Perché l’integrazione è ancora solo un riempitivo nelle bocche dei politici

E’ inutile girarci intorno: la scuola italiana non è preparata ad accogliere i ragazzi stranieri.

_____________________

Ormai da diverso tempo numerosi ragazzi , provenienti da vari paesi, vengono gettati nelle classi in base alla propria età anagrafica, senza nemmeno tentare di capire chi sono, cosa hanno fatto fino a quel momento.

__________________________________

Abbandonati al buon cuore degli insegnanti, dei dirigenti, di chi tenta di occuparsi di loro, sfruttando le poche risorse che il ministero concede.

E allora che si fa? Immaginatevi per un attimo nei panni di uno di questi ragazzi, diciamo un africano, magari senegalese, che magari non ha frequentato altro che la scuola coranica, dove si impara a scrivere e leggere l’arabo e poco altro.

Immaginatevi di arrivare in una città che non è la vostra, dove si parla una lingua che non è la vostra, in mezzo a ragazzi che non vi capiscono e che non capite.

Immaginatevi di dover stare seduti ad ascoltare una lingua che non comprendete, materie che non capite per 5/6 ore ogni mattina dal lunedì al sabato.

Immaginate che il docente vi rivolga la parola, vi chieda di scrivere e voi non ne siete capaci, immaginate che vi trattino con disprezzo perché non capite quello che vi viene detto, oppure che vi diano pagine da leggere, ma voi non sapete leggere quei segni grafici così diversi da quelli che siete abituati a decodificare. 

Immaginatevi tutto questo e chiedetevi: è giusto?

No non lo è, per loro, per noi.

Solo il governo Letta si è occupato un po’ di questo aspetto, che però è un fenomeno in crescita, verso il quale dobbiamo focalizzare il nostro sguardo.

Non possiamo affidarci al buon cuore di qualche insegnante che, nelle ore buche, nelle ore di sostegno, aiuta questi ragazzi a progredire, neppure possiamo aspettarci che , dirigenti illuminati, mettano a disposizione le risorse scarse che hanno per colmare le lacune di un ministero che guarda oltre e mai in profondità.

Dobbiamo seriamente riflettere sulle opportunità da offrire a questi ragazzi, che hanno bisogno in primis di apprendere la nostra lingua per poter socializzare con gli altri e imparare qualcosa della nostra civiltà.

Invece per il nostro ministero essi sono pari a studenti italiofoni e come tali devono affrontare ad esempio le prove invalsi, il tema di italiano, lo scritto di matematica.

E’ giusto? No non lo è.

Arrivano in fondo alle medie?

Di solito si perché i docenti si spendono perché possano conseguire il titolo. 

Che fine fanno dopo?

Dato che l’obbligo scolastico è sino ai 16 anni, bivaccano abbandonati in qualche scuola professionale, fino al compimento dei 16 anni, poi non so, ma temo che spendano male la loro vita.

Certo non sono tutti così, qualcuno, dotato di grande e pronta intelligenza, con molta voglia di fare, con genitori che comprendono la necessità dell’istruzione, riesce, nonostante l’oblio del ministero, a farsi strada a recuperare almeno in parte i fondamenti dell’istruzione, ma sono pochi e rari.

La maggior parte si trova a disagio, un disagio che viene alimentato talvolta purtroppo anche dalla scuola, dai compagni, dai docenti, e poi si perde…

E’ chiaro che questi ragazzi di 12, 13 anni non possono essere inseriti in una classe di prima elementare, dove potrebbero apprendere la scrittura, l’aritmetica, ma si dovrebbe cominciare a pensare a un tempo scuola articolato in modo diverso, fatto di molte ore di lingua italiana e matematica e qualche ora di socializzazione in classe  magari durante materie più pratiche, come scienze motorie o musica.

Si dovrebbe pensare ad accogliere questi ragazzi e dare loro una vera opportunità di integrazione, perché non possiamo continuare a girarci dall’altra parte e sperare che qualcosa arrivi, che qualcosa cambi.

 

Paola Delibra

Cronista Freelance




“La Via Della Sensualità”

C’erano una volta l’Uomo …

L’Uomo era infuso dell’Energia cosmica maschile più pura e più nobile, in azione.

Questa Energia si esprimeva – e ancora si esprime, laddove è presente – in modo funzionale al processo spirituale evolutivo, a partire dal primo impulso dato all’anima per incarnarsi, per poi scoprire, sperimentare, conoscere gli aspetti della materia.

L’Essere Umano dotato di quest’energia aveva una naturale propensione all’ordine, alla classificazione, alla pianificazione, all’organizzazione e all’armonia.

Il suo Obiettivo era – ed è ancor oggi – intraprendere la Via che porta alla Saggezza.

 

… e la Donna.

La Donna, infusa dell’Energia cosmica femminile superiore, accompagnava l’Uomo nel suo Percorso.

L’Energia femminile primigenia, contraddistinta da Valori quali l’Accoglienza, l’Ascolto, la Condivisione, l’Empatia, la Tenerezza, il Timore reverenziale, la Devozione, la Generosità, la Comprensione, l’Inclusione, l’Integrazione, l’Amore incondizionato, la Fiducia nell’Esistenza, la Gioia di vivere, manteneva la Donna in costante contatto con il Divino.

L’Uomo si prendeva cura della Donna e la proteggeva garantendole Sostegno, Stabilità e Sicurezza nei più che naturali alti e bassi della quotidianità.

 

Finché non arrivò “Matrix”.

Sembra la trama di un film. E invece è successo davvero.

Qualcosa, qualcuno, a un certo punto della Storia è intervenuto a rimescolare le carte del Gioco chiamato Vita.

Un po’ alla volta, nell’Uomo e nella Donna, si è insinuato un altro tipo di energia, un’energia a bassa frequenza vibrazionale.

Questo tipo di energia è il risultato dell’abbassare di un’ottava la frequenza vibratoria dell’Energia maschile di tipo superiore: ciò che ne risulta è la fredda razionalità, il calcolo, l’egoismo, l’aggressività, il “mors tua vita mea”, la competitività, la “lotta per la sopravvivenza” che genera insicurezza e paura.

Chi lotta per sopravvivere, chi non ha altro valore che il proprio benessere a discapito di quello altrui, non ha più occhi per vedere la Bellezza.

La Bellezza che continua a sussurrare all’anima dei viventi che è l’Amore la Via che porta alla Saggezza, la Risposta delle Risposte, il Senso ultimo del nostro vivere.

 

Una guerra santa dall’esito poco felice.

Negli anni Settanta del secolo scorso la donna scende in campo contro l’uomo per rivendicare pari diritti, responsabilità e opportunità in ogni ambito – professionale, politico, economico e sociale – al di fuori della famiglia dove si sente “stretta” nei suoi ruoli di moglie e madre.

La sua è una “guerra santa” più che giustificata nei suoi obiettivi.

Matrix lo sa e ne approfitta, instillando in lei l’aberrante convinzione che per essere riconosciuta, valorizzata e rispettata nei suoi nuovi ruoli, debba indossare gli abiti del “nemico”: ed ecco che anche la donna adotta valori, consuetudini e atteggiamenti che finiscono per allontanarla dalla sua vera natura.

I Valori di cui era incarnazione vivente, gli stessi Valori che facevano di lei un Ponte sacro per consentire all’Uomo di ricongiungersi col Divino, vengono disprezzati e considerati punti deboli di cui vergognarsi, fragilità da nascondere sotto la maschera androgina di un nuovo essere, né maschio né femmina, omologato e obbediente agli standard imposti dal sistema.

 

La Via della Salvezza.

La Salvezza, nell’Era dell’Acquario contraddistinta dall’influsso dell’Energia femminile superiore, sta nel recupero di questi Valori.

È nel riconoscere, accogliere, riconciliare a Sé , da parte dell’Uomo e della Donna, questo Femminile.

Solo così l’Uomo potrà risvegliarsi dall’addormentamento psichico in cui è rimasto come ipnotizzato: uno stato di demenza adolescenziale, immaturità, irresponsabilità che lo rendeva e rende cieco di fronte alla Bellezza della Vita: una vita ricca, abbondante, piena di Significato. Solo così può ritrovare il suo ruolo di Compagno che protegge la sua Donna dalle insidie di un mondo che l’ha trasformata in ciò che non è.

Solo così la Donna potrà ritrovare Se stessa in rapporto al suo ruolo di “Beatrice” per l’Uomo – Dante che ha smarrito la Via della Saggezza. Solo così, la Donna potrà tornare alla Fonte alla quale è sempre rimasta connessa, per brillare di luce divina e portare il Cielo sulla Terra.

Solo così, infine, Uomo e Donna potranno lasciarsi alle spalle la paura, l’incertezza, la fredda, cinica e razionale lotta per la sopravvivenza e aprire il loro sguardo sull’Abbondanza che li attende nello Spirito, nell’Anima e nella “Carne”, ritrovando la Gioia di Vivere e la Fiducia nell’Esistenza.

 

“La Via della Sensualità”.

Per Fabio Grimaldi, Scrittore e Ricercatore Spirituale, in questo particolare momento storico è necessario adottare un Cambiamento nel modo di osservare la vita, grazie al contatto col mondo del Femminile: il mondo della Sensualità.

Il termine “Sensualità” negli ultimi secoli è stato svilito e manipolato.

Il suo vero significato risiede nella capacità dell’anima di esprimere le sue qualità attraverso la materia, nell’espressione, manifestazione della nostra parte divina nella vita di ogni giorno.

“La Via della Sensualità” – titolo di uno dei suoi libri – è il nome attribuito dall’Autore al suo percorso spirituale: una forma di ricerca della Bellezza sotto ogni aspetto e in ogni ambito: l’Arte, la Musica, la Natura, e soprattutto gli Esseri Umani.

Ce ne ha parlato in occasione del “Soul Talk” di venerdì 9 ottobre 2020 alle 22:30, in diretta sul Canale YouTube “Jasmine Laurenti”.

Per guardare il video clicca qui.

Un abbraccio e a presto, dalla tua Ondina Wavelet (JL).

 

 

 

 

 

 

 




Ciao Papà, Buon Compleanno.

Mio Padre nacque il 29 dicembre 1935, in un periodo storico che riecheggiava di nazionalismi, imperi, guerre, colonialismo, è cresciuto durante una guerra e ha vissuto da adulto forse il periodo bello del nostro paese, il miracolo economico, la rinascita industriale dell’Italia, ha anche visto il momento degli anni di piombo, delle crisi petrolifere ed anche quest’ultima parte che raccoglie il declino sociale di un certo modo di vivere.

Oggi non c’è più, ci ha lasciato a maggio 2016, e nel suo ultimo sguardo che  mi lasciò in eredità c’era un Ciao grande come la storia da Lui vissuta, profondo come la vita da Lui affrontata, bello come il suo sorriso che non ha mai negato a nessuno.

Sapeva di dover morire, sapeva che erano i suoi ultimi giorni, e mentre continuava a mentire a mia mamma dicendole cosa avrebbero fatto durante la vicina estate, a me regalò quel Ciao che non era un addio ma un arrivederci.

Vivere degnamente morire con dignità, questa la storia di mio Padre durante questo secolo.

Ogni giorno qualcosa me lo ricorda, permettendo alla mia anima di molecolizzare il suo ricordo, assimilarlo fino in fondo, per rendere a mio Padre quel senso di eternità che la sua vita ha avuto per me.

Questi ultimi giorni hanno però riportato alla mia memoria, forse perché si avvicina il suo compleanno, forse perchè vedendo la scia di violenza che non smette di imbrigliare il mondo non riesco a non pensare a Lui,  un altro episodio legato al vivere con la mia famiglia, un episodio che pensavo perso nei mille e non più mille ricordi della mia infanzia.

Eravamo seduti a tavola, si parlava di petrolio, arabi e mio Padre disse più o meno questo: “Siamo tutti diversi, anche tra di Noi, nessuno è uguale a qualcun altro, ognuno ha i suoi pensieri, i suoi modi di vedere le cose, maschi contro femmine, adulti contro giovani, paese contro paese, sinistra contro destra, america contro russia, tutto il mondo è diverso, persino da se stesso. Ma una cosa è uguale per tutti, una cosa ci accomuna veramente, la diversità. E’ su quella che dovete costruire le relazioni, è la diversità che dovete usare per capire gli altri.”

Questa frase di mio Padre era nascosta tra i miei ricordi, ma devo dire che ho sempre utilizzato il significato di diversità per cercare di comprendere quello che accadeva intorno a me, siamo tutti diversi, chi predica l’uguaglianza a tutti i costi forse pecca di presunzione, perchè nel comprendere la diversità è veramente possibile convivere con gli altri.

Caro Papà, avevi ragione, non siamo tutti uguali, così poco uguali che siamo riusciti a creare anche un DIO differente a secondo degli usi e costumi (nel mondo ci sono circa 31.000 religioni), così poco uguali e così molto diversi che riusciamo solo a vedere il diverso da Noi.

Albert Einstein diceva che  la parola Dio non è niente di più che un’espressione e un prodotto dell’umana debolezza, e la Bibbia è una collezione di onorevoli ma primitive leggende, che a dire il vero sono piuttosto infantili. Nessuna interpretazione, non importa quanto sottile, può farmi cambiare idea su questo.

Eppure Papà Tu eri religioso, credevi in DIO che diceva che siamo stati tutti creati a sua immagine, ma eri convinto che solo nella diversità avremmo trovato i perché della convivenza tra le persone.

Sai Papà vorrei poter trovare negli altri quel momento di infinito che ho letto nei tuoi occhi quando mi hai salutato per l’ultima volta, non l’avevo mai visto, sapevo che esisteva, sapevo che ci doveva essere, sapevo che quella scintilla di profondità avrebbe potuto salvare il mondo, grazie Papà, me l’hai mostrata Tu.

Papà Io non salverò il mondo, forse nessuno lo farà, ma se tutti riuscissimo a vedere nello sguardo degli altri quello che io ho visto nel tuo, forse si potrebbero salvare le anime di tutto il mondo.

Ciao Papà, buon compleanno.