Quando la scrematura è sinonimo di scematura … concorso scuola, al ridicolo non c’è mai limite.

Concorso Scuola: bravo Ministero! Ottima Scematura!

Ovviamente il titolo è ironico ma se proviamo a guardare le cose dal punto di vista del Ministero, hanno fatto proprio un ottimo lavoro.

 

Il Concorso a cattedra ordinario scuola secondaria 2020.

In questi giorni si stanno svolgendo gli scritti del fantomatico concorso a cattedra ordinario scuola secondaria 2020.
Dopo due anni di blocco totale, rinvii e un po’ di confusione, il 14 marzo 2022 sono iniziate le prime sessioni di esami.
430.585 domande presentate in tutta Italia per 33.000 cattedre disponibili, per 138 classi di concorso.

Lo ripeto: 430.585 domande presentate in tutta Italia per 33.000 cattedre disponibili, per 138 classi di concorso.

Ad ogni modo, dopo dopo due anni e mezzo dalla consegna delle candidature nel maggio 2022 vengono comunicati i criteri e gli argomenti di valutazione, nuovi rispetto ai precedenti.

Peccato, perché le migliaia di persone che in questi anni si erano preparate su testi concorsuali, tra tutti gli altri sacrifici si sono trovati ad aver “buttato” centinaia di euro in manuali diventati obsoleti da un giorno all’altro.

La logica del concorso

Il concorso è stato così progettato:

fase 1: prova scritta

fase 2: prova orale

fase 3: valutazione titoli

fase 4: formazione della graduatoria.

In questo momento, lo ricordo, è in corso la prima fase concorsuale composta da un test a risposte multiple di 50 quesiti; ad ogni risposta giusta corrispondono 2 punti, ad ogni risposta sbagliata o mancante corrispondono 0 punti.

Valutazione da 0 a 100, soglia di ingresso 70 punti.

70 punti vuol dire 35 risposte corrette su 50.

Ma allora, se ogni risposta corretta vale 2 e ogni risposta sbagliata o non data vale 0, perché non fare valutazioni da 0 a 50 assegnando un punto ad ogni risposta giusta?

Non è molto logico…

50 quesiti, dicevo, a risposta multipla:
40 sulla disciplina
5 sulle competenze digitali
5 sulla lingua inglese

I test si svolgono nei laboratori di informatica delle scuole dislocate sul territorio.

Il criterio di assegnazione delle sedi è numerico: all’elenco alfabetico dei candidati alla classe di concorso viene affiancato l’elenco in ordine crescente delle sedi disponibili e così, considerati i posti disponibili in ogni laboratorio di informatica, sono stati suddivisi i candidati.

Tutto molto ordinato, salvo che, un criterio di questo tipo ha portato molti candidati che avevano una sede di esami in città, a spostarsi in altre città o, addirittura, in altri comuni dovendo affrontare fino a 4 ore di auto a tratta (il caso di sedi in Sicilia) e l’indispensabile pernottamento fuori.

Non è molto logico…

Dalla chat e dai gruppi social filtrano fin da subito gli aggiornamenti sulle prove, la prima cosa che salta all’occhio è la soglia di sbarramento altissima: sono molto pochi quelli che riescono a superare la prova; eppure, anche se molti candidati sono professionisti di altro tipo che in un periodo di crisi hanno visto la scuola come possibile rifugio, la maggior parte dei altri candidati insegna già e molti, addirittura, lo fanno da anni…

Non è molto logico…

Io comunque sono andata.

Nel mio gruppo siamo stati convocati in 9 e ci siamo presentati in 6: il 33% in meno.

Grosso modo la media comune anche alle altre convocazioni è la stessa.

Su 6 non è passato nessuno, i voti sono andati dal 64 in giù, non è passato nessuno.

Alle due sessioni precedenti alla nostra erano passati in due: uno per sessione, diciamo quindi, circa il 10 % in quella sede.

Tutto sembra poco logico però forse una logica c’è

Tutto sembra poco logico però forse una logica c’è.

Una logica perversa.

Una logica che mira al vantaggio della scrematura selvaggia mettendo in secondo piano, alla mercé di una sorta di roulette russa (se si può ancora dire) il valore da premiare.

Proviamo a rivedere i numeri

430.585 domande presentate in tutta Italia per 33.000 cattedre disponibili, per 138 classi di concorso.
Nel 2020 a questo concorso si è presentato circa di 1.200% di candidati in più rispetto alla domanda.

Voi che avreste fatto al posto di chi avrebbe dovuto valutare?
La cosa chiara è che bisogna scremare: una volta si facevano i temi ma chi si sarebbe messo a correggere 430.000 temi?

Allora ecco che arriva la logica perversa, organizzata e diabolica:

  • non dare una indicazioni chiare e circostanziate sugli argomenti da studiare
  • rendere difficile il raggiungimento della sede di esami
  • organizzare una soglia di superamento del test alta
  • aggiungere domande a trabocchetto
  • mettere sì domande sulla materia ma non sempre legate ai programmi scolastici

ecco che così è tutto un po’ più gestibile:
dai 430.000 togliamo un ipotetico 15% che non si è presentato alla prova (perché non ha avuto tempo di prepararsi, perché non è riuscito a raggiungere la sede di esame, perché si è scoraggiato sentendo le storie dei colleghi…): 365.500.

Da questi 365.500 togliamo un 60% (ottimista) che non ha superato lo scritto: 146.200

146.200 ipotetici candidati agli orali (potrebbero essere molti meno) sono sempre circa 3 volte e mezzo il numero dei posti disponibili ma, per lo meno non sono i 430.000 iniziali.

Una scrematura eccezionale: bravo Ministero!

Molto meno lavoro da fare!

Una selezione dura ma senza dubbio così facendo sono passati i migliori!

…Ne siamo sicuri?

Io all’esame c’ero e vorrei esprimere una valutazione sulla prova sostenuta.
Io non sono una professoressa di professione, ho partecipato al concorso quasi da “inviata”.

Non ho grande esperienza nelle docenze scolastiche: negli ultimi due anni ho avuto la fortuna di fare due supplenze di qualche mese in una scuola media.

Ho detto “fortuna” perché per me sono state una esperienza inaspettatamente bella, emozionante e arricchente, ho avuto la fortuna di vedere al di là della mia professione di giornalista che parla di scuola, quanto importante e cruciale sia il mestiere di chi lavora nel mondo che racconto.

Come ho già detto, io non ho passato l’esame.
Ho risposto correttamente a 32 domande su 50.

La mia capacità di rispondere, più che dallo studio dai libri di test, è venuta dalla mia preparazione pregressa, dalla mia formazione.

Non posso dire che le domande erano inammissibili o inadeguate al ruolo didattico, né che non stavano né in cielo né in terra: si trattava di domande disciplinari, non mi è stato chiesto  né come si costruisce un ponte né chi ha vinto l’ultima edizione del reality show di turno.
Le domande erano pertinenti.
Erano domande che mi interrogavano prevalentemente su grammatica, letteratura, storia e geografia…
Quello che mi sento di dire è che forse non è questo il modo di valutare degli insegnati che devono crescere i figli di questa nazione.

Perdonatemi se sembro esagerata ma quando si parla di scuola di questo si tratta: della formazione delle generazioni che porteranno avanti la nazione e il mondo.

Proprio per questo ruolo forse, un insegnante non va valutato per la sua capacità di non cadere nei trabocchetti logici (che senso ha farglieli?).
Forse un insegnante non va valutato per la sua memoria di date confondibili e che, anche se scambiate, non modificherebbero la critica alla storia.
Forse un docente di lettere non andrebbe valutato per la conoscenza personale di un software di grafica perché la conoscenza dei software di grafica non ha nulla a che vedere con la capacità di insegnare.

E neppure conoscere tutte le funzioni di un programma o il nome esatto di un determinato strumento… sono importanti, sono un valore aggiunto, ma non è quello il punto.

Forse un insegnate non andrebbe valutato neppure per la sua capacità di ricordare a memoria brani di opere e romanzi bellissimi e importantissimi ma che non fanno esattamente parte del programma insegnato in quel periodo scolastico.

Non dico che sia sbagliato sapere queste cose ma che forse a un insegnante dovremmo chiedere altro: dal punto di vista teorico, la sua conoscenza delle materie insegnate va chiesta senza dubbio ma senza trabocchetti, senza malizia.

Soprattutto, a un insegnante dovremmo chiedere come intende sviluppare la capacità di apprendimento e la crescita dello spirito critico dei suoi studenti, come pensa di far amare una materia e come riesce a trasmettere ai sui studenti il motivo per cui vanno ogni giorno a scuola perché, non dimentichiamolo, i ragazzi vanno a scuola non perché quello che studiano servirà loro nell’immediato, non perché saper riconoscere un predicato verbale da un predicato nominale è indispensabile per vivere, ma perché andare a scuola, studiare, affrontare le difficoltà di quegli anni, confrontarsi con compagni e docenti, poter osare in un ambiente protetto, farà di loro delle persone migliori e tutti noi abbiamo bisogno di lasciare questa Nazione, questo mondo alla migliore versione di noi.

 

Caro Ministero ho un suggerimento

Caro Ministero,

capisco la necessità iniziale di scremare: lo vediamo tutti che 430.000 candidati per 30.000 posti sono uno sproposito.

Lo sappiamo tutti che non è colpa tua se nel nostro paese il miraggio di un posto pubblico attrae in tanti a prescindere dalla coscienza del carico di responsabilità legato al lavoro e capisco che ti senti in dovere di difendere la scuola da questi attacchi barbari.

Ma tu che hai tante persone intelligenti che lavorano per te, tu che sei così colto e così intelligente, tu che hai codificato tutte le migliori strategie per la migliore scuola, ma perché non cerchi un processo di selezione che divida per prima cosa quelli bravi e motivati dagli avventori occasionali o dagli immeritevoli e poi, solo poi, selezioni  da quel meglio l’eccellenza?

Caro Ministero sono certa che i miei pensieri sono già stati prima i tuoi e che queste mie riflessioni tu le hai già fatte mentre osservi lo spreco in corso di bravi professori immeritevoli di passate sotto le tue efferate asce turche.

 

Ma che domande c’erano?

Per il solo piacere di soddisfare l’eventuale curiosità di chi legge, affinché si possa fare una idea di cosa stiamo parlando, riporto qui le domande della classe A22: italiano, storia, geografia, nella scuola secondaria di I grado.

Non sono 50 ma quello che sono riuscita a ricostruire dalle chat e dalla memoria.
Non sono tutte le domande e non sono tutte le risposte della mia classe di esami ma vi invito, per gioco, a cimentarvi anche voi e valutare se, a prescindere dalla preparazione specifica, possono essere questi i parametri per valutare il docente dei vostri figli.

Domande A22

  1. Attribuite alla giusta opera un dialogo tra Odisseo e calipso (passaggio non molto studiato con un distrattore importante: Itaca pe sempre di Malerba, la risposta giusta però era dialoghi con leucò di Pavese)
  2. Battaglia di Leuttra tra chi è stata combattuta e quando
  3. Cosa è l’alpeggio
  4. Come si formano la valli alluvionali
  5. In che anno fu la riunificazione della Germania, in seguito a quale battaglia e contro chi (nelle opzioni gli anni erano 1870, 1871…)
  6. Quale di questi personaggi era contrario all’ingresso in guerra (D’Annunzio, Mussolini, Giolitti, Salvemini)
  7. Citazione di uno scritto di Montale sul poesia (discorso per l’assegnazione del premio Strega, articolo sul corriere della sera, discorso per il nobel, lettera)
  8. Come definiva Saba la propria poesia (ermetica, onesta, pura, un altro aggettivo)
  9. Quale di questi romanzi non è ambientato in Sicilia (gattopardo, don Giovanni di Brancati, Eva di Verga, Porte chiuse di Sciascia)
  10. Da dove è tratto questo passaggio della Divina Commedia (Pier della vigna, bocca Degli abati, Ugolino, Farinata) [difficile se non conosci bene l’inferno]
  11. Che metro è a Silvia (canzone libera, strofa libera, canzone…)
  12. Quale di queste applicazioni NON può essere usata per fare infografiche? Difficile: programmi sconosciuti oppure che, volendo, possono anche essere usati per fare infografiche
  13. Cosa vuol dire OER nel PNSD
  14. A cosa serve estensione Chrome read&drive? Difficile: tutte le risposte erano abbastanza verosimili
  15. Da dove sono tratti questi tre versi (Non famosi) di Dante (commedia, vita nuova, rime, convivio)
  16. In che anno preciso e tra quali paesi si decise il ritiro delle forze armate dall’Indocina (difficile: anno preciso, Vietnam del Nord, Vietnam del Sud…)
  17. Quale di questi non fa parte dell’Onu (organizzazione per cooperazione e sviluppo economico, fondo monetario internazionale, FAO, OMS)
  18. Stando alle linee guida sull’edizione civica e all’Agenda 2030, l’insegnamento delle tematiche ambientali è: da lasciare all’insegnante di scienze, inerentemene collegata con la geografia, attuabile solo con concorso di esperti esterni,…
  19. Cos’è la protasi (sostituzione di una parola, la prefazione di un’opera, la presentazione di un argomento, invocazione alle muse)
  20. Dati i due seguenti quadrati con dei pallini al loro interno, dire se hanno uguale: sparsità, densita, distanza, distribuzione
  21. Il problema del calcolo della longitudine e stato risolto attraverso: la triangolazione, l’invenzione di uno strumento, la scoperta della declinazione magnetica, la scoperta che i poli sono piatti, …
  22. Domanda sull’individuazione di un verbo fraseologico particolare.
  23. Frase con doppia apposizione.
  24. Frase con participio presente usato con valore attributivo.
  25. Accordo tra il participio passato dei verbi con ausiliare avere e il soggetto o complemento oggetto.
  26. Contare quante proposizioni contiene il periodo indicato.
  27. Distinguere tra subordinate implicite di vario tipo.
  28. Inglese trovare il sinonimo.
  29. Inglese completare lo spazio vuoto.
  30. Inglese comprensione.
  31. Come si chiama la scrittura su schermo LIM.
  32. Che tipo di file hanno l’estensione epub3.
  33. A chi si riferisce una similitudine tratta da un passaggio della Gerusalemme liberata (Clorinda, Erminia, Armida, Bradamante).
  34. Chi era Silla e cosa ha fatto.
  35. in quale punto del Decamerone si trova la novella citata: l’introduzione/rubrica/cornice/conclusione della prima novella della prima giornata
  36. Riconoscere la figura retorica in un verso de I limoni di Montale
  37. Attribuire dictatus papae al papa, anno e contenuto giusti
    40. Quale di queste potenze non ha mai aiutato militarmente i coloni nella guerra di indipendenza americana (Spagna, Prussia, Olanda, Francia)
  38. Chi ha spinto la Francia ad entrare nella guerra dei trent’anni (Richelieu, Mazzarino, Luigi XVI, regina di Francia)
  39. Domanda sulla Convenzione europea del paesaggio.

 

 

 




CCEditore supporta Al Zawija per la formazione dipendenti

Sì è conclusa la bella esperienza di due dipendenti della società petrolifera libica Al Zawija venuti in Italia per seguire un corso di specializzazione in Gas Processing and Conditioning.

Si tratta del primo di una serie di corsi che i dipendenti della società petrolifera libica verranno a seguire in Italia.

Tra il 2021 e il 2022 si attendono già più di 200 studenti.

consegna attestati
gli studenti con il presidente di CCEditore prof. Corrado Faletti e la tutor dott.ssa Stefania Pagani

Il merito dell’avviamento di questo percorso va riconosciuto anche all’onorevole Ambasciatore dell’ambasciata di italiana a Tripoli ed a tutti i suoi collaboratori  che nei lunghi mesi di organizzazione hanno seguito le richieste di visto e hanno sempre vigilato e verificato con responsabilità.

Il progetto è il frutto dell’accordo tra il gruppo editoriale CCEditore e la Società Petrolifera libica Al Zawija.

La società petrolifera mette a disposizione dei propri dipendenti  cicli periodici di formazione e aggiornamento presso enti di formazione accreditati in Europa ed in tutto il mondo.

Il corso si è svolto a Milano presso i locali di UniTre.

CCEditore grazie alla sua ventennale esperienza ha potuto mettere a disposizione della compagnia un catalogo con oltre 100 corsi professionalizzanti ed un nutrito gruppo di istituti tecnici con i laboratori di riferimento. 

I prossimi corsi si svolgeranno in diverse regioni italiane e vedranno coinvolte aziende e centri di formazione.

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Le maestre che non hanno paura dei libri

Come sarebbe se i nostri figli potessero studiare su dei libri di testo fatti apposta per loro?

Dei libri di testo che rispettino le loro inclinazioni, la loro territorialità, la loro cultura e il loro modo di imparare.

Come sarebbe se i professori, le persone che conoscono gli studenti e sanno di cosa hanno davvero bisogno e come, scrivessero i libri per i propri studenti?

In effetti, da qualche anno, le scuole più all’avanguardia hanno aderito ad un progetto dedicato e si sono trasformate in case editrici per pubblicare i propri libri di testo.

E così ragazzi delle scuole secondarie e superiori hanno scoperto, con profitto, quanto sia diverso e migliore studiare su dei libri scritti apposta per loro; le famiglie, non dovendo pagare tutta la filiera dei libri di testo pubblicati dalle case editrici commerciali, hanno risparmiato fino al 200% delle spese per i libri; i docenti hanno accresciuto le proprie competenze grazie al riconoscimento dei punteggi dovuti alla pubblicazione di un libro e le scuole hanno avuto una ulteriore crescita di prestigio agli occhi della comunità.

La pubblicazione dei propri libri di testo è oggi per molte scuole una svolta positiva e fruttuosa nel proprio percorso formativo e didattico.

Mancava ancora un passo: nessuno aveva avuto l’ardire di scrivere un libro per le scuole primarie.

La principale perplessità era dovuta allo sforzo che le maestre avrebbero dovuto fare per trovare il sistema comunicativo più adatto.

Quest’anno, due maestre dell’Istituto comprensivo “Ildovaldo Ridolfi” – Tuscania (VT) diretto dalla DS Paola Adami, hanno superato loro stesse e i timori di chi non osava e hanno scritto e pubblicato all’interno della collana della propria scuola Bentornati a Scuola, il libro di testo per gli studenti della scuola primaria.

Le due pioniere sono le maestre Elisabetta Corona e  Elisa Buzzi e noi le abbiamo incontrate.

Intervista alle maestre Elisabetta Corona e  Elisa Buzzi

Maestre Elisabetta Corona e Elisa Buzzi
Maestre Elisabetta Corona e Elisa Buzzi

Maestre, qual è il vantaggio di scrivere in prima persona il libro per i propri studenti?

Scrivere un libro di testo rappresenta una sfida che ci ha aiutate a crescere professionalmente, mettendoci in gioco e pensando ad una modalità di fare scuola che ci potesse aprire alla sperimentazione e al continuo confronto.

Il nostro augurio è quello di creare un ambiente (l’Istituto Comprensivo di Tuscania) dove sia possibile sperimentare e “creare cultura” così da essere resiliente verso gli alunni, le famiglie ed il paese tutto.

Il libro ideale a cui abbiamo pensato fin da subito non è un prodotto chiuso e finito, ma una sorta di filo rosso che possa legare diversi argomenti. Rappresenta per docenti e alunni un punto di riferimento e al tempo stesso un punto di partenza.

Non può essere esaustivo, pur contenendo le conoscenze fondamentali (quelle previste dalle ​Indicazioni nazionali​).

È un canovaccio che si scrive con e per gli studenti ed è un modo per comunicare con loro. È un contenitore di informazioni, processi, linguaggi, relazioni; una base modellabile, espandibile; una rete, una piattaforma, un processo di scrittura e di apprendimento.

Inoltre, rispetto al libro cartaceo, permetterà una serie di interazioni e conterrà espansioni costituite da contenuti digitali.

Aderire a quest’idea per noi ha significato credere nella possibilità di ‘scrivere’ assieme ai bambini una parte di quella conoscenza che si apprende nei libri e renderli attivi nella rielaborazione dei contenuti, superando la didattica trasmissiva.

E’ così possibile lavorare sulle competenze e non solo sull’acquisizione di conoscenze con una marcia in più: attualizzare i contenuti, con la trattazione di temi legati al territorio, alla sua storia e alle sue tradizioni, ma anche personalizzarli con temi legati ai bisogni di approfondimento della classe.

Quali elementi ha tenuto in considerazione scrivendolo il libro?

Abbiamo ritenuto opportuno elaborare percorsi didattici che, discostandosi dalla linea interpretativa del singolo libro di testo, offrissero approfondimenti più calibrati sui bisogni degli alunni, al contempo valorizzando la professione docente e la personalizzazione dei percorsi di apprendimento, sulla base delle specifiche del contesto in cui operiamo.

Abbiamo cercato così di superare il limite dei manuali scolastici, che spesso vanno bene per una parte della classe, ma che ovviamente non possono tener conto del contesto sociale e culturale in cui vengono utilizzati.

Perché i libri già pubblicati non soddisfavano le vostre esigenze?

Nello scorso anno scolastico abbiamo applicato, tra gli altri, il Metodo Venturelli coniugato con il metodo sillabico per l’apprendimento della letto-scrittura e il Metodo Analogico ideato da Camillo Bortolato per imparare i numeri e il calcolo.

Dato che il libro di testo per la classe prima proponeva differenti metodologie, a volte contrastanti con le linee seguite, lo scorso giugno abbiamo portato in Collegio dei docenti la proposta di adozione per la classe seconda di un testo  più aderente alle nostre esigenze; il Collegio non ha approvato la richiesta, così siamo ricorse alla facoltà (cfr. ​Nota protocollare MIUR n. 2581 del 9 aprile 2014), in virtù della libertà di insegnamento, di adottare un libro autoprodotto in sostituzione dei volumi delle case editrici, in formato sia cartaceo che digitale (art. 6, c. 1, legge n. 128/2013​).

Cosa le è piaciuto del progetto Gutenberg?

Grazie alla collaborazione tra il nostro Istituto Comprensivo e il Gruppo Editoriale Currenti Calamo, Ente di formazione accreditato Ministero dell’Istruzione, Ministero dell’Università e della Ricerca, abbiamo potuto realizzare il testo didattico autoprodotto e ci è stato possibile fornire alle famiglie un manuale economicamente accessibile e funzionale all’apprendimento.

Con il Progetto Gutenberg abbiamo potuto promuovere la progettazione e la sperimentazione di un percorso formativo centrato sulle competenze, favorire comportamenti proattivi, introdurre gli alunni all’uso del Digitale, motivarli utilizzando una molteplicità di linguaggi, attualizzare i contenuti con la trattazione di temi legati al territorio e alla realtà che li circonda, nonché promuovere un approccio metodologico dell’insegnamento di tipo laboratoriale, che metta al centro dell’attenzione il bambino.

Un ringraziamento particolare va alla nostra Dirigente Scolastica, Prof.ssa Paola Adami, che ci ha sempre sostenute, consigliate ed accompagnate in questo impegnativo ed entusiasmante percorso.

 

 

Agrario Pavoncelli Cerignola: libri alla portata di tutte le famiglie

 

Eccellenza e primati per la scuola IC Ridolfi di Tuscania

 

Pio Mirra, DS Pavoncelli Cerignola: come noi sempre più scuole pubblicano i propri libri

 

La scuola pugliese che pubblica i suoi libri di testo e fa risparmiare le famiglie

 

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=NKrGFOrjEu8?feature=oembed&w=640&h=360]

 




Tutte le risposte sui concorsi scuola

Che ne sarà dei precari del mondo scuola?
Come si svolgeranno i concorsi per la scuola?
Quando?

Da mesi docenti, abilitati e precari di ogni tipo seguono le notizie più svariate nella vana speranza di capire quali saranno le posizioni definitive del governo:

  • ci sarà il concorso?
  • Quando?
  • Quali saranno le prove?
  • Entro quando si dovranno conoscere i risultati?
  • E gli abilitati?
  • L’anno scolastico 2021/2022 come sarà organizzato?

Finalmente abbiamo le prime risposte decisive.

Il neo approvato decreto sostegni bis del governo Draghi, affronta le misure semplificate per i precari,  regolarizza i concorsi per l’insegnamento e le misure sul precariato scuola.

Lunedì 24 maggio alle h 18,00 sul canale YouTube BetapressTV, Chiara Sparacio intervisterà  l’avv. Maurizio Danza.

L’avv. Danza, Prof. Diritto dell’istruzione e Ricerca Internazionale Università Isfoa, spiegherà il decreto sostegni bis e risponderà alle domande del pubblico.

Per essere sicuri di non perdere la diretta, è possibile impostare il pro memoria

 

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=DuS6JzlV86c?feature=oembed&w=640&h=360]

 

Concorso a Cattedra, ridicolmente infernale…

 

 

 




Lasciar seccare i fichi

Quasi alla fine del suo viaggio, poco prima di rientrare a Gerusalemme,

Mentre usciva dalla Betania assieme ai suoi discepoli e al suo stuolo di seguaci,

Gesù ebbe fame.

Vide in lontananza un fico molto bello e rigoglioso e gli si avvicinò

ma il fico aveva solo foglie e nessun frutto perché non era stagione.

Così Gesù lo fece seccare fino alle radici.

Non c’è bisogno di ripassare ogni mese il catechismo dei fanciulli per aspettarsi da Gesù una fine differente 

qualcosa tipo “Gesù allora guardò il fico e lo fece fruttare”

insomma di quelle cose tipo la moltiplicazione dei pani e dei pesci e la trasformazione dell’acqua in vino che lasciano contenti tutti.

Ecco roba così.

Invece no.

Invece Gesù fa seccare il fico.

Il fatto è che questa storia racconta qualcosa in più.

Questa storia ci parla delle nostre relazioni.

Alle volte ci troviamo ad aver costruito delle relazioni 

Sentimentali,

Lavorative,

Amicali

sulle quali abbiamo speso tempo ed energia 

e abbiamo fatto bene perché questa relazioni sono diventate una bella pianta 

alta, vigorosa e piena di foglie.

In molti casi, questa relazione ha anche portato frutti e sfamato passanti nel periodo di produzione.

Poi però la stagione è cambiata.

La relazione è rimasta apparentemente florida ma è sterile.

E, per questo, deve seccare.

Il fatto che chi fa seccare il fico sia un personaggio, un maestro che si è sempre distinto per la sua bontà,

ci fa capire che tutto quello che c’era da tentare era stato tentato:

non era più stagione di fichi e non lo sarebbe mai più stato.

Quel fico sulla strada avrebbe solo ingannato i viaggiatori e non avrebbe dato loro nulla di buono se non l’illusione.

Il fatto che sia stato Gesù a farlo seccare, ci dà la certezza che non c’era più nulla da fare.

—————

La stessa cosa succede a noi.

Ci sono delle relazioni che hanno portato frutti e gioie ma, passata la loro stagione, devono morire.

Si fa di tutto per salvarle, si aspetta tutto il tempo dovuto

ma poi bisogna mollare perché il fico deve seccare.

Non succede a tutte le relazioni, alcune continuano a fare frutti.

Forse hanno avuto un terreno migliore,

forse sono state curate meglio 

forse l’esposizione al sole e la protezione dal vento

forse solo la natura.

Alcune relazioni vanno chiuse per il bene di tutti.

L’accanimento nell’illusione non porta alla santità.

Solo ciò che porta frutto deve rimanere vivo.

L’unico modo che abbiamo per migliorare e portare nuovi frutti è chiudere in pace vecchie relazioni e iniziarne di nuove.




Igor Sibaldi: i libri per i contenuti e gli eventi per la magia

Lui è Igor Sibaldi ed incuriosisce e interessa molte persone appassionate di filosofia e psicologia (nel suo senso originario di argomentazione sull’anima).

È un autore molto generoso: chi cercherà la sua bibliografia vedrà come questa appaia vasta e apparentemente variegata.

Ogni tanto partecipo a un suo evento e leggo qualche suo libro.

Leggo i suoi libri perché mi piace curiosare tra le sue teorie e le sue prospettive.

Partecipo agli eventi con lui perché mi piace quello che mi accade quando vado.

Quando viaggio per raggiungere la città di un suo evento mi capitano sempre cose affascinanti: conosco qualcuno di interessante, rivedo amici o ne incontro di nuovi.

In definitiva potrei dire che leggo i libri di Sibaldi per i contenuti e partecipo agli eventi per la magia.

Quando partecipo agli eventi, ne approfitto per fargli qualche domanda; lui è sempre molto gentile e mi dedica del tempo nonostante la stanchezza; apprezzo la sua disponibilità.

Ecco cosa ho portato a casa dall’ultimo incontro durante il quale ha parlato di desideri.

Come si distinguono i desideri dai buoni propositi?

I desideri sono irrazionali, i buoni propositi possono essere costruiti dalla ragione. I desideri sono sempre una cosa di sensazione e di emozione.

Dedicarsi alla stesura e alla coltivazione dei desideri richiede anche disciplina: disciplina nello scriverli e nel leggere quotidianamente il proprio quaderno per esempio; di contro però uno dei tuoi temi preferiti è la disobbedienza.

Qual è la tua opinione sulla disciplina e a cosa serve?

Ammettiamo in questo momento che parliamo di disciplina nel senso di abituare sé stessi a fare una serie di cose nel tempo.

Intesa così sarebbe una sorta di addestramento… e io non la sento molto mia questa cosa.

Tutto quello che è ripetitivo – e la disciplina per forza di cose è ripetitiva – io la sento come insopportabile.

Intendo qualsiasi cosa ripetitiva come un girare in tondo invece di camminare e andare avanti.

In più, la disciplina intesa in questo senso, genera facilmente la nascita dell’Abitudine e, siccome è facile portare avanti le abitudini, io in linea di principio me ne tengo alla larga.

In generale, penso che la cosa più interessante sia avere la capacità di mollare tutto in qualsiasi istante, anche tutto quello che si è scoperto fino a questo punto.

Se ad un certo punto ti accorgi che tutto quello he hai scoperto fino ad adesso non funziona, molla tutto e fila via.

La disciplina invece in qualche modo vuol dire che tu hai deciso che quello che hai fatto fino ad adesso vale tanto da portarti al punto di abbonarti a determinati rituali quotidiani.

Nel corso della mia vita, quando ho seguito la disciplina ho sentito un senso di infelicità incredibile.

Mentre cercavo di portare avanti la mia intenzione, pensavo: “questo servirà” ma poi ho realizzato tra me e me: “se fa diventare così infelici a cosa serve?”

E allora ho smesso e quando ho smesso sono stato tutto a un tratto molto bene.

Piuttosto che la disciplina, io penso che sia molto utile la Procedura, intesa come preparazione ad una azione.

Per esempio, per fare un quadro, prima si preparano la tela, i pennelli, i colori… quindi si da inizio al processo creativo, altrimenti non viene bene.

La Procedura è utile: per fare una composizione, prima si compone la melodia e poi si fa l’orchestrazione.

La Procedura è un rapporto con la realtà e vuol dire avere un modo di andare avanti.

Capita che il gesto creativo della scrittura mostri all’autore degli aspetti molto più profondi di quanto in realtà non si aspettava, a te capita questo e, se sì, in che forma?

Mi capita ed è un sollievo quando capita.

Quando faccio una conferenza e capisco tutto quello che sto dicendo è una noia mortale e penso: “com’è andata male oggi che ho detto solo cose che sapevo già!”.

Quando scrivo qualcosa facendo un programma e annuncio: “in questo articolo parlerò di questo, questo e quest’altro” e obbedisco al programma, la sensazione che provo è di sconfitta.

La cosa bella per me è quando nello scrivere e nel parlare metto in moto qualcosa che mi meraviglia.

Di regola nelle mie conferenze preparo il 20% dei contenuti e il restante 80% viene da sé sul momento.

Il 20% noto è distribuito qua e là all’interno della mia esposizione e così, se ad un certo punto non so cosa dire mi appiglio a quello… ma capita di rado.

A dirla tutta, di solito il 20% neanche lo dico tutto…

Quando parlo non c’è un copione; in questo non sono un attore, sono più che altro un comico.

In che senso non sei un attore ma un comico?

L’attore deve sentirsi come un ferroviere alla guida di un treno: ha una rotaia davanti e deve portare il treno a quella velocità e su quella strada indicata dal regista.

E io non sono un attore; se mi trovo alla guida di un treno, se procedo e quello he mi aspetta è sempre uguale, io non sono io.

A volte mi capita ma rarissimamente; per lo più di volta in volta cambio tutta l’impostazione infatti se qualcuno del pubblico leggesse gli appunti delle mie conferenze, non riconoscerebbe ciò che ha ascoltato.

Questo capita anche sui libri

Quando rileggo i miei libri, poi capita che telefono all’editore e gli dico che lo rifacciamo da capo perché non va bene.

I miei libri hanno infatti diverse edizioni e diverse differenze tra loro.

Alcuni libri pubblicati di recente, per adesso sono rimasti uguali ma sarà così finché non li rileggerò.

Nel libro delle Epoche hai scritto che l’occidente è bloccato da un vuoto di futuro, è per questo che in questo momento l’arte è ferma?

Non solo l’arte, anche la filosofia perché è spaventata da una specie di tradimento.

All’inizio del ‘900 Tecnologia e Arte erano testa a testa: la cultura umanistica e l’arte producevano tante cose belle e interessanti. Ad un certo punto la tecnologia è partita in quarta e ha seminato la vecchia compagna.

Quando la tecnologia è arrivata alla costruzione della bomba atomica qualcosa è successo: la tecnologia ha surclassato troppo la cultura umanistica che è rimasta scioccata ed ha cominciato a fermarsi.

Ma perché la Cultura non ha reagito?

Immagina due compagni di classe che procedono più o meno testa a testa per tutto il periodo scolastico.

Una volta cresciuti, uno dei due si sposa con una americana, va in America,crea una azienda e diventa ricchissimo, poi fonda un’altra azienda ancora e poi viene eletto senatore.

L’altro amico intanto è rimasto in Italia nel negozio del papà e non riesce a competere più quasi neppure con sé stesso.

Non è che cresce per conto suo è come se fosse rimasto sconfitto e cresce meno perché il vecchio compagno lo ha surclassato.

La persona surclassata non la prende come una spinta per crescere di più ma abbandona.

E questo è quello che è successo tra la Scienza e l’Arte.

Vedi come la filosofia è diventata quasi totalmente storia della filosofia.

In età moderna ci sono rimasti ancora alcuni filosofi ma erano persone nate prima della guerra.

Finita quella generazione su questo versante non c’è più niente: l’arte sicuramente rimane indietro e si lamenta dicendo che c’è in giro tanta tecnologia e tanta tecnica ma mica è colpa di queste.

È come se ci fosse un diffuso sentimento di spavento che rientra nella sindrome della paura del futuro.

Una specie di intelligentia di struzzi che tengono la testa sotto la sabbia e stanno lì aspettando chissà che cosa.

… strano animale lo struzzo non trovi?

… Io con gli struzzi non ho mai avuto a che far personalmente però, descritti così, strani lo sembrano per davvero…

 

Riferimenti

Ecco alcuni riferimenti utili per partecipare a un incontro con Igor Sibaldi o acquistare un suo libro

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