Anno nuovo, problemi vecchi, soluzioni nuove?

Ripartono gli incontri di Diritto Scolastico.

Chiara Sparacio intervisterà gli avvocati Maurizio Danza del foro di Roma e Andrea Caristi del foro di Messina e affronterà con le problematiche del diritto scolastico.

Nella prima puntata si parlerà dello stato dell’arte del riconoscimento in Italia delle abilitazioni all’insegnamento conseguito all’estero.

Al di là delle simpatie e antipatie personali, cosa dice la legge? Come agisce il Ministero?

Diritto Scolastico è una trasmissione di informazione che vuole essere una bussola super partes in grado di sostenere docenti, dirigenti e tutto il personale scolastico che desidera conoscere e far valere i propri diritti.

 

Chiara Sparacio chiede agli avvocati Andrea Caristi e Maurizio Danza quali sono i diritti e i doveri di chi lavora nel mondo della scuola

Segui la puntata di oggi

Abilitazioni all'estero stato dell'Arte
Abilitazioni all’estero stato dell’Arte

Siamo in Europa ma il MIUR non è d’accordo

Messina contro Google, la disfatta del colosso americano.




Quando la scrematura è sinonimo di scematura … concorso scuola, al ridicolo non c’è mai limite.

Concorso Scuola: bravo Ministero! Ottima Scematura!

Ovviamente il titolo è ironico ma se proviamo a guardare le cose dal punto di vista del Ministero, hanno fatto proprio un ottimo lavoro.

 

Il Concorso a cattedra ordinario scuola secondaria 2020.

In questi giorni si stanno svolgendo gli scritti del fantomatico concorso a cattedra ordinario scuola secondaria 2020.
Dopo due anni di blocco totale, rinvii e un po’ di confusione, il 14 marzo 2022 sono iniziate le prime sessioni di esami.
430.585 domande presentate in tutta Italia per 33.000 cattedre disponibili, per 138 classi di concorso.

Lo ripeto: 430.585 domande presentate in tutta Italia per 33.000 cattedre disponibili, per 138 classi di concorso.

Ad ogni modo, dopo dopo due anni e mezzo dalla consegna delle candidature nel maggio 2022 vengono comunicati i criteri e gli argomenti di valutazione, nuovi rispetto ai precedenti.

Peccato, perché le migliaia di persone che in questi anni si erano preparate su testi concorsuali, tra tutti gli altri sacrifici si sono trovati ad aver “buttato” centinaia di euro in manuali diventati obsoleti da un giorno all’altro.

La logica del concorso

Il concorso è stato così progettato:

fase 1: prova scritta

fase 2: prova orale

fase 3: valutazione titoli

fase 4: formazione della graduatoria.

In questo momento, lo ricordo, è in corso la prima fase concorsuale composta da un test a risposte multiple di 50 quesiti; ad ogni risposta giusta corrispondono 2 punti, ad ogni risposta sbagliata o mancante corrispondono 0 punti.

Valutazione da 0 a 100, soglia di ingresso 70 punti.

70 punti vuol dire 35 risposte corrette su 50.

Ma allora, se ogni risposta corretta vale 2 e ogni risposta sbagliata o non data vale 0, perché non fare valutazioni da 0 a 50 assegnando un punto ad ogni risposta giusta?

Non è molto logico…

50 quesiti, dicevo, a risposta multipla:
40 sulla disciplina
5 sulle competenze digitali
5 sulla lingua inglese

I test si svolgono nei laboratori di informatica delle scuole dislocate sul territorio.

Il criterio di assegnazione delle sedi è numerico: all’elenco alfabetico dei candidati alla classe di concorso viene affiancato l’elenco in ordine crescente delle sedi disponibili e così, considerati i posti disponibili in ogni laboratorio di informatica, sono stati suddivisi i candidati.

Tutto molto ordinato, salvo che, un criterio di questo tipo ha portato molti candidati che avevano una sede di esami in città, a spostarsi in altre città o, addirittura, in altri comuni dovendo affrontare fino a 4 ore di auto a tratta (il caso di sedi in Sicilia) e l’indispensabile pernottamento fuori.

Non è molto logico…

Dalla chat e dai gruppi social filtrano fin da subito gli aggiornamenti sulle prove, la prima cosa che salta all’occhio è la soglia di sbarramento altissima: sono molto pochi quelli che riescono a superare la prova; eppure, anche se molti candidati sono professionisti di altro tipo che in un periodo di crisi hanno visto la scuola come possibile rifugio, la maggior parte dei altri candidati insegna già e molti, addirittura, lo fanno da anni…

Non è molto logico…

Io comunque sono andata.

Nel mio gruppo siamo stati convocati in 9 e ci siamo presentati in 6: il 33% in meno.

Grosso modo la media comune anche alle altre convocazioni è la stessa.

Su 6 non è passato nessuno, i voti sono andati dal 64 in giù, non è passato nessuno.

Alle due sessioni precedenti alla nostra erano passati in due: uno per sessione, diciamo quindi, circa il 10 % in quella sede.

Tutto sembra poco logico però forse una logica c’è

Tutto sembra poco logico però forse una logica c’è.

Una logica perversa.

Una logica che mira al vantaggio della scrematura selvaggia mettendo in secondo piano, alla mercé di una sorta di roulette russa (se si può ancora dire) il valore da premiare.

Proviamo a rivedere i numeri

430.585 domande presentate in tutta Italia per 33.000 cattedre disponibili, per 138 classi di concorso.
Nel 2020 a questo concorso si è presentato circa di 1.200% di candidati in più rispetto alla domanda.

Voi che avreste fatto al posto di chi avrebbe dovuto valutare?
La cosa chiara è che bisogna scremare: una volta si facevano i temi ma chi si sarebbe messo a correggere 430.000 temi?

Allora ecco che arriva la logica perversa, organizzata e diabolica:

  • non dare una indicazioni chiare e circostanziate sugli argomenti da studiare
  • rendere difficile il raggiungimento della sede di esami
  • organizzare una soglia di superamento del test alta
  • aggiungere domande a trabocchetto
  • mettere sì domande sulla materia ma non sempre legate ai programmi scolastici

ecco che così è tutto un po’ più gestibile:
dai 430.000 togliamo un ipotetico 15% che non si è presentato alla prova (perché non ha avuto tempo di prepararsi, perché non è riuscito a raggiungere la sede di esame, perché si è scoraggiato sentendo le storie dei colleghi…): 365.500.

Da questi 365.500 togliamo un 60% (ottimista) che non ha superato lo scritto: 146.200

146.200 ipotetici candidati agli orali (potrebbero essere molti meno) sono sempre circa 3 volte e mezzo il numero dei posti disponibili ma, per lo meno non sono i 430.000 iniziali.

Una scrematura eccezionale: bravo Ministero!

Molto meno lavoro da fare!

Una selezione dura ma senza dubbio così facendo sono passati i migliori!

…Ne siamo sicuri?

Io all’esame c’ero e vorrei esprimere una valutazione sulla prova sostenuta.
Io non sono una professoressa di professione, ho partecipato al concorso quasi da “inviata”.

Non ho grande esperienza nelle docenze scolastiche: negli ultimi due anni ho avuto la fortuna di fare due supplenze di qualche mese in una scuola media.

Ho detto “fortuna” perché per me sono state una esperienza inaspettatamente bella, emozionante e arricchente, ho avuto la fortuna di vedere al di là della mia professione di giornalista che parla di scuola, quanto importante e cruciale sia il mestiere di chi lavora nel mondo che racconto.

Come ho già detto, io non ho passato l’esame.
Ho risposto correttamente a 32 domande su 50.

La mia capacità di rispondere, più che dallo studio dai libri di test, è venuta dalla mia preparazione pregressa, dalla mia formazione.

Non posso dire che le domande erano inammissibili o inadeguate al ruolo didattico, né che non stavano né in cielo né in terra: si trattava di domande disciplinari, non mi è stato chiesto  né come si costruisce un ponte né chi ha vinto l’ultima edizione del reality show di turno.
Le domande erano pertinenti.
Erano domande che mi interrogavano prevalentemente su grammatica, letteratura, storia e geografia…
Quello che mi sento di dire è che forse non è questo il modo di valutare degli insegnati che devono crescere i figli di questa nazione.

Perdonatemi se sembro esagerata ma quando si parla di scuola di questo si tratta: della formazione delle generazioni che porteranno avanti la nazione e il mondo.

Proprio per questo ruolo forse, un insegnante non va valutato per la sua capacità di non cadere nei trabocchetti logici (che senso ha farglieli?).
Forse un insegnante non va valutato per la sua memoria di date confondibili e che, anche se scambiate, non modificherebbero la critica alla storia.
Forse un docente di lettere non andrebbe valutato per la conoscenza personale di un software di grafica perché la conoscenza dei software di grafica non ha nulla a che vedere con la capacità di insegnare.

E neppure conoscere tutte le funzioni di un programma o il nome esatto di un determinato strumento… sono importanti, sono un valore aggiunto, ma non è quello il punto.

Forse un insegnate non andrebbe valutato neppure per la sua capacità di ricordare a memoria brani di opere e romanzi bellissimi e importantissimi ma che non fanno esattamente parte del programma insegnato in quel periodo scolastico.

Non dico che sia sbagliato sapere queste cose ma che forse a un insegnante dovremmo chiedere altro: dal punto di vista teorico, la sua conoscenza delle materie insegnate va chiesta senza dubbio ma senza trabocchetti, senza malizia.

Soprattutto, a un insegnante dovremmo chiedere come intende sviluppare la capacità di apprendimento e la crescita dello spirito critico dei suoi studenti, come pensa di far amare una materia e come riesce a trasmettere ai sui studenti il motivo per cui vanno ogni giorno a scuola perché, non dimentichiamolo, i ragazzi vanno a scuola non perché quello che studiano servirà loro nell’immediato, non perché saper riconoscere un predicato verbale da un predicato nominale è indispensabile per vivere, ma perché andare a scuola, studiare, affrontare le difficoltà di quegli anni, confrontarsi con compagni e docenti, poter osare in un ambiente protetto, farà di loro delle persone migliori e tutti noi abbiamo bisogno di lasciare questa Nazione, questo mondo alla migliore versione di noi.

 

Caro Ministero ho un suggerimento

Caro Ministero,

capisco la necessità iniziale di scremare: lo vediamo tutti che 430.000 candidati per 30.000 posti sono uno sproposito.

Lo sappiamo tutti che non è colpa tua se nel nostro paese il miraggio di un posto pubblico attrae in tanti a prescindere dalla coscienza del carico di responsabilità legato al lavoro e capisco che ti senti in dovere di difendere la scuola da questi attacchi barbari.

Ma tu che hai tante persone intelligenti che lavorano per te, tu che sei così colto e così intelligente, tu che hai codificato tutte le migliori strategie per la migliore scuola, ma perché non cerchi un processo di selezione che divida per prima cosa quelli bravi e motivati dagli avventori occasionali o dagli immeritevoli e poi, solo poi, selezioni  da quel meglio l’eccellenza?

Caro Ministero sono certa che i miei pensieri sono già stati prima i tuoi e che queste mie riflessioni tu le hai già fatte mentre osservi lo spreco in corso di bravi professori immeritevoli di passate sotto le tue efferate asce turche.

 

Ma che domande c’erano?

Per il solo piacere di soddisfare l’eventuale curiosità di chi legge, affinché si possa fare una idea di cosa stiamo parlando, riporto qui le domande della classe A22: italiano, storia, geografia, nella scuola secondaria di I grado.

Non sono 50 ma quello che sono riuscita a ricostruire dalle chat e dalla memoria.
Non sono tutte le domande e non sono tutte le risposte della mia classe di esami ma vi invito, per gioco, a cimentarvi anche voi e valutare se, a prescindere dalla preparazione specifica, possono essere questi i parametri per valutare il docente dei vostri figli.

Domande A22

  1. Attribuite alla giusta opera un dialogo tra Odisseo e calipso (passaggio non molto studiato con un distrattore importante: Itaca pe sempre di Malerba, la risposta giusta però era dialoghi con leucò di Pavese)
  2. Battaglia di Leuttra tra chi è stata combattuta e quando
  3. Cosa è l’alpeggio
  4. Come si formano la valli alluvionali
  5. In che anno fu la riunificazione della Germania, in seguito a quale battaglia e contro chi (nelle opzioni gli anni erano 1870, 1871…)
  6. Quale di questi personaggi era contrario all’ingresso in guerra (D’Annunzio, Mussolini, Giolitti, Salvemini)
  7. Citazione di uno scritto di Montale sul poesia (discorso per l’assegnazione del premio Strega, articolo sul corriere della sera, discorso per il nobel, lettera)
  8. Come definiva Saba la propria poesia (ermetica, onesta, pura, un altro aggettivo)
  9. Quale di questi romanzi non è ambientato in Sicilia (gattopardo, don Giovanni di Brancati, Eva di Verga, Porte chiuse di Sciascia)
  10. Da dove è tratto questo passaggio della Divina Commedia (Pier della vigna, bocca Degli abati, Ugolino, Farinata) [difficile se non conosci bene l’inferno]
  11. Che metro è a Silvia (canzone libera, strofa libera, canzone…)
  12. Quale di queste applicazioni NON può essere usata per fare infografiche? Difficile: programmi sconosciuti oppure che, volendo, possono anche essere usati per fare infografiche
  13. Cosa vuol dire OER nel PNSD
  14. A cosa serve estensione Chrome read&drive? Difficile: tutte le risposte erano abbastanza verosimili
  15. Da dove sono tratti questi tre versi (Non famosi) di Dante (commedia, vita nuova, rime, convivio)
  16. In che anno preciso e tra quali paesi si decise il ritiro delle forze armate dall’Indocina (difficile: anno preciso, Vietnam del Nord, Vietnam del Sud…)
  17. Quale di questi non fa parte dell’Onu (organizzazione per cooperazione e sviluppo economico, fondo monetario internazionale, FAO, OMS)
  18. Stando alle linee guida sull’edizione civica e all’Agenda 2030, l’insegnamento delle tematiche ambientali è: da lasciare all’insegnante di scienze, inerentemene collegata con la geografia, attuabile solo con concorso di esperti esterni,…
  19. Cos’è la protasi (sostituzione di una parola, la prefazione di un’opera, la presentazione di un argomento, invocazione alle muse)
  20. Dati i due seguenti quadrati con dei pallini al loro interno, dire se hanno uguale: sparsità, densita, distanza, distribuzione
  21. Il problema del calcolo della longitudine e stato risolto attraverso: la triangolazione, l’invenzione di uno strumento, la scoperta della declinazione magnetica, la scoperta che i poli sono piatti, …
  22. Domanda sull’individuazione di un verbo fraseologico particolare.
  23. Frase con doppia apposizione.
  24. Frase con participio presente usato con valore attributivo.
  25. Accordo tra il participio passato dei verbi con ausiliare avere e il soggetto o complemento oggetto.
  26. Contare quante proposizioni contiene il periodo indicato.
  27. Distinguere tra subordinate implicite di vario tipo.
  28. Inglese trovare il sinonimo.
  29. Inglese completare lo spazio vuoto.
  30. Inglese comprensione.
  31. Come si chiama la scrittura su schermo LIM.
  32. Che tipo di file hanno l’estensione epub3.
  33. A chi si riferisce una similitudine tratta da un passaggio della Gerusalemme liberata (Clorinda, Erminia, Armida, Bradamante).
  34. Chi era Silla e cosa ha fatto.
  35. in quale punto del Decamerone si trova la novella citata: l’introduzione/rubrica/cornice/conclusione della prima novella della prima giornata
  36. Riconoscere la figura retorica in un verso de I limoni di Montale
  37. Attribuire dictatus papae al papa, anno e contenuto giusti
    40. Quale di queste potenze non ha mai aiutato militarmente i coloni nella guerra di indipendenza americana (Spagna, Prussia, Olanda, Francia)
  38. Chi ha spinto la Francia ad entrare nella guerra dei trent’anni (Richelieu, Mazzarino, Luigi XVI, regina di Francia)
  39. Domanda sulla Convenzione europea del paesaggio.

 

 

 




Abilitazioni in Romania – Il Consiglio di Stato dà ragione ai ricorrenti

Abilitazioni in Romania – Il Consiglio di Stato dà ragione ai ricorrenti: il Ministero deve riconoscere il titolo

Abilitati in Romania – Le Novità dopo la pronuncia del Consiglio di Stato di condanna del Ministero dell’ Istruzione per elusione del Giudicato.

Si aggiunge un nuovo capitolo alla difficile vicenda dei riconoscimenti delle abilitazioni conseguite in Romania.Lunedì 25 ottobre alle ore 16.00 in diretta sul canale youtube BetapressTV, Chiara Sparacio, caporedattore di Betapress.it, chiederà all’Avv.Maurizio Danza Prof. Diritto Istruzione e Ricerca Internazionale ISFOA, di presentare le novità in tema di riconoscimento dei titoli conseguiti in Romania dopo la recentissima pronuncia del Consiglio di Stato che condanna il Ministero dell’ Istruzione per elusione del Giudicato.

Argomenti

Nella diretta si parlerà degli effetti della sentenza anche nei confronti di docenti non compresi nella pronuncia e dei principi del diritto dell’Unione Europea che il Ministero dell’istruzione è tenuto ad applicare con riferimento al riconoscimento dei titoli conseguiti in Romania.

Vi invitiamo ad intervenire con le vostre domande a cui il nostro ospite risponderà in diretta

 




Il MIUR (oggi MI) sceglie i docenti ma non sappiamo come

Nell’articolo Siamo In Europa ma il MIUR non è d’accordo abbiamo trattato un tema tanto paradossale quanto delicato: nonostante la legge europea e le sentenze del TAR, il Ministero dell’Istruzione Italiano spesso (non sempre abbiamo scoperto), non riconosce i titoli abilitanti conseguiti in altri paesi europei.

Il Ministero dell’Istruzione Italiano non vuole riconoscere a più di 4.000 laureati italiani abilitati in Romania il loro titolo all’insegnamento.

Però non è un veto che pone proprio a tutti… e questo ci ha incuriositi.

Così abbiamo chiesto all’avvocato Maurizio Danza del foro di Roma di spiegarci cosa ha trovato tra i decreti emessi dal MIUR.

Lo studio Danza ha tra i suoi assisititi un folto gruppo di laureati a cui non viene riconosciuta l’abilitazione conseguita in Romania.

Avv.Maurizio Danza
Avv.Maurizio Danza

Avvocato Danza, ci conferma che il criterio di sbarramento applicato dal MIUR nei confronti di chi ha conseguito l’abilitazione all’insegnamento in paesi europei diversi dall’Italia, non è uguale proprio per tutti?

Lo devo confermare.

Nel corso del nostro lavoro, abbiamo studiato alcuni giudizi innanzi al TAR Lazio e al Consiglio di Stato da cui emergerebbe la anomala vicenda  da voi definita nel vostro articolo “ una nota stonata”.

In poche parole abbiamo riscontrato la esistenza di taluni decreti di riconoscimento emessi del MIUR a favore di alcuni laureati italiani abilitati in Romania, attualmente negati a tutti gli altri, tra cui i ricorrenti rappresentati dal legale.

 

Quindi il criterio non è uguale per tutti?

Da una parte ci sono migliaia di abilitati in Romania che si vedono rifiutato il riconoscimento dell’abilitazione e dell’altra ci sono altri abilitati che invece sono stati riconosciuti e non hanno avuto alcun problema?

Esatto.

Per la precisione abbiamo da una parte migliaia di abilitati che subiscono una ingiustizia e dall’altra un piccolo gruppo che sembra superiore ai criteri comuni.

Può spiegarcelo meglio?

Sono stati emanati dei decreti di riconoscimento a favore di alcuni abilitati in Romania, nella stessa identica situazione dei nostri ricorrenti.

Anzi, pensi che i tre abilitati in Romania, cui si riferiscono gli unici decreti di riconoscimento prodotti nei giudizi dinanzi alla magistratura , mai revocati dal MIUR , sono stati ammessi alle procedure concorsuali riservate e risultano inseriti utilmente nel sistema di reclutamento della pubblica istruzione , con grave disparità di trattamento a danno di migliaia di abilitati italiani.

Ma come è possibile?

Ai fatti, in cosa consiste la grave disparità di trattamento a danno dei ricorrenti dal medesimo patrocinato?

Mi permetta di fare una precisazione: a differenza dei tre abilitati cui si riferiscono i decreti, i miei ricorrenti così come migliaia assistiti da altri studi legali, si sono visti costretti ad intraprendere ben due giudizi, avendo dovuto adire prima il TAR Lazio che si era espresso negativamente, e successivamente il Consiglio di Stato che ha accolto i ricorsi riconoscendo la validità delle abilitazioni all’insegnamento in Romania.

 

Ma non sono sufficienti le pronunce positive del Consiglio di Stato ai fini dei decreti di riconoscimento del MIUR?


Dovrebbe ma non è così.

Il MIUR, nonostante la condanna, non ha eseguito spontaneamente le sentenze dei Giudici,  costringendo i ricorrenti all’ ulteriore giudizio di ottemperanza che si terrà a maggio e che è finalizzato alla condanna del MIUR ad emanare, anche attraverso un Commissario ad acta,  i decreti di riconoscimento all’ esercizio della professione docente a pieno titolo anche in Italia.

Aggiungo inoltre,  che risulta da altri atti che il MIUR,  stia condizionando – improvvisamente- la emanazione del decreto di riconoscimento, disponendo nei confronti dei beneficiari delle sentenze ( a differenza dei tre abilitati destinatari del favor) “misure compensative” previste dalla direttiva dell’Unione Europea n°36 del 2005, di durata anche fino a due anni: tutto ciò  eludendo palesemente le sentenze del TAR e del Consiglio di Stato e senza  tener conto illegittimamente  dei titoli professionali  e della specifica esperienza di insegnamento maturata dai ricorrenti abilitati in Romania, come previsto giurisprudenza della Corte di Giustizia Europea.

La situazione è quasi surreale.

Ci sono soluzioni diverse da quelle giudiziarie a favore degli abilitati in Romania?

Ci sono soluzioni per ogni cosa, ma deve esserci la volontà di cercarle.

Per quanto mi riguarda dichiaro la mia disponibilità a partecipare ad un ulteriore tavolo tecnico con il MIUR -come già fatto nel marzo del 2019 con la Responsabile della Direzione dell’Ufficio VII e l’Avvocatura dello Stato-, finalizzato ad una soluzione della annosa questione a favore degli abilitati in Romania, che in mancanza dei decreti di riconoscimento, corrono il rischio di ulteriori conseguenze dannose.

Infine, tale riconoscimento costituisce strumento indispensabile per garantire sia il diritto all’esercizio della professione docente in Italia tutelato dalla Direttiva Europea sia il diritto al lavoro dei ricorrenti, allo stato  fortemente compromesso da comportamenti amministrativi palesemente illegittimi.

Grazie avvocato, ci auguriamo che si trovi una pacificazione di questa anomalia.

Faremo tutto il possibile.

 

E anche noi speriamo che l’avvocato Danza e tutti gli altri studi che si stano occupando di questo tema possano in fretta far tornare il MIUR a più miti consigli.

Ricordiamo che il nuovo anno scolastico e vicino e dopo questi anni terribili per la scuola italiana abbiamo bisogno di docenti formati a abilitati per recuperare il gap formativo.

Come sappiamo, il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi sta facendo molta pressione affinché la scuola possa ripartire con un corpo docente adeguato e abilitato, sarebbe molto pericoloso per le prossime generazioni non soddisfare questa attesa.




Incidenti in volo, dimezzarli è possibile!

L’AeroClub d’Italia è pronto al decollo

50% in meno di incidenti in due anni, ecco il piano di sicurezza volo del nuovo AECI

La prima intervista alla stampa da parte del generale Gianpaolo Miniscalco nuovo Direttore Generale dell’AeroClub d’Italia.

A novembre del 2020, dopo 3 anni di commissariamento, l’AeroClub d’Italia (AECI) accoglie il nuovo Direttore Generale.

Si tratta di Gianpaolo Miniscalco, generale dell’aeronautica in pensione.

Il curriculum del generale Miniscalco è fiorentissimo: tra i ruoli e gli incarichi di spicco segnaliamo l’esperienza nella pattuglia delle Frecce Tricolori, sia da Leader, sia da Comandante, la Rappresentanza Italiana NATO a New York, la Classic Jet Association, il Comando del IX Stormo “Francesco Baracca” dell’Aeronautica Militare.

Generale, con che stato d’animo ha accolto la proposta di questo nuovo incarico e con che animo lo affronta?

In un certo senso con sorpresa: come potrei dire di ogni cosa della mia vita, questo incarico è arrivato per caso e inaspettatamente.

Sono membro dell’AECI da tanti anni, ho iniziato come socio quando stavo alle Frecce ma non avrei mai pensato che un giorno mi sarebbe stato chiesto di dirigerlo.

Per quanto invece riguarda lo spirito con cui lo affronto,  mi sento chiamato a far rispettare lo Statuto dell’AECI.

Sento che è mio dovere dare nuova vita all’AeroClub d’Italia  grazie soprattutto al contributo di tutti i soci e di tutti i colleghi che quotidianamente mi scrivono e mi danno suggerimenti.

Questo è il mio compito istituzionale nei confronti dell’Aeroclub.

Gianpaolo Miniscalco
Gianpaolo Miniscalco – DG AECI

Lei è un pilota dell’Aeronautica, qual è la tipologia di persone che frequentano un aeroclub? Ci sono solo professionisti o anche “civili”?

La passione per il volo è una specie di malattia.

Una malattia traversale che attraversa ogni settore sociale e professionale.

Tra i nostri soci l’unica continuità riscontrabile non sta né nella professione, né nell’estrazione.

L’unica continuità sta nella passione per il volo.

Il settore del volo è un mondo ricchissimo di attori e personaggi che declinano la passione per il volo in molteplici sfumature.

Spesso, quando si parla di volo, le prime categorie a cui si pensa sono le ali fisse e le pale rotanti ma esistono anche alti mezzi.

Altre strade che assecondano le persone nella passione del volo e che nel mio mandato intendo valorizzare e ricondurre all’interno delle pertinenze di AECI.

Sto parlando, per esempio, del paracadutismo che diversi anni fa è diventato una responsabilità dell’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile (ENAC) ma che oggi AECI è pronto a riprendersi.

Un altro settore che mi sta molto a cuore è quello del volo libero (il parapendio), un modo sportivo ed economico per vivere il volo.

Per anni il volo libero è stato un settore di serie B, noi vogliamo invece promuoverlo.

Ci sono infine gli aeromodelli per i quali l’AECI sta portando avanti un dialogo costruttivo con ENAC che nel nuovo regolamento UAS equipara gli aeromodelli con i droni cosa che non è esatta.

Infatti, mentre il drone può godere della doppia natura, professionale o da banco, l’aeromodello richiede una attività scientifico amatoriale complessa che richiede un attestato paragonabile a quello di un pilota.

Quali sono le caratteristiche che si sviluppano imparando a volare che poi possono essere utili nella vita a terra?

Il pilota è una persona in grado di fare dieci cose contemporaneamente e, soprattutto, sa dare le priorità governando i tempi.

Lei è alla direzione dell’AECI da pochi mesi, quali sono state le sue prime azioni?

Di fronte a un Ente (l’AECI) bloccato dal commissariamento, il primo passo necessario è stato risvegliare gli organi sociali come segnale simbolico della ripartenza.

È stata fatta la riunione con il Consiglio Federale e l’Assemblea annuale dei soci per definire tutte le attività amministrative coinvolgendo tutti gli aventi diritto in un evento in streaming molto partecipato.

Insomma, messa a galleggiare la nave abbiamo fatto in modo che questa avesse una rotta.

Ha detto che ci sono già tavoli di lavoro e dialogo attivati, quali sono i suoi progetti per il rilancio dell’AECI?

Direi che l’Aeroclub ha 3 grande priorità per la sua ripartenza:

  • Una nuova legge per il Volo da Diporto Sportivo (VDS)
  • Il rilancio dell’attività statutaria
  • La sicurezza del volo

Ce ne può parlare?

Molto volentieri.

1. Nuova legge per il Volo da Diporto Sportivo (VDS)

In Italia, la legge che regola il Volo da Diporto Sportivo risale al 25 marzo del 1985.
Ad oggi, in Italia, contiamo 6.000 attestati di VDS rilasciati e più di 13.000 mezzi tra elicotteri, aeroplani, vele da parapendio, volo libero e paramotore.

Questo vuol dire che l’industria aeronautica italiana si trova davanti a un mercato vigoroso e adesso più che mai è chiamata ad aprirsi al mondo se non vuole arrivare troppo tardi.

In un panorama all’interno del quale le norme si sono velocemente evolute, l’Italia, nata come eccellenza, deve assolutamente portarsi al passo per non restare inesorabilmente indietro.

È per questo che uno dei punti cardine del piano di rinascita dell’AeroClub d’Italia è l’impegno congiunto di tutti i tavoli di lavoro per la modifica della legge che regola il VDS.

In questo momento stiamo portando avanti una iniziativa parlamentare e una ministeriale.

Attori

Gli attori di questo enorme progetto sono AECI, ENAC, ENAV, Ministero dei Trasporti, Costruttori e agenzie nazionali di sicurezza volo.

Cosa si vuole ottenere?

a. Aumento del peso del veivolo ultraleggero da 450kg a 600 kg

Oggi è considerato un mezzo da diporto sportivo un veivolo di peso non superiore ai 450 kg.

La normativa europea, invece, riconosce come mezzo da diporto sportivo i veicoli che arrivano a 600 kg.

Un incremento di peso di questo tipo porterebbe con sé vantaggi diretti e indiretti.

Vantaggi diretti, ovvero direttamente legati al mezzo

  • Incremento delle prestazioni: sarà possibile affrontare tratte più lunghe con maggiore autonomia

Vantaggi indiretti, ovvero legati all’industria aeronautica italiana

  • incremento del mercato dei veivoli e del target di riferimento.

b. Mantenimento della semplicità di legge

La legge attuale si basa sul principio dell’autodichiarazione attraverso la quale l’utente è tenuto ad auto-certificare la propria conformità alla normativa.

Di contro, l’AECI si accollerà la responsabilità dei controlli verificando il peso legale degli aeroplani e di tutta l’attività del Documento Programmatico sulla Sicurezza (DPS) (che oggi è a carico del Ministero dei trasporti) avvalendosi anche della potestà sanzionatoria.

Una azione di questo tipo porterebbe uno snellimento estremo dei controlli e delle procedure alleggerendo il Ministero dei Trasporti da una incombenza delegabile.

2. Rilancio dell’attività statutaria

L’articolo 3 dello Statuto dell’AECI recita

“L’Aero Club d’Italia svolge ogni attività ritenuta necessaria ai fini dello sviluppo culturale, economico, didattico, sportivo, civile, sociale e democratico nel settore dell’aviazione civile non commerciale”.

L’AECI è chiamata a favorire l’attività di volo e per fare questo stiamo lavorando ad alcune azioni specifiche:

Crediti formativi per i corsi dell’AECI

L’AECI sta lavorando a un protocollo di intesa con MIUR affinché questo riconosca agli studenti di scuola primaria e secondaria che frequentino delle attività stabilite organizzate dall’Aeroclub, dei crediti formativi utili per la maturità.

Questi corsi imprimeranno negli studenti delle skills trasversali fondamentali per affrontare il mondo del lavoro quali, per esempio, la valutazione del rischio e la capacità di effettuare la scelta più semplice e meno rischiosa.

Accesso all’esperienza di volo

Il piano di apertura e condivisione dell’esperienza aeronautica prevede l’offerta non a fini di lucro di esperienze di volo per chiunque volesse farlo.

Rilancio delle scuole di volo

La scuola di volo italiana vanta una storia brillantissima.

All’Aeroclub toccava storicamente preparare una parte dei piloti che avrebbero fatto parte dell’allora Regia Aeronautica.

Oggi  la necessità è quella di preparare i piloti delle compagnie aeree e bisogna farlo in fretta perché per preparare un pilota sono necessari tra i tre e i quattro anni: bisogna preparasi oggi per domani.

Lo spirito che guiderà la scuola di volo sarà

Maggiore sicurezza costruita con il rispetto procedurale nell’utilizzo del buon senso e decidendo rapidamente.

3.Sicurezza del volo

Purtroppo, quasi ogni settimana si sente parlare di incidenti aerei.
Sebbene il rapporto tra veicoli in volo e incidenti sia basso, non possiamo permetterci neppure il minimo rischio soprattutto quando è evitabile.

Basti pensare che la quasi totalità degli incidenti è dovuto a un errore umano sul quale si può e si deve intervenire.

Per questo sto creando un gruppo composto da piloti esperti che porterà avanti un progetto di formazione che ha l’ambizioso obiettivo di ridurre del 50% il numero degli incidenti da qui ai prossimi due anni.

 

Ringraziamo il Generale Gianpaolo Miniscalco per la generosa intervista che ha voluto concederci e per l’onore che ci ha fatto nell’averci scelto per rilasciare la prima intervista del suo mandato. 

Sarà per noi un piacere continuare a seguire i progressi e le storie dell’AECI

Crediti

Chi è Gianpaolo Miniscalco

Statuto dell’AECI
DPCM 27 febbraio 2019 

Disegno di Legge VDS 17 dicembre 2020

Proposta di legge 16 novembre 2020

Legge vigente per il VDP 25 marzo 1985
Regolamento ENAC del 1 Gennaio 2021 

Lo Sport libero libera lo Sport

 




Siamo in Europa ma il MIUR non è d’accordo

Ci dicono che siamo in Europa ma non è vero

Per quanto ciascuno di noi si senta cittadino europeo per il ministero dell’Istruzione Italiano non lo è abbastanza.

In questo articolo raccontiamo un paradosso istituzionale che tiene prigionieri centinaia di italiani che non vedono riconosciuti i propri diritti nonostante il TAR riconosca la loro ragione.

Nello specifico in questo articolo si affronterà il problema attualissimo e impellente dell’abilitazione all’insegnamento.

Attuale perché la scuola italiana ha un bisogno fondamentale di insegnanti formati e adeguati al ruolo completamente nuovo che devono ricoprire.

Impellente perché il mondo della formazione è cambiato drasticamente nel giro di pochi mesi e ci troviamo davanti l’urgenza di tre generazioni che non possono pagare nella loro vita futura la perdita di anni di studio degli anni della formazione.

Bloccare gli studenti oggi vuol dire non avere scampo tra dieci anni e doverci piegare all’involuzione del progresso impossibile senza le dovute basi.

Cosa denunciamo

In questo articolo segnaliamo la condizione di circa 4.000 laureati che hanno conseguito il titolo di abilitazione all’insegnamento in un paese europeo diverso dall’Italia e che il MIUR non riconosce valida.

Chi vuole insegnare in Italia deve essere innanzitutto molto aggiornato e al passo coi tempi.

Non nel senso di superamento di un eventuale gap tecnologico generazionale ma nel senso che deve essere aggiornato su tutte le novità del ministero.

In principio l’abilitazione all’insegnamento avveniva tramite concorso e successive prove di esami.

All’inizio del 2000, con l’ingresso nella crisi lavorativa si è scoperto che quello della formazione poteva essere un mercato interessante così sono ante le varie scuole di abilitazione (SSIS e compagnia cantando) che poi sono state dismesse e sostitute con i crediti formativi addizionali (i famosi 24 cfu) che hanno costituito lo zoccolo duro del bilancio di numerosi enti di formazione.

 

Un po’ di storia

Ma vediamo cosa aveva previsto la storia, come tutto era stato progettato al meglio.

Era il 1945 e nel continente europeo un gruppo di nazioni avevano avviato una serie di trattative volte a rivoluzionare le relazioni internazionali.

Era finita la seconda guerra mondiale e si iniziava a parlare di Mercato Comune Europeo.

Vennero gli anni ’60 e il boom economico fu favorito anche dall’assenza di dazi doganali tra i paesi europei.

Negli anni ’70 la comunità di nazioni si allarga e inizia la sensibilizzazione al tema dell’ambiente.

Gli anni ’80 sono segnati dall’epocale caduta del muro di Berlino e dalla nascita del Mercato Unico.

Ma sono gli anni ’90 che ci fanno sentire tutti cittadini Europei: il trattato di Maastricht del 1993 sancisce l’uguaglianza dei cittadini Europei liberi di far circolare  beni, servizi, persone e capitali.

Da lì in poi si sono aggiunti paesi, abbiamo imparato a viaggiare in Europa senza passaporto, abbiamo unito la moneta e abbiamo affrontato il mercato di lavoro internazionale come cittadini e non come migranti.

Il paradosso

Nel periodo della propaganda europeista avevano perfino fatto una serie per bambini con Cristina D’Avena che recitava e cantava nella sigla “l’Europa siamo noi, un’unica nazione”.

Eppure pare che così non sia.

Nonostante quanto ci venga detto, c’è qualcosa all’interno dello stato italiano che non si arrende a questo tassello che ha simboleggiato una cesura epocale tra l’era delle guerre economiche e l’era dei trattati.

Nonostante oggi ogni cittadino europeo sia libero di viaggiare, fare acquisti, lavorare in Europa, pare che secondo il ministero dell’Istruzione Italiano non possa studiare.

O meglio, un cittadino europeo è libero di studiare dove vuole salvo che il MI non riconoscerà il suo titolo.

Sembra paradossale e infatti lo è.

Lo è perché il TAR riconosce come validi i titoli conseguiti all’estero ma il Ministero dell’Istruzione no.

 

L’eccezione alla regola

Solo che non è sempre così.

Guardando lo storico dei decreti emanati, non sempre il MIUR è stato contrario alle abilitazioni prese all’estero.

Dalle ricerche in corso, ci risulta che almeno 5 (ma le ricerche non sono finite) persone sono sfuggite al nazionalismo istituzionale.

Avv.Maurizio Danza
Avv.Maurizio Danza

Per capire meglio abbiamo contattato l’ufficio preposto al riconoscimento dell’abilitazione, le asce turche che, nonostante il richiamo del TAR si ostinano a mantenere la barricata.

Queste informazioni sono state prese dagli allegati che lo studio Legale Danza ha sottoposto sia al TAR sia Consiglio di Stato per segnalare questa condotta stonata.

Per completezza di informazione segnaliamo che abbiamo chiesto anche alla direzione generale per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione una intervista per chiarire questa condizione ma fino al momento di pubblicazione di questo articolo non abbiamo ancora ricevuto risposta alla nostra richiesta di intervista ma siamo sempre aperti a un confronto e a una integrazione.

Vi terremo aggiornati sui risvolti.

 

 

Crediti

https://www.miur.gov.it/abilitazione-all-insegnamento1

Il Ministro Azzolina, verso l’infinito e oltre




PON – intervista ad un ex ispettore dei fondi europei del MIUR

PON fondi europei miur Sorgente: pazzesca intervista ad un ex ispettore dei fondi europei

Intervista esclusiva ad un ispettore dei fondi europei del MIUR

La storia Nel 2012 avviene un fatto strano che nessuno ha mai riportato: tutto un ufficio di ispettori dei fondi europei del MIUR viene cancellato dopo una serie di ispezioni che danno risultati molto negativi. L’ufficio era composto da 4 persone più 5 consulenti, a marzo 2012 l’ufficio viene completamente smantellato ed il personale viene o allontanato, o mandato in pensione forzata o trasferito d’ufficio, i consulenti vengono immediatamente sostituiti da altri tramite un bando quantomeno sospetto.

 

Domanda: lei era un componente dell’ufficio di audit durante quegli anni?

Risposta: si ero una delle persone che operavano nell’unità di audit, avevamo la funzione di controllo ispettivo sulla regolarità dei fondi europei assegnati alle scuole.

Domanda: lei ci ha pregato di non dire il suo nome, come mai?

Risposta: dopo quello che è successo e gli attacchi che sono stati fatti pur di mettere a tacere tutto quanto l’ultima cosa che voglio è che si sappia il mio nome.

Domanda: è vero che nel 2010 la commissione europea ha fatto un’ispezione sanzionando il Miur per la scarsa qualità dei controlli dell’autorità di audit?

Risposta: verissimo, era l’aprile 2010. La commissione europea venne a fare un’ispezione sull’autorità di audit e diede un ultimatum: o si mettevano a posto i sistemi di controllo o i fondi sarebbero stati sospesi. Domanda: perché non erano a posto i controlli?

Risposta: in realtà non venivano nemmeno fatti. Si cercava solo di dire che andava tutto bene per non interrompere l’erogazione dei fondi.

Domanda: e questa cosa non era giusta? Se si fossero interrotti i fondi non sarebbe stato un enorme danno?

Risposta: certo che sarebbe stato un danno, ma se non vengono fatti i controlli non possiamo essere sicuri che i fondi non vengano male utilizzati o peggio ancora vadano a finire alla malavita, ricordiamoci che i fondi europei vanno alle regioni Sicilia, Campania, Puglia e Calabria.

Domanda: non è un poco prevenuta la sua risposta?

Risposta: no, è che i fondi vanno solo a quelle regioni…

Domanda: quindi dopo la venuta della commissione?

Risposta: si certo, ci diedero un ultimatum, ovvero entro settembre avremmo dovuto rifare il sistema dei controlli per poter poi attuare una politica di audit corretta.

Domanda: tutto qui?

Risposta: ahahah e lei dice poco??!! Al Miur non c’era nessuno in grado di pensare e realizzare un sistema di controlli in così poco tempo.

Domanda: allora cosa successe?

Risposta: venne dato l’incarico ad un dirigente a tempo determinato che si occupava di altro e che era arrivato dall’esterno, non era di ruolo.

Domanda: che cosa c’entra questo?

Risposta: c’entra moltissimo: al Miur tutti i dirigenti sapevano che questo incarico sarebbe stato difficile e pericoloso, e quelli in carriera se ne guardavano bene da prendersi questa gatta da pelare

Domanda: e perché invece questo dirigente accettò?

Risposta: non l’ho mai capito, in realtà lui venendo dall’esterno aveva esperienza su questa materia, ma di certo non aveva capito che prendere quest’incarico sarebbe stato un altissimo rischio.

Domanda: quindi cosa successe?

Risposta: il dirigente prese l’incarico ed iniziò a disegnare un nuovo sistema, lo fece anche molto bene tanto che a settembre la commissione europea fece i complimenti per la realizzazione del nuovo modello di audit.

Domanda: e allora quale fu il problema?

Risposta: fu che il sistema funzionava davvero bene! Appena lo applicammo iniziarono ad uscire una serie infinità di irregolarità, dalle meno gravi alle più gravi fino alle gravissime, cosa che iniziò ad agitare le alte sfere.

Domanda: perché le alte sfere si agitarono?

Risposta: semplice se lei per dieci anni dice che va tutto bene, viene la commissione e dice che non stavamo facendo i controlli, noi iniziamo a farli a regola ed escono un sacco di irregolarità, lei che ha detto che andava tutto bene in che posizione si trova?

Domanda: mi può dire che irregolarità trovaste?

Risposta: preferirei evitare, comunque da stipendi falsi a firme false a gare inesistenti a laboratori fantasma…

Domanda: ma voi segnalaste tutte queste cose?

Risposta: i dirigente fece tutti i verbali e li mandò alla corte dei conti, alla procura della repubblica, nonché ovviamente alle alte sfere, alla commissione europea…

Domanda: cosa successe?

Risposta: il finimondo! La commissione europea voleva bloccare i fondi, intervennero tutti per far tacere la cosa ma noi andammo avanti, ci arrivò anche una lettera che ci diceva che avevamo fatto troppi controlli!!

Domanda. Da chi vi arrivò?

Risposta: in pratica ci arrivò da coloro che dovevamo controllare, che però gerarchicamente erano tre livelli sopra di noi.

Domanda: quindi il controllato ordinò ai controllori di smetterla di controllare?

Risposta: in pratica successe questo e molto altro ancora.

Domanda: molto altro?

Risposta: arrivarono lettere anonime, fu imbrattata la moto del dirigente…

Domanda: voi sporgeste denuncia?

Risposta: si al comando dei carabinieri del ministero che era in stretto contatto con le alte sfere.

Domanda: e cosa successe?

Risposta: successe che il dirigente (Corrado Faletti n.d.r.) fu indagato per simulazione di reato per la moto che gli avevano rotto, per le lettere anonime il comandante del nucleo carabinieri disse che le aveva spedite il dirigente che era una specie di mitomane (secondo lui) e fecero partire una serie di indagini sul dirigente che sono andate indietro di vent’anni.

Domanda: e a voi dell’ufficio?

Risposta: noi avevamo tutti i giorni i carabinieri che scorrazzavano in ufficio con aria inquisitoria e minacciosa, capisce che il clima non era il migliore, anzi…

Domanda: cosa successe?

Risposta: guardi io posso solo dirle i fatti: non uscimmo più per un periodo a fare ispezioni, cercavamo di continuare la nostra azione ma non ci venivano pagate le trasferte, ogni nostra uscita veniva ostacolata in qualche modo, al dirigente vennero fatti veri e propri atti di persecuzione con una regia perfetta. So anche che intervenne l’allora ministro per dirgli di lasciar perdere.

Domanda: la commissione europea?

Risposta: stava per sospendere le erogazioni dei fondi, la situazione era veramente critica, a questo punto il dirigente venne obbligato a cambiare il rapporto (gli stava scadendo il contratto), ma lui non lo fece, noi rimanemmo al suo fianco fino all’ultimo, quasi una guerra, ogni giorno una battaglia ma avevamo tutti contro e non c’erano appoggi politici.

Domanda: la conclusione?

Risposta: le cito ancora i fatti: al dirigente fu scaricato addosso un mare di fango, guardi nemmeno fosse stato un capo mafioso, fu rimpiazzato da un altro dirigente, noi tutti continuammo nell’opera iniziata ma nel giro di tre mesi fummo spostati, furono cancellati i nostri contratti, qualcuno fu mandato in pensione nonostante avesse chiesto di rimanere, altri furono trasferiti d’ufficio. Nel giro di quattro mesi dell’ufficio originario non c’era più nessuno.

Domanda: e il nuovo dirigente?

Risposta: mah, visto quello che era successo secondo lei cosa fece? Inoltre il nuovo dirigente era di carriera, quindi con ben altri interessi.

Domanda: lei cosa ha fatto poi?

Risposta: nulla ognuno di noi deve lavorare e portare a casa lo stipendio. Le forze in gioco erano più grandi di noi, abbiamo perso, ma le posso dire che ci abbiamo provato.

 

europateschio




il buio oltre la siepe

Nel suo famoso romanzo Harper Lee collega il problema del razzismo all’ignoranza, alla paura generata dall’ignoto, dal buio, dall’ignoranza appunto (nel senso di non conoscenza).

Si teme quello che non si conosce:

“Quasi tutte le persone sono simpatiche quando si riescono a capire.” è un adagio del libro per darci un messaggio di chiarezza, la conoscenza toglie le paure, la conoscenza unisce, la conoscenza illumina il cammino di qualsiasi uomo.

Nella traduzione italiana del titolo si è proprio forzato il concetto, evidenziando come i due bambini protagonisti del volume temessero tutto ciò che c’era oltre la siepe di confine della loro casa, perché appunto non sapevano cosa c’era, oltre la siepe.

Il titolo originale invece to Kill a Mockingbird , che letteralmente significa uccidere un uccellino (tordo americano), voleva indicare l’inutile violenza sugli indifesi, ma a nostro avviso il titolo italiano rispecchia meglio la pesante eredità che il libro ci lascia.

La conoscenza è la chiave di volta per unire i popoli e le generazioni.

La conoscenza è il patrimonio vero di un popolo, la sua unica arma di difesa in un mondo ormai saturo di non verità, di apparenza ma sopratutto di urlatori.

Come costruire e preservare questo patrimonio?

Come renderlo immortale?

Come farne un centro di convivenza civile?

Molto semplice, con una scuola efficace.

Proprio quello che il nostro paese continua a non fare!!

E persevera, gravemente colpevole, verso un baratro che è sempre più vicino.

Inutile affondare il coltello nella piaga dicendo che siamo all’ultimo posto o quasi in tutte le classifiche mondiali, della scuola, della digitalizzazione, della banda larga, dei laureati…

Inutile perché lo sappiamo benissimo.

E così succede che una scuola che non genera conoscenza, e quindi non aiuta il paese ad essere paese, non serve.

Si trasforma tristemente in un grosso centro di babysitteraggio altamente qualificato perché tutte le TATE sono laureate.

Anche le ultime indicazioni sulla ripartenza di settembre dimostrano chiaramente la paura della non conoscenza, infatti sono talmente ed incredibilmente aliene che non si capisce come siano state scritte.

Gli alunni che stanno fermi immobili nei banchi mantenendo le distanze come i soldatini di piombo, edifici che dovrebbero avere aule di 100 metri quadri, il mondo del distopico.

Il Paese però continua perdere nella battaglia di crescita mondiale, rimane indietro arranca sempre di più.

Cosa fare?

Di sicuro sarebbe il caso di smetterla di usare la burocrazia parlando di scuola; sarebbe anche utile mandare tutte e persone che parlano di scuola a lavorare nelle scuole, forse potrebbero parlare con causae cognitio, e quindi smetterla di fare robe inutili quando non dannose.

Sarebbe anche utile rivedere la rete di servizio del MIUR (oggi MI) per evitare che questa sovrastruttura sia come oggi è, dannosa ed inutile.

Sarebbe anche utile alzare lo stipendio al personale scuola tutto, chiedendogli in cambio la massima professionalità possibile,

sarebbe anche utile rivedere gli organi collegiali delle scuole ad oggi veramente inutili ed inutilizzati,

sarebbe anche utile rafforzare le competenze delle segreterie per non lasciare le scuole in mano a fornitori disonesti o quantomeno troppo orientati esclusivamente al loro guadagno,

sarebbe anche utile dare un obiettivo ai nostri ragazzi, sarebbe anche utile riempire di valore i titoli che diamo ai ragazzi, dalla maturità alla laurea, che oggi servono poco o a nulla,

sarebbe utile parlare della scuola del futuro che non può essere meetchatroomteams o dad on line, ma deve contenere un percorso pedagogico, deve essere modulare nei contenuti, deve approcciare certamente le nuove tecnologie ma non essere guidata da esse,

sarebbe anche utile che il mondo scuola smettesse di votare degli incompetenti ogni volta.

Come il buio oltre la siepe ci ha aiutato a capire che l’ignoto ci divide e crea forme di razzismo da quello classico a quello mentale, così oggi dobbiamo capire che la nostra società ed il nostro paese potranno salvarsi solo conoscendo, imparando, educando.

Smettiamo di distruggere la scuola, ci facciamo solo del male, cerchiamo di tarare meglio il nostro futuro, cerchiamo di affidare il futuro della scuola a chi veramente è in grado di sapere di cosa parla.

Vent’anni di incapaci sono troppi da reggere per un paese come il nostro, siamo al limite, cerchiamo di mirare meglio i nostri interventi e ricordiamoci che il Ciclope non chiudeva mai gli occhi quando prendeva la mira.

 

 

 

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CORRADO FALETTI

DIRETTORE RESPONSABILE

 

sdidatticamente parlando e non solo

Lo scollamento




Meridionali mon amour

Quando un grande Direttore come Vittorio Feltri ci consegna una lezione come quella dell’altra sera, per tutti noi piccoli direttori di testate insignificanti non c’è che da imparare.

In effetti dai grandi si impara in grande, ed io, piccolo, ho imparato in grande: ho imparato come non si fa.

Ho imparato che i ruoli sono importanti e la direzione di un giornale, seppur piccolo come il mio, comporta grandi responsabilità, come quella ad esempio del rispetto.

Il rispetto è anche nell’uso che si fa della propria posizione, nel peso che le parole assumono quando si ricoprono dei ruoli importanti.

L’Italia è un paese unico ed irripetibile, bello da morire e brutto da impazzire, saggio come nessuno e stupido peggio di un bambino, altruista e generoso ma anche furbo e traditore.

E’ un paese estremo, assoluto, indimenticabile.

Ma tutto questo è intimamente legato agli italiani, al popolo, al nord ed al sud, nella sua dimensione nazionale.

Questo Paese l’ho girato in lungo ed in largo, conoscendone gli abitanti in tutte le loro sfaccettature, ho avuto a che fare con il bello ed il brutto, ma ho avuto modo di conoscere gli italiani, profondamente italiani, sempre.

Ho visto mondi diversi, ho visto vite diverse, ho visto tradizioni diverse, ma mai nessuna era inferiore alle altre.

Fatico molto caro Direttore Feltri a capire da dove Le sia uscita la considerazione sull’inferiorità dei meridionali.

Nella storia del nostro paese non l’ho trovata, anzi il meridione da dopo la caduta dell’impero romano è rimasto una culla di civiltà, nella prima guerra mondiale il sud fu portatore di soldati al fronte e pagò a caro prezzo con il maggior numero di morti.

Nelle arti meno che meno, il sud è sempre primeggiante fiero ideatore di filosofie, musiche, dipinti, opere.

Ho visto accogliere senza chiedere sia al nord che al sud, non riesco davvero a pensare che ci siano anime inferiori in questo paese

Forse Lei si riferiva alla criminalità, al fatto che il sud si sia piegato alle mafie?

Però caro Direttore ha visto il pegno umano che il Sud ha pagato per la lotta alla mafia?

Ha visto che uomini sono usciti da queste battaglie, ha visto che levatura morale, che intelligenza, che amore per lo Stato (che sinceramente a volte questo stato non si merita).

Forse Lei, caro Direttore, non conosce il Sud, e Lei mi dirà con la sua simpatica prosopopea “e chi se ne frega!”, ebbene io me ne frego, caro Direttore, e sa perché?, perché questo paese si salverà solo grazie agli italiani, polentoni o meridionali che siano.

Perché, caro il mio Direttore, il diverso è dentro di noi, non fuori, il mostro, se c’è, lo creiamo noi.

Io amo i meridionali, li ho conosciuti, hanno un cuore grande.

Diceva Montanelli questo: l’Italia non si salverà perché non si ricorda del proprio ieri, ma gli italiani si salveranno perché non hanno unità nazionale e sono i migliori mestieranti d’europa (nei mestieri servili), non hanno una entità nazionale si adattano, si assimilano.

 

Io vorrei invece che questo paese si salvasse assieme a tutti i suoi italiani, perché io sono italiano, sono polentone, sono terrone, sono un italiano che si ricorda della storia del suo paese, fin dalle origini.

Mi ricordo di chi ha costruito e di chi ha distrutto, amo i primi e compiango i secondi.

Come Direttore di un piccolo giornale però le dico per me non esiste nord sud centro, per me esiste un grande paese che potrebbe essere guida delle genti, come è stato quando nessuno pensava che ci fosse un nord ed un sud, ma quando tutti pensavano che c’era un’Italia prima da unire e poi da difendere.

Siamo sempre stati un grande paese, ma noti caro Direttore, lo siamo stati quando lo abbiamo pensato davvero.

Forse allora è anche una nostra responsabilità far pensare agli italiani che c’è l’Italia, non il nord ed il sud.

Non riesco a vedere un diverso nel mio paese, perché non ci sono diversi, ci sono differenze, che in realtà uniscono molto di più delle similitudini.

Si è sempre meridionali di qualcuno, diceva Luciano De Crescenzo, per questo io Le dico: Meridionali mon amour.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’indipendenza di Stampa

 

L’Italia e l’ultradestra




San Gennaro esiste…

Grazia ricevuta per tutti gli studenti di Italia

Tutti promossi, anche con debiti, tutti ammessi agli esami di stato, e la Maturità sarà ridotta ad un colloquio on line.

Queste le dichiarazioni ufficiose, dunque, per ora non ufficiali, veicolate da Tg com 24, questa notte.

Sugli Esami di Stato, che concluderanno l’anno scolastico, “il confronto è aperto e a giorni saranno comunicate decisioni ufficiali in merito”.

Questo è quanto rende noto il Ministero dell’Istruzione.

Al vaglio un piano di emergenza per portare a termine lezioni ed iter disciplinare in questa situazione travagliata.

E fin qui, ci siamo.

Il via libera lo si avrà solo dopo Pasqua.

E qui inizia il bello!

Perché, ormai da anni, eravamo preparati che, almeno per Pasqua, il Miur ci regalava una bella sorpresa, una nuova versione degli esami di stato.

Sapevamo, noi addetti ai lavori del mondo scuola, che avevamo due mesi di tempo per fare i salti mortali, per adattarci alle nuove disposizioni, cercando di salvare il salvabile.

E, attenzione, non lo dico solo nell’ottica di un prof, ma, anche e soprattutto, nell’ottica di un alunno, che, fino all’ultimo, non sapeva di che morte doveva morire.

Adesso, le sorprese, arriveranno in ritardo.

E saranno tante e belle, come i fuochi d’ artificio della nostra Ministra, che, ogni giorno, ne spara una nuova.

Si torna a scuola, sì o no? Non si sa…

Se sì, quando? Vedremo…

E dunque, gli esami ci sono oppure no? Stiamo valutando…

Ed in che modo? Ci stiamo pensando…

Ma, per favore, state zitti, Lei, cara Ministra ed il suo entourage.

State zitti, che è meglio!

E già, perché, lo volete capire, che più dichiarazioni rilasciate e rimangiate, con gli organi di stampa, è peggio è?!?

Smettetela di confondere, famiglie, studenti, insegnanti, presidi, personale di segreteria…

Siate onesti, non avete le idee chiare, parlo a voi politici, su quando si tornerà a scuola, se il rientro nelle aule sarà ipotizzabile per maggio, oppure si chiuderà

l’anno scolastico con i ragazzi a casa fino a giugno.

A conferma di quanto le dichiarazioni contraddittorie confondano l’opinione pubblica, oggi, sul quotidiano “La Repubblica”, sono circolate alcune indiscrezioni circa l’anno scolastico in corso.

Secondo il giornale, nessuno studente perderà l’anno, ma non ci sarà un “6 politico” per decreto.

Questo sempre che, nel primo quadrimestre, il voto in materia sia stato al di sopra di 4.

Praticamente, che messaggio passa?

Avanti tutti, dal quattro in su… 

 

Inoltre, riguardo agli esami di Maturità, l’unica certezza è che non ce ne sono.

Valutiamo insieme le ipotesi possibili.

 

Prima ipotesi.

Tutti a scuola il 4 maggio, come dice Renzi. 

Se dovessimo ritornare tutti in aula ai primi di maggio (cosa al momento remota), si prevede l’ammissione all’esame per tutti, indistintamente, anche quelli che avevano qualche insufficienza.

E già qui, primo errore, ma, perché dirlo adesso?!?

Così, si penalizzano gli studenti responsabili e coscienziosi.

Quelli che si sono sempre impegnati, sia prima, con la scuola tradizionale, che adesso, con la sfida della didattica digitale.

Che senso ha la partecipazione, l’impegno, la costanza, se tanto, tutti sono ammessi all’esame?!?

Ma soprattutto, così facendo, svendendo l’ammissione all’esame e praticamente regalando la maturità a tutti, si va a premiare i furbi ed i lazzaroni, quelli che non hanno mai fatto niente, né prima, né dopo.

Bel modello educativo che forniamo ai nostri alunni!

E poi ci riempiono la bocca con la storia delle competenze trasversali di educazione alla cittadinanza!

Poi, non lamentiamoci se, dalle nostre classi, quest’ anno più che mai, usciranno dei futuri cittadini allenati a fare il minimo, convinti che tanto tutto il resto è dovuto.

 

Inoltre, col rientro ai primi di maggio, secondo i geni del Miur, ci sarebbero quattro settimane piene di lezioni e il 17 giugno potrebbe esserci il primo scritto di italiano.

Infatti, passata l’emergenza, è un attimo, recuperare il programma ed arrivare tutti insieme, appassionatamente agli esami!

Del resto, è risaputo, dopo Gesù Cristo, i miracoli li fanno i prof!!!

Le tracce però, attenzione, dovrebbero tenere conto che il programma del secondo quadrimestre nessuno è riuscito a concluderlo.

Alle commissioni verrebbe data grande autonomia di scelta di argomenti.

Altro errore madornale.

Il selvaggio West.

Ognuno per sé e Dio per tutti!

Però, c’è sempre un però.

Non è mica detto. 

Infatti, tra un po’, ci diranno, no dai stavamo scherzando…

 

Seconda ipotesi.

Per quest’anno nessuno torna in aula.

La data limite, secondo gli esperti, è appunto il 17 maggio.

Oh, almeno una certezza c’è, direte voi…

No, attenzione, altra sorpresa!

Se le scuole rimarranno chiuse fino al 17, l’esame di Stato dovrà essere completamente diverso.

Tutti saranno ammessi, ma non ci saranno due scritti, tutto sarà concentrato in un unico colloquio, davanti alla commissione.

Eh qui, immaginate la festa dei nostri alunni, niente più versioni di latino al classico, niente più studio di funzioni allo scientifico, men che meno analisi di bilancio per i futuri ragionieri.

Un esame di un’ora e con alcuni esercizi matematici o di traduzioni, dipende dal percorso scolastico.

In quest’ultimo caso, l’intero colloquio dovrebbe valere 60 punti su 100, con gli altri 40 assegnati con l’analisi degli anni scolastici di terza e quarta superiore.

La data di inizio degli esami di Maturità è sempre quella del 17 giugno, con conclusione prevista entro metà luglio.

 

Terza ipotesi.

Stiamo a vedere.

Cioè, navighiamo a vista.

Se dovessimo trovarci in un’altra situazione di lockdown a tempo indeterminato, allora tornerebbe in auge l’esame online per tutti.

Maturità, maxi colloquio.

Terza media, mini colloquio.

Per tutti gli altri promozione garantita.

Praticamente, una grazia ricevuta, nel vero senso della parola!

Ma, attenzione, la Ministra Azzolina, si è precipitata a dire la “promozione di massa” non significa non recuperare quanto non fatto o lasciato indietro in questi mesi.

Almeno settembre e ottobre del prossimo anno scolastico saranno utilizzati per recuperare.

Ai ragazzi sarà chiesto uno sforzo in più, anche di tempo.

Il programma andrà recuperato e questa volta senza sconti!

Eh, già, come al solito, quando i buoi sono fuori dalla stalla …

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quando lo strafalcione diventa esame di stato, la scuola che non c’è più…

Se lo dice Lui …

sdidatticamente parlando e non solo