“Tutte per Donna Sufì”

Sophia Loren a sedici anni.
Ritratto di Sophia Loren, attrice italiana dall’aspetto glamour. Indossa un abito senza spalline, una collana e orecchini di diamanti. Su sfondo bianco, scattato intorno al 1950. (Photo by Silver Screen Collection/Getty Images)

Tutte le strade portano alla realizzazione di un Sogno

Chi non ha avuto almeno un sogno da bambino? 

Poi, strada facendo, c’è chi se ne è scordato, chi lo ha perso fra i grovigli dei più urgenti impegni quotidiani, chi ne ha fatto un hobby preferendogli un lavoro “vero”, chi invece lo ha inseguito fino a raggiungere la vetta del successo e da lì, brillando, illumina il sentiero di chi è ancora in viaggio.

La storia che sto per raccontarvi vede per protagoniste cinque donne, ciascuna nel proprio ruolo, tutte impegnate nello stesso bellissimo progetto: celebrare in un radiodramma lo splendore di una stella di prima grandezza del migliore cinema italiano e internazionale: Sophia Loren. 

Lei, che il suo Sogno lo vive da decenni, può ispirare i sognatori che ambiscano a distinguersi nell’arte cinematografica.

Ed ecco i nomi dei personaggi coinvolti in quest’opera, in ordine di apparizione.

Francesca Giorzi: Responsabile della fiction radiofonica della RSI, la Radio della Svizzera Italiana con sede a Lugano.

Jasmine Laurenti: (la scrivente) giornalista culturale per betapress.it, scrittrice nonché “voce” di Nunziatina, cameriera dell’attrice Sophia Loren nella sua residenza ginevrina.

Francesca Quattromini: attrice amatoriale napoletana, mia provvidenziale “coach” in accento partenopeo.

Margherita Coldesina: Attrice e scrittrice di poesie nonché autrice, regista e coprotagonista del radiodramma dedicato all’intramontabile figura di Sophia Loren.

Mariangela D’Abbraccio: nota e pluripremiata attrice italiana di cinema e teatro, “voce” della Signora Loren.

La cosa che più amo del mestiere di attrice è il suo sorprendermi in modi sempre nuovi e arricchenti.

Questo radiodramma, scritto, diretto e interpretato per la Radio Svizzera Italiana dall’artista ticinese Margherita Coldesina, ne è un esempio. Intorno al suo bellissimo lavoro dedicato a Sophia Loren, ci siamo riunite nello studio otto, presso la sede di Lugano Besso, il 23 aprile scorso; ciascuna con il proprio bagaglio esperienziale, ciascuna in cammino verso la realizzazione del proprio Sogno.

La Chiamata

Ma andiamo per ordine. 

Tutto comincia, per la sottoscritta, il 19 marzo, quando ricevo una chiamata da Francesca Giorzi, responsabile della fiction radiofonica della RSI a Lugano.

“Jasmine, c’è questo personaggio carino, una cameriera napoletana… Come sei messa con l’accento partenopeo?”

“Grazie per aver pensato a me! Sai Francesca, il dialetto napoletano non rientra fra le mie specialità. Temo di non potervi aiutare, stavolta…” 

“Le battute non sono tante, e poi hai più di un mese per prepararti…”

“Vabbè, dai, ci provo.” E mentre lo dico, mi vedo lanciarmi fra le braccia di un tanghero argentino, io, che del tango ignoro pure i passi base. 

Il Mentore

Comincio a passare in rassegna le donne di Napoli che conosco. Mi viene in mente Chiara Sparacio, vicedirettore di Betapress.it, che è di origine siciliana ma vive a Napoli. È lei a mettermi in contatto con la giovane attrice Francesca Quattromini. Quest’ultima si presta gentilmente ad aiutarmi. Le propongo di lasciarmi un vocale su whatsapp, mentre legge le mie battute con accento partenopeo. Il gioco è fatto. Ho la sua traccia. Mi metto subito a “studiare”. Tanto, ho tutto il tempo che mi serve. 

Le Compagne di Viaggio

E arriva il grande giorno, alla radio.

Nella grande sala dove si registrano i radiodrammi, Margherita Coldesina è in postazione nelle vesti di autrice dell’opera, regista e attrice coprotagonista nella parte di… Se stessa!

Sin dalla più tenera età, lei scrive e recita. Il suo sogno è realizzarsi come attrice nel grande cinema. Come chi mira all’eccellenza, prende ispirazione da un’icona del cinema internazionale: Sofia Costanza Brigida Villani Scicolone, in arte Sophia Loren.

Ha appena sedici anni quando, sullo scaffale più alto di una videoteca, “incontra” la sua ignara mentore. Consuma, letteralmente, il nastro delle videocassette di novantatré su centoundici film, che vedono la sua stella polare brillare sul set accanto ad altri astri di fama mondiale.

Accanto a lei c’è Mariangela D’Abbraccio: stimata attrice napoletana, figlia e nipote d’arte, ha lavorato coi migliori in ambito cinematografico e teatrale. È lei che darà voce a “Donna Sufì”.

Da parte mia, Nunziatina, ce l’ho messa tutta per calcare le intonazioni suggeritemi da Francesca Quattromini nel suo vocale. Mi sento abbastanza pronta, ma l’incognita è grande. Margherita ha avi partenopei, Mariangela è un’attrice napoletana verace, Francesca pure… In “scova l’intruso” individuarmi è un gioco da ragazzi. 

E va bene, lo confesso: sono un’infiltrata, veneta da parte di padre e di madre. Non ho scampo, ma farò del mio meglio. Sudo freddo. 

La trama del radiodramma

Il radiodramma, che ha il sapore di un sogno lucido, profuma di caffè e ragù come si fanno a Napoli. Si svolge a Ginevra, nell’abitazione della mitica Sophia. Accanto a lei c’è la cameriera, “Nunziatina Esposito nata a Pozzuoli di anni sessantasette”, intenta a preparare il pranzo. 

A un certo punto suona il campanello e, per andare ad aprire, lascia il ragù sul fuoco. Trova una ragazza riversa sul pianerottolo, a “quatt’e bastune”: Margherita, appunto, nei panni della fan della celebre attrice. Le è bastato suonare il campanello e sentire la voce della domestica in arrivo per svenire, letteralmente, per la troppa emozione. Svenimento provvidenziale, il suo: la Loren, per consentire alla giovane donna di riprendersi, non solo decide di accoglierla in casa, ma anche di invitarla a pranzo.

Segue un divertente dialogo fra Sophia e Nunziatina la quale, scocciata per l’imprevisto che l’ha costretta a lasciare incustodito il suo ragù, se ne ritorna in cucina. 

Quindi serve a tavola e lascia le due donne a conversare, gustando il loro piatto di pasta. Tra una forchettata e un sorso di buon vino, Sophia e Margherita si scambiano memorie e aneddoti, via via arricchiti da dettagli inediti rivelati dalla Loren alla sua sempre più entusiasta ammiratrice.

Alla ricerca della Verità

Prima di registrare si fa una prova.

In sala nello studio otto siamo in tre: Margherita nei panni di se stessa, Mariangela nel ruolo di Sophia e la sottoscritta come Nunziatina. 

No, non va: il mio accento suona eccessivo, caricaturale. Ed è così che accade con i non nativi: per fingere di esserlo, si sforzano. Del resto, è quello a cui ci siamo abituati nel teatro goldoniano. Se gli attori non sono veneti, fingono di esserlo e si sente. Insomma: dobbiamo escogitare qualcos’altro. Un lieve accento francese? Un po’ mi dispiace, lo ammetto, per l’impegno che ci ho messo e anche per l’attrice di Napoli, Francesca Quattromini, che tanto gentilmente mi aveva aiutata. Del resto, comprendo che l’obiettivo è la naturalezza, non l’accento napoletano a tutti i costi. Così, si arriva alla conclusione che è meglio accennarlo appena. Interiorizzarlo, addirittura. Il risultato è più che dignitoso. Margherita è felice. Mariangela, sorridente e rilassata, annuisce. Francesca Giorzi entra in sala e ci scatta delle foto, immortalando la nostra avventura.

Funziona. Tiro un sospiro di sollievo. 

Mentre torno col pensiero a quei momenti, realizzo che noi donne eravamo spettatrici del graduale manifestarsi del sogno di Margherita.

L’Autrice infatti, come nelle migliori favole, aveva posto le premesse per avverare ben tre desideri: scrivere per la radio, incontrare di persona il suo Mito e, calcandone le orme, imporsi all’attenzione del grande cinema. 

Le auguro di cuore di seguire il brillìo della sua Stella fino a prenderne il testimone, sulla Vetta riservata a pochi eletti.

Mentre il suo viaggio è in corso, la raggiungo per un’intervista. 

 

L'attrice e scrittrice ticinese Margherita Coldesina

Il Sogno di Margherita Coldesina: “Non c’è nessuna porta”

J.L.: Chi è Margherita, oltre le parole che scrive e interpreta?

M.C.: È quella persona che la sta aspettando alla fermata successiva a quella in cui scende sempre.

J.L.: Qual era il suo sogno da bambina?

M.C.: Fare l’attrice oppure il falegname.

J.L.: A che punto è della sua realizzazione?

M.C.: Il falegname dell’anima sta scolpendo tutte le facce dell’attrice, compresa quella vera, incorruttibile anche dall’arte o dalle richieste di interpretare questo e l’altro personaggio.

J.L.: Aldilà del fatto che sia la leggenda vivente del cinema italiano e internazionale, perché proprio Sophia?

M.C.: Mi ha scelto lei, lei intesa come parte del tutto. Sophia è il frammento di un universo che ho conosciuto intimamente in altre vite, è un espediente incaricato di ricordarmi chi sono e perché sono qui sulla Terra con questa brama di calarmi in ruoli senza cinture di sicurezza allacciate. Quando entro in qualcosa, io ci entro del tutto, mi sporgo da me stessa e rischio tutto.

J.L.: Nella fiaba a lieto fine della tua icona, quali sono i momenti della sua vita privata e professionale che più ti ispirano nei momenti più sfidanti del tuo percorso?

M.C.: È nata sbagliata, con un padre che non l’ha riconosciuta. E invece di subire gli eventi conseguenti a un’infanzia fatta di miseria e fame, ha imbrigliato la sua sofferenza con le redini della disciplina e ha liberato il purosangue che sentiva intuitivamente di essere. E prima o poi, se sei un purosangue, corri talmente veloce che cambi il mondo e chi assiste alla tua corsa. Il coraggio, quando è incarnato, sconvolge, cambia le persone.

J.L.: So che, per poter scrivere di lei, hai passato in rassegna circa tremila tra giornali dell’epoca, riviste, rotocalchi e documenti d’archivio. E poi, le ore che hai trascorso a guardare novantotto dei suoi più che cento film e non una, ma più volte. Infine, ti ci sono voluti due anni per trovare il suo indirizzo di casa a Ginevra. Quanto è importante la perseveranza, nella realizzazione di un sogno?

M.C.: Direi che è l’unico requisito. Ma prima viene il talento. E la cosa bella è che ognuno ne ha uno. Una cosa in cui brilli ce l’hai tu, lui, la barista, quel bambino che gioca a calcio, la signora imbronciata qui vicino che beve un Martini. E col talento, se lo addestri, diventi un supereroe.

J.L.: E se il radiodramma fosse un modo per profetizzare il tuo incontro con Sophia nella vita reale? 

M.C.: Ne sono convinta. Ma, come dicono i saggi: “Tua è l’azione, ma non il frutto dell’azione.” Vedremo.

J.L.: Nell’opera riveli, di Sophia, l’aver vissuto il trauma del non riconoscimento da parte del padre. Se, come ipotizzi, è stato il dolore per quel rifiuto primordiale a spingerla sulla scala di un Successo planetario… Cos’è a spingere te a raggiungere la vetta del tuo successo?

M.C.: Anche io ho un Edipo consistente, mettiamola così. È sempre tutta una faccenda d’amore impastata con la tragedia, la vita. È come venire al mondo: funesto ed epifanico, no?

J.L.: A un certo punto, mentre si rivolge alla cameriera che minaccia di buttare il ragù rimasto a cuocere troppo a lungo, attribuisci alla Loren la frase: “Non l’hai patita tu la fame come me e mia sorella… E zia Dora, e mamma che cercava disperatamente tutto il giorno qualcosa da mangiare per noi, e mica si arrendeva.” E ancora: “Non un mito, ma una diva, sì. Coi piedi bene a terra, perché ho conosciuto la povertà, quella vera, ma ho anche vissuto un mondo dello star system che oggi ve lo sognate.” Sono parole che rendono l’idea di un’infanzia così umile e dura, che sembrerebbe impossibile poter soltanto immaginare, per la protagonista, un radioso futuro. Quanto può incidere e in che modo, secondo te, un critico esordio, sul buon esito di un destino? 

M.C.: Se non hai fame, non seminerai la terra, e non raccoglierai; se ti arrendi a soggiornare nella parte di te più diurna e ti rifiuti di sbirciare cosa c’è nascosto nel precipizio che ogni giorno ti sussurra all’orecchio le emozioni più violente, e le paure, e ciò che è inammissibile per te confessare, allora la vetta che ti è dato conquistare sarà rassicurante come una collinetta, al massimo un monte. Io punto alle stelle: quando arriverò in cima all’Everest cercherò una scala per il cielo e mi appenderò alla coda di un astro.

J.L.: Ecco, come vedi la tua ascesa nello Star System? Ritieni che al giorno d’oggi sia ancora possibile, per un’attrice, cogliere delle Opportunità, pur rimanendo fedele a se stessa e ai propri valori?  

M.C.: Credo che non esistano le epoche, esistono le proprie oscurità dalle quali emanciparsi; e non esistono le opportunità, esiste l’autolegittimazione a illuminare col proprio talento il mondo.

J.L.: Se il primo giro di boa artistico Sophia l’ha fatto grazie al sodalizio con il regista Vittorio De Sica, qual è il regista con cui stringeresti il tuo sodalizio artistico, per il tuo giro di boa?

M.C.: Se fossero vivi: Cassavetes e Visconti. Amo Woody Allen e Carlo Verdone, per restare sulla Terra. Ma anche centinaia di altri. Non è questione di registi, è questione di missione: so che mi verrà incontro chi favorirà l’esercizio di questo mandato che sento di avere.

J.L.: Quanto è importante, per te, il riconoscimento pubblico, come lasciare l’impronta delle proprie mani sulla Walk of Fame o l’assegnazione di un prestigioso premio? 

M.C.: Il mio piccolo io dice tantissimo, non vedo l’ora; il mio sé evoluto sorride. Indovina quale dei due è lecito ascoltare? Quale dei due ti rende più grande (e, di conseguenza, magicamente, artisticamente una bomba)?

J.L.: Sai, ho un debole per la mia bimba interiore. L’ho trascurata troppi anni per non tifare per lei. Oggi è a lei che dò la precedenza. E alla voce del Creatore, che tuona quando serve. Ma torniamo a Margherita. Riusciresti a conservare la tua semplicità, nonostante il Successo? 

M.C.: Chi mi conosce dice di sì. Vedremo, magari comprerò quattro limousine e girerò malvestita purché griffata, diventerò arrogante e smetterò di leggere i grandi maestri d’Oriente. Ma sospetto di no…

J.L.: La scena madre de “La Ciociara”, quella in cui Sophia, nei panni di Cesira, inveisce contro gli stupratori della figlia, è stata girata una volta sola. Com’è immedesimarsi in un ruolo al punto da viverne le emozioni in modo così vero, da non dover ripetere la scena una seconda volta? Come si fa a interpretare un ruolo in modo così autentico?  

M.C.: La bravura di un attore non è frutto di magia: è, banalmente, direttamente proporzionale al suo progresso spirituale in quanto essere umano, tutto lì.

J.L.: Nel tuo radiodramma Sophia dice: “Niente rende una donna più bella della convinzione di essere bella. Te lo devi sentire dentro, qui, nel petto.” Sono parole effettivamente sue, o gliele hai attribuite tu e se sì, in che modo rispecchiano il tuo approccio nei confronti dell’aspetto esteriore di una donna?

M.C.: Sono parole che le ho messo in bocca io, perché Sophia – se la guardi nelle interviste in TV appare in maniera eclatante – è così luminosa e ammantata di fascino perché dentro di sé ha costruito un edificio virtuoso. Una donna bella è bella solo perché è bella dentro, “sennò non ti innamori”. A dispetto di ciò che appare in superficie, la bellezza è meritocratica.

J.L.: Sophia, per te, non è soltanto il trionfo di curve e istinto: è l’emblema dell’incontro fra intelligenza e cuore: lì dove si incontrano il talento e l’opportunità. Come si fa a mettere d’accordo intelligenza e cuore?

M.C.: Avendo coraggio.

J.L.: E come si fa a riconoscere l’Opportunità della vita, quando si presenta?

M.C.: È ineludibile, suppongo. Io di sicuro la riconoscerò come riconoscerei un figlio.

J.L.: Per Sophia il coraggio è – parlando di Picasso – “Sapere di poter corrispondere perfettamente a ciò che vuole il costume dell’epoca – nel suo caso il realismo, e lui disegnava perfettamente – e decidere di spingersi oltre.” Cos’è il coraggio per Margherita?

M.C.: Avere una fede incrollabile nella missione che sento albergare in me. Esserne all’altezza. Proseguire, qualsiasi cosa (non) accada.

J.L.: Alla Loren fai dire: “Il cinema, cosa credi? Non è mica una passeggiata. Il cinema pretende; dà tanto, ma pretende.” A che cosa Margherita è disposta a rinunciare, per amore del suo Sogno?

M.C.: Alla versione di me che ha un minimo dubbio.

J.L.: Prima di lasciarci, vorrei tu dedicassi un pensiero a tutte le donne che stanno avanzando verso la realizzazione del proprio Sogno. 

M.C.: “La chiave è che non c’è nessuna porta.” È una delle mie ultime poesie, sicuramente una fra le mie preferite, ed è anche la frase-guida di un progetto di danza che sto sviluppando insieme a mia sorella Alessia, meravigliosa ballerina, donna e mamma.

J.L.: Ecco, appunto! Stai lavorando a nuovi progetti dietro le quinte? Ti va di anticiparci qualcosa?

M.C.: Quanto tempo abbiamo??!

J.L.: Eh, mi sa che è ora che raggiunga Francesca! (Saltando sul treno per Napoli) Ne parliamo la prossima volta, se ti va! (Esclamo, con voce portata, dal finestrino del treno in corsa).

 

Margherita Coldesina: Attrice, Scrittrice e Autrice di Radiodrammi per la Radio Svizzera Italiana

Il Sogno di Francesca Quattromini: “Illuminare il mondo”

Come già detto, a Francesca ho affidato le battute di Nunziatina, affinché le leggesse con accento napoletano in un vocale da inviarmi su whatsapp.

Riascoltando il suo messaggio più volte, sono riuscita – proprio io, veneta dal paleolitico da parte di padre e di madre – a interpretare il ruolo di una nativa di Pozzuoli che, in Svizzera da decenni, conserva ancora un’ombra delle proprie origini, nel modo di parlare spiccio e ironico.  

Attrice “non professionista” come tiene a precisare, recita da quando aveva tredici anni. Oggi va per i trentotto, ed è sempre attiva nel teatro amatoriale e nella produzione di audio fiction. Per lei la gavetta è quasi più importante del raggiungimento della… Vetta. 

La raggiungo per una breve chiacchierata e, visto che ci sono, le chiedo se ha un Sogno nel cassetto. Tutto quello che so, al momento, è che il 9 giugno prossimo, al Teatro Il Piccolo a Fuorigrotta (Napoli), sarà protagonista della commedia in due atti di Salvatore Barruffo “Un mistero al cimitero”. 

J.L.: A tredici anni hai preso parte a un laboratorio teatrale e da lì, non hai più smesso di recitare…

F.Q.: A undici anni, con le mie amiche, giocavo a interpretare i personaggi di alcuni film. È da lì che è nata, in me, la voglia di recitare. Poi un giorno mia madre venne a sapere che, vicino a dove abitavamo, si svolgeva un laboratorio teatrale. È lì che si è accesa in me la passione per il teatro, che amo con tutta me stessa.

J.L.: Hai preso parte a delle audio fiction con Yuri Salvatore (figlio dello scomparso artista napoletano Federico Salvatore, famoso per la sua canzone “Sulla Porta” ndr). Cosa ti ha lasciato questa esperienza come “voce”? Ti ha aiutata a crescere anche come attrice teatrale e se sì, in che modo?

F.Q.: Sono contentissima di aver preso parte a due audio fiction di Yuri Salvatore. Ha fondato la compagnia “Le Voci di Dentro”, di cui fanno parte attori di tutta Italia. Ogni attore manda a Yuri la registrazione della propria voce, così che possa essere aggiunta alle altre nella creazione dell’audio fiction. Aver potuto collaborare con lui mi ha arricchita tantissimo. Per noi attori, infatti, abituati ad avvalerci della gestualità e della mimica facciale per esprimere emozioni, riuscire a farlo con la voce soltanto è cosa non da poco. E poi, tieni conto che “Le Voci di Dentro” è nato proprio nel 2020, nel periodo più difficile per noi artisti, che non potevamo fare praticamente niente. Il suo è stato un modo per non far morire l’arte.

J.L.: Che consiglio daresti a chi volesse fare l’attore teatrale?

F.Q.: Il consiglio che gli darei è di non correre e fare la gavetta. Purtroppo i giovani d’oggi, anche per colpa dei talent, vogliono tutto e subito. Ma non funziona così. Se vuoi fare teatro, ad esempio, devi cominciare da zero e, magari, portare il caffè agli attori bravi cercando di carpire loro, dietro le quinte, i segreti del mestiere. Poi, pian pianino, iniziare con parti piccole e andare avanti, un passo alla volta, fino ad arrivare in cima. Se parti dalla vetta non impari nulla e “ti bruci”.

J.L.: So che sei stata scelta come protagonista di “Un Mistero al Cimitero”, commedia in due atti scritta e diretta da Salvatore Barruffo, in cartellone il prossimo 9 giugno al Teatro Il Piccolo a Fuorigrotta (NA).

F.Q.: Sì, reciterò il 9 giugno nella commedia “Un Mistero al Cimitero” del maestro Salvatore Barruffo, che recita da oltre quarant’anni – ha preso parte a “Un Posto al Sole” e a “La Squadra” – ha scritto moltissime commedie ed è autore di libri come “Cercasi cuore disperatamente” e “Tre casi per casa”.

J.L.: È la prima volta che reciti da protagonista?

F.Q.: No, non è la prima volta, ho interpretato il ruolo di Lisetta nella versione di Gianfranco Gallo della Lisistrata, “Quartieri Spagnoli”. Stavolta però è diverso, il personaggio di Lucia in “Un Mistero al Cimitero” è più importante… 

J.L.: Importante al punto di farti cambiare idea riguardo al tuo futuro come attrice di professione?

F.Q.: No, non cambio idea su questo. Non mi interessa né guadagnarci, né partire per le tournée. Sono felice della mia vita privata e disposta a tutto pur di proteggerla. A maggior ragione, ringrazio il maestro Salvatore Barruffo per avermi dato questa opportunità: lui ha visto e vede in me tante qualità. Lo ringrazio dal profondo del mio cuore, ma sto bene così. 

J.L.: Prendendo a pretesto il radiodramma scritto e diretto per la Radio Svizzera dall’attrice Margherita Coldesina, abbiamo parlato di sogni e del nostro viaggio verso la loro realizzazione. Qual è il tuo Sogno?

F.Q.: Il mio sogno è mantenere accesa, in me, la luce del mio amore per il teatro, che amo immensamente ed è una parte di me, e un’altra luce più grande: l’amore che sento per le persone che mi circondano e per la mia famiglia, mio figlio e mio marito. Il mio sogno è rimanere una fonte di positività per chi mi sta accanto e, per grazia di Dio, essere una brava persona. Mi auguro di riuscirci. 

J.L.: Grazie ancora Francesca, per avermi aiutata ad acquisire una prosodia partenopea! 

F.Q.: Grazie a te Jasmine ♥

 

 

 




“Cambia le tue frequenze e tutto cambierà!”

"Onde Sonore": immagine di Mohammad Usman
Immagine di Mohammad Usman

In principio era il Suono

E se davvero la creazione avesse avuto origine da un suono?

E se la voce umana avesse il potere di “plasmare” il nostro destino, nel male o nel bene?

E se potessimo, grazie ad apposite frequenze, curare o addirittura guarire le malattie?  

È interessante notare come a queste domande si trovi risposta nelle Sacre Scritture, laddove si parla del Verbo per mezzo del quale tutto è stato fatto e, senza di lui, nulla è stato fatto di ciò che esiste.

Riguardo al potere creativo della voce umana, nel libro dei Proverbi è detto che “morte e vita sono in potere della lingua” mentre, sull’argomento salute, è scritto che “C’è chi, parlando senza riflettere, trafigge come spada, ma la lingua dei saggi procura guarigione.”

A quanto pare, nella dimensione spirituale si è sempre saputo che sono le frequenze a creare e trasformare il mondo che esperiamo.

Nel tempo anche la scienza è riuscita a dimostrare l’indissolubile legame tra le frequenze e la realtà che ci circonda. Oggi sappiamo che tutto è frequenza e non soltanto ciò che percepiamo come suono, musica, rumore o parola: immagini, pensieri e simboli hanno una loro propria vibrazione e così gli animali, i minerali, gli esseri umani… Ogni cosa, visibile o invisibile, ha il proprio suono. Insomma: il Creato è una magnifica, immensa Orchestra e noi, ne siamo i più o meno consapevoli strumenti.

 

Nella foto: Krisztina Nemeth

La voce che guarisce

Krisztina Nemeth, laureata all’Università di Musica ed Arti Rappresentative a Graz in Austria, dopo 23 anni di esperienza come cantante lirica internazionale, abbraccia la propria vocazione di “Healing Voice” e di “Intuitive Coach”.

È autrice di tre libri, dei quali il primo porta la prefazione del Dott. Masaru Emoto, lo scopritore della memoria dell’acqua. 

Come “Voce che guarisce”, la studiosa viene invitata a molti congressi internazionali ed è un punto di riferimento in diversi Paesi negli Stati Uniti, in Sud Africa, Svizzera, Austria, Grecia, Italia, Spagna, Tibet, India, Bali, Mauritius, Hawaii. 

Il Frequencies Congress

Affascinata dall’argomento, Krisztina ne promuove la divulgazione ideando e organizzando il “Frequencies Congress”. L’Evento, giunto quest’anno alla sua quarta edizione, riunisce i maggiori esperti di frequenze nei rispettivi campi di applicazione.

All’immancabile appuntamento previsto per domenica 13 aprile ad Ascona interverranno medici, ricercatori, musicisti e musico-terapeuti, operatori olistici, esperti in numerologia, artisti. Alcuni presenteranno i risultati delle loro ricerche, altri terapie e concetti innovativi, altri ancora coinvolgeranno il pubblico con video e immagini suggestive. Al termine dell’Evento si terrà un concerto meditativo per innalzare le frequenze dei partecipanti.

L’obiettivo è evidenziare l’importanza delle frequenze, del suono, delle energie e il loro impatto su tutto ciò che esiste.

I relatori

Sul palcoscenico del Teatro del Gatto si succederanno, nell’arco di un’intera giornata esperienziale: 

Mirto Ferrandino (Italia), specialista in Bio-Cimatica e presidente della International Cymatic Association. Nel corso del suo intervento mostrerà al pubblico come il suono crea forme nella materia. 

Winfried Leipold e Gudrun Wiesinger, maestri del suono terapeutico, ci faranno ascoltare le pietre sonore e l’impiego di altri strumenti musicali terapeutici.

Il Dottor Ulrich G. Randoll (Germania): medico, ricercatore e inventore della terapia “Matrix Rhythm”, ha ottenuto notevoli successi nel trattamento di una grande varietà di malattie e ha formato migliaia di partner “Matrix Health” in tutto il mondo.

Il Dottor Roberto Ostinelli (Svizzera), medico internista e studioso di medicina integrativa, terapie bioenergetiche e frequenziali, dal 2008 cura i suoi pazienti con innovative tecnologie biofisiche e un approccio psicoanalitico emotivo.

Ing. Rasmus Gauss Berghausen (Austria): per quindici anni collaboratore del Dott. Masaru Emoto e ricercatore in idroscienze. Oggi il suo lavoro è legato alla HRV (variabilità della frequenza cardiaca) e alla sua traduzione in suono e colore.

Alessandro Puccia (Italia): artista fotografico di gocce d’acqua congelate e osservate al microscopio, accompagnerà il pubblico in un viaggio nel profondo di un mondo invisibile a occhio nudo.

Niko Caruso e Michela Pivato (Italia): operatori olistici, ricercatori e divulgatori di frequenze a uso terapeutico, usano le frequenze dei Numeri e l’intuizione per supportare e potenziare l’evoluzione delle anime in cammino.  

Beatrice Lafranchi (Svizzera): terapeuta e organizzatrice di workshop ed eventi su argomenti nell’ambito della crescita personale, mindfulness, consapevolezza e connessione del cuore.   

Jasmine Laurenti (Svizzera): giornalista internazionale e scrittrice, nota al grande pubblico come doppiatrice cine televisiva, parlerà dell’impatto delle parole cariche di intenzioni ed emozioni sul livello qualitativo del dialogo interiore.

Come anticipato, a conclusione dell’Evento i partecipanti potranno immergersi nel concerto meditativo dei musicisti e terapeuti Krisztina Nemeth (Svizzera), pianoforte e voce, e Antonio Testa (Italia), artista che innesta la propria espressività su conoscenze approfondite di etnomusicologia e musicoterapia, oltre che autore e produttore musicale di fama internazionale.

Il “Frequencies Congress” avrà luogo ad Ascona, in Svizzera, il 13 aprile prossimo, al Teatro del Gatto in via Muraccio 21. L’evento inizierà alle 09:45 e terminerà alle 18:45.

Gli ultimi biglietti rimasti sono acquistabili entro il 31 marzo a un prezzo scontato (CHF 157) visitando il sito: www.frequenciescongress.com

 




“Solanina”: quando nel veleno si nasconde la medicina

Nella foto: il regista Massimo Libero Michieletto, la protagonista Carlotta Piraino (Nina) e Jasmine Laurenti (Eva)

 

Ed eccoci al quarto episodio del Diario di Eva, iniziato l’estate scorsa per documentare le varie fasi di lavorazione del film “Sola Nina”.

Finalmente, l’anteprima assoluta.

Sabato dieci giugno 2023, al Cinema Italia Eden di Montebelluna (TV), è stato presentato il secondo lungometraggio firmato dal regista indipendente Massimo Libero Michieletto.

L’evento è riuscito a distogliere l’attenzione di un nutrito pubblico che, snobbando la Finale di Champions League fra Manchester City e Inter, ha preferito raggiungere l’Autore e parte del cast, per godere di questa primizia.

Il ritorno dell’Eroe: un po’ di autobiografia

Questa avventura, per me iniziata il 28 febbraio 2022 con un messaggio di Massimo, ha raggiunto il suo climax sabato scorso, quando ho preso il microfono per dare il benvenuto ai presenti.

Beh … ero così emozionata che la mia voce è andata a farsi un giro altrove, letteralmente.
Sarà perché, tra gli spettatori, c’erano anche miei carissimi amici e parenti … o forse perché il mio debutto cinematografico è avvenuto, guarda caso, a pochi chilometri da dove sono nata.

Sta di fatto che mi sono identificata nell’Eroe che ritorna lì dove tutto è cominciato, condividendo il suo premio con gli astanti. Comunque, l’avventura è tutt’altro che conclusa: a settembre, infatti, si ritorna al Festival del Cinema di Venezia.

Il Film

L’opera è coraggiosa, audace, fuori dagli schemi, proprio come il suo Autore. Narra del viaggio interiore di morte e rinascita di Nina – la splendida Carlotta Piraino – iniziato proprio grazie alla tragica fine del suo matrimonio e all’auto che non ne vuole sapere di ripartire: circostanze apparentemente “negative” che giocano, come avremo modo di scoprire, a suo favore.

Il film si apre con lo stridente contrasto fra la sentenza di sfratto subita da Nina e il suo incontro con la “svalvolata” vagabonda vestita da sposa (Giovanna Digito). Le parole di quest’ultima suonano così vere, da metterci subito il tarlo se sia più reale ciò che riteniamo “normale”, o ciò che etichettiamo come “follia”.

Poi, il ritmico susseguirsi di scene come sogni ricorrenti: le lunghe passeggiate e i momenti di gioco fra Maria – Maria Casamonti – e Nina (due universi apparentemente inconciliabili), le tre marie nel salone di bellezza – Barbra Ann Coverdale, Loni Zanatta, Laura Boschiero – il delirante pranzo nel giardino di Eva, narcisista irrisolta nonché sorella maggiore di Nina, con sua figlia Evita – Selene Demaria – e David – David Ponzi – il fidanzato non si è capito bene di chi.

Il Messaggio

Verso la fine, quando il cerchio sta ormai per chiudersi e la “crisalide” Nina è alla vigilia della sua resurrezione (la svolta come rinascita, rivelazione, riscoperta di sé, rivincita), compare in scena l’ex marito di Nina a ricordarle che lei è “il nulla”. Ma è proprio dal nulla che il Tutto può manifestarsi, alla faccia dell’incredulo detrattore della nostra risorgente Eroina.

Il Messaggio è chiaro, tanto da renderci scomodo il non tenerne conto e far finta di nulla: se impari a fidarti della vita e dei suoi giri pazzeschi scopri che, alla fine, tutto è servito a fare di te la persona migliore che tu potessi diventare, il vero Te.

 

Ogni veleno racchiude una potente medicina

La cosa più assurda ma vera è che la solanina, il veleno nascosto nella patata – il prosecchino degustato prima della proiezione mi ha permesso di dare spazio al mio british humour, altrimenti vittima dell’autocensura – è anche medicina per chi, come la nostra sola Nina, grazie all’uscita dalla sua zona di comfort e a una provvidenziale immobilità fisica, può intraprendere il Viaggio dell’Eroe nei meandri della sua psiche.

Insomma: è solo dando carta bianca all’anima, che la nostra vita può fiorire!

“Sola Nina”, infine, ci permette di realizzare che siamo meravigliosamente perfetti così come siamo. E che tutto accade per renderci consapevoli di questa verità.

E questo è quanto. Per ora.

Alla prossima, dalla vostra reporter …

Jasmine Laurenti

Nella foto: Jasmine Laurenti, attrice e voce fuori campo nel film “Sola Nina”, presentato in anteprima assoluta al Cinema Italia Eden di Montebelluna (TV)

 

 




Un “Aspern” che passerà alla storia

Prologo

“Strano, certamente, oltre ogni stranezza / che nell’inseguire tracce su tracce / ci fossimo imbattuti in fantasmi e polvere / meri echi di echi …”

Con queste parole, pronunciate dal narratore al microfono che rende la voce solenne come quella di un prete durante l’omelia, prende l’abbrivio uno spettacolo mai visto né sentito prima in questo modo: “Aspern”, “Singspiel” in due atti di Giorgio Marini e Salvatore Sciarrino, tratto dal racconto di Henry James “Il carteggio di Aspern”. Musica di Salvatore Sciarrino.

 

 

Una geniale Edizione

L’idea della giovane regista Sara Flaadt consiste nel celebrare il felice connubio fra prosa e musica contemporanea in uno degli auditorium più apprezzati d’Europa, quello della sede di Lugano della Radio Svizzera Italiana.

Accanto al fondale c’è l’Ensemble900, diretto dal Maestro Arturo Tamayo, costituito da due flauti (Benedetta Ballardini e Ilaria Torricelli), viola (Charlotta Westerback), violoncello (Elide Sulsenti), clavicembalo (Marco Borghetto) e percussioni (Igor Tiozzo Netti).

Nel proscenio si muovono e alternano gli attori a impersonare, rispettivamente: il poeta e narratore Henry Jarvis (Daniele Ornatelli), Giuliana (Giuseppe Palasciano), Titta (Jasmine Laurenti) e l’ermafrodito (Diego Pitruzzella).

A fare da contrappunto, fuori campo e in campo, è lo “spirito” impersonato dalla cantante soprano Elisa Prosperi.

Per consentire al pubblico di immergersi nell’atmosfera intessuta da strumenti e voci – grazie a sette microfoni collocati in quattro differenti postazioni, due intorno alla “testa”, due nell’area del “dialogo”, uno sul proscenio a mo’ di pulpito, due in cabina per gli ambienti esterni – ogni spettatore è dotato di un paio di cuffie stereo.

 

 

Note dell’Autore: Salvatore Sciarrino

A differenziarlo dal teatro realizzato fino a quel momento è “la scelta di un taglio stilizzato e ironico, al limite del paradossale: l’opera ‘a numeri’… È un singspiel deformato dalla lontananza dai suoi modelli: l’ouverture, le arie, i parlati, i ‘melodrammi’, i brani solo strumentali, si stemperano gli uni negli altri … Nell’insieme lo spettacolo mantiene nettissimi rigore e precisione pur nell’originalità dell’espressione … Abbastanza insolito, almeno per il teatro musicale contemporaneo, è il fatto che una situazione in taluni punti fin mortuaria, possa crescere e svilupparsi ai confini del riso … Altra anomalia è il fatto che l’unico personaggio cantante non abiti la scena – come del resto non alloggia in buca l’orchestrina – ma anzi la diserti d’abitudine. Infine, i testi musicati sono ‘altro’ da ciò che si sarebbe definito il libretto vero e proprio; essi, che pur garbatamente s’attagliano allo svolgersi dell’azione, la mettono in realtà quasi in discussione, offrendosi talvolta persino, più che come commenti, come il senso riposto dei fatti (‘la morale’), con ironia e malizia settecentesche, senza dubbio: tutto diviene finzione”.

Salvatore Sciarrino, dalla nota illustrativa redatta in occasione della première di Aspern, composta su commissione del Maggio Musicale Fiorentino, presso il Teatro della Pergola l’8 giugno 1978.

 

Trentaquattro anni dopo, a Lugano …

… prende il testimone Sara Flaadt, autrice e regista per il settore fiction della RSI. Nonostante la sua giovane età Sara ha un curriculum costellato di radiodrammi, pièces teatrali, opere musicali e il suo primo film, “Rivivendo Baudelaire”, presentato in anteprima al Lux Art House di  Massagno-Lugano lo scorso 9 aprile.

È sua l’idea di fare di “Aspern” un evento sonoro in cui musica e voci, sovrapponendosi e avvicendandosi, accompagnino lo spettatore-ascoltatore a vivere un’esperienza unica e memorabile.

Lo stesso Sciarrino, presente alle prove generali la sera prima del debutto, esprime parole di encomio per ogni singolo membro dello staff tecnico e artistico: un premio prezioso per l’impegno profuso!

Al termine della performance gli spettatori – alcuni di loro estimatori del genere, altri curiosi di provare un’esperienza di questo tipo – condividono il loro apprezzamento per l’originalità e la “fruibilità” dello “singspiel”. Qualcuno di loro mi omaggia con brevi riprese fatte col telefonino. Realizzo allora che, a “orecchio nudo” – senza cuffie – sarebbe impossibile godere di questa meraviglia: la magia, infatti, è frutto della perizia di un team di tecnici audio che, dal mixer in regia, “dosano” musica e prosa con la stessa maestria di un pittore che gioca coi suoi colori.

 

 

La storia, in breve

Uno scrittore – il narratore, che assume di volta in volta anche le voci di Giuliana e di Titta – rievoca la sua ricerca del carteggio del poeta americano Geoffrey Aspern, in possesso dell’ormai decrepita Giuliana Bordereau, un tempo amica – o forse amante – dell’ormai defunto poeta.

Così, con la scusa di doversi trattenere a Venezia per un lavoro letterario, riesce a prendere in affitto a un prezzo esoso alcune stanze della spettrale dimora delle due donne. La sua speranza è quella di potersi impadronire delle carte di Aspern, alla morte della vecchia signora.

In una rara conversazione con Titta, lo scrittore ne conquista il favore ottenendo conferma dell’esistenza delle lettere di Aspern a Giuliana. Quest’ultima le legge nottetempo, se ne prende cura e preferirebbe vederle distrutte piuttosto che cederle ad altri.

Approfittando dell’oscurità e della porta stranamente spalancata, il narratore si introduce nella camera dell’anziana signora nella speranza di trovare il prezioso carteggio.

Purtroppo non riesce nel suo intento: Giuliana si accorge della sua presenza e, in preda alla furia, cade all’indietro, morta, tra le braccia della nipote.

Il giorno dopo lo scrittore chiede a Titta delle fatidiche lettere e lei gli fa capire che, sposandola, potrebbe entrarne in possesso. Il narratore farfuglia un rifiuto e se ne va. Ci ripensa e torna il giorno seguente, ma è troppo tardi. Titta già ha bruciato le lettere, una ad una.

(una sintesi dell’argomento, dal libretto di sala).

 

 

Applausi

Dedico la mia standing ovation, oltre che allo scrittore Henry James, agli Autori Giorgio Marini e Salvatore Sciarrino, alla regia (Sara Flaadt), alla produzione (Francesca Giorzi), ai tecnici audio (Thomas Chiesa, Yuri Ruspini, Lara Persia), al Maestro Arturo Tamayo, ai musicisti dell’Ensemble900 (Benedetta Ballardini, Ilaria Torricelli, Charlotta Westerback, Elide Sulsenti, Marco Borghetto, Igor Tiozzo Netti), alla soprano Elisa Prosperi, agli attori Daniele Ornatelli (narratore), Giuseppe Palasciano (Giuliana), Diego Pitruzzella (ermafrodito), e anche a me nei panni della nipote di Giuliana, Titta.

Dallo spettacolo, andato in scena domenica 27 novembre 2022, verrà estratto un radiodramma. Il video verrà trasmesso dalla Tv Svizzera in data da stabilire.

Per ora è tutto. Alla prossima Pagina di Diario!

Jasmine Laurenti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 




Diario di Eva alla 79ma Mostra del Cinema di Venezia – Terza Parte

Julianne and Me

La cronistoria di un sogno che si avvera

Mi ero ripromessa di scriverne al mio ritorno a Lugano ma, colta di sorpresa da un vortice di novità al mio rientro, riesco a farlo solo ora.

L’esperienza veneziana è stata un momento di gloria, un vero e proprio tatuaggio nella memoria.

A cominciare dai preparativi, come la scelta dell’abito e degli accessori.

Il meteo dava pioggia, per l’otto di settembre. Eppure, continuavo a “vedermi” nel mio lungo abito di seta damascata in nuances avorio e champagne con spalline sottili, con sandali d’oro e una micro borsetta dai cangianti riflessi argento e oro. Una chicca.

Si riaffaccia alla mia mente un’antica domanda: “Come potrei sentirmi a Venezia – città che, per me, non ha pari al mondo per carisma, fascino e mistero – passeggiando lungo il Lido brulicante di folla variopinta, in occasione della Biennale del Cinema?”

Quest’anno ho avuto l’ebbrezza di essere Eva in “Sola Nina”, secondo lungometraggio a firma del regista indipendente Massimo Libero Michieletto – il suo esordio alla macchina da presa è avvenuto con “Desiderie”, docufilm di cui abbiamo già parlato – interpretato fra gli altri dalle attrici Carlotta Piraino (Nina) e Maria Casamonti (Maria), coprotagoniste di una storia intrisa d’amore, imprevedibilità e speranza.

Il film, che mentre scrivo è in post produzione, è stato presentato lo scorso otto settembre alla conferenza stampa indetta dalla Treviso Film Commission assieme ad altre nove opere: un altro lungometraggio – “72 ore e …” di Luciano Luminelli – tre format e serie tv – “48 ore” di A_LAB Produttore, “Bottega Reato” di Restera Produzioni, “Drive Up” di Silvia Chiodini – un documentario – “I Colli Asolani” di Piero Cannizzaro – tre cortometraggi – “Until The Last Breath” di Eddy Colucci, “Bianco” di Elena Carnio, “Valdo Hills Meet” di Riccardo Della Vedova – un video promo – “Golfer’s Wide To Italy, GOLF TV Web Channel” IMG Produzione.

A Treviso, la città dei miei felici albori …

Ho scelto di pernottare a Treviso – città dove ho trascorso i miei primi, spensierati anni come “voce” alla radio – così che, a una ventina di minuti di viaggio da Venezia, avrei potuto immergermi nell’atmosfera festivaliera in modo dolce, graduale.

Senonché, sveglia di primo mattino, mi affaccio alla finestra e vedo, sul tetto del palazzo accanto al mio hotel, pozzanghere d’acqua e sopra, piccoli cerchi concentrici. Nell’arco di pochi minuti, è pioggia torrenziale.

Il cielo è bianco e il palazzo di fronte sembra giocare a nascondino in una nube di vapore. A un certo punto, sul davanzale, chicchi di grandine cadono con gran fragore.

Getto uno sguardo sul letto, sui jeans da abbinare a un maglioncino di cotone bianco e poi sul lungo abito, appeso alla specchiera dell’armadio, miracolosamente sopravvissuto al trasporto in valigia.

Mando un messaggio all’amica più cara – la mia “Fata Madrina” – e le chiedo un parere sul da farsi.

La risposta arriva, inequivocabile: “Non cambiare programmi. Comprati un impermeabile lungo, di nylon, da uomo e un paio di ballerine d’oro. Poi magari non piove …”.

Così, mentre fuori continua a diluviare, indosso il mio abito da diva e i sandali d’oro. In un morbido zainetto ripongo jeans e maglioncino, sperando di non dovermi cambiare.

 

A Venezia, la città dei gloriosi approdi …

C’è una canzone che mi piace moltissimo: “Destinazione Paradiso” di Gianluca Grignani. Decido di farne la colonna sonora del mio breve viaggio verso Venezia, di prima mattina, avvolta nel mio abito da sera. “Come se” il sole mi fosse garantito per tutto il giorno; “come se” mi attendesse l’Oscar come migliore attrice non protagonista; “come se” fosse tutto meravigliosamente già scritto, nel libro d’oro del mio Destino.

Mi siedo accanto a Massimo – il regista – e a Eliana – Segretaria di Produzione. Insieme pregustiamo la giornata che ci attende. Al capolinea, Venezia S. Lucia, ci raggiunge Carlotta – “Nina”, l’attrice protagonista. Dopo aver acquistato impermeabili in nylon tascabili, prendiamo il bus navetta che ci porta al Tronchetto e lì, a mezzogiorno, partiamo in battello per il Lido.

 

Un magico incontro

La memoria corre all’ormai lontano 2014, nel piccolo appartamento nel West Village, con la mia compagna di viaggio Lisa. Squilla il mio cellulare italiano. È la casa di doppiaggio che mi chiede la disponibilità per settembre. In direzione, l’attore Claudio Moneta. L’attrice da doppiare è Julianne Moore nella riedizione italiana di “An Ideal Husband”, film del 1999 diretto da Oliver Parker, tratto dall’omonima commedia di Oscar Wilde.

Beh, non capita tutti i giorni di essere scelti come voce senza passare per un provino. Claudio aveva fatto la sua scelta, bontà sua. Non mi restava che dire “sì, ci sono” e quando avrei potuto recarmi in sala di doppiaggio.

Ecco: il mio pensiero va a quel momento, in quel piccolo appartamento condiviso con Lisa a Manhattan. Quale onore poter dare la mia voce all’attrice – e che attrice! – Julianne Moore, nei panni della spregiudicata, elegantissima Mrs Laura Cheveley!

Ma torniamo a noi e alla nostra gloriosa gita veneziana …

Al Lido, sotto un timido sole, ci mettiamo in posa per la foto di rito. Oltre al regista Massimo Libero Michieletto c’è Eliana Boschiero (Segretaria di Produzione) e le attrici Carlotta Piraino (Nina), Giovanna Digito (la ragazza vestita da sposa) e la sottoscritta (Eva, sorella maggiore di Nina). Con noi c’è anche una distinta signora, Lisa, uno degli sponsor del Progetto.

Manca qualche minuto all’inizio della conferenza che si terrà in una delle sale dell’Hotel Excelsior. Temporeggiamo, chiacchierando del più e del meno.

A un certo punto, passa davanti a noi un gruppetto di persone e in mezzo a loro, l’esile figura di una donna in tee shirt e pantaloni blu scuro, un berretto con frontino in tinta ben calcato sulla fronte, e un paio di occhiali neri. Sarà la chioma rossa … sarà l’elegante andatura … ha un’aria familiare. Incrocio il suo sguardo, le sorrido e, per un istante, ho l’impressione che mi stia ricambiando!!!

Ma certo! È Julianne Moore! Condivido felice la mia scoperta con il resto del gruppo, aggiungendo di averle dato la mia voce nella riedizione italiana dell’home video di “Un Marito Ideale”.

Sono contenta e paga di averla vista passare, a pochi metri da me.

 

Se puoi avere di più dalla vita, perché accontentarti?

Alle mie parole, la reazione di Eliana è immediata: “Ma come, le hai dato la tua voce e non glielo dici???!!! Ma quando si ripresenta un’occasione come questa?!?” Eli è un fuoco d’artificio in pieno giorno. Si offre di accompagnarmi. Ci dirigiamo a passo spedito verso l’ingresso principale. A un certo punto dobbiamo correre, perché il gruppetto è a pochi metri dall’entrata e gli basta un attimo per scomparire alla nostra vista, scortato da una guardia del corpo.

Non mi resta che portare la voce, sollevarla come si fa a teatro affinché lo spettatore dell’ultima fila possa udirla: “Hello Mrs Moore, I’m Jasmine Laurenti, your Italian Voice in the Italian re-edition of ‘An Ideal Husband’!!!”.

Silenzio. Nel venticello veneziano, quell’esile creatura si gira verso di me, a un passo dalla porta d’ingresso … scosta con la mano la guardia del corpo pronta a impedire il nostro incontro e mi sorride, come una bambina che scarta il suo regalo di compleanno.

“Really????” “Really”. Segue un abbraccio e un gioioso, reciproco apprezzamento. Penso alla bravissima doppiatrice che le ha dato la sua voce nella prima edizione italiana, la bravissima Roberta Greganti. Col pensiero condivido la mia gioia con lei, sperando che abbia il dono della telepatia.

 

Morale di questa breve, felice storia.

La vita è costellata di felici, inaspettati avvenimenti. Per tutti, nessuno escluso. Anche per te, che stai leggendo queste righe proprio ora. È che pensiamo spesso, ed è questo il nostro errore, di aver già ricevuto “abbastanza”.

Ma la vita ha sempre un asso nella manica e, quando meno te lo aspetti, ti presenta un Regalo.

Io sono stata benedetta doppiamente. Anzi. Triplamente.

Nell’aver colto l’opportunità di fare la mia parte in un Progetto di valore non mio, come se fosse stato un po’ anche mio.

Nell’aver riconosciuto in un’esile figura di passaggio, una delle attrici a cui ho dato la mia voce. Una delle mie preferite.

Nell’aver ricevuto, al momento giusto, una dose di scoppiettante entusiasmo per la Vita: l’entusiasmo bambino di chi in Essa si abbandona e si fida. Grazie Massimo. Grazie Eliana. E grazie Julianne!

Alla prossima,

Jasmine

Incontro Julianne Moore

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 




“Come avere fede ed essere felici” con Nanda Ubaldini

Cari Lettori,

c’è una bellissima novità: d’ora in poi gli appuntamenti settimanali de “Il Giardino Incantato degli Eroi” e del “Soul Talk” verranno trasmessi in live streaming sia sul Canale You Tube “Jasmine Laurenti”, sia su quello di “BetapressTV”.

L’ospite di domani sera, giovedì 10 febbraio, è Nanda Ubaldini.

Ho avuto il piacere di intervistarla a dicembre dello scorso anno in occasione del flash mob che la vede ideatrice e protagonista: “Lettere a Dio”.

In sintesi: Nanda non ha avuto una vita facile. Tutt’altro. All’ennesima “tempesta” decide di scrivere una lettera al Creatore dell’Universo e di spedirla con tanto di francobollo.

Obiettivo: chiederGli se tutta quella sofferenza avesse avuto un senso.

Nell’arco di ventiquattr’ore, il suo atto di fede viene premiato con un incontro speciale. Da quel momento la sua vita non sarà più la stessa.

Forte di questa e di altre vicissitudini brillantemente superate, oggi Nanda è un punto di riferimento importante nell’ambito della crescita personale e di una spiritualità “libera” da dogmi, formalismi ed etichette.

La sua Missione è dimostrare al mondo che, se c’è la Fede, tutto è possibile.

Basta riconnettersi al divino, scoprire la potenza creativa del pensiero e scoprire il vero Senso della Vita.

Solo così l’Essere Umano può essere felice, e continuare a esserlo indipendentemente dalle circostanze!

SAVE THE DATE AND THE EVENT:

Giovedì 10 febbraio 2022 alle ore 20:30 in Live Streaming sui Canali “Jasmine Laurenti” e “BetapressTV”:

“Come avere fede ed essere felici” – Soul Talk con Nanda Ubaldini.

Buon ascolto!

Jasmine Laurenti

 

 

 

 

 




“I Numeri del Successo” con Massimo Tonci

Galeotto fu il “Corso …

… di Fuffologia”, come lo definisce Massimo. In realtà, di quell’avventura formativa a me rimane soltanto il ricordo di un incontro con il mio “Traghettatore”.

Quel mattino di marzo – o aprile – del 2016 mi ero svegliata con l’idea di cambiare casa, città, nazione. A distanza di cinque anni, ancora non conosco il motivo della mia strana, improvvisa scelta.

Sta di fatto che, da quel momento, ogni mio pensiero e ogni mia azione avevano un unico, ambizioso traguardo: andare a vivere altrove e ricominciare la mia vita da capo.

Mi fu subito chiaro che un Viaggio dell’Eroe stava incominciando. La meta mi era chiara: dovevo individuare le risorse necessarie per rispondere a quella misteriosa Chiamata.

Così ne parlai con Carmen, la mia bionda compagna di corso. Lei non ebbe un secondo di esitazione: sapeva esattamente chi avrebbe potuto aiutarmi. Di lì a pochi istanti mi presentò il suo fidanzato: Massimo Tonci.

Quell’incontro fu, di fatto, il mio primo appuntamento col Destino dopo tanto, troppo tempo.

 

Una lista di (buone) azioni.

Non c’è nulla di più rassicurante, in tempi di grande cambiamento, di una “To do list”: un elenco di azioni in ordine di priorità, dalla più grande alla più piccola, quando il tempo e lo spazio – illusorie dimensioni – si fanno particolarmente”densi”.

Carmen aveva ragione: Max era lo sherpa ideale per accompagnarmi, oltre il Ticino, nella mia terra promessa.

Ne è passata di acqua, dalla nostra “ultima cena”: proprio alla vigilia del periodo più sfidante della nostra storia, avevo condiviso il Progetto di Ondina con Carmen e Max. E mentre noi donne facevamo aperitivo a base di finger food e Bollicine D.O.C., Massimo gestiva con maestria il cibo, la cucina e le tempistiche di preparazione.

Vi confermo quindi che, oltre a essere un ottimo Coach, Max è anche un cuoco sopraffino.

Ma  torniamo ai nostri giorni.

 

Dammi il tuo Piano, che lo faccio a pezzi!

Per Max, quella del “Coach” è una vera e propria vocazione.

Significa osservare quello che il cliente fa già bene, offrendogli utili spunti per migliorare radicalmente la sua performance.

La Mission Possible di Max è rendere le cose semplici. Questo è il suo Brand … il suo punto di forza!

La semplicità, per lui, è il traguardo di un processo che mira all’eccellenza.

Ed ecco come fa: prende il tuo piano, lo smonta in piccoli pezzi … Poi li rimette insieme in modo ottimale per farlo funzionare a dovere.

Ed ecco il piano dettagliato che ha tutti i numeri per vincere: tiene conto di quello che farai quando avrai raggiunto la tua vetta e delle azioni da compiere ogni giorno con costanza, durante la scalata verso il successo. L’importante è che tu sia disposto a pagarne il prezzo.

 

I miei primi Mille …

Capita a tutti, prima o poi, di ricevere la fatidica “Chiamata” e anche Max ha avuto la sua.

Da fabbricante di F24, in veste di Commercialista, dava i numeri a chi glieli chiedeva.

Un giorno, però, si è accorto di essere stanco di presentare ai suoi clienti solo conti da pagare.

Con un piano dettagliato per aiutare mille imprenditori, Max è partito alla conquista del suo ruolo di Coach*.

Oggi, vicino all’ambizioso traguardo, già pensa al suo prossimo Viaggio.

Il suo cavallo di battaglia è “K.I.S.S.”, che non sta per bacio, né per l’omonima rock band: è l’acronimo di “Keep It Stupid Simple”, ovvero “Rimani nello stupidamente semplice” (traduzione letterale che non rende il significato originale, ma tant’è).

*Ponendo domande intelligenti, mirate, “giuste”, Massimo stimola i suoi coachée a trovare le loro Risposte!

Sommario

Nel corso della nostra chiacchierata abbiamo toccato argomenti interessanti come:

  • le parole come fonti di pensieri e convinzioni limitanti;
  • l’abbondanza di informazioni e tecnologia, e l’utilità di un coach che ci aiuti a focalizzarci su ciò che è davvero importante per noi;
  • l’importanza di imparare a governare e “leggere” i numeri, per gestire la crescita della nostra attività;
  • il denaro come energia allo stato puro, mezzo neutro per raggiungere i nostri obiettivi, lente di ingrandimento che enfatizza le qualità (buone o meno buone) di chi lo possiede;
  • il “problema” che blocca ed è causa di mancanza di conoscenza;
  • il “problema” che rallenta la nostra corsa e rappresenta una sfida evolutiva;
  • i bias cognitivi: le scorciatoie compiute dal nostro cervello per arrivare a conclusioni molto spesso fuorvianti;
  • il sistema di attivazione reticolare;
  • l’importanza delle convinzioni nel determinare la nostra percezione della realtà: “Se torturi i numeri abbastanza a lungo, confesseranno qualsiasi cosa”;
  • lo story telling profetico;
  • l’importanza dell’acquisizione di un mindset funzionale alla crescita, anche e soprattutto nei periodi di “crisi”;
  • l’importanza di riconoscere e perdonarsi gli errori compiuti (dopotutto, siamo umani!): solo così potremo smettere di preoccuparci, per cominciare ad occuparci delle cose;
  • l’utilità di non disperdere le energie lottando contro qualcosa o qualcuno: molto meglio focalizzarsi sulla creazione di qualcosa di nuovo e di meraviglioso (l’aggiunta è mia, non ho resistito);
  • i periodi bui li attraversiamo tutti, prima o poi: ma se siamo supportati da buoni amici e amati da persone a noi care, con un po’ di fortuna ci possiamo riprendere!
  • l’importanza di leggere le biografie di chi non ce l’ha fatta: è da loro che possiamo apprendere gli errori da evitare. D’altra parte, è impossibile replicare il contesto storico, geografico ed economico dell’uno su mille che ce l’ha fatta (per non parlare del fattore C…);
  • un più saggio uso del tempo;
  • l’importanza della perseveranza ancor più che dell’intelligenza, nel fare di noi persone di successo;
  • la saggezza del rinunciare ad avere ragione, pur di stare bene.

Per ora è tutto, Eroi.

L’intervista in video su Tele Ondina è qui.

La versione in podcast su Radio Ondina è qui.

Alla prossima avventura!

LOve,

la vostra Ondina Wavelet (JL)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 




“Non sono una ‘Contessa'”.

L’ennesimo regalo di Clubhouse.

Quante cose sono successe da quel fatidico San Valentino, giorno in cui, consigliata da più amici, ho fatto il mio ingresso in “Clubhouse”!

All’epoca l’applicazione era disponibile solamente per i possessori dell’iphone, e ci voleva l’invito di qualcuno per iscriversi, così come per accedere al “corridoio” sul quale si affacciano le chat, una volta che si è entrati.

Oggi questi passaggi non sono più necessari e chiunque può, in qualsiasi momento, visitare l’app e fare una capatina nelle “room” dedicate a questo o a quel topic.

All’inizio la consideravo né più né meno di uno sfizio. Poi, col tempo, è diventata qualcosa di più: un luogo virtuale in cui fare degli incontri interessanti con persone appassionate degli stessi argomenti.

Con alcune di queste sono nati importanti sodalizi … come la Room “Il Miracolo del Mattino”, ad esempio: appuntamento mattutino delle 06:30 che ha, di fatto, stravolto le mie abitudini quotidiane, costringendomi a mettere due sveglie per alzarmi al sorgere del sole.

La stanza nasce da un’idea di Silvia e di suo marito Massimiliano, entrambi imprenditori, per condividere temi valoriali di grande ispirazione.

Dal lunedì al giovedì e per novanta minuti, dopo il nostro intervento iniziale cediamo la parola a ciascuno degli ospiti “parlanti”.

O come “Il Giardino Incantato degli Eroi” con il musicista e cantante Fabio Gómez: punto di riferimento notturno per gli Eroi dei nostri giorni, porto di pace, sereno approdo per riposare dalle fatiche del giorno appena trascorso, ritemprando l’anima con parole “high vibes”.

 

Buongiorno, Cristina!

… E poi un giorno arriva lei con la sua “erre” arrotata, un fiocco rosso gigante a mo’ di cappello e i suoi frammenti di viaggio e di avventure in giro per il mondo.

Ascoltarla narrare le sue storie così cariche di pathos, con la stessa nonchalance di chi ha vissuto davvero di tutto, ha acceso in me il desiderio di incontrarla di persona e intervistarla.

“Cri” ha accolto con piacere la mia proposta e, cosa ancora più gradita, mi ha inviato il pdf del suo ultimo libro, la cui uscita è prevista per la fine di quest’anno o l’anno prossimo. Un vero privilegio, per me, averlo in anteprima assoluta!

Così, ho messo da parte le mie letture in corso per leggermi, tutto d’un fiato, “Aristocrap”.

Il titolo è il risultato della fusione delle due parole inglesi “Aristocrat” – aristocratico – e “crap” – merda.

Insomma, niente male come aperitivo. Il resto è un susseguirsi di episodi di vita in ordine temporale sparso – ma con una sua logica!

Questo libro, a detta dell’Autrice, è l’ingombrante biglietto da visita da porgere a chi le chieda del suo passato.

Sorrido e penso a quando un nuovo amico mi chiede: “Che personaggi hai doppiato?”.

Serafica rispondo: “Vai su wikipedia. Lì c’è tutto. Anche quello che non so”.

“È così … è proprio così” direbbe il nostro comune amico Max, founder e moderatore della Room “Il Miracolo del Mattino”: è giunto il momento di starsene in silenzio, lasciando che sia un libro a parlare per noi.

È anche il modo, assai efficace, di voltare pagina. Ricominciare da capo.

Regalo di compleanno.

Il nostro incontro, previsto per le 07:30, è stato anticipato di mezz’ora perché Cri si alza prestissimo e, veloce come il vento del deserto – che tanto le ha insegnato e tanto ama – è già pronta per l’intervista: truccata, vestita di verde smeraldo, fresca di messa in piega. Non so come faccia. È bellissima. Alle sette meno dieci del mattino!

Il suo sguardo azzurro e aperto si apre in un sorriso. Siamo pronte per registrare!

Sono certa che ascoltare la sua voce e quella “erre” birichina che fa molto chic, susciterà in voi le stesse emozioni che ho provato io.

Cri è un Essere Umano bello, dentro e fuori.

Nata in un contesto nobiliare, nel lusso di una Villa familiare nel cuore di Milano, con un papa tra i suoi avi e un titolo ingombrante da gestire, “Contessa”, Cri ha passato l’inferno.

Anzi, “Contessina”, per i compagni di scuola che la schernivano, attribuendole un ruolo che detestava e percepiva stretto e angusto come una cella senza finestre. I bimbi a volte sanno essere crudeli. Del resto, come potevano sapere quello che stava realmente attraversando?

Maria Cristina Margherita Savoldi D’Urcei Bellavitis ha vissuto almeno due vite: quella all’Ombra del male, annidato proprio dove non te l’aspetti, e quella alla Luce del sole nel deserto: lo stesso sole che ha illuminato il suo cammino verso una nuova identità di donna consapevole, umile e integra.

Il Soul Talk, in versione video su Tele Ondina, è qui.

In versione podcast su Radio Ondina, invece, è disponibile qui.

Alla prossima avventura e al prossimo Eroe!

La vostra Ondina Wavelet (Jasmine Laurenti)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 




“Vulnerabili” con Paolo Crepet

Introduzione.

“Ciascuno di noi è ciò che appare durante una burrasca, nel bene e nel male, nella destrezza e nell’incapacità: ci si conosce nelle difficoltà …

… È la crisi – ovvero il distress, nel senso di iperstimolo – a portare a un opportuno tumulto interiore che obbliga a un esame, che costringe ognuno a guardarsi allo specchio e a dirsi la verità, invece di raccontarsela (cosa che si tenderebbe a fare se non si è obbligati da una data congiuntura).”

  • Paolo Crepet

 

Scrivere, che ossessione!

Il “Soul Talk” di venerdì 19 dicembre 2020 si apre con un pensiero tratto da “Vulnerabili”, l’ultima fatica letteraria di Paolo Crepet.

“Fatica” perché non è facile convivere con “un’ossessione che ti entra dentro e diventa tua compagna di scrittura”.

“Fatica” come frutto di un travaglio interiore: “Non nasce dalla pace un libro. È una guerra interna, una tribolazione”, confessa l’Autore. 

“Fatica”, perché in ogni capitolo c’è una parte dello Scrittore che descrive ciò che vede e prova, dello stesso evento, a un pubblico diverso, da una differente prospettiva.

 

La Genesi del Libro.

Il primo lockdown lo ha sorpreso in un paesino dove “eravamo rimasti in sette, e c’era un Silenzio che quasi sentivamo passeggiare i gatti”. 

Un Silenzio che l’Autore ha sentito il bisogno di rispettare e al tempo stesso di rompere … per amore e per rabbia.

Non dev’essere stato facile, per lui, mettere su carta le contrastanti, contraddittorie sensazioni provate nei lunghissimi mesi di “confinamento”.

Al suo iniziale senso di smarrimento si sarebbe, nel tempo, sostituito qualcosa di diverso: la paura. 

Paura per un’Umanità miope alle proprie responsabilità che, nel corso della storia, non è ancora riuscita a interrompere un circolo vizioso di antichi schemi, paradigmi ricorrenti, ciechi automatismi.

Mentre la Banalità, regina indiscussa dei media e della tecnologia digitale, tutto appiattisce, tutto omologa, tutto priva di sapore, senso, memoria.  

 

I nostri Eroi.

Eppure, le persone che più ammiriamo – i nostri musicisti preferiti, le icone cine televisive, le voci fuori dal coro in ogni ambito – hanno in comune un vissuto di dolore …

La vita degli Eroi è infatti spesso costellata di lutti, difficoltà economiche, imprevisti cambiamenti che li privano di ogni sicurezza.

Vien da chiedersi se questo dolore non sia in realtà un Regalo, una preziosa Risorsa evolutiva …

La “sicurezza” che l’Uomo brama tanto, a quanto pare, non è la miglior palestra dove sviluppare il proprio pieno potenziale.

 

Un nuovo mondo.

Ecco perché, nella straordinarietà del periodo storico che stiamo vivendo, è racchiuso il seme di un nuovo mondo.

Un mondo di persone che di fronte alle impreviste, inevitabili, dolorose a volte sfide della vita, riescono a guardarsi allo specchio scoprendosi “vulnerabili”.

Un mondo governato da Leader che, di fronte alla tragedia, abbassano il capo, tolgono il cappello e chiedono perdono al loro popolo (anziché dar la colpa ad altri, agli eventi o al fato).

Un mondo di Uomini che, con umiltà e coraggio, guardando in faccia la realtà, si aprono a un più che necessario Cambiamento. 

Perché è la Verità, non il “raccontarsela”, la pietra angolare di ogni presa di coscienza, di ogni assunzione di responsabilità: il solido terreno su cui costruire un futuro che abbia un senso.

“Vulnerabili” nasce proprio come onesto, lucido intento di capire come, aldilà del virus, gli esseri umani siano potuti arrivare a tanto e come possano, consapevoli dei loro “nei”, diventare visionari “Cacciatori di Orizzonti”.

Ed ecco la video intervista all’Autore, trasmessa in live streaming sul Canale YouTube “Jasmine Laurenti”.

JL (Ondina Wavelet)

 

P.S.: Ringrazio di cuore l’amica, Mentore e “Fata Madrina” Elena Cipriani Pagliacci, psicanalista e scrittrice, per avermi messa in contatto con il suo caro amico Paolo Crepet: psicanalista, sociologo, scrittore, saggista, libero pensatore, opinionista.

 




“Svegliati, palombaro!”

“Parlane con Carlo”…

Mi dice un giorno Rita Minelli, da me recentemente intervistata su suggerimento di Paola Ferraro …

Perché è di questo che si tratta: di una catena virtuosa di “parlane con …” e finisco per prenotare un’altra intervista.

In un momento storico in cui i media cantano in coro la stessa canzone sette giorni su sette, ventiquattro ore al giorno, mi chiedo se esista, da qualche parte, un’oasi di silenzio dove ritrovare Se stessi e lì, accorgersi che non esiste altro.

Un po’ di pace, finalmente. Per respirare a fondo e fare il punto. Studiando il da farsi in modalità attiva, anziché reattiva.

Come dire: queste sono le circostanze, là fuori.

Se reagisco secondo la logica della sopravvivenza, l’avranno vinta loro su di me.

Ma se mi fermo un attimo e respiro, in silenzio, realizzo che sto avendo un sogno lucido: la vita è un grande show e ciascuno di noi ha il suo copione e il suo ruolo. Tutt’intorno, una scenografia di cartapesta scambiata per “realtà”.

 

… Ed eccomi in Zoom call con Carlo Dorofatti.

Scrittore, libero ricercatore, divulgatore, Carlo è istruttore di meditazione e formatore nel vasto campo delle Tradizioni Spirituali d’Oriente e d’Occidente.

Sorride bonariamente mentre gli racconto di come un giorno abbia deciso di smettere i panni di “attrice” per scendere dal palco e sedermi in platea e da lì, godermi lo spettacolo.

Capisce al volo che sto usando una metafora per descrivergli il momento del “risveglio” dalla matrix.

“Matrix” è il nome che i ricercatori spirituali di nuova generazione usano per definire ciò che un essere umano percepisce come unica realtà, mentre è assorto in uno stato ipnotico, onirico, guidato dall’inconscio collettivo.

Carlo paragona l’attuale stato in cui si trova l’Umanità a uno stato ideale in cui l’Uomo scrive il proprio copione e lo agisce consapevolmente, in linea con il proprio Scopo.

“Dobbiamo recuperare la consapevolezza di ciò che siamo”, continua. “Noi siamo dei palombari svenuti nei nostri scafandri. Vediamo lo scafandro muoversi, lambito dalle correnti del fondale oceanico. Ci sembra vero, ci sembra vivo, ci sembra che si muova, in realtà si muove per reazione alle correnti che lo investono. Dentro, il palombaro dorme. Dentro, il palombaro è svenuto. Quello che cerco di fare, a me stesso prima di tutto come stimolo agli altri, è un percorso di schiaffeggiamento del palombaro.”

 

“La Parola chiave è Risveglio.”

Il Risveglio di un attore che decide di deporre il copione e i panni del personaggio interpretato fino a quel momento, in cui si era forse troppo identificato; il Risveglio di un palombaro chiuso nel suo scafandro, nel liquido amniotico della Vita che lo ha concepito; il Risveglio alla consapevolezza che tutto ciò che esiste è frutto del potere creativo del Verbo, Logos, Parola.

Dal Risveglio in poi, quello con Carlo è un Percorso a ritroso: da ciò che esiste alla Parola che l’ha generato, al suono, alla musica, al canto, su, sempre più su, fino al Respiro.

Il Respiro che è Vita, infusa in ciascuno di noi. Azione involontaria che diamo per scontata. Eppure, è portando l’attenzione su di essa che possiamo, in presenza, ritrovare Chi noi siamo e quale sia il nostro Scopo.

Dietro l’apparenza, dietro la maschera, dietro un copione già deciso in partenza.

Ed ecco che l’attore scende in platea. Il palombaro esce dal suo scafandro. Entrambi hanno capito che quello che stavano vivendo era solamente un sogno.

I loro occhi si sono aperti alla contemplazione della Bellezza e dell’Amore. E di Bellezza e di Amore arricchiranno il mondo.

È questo, alla fine, il vero Senso della Vita.

E questa è l’intervista.

Ondina Wavelet (Jasmine Laurenti)