Ciao Papà, Buon Compleanno.

Mio Padre nacque il 29 dicembre 1935, in un periodo storico che riecheggiava di nazionalismi, imperi, guerre, colonialismo, è cresciuto durante una guerra e ha vissuto da adulto forse il periodo bello del nostro paese, il miracolo economico, la rinascita industriale dell’Italia, ha anche visto il momento degli anni di piombo, delle crisi petrolifere ed anche quest’ultima parte che raccoglie il declino sociale di un certo modo di vivere.

Oggi non c’è più, ci ha lasciato a maggio 2016, e nel suo ultimo sguardo che  mi lasciò in eredità c’era un Ciao grande come la storia da Lui vissuta, profondo come la vita da Lui affrontata, bello come il suo sorriso che non ha mai negato a nessuno.

Sapeva di dover morire, sapeva che erano i suoi ultimi giorni, e mentre continuava a mentire a mia mamma dicendole cosa avrebbero fatto durante la vicina estate, a me regalò quel Ciao che non era un addio ma un arrivederci.

Vivere degnamente morire con dignità, questa la storia di mio Padre durante questo secolo.

Ogni giorno qualcosa me lo ricorda, permettendo alla mia anima di molecolizzare il suo ricordo, assimilarlo fino in fondo, per rendere a mio Padre quel senso di eternità che la sua vita ha avuto per me.

Questi ultimi giorni hanno però riportato alla mia memoria, forse perché si avvicina il suo compleanno, forse perchè vedendo la scia di violenza che non smette di imbrigliare il mondo non riesco a non pensare a Lui,  un altro episodio legato al vivere con la mia famiglia, un episodio che pensavo perso nei mille e non più mille ricordi della mia infanzia.

Eravamo seduti a tavola, si parlava di petrolio, arabi e mio Padre disse più o meno questo: “Siamo tutti diversi, anche tra di Noi, nessuno è uguale a qualcun altro, ognuno ha i suoi pensieri, i suoi modi di vedere le cose, maschi contro femmine, adulti contro giovani, paese contro paese, sinistra contro destra, america contro russia, tutto il mondo è diverso, persino da se stesso. Ma una cosa è uguale per tutti, una cosa ci accomuna veramente, la diversità. E’ su quella che dovete costruire le relazioni, è la diversità che dovete usare per capire gli altri.”

Questa frase di mio Padre era nascosta tra i miei ricordi, ma devo dire che ho sempre utilizzato il significato di diversità per cercare di comprendere quello che accadeva intorno a me, siamo tutti diversi, chi predica l’uguaglianza a tutti i costi forse pecca di presunzione, perchè nel comprendere la diversità è veramente possibile convivere con gli altri.

Caro Papà, avevi ragione, non siamo tutti uguali, così poco uguali che siamo riusciti a creare anche un DIO differente a secondo degli usi e costumi (nel mondo ci sono circa 31.000 religioni), così poco uguali e così molto diversi che riusciamo solo a vedere il diverso da Noi.

Albert Einstein diceva che  la parola Dio non è niente di più che un’espressione e un prodotto dell’umana debolezza, e la Bibbia è una collezione di onorevoli ma primitive leggende, che a dire il vero sono piuttosto infantili. Nessuna interpretazione, non importa quanto sottile, può farmi cambiare idea su questo.

Eppure Papà Tu eri religioso, credevi in DIO che diceva che siamo stati tutti creati a sua immagine, ma eri convinto che solo nella diversità avremmo trovato i perché della convivenza tra le persone.

Sai Papà vorrei poter trovare negli altri quel momento di infinito che ho letto nei tuoi occhi quando mi hai salutato per l’ultima volta, non l’avevo mai visto, sapevo che esisteva, sapevo che ci doveva essere, sapevo che quella scintilla di profondità avrebbe potuto salvare il mondo, grazie Papà, me l’hai mostrata Tu.

Papà Io non salverò il mondo, forse nessuno lo farà, ma se tutti riuscissimo a vedere nello sguardo degli altri quello che io ho visto nel tuo, forse si potrebbero salvare le anime di tutto il mondo.

Ciao Papà, buon compleanno.

 

 

 




Terrorismo quale ideologia del diverso: siamo tutti terroristi

Il terrorismo è un vocabolo abbastanza recente, diciamo che risale a non più di duecento anni or sono, e possiamo identificare la prima organizzazione terrorista della storia con i rivoluzionari francesi del 1790.

Nella Francia della rivoluzione il governo si chiamò proprio Governo del Terrore ed i suoi membri Terroristi.

Solo nel 1937, dalla Società delle Nazioni, arrivò una prima definizione strutturata del fenomeno: “fatti criminali diretti contro lo Stato in cui lo scopo è di provocare terrore nella popolazione o in gruppi di persone.

In realtà fenomeni isolati li possiamo ricondurre anche alla Roma antica (l’assassinio di Cesare) o al periodo rinascimentale, ma al più rappresentavano casi isolati o di piccoli gruppi che avevamo come obiettivo non tanto quello di creare terrore nel popolo, ma piuttosto di sovvertire chi deteneva il potere.

Lo scopo del terrorista è quindi quello di creare terrore nel popolo per sovvertirne le abitudini, per far cadere i normali percorsi ideologici del presente vivere sociale e per sostituirli con iperboliche ed estreme visioni dell’io sociale in un’ottica o di fanatismo religioso o di integralismo politico (a volte entrambi).

Ciò che veramente dovrebbe colpirci oggi è la base su cui solitamente si basa il terrorismo, ovvero un popolo scontento, che spesso copre e sostiene i terroristi stessi.

Avvenne in egual misura durante gli anni di piombo italiani, che terminarono solo quando i terroristi persero l’appoggio delle classi operaie.

Nel mondo moderno le organizzazioni terroristiche sono fortemente radicate e paradossalmente stabili, Sendero Luminoso ad esempio nasce nel 1968, hanno una loro locazione geografica ed un loro logo, conti correnti e finanziatori.

Tutte combattono per cambiare qualcosa, per il popolo, per la fede, tutte hanno dalla loro parte Dio o il Partito, tutte hanno un leader che parla tramite i social media e spesso tutte si trovano in zone geografiche ove il concetto di popolo ancora si identifica con il concetto di tribù, di clan, di famiglia.

Alla base della forza che muove queste organizzazioni c’è una componente che per noi è ormai sbiadita, l’appartenenza.

Nell’appartenenza l’io si ritrova, si sistema, si tranquillizza, si droga di sicurezza: in fondo un parametro religioso di uguaglianza che Marx chiamava oppio dei popoli.

Nella forte appartenenza avviene l’esplosione dell’odio verso il diverso, perchè il diverso può portare dubbi e perplessità, può turbare la tranquillità assoluta dell’uguaglianza.

I diversi nella storia sono stati molti: i Barbari, gli Infedeli, i Mussulmani, I comunisti, i Fascisti, i Gay, gli Italiani, gli stranieri, i Terroni, i Polentoni, gli Extracomunitari, gli Immigrati.

Oggi i veri diversi siamo noi, noi verso noi stessi, siamo il noismo della nostra società.

Abbiamo trasformato i valori di una società in conquiste, in benessere, abbiamo trasformato gli obiettivi di un popolo in un supermercato, in un grande centro sociale che ci da enorme sicurezza perchè in esso troviamo tutto, ci camminiamo la domenica, vediamo tante cose e poi usciamo senza aver comprato nulla…

Questo è il nostro moderno io, un vuoto in scatola.

Siamo certi di avere valori perchè li vediamo nelle confezioni che troviamo sugli scaffali dei media, tra i programmi televisivi, nelle affermazioni estemporanee di vari guru della comunicazione che dicono quello che non pensano, e che, spesso, non pensano ma dicono solo.

I nostri valori oggi viaggiano su fiumi di parole, non su sentieri di sassi, e proprio per questo ci vuole pochissimo perchè affondino nel più assoluto qualunquismo.

Oggi la nostra società ha esternalizzato i suoi valori perchè se guardiamo dentro di noi facciamo fatica a metterci in gioco.

Il terrorismo si combatte con le certezze, con la convinzione che nessuno può essere così diverso da noi da renderci diversi, il terrorismo si combatte con l’orgoglio di poter dimostrare che i nostri valori di civiltà sono dentro di noi, e non fuori dentro delle scatole su scaffali alieni.

Il terrorismo si combatte con l’accoglienza, non quella assoluta e quasi colpevole in cui si accetta tutto e tutti, ma con l’accoglienza consapevole di chi agisce per l’altro e non per tacitare facili ostentazioni, anche politiche, di umanità.

Il terrorismo si combatte con la consapevolezza di non essere terroristi, e purtroppo oggi noi, con le nostre paure, siamo tutti terroristi.

il mondo del terrore

il mondo del terrore

 

 

 

non permettere al terrore di passare

non permettere al terrore di passare

tutti siamo soli senza la pace
tutti siamo soli senza la pace