizzata sul conflitto tra i genitori.

Dal punto di vista psicologico, utilizzare un bambino come scudo o come mezzo per raggiungere obiettivi egoistici può essere considerato una forma di abuso emotivo.

Questo genere di abuso può avere effetti duraturi sullo sviluppo emotivo e psicologico del bambino.

In termini pedagogici, l’ambiente familiare è un contesto formativo cruciale per il bambino, che può essere negativamente influenzato da dinamiche familiari disfunzionali.

Le teorie dell’attaccamento, ad esempio, mettono in evidenza come relazioni di base sicure siano fondamentali per lo sviluppo sano di un individuo.

Dal punto di vista legale, le autorità e i tribunali pongono particolare enfasi sulla tutela dei minori. Se viene dimostrato che un genitore sta utilizzando il bambino come scudo in un contesto di separazione, questo potrebbe influenzare decisioni relative alla custodia, ai diritti di visita e ad altre questioni legali. In alcuni casi, può essere necessario l’intervento di servizi sociali o di altri professionisti per valutare la situazione e proporre soluzioni.

Vi sono diverse strategie di intervento, tra cui la mediazione familiare e la terapia, che possono aiutare a ridurre l’impatto negativo di tali dinamiche sui bambini.

Gli interventi mirano a ripristinare un clima di cooperazione e rispetto tra i genitori e a mettere il benessere del bambino al centro del processo decisionale.

Da un punto di vista etico e sociale, utilizzare un bambino come mezzo in una disputa tra adulti è considerato inaccettabile.

La società, rappresentata da vari organismi come le scuole, i servizi sociali e la comunità più ampia, ha una responsabilità collettiva di proteggere il benessere dei bambini e di intervenire quando si verificano situazioni di questo tipo.

In conclusione, l’utilizzo del bambino come “scudo” in un contesto di separazione è una dinamica problematica che richiede un’attenzione multidisciplinare, coinvolgendo professionisti del diritto, della psicologia, della pedagogia e dei servizi sociali.

La priorità deve sempre essere la tutela del benessere e dello sviluppo sano del bambino.




La Mamma Cattiva!

 

La figura materna svolge un ruolo fondamentale nello sviluppo e nel benessere del bambino.

Tuttavia, in alcuni casi, una madre può avere un impatto negativo sullo sviluppo del proprio figlio.

Ma può esistere una Mamma cattiva?

Ovvero una mamma che opera per il male del proprio figlio?

La risposta è no, normalmente troviamo non mamme cattive ma mamme negative, ovvero quelle mamme che non hanno nei confronti dei figli un comportamento adatto al loro sviluppo armonico. 

È importante comprendere i rischi e le conseguenze di un comportamento materno negativo al fine di intervenire tempestivamente e fornire il sostegno necessario al bambino.

Questa breve digressione fornisce un’analisi sull’impatto delle figure materne negative sullo sviluppo del bambino e mette in luce l’importanza della pedagogia nel garantire un ambiente sano e positivo per i bambini.

Definizione dell’impatto delle figure materne negative sullo sviluppo del bambino

La definizione dell’impatto delle figure materne negative sullo sviluppo del bambino è un argomento complesso che richiede una comprensione approfondita.

Quando parliamo di figure materne negative, ci riferiamo a comportamenti o atteggiamenti che possono portare a un effetto dannoso sullo sviluppo emotivo, sociale e cognitivo del bambino.

Questi comportamenti possono includere abuso fisico o emotivo, trascuratezza, instabilità emotiva, mancanza di supporto affettivo e così via.

Gli effetti di una figura materna negativa possono variare da un rallentamento dello sviluppo dei bambini, problemi di comportamento, problemi di attaccamento, bassa autostima, difficoltà nel regolare le emozioni, e problemi scolastici.

È importante sottolineare che non tutte le figure materne negative avranno un impatto così grave sullo sviluppo del bambino, ma è cruciale riconoscere i segnali precoci e agire prontamente per mitigare gli effetti negativi.

Di seguito, esploreremo più in dettaglio gli effetti specifici di una figura materna negativa e come riconoscere questi comportamenti.

Ricerche e studi su questo argomento

Per comprendere appieno l’impatto delle figure materne negative sullo sviluppo del bambino, è importante fare riferimento a studi e ricerche scientifiche.

Negli ultimi anni, molti psicologi e ricercatori hanno indagato su questo argomento, fornendo una base solida di conoscenze su cui basare le nostre analisi.

Alcune delle ricerche hanno evidenziato che i bambini che sono stati esposti a figure materne negative possono manifestare un ritardo nello sviluppo delle competenze sociali e cognitive.

Ad esempio, potrebbero avere difficoltà a stabilire relazioni positive con i loro coetanei o ad acquisire abilità di problem solving.

Altri studi hanno sottolineato come i bambini che hanno avuto esperienze negative con le loro figure materne possano sviluppare problemi di autostima e presentare un maggior rischio di sviluppare disturbi emotivi come l’ansia o la depressione.

Gli effetti negativi delle figure materne sulla salute mentale del bambino

Per capire appieno l’impatto delle figure materne negative sullo sviluppo del bambino, è fondamentale esaminare gli effetti negativi sulla salute mentale dei bambini.

Numerosi studi hanno dimostrato che i bambini che sono stati esposti a figure materne negative hanno una maggiore probabilità di sviluppare problemi di salute mentale.

Uno studio ha rilevato un collegamento significativo tra figure materne negative e un aumento del rischio di sviluppare disturbi d’ansia.

I bambini che hanno sperimentato atteggiamenti controllanti o critici da parte delle loro figure materne sono più inclini a sviluppare ansia e preoccupazione e possono manifestare sintomi di ansia come insonnia, irritabilità e difficoltà a concentrarsi.

Allo stesso modo, un’altra ricerca ha evidenziato un legame tra figure materne negative e un aumentato rischio di depressione nei bambini.

I bambini che hanno subito abusi emotivi o sono stati trascurati possono sviluppare una bassa autostima e sentimenti di tristezza persistenti.

Esplorando ulteriormente, anche nei prossimi articoli, questi effetti negativi delle figure materne sulla salute mentale del bambino, analizzeremo le cause sottostanti e le possibili strategie di intervento per mitigare tali effetti.

Il ruolo delle figure materne nella formazione delle relazioni sociali dei bambini

Il ruolo delle figure materne nella formazione delle relazioni sociali dei bambini

Oltre agli effetti negativi sulla salute mentale, le figure materne negative possono anche influenzare negativamente la formazione delle relazioni sociali nei bambini.

Studi hanno dimostrato che i bambini che sono stati esposti a comportamenti di controllo o critica da parte delle loro figure materne possono sviluppare difficoltà nel creare legami sani con i loro coetanei.

Questo può manifestarsi in diversi modi. Ad esempio, i bambini possono mostrare un atteggiamento di chiusura e isolamento, evitando l’interazione con gli altri.

Possono anche sperimentare difficoltà nell’integrarsi all’interno dei gruppi e nel sentirsi accettati dagli altri.

È importante sottolineare che queste difficoltà sociali possono persistere anche in età adulta e avere impatti duraturi sulla vita dei bambini colpiti.

Pertanto, comprendere il ruolo delle figure materne nell’ambito delle relazioni sociali dei bambini è fondamentale per sviluppare strategie di intervento efficaci.

Quali possono essere le ragioni di queste difficoltà sociali e che tipi di strategie che possono essere adottate per aiutare i bambini a superare gli effetti negativi delle figure materne sulle loro relazioni sociali?

Come mitigare gli effetti negativi delle figure materne negative sullo sviluppo del bambino

Come mitigare gli effetti negativi delle figure materne negative sullo sviluppo del bambino

Mentre abbiamo esaminato gli effetti negativi delle figure materne negative sullo sviluppo delle relazioni sociali dei bambini, è importante sottolineare che esistono strategie che possono essere adottate per mitigare questi effetti.

Innanzitutto, è fondamentale fornire un ambiente sicuro e stabile per il bambino, dove si senta amato e accettato.

Le figure materne possono lavorare su se stesse, cercando di alleviare il proprio stress e ricevendo il supporto adeguato per affrontare i propri problemi.

In secondo luogo, è essenziale incoraggiare il bambino a sviluppare l’autostima e l’empatia, attraverso attività che promuovano un senso di successo e gratificazione personale.

I bambini devono essere esposti a modelli di comportamento sani e positivi, al fine di apprendere come formare relazioni positive con gli altri.

Ci sono anche programmi di intervento precoce e terapie familiari che possono essere utilizzati per favorire il recupero dei bambini che sono stati esposti a figure materne negative.

Conclusioni e raccomandazioni per un ambiente sano di crescita per i bambini

In conclusione, comprendere l’impatto delle figure materne negative sullo sviluppo del bambino è fondamentale per promuovere un ambiente sano di crescita per i più piccoli.

Abbiamo esplorato le conseguenze negative che possono derivare da modelli di comportamento negativi e abbiamo discusso alcune strategie per mitigare questi effetti.

Per garantire un ambiente sano di crescita per i bambini, è importante che le figure materne lavorino su sé stesse, cercando di alleviare lo stress personale e ricevere il supporto adeguato.

Creare un ambiente sicuro e stabile in cui il bambino si senta amato e accettato è essenziale per favorire lo sviluppo sano delle relazioni sociali.

Inoltre, incoraggiare l’autostima e l’empatia nel bambino attraverso attività gratificanti e fornire modelli di comportamento sani e positivi sono altrettanto importanti.

I programmi di intervento precoce e le terapie familiari possono anche essere utilizzati per aiutare il bambino a superare gli effetti negativi delle figure materne negative.

 

 

 




Genitori, chiedete modelli nuovi di insegnamento per i vostri figli.

Il modello educativo frontale è una delle metodologie di insegnamento più tradizionali e ampiamente utilizzate in tutto il mondo.

In questo approccio, un insegnante presenta informazioni o lezioni in modo diretto a un gruppo di studenti, che solitamente sono disposti in modo frontale o in file nei banchi.

Questo modello è spesso caratterizzato dalla trasmissione unidirezionale delle conoscenze dall’insegnante agli studenti, con un’enfasi sull’ascolto passivo e sulla memorizzazione.

Sebbene il modello educativo frontale abbia una lunga storia di utilizzo ed è ancora ampiamente praticato, è importante considerare alcune delle sue sfide e limitazioni.

Prima di tutto, questo approccio può favorire una passività da parte degli studenti, che possono diventare semplici ricevitori di informazioni piuttosto che partecipanti attivi nel processo di apprendimento.

Questa mancanza di coinvolgimento attivo può portare alla noia e alla perdita di interesse per il materiale didattico.

Inoltre, il modello frontale potrebbe non tener conto delle differenze individuali tra gli studenti.

Ogni studente ha uno stile di apprendimento unico, e il modello frontale potrebbe non essere adatto a tutti.

Molti studenti traggono beneficio dall’apprendimento attivo, dalla discussione, dalla collaborazione e dall’applicazione pratica delle conoscenze. Il modello frontale può limitare queste opportunità.

Un’altra sfida del modello frontale è che l’insegnante potrebbe non essere in grado di monitorare attentamente il progresso individuale degli studenti o rispondere alle loro esigenze specifiche.

Questo può portare a una mancanza di personalizzazione nell’insegnamento, che è fondamentale per il successo educativo.

In pratica possiamo individuare 8 punti critici:

1 – Passività degli studenti: Gli studenti spesso sono passivi durante le lezioni frontali, limitandosi ad ascoltare e prendere appunti. Questo può portare a una minore partecipazione attiva e interazione con il materiale.

2 – Apprendimento unidirezionale: L’insegnamento frontale si basa su una comunicazione unidirezionale, con l’insegnante che trasmette informazioni agli studenti. Questo limita le opportunità per gli studenti di fare domande e contribuire attivamente alla discussione.

3 – Differenze individuali: Gli studenti hanno stili di apprendimento diversi, e l’insegnamento frontale potrebbe non essere adatto a tutti. Alcuni studenti potrebbero avere bisogno di approcci più interattivi o di apprendere in modi diversi.

4 – Concentrazione limitata: Gli studenti possono perdere la concentrazione durante le lunghe lezioni frontali, specialmente se queste non sono coinvolgenti o interessanti. La noia può compromettere l’apprendimento.

5 – Memorizzazione a breve termine: L’insegnamento frontale spesso si concentra sulla memorizzazione a breve termine delle informazioni per superare interrogazioni o esami, ma questo può non favorire la comprensione profonda e l’applicazione delle conoscenze nel lungo termine.

6 – Poca personalizzazione: L’insegnamento frontale tende a essere uniforme per tutti gli studenti, senza tener conto delle loro esigenze specifiche o dei loro livelli di competenza. Questo può portare a un apprendimento inefficace per alcuni.

7 – Manca di contesto del mondo reale: Le lezioni frontali possono mancare del contesto del mondo reale, rendendo difficile per gli studenti collegare ciò che imparano alle applicazioni pratiche.

8 – Limitazioni tecnologiche: In alcune situazioni, l’insegnamento frontale può essere limitato dalle risorse tecnologiche e dalla disponibilità di strumenti educativi moderni, che potrebbero migliorare l’apprendimento.

Per superare questi limiti, molti educatori stanno esplorando approcci più interattivi, come il blended learning (un mix di insegnamento in classe e online), l’apprendimento basato su progetti e l’uso di tecnologie educative avanzate per migliorare l’esperienza di apprendimento degli studenti.

Tuttavia, è importante notare che il modello educativo frontale non è completamente privo di meriti.

Può essere efficace per la presentazione di informazioni chiave o la spiegazione di concetti complessi.

Inoltre, può essere utile in contesti in cui è necessario impartire conoscenze di base o standardizzate in modo efficiente.

Per migliorare il modello educativo frontale, è importante integrarlo con approcci più interattivi e partecipativi all’apprendimento.

L’insegnante può incorporare attività di discussione di gruppo, lavori di gruppo, progetti collaborativi e tecnologie educative per coinvolgere gli studenti in modo attivo e favorire l’apprendimento significativo.

In questo modo, il modello frontale può diventare parte di un approccio educativo più ampio e diversificato che tiene conto delle esigenze e delle abilità individuali degli studenti.

In conclusione, il modello educativo frontale ha un ruolo nel panorama dell’istruzione, ma è importante considerarne le sfide e le limitazioni.

Gli educatori dovrebbero cercare di bilanciare questo approccio con metodi più interattivi ed espansivi per garantire un apprendimento più efficace ed efficiente per tutti gli studenti.

La chiave per un’educazione di successo è la flessibilità e l’adattabilità nell’uso di diverse metodologie didattiche per soddisfare le esigenze degli studenti e promuovere un apprendimento significativo.

Il ruolo della famiglia e dei genitori deve essere interattivo anche sulle metodologie di insegnamento.

Questo non vuol dire che la famiglia deve decidere il modello di lezione che la scuola deve adottare, ma la famiglia deve decidere in che scuola mandare il proprio figlio proprio in base al modello di lezione che la scuola ha deciso di utilizzare.

 

 

 

Ribellione e patto educativo, strumenti intelligenti per i genitori (ed anche per i docenti).

Ci vuole più Disciplina!!!




GRAFFI: E SE L’ITALIA?

Immigrazione clandestina.

La Germania non accetterà più immigrati clandestini provenienti dall’Italia.

La Francia blinda i propri confini.

E l’Italia?

Possibile che la malavita organizzata sfrutti i drammi di Marocco e Libia per favorire sbarchi in massa sulle coste italiane?

E l’Italia?

Le crisi non partono mai da lontano e ignorarne i segnali, fare finta di non ascoltare i campanelli d’allarme o di non vedere le anomalie, non porta lontano.

Il governo Meloni ha avuto in lascito un’eredità pesantissima, per amministrare la quale era chiaro fin da subito che non sarebbe stato sufficiente l’esercizio della pur massima “buona volontà”.

Le situazioni geopolitiche, le dinamiche particolari – globali e particolari – dell’economia e della finanza (estremamente fluide e imprevedibili, in quanto ricchissime di variabili), il modificarsi del conflitto instaurato nell’area ukraina da ‘bellico’ a ‘economico’ (per la non soccombenza del dollaro nel primato di “valuta di riferimento”), hanno determinato disallineamenti importantissimi.

Ossia, la situazione che il subentrato governo Meloni Ha ereditato, è ora profondamente mutata: e per affrontarla non sono sufficienti alleanze strumentali.

Occorre avviare radicali misure strutturali.

A un claudicante non basta unirsi a un gruppo di zoppi, per sperare di non zoppicare più.

A queste variabili si sommano imprevisti in alcune aree del mondo, tali da suscitare ripercussioni dagli sviluppi non prevedibili.

In modo imprevisto, si sta assistendo a fenomeni di portata straordinaria che – i solerti cronisti di una storia malata e corrotta – attribuiscono a presunti mutamenti climatici innescati base da inquinamenti vari.

Terremoti devastanti, inondazioni straordinarie, tempeste violentissime, incendi diffusi e irrefrenabili, piogge e grandinate eccezionali, persino la minaccia di possibili eruzioni vulcaniche, scuotono la superficie terrestre provocando migliaia e migliaia di morti oltre che danni inimmaginabili e incalcolabili.

Tali fatti, sommati al perdurare di anomale epidemie, scuotono il mondo dalle fondamenta.

Ma hanno certamente un risvolto immediato: la malavita organizzata entra subito in azione.

Prevedere che dalla Libia e dal Marocco ci possano essere masse imponenti di potenziali clandestini verso l’Europa, verso l’Italia in primis, prevedere quindi l’acuirsi di una crisi già pesantissima, è esercizio agevole.

Meno , le misure per fronteggiare la situazione.

E l’Italia?

Blocco terrestre e navale, quindi?

Forse sarà inevitabile, o saremo invasi da una massa ingovernabile di “clandestini” e forsanche “finti profughi”.

In situazioni di emergenza, non si deve e non si può ragionare in termini “normali”.

Ma l’Italia, saprà reagire e quindi agire?




Separazione e Maturità: un binomio troppo spesso dissolubile.

La separazione può essere un evento altamente stressante e traumatico, sia per gli adulti che per i bambini nel quale troppo spesso maturità e separazioni diventano un binomio dissolubile, al contrario di quello che sarebbe necessario.

Dal punto di vista psicologico, ci sono diversi motivi che possono influenzare le reazioni e le sfide durante una separazione, ma in ogni caso la separazione spesso comporta una sensazione di perdita significativa, anche quando siamo noi stessi a volerla.

Gli individui vivono comunque una separazione come (ed in effetti in molti casi è così) se stessero perdendo non solo il loro partner, ma anche una parte importante della loro vita, dei loro sogni e delle loro aspettative.

La separazione può innescare un processo di lutto, simile a quello che si verifica con la morte di una persona cara.

Le persone possono passare attraverso diverse fasi del lutto, tra cui negazione, rabbia, negoziazione, depressione e accettazione, che vedremo più avanti.

L’incertezza e il cambiamento associati alla separazione possono causare ansia e paura, ed ingenerare la preoccupazione per il futuro, la sicurezza finanziaria, lo stato emotivo e la reazione dei figli.

Di conseguenza è facile giungere a sintomi depressivi perché si sperimentano tristezza prolungata, perdita di interesse nelle attività quotidiane, cambiamenti nell’appetito e nell’umore, e talvolta persino pensieri suicidi.

Nella maggior parte dei casi si sperimentano colpa e vergogna durante una separazione, e la vergogna può derivare dal giudizio sociale o dalle aspettative culturali.

Anche la rabbia è spesso una risposta naturale alla separazione, soprattutto se ci sono stati conflitti o ferite emotive nella relazione, ma di certo, con un aiuto, il più delle volte si può arrivare a riesaminare la propria identità e il senso di sé, iniziando a chiedersi chi sono ora senza il partner e come ridefinire la propria vita.

Nonostante che il processo innescato da una separazione possa comunque portare a risultati positivi, è bene considerare che nelle prime fasi alcune persone tendono a isolarsi dagli amici e dalla famiglia , il che può peggiorare la loro salute mentale; non è da sottovalutare la causa di questa “depressione” può essere dovuta alla vergogna, alla paura del giudizio o semplicemente alla difficoltà di condividere le proprie emozioni con gli altri.

In questa fase che spesso avviene prima di tutte si potrebbe avere difficoltà a prendere decisioni ed a vedere le cose in modo obiettivo, ed è proprio in questo momento che si possono adottare diverse strategie per far fronte alla separazione, alcune delle quali possono essere poco sane, come l’abuso di sostanze o comportamenti autodistruttivi.

È importante riconoscere che la reazione alla separazione può variare notevolmente da persona a persona, e non tutti sperimenteranno tutti questi motivi psicologici allo stesso modo.

Il supporto psicologico, come la terapia, può essere fondamentale per aiutare le persone a gestire questi aspetti emotivi e psicologici della separazione e per favorire un processo di adattamento più sano.

Nel caso in cui la separazione avvenga in ambito genitoriale può essere un momento difficile sia per i figli, che spesso non hanno le strutture mentali adatte per capire cosa stia succedendo, questo elemento dipende anche dall’età dei figli, che per l’entourage della famiglia, che perde riferimenti spesso cardini nelle relazioni.

La chiarezza è un elemento essenziale durante questo processo, in quanto aiuta i figli a comprendere meglio la situazione e ad affrontarla in modo più sano e meno traumatico, è necessario rispondere e stimolare le loro domande, affrontandole in modo sincero il che potrebbe aiutarli a comprendere meglio la situazione, tenendo però conto che la chiarezza non significa coinvolgere i figli nei conflitti tra i genitori.

Evitare di discutere i dettagli delle dispute o delle ragioni della separazione con i figli è la modalità più opportuna per il bene stesso dei figli.

Ovviamente è necessario contenere quel senso di rivalsa verso l’altro che porterebbe al coniuge la ricerca ostinata dell’appoggio dei figli.

Non sempre all’interno della coppia (anzi quasi mai) i due coniugi riescono a mantenere un livello di freddezza che possa giovare psicologicamente alla prole.

Mantenere le conversazioni sui problemi tra adulti, lontano dagli occhi e dalle orecchie dei bambini è una forma di maturità che dovrebbe essere agita sempre, non solo durante le separazioni, ma anche nella normale vita di coppia.

Durante un periodo di separazione maggiormente in quanto è proprio la fase che destabilizza i bambini che vedono crollare un mondo di certezze appena costruito.

Mantenere una routine stabile e prevedibile può fornire un senso di sicurezza, ad esempio assicurandosi che gli impegni scolastici, le attività extracurriculari e le abitudini quotidiane siano mantenuti il più possibile.

Oltre a comunicare, è importante ascoltare attentamente i sentimenti e le preoccupazioni dei tuoi figli, fornendo uno spazio sicuro per esprimere le emozioni che di sicuro può aiutarli a elaborare meglio la situazione e a sentirsi ascoltati.

Se la situazione è particolarmente complessa, ad esempio se non c’è modo che i due genitori si orientino al bene della prole pèiù che alla loro rivalsa personale, o se i figli stanno fortemente lottando emotivamente, può essere utile coinvolgere un consulente o un terapeuta familiare.

Questi professionisti possono aiutare a facilitare la comunicazione e a fornire supporto emotivo ai membri della famiglia ed a rendere maggiormente neutrale la comunicazione dell’evento.

Anche se la separazione è inevitabile, è importante conservare il rispetto reciproco tra i genitori.

Questo aiuterà i bambini a mantenere una visione equilibrata e amorevole di entrambi i genitori.

La chiarezza e la comunicazione aperta durante una separazione possono aiutare i figli a sentirsi più sicuri e a gestire meglio la situazione.

Tuttavia, ogni situazione è unica, quindi è importante adattare le tue azioni alle esigenze specifiche dei tuoi figli e cercare supporto professionale quando necessario.

Vediamo infine alla luce di quanto sopra le cinque fasi della perdita, anche conosciute come il “modello delle fasi del lutto,” sono una teoria proposta da Elisabeth Kübler-Ross nel suo libro del 1969 intitolato “On Death and Dying.”

Questo modello rappresenta una serie di reazioni emotive attraverso cui molte persone passano quando affrontano una perdita significativa, come la morte di una persona cara. 

Negazione: In questa fase iniziale, le persone possono avere difficoltà ad accettare la realtà della perdita. Potrebbero sentirsi increduli o pensare che sia solo una cattiva notizia temporanea. Questa fase può servire come meccanismo di difesa temporaneo per aiutare a tamponare l’emozione travolgente della perdita.

Rabbia: Quando la negazione cede il passo, molte persone sperimentano rabbia. Possono arrabbiarsi con il mondo, con se stesse o persino con la persona deceduta. La rabbia è spesso una reazione alla sensazione di impotenza e ingiustizia.

Contrattazione: In questa fase, le persone cercano spesso di trattare o negoziare con una forza superiore o con il destino per cercare di evitare o invertire la perdita. Possono fare promesse o chiedere “Se solo avessi fatto…” o “Per favore, fammi tornare indietro al tempo prima della perdita…”. Questa fase può essere un tentativo di riprendere il controllo.

Depressione: La depressione nella fase del lutto non è necessariamente la stessa cosa della depressione clinica, ma è una risposta emotiva alla perdita. Le persone possono sentirsi tristi, disperate o svuotate. È un periodo in cui affrontano la profondità della perdita e possono passare attraverso un lutto profondo.

Accettazione: Nella fase finale, le persone cominciano ad accettare la realtà della perdita. Non significa che dimentichino o smettano di amare la persona deceduta, ma raggiungono un punto in cui riescono a vivere con la perdita. L’accettazione non significa che non ci saranno alti e bassi emotivi, ma indica che la persona ha fatto progressi nel processo di lutto.

Va notato che queste fasi non sono necessariamente lineari o universali, infatti le persone possono attraversarle in modo diverso e in diversi tempi, ed inoltre, non tutte le persone attraversano necessariamente tutte e cinque le fasi, poiché il lutto è un processo individuale e varia da persona a persona.

Alcune persone possono sperimentare altre emozioni o reazioni durante il loro processo di lutto.

La comprensione delle fasi del lutto può aiutare a fornire una cornice per comprendere e affrontare il dolore, ma è importante rispettare la diversità delle esperienze di lutto di ciascuno.

 

Separati per il bene.