Elezioni americane 2024: “Di vero dicono il venti per cento.”

A dirlo è il giornalista, scrittore ed esperto di comunicazione Alessandro Nardone, assurto a fama mondiale in occasione delle Presidenziali Americane del 2016.

“Il caso Alex Anderson”

Chi seguì le Elezioni Presidenziali americane otto anni fa, ricorderà certamente il giovane e rampante Alex Anderson che, accanto ai “giganti” Hillary Clinton e Donald Trump, correva per la nomination a Presidente degli Stati Uniti.

Caso volle che anche il protagonista del thriller fantapolitico a stelle e strisce “Il predestinato” di Alessandro Nardone si chiamasse così e che l’Autore, spinto dal desiderio di lanciare il suo romanzo sul mercato anglofono e di promuoverlo in modo originale e divertente, avesse avuto la brillante idea di offrire al suo avatar un’entusiasmante avventura nel mondo “reale”: una vera e propria campagna elettorale.

L’operazione, a dir poco geniale, aveva un altro ambizioso obiettivo: dimostrare al mondo intero la “craccabilità” del sistema dell’informazione. Di questo Nardone avrebbe dissertato nel suo libro “Orwell”, nel cui glossario digital dà delle “fake news” la seguente definizione:  “Contenuti falsi o parzialmente veri diffusi al fine di manipolare la pubblica opinione”.

Il sistema di dis-informazione

“Un tempo la notizia si poteva verificare in modo minuzioso.” Confessa Nardone. “Oggi invece, fare il giornalista è diventato difficilissimo: si è quotidianamente bombardati da una mole enorme di notizie, si viene pagati poco o niente, si ha pochissimo tempo per valutare se la notizia è vera o meno e comunque, in nome del numero dei clic, vince chi arriva per primo”.

E infatti ci vollero ben nove mesi prima che le istituzioni americane, i media e il grande pubblico si accorgessero che Alex Anderson – il cui nome è l’anagramma di Alessandro Nardone – era un “fake”. Proprio come le “fake news” nelle quali, se non stiamo attenti, rischiamo di imbatterci ogni giorno nel web e attraverso i canali tradizionali di informazione.

E veniamo alle Elezioni presidenziali USA 2024

Quanto di vero ci stanno raccontando i media riguardo alle presidenziali americane, previste per il 5 novembre prossimo? 

Non più del venti per cento. Quello che arriva alle nostre latitudini dai cosiddetti “mainstream”, è filtrato dalle lenti della partigianeria a senso unico contro Trump. Utilizzano la tecnica del “framing”, quindi o mentono spudoratamente, o utilizzano solo la parte della notizia che è funzionale alla loro narrazione. 

Qual è il tuo punto di vista su Donald Trump e su ciò che rappresenta, rispettivamente, per i “patrioti” conservatori e per i suoi detrattori?

Per i patrioti Trump è il baluardo che può “salvare l’occidente” dalla deriva woke. Per i suoi detrattori rappresenta il maggiore ostacolo. Tieni conto che, con la sua vittoria elettorale nel 2016, di fatto ha sancito la nascita di questo nuovo bipolarismo: a livello mondiale, quanto meno occidentale, non più destra – sinistra ma popolo contro establishment, patrioti contro globalisti. Chiaramente il ruolo di Trump, per chi come il sottoscritto è conservatore, rappresenta una grande speranza.

… Establishment che ingloba tutto: dai media alle multinazionali, alla sanità, al mondo dello showbusiness…

Comunque, tutti noi conservatori continuiamo a essere la maggioranza silenziosa, perché rappresentiamo quello che è la realtà nei fatti. Non il modello di società che questo insieme di interessi e di lobby vorrebbe costruire, ma un tessuto sociale che è fatto di famiglie, papà, mamme, figli, lavoratori che si rimboccano le maniche per far quadrare i conti. Persone che non vogliono sentirsi dire da nessuno se devono o possono pronunciare il termine “famiglia”; persone che non si vogliono sentire in colpa per il fatto di essere normali. Oggi, infatti, se non sei gay, trans o nero vieni accusato di essere l’archetipo dell’uomo bianco occidentale. E poi il patriarcato…  Tutte queste bestialità. Noi non vogliamo essere accusati di essere “razzisti” o “xenofobi” perché siamo per la difesa della sicurezza dei nostri confini. Non vogliamo essere considerati “fascisti” perché non la pensiamo come i radical chic di sinistra. Questo siamo noi e questo sono le persone che votano Trump negli Stati Uniti, Giorgia Meloni in Italia, Milei in Argentina. Difendiamo i nostri valori e il nostro modo di essere, molto semplicemente. 

Alessandro, vorrei un tuo bilancio sull’amministrazione Biden dal punto di vista politico (guerre, Afghanistan, Ucraina, Medio Oriente, Cina), economico (inflazione), sociale (immigrazione clandestina), culturale (educazione, istruzione).

Un disastro totale, per l’Occidente. Guerre: l’abbandono dell’Afghanistan. Quelle immagini parlano da sole. Una vergogna, un’onta che una potenza come gli Stati Uniti non cancellerà mai dai libri di storia. Ucraina: ricordiamoci le implicazioni di Hunter Biden, il figlio di Joe Biden, con Burisma… E come Biden abbia soffiato sul fuoco fino all’ultimo giorno, spingendo Putin ad attaccare, facendo il contrario di quello che avrebbe fatto Trump, che avrebbe invece messo Putin e Zelensky a un tavolo finché non si fossero messi d’accordo. Dal punto di vista economico c’è, a mio parere, una totale mancanza di strategia. Anche dal punto di vista culturale c’è decadenza totale. E qui mi riferisco all’ideologia gender, che dal mio punto di vista è veramente un qualcosa di criminale, perché fuorviano i bambini sin dalle scuole elementari con la pornografia e con l’idea che possano cambiare sesso anche senza il consenso dei genitori. Sono bestialità che faccio anche fatica a pronunciare, da papà. Un decadimento totale. Oggi, dopo soli tre anni e mezzo di Biden – che valgono per quanti disastri ha fatto per trent’anni – gli Stati Uniti sono una nazione in declino. Basta andare a farsi un giro a New York, a San Francisco, a Los Angeles, le grandi città amministrate dai democratici, per rendersi conto di quanto sto dicendo. È una nazione in declino.  

Se il bilancio “dem” è fortemente in rosso, quante probabilità ritieni ci siano, per i democratici delusi da Biden, di rivolgersi a Trump nella speranza che possa fare di meglio?

Molti democratici hanno già dichiarato che si tureranno il naso e voteranno per Trump. Gli Americani sono molto pragmatici: se tu chiedessi loro se stanno meglio adesso o quattro anni fa… Il problema è quello che si trascina da anni: i democratici non sono stati capaci o non hanno voluto creare le condizioni affinché emergesse qualche leader credibile. Oggi, se i candidati fossero Biden e Trump, molti democratici o voterebbero per Trump, o non andrebbero a votare e comunque favorirebbero Trump. 

Hai un’idea di quanti siano questi dem, in percentuale, rispetto al totale? 

La situazione attuale ricalca quella del 2016, con Hillary Clinton che era molto, molto impopolare anche presso il suo elettorato. Alcuni sostenitori di Bernie Sanders – avversario alle primarie a cui la Clinton ha scippato la candidatura – dichiaratamente hanno votato per Trump, e molti altri si sono astenuti. 

Qual è il programma politico di Trump in risposta all’evidente flop democratico e quali sono, a tuo avviso, i suoi punti deboli e i suoi punti di forza?

Sicuramente Trump ha le idee molto chiare perché è già stato alla Casa Bianca. Dal punto di vista economico, sicuramente il punto di forza è quello di rimuovere le follie e i fanatismi woke, che in questo caso si traducono in fanatismo green. Anche dal punto di vista energetico, quindi, il ritorno ai combustibili fossili. E poi, un’economia che punti a riportare le aziende negli Stati Uniti e a scoraggiarle dall’”esternalizzare”, come aveva già fatto nel suo primo mandato. In questo modo si avvantaggia chi investe e produce negli Stati Uniti, creando ricchezza e posti di lavoro. E ancora, la ripresa del discorso dei dazi con la Cina. Biden quando è arrivato lo ha criticato, ma non li ha rimossi: vuol dire che anche su questo Trump aveva ragione. Continuare quindi sull’America First. Il punto debole, paradossalmente, è anche il punto di forza: la tentazione di un eccessivo isolazionismo. Ma Trump è un uomo d’affari e io credo che saprà coniugare l’America First con una dimensione internazionale, che gli Stati Uniti dovranno continuare ad avere da protagonisti. 

Cos’è l’“Ideologia Woke” fiorita nel periodo democratico e perché, a tuo avviso, non sta funzionando?

L’ideologia Woke è un insieme di dettami che partono dall’assunto del pensiero unico, il “politicamente corretto”: una sostanziale dittatura delle minoranze –  lgbt, razziali  – che applicano una sorta di razzismo al contrario, utilizzando anche la “cancel culture”. Come la cancellazione della storia da parte dei regimi totalitari, ad esempio. I fautori dell’ideologia woke, che troviamo anche nelle Università di Harvard e di Yale, ritengono tutto quello che deriva dalla cultura occidentale dal Rinascimento in poi, il Male. Estremizzo per chiarire e sintetizzare il concetto: la storia è fatta solo da bianchi che sottomettevano i neri e le donne e quindi è tutto “male”, tutto da cancellare. Harvard che cancella il corso sul Rinascimento, statue di Cristoforo Colombo abbattute… Insomma: tutta una serie di nefandezze che fanno parte dell’ideologia woke, di cui fa parte anche l’ideologia gender. Dal mio punto di vista è quest’ideologia a rappresentare il male, ciò che oggi sta portando al declino gli Stati Uniti. Ideologia che si traduce in negativo anche dal punto di vista economico: ad esempio i criteri di sostenibilità energetica e ambientale… Il falso mito della sostenibilità che introduce dei criteri assolutamente inattuabili per aziende “normali”, che magari sono costrette a chiudere perché non si possono adeguare. Alla fine a essere favorite sono sempre le multinazionali. È una partita di giro.

Quali scenari prevedi, negli States, nel caso in cui venga eletto presidente un democratico che dovesse rendersi, ancora una volta, portavoce delle summenzionate culture e ideologie?

Negli Stati Uniti si potrebbe arrivare anche alla guerra civile. Sì perché… Ribadisco, io sto facendo delle constatazioni oggettive, basta ascoltare un qualsiasi comizio di Biden, o anche leggere i suoi tweet, o quelli degli altri esponenti democratici. Accusano Trump per i suoi toni, però andiamo a vedere come parlano loro. Loro sono assolutamente divisivi. Dopo il trionfo di Trump in Iowa, Biden non ha parlato degli “elettori” repubblicani, ma degli “estremisti” repubblicani. E lui, attenzione, dovrebbe essere e parlare da Presidente di tutti. Quindi prevedo uno scenario, nel caso in cui dovessero affermarsi loro… Apocalittico. Per non parlare poi di tutto quello che potrebbe succedere nelle scuole, per via dell’ideologia gender…

Quali scenari potrebbero aprirsi, invece, per effetto dell’elezione di un presidente americano di fede repubblicana?

Di fede repubblicana ce ne sono diversi. Se vincesse Trump, rimetterebbe i valori tradizionali al centro del villaggio. Dal punto di vista geopolitico, gestirebbe il conflitto in Ucraina e quello in Medio Oriente aprendo i tavoli delle trattative. Fermo restando che questo sarebbe sicuramente più semplice con Putin e Zelensky, mentre invece Hamas sappiamo che è un’organizzazione terroristica, quindi… Lì sarebbe un po’ più complicato. 

Parliamo un po’ di Robert Kennedy Junior. Aldilà dell’alto consenso trasversale di cui sembra godere, sia fra i globalisti democratici, sia fra i repubblicani conservatori, quali sono i suoi argomenti e fino a che punto possono far breccia nell’elettorato americano sia globalista, sia conservatore di oggi?

Beh, sicuramente la sua totale avversione al concetto di “guerra”. C’è un passaggio molto bello di un suo discorso che è diventato virale online, in cui dice: “Abbiamo imparato a utilizzare la parola ‘guerra’ in tutti i frangenti: la guerra all’immigrazione, la guerra al virus, la guerra all’inquinamento…” Kennedy ha puntato molto su una pacificazione tra i due elettorati: questo è un tema che può fare presa su entrambi i gruppi, soprattutto sulle persone che sono stanche di questo clima da guerra civile permanente, che da qualche anno a questa parte si vive negli Stati Uniti. In questi ultimi anni, infatti, abbiamo acquisito la forma mentis che ci ha indotto il web. La “polarizzazione”, il fenomeno che caratterizza il nostro tempo, ci induce a considerare chi la pensa diversamente da noi non come qualcuno che ha idee differenti dalle nostre, ma un nemico vero e proprio. Così, ci si allontana sempre di più e ci si capisce sempre di meno. I media mainstream, infatti, parlano di un certo argomento utilizzando una determinata linea. Si stabilisce quindi un frame, una cornice, entro la quale discutere di quel dato argomento. Ed ecco che chiunque esca da quel frame viene aggettivato come “anti sistema”, “omofobo”, “fascista”, eccetera.

Quali sarebbero le sfide che oggi dovrebbe affrontare il personaggio digitale “Alex Anderson”, rispetto alla sua corsa elettorale del 2016? Il sistema dell’informazione è ancora altrettanto craccabile, riguardo all’infiltrazione e alla conseguente diffusione di fake news o qualcosa è cambiato da allora?

Hai sollevato una questione grandissima. La sua candidatura sarebbe irripetibile, come nel 2016. La sfida dell’informazione si è fatta ancora più difficile perché in questi anni abbiamo capito – e il resto dell’intervista in parte lo testimonia – che i veri conduttori di fake news alla fine sono i media tradizionali, non gli pseudo “complottisti”. Quelli sono in certi casi gli “utili idioti” che servono ai media mainstream. Quindi, la vera sfida che si gioca è quella dell’informazione e della comunicazione. 

Quindi in Europa ci arriverebbero delle notizie vere al 20%?

Quando va bene! Questo te lo firmo e te lo sottoscrivo.

Che frecce avrebbe al suo arco Alex Anderson e come convincerebbe i sostenitori di Trump a votare per lui, anziché riconfermare la loro fiducia all’Autore del motto: “Make America Great Again”? 

Sicuramente l’età. Una maggiore contemporaneità e consapevolezza di quelle che sono le necessità delle nuove generazioni, e anche una maggiore garanzia di proiettare gli Stati Uniti nel futuro. Questo potrebbe essere il suo valore competitivo. Con tutto il rispetto per Trump e per la sua agenda, Alex si proporrebbe come un’alternativa più nuova e anche scevra da quello che è il carico da novanta che, nel bene o nel male, si porta sulle spalle Trump. 

C’è qualcosa che vorresti aggiungere, a conclusione di questa nostra bella chiacchierata?

Alla fine, secondo me, il trait d’union di tutto è la coerenza. La coerenza e il rispetto per le idee altrui, sono due elementi che mancano sempre di più nel dibattito pubblico. E questo non avviene a caso, ma perché qualcuno lo vuole… Del resto, ce l’hanno insegnato i romani con “Dividi et impera”…  Dal mio punto di vista, invece, sono molte di più le cose che uniscono gli esseri umani. Se facessimo delle domande tipo: “Sei d’accordo sul fatto che tutti dovremmo vivere nel benessere? … Sul fatto che non ci dovrebbero essere guerre? … Sul fatto che le nostre città dovrebbero essere sicure? … Che la sanità dovrebbe funzionare?” Chi ti potrebbe dire di no? Nessuno. Dipende anche da come le poni, le questioni. Poi, alla fine, si torna sempre lì. È per questo che io insisto sul fatto dell’importanza dell’informazione e della comunicazione. Perché sono loro, alla fine, a determinare il corso della storia.”

 




“I Numeri del Successo” con Massimo Tonci

Galeotto fu il “Corso …

… di Fuffologia”, come lo definisce Massimo. In realtà, di quell’avventura formativa a me rimane soltanto il ricordo di un incontro con il mio “Traghettatore”.

Quel mattino di marzo – o aprile – del 2016 mi ero svegliata con l’idea di cambiare casa, città, nazione. A distanza di cinque anni, ancora non conosco il motivo della mia strana, improvvisa scelta.

Sta di fatto che, da quel momento, ogni mio pensiero e ogni mia azione avevano un unico, ambizioso traguardo: andare a vivere altrove e ricominciare la mia vita da capo.

Mi fu subito chiaro che un Viaggio dell’Eroe stava incominciando. La meta mi era chiara: dovevo individuare le risorse necessarie per rispondere a quella misteriosa Chiamata.

Così ne parlai con Carmen, la mia bionda compagna di corso. Lei non ebbe un secondo di esitazione: sapeva esattamente chi avrebbe potuto aiutarmi. Di lì a pochi istanti mi presentò il suo fidanzato: Massimo Tonci.

Quell’incontro fu, di fatto, il mio primo appuntamento col Destino dopo tanto, troppo tempo.

 

Una lista di (buone) azioni.

Non c’è nulla di più rassicurante, in tempi di grande cambiamento, di una “To do list”: un elenco di azioni in ordine di priorità, dalla più grande alla più piccola, quando il tempo e lo spazio – illusorie dimensioni – si fanno particolarmente”densi”.

Carmen aveva ragione: Max era lo sherpa ideale per accompagnarmi, oltre il Ticino, nella mia terra promessa.

Ne è passata di acqua, dalla nostra “ultima cena”: proprio alla vigilia del periodo più sfidante della nostra storia, avevo condiviso il Progetto di Ondina con Carmen e Max. E mentre noi donne facevamo aperitivo a base di finger food e Bollicine D.O.C., Massimo gestiva con maestria il cibo, la cucina e le tempistiche di preparazione.

Vi confermo quindi che, oltre a essere un ottimo Coach, Max è anche un cuoco sopraffino.

Ma  torniamo ai nostri giorni.

 

Dammi il tuo Piano, che lo faccio a pezzi!

Per Max, quella del “Coach” è una vera e propria vocazione.

Significa osservare quello che il cliente fa già bene, offrendogli utili spunti per migliorare radicalmente la sua performance.

La Mission Possible di Max è rendere le cose semplici. Questo è il suo Brand … il suo punto di forza!

La semplicità, per lui, è il traguardo di un processo che mira all’eccellenza.

Ed ecco come fa: prende il tuo piano, lo smonta in piccoli pezzi … Poi li rimette insieme in modo ottimale per farlo funzionare a dovere.

Ed ecco il piano dettagliato che ha tutti i numeri per vincere: tiene conto di quello che farai quando avrai raggiunto la tua vetta e delle azioni da compiere ogni giorno con costanza, durante la scalata verso il successo. L’importante è che tu sia disposto a pagarne il prezzo.

 

I miei primi Mille …

Capita a tutti, prima o poi, di ricevere la fatidica “Chiamata” e anche Max ha avuto la sua.

Da fabbricante di F24, in veste di Commercialista, dava i numeri a chi glieli chiedeva.

Un giorno, però, si è accorto di essere stanco di presentare ai suoi clienti solo conti da pagare.

Con un piano dettagliato per aiutare mille imprenditori, Max è partito alla conquista del suo ruolo di Coach*.

Oggi, vicino all’ambizioso traguardo, già pensa al suo prossimo Viaggio.

Il suo cavallo di battaglia è “K.I.S.S.”, che non sta per bacio, né per l’omonima rock band: è l’acronimo di “Keep It Stupid Simple”, ovvero “Rimani nello stupidamente semplice” (traduzione letterale che non rende il significato originale, ma tant’è).

*Ponendo domande intelligenti, mirate, “giuste”, Massimo stimola i suoi coachée a trovare le loro Risposte!

Sommario

Nel corso della nostra chiacchierata abbiamo toccato argomenti interessanti come:

  • le parole come fonti di pensieri e convinzioni limitanti;
  • l’abbondanza di informazioni e tecnologia, e l’utilità di un coach che ci aiuti a focalizzarci su ciò che è davvero importante per noi;
  • l’importanza di imparare a governare e “leggere” i numeri, per gestire la crescita della nostra attività;
  • il denaro come energia allo stato puro, mezzo neutro per raggiungere i nostri obiettivi, lente di ingrandimento che enfatizza le qualità (buone o meno buone) di chi lo possiede;
  • il “problema” che blocca ed è causa di mancanza di conoscenza;
  • il “problema” che rallenta la nostra corsa e rappresenta una sfida evolutiva;
  • i bias cognitivi: le scorciatoie compiute dal nostro cervello per arrivare a conclusioni molto spesso fuorvianti;
  • il sistema di attivazione reticolare;
  • l’importanza delle convinzioni nel determinare la nostra percezione della realtà: “Se torturi i numeri abbastanza a lungo, confesseranno qualsiasi cosa”;
  • lo story telling profetico;
  • l’importanza dell’acquisizione di un mindset funzionale alla crescita, anche e soprattutto nei periodi di “crisi”;
  • l’importanza di riconoscere e perdonarsi gli errori compiuti (dopotutto, siamo umani!): solo così potremo smettere di preoccuparci, per cominciare ad occuparci delle cose;
  • l’utilità di non disperdere le energie lottando contro qualcosa o qualcuno: molto meglio focalizzarsi sulla creazione di qualcosa di nuovo e di meraviglioso (l’aggiunta è mia, non ho resistito);
  • i periodi bui li attraversiamo tutti, prima o poi: ma se siamo supportati da buoni amici e amati da persone a noi care, con un po’ di fortuna ci possiamo riprendere!
  • l’importanza di leggere le biografie di chi non ce l’ha fatta: è da loro che possiamo apprendere gli errori da evitare. D’altra parte, è impossibile replicare il contesto storico, geografico ed economico dell’uno su mille che ce l’ha fatta (per non parlare del fattore C…);
  • un più saggio uso del tempo;
  • l’importanza della perseveranza ancor più che dell’intelligenza, nel fare di noi persone di successo;
  • la saggezza del rinunciare ad avere ragione, pur di stare bene.

Per ora è tutto, Eroi.

L’intervista in video su Tele Ondina è qui.

La versione in podcast su Radio Ondina è qui.

Alla prossima avventura!

LOve,

la vostra Ondina Wavelet (JL)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 




STRATEGIA GLOBALE E LA CRESCITA DIGITALE

 

 

Il progetto nazionale dell’agenda digitale è entrato a far parte dei grandi progetti per crescita

dell’occupazione, della qualità della vita, di una presa di coscienza generazionale e democratica. Se poniamo al centro del progetto cittadini, imprese e il concetto di una vera innovazione tecnologica possiamo ritenere la strada del digitale  un investimento pubblico

che coincide immediatamente con una riforma strutturale del Paese. A partire da questo numero e per  prossimi necessari voglio focalizzare lo stato generale della digitalizzazione nella pubblica amministrazione e nei settori privati.

  • Le azioni per una crescita digitale
  • Sistema Pubblico
  • Sicurezza
  • Consolidamento data center e cloud computing
  • Servizio Pubblico d’Identità Digitale (SPID)
  • Anagrafe
  • Pagamenti elettronici
  • Fatturazione elettronica PA
  • Fatturazione B2B
  • Open Data
  • Sanità digitale
  • Scuola Digitale
  • Giustizia Digitale
  • La casa del cittadino
  • Le competenze digitali
  • Smart City

 

In questa parte affronteremo con Voi i seguenti argomenti:

  • Le azioni per una crescita digitale
  • Sistema Pubblico
  • Sicurezza
  • Consolidamento data center e cloud computing

 

Nel settore privato è necessaria una strategia territoriale sulla ricerca, l’innovazione e la competitività del sistema produttivo. In quest’ottica, deve realizzarsi una piena sinergia con le  strategie pubbliche in essere, sia di pertinenza del governo nazionale sia di competenza regionale, che delle amministrazioni locali. Una massima attenzione alle esigenze di modernizzazione e sviluppo digitale di cittadini e imprese italiane, utilizzando il settore pubblico come elemento catalizzatore.

Una buona soluzione potrebbe essere quella di dare più potere all’agID( Agenzia per l’Italia digitale) e utilizzarla per il  coordinamento di tutti gli interventi di trasformazione digitale e l’avvio di un percorso di centralizzazione della programmazione della digitalizzazione del Sistema. Diventa di vitale importanza la diffusione di cultura digitale e lo sviluppo di competenze digitali in imprese e cittadini, la modernizzazione della pubblica amministrazione partendo dai processi, superando la logica delle regole tecniche e delle linee guida e puntando alla centralità dell’esperienza e bisogno dell’utenza. E’ importante un sistema dinamico che abbia la capacità di adattarsi agli scenari sia nazionali che europei.

E’ una questione di PIL !!!

Il mercato del digitale viene indicato come una delle più accreditate ricette anticrisi sia in Italia che in Europa, parliamo addirittura di un valore pari al 3% del Pil/anno, perciò le risorse pubbliche devono servire per promuovere la trasformazione digitale delle imprese italiane e sviluppare le competenze dei cittadini, infatti tutti gli addetti ai lavori sia privati che istituzionali parlano di “crescita digitale” che potrà essere concretizzata da una veloce logica di switch-off del tradizionale. In particolare la pubblica amministrazione dovrà puntare sui seguenti elementi.

  • Determinando il progressivo switch off dell’opzione analogica per la fruizione dei servizi pubblici
  • Progettando la digitalizzazione della pubblica amministrazione in un’ottica centrata sull’utente
  • Coordinando e mettendo a sistema le diverse azioni avviate da tutte amministrazioni pubbliche
  • Garantendo crescita economica e sociale, attraverso lo sviluppo di competenze nelle imprese e di diffusione di cultura digitale fra i cittadini
  • Creando nuova domanda capace di generare offerta innovativa e qualificata
  • Coordinando in materia unitaria la programmazione e gli investimenti in innovazione digitale e ICT

Un altro elemento importante la diffusione è l’utilizzo dei servizi in rete . In Italia la fascia media degli utilizzatori comprende una età dai 16 ai 24 anni che per la verità si differenzia di circa 10 punti rispetto alla media europea.

Le recenti statistiche, sempre col beneficio degli ultimi aggiornamenti, dal 2011  l’utilizzo di Internet per la ricerca di informazioni sanitarie è cresciuto dal 45% al 60%, così come l’utilizzo del web per leggere informazioni, giornali e riviste è passato dal 50% al 60% nell’ultimo periodo del 2015. Allo stesso tempo, sono cresciuti sensibilmente i servizi finanziari, assicurativi e gli acquisti di bei e servizi. Le relazioni online con la PubblicaAmministrazione, sono il pagamento delle tasse (30%), l’iscrizione a scuole superiori o all’università (25%).

Qual è il grado di soddisfazione dei servizi on-line?

82% di utenti molto o abbastanza soddisfatti

73% rispetto alle pratiche sanitarie  a quelle anagrafiche

I servizi più diffusi tramite internet sono:

  • la gestione dei certificati medici
  • dai servizi per il lavoro
  • posta elettronica certificata
  • gare d’appalto al 18%
  • fatturazione elettronica

Un altro elemento che caratterizza il processo di digitalizzazione è la razionalizzazione

del patrimonio ICT,consolidamento data center e cloud computing, questo perché il processo di digitalizzazione  deve essere sempre accompagnato da una razionalizzazione del suo patrimonio ICT attraverso standardizzazione ed ottimizzazione delle applicazioni, partendo da un’analisi dell’esistente.La straordinaria portata innovativa del cloud computing ha completamente scardinato le modalità di approccio alle architetture IT, rendendo ineludibile, anche per le PA, un percorso conseguente per la trasformazione delle proprie infrastrutture.

Parlare di internet e della diffusione dei servizi ad esso collegato non possiamo prescindere dalla sicurezza dei dati pubblici e personali anche perch i veri rischi di interconnessioni dove  le nuove esigenze e le innovazioni tecnologiche sfuggono sempre di più alla regolamentazione sulla privacy e alla sicurezza delle informazioni e cresce,infatti,sempre di più l’appetito dei criminali informatici. Proviamo a considerare le città dei prossimi 20 anni dove i cittadini useranno internet come strumento comune da cui reperire le informazioni dalle più semplici  alle più complesse che il più delle volte invadono anche la sfera privata. Quale sarà il grado di sicurezza su cui ognuno potrà contare nello svolgimento delle attività quotidiane come ad esempio gli acquisti on-line, l’uso dei social, il dialogo con la Pubblica Amministrazione. I futuri cittadini saranno sempre più informatizzati,automatizzati e sempre più connessi e passeggiando per le strade cittadine e quindi in luoghi comuni, comunicheranno con la propria banca,assicuratore,ospedale,attiverà e controllerà a distanza l’allarme della propria abitazione, tutte leccornie  per ladri di identità,furti telematici,ladri di abitazioni private. Tutto ciò significa che decine di miliardi di informazioni viaggeranno nella rete in micro secondi e quindi i custodi dei cosiddetti big data dovranno sempre di più sviluppare controlli e tecnologie per la protezione dagli attacchi informatici sviluppando in termini di efficacia e rilevamenti di controllo . Abbiamo parlato di tecnologie e sicurezza e un riferimento privilegiato va agli Open data  grazie ai quali che per una volontà generalizzata stanno diventando sempre più trasparenti nell’intercomunicazione con i cittadini e non di meno verso la Pubblica Amministrazione  per interconnettere verso i servizi. Con questi scenari bisogna riconoscere che sempre di più dovremo affrontare difficoltà molto complesse anche perché, in primo luogo,mancano ancora criteri condivisi di standardazione  nella gestione delle informazioni e in tale senso è auspicabile o meglio necessario un confronto sia all’interno delle organizzazioni pubbliche  senza trascurare il confronto tra queste  e le aziende. Pertanto a conclusione di questa prima analisi  possiamo considerare la tematica smart cities e Big data il vero obbiettivo tanto per il settore pubblico  che per le le aziende che sviluppano servizi sia per il pubblico che per il privato accomunati  nel compito di individuare e realizzare tecnologie  a sostegno del miglioramento della qualità della vita dei cittadini vista come bene assoluto di una società libera e democratica.

La società digitale è un processo irreversibile e quali rischi personali?

Innanzitutto bisogna riflettere sugli ultimi sondaggi sui livelli di consapevolezza sulla sicurezza maturata da parte delle persone e delle aziende. Per quanto riguarda le persone basti pensare all’elevato numero di denunce per truffe telematiche che dagli ultimi dati si posiziona su un incremento dell’8% anno. Volendo, invece, fare un focus sulle aziende, dagli ultimi dati  di ricerca è evidente una minore sensibilità nei confronti della sicurezza informatica da parte dell’Italia rispetto a molti paesi europei, per non parlare poi del divario che è stato riscontrato tra le aziende europee rispetto a quelle di oltre oceano. A seguito è riportato un estratto della ricerca riguardante i livelli di consapevolezza  in generale e del controllo dei rischi informatici e il relativo confronto con l’Europa anche per quanto riguarda le minacce informatiche.

I numerosi sondaggi e attente analisi non risolvono  i problemi ma sicuramente sono serviti ad accendere importanti riflettori sugli obiettivi presenti e futuri. Abbiamo capito, per esempio, che si sta affermando sempre di più un nuovo mestiere    in tutto il mondo: l’ hacker. Tutto ciò, sommato ad una sempre più auspicabile consapevolezza dei livelli di pericoli, richiederà alle  alle persone di ripensare il proprio modello di vita e principalmente alle aziende  di riformulare le proprie strategie organizzative e di business.

Quali sono i focus su cui indirizzare i livelli di consapevolezza di sicurezza informatica?

Al di là  delle componenti strutturali  in cima alla classifica ci sono i trend tecnologici  come i tablet e smartphone che stanno costituendo i fondamentali della rivoluzione digitale con cui le persone interagiscono. Un’altra rivoluzione tecnologica  è la tecnologia Cloud che in termini quantitativi possiamo affermare che c’è stata una esplosione negli ultimi tre anni e inoltre sta determinando una profonda trasformazione nel modello economico di buona percentuale di imprese, pertanto l’evoluzione verso le infrastrutture porterà crescita e guadagni a chi saprà utilizzare al meglio le informazioni in termini di sicurezza e contenimento dei costi.  Un settore che è fortemente legato ai livelli di sicurezza è l’e-commerce, è sempre più in crescita l’integrazione tra il consumatore digitale interattivo  e le aziende  che effettuano la vendita virtuale multicanale. L’insieme di tutti questi processi sta sviluppando ambiti verticali che sempre di più si integrano tra loro all’interno di strutture come la Smart City per costituire ,poi, scelte fondamentali per la digitalizzazione dell’Italia e Europa.

 

Parliamo ancora di competenza e formazione

Un mondo digitale chiede sempre più spesso riferimenti sicuri, consulenza sulle scelte tecnologiche  e una formazione che ci faccia stare a passo con l’evoluzione. A questo proposito le aziende sono sempre più chiamate a dare una consulenza qualificata, offrire qualcosa che vada oltre  la semplice vendita di servizi tecnologici e quindi una competenza  su nozioni di economia, finanza, analisi aziendali ecc….. I manager più attenti sanno che in un mercato in continua trasformazione cambia il modo di approccio con i propri interlocutori e che non basta più vendere tecnologia ma è necessario fornire un servizio a 360°. Inoltre questa  rapida evoluzione del cambiamento tecnologico unita al processo di globalizzazione hanno comportato una profonda trasformazione nella raccolta, nell’utilizzo e nel trasferimento dei dati personali. Il sistema sempre più universale dei flussi dei dati, delle modalità di raccolta, del trasferimento e dello scambio delle informazioni personali , le grandi quantità di dati trasferiti a livello globale in un solo secondo nonché lo sviluppo dei servizi multimediali,  richiede anche una importante  revisione e condivisione delle   regole che risultano desuete e non adatte alle nuove forme di comunicazione. In particolare, i servizi  che consentono agli utenti l’accesso alle risorse informatiche di terzi senza l’archiviazione presso il sito locale, pongono nuove sfide per le autorità preposte alla tutela dei dati, in considerazione dei flussi informativi in tempo reale da una zona territoriale di competenza all’altra, anche al di fuori dell’Ue. Le regole per la tutela dei dati dovranno essere aggiornate per  progressi tecnologici sconfinati e a volte incontrollabili.

Che significa parlare di sicurezza

Una classificazione della sicurezza informatica è possibile nella misura in cui vengono stabiliti gli indicatori fondamentali  del livello di sicurezza che vengono  attribuiti dalle normative  in ambito nazionale, europee e internazionali, classificando le informazioni e i documenti  che siano analogici o digitali a secondo della  importanza dell’informazione stessa. La classificazione della sicurezza informatica e delle informazioni in generale seguono il criterio  della gravità del danno che la rivelazione non autorizzata della stessa causerebbe alla sicurezza personale inteso come persona fisica  e aziendale inteso come attacco alle informazioni primarie per il proprio core business.

Quali sono le azioni principali  per definire dei buoni livelli di sicurezza

  • profilare l’accesso a una determinata informazione per i soli soggetti che abbiano necessità di conoscerla nell’esercizio delle proprie funzioni
  •  predisporre un sistema di controllo  che assicuri la limitazione dell’accesso. Il sistema di controllo dovrà essere proporzionato alla rilevanza dell’interesse tutelato, e quindi tanto più incisive quanto più si sale di livello da riservato a segretissimo
  • qualificare le informazioni  indicando l’identità certa di chi ha prodotto l’informazione o il documento e la rispettiva appartenenza

Attacchi Informatici: Cosa aspettarsi , Cosa temere, Possiamo difenderci?

Attacchi alla sicurezza informatica più diffusi: Codici maligni   48%  -Furti di informazioni da cellulari 45%  -Phishing 36%  -Hard ware 30%  -Software 24%  -Reti 24%  -Accessi per aggiornamenti non autorizzati 18%

Il ruolo della sicurezza nell’era di Internet

Le autostrade di internet sono affollatissime  e ricche di insidie ma anche fonti di servizi, pensiamo agli acquisti e ai pagamenti online. La fiducia verso i servizi Internet è in continuo crescente questo anche all’ introduzione della  Identità Digitale Sicura  e grazie a sempre più sofisticate tecnologie che aumentano il livello di sicurezza, sempre di più vengono utilizzati i servizi online offerti dalla Pubblica Amministrazione, dai privati , dallo sviluppo sempre più crescente dell’ e-commerce.  L’uso del  sistema sicuro di Identità Digitale consente e consentirà di contrastare in maniera molto efficace i fenomeni criminali e in particolare il Furto d’Identità quindi assisteremo sempre di più al richiesta di tutela della privacy e ad una riduzione di archivi che contengono dati personali, una standardizzazione e una  definizione  di un insieme di attributi relativi ad una entità sicura e protetta  con l’uso di credenziali che vengono utilizzati per poter accedere in modo sicuro ai sevizi (One Time Password,  Smart Card,  App di sicurezza , sistemi biometrici. Quanto detto dimostra che la situazione  è abbastanza preoccupante e che quindi la conoscenza dei tipi di attacco alla sicurezza dei dati personali  e la violazione della Identità Digitale  sono argomenti su cui riflettere e far riflettere.

Cosa stanno facendo gli atri paesi?

L’orientamento  tecnologico ed i regolamenti stessi prediligono soluzioni semplici e dirette, senza entrare nei dettagli tecnici sofisticati ma definendo schemi di processi che possano creare una sorta di ecosistema  per le autostrade  che percorrono quel globo chiamato Internet che mette al centro l’utente e quindi i cittadini fornendogli una sorta di “passaporto sicuro” per comunicare in modalità multimediale .  Quanto fin qui detto merita una riflessione sulla anagrafe digitale, sulla verifica della Identità Digitale, Tessera sanitaria e quindi sui  gestori di servizi che sono sia pubblici che privati sia nazionali che internazionali e quindi si ritorna ancora alla conclusione di sempre, di scelte sempre più condivise e sempre più globali. E’ logico che quando si vogliono adottare scelte condivise è importante adottare schemi di processi con un grande livello di flessibilità e standardizzazione di sistemi di autentificazione  che evolveranno anche sulla base di nuove tecnologie  sempre più sofisticate offerte dal mercato.

In Italia  cosa succede?

E’ stato  avviato un progetto Pilota aperto a tutte quelle società che vi vorranno partecipare sia in qualità di Gestori di Identità, sia di Gestori di Servizi.

Tutti i siti della Pubblica Amministrazione dovranno adeguarsi ai sistemi di Identificazione Elettronica previsti dall’art. 64 del Codice dell’Amministrazione Digitale.

 

Logiche politiche e di mercato

Con la promessa di dedicare un prossimo articolo che vada oltre questa sintesi, possiamo affermare, senza timore di smentita, che parlare di sicurezza significa anche una politica comunitaria più consapevole per confrontarsi con un business nascente che riguarda il furto di identità. E in atto  una crescente vendita al mercato nero  dii dati degli utenti, fornendo  al migliore offerente informazioni “sensibili” e personali con la compravendita su Internet dei dati rubati, nomi, indirizzi, email. Rubare un’identità è un business internazionale che interessa pirati informatici in ogni parte del mondo, francamente confesso un brivido di paura.

 

 

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