Piano Marshall oggi più che mai!!

Ci vuole un Nuovo Piano Marshall a trazione europea.

Il Piano di aiuti di 12 miliardi di dollari che nel 1947 fu varato dagli Stati Uniti in soccorso dell’Europa distrutta dalla guerra molti di noi ricordano di averlo studiato come Piano Marshall (nella foto George Marshall, segretario di stato americano da cui prese il nome il piano di aiuti per l’Europa).

Marshall nel suo discorso di avvio del piano disse che: ” l’Europa avrebbe avuto bisogno, almeno per altri 3-4 anni, di ingenti aiuti da parte statunitense e che, senza di essi, la gran parte del vecchio continente avrebbe conosciuto un gravissimo deterioramento delle condizioni politiche, economiche e sociali”

In realtà, il vero nome del programma di aiuti suona oggi profetico: European Recovery Program.

Una definizione che fa rima con le tante formule che in questi giorni sentiamo snocciolare da politici ed economisti in ambito domestico ed europeo.

L’European Recovery Program erogò alla sola Italia, nei tre bienni successivi, la cifra astronomica, per i tempi, di circa un miliardo e duecento milioni di dollari di aiuti.

Ai valori di oggi ammonterebbe ad un piano di circa 10 miliardi di dollari, solo per l’Italia.

L’iniziativa non aveva finalità solidali.

Gli Usa volevano garantire la ricostruzione dell’Europa sotto la propria egida e ricostruire rapidamente un mercato di sbocco strategico per le proprie merci.

Al di là della complessa analisi e revisione storica devono interessare i tre perni dell’iniziativa: la gratuità, la tempestività e la dimensione dell’intervento varato.

Gli effetti non furono immediatamente evidenti in termini di crescita del Pil, ma l’intervento ebbe una straordinaria capacità, quella di conferire fiducia ai consumatori e di dare nuovo impulso alla propensione al consumo.

È proprio la propensione al consumo la variabile da emancipare nei momenti di recessione.

In un’economia recessiva gli aiuti rischiano di venire tesaurizzati, ovvero convertiti in riaparmi e non in spesa, da famiglie ed imprese e non immesse appunto nel circuito dei consumi e quindi del reddito.

È questo il limite della politica europea in dibattito in questi giorni.

L’iniezione di liquidità annunciato dalla Bce dovrà essere ampliato e non essere assistito da clausole contrattuali capestro.

Purtroppo, la politica del governo si sta muovendo all’interno della strategia già condivisa in sede europea e imperniata intorno alla messa in opera del Meccanismo Europeo di Stabilità (Mes, Esm in inglese).

Il MES è un’entità intergovernativa, istituita nel 2012, con lo scopo di proteggere il sistema economico e garantire un agevole accesso al credito a disposizione dei paesi dell’Unione Europa in condizioni di difficoltà finanziaria.

Il Mes, istituito come fondo, è venuto ad assumere, ben presto, la forma di organizzazione intergovernativa con la possibilità di esercitare il potere di imporre scelte di politica economica ai paesi aderenti.

Tra gli strumenti di intervento il Mes ci sono l’emissione di prestiti per assistere i paesi in difficoltà e l’acquisto di titoli sul mercato primario.

Non solo buone notizie, tuttavia.

Il Mes, infatti, impone nei confronti del paese per il quale sono stati decisi interventi di sostegno, programmi di correzione macroeconomica e sanzioni fino a sospendere i diritti di voto del paese stesso in caso di ritardi nei tempi di rimborso degli aiuti ricevuti

Un paese in difficoltà che avesse aderito alle misure previste dal Mes potrebbe vedersi imposti provvedimenti draconiani per il riequilibrio dei conti pubblici, quindi imposte patrimoniali, tagli verticali ed orizzontali alla spesa pubblica, tagli a pensioni ed a stipendi pubblici.

È evidente che la partita deve giocarsi sul rispetto della sovranità del nostro paese che è e che resta un paese solido e per questo appetibile.

L’Italia, infatti, ha un sistema privato molto forte scarsamente indebitato e molto patrimonializzato, caratteristiche alle quali Francia e Germania non possono ambire.

La votazione sul Mes era in agenda a fine Aprile, ma di colpo lo avevamo ritrovato nell’ordine del giorno della riunione di Bruxelles del 16 marzo.

Misteriosamente derubricato nelle “varie ed eventuali” nelle recenti ore ne è stata rilanciata l’importanza dal Premier Conte in un’intervista rilasciata al Financial Times.

È evidente che il Governo vuole arrivare quanto prima ad una ratifica definitiva del Mes, alla quale Germania e Francia hanno, probabilmente, subordinato il varo della liquidità immessa sul mercato.

Il mondo è entrato in una profonda recessione aggravata dallo scoppio di una crisi pandemica e sanitaria senza precedenti.

La ricetta economica deve fare leva su un nuovo Piano Marshall capace di immettere risorse aggiuntive a difesa di lavoro, salari, pensioni ed imprese.

Un programma di aiuti per l’Italia e per gli altri paesi che miri a infondere fiducia verso il futuro e voglia di consumare.

Soluzioni politicanti, volte a dare con un mano e a prendere il doppio con l’altra, non soltanto lasceranno il paese alla deriva economica e sociale, ma allontaneranno, per sempre, la Politica dal paese reale.

 

 




“La Sicilia non è Italia e nemmeno meridione …”

CORRADO FALETTI

Sono passati tanti anni, più di dieci, da quando ho lavorato per lo stato, quindi tutto quello che racconterò in queste righe è ormai prescritto e non dovrebbe più far paura a nessuno. CORRADO FALETTI

Ora voi cari lettori potreste pensar che io scrivo queste cose perché sono soffocato dalla rabbia e dalla frustrazione o per un senso di vendetta, a mia difesa e per dimostrare la mia buona fede queste cose le sto dicendo dieci anni dopo, appunto.

In questi anni ho sempre cercato di portare all’evidenza degli organismi preposti le cose che qui racconterò, ma gli esiti dei miei tentativi sono stati poco utili perché, seppur positivi alla fine, sono rimasti talmente sommersi che non sono serviti a far capire al cittadino la realtà in cui viviamo.

Perché raccontarle oggi? perché appare sempre più evidente che pochi comprendono il funzionamento della macchina dello stato, quantomeno pochi sanno che il problema non è solo nella politica, ma nel sistema dirigente su cui la politica appoggia.

Il problema è incardinato nella macchina amministrativa che è troppo complessa, permettendo deviazioni o addirittura scappatoie che vengono gestite dalla media dirigenza statale che ne conosce perfettamente i meccanismi, spesso addirittura li crea lei stessa.

Più volte mi è capitato di vedere arrivare il politico di turno anche animato da buone intenzioni, per poi naufragare clamorosamente nel mare dei cavilli e delle tempistiche assurdamente lunghe “imposte” dalla burocrazia della middle class

Eppure ci scanniamo per le dichiarazioni di Salvini o Zingaretti o Dimaio o chi per loro, per poi non capire che le stesse dichiarazioni, giuste o sbagliate che siano, messe nella macchina statale diventano clamorosi fallimenti …

Non mi soffermerò a raccontare tutto quello che trovai di storto e segnalato agli organismi competenti, non spenderò tempo per raccontare quanto malaffare esiste e come viene bellamente tollerato dalle cariche importanti dello stato, mi limiterò a raccontare qualche  aneddoto che rappresenta la punta dell’iceberg di un sistema talmente cristallizzato che credo sia ormai impossibile distruggere.

Come faccio a dirlo? direte voi, ebbene giudicate da soli se ancora avete la capacità di leggere tra le righe e sopratutto se ancora vi interessa.

Anni dal 2009 al 2014

Venni incaricato di gestire un gruppo di lavoro di scuole per analizzare il controllo di gestione nelle istituzioni scolastiche (chiamato poi gruppo Co. Ge.), il gruppo di lavoro parte nel 2010, ne fanno parte oltre 200 scuole, l’entusiasmo è alto da parte delle scuole, fu la prima volta in cui le scuole vennero coinvolte dal Ministero nella realizzazione di progetti che le riguardano.

La particolarità di questo gruppo fu quella di dialogare direttamente con le scuole, saltando qualsiasi intermediazione anche quella sindacale, e dando direttamente le notizie alle scuole, facendole progettare direttamente quello che più serviva loro.

Fin da subito, infatti, il gruppo di lavoro fu soggetto a critica ed attacchi da parte delle organizzazioni sindacali in quanto in un certo qual modo questo gruppo le disintermediava rispetto alle scuole stesse.

I sindacati addirittura chiesero al ministro se il gruppo coge era una mia farneticazione personale.

Le scuole realizzarono progetti importantissimi e vennero avviati i primi progetti di fundrising per le scuole con la grande distribuzione organizzata (ad esempio Conad), con ritorni di svariati milioni di euro.

Progetti che oggi sono all’ordine del giorno come l’ordinativo informatico locale con le banche, e che hanno portato tantissimi vantaggi alle scuole.

Realizzammo inoltre un progetto completo che prevedeva una nuova gestione dei software della scuola, in cui venivano messi a disposizione delle scuola registro elettronico, segreteria digitale, bilancio e contabilità, inventario, sito edu.it, etc. che le scuole avrebbero ricevuto in forma gratuita (costo medio del pacchetto oggi sulle scuole comprato da da fornitori terzi è dalle 4 mila euro in su, quindi si avrebbe avuto un un risparmio per lo stato di circa 32 milioni di euro annue in su, senza contare che un unico sistema informativo avrebbe aiutato molto anche nella formazione, negli spostamenti di personale tra le scuole, nella puntualità degli aggiornamenti,  etc.), peccato che questo progetto sia stato subito boicottato (anche con interrogazioni parlamentari) dai vari fornitori di software per ovvi motivi economici.

Questo gruppo di lavoro realizzò importanti progetti ancor oggi attivi e funzionanti, leggasi appunto il suddetto ordinativo informatico per le scuole in collaborazione con ABI, e avviò un percorso di formazione diretta Miur scuole che poi prenderà forma definitiva nel progetto IO CONTO.

Mi venne anche affidato il ruolo di capo degli ispettori dei fondi europei (un nucleo di sei persone più consulenti esterni), vennero svolte delle ispezioni sulle scuole e sull’utilizzo dei fondi, si riscrissero i regolamenti ispettivi (ad oggi ancora utilizzati).

Durante questa attività uscirono luci ed ombre, dalle pillole del sapere ai fondi mal gestiti da alcune scuole e da società di formazione regionali (parliamo di milioni di euro), ovviamente individuammo anche scuole eccellenti e di altissima qualità.

Provvidi a segnalare le evidenze negative con note ai miei superiori ministri compresi, alla comunità europea, querele alla procura della repubblica, informative ai giornali.

Gli animi si scaldarono, ricevetti lettere anonime, mi venne distrutta la moto con cui mi recavo al ministero, ricevetti lettere dai miei superiori in cui mi si accusava di danno erariale perché facevo troppe ispezioni, le missioni ci vennero pagate con mesi di ritardo, venne messa in giro la voce che mi ero sfasciato la moto da solo e che le lettere anonime le scrivevo io , i carabinieri, su indicazione superiore, indagarono su di me dall’asilo in poi, venni anche indagato per simulazione di reato (ovviamente tutto poi archiviato) dal nucleo interno al ministero dei carabinieri che “casualmente” mandava relazioni ai miei superiori su come stavano gestendo il caso (durante le indagini è un reato), addirittura riuscirono a farmi indagare per la moto, le lettere anonime ricevute (dicevano che me le ero scritte io), i titoli di studio, insomma per screditarmi il più possibile riuscirono a buttarmi addosso una serie di indagini ridicole che normalmente non sarebbero state nemmeno avviate, indagini che comunque furono tutte ovviamente archiviate in seguito (cioè quando non servivano più),  sul momento venni fatto passare per un mitomane pazzo pericoloso, tutti presero le distanze.

Agli occhi delle persone normali questo accanimento contro di me risultò evidentemente una macchinazione, ma immaginate come poteva essere percepita all’esterno tutta questa serie di informazioni buttate là a caso o dai sindacati o da chi aveva interesse a continuare le sue ruberie senza ” lo Sceriffo” che li controllava.

Nonostante questi atteggiamenti io ed i miei colleghi continuammo nella nostra attività, portammo avanti i progetti, le verifiche ispettive, ottenemmo i risultati che poi sono stati certificati dalla società di consulenza esterna.

Se ci si pone attenzione, nessuna delle accuse che ricevetti era diretta al mio operato, ma solo al fatto che ero uno sceriffo, mi rompevo la moto da solo, mi scrivevo le lettere anonime da solo, falsificavo i documenti, pertanto ero un inaffidabile pazzo che diceva cattiverie sui poverini che invece facevano tutto bene, come poi si è visto chiaramente negli anni successivi dalle condanne della magistratura, dalla chiusura forzata degli enti, dall’allontanamento forzato di persone mandate in pensione anticipata.

La cosa che però mi lasciò più perplesso e deluso del mondo in cui ero avvenne proprio in mezzo al marasma che vi ho descritto sopra, il fatto sconcertante, almeno a mio avviso, fu questo:

Venni convocato da uno dei ministri dell’epoca: ovviamente mi aspettavo parole di incoraggiamento per me e per i colleghi che stavano subendo tutta una serie di angherie (come il non pagamento delle trasferte o il continuo controllo sui permessi e sulle presenze), invece dopo un saluto che io non avrei dato nemmeno al peggiore dei miei nemici, venni apostrofato con queste parole, davanti a testimoni:

“la smetta di andare in Sicilia a fare ispezioni, la Sicilia non è Italia e nemmeno meridione …”.

A parte la mia espressione che doveva essere di un misto di schifo e stupore, io comunque rilanciai “ma ministro e la comunità europea? a loro dobbiamo rendicontare i fondi che usiamo”

mi si rispose: ” già non riceviamo tutti i fondi che dovremmo se poi andiamo anche a dire che ci sono magagne…”

“quindi” continuai  io “invece che mettere a posto gli errori che facciamo, nascondiamo tutto e scriviamo che è tutto perfetto!?!? andiamo bene…”

Fui congedato dal ministro senza un saluto, ma con i miei colleghi, aggiornati sull’accaduto, decidemmo di andare avanti nel nostro lavoro, sapendo che sarebbe comunque a quel punto durato poco.

 

Tengo a precisare che io amo la sicilia ed i siciliani, che sono gente veramente in gamba (poi le mele marce sono ovunque), ma questa frase mi sembrò assurda in bocca ad un ministro dello Stato, e questo mi fece perdere molta della voglia di andare avanti.

Venni convocato dalla Comunità Europea che mi chiese conto delle mie relazioni, le confermai, i fondi vennero bloccati per sei mesi: tutti impazzirono, ricevetti minacce, mi venne imposto per scritto di modificare i miei rapporti ispettivi che mandavo alla comunità europea, venne smantellato l’ufficio ispettivo che dirigevo, il venerdì eravamo in sei ispettori e 15 consulenti, il lunedì non c’era più nessuno; dopo una settimana al mio posto venne nominato un nuovo dirigente che mi disse testuali parole: “dopo quello che è successo a te io di sicuro non faccio un cxxxo di niente.”

Nel febbraio 2012 visto che nulla era stato fatto rispetto alle mie segnalazioni rassegnai le dimissioni, che non vennero accettate in quel momento perché a marzo si doveva rispondere alla comunità europea rispetto al mio rapporto che aveva fatto bloccare i fondi e lo dovevo fare io come capo degli ispettori ancora in carica, e peraltro la mia uscita repentina  sarebbe stata evidentemente un colpo tremendo anche e soprattutto verso la comunità europea, venni pertanto convinto a rimanere con la promessa che le mie segnalazioni sarebbero state considerate, mi illusi che sarebbe stato così e ritirai le dimissioni, in realtà fu solo uno stratagemma per prendere tempo e fare così in modo che io mandassi alla comunità europea un rapporto meno pesante perché tenetti conto delle promesse che mi furono fatte.

Questo prendere tempo servì non solo per passare il momento cruciale del rapporto alla comunità europea, ma anche per poter mettere ulteriormente in moto la macchina del fango e darmi del pazzo scatenato in modo tale che tutto quello che dicevo passasse per le farneticazioni di un mitomane.

Devo dire, ad onor del vero, che ci riuscirono.

Amareggiato e deluso, visto che quanto mi era stato promesso a febbraio non veniva messo in atto, consegnai le mie dimissioni definitive ed inderogabili comunque nei primi di settembre 2012, rendendomi conto che il problema non era nel governo politico, erano passati ormai tre ministri, ma nel sistema di alta dirigenza ministeriale.

Dopo la mia uscita la macchina del fango svolge il suo compito che, solo adesso dopo dieci anni, sono riuscito a debellare grazie alla giustizia che mi ha dato ragione (anche se forse un poco in ritardo).

Anche io ho fatto i miei errori certo, avrei potuto mediare, un colpo al cerchio ed un colpo alla botte, invece sono stato categorico, non ho mediato, non ho accettato il compromesso, ho portato lo stile del privato in un comparto che non era abituato a reggerlo, che non è proprio il modo di lavorare in quel mondo, non ho saputo adattare il mio agire all’ambiente in cui mi trovavo e da cui appunto alla fine mi sono allontanato, sono entrato come montanaro bergamasco e ne sono uscito uguale.

Però alla luce dell’esperienza che ho vissuto, finché il mondo del pubblico non assimilerà lo stile del privato, non funzionerà mai.

Nel mondo del pubblico il 75% del tempo i dirigenti lo passano per “pararsi il fondoschiena“, quindi prima di fare una cosa chiedono 1000 pareri, 1000 relazioni, aumentando tempi, costi e facendo in modo che l’idea iniziale diventi tutt’altra cosa alla fine dei passaggi.

Insomma manca il coraggio di portare avanti idee innovative e soprattutto manca la voglia.

Ah, tra le altre cose, ho anche dovuto discutere con qualche sindacato perché a loro non andava bene che il ministero parlasse prima con le scuole che con loro, sindacato che ancora oggi riesce a dire che il ministero ha fatto in modo che io me ne andassi (nonostante io avessi ricevuto lettera di encomio da parte del mio superiore diretto), notare la frase il ministero ha fatto in modo che io me ne andassi (il sindacato infatti dice e scrive: “il ministero ci ha garantito che il problema faletti sarebbe stato risolto”), ma non è proprio qui che un sindacato dovrebbe intervenire? o almeno verificare cosa succede? invece il sindacato ha spalleggiato il ministero (in realtà alcuni personaggi del ministero) addirittura schierandosi con gli stessi  … assurdo vero? un sindacato che dice consapevolmente che un datore di lavoro assilla un lavoratore fino a farlo andar via, e lo dice come se fosse una cosa giusta???

ma sindacato mio, sei sicuro? se fossi stato un lavoratore così pessimo, secondo te, il mio capo aveva davvero bisogno di farmi mobbing, di fami indagare per qualsiasi fesseria, di non pagarmi le trasferte, di togliermi gli incarichi, di allontanare dal servizio tutti i colleghi presenti, compresi i consulenti,  per farmi dare le dimissioni?? non ti sembra che ci sia sotto qualcosa???

in fondo bastava licenziarmi per giusta causa …

ah, ma certo, la giusta causa non c’era, appunto, allora giusto farmi mobbing, ma che lo dica anche il sindacato non è un poco patetico?

ma anche ammesso che io fossi un pazzo, ma gli altri colleghi presenti non andavano tutelati??

Mi viene da ridere a pensarci!

Comunque, a ripensarci bene, il mio datore di lavoro non poteva licenziarmi, c’erano gli encomi della comunità europea, c’erano le lettere di gradimento delle scuole, ma soprattutto c’è una relazione (che ovviamente non esiste sul sito del ministero come non esiste nessun riferimento al progetto Co. Ge. tutto cancellato) fatta da una società di revisione che dice che, con la nostra attività, progettuale sono arrivati in più,  alle scuole, circa 13 milioni di euro nei primi due anni per poi assestarsi sugli 80 milioni di euro ogni anno per tutti gli anni successivi alla sperimentazione,

… andata la giusta causa …

 

Per dieci anni mi sono gestito tutto il rammarico che questa situazione mi ha lasciato, anche se mi ha fatto piacere che in precedenza qualche ex collega ispettore abbia rilasciato qualche dichiarazione raccontando i fatti, anche se in forma anonima.

Ma io ho taciuto sperando che il tempo fosse galantuomo con i galantuomini, e devo dire che alla fine lo è stato, anche se, per me purtroppo, la galanteria è arrivata postuma.

Scrivo ora queste cose perché sia abbastanza chiaro che qui nel nostro paese da cambiare sarebbe buona parte dell’impalcatura, non solo le bandiere in cima al balcone, invece noi ci illudiamo che basti votare pinco piuttosto che pallino per cambiare qualcosa, non è così!

I decenni di malgoverno del nostro paese lo dimostrano, non importa chi governa, conta il substrato, l’humus del sottobosco italiano della PA che oggi è uno dei veri artefici dello sfacelo a cui stiamo assistendo.

Al 31 agosto 2019 il debito pubblico era pari a 2.463 miliardi di euro, rispetto ai 2.466 miliardi del mese precedente (dato rivisto), che rappresenta il massimo storico.

Occorre dire altro?

Direi proprio di no.

Vorrei lanciare una proposta: chiediamo tutti asilo politico in un paese straniero (Canada, Australia, Nuova Zelanda, Russia) per incapacità manifesta dello stato italiano, secondo me non possono negarcelo.


In considerazione di questo malcostume italiano, Betapress.it propone a chiunque abbia avuto un sopruso, sia stato messo da parte perché faceva il suo lavoro, abbia ricevuto azioni di mobbing o simili, di raccontare la sua storia tramite le nostre pagine.

Un nostro giornalista raccoglierà la testimonianza e pubblicheremo un articolo nella nostra rubrica IO CI HO PROVATO, in cui racconteremo storie di soprusi e di malcostume che nessuno ha mai raccontato.

Siamo fermamente convinti che il silenzio su questi casi sia fatto ancora più grave dei casi stessi, pertanto scrivete alla mail iocihoprovato@betapress.it  e raccontateci cosa vi è successo, non fa nulla se è successo dieci anno or sono o ieri o sta succedendo, noi lo racconteremo sentendo tutte le campane e portando alla luce tutta la verità, così come stiamo già facendo nel mondo delle scuole.

Il nostro team di avvocati valuterà gratuitamente il vostro caso e vi darà le prime indicazioni per poter reclamare giustizia.

 

note di positiva speranza:

A onor del vero occorre però fare i nomi di chi in quel periodo fu dalla mia parte, aiutandomi, o anche solo non voltandomi le spalle:

in primis l’allora direttore generale del bilancio del Miur, Marco Ugo Filisetti, che con me portò avanti parte delle battaglie e che comunque subì anche lui una forma di ostracismo che lo portò ad essere trasferito ad altro incarico. (leggi più avanti)

della politica vi fu solo un senatore, che nel momento in cui tutti mi misero al bando, rimase al mio fianco cercando di aiutarmi.

i colleghi Elisabetta Cannarsa, Cesare di Falco, Cavallo Patrizia, Antonino Giunta, Rocco Pinneri, Gianna Barbieri, il consulente Giovanni Vico, a cui sempre va un mio pensiero affettuoso.

 

 

corrado faletti

Corrado Faletti Corrado Faletti Corrado Faletti Corrado Faletti Corrado Faletti Corrado Faletti Corrado Faletti Corrado Faletti Corrado Faletti Corrado Faletti Corrado Faletti Corrado Faletti

per chi volesse approfondire, ecco alcuni documenti utili:

Rampelli vs Cineca – scontro di civiltà?

 

 

PON – intervista ad un ex ispettore dei fondi europei del MIUR

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=4VDSISTKNMY?start=5&w=640&h=360]

 

http://www.report.rai.it/dl/Report/extra/ContentItem-7778933c-ec14-4f2d-8b5a-3712b51d388b.html

https://www.ilsussidiario.net/news/educazione/2016/8/3/scuola-pillole-del-sapere-la-sentenza-della-corte-dei-conti-che-la-giannini-non-puo-ignorare/717312/

https://www.ilfattoquotidiano.it/2013/06/24/ministero-dellistruzione-a-roma-aperta-uninchiesta-per-bandi-su-misura/635955/

https://www.iltempo.it/cronache/2016/07/26/news/il-grande-bluff-delle-pillole-del-sapere-1016138/

questi a seguire sono i documenti che provano quanto raccontato sopra, ovviamente non sono tutti, ma credo che bastino per dare veridicità ad un racconto che altrimenti potrebbe sembrare surreale ed inventato:

questa è la lettera con cui prese avvio ufficialmente il progetto Co.Ge

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/lettera-avvio-coge-biondi.pdf” title=”lettera avvio coge biondi”]

questa è una delle scuole su cui facemmo l’ispezione nel 2010

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/borsellino-articolo.pdf” title=”borsellino articolo”]

questo è l’ente di formazione citato nell’articolo sopra e da noi segnalato

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/assunzioni-edyuform.pdf” title=”assunzioni edyuform”]

questa è la lettera di buon servizio ricevuta

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/44-faletti-miur-lettera-paluso-Filisetti-protocollata-2013.pdf” title=”44 – faletti miur lettera paluso Filisetti protocollata 2013″]

questa è la lettera in cui venivamo accusati di far troppe ispezioni, e leggendo gli articoli di cui sopra appare molto ridicola

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/parte-lettera-su-troppe-ispezioni.pdf” title=”parte lettera su troppe ispezioni”]

relazione di società di consulenza su mio operato

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/MIUR_Progetto-Co.Ge_._Relazione-tecnica-0.34-relazione-di-kpmg.pdf” title=”MIUR_Progetto Co.Ge._Relazione tecnica 0.34 relazione di kpmg”]

alcune delle tante lettere di ringraziamenti

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/06-LETTERA-ministro-da-borini.pdf” title=”06 – LETTERA ministro da borini”]

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/07-lettere-varie-complimenti-progetto-coge.pdf” title=”07 – lettere varie complimenti progetto coge”]

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/IC-MISANO.pdf” title=”IC MISANO”]

la mia prima lettera di dimissioni del 7 febbraio 2012

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/41-prima-lettera-di-dimissioni-7-2-2012.pdf” title=”41 – prima lettera di dimissioni 7-2-2012″]

la seconda e definitiva lettera di dimissioni del 5 settembre 2012

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/42-dimissioni.pdf” title=”42 – dimissioni”]

Alcuni articoli sulle nostre iniziative

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/60-mio-articolo-con-intervista-ad-ispettore-ex-miur-Fondi-Europei_-luci-ed-ombre-forse-più-buio-profondo…pdf” title=”60 – mio articolo con intervista ad ispettore ex miur Fondi Europei_ luci ed ombre, forse più buio profondo..”]

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/30-IlSole24ore-20mag12-Sostegni-privati-per-le-scuole.pdf” title=”30 – IlSole24ore 20mag12 – Sostegni privati per le scuole”]

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/31-sole-24-ore-23-marzo-2012.pdf” title=”31 – sole 24 ore 23 marzo 2012″]

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/34-2012_03_23_Corriere_AdriaticoAN_Miur.pdf” title=”34 – 2012_03_23_Corriere_AdriaticoAN_Miur”]

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/35-2012-03-21_RestodelCarlino_Miur.pdf” title=”35 – 2012-03-21_RestodelCarlino_Miur”]

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/36-2012_03_24_IlMessaggeroAN_Miur.pdf” title=”36 – 2012_03_24_IlMessaggeroAN_Miur”]

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/37-2012_03_24_ilRestodelCarlinoAN_Miur.pdf” title=”37 – 2012_03_24_ilRestodelCarlinoAN_Miur”]

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[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/39-2012-03-20_CorriereAdriatico_Miur1.pdf” title=”39 – 2012-03-20_CorriereAdriatico_Miur1″]

una delle tante lettere anonime ricevute

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Condannato per diffamazione Giusto Scozzaro, ex segretario provinciale CGIL Palermo

Vita da sindacato: quando manca la logica nelle cose

 

 

 

 

 




Burnout? occorre guarire giorno per giorno

Burnout? occorre guarire giorno per giorno

 

 

Figlia di insegnanti e madre di studenti, sono stata per 17 anni sui banchi di scuola e poi sono passata “dall’altra parte della barricata” in cattedra…

Da 28 anni, infatti, insegno nella scuola secondaria. A chi mi chiede cosa faccio nella vita, preferisco dire con chi vivo: a scuola, con i miei alunni, e qui sta il problema…

E sottolineo vivo, non insegno.

Perché nella scuola, o vivi ed evolvi, o muori. Sì, di BURNOUT.

La prima volta che ho sentito questo strano termine, così cacofonico, ho pensato: “ Ma perché non lo dicono in italiano che forse si capisce ?!?”. Poi, ho capito…in inglese rende meglio l’idea dell’essere senza energie, fuso, fuori di cranio, con il cervello spappolato “senza neanche farti le canne” come dicono i miei alunni…

La letteratura scientifica definisce il burnout un particolare affaticamento fisico ed emotivo, un atteggiamento distaccato ed apatico nei rapporti interpersonali con un profondo sentimento di frustrazione per mancata realizzazione delle proprie aspettative; ecco che, già, si profila il candidato ideale del burnout

E’ di sicuro un insegnante che ha investito davvero tanto nella sua professione, che ci ha creduto fino in fondo.

Un individuo che vive per la scuola e non riesce ad accettare che la scuola sia finita così in basso.

La scuola ha per lui assunto un’importanza smisurata nell’ambito della sua vita di relazione, perché il soggetto in questione non riesce a staccare mentalmente, si porta i problemi a casa, non ne parla con nessuno e, talvolta, si lascia andare a reazioni emotive, impulsive e violente.

Per chi non è addetto ai lavori è difficile da capire, lo so. Ma, di disagio, tra gli insegnanti, ce n’è parecchio.

Per esperienza diretta, ho conosciuto colleghi “fusi “ perché, dopo una vita da insegnante, hanno avuto una bella sorpresa dai loro alunni: un filmato sparato in rete in cui il loro volto era incollato ad un corpo che balla con indosso solo un perizoma leopardato.

Ho incontrato prof scoppiati perché, nel fare l’appello, hanno avuto come risposta un rutto.

Prof bruciati perché, ad un passo dalla pensione, hanno ricevuto in faccia una sonora bestemmia e, già che ci siamo, un bel commento sulla rispettabilità della madre. Ed allora, è proprio l’aver nominato la madre, morta e sepolta da anni, che ha scatenato il raptus…e solo il pronto intervento dei colleghi ha scongiurato il rischio di una bella denuncia per violenza a minori…

Questi cari colleghi, perché in fondo il loro disagio svegliava empaticamente il mio, erano sempre più stanchi, senza più voglia di andare in classe.

Già di primo mattino erano poco concentrati, di fronte alle novità reagivano con disinteresse e, pian piano, finivano nel tunnel della depressione.

I giorni si succedevano uguali, dopo un’altra giornata di Vietnam, avevano solo voglia di dormire, sperando che, almeno domani, quell’ alunno, così tremendo, fosse assente…

Ed invece, domani, lui c’era, ed era lì ad aspettarli e non vedeva l’ora di vantarsi con i compagni di averli fatti sclerare fino a  “ fargli uscire le vene dal collo”…

Questi stessi colleghi hanno cominciato a chiedere qualche giorno di malattia, “per tirare un po’ il fiato”, poi hanno iniziato ad addormentarsi con un sedativo ed a caricarsi con un antidepressivo.

Ed intanto, all’ultimo corso di aggiornamento, diranno che sono 20.000 i docenti in Italia colpiti dal burnout… ed allora, uno si interroga su come prevenire e gestire tanta sofferenza.

Il primo passo è mettersi in gioco, ma non in discussione.

 Ogni anno scolastico, con classi sempre più numerose, considerato il caleidoscopio di disabili, bisogni educativi speciali, dislessici, disgrafici, discalculici…conviene accettare la sfida: più teste, più idee.

 Mancano le attrezzature?

Ok, lavoro sulle menti e non sugli strumenti.

L’organizzazione scolastica è assurda, sempre più burocrazia e demagogia?

Ok, non pago la tessera del sindacato e chiedo aiuto alla mia segretaria così competente e disponibile.

I corsi di aggiornamento sono carenti e poco significativi?

Ok, allora io so come impiegare i miei famosi 500 euro, vado all’estero a rispolverare la lingua che insegno.

 Non posso far carriera? Ed allora? Voglio stare proprio lì, in trincea…

Anzi, mi piace la lotta, il tener testa ai miei alunni più difficili, quelli che nella provocazione cercano visibilità, quelli che hanno alle spalle dei genitori latitanti o consenzienti, quelli che implorano qualcuno che restituisca loro l’infanzia rubata tra videogiochi, allenamenti di calcio ed ore di musica a tutti i costi, quelli pieni di ansia per l’ abbandono dei loro genitori in carriera.

Genitori che ai colloqui ti diranno: “ Mi dica lei prof cosa devo fare con mio figlio?“.

Allora, capirai che hanno delegato a te, insegnante, il loro ruolo genitoriale, che implorano come i loro figli, di trovare qualcuno che restituisca loro l’ansia bonificata.

I miei alunni migliori sono stati quelli che mi hanno supplicato con il loro disagio di essere contenuti e purificati dal male di vivere, quelli che mi hanno ascoltato, stregati, mentre spiegavo, con l’anima in mano, i poeti maledetti.

Così, quando certi miei colleghi mi dicono che ci pagano troppo poco, rispondo: dipende…

Se lavoro solo le 18 ore a scuola e riciclo ogni anno gli stessi programmi e sonnecchio ai Collegi Docenti e scarabocchio ai Consigli di classe, basta e avanza…

Se invece, passo i pomeriggi a correggere le verifiche, predispongo prove differenziate, preparo le lezioni in modo creativo, mi invento ogni giorno qualcosa di nuovo per appassionare i miei alunni… allora sì, il mio stipendio è giusto, migliorabile, ma di sicuro non ho scelto di fare l’insegnante per  i soldi, ho voluto essere insegnante perché i miei alunni mi pagano con la loro stessa presenza.

Quando arrivo sulla porta, il loro “Salve prof “ mi riempie di gioia, se sono stanchi ed annoiati, è lì che viene il bello: il mio silenzio ed il mio sguardo catturerà la loro attenzione, sarà una lezione migliore delle altre, perché costruita su di loro e con loro.

Ho capito che la comunicazione è per il 70% non verbale, che la postura del corpo, il timbro della voce, i colori che indossi e l’acconciatura che scegli la dicono lunga su di te…

Ed allora,  ho scelto, razionalmente, di stare al gioco, di conoscere l’ultimo idolo rap, di fare la mossa del campione di calcio, di mangiare qualche schifezza e di ridere per quella barzelletta un po’ sporca…

Se penso a quanto ero rigida ed autoritaria ad inizio carriera, mi faccio schifo da sola…

Più invecchio, più divento autorevole, guadagno sul campo la stima dei colleghi ed il rispetto degli alunni, perché non ho paura di dimostrare quello che sono con qualità e difetti.

Ho capito che l’antidoto al burnout risiede nella qualità delle relazioni interpersonali, nell’ autentico confronto quotidiano con i colleghi ed il dirigente, condividendo problemi e soluzioni.

Ho compreso che è meglio coltivare interessi personali per stemperare lo stress, che negarne l’evidenza.

Ho la certezza oggi che ogni volta che entro in classe, mi ritrovo di fronte al nostro futuro.

Gli alunni di oggi, sono gli adulti di domani.

In mezzo a tutte le provocazioni, mi chiedono solo di incontrare ogni giorno qualcuno che dia loro la voglia di crescere, il desiderio di imparare, la passione nel fare, l’entusiasmo di vivere.

Ed allora grazie, miei cari alunni, perché, anche se a volte fate di tutto per mettermi alla prova, anche se spesso cercate la provocazione invece che il dialogo, anche se ogni giorno mi guardate disillusi,  io vedo in Voi un futuro che Voi spesso non vedete ancora, io vedo in Voi famiglie che Voi ancora non immaginate, io vedo in Voi padri e madri amorevoli, io vedo in Voi futuri cittadini eccellenti, e nel preciso istante in cui io ogni giorno capisco tutto questo, ogni giorno mi curo, guarisco, mi ritrovo nella mia passione di insegnante, mi creo degli anticorpi mentali, in pratica mi vaccino dall’apatia del vivere, in effetti guarisco ogni giorno dal mio burnout quotidiano…

 

 

 




A.A.A. CLEAN MASTER cercasi per ripulire la scuola da simili prof. inutili, per non dire spazzatura…

A.A.A. CLEAN MASTER cercasi per ripulire la scuola da simili prof. inutili, per non dire spazzatura…

 

Storia emblematica della buona scuola quella di un docente, titolare della cattedra di Diritto presso l’Istituto Tecnico Industriale “F. Severi” di Padova.

Dal 12 settembre 2016 (primo giorno di scuola) è stato continuativamente assente.

La scuola si è subito attivata per nominare un supplente.

Ma per chi è addetto ai lavori, mai come quest’anno, è stato a dir poco rocambolesco reperire in tempi brevi personale idoneo alle supplenze.

Infatti, i dirigenti scolastici, nonché il loro personale di segreteria, hanno dovuto letteralmente andare a caccia di supplenti tra graduatorie esaurite, nomine dirette e gioco di ricorsi tra potenziali candidati…

Come ha dichiarato la stessa preside dell’istituto in questione, Nadia Vidale, solo il 2 dicembre si riesce a “ scovare una supplente giovane ed entusiasta”.

Finalmente, con un ritardo di quasi quattro mesi, questi poveri studenti hanno il diritto di imparare le prime basi di diritto.

Ma, ironia della sorte, il titolare rientra in servizio il 23 dicembre, rivendicando il diritto ad occupare la cattedra in questione.

Agli alunni di prima dirà di essere stato assente per motivi familiari.

 Buon per lui che si sono risolti.

Peggio è andata per la giovane supplente, coinvolgente con gli alunni ed apprezzata dalle famiglie.

Nella buona scuola non c’è spazio per il merito: il 22 dicembre è stata licenziata.

L’insegnante volonterosa e capace ha dovuto cedere il posto al titolare decisamente anziano che era riuscito ad ottenere un posto di ruolo quando neanche più se lo aspettava.

Docente di diritto talmente motivato e responsabile che, dopo essere andato in classe per la prima volta il 23 dicembre scorso, passerà poi in segreteria a richiedere una nuova richiesta di congedo, stavolta dal 9 gennaio 2017.

Ma devono essere proprio più unici che rari i motivi personali che obbligano tale prof ad astenersi quando c’è scuola ed a riprendere servizio quando ci sono le vacanze !!!.

Così la scuola si è dovuta riattivare a cercare un’altra supplente, perché in barba alla continuità scolastica nonché al diritto degli alunni ad avere dei professori degni di chiamarsi così, in tali casi si ricomincia tutto da capo.

Infatti non si può richiamare il supplente precedente, per bravo che sia, se il periodo di assenza è stato interrotto dal rientro del titolare, anche solo per un giorno !!!

 La preside, immagino disgustata da tale comportamento, ma nella reale impossibilità di sanzionare il responsabile, ha scritto una lettera a questo docente di diritto, maestro di opportunismo:

“ Egregio professore, lei ha avuto la sorte fortunata, nella difficile contingenza economica attuale, di aver ottenuto recentemente un posto di lavoro statale: insegnante di Diritto in una bella e grande scuola di una città importante. Data la sua età, forse non se l’aspettava, questa sorpresa. […] Un motivo familiare le aveva impedito di assumere servizio. […] Lei forse non sa, non avendo, nonostante l’età, alcuna esperienza di scuola, che trovare un supplente è difficilissimo. […] I ragazzi avevano trovato un’insegnante volonterosa e capace. Lei, professore, è stato qui un solo giorno, per sparire subito. Gli studenti e i loro genitori vorrebbero ora dare almeno un senso al danno ingiusto che hanno subito: nessun insegnante per settimane, poi finalmente un docente bravo, poi il titolare, poi di nuovo chissà…Ma purtroppo io non trovo parole per spiegare. Vuole dirlo lei, per favore? COSA CI E’ VENUTO A FARE, NELLA NOSTRA SCUOLA, IL 23 DICEMBRE? “.

Possiamo immaginare la risposta: “ Un bel regalo di Natale alla supplente, agli studenti ed alle loro famiglie…”

 

 

 

antonella




Io, professoressa perdente posto

Precaria per 17 anni, titolare di cattedra per 10 anni, perdente posto da un anno, oggi la scuola non è più in chiaro, è al Buio.

Mica da ridere…”. Così mi ha detto un mio alunno a proposito di quello che sta succedendo, in questi ultimi mesi, nella nostra scuola, un Istituto Comprensivo di una tranquilla provincia del nord… ma, che c’entra, è così in quasi tutte le scuole d’Italia, perché LA BUONA SCUOLA è un obiettivo nazionale che fa acqua da tutte le parti!!!

Beh, procediamo con ordine: i miei alunni, alla fine dell’anno scolastico precedente avevano un gruppo di insegnanti (o corpo docenti che dir si voglia) coeso e preparato, con una certa anzianità di ruolo e di servizio.

Grazie alla buona scuola viene rimescolato tutto, ma senza considerare l’esperienza e la professionalità.

Magicamente, a fine maggio, spariscono 38 cattedre dall’organico di diritto della sola provincia in questione, perché, secondo l’U.S.R. c’è un calo di iscrizione degli alunni…

Una grande bugia, perché dati alla mano è vero il contrario: per esperienza diretta, io stessa perdente posto, sono stata recuperata come utilizzo nelle mie scuole in cui ero perdente posto, in cui invece c’è stato un incremento reale delle iscrizioni ed ho accettato delle ore eccedenti all’orario di cattedra pur di avere ancora i miei alunni, e non venir spedita a “tokyo“.

Così, i docenti titolari, perdenti posto, sono obbligati a fare domanda di mobilità forzata e vengono assegnati d’ufficio il più lontano possibile, nella provincia di appartenenza, per coprire posti al confine con la Svizzera

Nel frattempo, nelle scuole di partenza vengono neo-immessi in ruolo docenti del sud che hanno sfruttato l’opportunità di entrare in ruolo con la strategia del potenziamento.

Capite??? Sembra il gioco delle tre carte…Il titolare lo sposto qui, il neo-immesso in ruolo lo metto lì, al suo posto, e alla televisione potranno dire “30.000 insegnanti immessi in ruolo”

Intanto, durante gli esami di fine ciclo scolastico, per gli addetti ai lavori periodo clou dell’anno, scatta la guerra tra gli ultimi: T.F.A. contro P.A.S., praticamente gli insegnanti che hanno fatto la S.I.S e quelli che sono arrivati dopo, ma sono nelle stesse condizioni di Agnese…o SANTA AGNESE da RENZI…

I dirigenti scolastici passano una bella estate da incubo, perché rivendicano la continuità didattica, ma non possono mantenerla, perché i posti sono gestiti dagli U.S.R., su incarico del M.I.U.R.

Ma, evidentemente, bisogna sistemare figure che non servono nella scuola e comprare voti per mantenere questa pagliacciata.

Sì, perché, nel frattempo, i presidi devono esaminare le attestazioni di pagamento relative all’acquisto di beni e di servizi (come disposto dal D.P.C.M. 23 settembre 2015).

I famosi 500 euro per la formazione e l’aggiornamento dei docenti, e vedere se il professore, ormai nonno, non li ha impiegati per comprare il tablet al nipote!!!

E arriviamo a settembre…

Via! Si parte! Ciascuno nel posto sbagliato, proprio lì, dove ha la titolarità più assurda possibile, in attesa che vengano sistemate le immissioni in ruolo in pieno tsunami di ricorsi, i trasferimenti migratori annuali, gli utilizzi per i perdenti posto, le assegnazioni provvisorie per ricongiungimento familiare…

Così, nell’arco di un mese e mezzo, gli alunni vivono un carosello di insegnanti, quando ci sono visto che in alcune scuole sono passati due mesi di lezione prima che le cattedre fossero tutte coperte: docenti interni obbligati a supplire colleghi fantasma, docenti supplenti nominati fino all’avente diritto, docenti di sostegno a gogò e chiamate dirette virtuali, nonché alunni che non hanno fatto lezione, in barba al diritto allo studio…

Importante è firmare la presa di servizio ed il registro, magari quello fittizio, quello cartaceo, perché quello obbligatorio, quello on-line, è fuori servizio, non c’è connessione…ma quando mai…abbiamo finito anche la carta igienica!!!

Buon anno, carissimi miei alunni.

Per fortuna che ci siete, ancora così ignari di quello che vi aspetta.

Perché di Voi non è interessato molto a chi ha pensato alla Buona Scuola, mentre se foste stati dei diciottenni qualcuno che pensava a Voi, o almeno che crede di comprare il primo, sacro voto, con 500 euro recuperate poi con le tasse sulla benzina della vostra prima auto, oggi c’è…
scuola-al-buio

 

 

 

antonella




LA LEGGE DEL CONTENZIOSO: l’Italia che ci meritiamo… (corso, concorso, ricorso)

 

Sempre più frequentemente i dispositivi di legge cozzano con pesanti provvedimenti della giustizia amministrativa.

È di questi giorni la notizia che il TAR del Lazio con provvedimenti cautelari sta immettendo insegnanti abilitati di 2 fascia nelle blindatissime GaE (Graduatorie a Esaurimento) chiuse per decreto da quasi una decina di anni.

In definitiva il TAR contravvenendo al dettato normativo della 107/2015, la così detta legge de LA BUONA SCUOLA, apre ai docenti fuori dal piano di straordinario di assunzione la porta per il tanto ambito ruolo.

Anche sull’ammissione alle procedure concorsuali relative all’ultimo Concorso a Cattedra 2016, l’intervento del TAR del Lazio ha sparigliato non poco le carte del MIUR: un’intera categoria di docenti non abilitati appartenenti alle così dette materie di laboratorio (Insegnanti Tecnico Pratici), esclusi per legge dal Concorso, è stata ammessa alle prove con sentenze cautelari, costringendo il ministero a così dette “prove suppletive”.

In questa querelle tra giustizia amministrativa e Ministero, trovano terreno fertile gli studi legali di numerosi sindacati e associazioni che abbandonata la vendita delle tessere intravedono nel “ricorso” il nuovo Eldorado del found raising sindacale.

Il gioco è semplice: fatta la legge, venduto il ricorso.

Queste associazioni sindacali e di categoria, abbandonano il piano programmatico di lotta, sbianchettano il calendario delle agitazioni di piazza e laconicamente propongono liste di ricorsi come i trattamenti estetici in una SPA.

Naturalmente la speculazione sulla disperazione dei lavoratori, che aggrappati alle supplenze vivono alla giornata, fa il resto.

Trovate un docente precario che non abbia all’attivo almeno un ricorso!!!!

Quasi impossibile… e mentre si stracciano le tessere prontamente si firmano le deleghe.

Questa è in fondo l’Italia che ci meritiamo.

 

 

corso, concorso, ricorso le parole chiave per entrare nella scuola
corso, concorso, ricorso le parole chiave per entrare nella scuola




Dirigente Scolastico o Bersaglio da Tiro a segno?

Da tempo da queste pagine scriviamo riguardo alla scuola, valutandone i lati oscuri e negativi, sperando in un riscatto della sua classe lavoratrice, Dirigenti, Docenti, Personale ATA, ma anche famiglie e alunni, in molte occasioni abbiamo stigmatizzato il comportamento anomalo dei sindacati e del governo che sembra voler rendere complesso fino all’inverosimile un mondo che già per sua storia è in grave difficoltà.

Oggi riceviamo una lettera aperta che stanno sottoscrivendo la gran parte dei Dirigenti Scolastici di tutta Italia, in cui viene quantomeno confermato il momento difficile della scuola italiana, ma sopratutto le anomalie presenti nel sistema.

La Redazione di Betapress.it è solidale con il mondo della scuola e ne comprende le difficoltà, ne abbiamo ampiamente parlato, ma sopratutto restiamo stupiti e attoniti di fronte questa evidente incapacità nella gestione di questo mondo che viene oggi dimostrata dalle funzioni “ministeriali”.

Pubblichiamo integralmente la lettera ricevuta dal Comitato Dirigenti Scolastici Sicilia


La difficile situazione dei Dirigenti Scolastici: lettera aperta

Nel mondo dei dirigenti dello Stato italiano il dirigente scolastico assume un ruolo veramente particolare e paradossale: ha più responsabilità, ha la retribuzione più bassa, non ha garanzie e tutele e viene quotidianamente lasciato solo davanti alle emergenze.

La lettera potrebbe finire qui, perché nella prima frase c’è tutto il senso dello sgomento che assale chi svolge con professionalità e dedizione questo ruolo, che ha l’ulteriore strategica importanza di gestire la macchina che crea i nuovi cittadini.

Il Dirigente Scolastico oggi si trova davanti a situazioni non prevedibili, spesso non correttamente normate, ma sempre senza un adeguato supporto.

Il dirigente scolastico è a tutti gli effetti datore di lavoro, responsabile legale dell’istituzione scolastica che dirige, centro unico di spesa, stazione appaltante, responsabile organizzativo, interfaccia con l’utenza più di qualsiasi altro dirigente dello stato, e, come se non bastasse, è anche responsabile di qualsiasi atto amministrativo, segnalazione, base dati, pubblicazione che vengono realizzati nella sua struttura.

Ultimamente il Dirigente Scolastico viene utilizzato dalle sigle sindacali per attaccare le leggi dello Stato: se il sindacato vuole andare contro la legge 107, fa un bell’esposto ad un dirigente che l’ha applicata così può, per il tramite di questo, sollevare il caso.

Non stiamo parlando di ipotesi ma di realtà! È già successo ad un collega della Sicilia, a cui esprimiamo tutta la nostra solidarietà e vicinanza, e la cosa non può essere tollerata.

Non esiste che un servitore dello stato venga usato per poter attaccare lo Stato, soprattutto se a fare questa azione sono i sindacati, che in teoria dovrebbero tutelare lo stesso dirigente.

È come se noi aggredissimo il vigile che ci fa la multa per eccesso di velocità perché non siamo d’accordo con il fatto che su quella strada si debba andare a 40 all’ora!

Ed è anche un paradosso che si attacchi un lavoratore (eh si, il dirigente è un lavoratore) per andare contro il suo datore di lavoro.

Non si può permettere questo stato delle cose, e Noi Dirigenti Scolastici non lo permetteremo.

Soprattutto non lo può permettere lo Stato!! I luoghi del dialogo non possono passare attraverso il TAR e la denuncia a coloro che applicano le leggi, ma devono stare sui tavoli preposti, nel dialogo Stato sindacato.

Noi, come dirigenza della scuola, stigmatizziamo con forza la necessità di ritrovare equilibrio nel nostro ruolo, mitigando le responsabilità e rendendo più leggibili le incombenze che cadono sulle scuole.

Chiediamo solo di poter fare il nostro lavoro con serenità e chiarezza, nel bene delle famiglie e degli alunni, per creare davvero cittadini responsabili.

Per questo risultato siamo disposti ad una incessante lotta, sia mediatica che operativa, al fine di dimostrare che, spesso, le scuole vanno avanti perché i dirigenti si assumono responsabilità oltre il loro dovere: solo sul tema della sicurezza, ad esempio, i dirigenti dovrebbero chiudere metà delle scuole.

Responsabilità che spesso non sono nemmeno del dirigente, ma della provincia, del comune, che purtroppo, nella endemica motivazione della mancanza di fondi, lasciano cadere a pezzi le strutture, privandole delle necessarie manutenzioni e dei necessari interventi, obbligando così i dirigenti a fare interventi con fondi che dovrebbero essere dedicati ad altro.

Non parliamo poi della miriade di novità normative introdotte negli ultimi cinque anni, che hanno portato la scuola alla soglia della confusione amministrativa, obbligando i dirigenti ad una serie di interventi correttivi, spesso sostituendosi alle segreterie, per arginare le problematiche e l’ira delle famiglie e dei docenti.

Chiediamo un intervento urgente e l’apertura di un dialogo immediato con i dirigenti scolastici, affinché vengano rispettate le minime necessità di ordine funzionale e venga ridata dignità ad un ruolo importante e sempre più attuale.

A tal fine siamo pronti a qualsiasi forma di civile protesta.


 

Dirigenti Scolastici siamo con Voi, fatevi sentire!!

 

ricordate il vecchio gioco di spara all'orso? oggi è cambiato...
ricordate il vecchio gioco di spara all’orso? oggi è cambiato…

i dirigenti scolastici sono ormai bersagli da tiro a segno
i dirigenti scolastici sono ormai bersagli da tiro a segno




Le Università a confronto

Al netto delle futili discussioni che prendono piede dai social network e da cui ogni giorno veniamo sommersi, penso che occorra dare voce a tutte le persone, giovani e non, che decidono di intraprendere un percorso universitario nella giungla delle offerte oggi presenti nel panorama italiano.

L’imperativo è migliorarsi professionalmente o trovare un posto di lavoro che dia la possibilità di una vera indipendenza economica.

Sino alla fine degli anni 80 le università statali italiane nel campo della formazione si equiparavano alle università private, ed erano prese a modello dalle altre nazioni. Con l’avvento delle nuove tecnologie e con la globalizzazione tale situazione è per così dire quasi stata completamente stravolta cambiando anche in modo drastico la didattica e tutti i metodi di insegnamento.

Dando uno sguardo ai dati del Miur notiamo che nell’anno accademico 2015-2016 risultavano attivati in Italia 9.985 corsi, a cui erano iscritti 1.641.696 studenti (immatricolati 260.755 di cui 39.469 private\telematiche) suddivisi in 92 sedi universitarie (comprese le 11 telematiche), Ora seppure il dato delle telematiche con i suoi 57.204 iscritti non sia elevatissimo è sicuramente sintomatico di una nuova idea di università che solo per motivi piu che altro economici non esplode con numeri ben piu corposi.

Senza entrare nell’offerta formativa universitaria, la vera differenza che si riscontra parlando con docenti e studenti è che le università telematiche garantiscono due elementi essenziali: organizzazione e network – chi studia nelle università telematiche non solo avrà accesso ad un architettura di servizi piu efficienti come libri, video lezioni, dispense, classi virtuali, chat con il professore, etc., ma usufruirà anche di una docenza più organizzata e motivata in conformità della richiesta formativa 3.0.

Sulla nuova università del futuro la qualità non basta più, occorre aggiungere ulteriori forme di coinvolgimento e studio non piu statiche e ingessate su vecchi schemi, ma piu corrispondenti alla richiesta del mercato del lavoro che esige una pronta formazione: laboratori e classi virtuali durante la formazione e nel post laurea corsi, stage e master.

Ed è proprio su questo che il divario tra pubblico e privato si acuisce, il pubblico è lontano anni luce dall’organizzazione delle private e telematiche, chi fa business sulla formazione tende ad investire prima ed enfatizzare poi i risultati, rispondendo nel migliore dei modi a coloro che hanno scelto quel tipo di università (che vede premiati i propri sforzi mentali ed economici) e proponendo agli altri possibili studenti l’auspicio degli stessi risultati.

Concludo dicendo che la realta delle telematiche oggi necessita di un ulteriore perfezionamento sul numero dei docenti rispetto al numero degli alunni, infatti se nelle università telematiche, nella media, ci sono circa 90 studenti per ogni docente, nelle tradizionali ce ne sono solo 30. E questo, se si calcolano tutti i docenti, sia quelli di ruolo (ricercatori, associati e ordinari) sia quelli straordinari e a tempo determinato.

 

http://www.anvur.org

http://statistica.miur.it/scripts/IU/vIU1.asp

Dati aggiornati al 23/01/2017

 

Francesco Melis

 




ANCODIS batte, MIUR non risponde

Pubblichiamo con piacere una lettera pervenuta dall’Associazione Nazionale dei Collaboratori dei DS, in cui viene raccontato l’altro lato della Luna, quello che la gente normale non vede, ma che è uno dei momenti importanti della scuola italiana, fatto da tante persone che dedicano la loro professionalità alla scuola senza chiedere le luci della ribalta, ma solo per essere certi di aver fatto il loro dovere, di aver garantito una scuola migliore a tutti i ragazzi d’Italia.

_____________________________________________________________________________________

E si dimenticano di noi Collaboratori dei DS…

Siamo quasi alla fine di un anno scolastico particolarmente intenso ed impegnativo. Ma ancora c’è tanto da fare dal punto di vista organizzativo: scrutini, esami di fine ciclo, esami di stato, chiamata diretta, valutazione del merito, organico di fatto, collegi finali.

Un lavoro che viene – come ogni anno – affidato dai DS ai propri collaboratori che organizzano tempi, spazi, si relazionano con i colleghi delle altre I.S. per calendarizzare e pianificare gli impegni dei docenti, non pochi, con cattedra oraria.

Ma si è consapevoli di quanto lavoro organizzativo e gestionale? Si potrebbe immaginare tutto questo carico di lavoro svolto soltanto dal DS titolare e magari contemporaneamente con una reggenza?

I Ds hanno manifestato/scioperato il 25 maggio per denunciare “troppi carichi di lavoro, responsabilità aumentate, nuove norme di sicurezza, numero di studenti e lavoratori sempre più alto da gestire” e per rivendicare il riconoscimento economico per la loro professionalità.

E per il prossimo anno scolastico ancora una emergenza nella scuola italiana: l’incremento del numero delle I.S. senza DS titolare o con DS in aspettativa o in esonero. Una condizione insostenibile in termini di efficienza gestionale ed organizzativa per la qualità del servizio scolastico!

Ma in tutto questo impegno professionale, i DS sono soli? Certamente no! Hanno al loro fianco i Collaboratori che con spirito di servizio, competenza e professionalità contribuiscono a rendere meno gravoso l’impegno e più efficiente l’organizzazione e la gestione delle Istituzioni Scolastiche.

Per non parlare dei DS reggenti che trovano nei Collaboratori figure fondamentali per la gestione delle scuole loro affidate!

I Collaboratori sono oggi fondamentali ed insostituibili nella governance della scuola: a loro sono affidati compiti e funzioni che il DS – in autonomia – potrebbe in parte assolvere; sono in gran

 

parte docenti che lavorano senza esonero per almeno altre 8/10 ore per guadagnare una media di 1500/2000 Euro/annue, decisione presa spesso in una iniqua contrattazione!

Ma non si parla di loro in nessun documento ufficiale, in nessuna dichiarazione di categoria, nessun riconoscimento per il loro lavoro e per il senso del dovere dimostrati nell’espletamento della collaborazione.

Ecco, dunque, arrivato il tempo nel quale si rende necessario far sentire il nostro punto di vista, senza reticenza alcuna, con uno spirito costruttivo, consapevoli del ruolo e del lavoro che svolgiamo quotidianamente nelle nostre I.S..

Per questo motivo ci siamo organizzati in rete prima ed in Associazione dopo: ANCODIS. Per rivendicare il diritto all’esistenza riconosciuta per norma di legge, regolamentata nel prossimo CCNL, definita in una carriera di quadro intermedio – Middle Management – tanto rivendicata da più parti ma nei fatti ancora oggi non incanalata in una discussione seria che guarda alla scuola del 2020.

E non ci limitiamo solo all’amara constatazione dello status quo ma abbiamo delle proposte concrete, perseguibili, a costo zero per il bilancio dello Stato, da mettere in atto in brevissimo tempo per le quali chiediamo alle altre organizzazioni ed associazioni di esprimersi nell’esclusivo interesse delle moderne I.S.:

Reggenze: è possibile una soluzione urgente per il prossimo A.S. non gravando sul carico di lavoro e sulla responsabilità dei DS? Certamente, assegnando la reggenza ai collaboratori che abbiano svolto funzioni vicarie per almeno 36 mesi secondo una graduatoria di merito. La differenza rispetto all’O.M. del 2004 sta proprio qui: nell’accesso solo ai collaboratori vicari che si rendessero disponibili per un anno – e comunque fino all’assegnazione del DS titolare – ad assumere questo ruolo!

Riconoscimento del servizio svolto: occorre dare sia un adeguato punteggio nelle graduatorie al servizio reso nella collaborazione ai ds sia un riconoscimento di merito con l’attribuzione della Vicedirigenza; sarebbe, infatti, un modo formale per distinguere chi ha svolto soltanto la carriera docente e chi, invece, ha anche assunto ruoli di collaborazione nell’ambito della gestione di una I.S.. Ricordiamo che svolgiamo di fatto, con l’Istituto della delega, ruoli apicali in molti settori della vita scolastica, sostituendo il Dirigente, con un riconoscimento economico non adeguato e soggetto alla contrattazione di istituto.

Formazione: siamo consapevoli – nella doppia veste di docenti e di collaboratori – che alla base di ogni ruolo deve esserci un percorso di formazione adeguato, moderno, di alto profilo. Per questa ragione, ANCODIS rivendica con forza il diritto ad una formazione specifica di sistema al pari degli altri percorsi formativi, diretti specificatamente a quanti nella scuola assolvono a ruoli di gestione, di organizzazione, di responsabilità. A tal fine, per il prossimo anno scolastico, ANCODIS proporrà un piano di formazione comune a tutti i direttivi su temi specifici e ritenuti necessari al nostro ruolo, nell’auspicio che le finalità e gli obiettivi che ci siamo dati possano essere pienamente conseguiti;

 

Concorso DS: nel prossimo bando deve essere stabilito un adeguato punteggio per gli anni svolti per la collaborazione ed, in caso di esito favorevole, il servizio reso deve avere un riconoscimento di stage formativo certificato dal DS titolare della scuola nella quale il collaboratore ha prestato servizio.

Per quanto riguarda le figure quadro intermedie – il middle management – con esonero totale dall’insegnamento, poiché si tratta di cambiamenti strutturali, chiediamo alle forze politiche di rivedere le vigenti norme in prossimi disegni di legge o emendamenti guardando oltre che al risparmio anche e, diciamo soprattutto, al miglioramento della qualità del servizio scolastico.

Siamo consapevoli delle difficoltà, delle contestazioni che arriveranno da più parti, ma non possiamo non dire con assoluta determinazione che porteremo avanti le nostre posizioni in tutte le sedi, consapevoli che le nostre proposte guardano all’esclusivo interesse ed al buon funzionamento delle nostre scuole.

Prof. Rosolino Cicero, Presidente ANCODIS Palermo

Prof. Renato Marino, Presidente ANCODIS Siracusa

Prof.ssa Silvia Zuffanelli, Presidente ANCODIS Firenze

Prof.ssa Mara Degiorgis Coordinamento CoDiS Cuneo




Nuovo concorso DS, il MIUR dimentica precari, vicari e ricorrenti, l’ennesima ingiustizia!

Voci, voci, voci, eppure sembra che ormai sia prossimo l’avvio del bando di concorso per dirigenti scolastici.

Al MIUR servono 2000 Presidi per colmare le sedi vacanti sulle scuole che ormai da anni vivono di reggenze, in una situazione di precarietà dell’azione amministrativa che mal si accorda all’importanza del ruolo che la scuola sempre più oggi dovrebbe avere.

Le regole d’ingaggio per l’assunzione dei duemila nuovi dirigenti prevedono il titolo di studio, laurea, 5 anni di ruolo in qualità di docenti, il superamento della prova di esame con due scritti ed un orale e la perfetta conoscenza del ruolo e delle norme collegate.

Fin qui tutto bene, ma ora iniziano le dolenti note e l’attenzione del MIUR si perde nei meandri della indifferenza rispetto a quello che veramente è la scuola reale.

Il MIUR infatti si è completamente scordato di avere almeno 10.000 persone che il ruolo di Dirigente Scolastico lo conoscono benissimo da anni (i collaboratori dei Dirigenti, gli ex vicepresidi) e che svolgono una importante funzione di supporto ai Dirigenti, spesso in realtà sono i veri dirigenti della scuola, conoscendo perfettamente il ruolo stesso.

A queste persone il MIUR non si è nemmeno rivolto dicendo un grazie per il lavoro svolto riconoscendo in questo concorso un punteggio per ogni anno svolto nel ruolo di collaboratore del Dirigente, no, anzi, praticamente ha ignorato queste fondamentali figure di riferimento della scuola italiana.

Inaccettabile! È gravissimo che venga dimostrato in modo così grossolano di non apprezzare una figura che spesso si sacrifica in maniera totale per la scuola e per gli alunni.

Ma non ci fermiamo qui: nel valutare i cinque anni di ruolo come docenti il MIUR ha ancora utilizzato un trattore per passare sopra i poveri precari della scuola, ignorando bellamente la sentenza 5011/2014 del Tar del Lazio, ove i giudici amministrativi hanno ribadito che per partecipare al concorso per dirigenti non è indispensabile essere docenti già di ruolo.

Sullo stesso piano si pone anche un’altra sentenza, sempre del TAR Lazio, la n. 9729 del 16 settembre 2014, patrocinata dall’Anief, attraverso cui si è stabilito che il servizio pre-ruolo deve essere valutato come quello di ruolo, seguendo quanto statuito dalla Corte di Giustizia Europea con la sentenza emessa nel procedimento C-177/10 pubblicata l’8 settembre 2011.

Insomma MIUR pasticcione e incapace di capire il mondo che gestisce, ignorando bellamente anche le sentenze dei magistrati.

Infine, per non farsi mancare nulla, il MIUR non ha considerato che ancora ha in sospeso ricorsi del concorso precedente, circa 200, che potrebbero essere alla fine accettati ed il MIUR avrebbe fatto danno all’erario avendo più assunzioni in essere di quelle necessarie.

Il fatto che lascia stupiti è che nessun sindacato di categoria ha segnalato al MIUR queste “piccole” sviste, se non ANIEF ed UDIR, che sono in questo momento gli unici guardiani dei diritti dei lavoratori del mondo della scuola.

Marcello Pacifico, Anief Udir, tuona contro queste discriminazioni segnalando che la sua sigla interverrà prontamente ad impugnare legalmente il bando in uscita qualora non venissero ripristinate tutte le sfaccettature legali ad oggi bellamente ignorate.

Insomma solito pasticcio all’Italiana … anzi alla MIUR!

E concludiamo ricordando una frase di Einstein che ci sembra molto appropriata:

La teoria è quando si sa tutto ma non funziona niente. La pratica è quando tutto funziona ma non si sa il perché. In ogni caso si finisce sempre con il coniugare la teoria con la pratica: non funziona niente e non si sa il perché.