San Gennaro esiste…

Grazia ricevuta per tutti gli studenti di Italia

Tutti promossi, anche con debiti, tutti ammessi agli esami di stato, e la Maturità sarà ridotta ad un colloquio on line.

Queste le dichiarazioni ufficiose, dunque, per ora non ufficiali, veicolate da Tg com 24, questa notte.

Sugli Esami di Stato, che concluderanno l’anno scolastico, “il confronto è aperto e a giorni saranno comunicate decisioni ufficiali in merito”.

Questo è quanto rende noto il Ministero dell’Istruzione.

Al vaglio un piano di emergenza per portare a termine lezioni ed iter disciplinare in questa situazione travagliata.

E fin qui, ci siamo.

Il via libera lo si avrà solo dopo Pasqua.

E qui inizia il bello!

Perché, ormai da anni, eravamo preparati che, almeno per Pasqua, il Miur ci regalava una bella sorpresa, una nuova versione degli esami di stato.

Sapevamo, noi addetti ai lavori del mondo scuola, che avevamo due mesi di tempo per fare i salti mortali, per adattarci alle nuove disposizioni, cercando di salvare il salvabile.

E, attenzione, non lo dico solo nell’ottica di un prof, ma, anche e soprattutto, nell’ottica di un alunno, che, fino all’ultimo, non sapeva di che morte doveva morire.

Adesso, le sorprese, arriveranno in ritardo.

E saranno tante e belle, come i fuochi d’ artificio della nostra Ministra, che, ogni giorno, ne spara una nuova.

Si torna a scuola, sì o no? Non si sa…

Se sì, quando? Vedremo…

E dunque, gli esami ci sono oppure no? Stiamo valutando…

Ed in che modo? Ci stiamo pensando…

Ma, per favore, state zitti, Lei, cara Ministra ed il suo entourage.

State zitti, che è meglio!

E già, perché, lo volete capire, che più dichiarazioni rilasciate e rimangiate, con gli organi di stampa, è peggio è?!?

Smettetela di confondere, famiglie, studenti, insegnanti, presidi, personale di segreteria…

Siate onesti, non avete le idee chiare, parlo a voi politici, su quando si tornerà a scuola, se il rientro nelle aule sarà ipotizzabile per maggio, oppure si chiuderà

l’anno scolastico con i ragazzi a casa fino a giugno.

A conferma di quanto le dichiarazioni contraddittorie confondano l’opinione pubblica, oggi, sul quotidiano “La Repubblica”, sono circolate alcune indiscrezioni circa l’anno scolastico in corso.

Secondo il giornale, nessuno studente perderà l’anno, ma non ci sarà un “6 politico” per decreto.

Questo sempre che, nel primo quadrimestre, il voto in materia sia stato al di sopra di 4.

Praticamente, che messaggio passa?

Avanti tutti, dal quattro in su… 

 

Inoltre, riguardo agli esami di Maturità, l’unica certezza è che non ce ne sono.

Valutiamo insieme le ipotesi possibili.

 

Prima ipotesi.

Tutti a scuola il 4 maggio, come dice Renzi. 

Se dovessimo ritornare tutti in aula ai primi di maggio (cosa al momento remota), si prevede l’ammissione all’esame per tutti, indistintamente, anche quelli che avevano qualche insufficienza.

E già qui, primo errore, ma, perché dirlo adesso?!?

Così, si penalizzano gli studenti responsabili e coscienziosi.

Quelli che si sono sempre impegnati, sia prima, con la scuola tradizionale, che adesso, con la sfida della didattica digitale.

Che senso ha la partecipazione, l’impegno, la costanza, se tanto, tutti sono ammessi all’esame?!?

Ma soprattutto, così facendo, svendendo l’ammissione all’esame e praticamente regalando la maturità a tutti, si va a premiare i furbi ed i lazzaroni, quelli che non hanno mai fatto niente, né prima, né dopo.

Bel modello educativo che forniamo ai nostri alunni!

E poi ci riempiono la bocca con la storia delle competenze trasversali di educazione alla cittadinanza!

Poi, non lamentiamoci se, dalle nostre classi, quest’ anno più che mai, usciranno dei futuri cittadini allenati a fare il minimo, convinti che tanto tutto il resto è dovuto.

 

Inoltre, col rientro ai primi di maggio, secondo i geni del Miur, ci sarebbero quattro settimane piene di lezioni e il 17 giugno potrebbe esserci il primo scritto di italiano.

Infatti, passata l’emergenza, è un attimo, recuperare il programma ed arrivare tutti insieme, appassionatamente agli esami!

Del resto, è risaputo, dopo Gesù Cristo, i miracoli li fanno i prof!!!

Le tracce però, attenzione, dovrebbero tenere conto che il programma del secondo quadrimestre nessuno è riuscito a concluderlo.

Alle commissioni verrebbe data grande autonomia di scelta di argomenti.

Altro errore madornale.

Il selvaggio West.

Ognuno per sé e Dio per tutti!

Però, c’è sempre un però.

Non è mica detto. 

Infatti, tra un po’, ci diranno, no dai stavamo scherzando…

 

Seconda ipotesi.

Per quest’anno nessuno torna in aula.

La data limite, secondo gli esperti, è appunto il 17 maggio.

Oh, almeno una certezza c’è, direte voi…

No, attenzione, altra sorpresa!

Se le scuole rimarranno chiuse fino al 17, l’esame di Stato dovrà essere completamente diverso.

Tutti saranno ammessi, ma non ci saranno due scritti, tutto sarà concentrato in un unico colloquio, davanti alla commissione.

Eh qui, immaginate la festa dei nostri alunni, niente più versioni di latino al classico, niente più studio di funzioni allo scientifico, men che meno analisi di bilancio per i futuri ragionieri.

Un esame di un’ora e con alcuni esercizi matematici o di traduzioni, dipende dal percorso scolastico.

In quest’ultimo caso, l’intero colloquio dovrebbe valere 60 punti su 100, con gli altri 40 assegnati con l’analisi degli anni scolastici di terza e quarta superiore.

La data di inizio degli esami di Maturità è sempre quella del 17 giugno, con conclusione prevista entro metà luglio.

 

Terza ipotesi.

Stiamo a vedere.

Cioè, navighiamo a vista.

Se dovessimo trovarci in un’altra situazione di lockdown a tempo indeterminato, allora tornerebbe in auge l’esame online per tutti.

Maturità, maxi colloquio.

Terza media, mini colloquio.

Per tutti gli altri promozione garantita.

Praticamente, una grazia ricevuta, nel vero senso della parola!

Ma, attenzione, la Ministra Azzolina, si è precipitata a dire la “promozione di massa” non significa non recuperare quanto non fatto o lasciato indietro in questi mesi.

Almeno settembre e ottobre del prossimo anno scolastico saranno utilizzati per recuperare.

Ai ragazzi sarà chiesto uno sforzo in più, anche di tempo.

Il programma andrà recuperato e questa volta senza sconti!

Eh, già, come al solito, quando i buoi sono fuori dalla stalla …

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quando lo strafalcione diventa esame di stato, la scuola che non c’è più…

Se lo dice Lui …

sdidatticamente parlando e non solo

 




Calo dei contagi???

Agghiacciante verità sul calo dei contagi.

Io sono solo un medico di base e non un professorone – dice Mirko Tassinari, segretario dei medici di famiglia in provincia di Bergamo – ma so che i numeri ufficiali non sono credibili.

Si fanno tamponi solo ai ricoverati, ma qui stimiamo 100 mila positivi non censiti su 1 milione di abitanti».

Il calo dei ricoveri non è un buon segnale?

«Calano perché non c’è più posto in ospedale. Talvolta non si ricovera più nemmeno con 85 di saturazione. Gestiamo a domicilio situazioni che due mesi fa avremmo ricoverato alla velocità della luce. Altrimenti non avremmo 1200 pazienti in ossigenoterapia domiciliare».

Cosa cambia?

«A casa non c’è la stessa assistenza, né diagnostica né farmacologica. In ospedale hai più possibilità di cura».
Quanto dura una bombola di ossigeno?
«In media dalle 12 alle 24 ore».
E poi?
«Bisogna cambiarla».

Provvede la Asl?

«No, deve vedersela il paziente».
Come?
«E’una caccia al tesoro. Chi ha parenti, li manda in giro nelle farmacie. Dieci, venti tentativi. Poi magari una la trovi».

E se non la trovi?

«Da una settimana ci hanno dato la possibilità di fornire ossigeno liquido, ma è contingentato».

Che cosa suggerite ai vostri assistiti?

«Di munirsi di un saturimetro. Avevamo detto alla Regione di darlo con l’ossigeno, ma niente».

E quindi?

«Chi l’ha comprato sul web, chi in farmacia, chi se lo fa prestare dal vicino di casa. Ci si arrangia».

E’un sistema giusto?

«Non è più un sistema sanitario universalistico e uguale per tutti».
Lei ha pazienti in queste condizioni?
«Un centinaio di pazienti malati su 1500. Cinque a casa con l’ossigeno, una decina di polmoniti monitorate per telefono».

Niente visite a domicilio?

«Ho smesso quando mi sono ammalato anch’io, uno dei primi medici di Bergamo positivi».

Com’è andata?

«All’inizio di marzo, con tosse febbre e forte astenia, ho chiesto il tampone. Me l’hanno fatto il 10 e dato l’esito il 15. Ora lavoro da casa, dodici ore al giorno sabato e domenica compresi».

Quanti sono i medici di base ammalati a Bergamo?

«Su 600 medici di famiglia ce ne sono 145 ammalati, di cui 5 morti. L’ultimo, Michele, due giorni fa. Non avrei mai pensato di dover aggiornare una lista di colleghi morti. Mandati a morire sul lavoro. E’ una strage di Stato».

Che cosa non ha funzionato?

«Per un mese tutti gli sforzi si sono concentrati sulla moltiplicazione dei posti ospedalieri in rianimazione. Il territorio è stato trascurato. Questo è il risultato».

Non bisognava ampliare gli ospedali?

«Certo, era indispensabile. Ma gli ospedali non sono la prima linea. In questi giorni i medici di base lombardi ricevono 500 mila telefonate al giorno. Noi siamo la prima linea. Eppure ci hanno mandati incontro allo tsunami a mani nude».

In che senso?
«Non sono stati fatti i tamponi al personale sanitario. Molti di noi hanno l’impressione di aver contribuito alla diffusione del virus, da asintomatici. Io ho avuto madre e moglie a casa con l’ossigeno».

Avete avuto i dispositivi di protezione?

«Pochi e tardi. Niente tute, visiere, sovrascarpe. Dopo un mese venti mascherine chirurgiche, alcuni pacchi di guanti, un saturimetro che non ci serve. E una settimana fa sei mascherine filtranti».

Quanto durano?

«In teoria quattro ore di servizio. Per farle durare di più mettiamo sopra le mascherine chirurgiche».

Funzionano le unità speciali per le visite a domicilio, istituite dalla Regione una settimana fa?

«Dovrebbe esserci una postazione con due medici ogni 50 mila abitanti, quindi in provincia di Bergamo 20. Invece al momento ce ne sono sei».
Quante visite riescono a fare sei postazioni?

«Al massimo 60 visite al giorno su 1 milione di abitanti e almeno 100 mila ammalati. Ne servirebbero almeno cinque volte tante».

Qual è il problema?
«Mancano medici e dispositivi di protezione. Ci siamo impuntati: non stiamo a casa noi per mandare a morire i neolaureati».

Ne avete parlato con la Regione, con la Asl?

«Raramente la nostra opinione è stata richiesta. Peccato, a fine febbraio avevamo capito che la situazione era fuori controllo».

Non c’è un coordinamento?
«In due mesi ci sono stati un paio di incontri ufficiali. L’ultimo il 5 marzo».

La sua voce sembra avvilita ma non rabbiosa.

Perché?
«Che senso avrebbe ora mettersi a urlare contro i nostri carnefici? Siamo medici, dobbiamo cercare di salvare quante più vite è possibile».

 

Aggiungiamo solo che Il Ministero della Sanità ha gravissime colpe di carenza di visione su come gestire la pandemia.

 

I medici di base hanno mancato di svolgere il loro ruolo, sia per mancanza di direttive, sia per mancanza di attrezzature e medicinali specifici.

 

I medici di base, non hanno nessuna colpa!

 

Diamo a Cesare quel che è di Cesare!

 

I veri responsabili sono i politici che hanno affrontato il problema, con leggerezza prima, irresponsabilità durante e tentativo maldestro di salvare la faccia, ora!

Invece che affrontare efficacemente la pandemia, al momento del suo insorgere presso il paziente, limitando quindi il suo aggravarsi, I politici, cosa hanno fatto?

Prima hanno minimizzato il problema, una semplice influenza, ci hanno detto.

Inoltre, hanno enfatizzato la capacità dell’Italia di affrontare e gestire il problema, sottolineando che le misure prese dal governo erano le migliori in Europa.

In seguito, hanno perso tempo prezioso per affrontare tempestivamente la gestione dell’emergenza, nelle prime fasi del contagio.

Infine, si sono concentrati sulla fase finale (terapie intensive ospedaliere).

Ed ora, una certa parte della stampa italiana, sta al loro gioco, attribuendo ai medici di base, responsabilità che non hanno.

Ma, per favore, smettiamola di credere a quello che dicono nei bollettini medici, ed andiamo a leggere tra le righe di interviste scomode come questa!

Come redazione di betapress, rigettiamo ogni approccio inefficace e profondamente sbagliato, che rovescia la prospettiva tentando di colpevolizzare i medici ed assolvere i politici.

E sappiamo che in molte famiglie italiane, dove la malattia e la morte sono di casa, i conte non tornano…

 

fonti:

le dichiarazioni di Mirko Tassinari, segretario dei medici di famiglia in provincia di Bergamo.

L’ intervista è stata pubblicata il 31/03/2020 su La Stampa. Articolo di Giuseppe Salvaggiulo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 




Andrà tutto bene! Parte quarta

 

Andrà tutto bene o andrà tutto a puttane?!?

Scusate la volgarità, capisco di non essere molto professionale ad impiegare un simile linguaggio…

L’intento, però, è stare dalla parte dei cittadini, soprattutto dalla parte di quei lavoratori che hanno perso tutto, lavoro, guadagni, tutela politica e speranza nel futuro…

Infatti, continuando come betapress, nella nostra ricerca sui lavoratori autonomi, commercianti, artigiani e liberi professionisti nell’emergenza coronavirus, abbiamo proposto sempre le stesse domande, focalizzandoci, questa volta, sulle problematiche specifiche del mondo degli artigiani.

Criticità specifiche del proprio lavoro in generale e, soprattutto adesso.

Impatto economico e problemi fiscali.

Decreto di marzo efficace o inadeguato?

Cosa è impellente in questo momento e nei prossimi mesi?

Quali sono le soluzioni possibili e quali sono pura propaganda elettorale?

“ALTRO CHE PIANO MARSHALL, QUI E’ UN PIANO AL MACERO!”

Questa è stata una risposta diretta, da chi vanta mezzo secolo di lavoro nel settore.

Chi parla è una nota parrucchiera di Novara, prestigiosa e competente.

Ha passato la sua vita in negozio (“Ancora un po’, e partorivo in negozio! Allattavo mia figlia tra un taglio e l’altro, senza far aspettare la cliente…”).

Una di quelle che ha dedicato la sua vita al lavoro, sempre impegnata a formare nuovi specialisti del mestiere.

Tanto che, parecchi suoi allievi, imparata l’arte, hanno aperto, a loro volta, dei saloni di acconciatura e di estetica.

Una di quelle che ci sa fare, sempre pronta a rimettersi in gioco, ad aggiornarsi.

Per chi è del settore, basta dire che ha vinto diverse volte il prestigioso premio nazionale “Il pettine d’oro”

Vi assicuro che esiste, non dico il nome perché non ha bisogno di pubblicità, non cerca fama, ma ascolto.

Bene, mi ha detto “Non fare il mio nome, ma, scrivi che stavolta è proprio finita!”

Sua figlia, che buon sangue non mente, anche lei ha un’attività in proprio, un salone estetico, in particolare è specializzata nei tatuaggi estetici e ricostruttivi, (su cicatrici post interventi di mastectomia), mi ha detto così.

“Io sono un’artigiana, lavoro da sola, inutile ribadire quanto pesano le tasse e quindi, quanto, normalmente, è già pesante mandare avanti l’attività.

Prova ad immaginare adesso, con tutto quello che sta succedendo!

Quando non puoi aprire il negozio, per ciò che sta accadendo, non c’è introito e non c’è la cassa integrazione che tutela i lavoratori dipendenti.

C’è “una tantum” forse, che nel mio caso mi paga solo la metà delle spese fisse di un mese (cioè affitto, luce, telefono eccetera) non mi dà i soldi per fare la spesa, per mantenere i miei figli o pagare le bollette di casa.

Me la devo cavare da sola, oppure, indebitarmi con la banca.

Come se, indebitarsi, fosse una soluzione, ancora peggio!

Bisognerebbe poter non pagare almeno l’affitto del locale.

Locale, in cui, per legge, non posso lavorare, locale che è una spesa viva.

Il negozio adeguato e la clientela fedele, sono fondamentali per avere una cassa dignitosa per noi autonomi.

Dunque, come possiamo pagare le tasse se non lavoriamo?

Noi artigiani non abbiamo bisogno di prestiti dalle banche, abbiamo bisogno di liquidità.

Non ho previsioni attendibili per il futuro, ma ho solo una speranza.

Spero che a maggio si possa ricominciare e, a quel punto, vedere se vale la pena tenere aperta l’attività o chiudere.

Certo che, più permane questo blocco, più peggiora la situazione.

Temo proprio che, nonostante tutti i sacrifici fatti per mettermi in proprio, dovrò regredire, e tornare a lavorare come dipendente.

Di sicuro, dovrò cercare altre soluzioni, perché, con che soldi do da mangiare ai miei figli?

Con che soldi li faccio studiare?!?”

Le sue parole, mi lasciano spiazzata.

Questa volta, però, vi faccio il suo nome. Silvia Berto, tatuatrice “Lady Tatoo”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Coronavirus: andrà tutto bene?

Coronavirus: andrà tutto bene, parte seconda.

Andrà tutto bene … parte terza

 




GIANKA: LA FORMA DELL’AMORE

 

Songwriter, scrittore eclettico, cantante, musicista poli – strumentista, imprenditore, leader di una delle più importanti Associazioni di imprenditori con la mission della valorizzazione del Made in Italy (Nuova Organizzazione d’Imprese), disegnatore di fumetti ed ideatore della Nazionale Italiana Sicurezza sul Lavoro (la prima squadra a livello mondiale a portare come mission la promozione dei Valori di salute e sicurezza sul lavoro attraverso lo sport).

Questo è Giancarlo Restivo in arte Gianka, ma è soprattutto un caro amico con cui condivido la passione per il lavoro, per l’arte e soprattutto per la musica.

E’ difficile parlare solo di musica con una persona così poliedrica come Gianka, ma cercherò di limitarmi agli argomenti che più ci accomunano e quindi innanzitutto la musica e così gli ho posto alcune domande… a distanza!

PERTH: Ciao Gianka, la prima domanda è una curiosità personale. Posto il fatto che ho divorato il tuo primo romanzo Il Destino nelle Sue mani, al quale hai associato la stupenda colonna sonora omonima, ci racconti qualcosa in anteprima (uscirà sabato 11 aprile 2020; n.d.a.) del racconto/sequel Le prime luci, il racconto dell’esilio del mondo e se anch’esso sarà accompagnato da alcune songs?

GIANKA: Le prime luci, il racconto dell’esilio del mondo è un fantasy che attraverso la narrazione verosimile del primo peccato pone a noi delle domande: perché qualcosa ci manca sempre? Perché anche prima di questo “esilio” in casa, ci sentivamo fuoriposto? E prova a farci compagnia in un’ipotesi di risposta da verificare personalmente. Si, le canzoni ci sono anche stavolta.

PERTH: Cosa pensi del periodo di grave emergenza sanitaria che stiamo vivendo? Cosa può sostenerci in questi giorni di “arresti domiciliari forzati”? Bastano gli slogan #iomifermo #iostoacasa, #andratuttobene, i lenzuoli, le bandiere e le canzoni dal balcone o le rassicurazioni della politica?

GIANKA: Oggi dobbiamo affrontare questa fatica, in passato ne abbiamo avute altre. Non esiste una vita senza dolore. Domandiamoci cosa ha permesso ai nostri nonni di affrontare le macerie della Guerra, da dove veniva la loro forza? Impariamo dalla nostra storia, avremo la risposta su cosa fare adesso.

PERTH: Parliamo della tua musica. Quando hai iniziato a suonare e a scrivere? Cosa ti ha mosso all’inizio? E con il tempo cos’è cambiato?

GIANKA: Ho sempre avuto una famiglia canterina, ma io ho iniziato perché mi sono innamorato. Siccome non sono un tipo che si accontenta, volevo dichiarami in grande, perciò ho voluto scrivere e suonare una canzone. Poi ho scoperto che la musica unisce le persone, libera il cuore, ti aiuta a non mentire…soprattutto a me stesso. Cosa vogliamo di più?

PERTH: La forma dell’amore è un toccante articolo sul Corriere della Sera di poche settimane fa a firma Alessandro D’Avenia ma è soprattutto la cinquantesima e conclusiva track di Gianka – Anthology, ce ne parli?

GIANKA: Cohen canta C’è una crepa in ogni cosa, è così che entra la luce. La forma dell’amore invita a guardare dentro quella crepa, e a domandarci qual è il prezzo da pagare per una vita degna di essere vissuta. Si paga anche per gli altri a volte. Se dovessi essere io a farmi giustizia bestemmierei, guardare la Croce invece mi ha dato delle risposte impensabili.

PERTH: In un breve clip hai condiviso il bellissimo brano I segni del tempo spiegandone il significato, in sintesi un inno alla bellezza e alla donna. Come la bellezza c’entra con l’amore?

GIANKA: Non esiste bellezza senza amore. La bellezza esige cura. I segni del tempo canta di questo. Quanto frutto ha portato essere stati fedeli a ciò che ha messo assieme me e mia moglie. Io non la conoscevo, l’ho incontrata un bel giorno. Lei era un anticipo di risposta a ciò che ho sempre cercato. Perciò chiunque me l’avesse messa davanti era stato fedele a ciò che desideravo di più. Valeva la pena scommetterci tutto allora!

PERTH: Molti artisti italiani ed internazionali (ad esempio Bono Vox degli U2 che è uscito da poco con il brano Let Your Love Be Known) hanno postato sui social video messaggi di speranza, alcuni hanno cantato e recitato nel web, messaggi di solidarietà, moniti ed attenzioni, cosa serve secondo te oggi per non far morire la musica e l’arte in Italia?

GIANKA: Un bambino canta perché si sente voluto bene. Noi facciamo musica per raccontarci cosa di bello e di vero incontriamo in questo triste mondo, o per gridare di incontrarlo. L’arte serve a rappresentare quel che riconosciamo come bello e vero, o a ricercarlo. Finché ci saranno uomini impegnati nella ricerca di una risposta, o commossi dall’aver scoperto un tratto di bene in mezzo a tanta tristezza, e ce lo suoneranno… la musica non morirà.

PERTH: Cosa succederà alla musica una volta finito il periodo di emergenza globale?

GIANKA: Il cuore dell’uomo è sempre in emergenza e la musica è espressione dell’urgenza di una risposta che non bari. Perciò spero che questo cuore non smetta mai di emergere e farsi sentire. Questa sana inquietudine è ciò che mi rassicura e cioè che l’uomo ha le armi per combattere qualunque sciagura.

PERTH: Ci parli del progetto Hard Rock (a me molto caro) Ighnor-Hunts?

GIANKA: Vedo tante band che smettono dopo un po’, perché non si è raggiunto il successo, per stanchezza, per delusione, o perché si pensa di aver raggiunto una certa età. Gli Ignoranti, invece sono la dimostrazione, che dentro lo stare insieme di tre amici, quel sacrosanto gusto di spaccare di brutto può essere tenuto vivo per sempre. Se vogliamo non morire di tristezza, il fuoco dentro va tenuto vivo.

PERTH: Penso fortemente che il Rock non morirà mai… ma anche la musica Pop, il’R’n’B, il Blues, l’Heavy Metal e tutti quei generi cui diamo troppo spesso un’etichetta inutile… Come secondo te la musica avrà un ruolo determinante nella battaglia che stiamo vivendo?

GIANKA: I generi cambiano perché cambiano le generazioni. Ogni figlio esprime diversamente l’essenza tratta dai propri padri. Ma la domanda è la stessa “Perché ci sono?”. Ricordiamoci che il canto è letteralmente carne che vibra, col cuore che va a tempo, grida questa domanda ed esige una risposta. La musica è l’arma che qualcuno ci ha dato per combattere la battaglia dell’esistenza.

PERTH: La musica è vita! La musica è brividi! La musica è “occhi che brillano” e “cuori che si infiammano”. Oggi purtroppo la musica invece è pura immagine virtuale. Cosa dici ai giovani di oggi, troppo spesso legati a clichè proposti da personaggi mediatici che stanno all’arte come un criceto sta a La Goccia (Preludio op. 28 nr. 15; n.d.a.) di Chopin?

GIANKA: Posso solo dire ciò che a me venne detto: verificate la proposta di questi personaggi, fino in fondo. Se li scoprite vuoti, cercate e non fermatevi alla prima delusione. Cantate e suonate questa ricerca di trovare facce autentiche, piene di carne e sangue che pulsano per rendere migliore questo mondo. Vi assicuro, scoprirete la bellezza e ascolterete capolavori!

PERTH: Hai ricevuto il premio “Sanremo Music Award” alla carriera per i triplo disco del 2016, il romanzo del 2017 e la colonna sonora del 2018. Un grande traguardo! Quali sono i tuoi progetti musicali per il futuro?

GIANKA: Avere l’occasione di rientrare in sala di registrazione ad incidere insieme a PERTH la colonna sonora de Le prime luci, il racconto dell’esilio del mondo.

PERTH: Oh Gianka… torniamo in studio assieme!

GIANKA: Grande!

 

https://www.youtube.com/watch?v=Ald7rX57cOQ

 

PERTH




Lettera di un medico al Ministro Conte

Lettera di un medico al Ministro Conte

Ecco il testo integrale della lettera che il Segretariato Italiano Dei Giovani Medici ha indirizzato al Presidente Del Consiglio Conte.

Avremmo potuto modificarla nei contenuti o inasprirla nella forma.

Ma non è nel nostro stile.

Come redazione di betapress, abbiamo il dovere di informarvi senza filtri.

E, voi lettori, avete il diritto di sapere.

E, state attenti, non è una fake news, ma pura verità.

Al più presto, seguirà intervista.

Intanto, cari lettori, leggete e suggeriteci pure altre domande da porre direttamente al Segretariato Italiano Dei Giovani Medici.

“All’attenzione del Primo Ministro e del Governo Italiano

Gentile Presidente del Consiglio dei Ministri Prof. Giuseppe Conte,

siamo il Segretariato Italiano Giovani Medici. Ma non siamo solo una sigla, non ci facciamo forza solo di un logo. Noi siamo medici, alcuni più giovani di altri, ma medici. Alcuni di noi sono impegnati nella gestione dell’emergenza sanitaria in prima linea, alcuni più stanchi di altri, ma sempre stanchi.

La nostra stanchezza non deriva solo dall’oneroso lavoro che, affiancati da tutto il personale sanitario, siamo chiamati a fare. Oggi questa prova è solo una delle tante, più difficile di altre sicuramente, ma solo una delle tante che ogni giorno siamo chiamati a sostenere.

Ogni giorno Ci scontriamo con carenze strutturali, ogni giorno siamo oberati dal lavoro, ogni giorno siamo in prima linea, ma solo in questa occasione Vi ricordate di Noi.

Ogni giorno, mai come ora, dobbiamo sopperire a tutte le carenze del nostro Sistema Sanitario, carenze create da un’errata programmazione degli specialisti e dei medici di medicina generale, oltre che un’inadeguata gestione strutturale.

Ma allora perché il Governo se ne è accorto solo ora? Perché se ad ogni nostro collega è sempre stato chiesto di fare il lavoro di 10 persone, oggi gli viene chiesto di fare il lavoro di 30 persone.
Per sopperire a ciò siamo costretti a ricorrere, ben prima dell’emergenza, alla richiamata di medici in pensione, all’arruolamento di medici in formazione, al depredare le forze del personale sanitario.

Chiediamo una semplice cosa ora che il Velo di Maya è stato squarciato da questa calamità: la lungimiranza.
Se vogliamo evitare che questo succeda ancora, se vogliamo che ai Cittadini siano garantiti i loro fondamentali diritti per la tutela della Salute, si necessita di un’adeguata programmazione dei contratti di formazione, perché le mancanze di oggi, che saranno aggravate dal pensionamento di molti medici, non si ripresentino domani.
Ogni anno fino a 10000 colleghi vengono tagliati fuori dalla possibilità di intraprendere un percorso formativo di specializzazione.

Per tanto tempo questo è sembrato adeguato, ma ora non basta più, anche se come spiegato mai è bastato. Lei ha affermato che non si dimenticherà della classe medica, degli sforzi che oggi sta facendo. Se vuole alleviare questi sforzi, almeno nel futuro, allora Ci ascolti.

Abbiamo scritto al Ministero dell’Economia e delle Finanze, al Ministero della Salute, al Ministero dell’Università e della Ricerca. Ad oggi, probabilmente, saranno circa 22500 i candidati che parteciperanno al prossimo concorso, con sole 8300 borse, o poco più, stanziate ad oggi.

Chiediamo da tanto, forse troppo tempo l’aumento dei contratti di formazione specialistica e di formazione in Medicina Generale, e tra promesse e mancanza di risposte non possiamo più andare avanti, consapevoli che tale comportamento mina il nostro Sistema Sanitario e il futuro di tanti Giovani Medici.

Le auguriamo e Vi auguriamo un Buon Lavoro,
Segretariato Italiano Giovani Medici”

Non aggiungiamo altro se non la piena sottoscrizione di quanto segue.

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Non più soluzioni tappabuchi, è ora di riformare in maniera seria e completa la programmazione e la formazione medica!

 

 

Il primo bene di un popolo è la sua dignità




O MIA BELA MADUNINA – THE BLUES BUNKER SESSION

O MIA BELA MADUNINA – THE BLUES BUNKER SESSION

Come moltissimi italiani anche io ieri sera ero davanti alla tv a guardare “Musica che unisce”, l’intensa rassegna di cantanti italiani in diretta da casa a sostegno della Protezione Civile.

Il forte messaggio di unione e responsabilità in un momento di grande difficoltà per il nostro Paese (#iostoacasa è il refrain della serata; n.d.a.) è da lodare ed il monito di Favino e della Cortellesi da seguire in silenzio: “stai a casa…anche se hai voglia di uscire anche se hai voglia di vedere le persone che ami, voglia di abbracciare tutti. Stai a casa perché la fuori c’è qualcuno che sta lottando per te, (…) non li dimenticare; non dimenticarti di loro perché loro non dimenticheranno mai”. Gabbani, Masini, Amoroso, Elisa, Negramaro, Emma, Ferro, Bocelli, Cremonini, Cocciante (perfino) Mahmood sono alcuni degli ospiti della serata. Mentre si esibiva Ermal Meta mi arriva un whatsapp da Carletto Fumagalli, frontman della Blues4People (vedi Betapress.it – maggio 2017; n.d.a.) con un video… una canzone italiana in chiave blues… Brothers!

Qui mi fermo e vi esorto a guardare il video… Buona visione!

 

https://www.youtube.com/watch?v=LYz2i96TcOI

 

PERTH




CORONABOND e ITALEXIT: FALSI PROBLEMI

L’impasse politica con la quale le istituzioni d’europa sono chiamate a fare i conti ha un nome, ormai, noto a tutti: Coronavirus bond.

Si tratta di obbligazioni  emesse dai singoli paesi, con la garanzia dell’europa o emesse dalla Banca Europea degli Investimenti (BEI) per far fronte alle emergenze sanitarie dei paesi dell’area mediterranea senza clausole di priorità nel rimborso.

Una proposta che mira risolvere il problema rapidamente e sottrarre le emissioni di Bond dal rischio della speculazione finanziaria.

Infatti il funding di simili strumenti, da parte dei singoli paesi con merito di credito differente, porterebbe a speculazioni finanziarie anche significative.

La richiesta, tuttavia, non sembra trovare il favore della Germania che sostiene la necessità di un utilizzo del Meccanismo Europeo di Stabilità.
A favore dei Corona bond si sono espressi oltre a Italia, Spagna, Francia che un’ampia rappresentanza dei paesi facenti parte dell’unione monetaria come riportato nell’infografica sopra riportata (paesi in giallo).

Le due posizioni in realtà sono distanti non tanto per questioni di aritmetica.

Infatti, l’importo dei Bond da emettere che dovrebbe aggirarsi intorno ai 500md non sembra essere la causa delle divisioni.

A maggiore riprova di quanto osservato, l’ambizioso Quantitative Easing (PEPP Pandemic Emergencies Purchase Program) varato dalla BCE nei giorni scorsi e  consistente nell’acquisto di titoli di stato detenuti dalle banche per un importo di 750 miliardi di euro, è stato assunto senza conflitti o pause di riflessione.

Il punto di frizione sembrerebbe, quindi, essere implicito nella richiesta di varare ulteriori misure di sostegno prive di clausole di “condizionalità” il cui contenitore giuridico è, per l’appunto, il Mes.

Le clausole di condizionalità sono quelle  per le quali il sostegno ai paesi aderenti, non in regola con i parametri di stabilità, verrebbe concesso a fronte di precisi impegni di politica economica,

Impegni che si rivelerebbero vere e proprie limitqzioni del welfare come tagli alla spesa pubblica, ai salari alle pensioni e l’aumento dell’imposizione diretta e indiretta.

Clausule che potrebbero essere  rese più dure, in un secondo momento in modo unilaterale attraverso un voto preso a maggioranza qualificata del Consiglio ( art 7(5) Reg. EU 472/2013).

Del resto uno sguardo al funzionamento del Mes spiega molte cose.

Il Mes è un Fondo Intergovernativo costituito da tutti i paesi dell’Unione Monetaria che ne hanno sottoscritto un Capitale Sociale  soltanto in minima parte versato.

Dalla tabella sotto riportata (Fonte ESM) è facile comprendere che il capitale sottoscritto è pari a 704 miliardi di euro ma il capitale versato (paid in) è soltanto di 80,55 md.


La rimanente parte è infatti richiamabile (callable) in caso di necessità (letteralmente the ESM Members commit to provide the corresponding funding at short notice).

Il Mes ha già erogato presti a lunga scadenza a Grecia, Spagna e Cipro per circa 295 md.

 

Una soluzione, pertanto, non rapida ed immediata.

È evidente, a questo punto, che il confronto in atto tra i due blocchi in europa evidenzia profonde fratture politiche che nulla hanno a che vedere con la crisi dell’euro.

Nemmeno comunque con la tanto temuta Italexit e nemmeno con gli strumenti di sostegno da adottare siano essi Corona Bond o altro.

Per questo motivo non possiamo dire di assistere all’agonia dell’Unione Monetaria.

È l’Unione Politica che sta mostrando cenni di cedimento.

La volontà di utilizzare strumenti giuridici, per imporre deleghe di sovranità ai paesi periferici, potrebbe mettere in evidenza il vero progetto tedesco.

Un progetto che persegue il tentativo di costruire, alle spalle e sulle spalle delle regioni mediterranee dell’Unione, una nuova Deutsche Mark Zone più ricca e competitiva

Le misure di sostegno, sono diventate, in altri termini, strumenti di condizionamento e sottomissione di alcuni paesi a danno di altri ed asservite, forse, ad un disegno più ampio.

Alla fine prevarrà il buon senso ( e su questo dubbi ce ne sono N.d.D.) ma questa rimarrà una delle pagine più brutte della storia europea.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Piano Marshall oggi più che mai!!

Pandemia Finanziaria, cui prodest?




Novara in miglioramento

EMERGENZA CORONAVIRUS IN PROVINCIA DI NOVARA: I DATI DEL CONTAGIO

 

Il Sindaco di Novara Alessandro Canelli ha annunciato i dati odierni del contagio da coronavirus Covid-19 a Novara.

A tutt’oggi, ha comunicato il Sindaco, tramite videoconferenza in diretta facebook, dall’Ospedale Maggiore pervengono i seguenti dati: vi sono stati 99 decessi dall’inizio della pandemia, di cui 35 cittadini novaresi, mentre 11 persone sono state rimesse alle cure domiciliari ed 1 paziente trasferito.

I ricoverati positivi sono 148, di cui 59 di Novara, di cui  9 in terapia intensiva e 10 in terapia sub-intensiva.

I posti di degenza all’Ospedale Maggiore sono in totale 56, di cui 30 di terapia intensiva e 26 sub-intensiva, completamente pieni, mentre in isolamento fiduciario sono state poste  300 persone o positive o venute a contatto con persone positive.

La notizia confortante é che sta avvenendo una diminuzione dei ricoveri e la situazione sta migliorando grazie allo sforzo del personale medico e paramedico, supportato dalla protezione civile e dalle forze dell’ordine, che stanno proseguendo i controlli.

Inoltre il Comune sta allocando le risorse messe a disposizione dal Governo in favore dei Comuni per l’emergenza coronavirus, approntando la distribuzione di generi alimentari di prima necessità ai meno abbienti, come già stava facendo da parecchio tempo, anche attraverso la Caritas e altre strutture di assistenza.

 

 




Perdere lo Sport…

Non sprechiamo questa occasione! Facciamo tesoro del momento e potenziamo lo Sport!

 

Mai come in questo momento l’Italia ha bisogno di gioco di squadra.

C’è un grande “fine comune”: sconfiggere o, quantomeno contenere, un avversario strano, invisibile e molto pericoloso ma dobbiamo avere ben chiaro chi sia il nostro nemico. 

 

Da troppe parti si legge invece un astio, quasi paragonabile a quello che ebbe la Chiesa cattolica nel medioevo, verso il mondo del calcio in primis e dello Sport in generale. Additati come “untori” chi si faceva legittimamente una corsetta o un allenamento in solitaria.

Il continuo paragone tra lo “stipendio” dei calciatori e quello di tante altre categorie, come sei i primi fossero il male assoluto, non è certo venuto meno anche in presenza di una pandemia. 

 

A titolo informativo i calciatori, considerando la sola Serie A, per gonfiare un po’ i numeri che se no sarebbero peggiori, sono circa 500 persone che si presume siano i migliori in Italia, e alcuni nel mondo, a fare il loro lavoro – come sancito dalla famosa legge 91 del 1981 -. Un lavoro che muove ogni anno svariati miliardi di Euro, -1,3 i soli diritti TV della Serie A  molti dei quali finiscono nelle casse dello Stato, tra tasse, contributi, etc. etc. Bene, quasi la metà di loro guadagna meno di 500 mila Euro all’anno (come un buon dirigente o professionista che peraltro ha un arco lavorativo sicuramente più ampio) e solo il 35% circa – parliamo di 150 persone – incassa più di 1 milione.

Ecco servito il sensazionalismo che tanto piace ai giorni nostri.

 

Si poteva invece chiedere aiuto al Calcio ed allo Sport, come sta ipotizzando la Premier League inglese, per creare quello spettacolo meraviglioso, magari anche solo in tv, che avrebbe agevolato le “non” attività del periodo di “quarantena” ma, purtroppo, non riusciamo a toglierci di dosso una visione Marxista della realtà, una perenne  lotta “di classe”,  che “di classe” ha ben poco, come se ci fosse sempre e solo da contrapporre dei “privilegiati” chissà per quale diritto divino lo saranno diventati! e gli altri, quelli che la non ci sono arrivati.

Una costante lotta tra il vincente ed il perdente dove, quest’ultimo, invece che fare tesoro della sconfitta e, magari, imparare da chi ha fatto meglio di lui, cerca costantemente di delegittimare il successo ottenuto dal primo. 

 

Forse in questo momento ci sarebbe bisogno di molto più Sport perché, come dice un bellissimo documento della Federazione della Ginnastica, questo ci aiuta oltre che a star meglio, quindi agevolando anche il nostro Sistema Sanitario Nazionale, che in questo momento ne ha tanto bisogno, – si parla di stime di un risparmio tra i 4/5 miliardi all’anno grazie all’attività fisica e allo Sport – anche rispettare le regole, oltre che, con un po’ di ambizione, a farne di migliori: 

 

“facendo nostre le regole della competizione, ci abituiamo anche a formarci un sistema di regole che ci dettano “come giocare” nella vita di tutti i giorni e costruire un sistema di valori che ci servono per orientare le nostre scelte e le nostre decisioni … e il nostro stile di vita”

 

Attenzione infine a quello che ci ha detto il Presidente della LND Cosimo Sibilia che prevede una diminuzione del 30% delle società sportive nel mondo del calcio, ma è facilmente riportabile a tutte le discipline o quasi, questo vorrà dire una perdita di persone nell’avviamento allo Sport ovvero in quelle strutture ed in quegli istruttori che svolgono un ruolo importantissimo nella crescita e nella formazione dei ragazzi. 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’indipendenza di Stampa




Meglio tardi che mai… mah, ne siamo sicuri?

 

Finalmente, con più di un mese di ritardo, dalla sospensione delle lezioni, i soldi per la didattica online ci sono.

Meglio tardi che mai, dirà qualcuno.

Troppo tardi, diciamo noi di betapress.

Perché, nel frattempo, alunni e famiglie, hanno già dovuto agire e reagire al caos di questi giorni, in cui, l’emergenza coronavirus, applicata al mondo della scuola, ha smascherato l’inefficienza del sistema e l’inadeguatezza della didattica a distanza.

In questo mese di sospensione delle lezioni frontali, sostituite, malamente, da quelle digitali, è successo di tutto e di più.

Pochi alunni, passata la fase di rodaggio, si sono abituati a seguire le lezioni on line e si sono organizzati nell’esecuzione di compiti digitali.

Insomma, pochi alunni si sono più o meno adeguati al cambiamento.

Molti altri, invece, si sono trovati spiazzati, sia per mancanza di strumenti idonei, che per carenza o assenza di competenze digitali adeguate.

Per esempio, c’è chi ha dovuto comprare un altro computer su Amazon, e configurarselo da solo, senza assistenza tecnica.

C’è chi ha finito i giga, chi ha avuto problemi di connessione e chi, quando finalmente è riuscito a connettersi, ha sbagliato il giorno e l’ora, perché non ha controllato l’orario sul registro elettronico, o si è confuso tra jitsi, classroom, skype, hangout…

In altre famiglie, il pc era pure d’avanguardia, ma era uno solo, da condividere con i familiari, e così, alcuni alunni, magari anche svegli, hanno tentato di accedere a una delle diverse piattaforme segnalate dal Miur, utilizzando il cellulare.

Ma a questo punto, hanno sperimentato che il cellulare, che prima sembrava così comodo ed efficace, ora non lo era più, o non lo era abbastanza.

Per non parlare poi degli alunni più fragili, sia italiani che stranieri.

Senza né tablet, né pc, senza un account per le mail, alunni che hanno addirittura perso la password del registro online, alunni che non hanno più nessun contatto con la scuola. Questi alunni, nel frattempo, si sono persi, sono rimasti indietro, finendo nelle retrovie di un sistema scolastico già fallace, divenuto ora un vortice digitale più che selettivo.

Perché, è evidente nei fatti, la didattica digitale non è inclusiva, anzi, è esclusiva…

Ma, “La scuola non si ferma” e per migliorare la didattica a distanza c’è bisogno di fondi, questo ha deciso la politica di questi giorni.

La ministra della Pubblica Istruzione, Lucia Azzolina, ha così firmato un decreto ministeriale, in attuazione del decreto legge del governo “Cura Italia”, per potenziare il lavoro fatto online da insegnanti e per garantire, a tutti gli studenti, il diritto allo studio, sancito dall’articolo 34 della Costituzione.

Dunque, come si legge nel comunicato emanato dal Miur, 85 milioni sono stati stanziati dal governo per aiutare la scuola.

Precisamente, 70 milioni saranno distribuiti alle scuole per aiutare gli studenti meno abbienti: tutti questi saranno dotati di dispositivi digitali, in comodato d’uso, per fruire della didattica a distanza. 

5 milioni serviranno a formare il personale scolastico ed i restanti 10 milioni serviranno per favorire l’utilizzo di piattaforme e-learning e dotarsi di strumenti digitali utili per continuare la didattica a distanza.

La ministra Azzolina ha spiegato che è stato scelto un criterio che consentirà al Miur di raggiungere al meglio le zone e le famiglie con maggiore necessità.

“Queste che distribuiamo sono risorse importanti per la scuola con cui oggi rispondiamo a un’emergenza, ma attraverso cui gettiamo anche le basi per il futuro.

Tutto quello che stiamo facendo in questo momento rappresenta un patrimonio che ci resterà e consentirà alla comunità scolastica di crescere e migliorarsi ancora”.

I criteri per la distribuzione dei 70 milioni per la didattica a distanza sono due.

Il primo, è il numero totale degli alunni di un Istituto (per il 30% del totale dell’importo).

Il secondo, è l’indicatore Ocse Escs (indicatore dello status socio-economico-culturale dello studente) per il 70% del totale dell’importo.
Tutti i dirigenti scolastici potranno usufruire dei fondi non appena arriveranno nelle casse dei loro istituti.

Peccato che, questa soluzione, non risolva il problema.

Sia per il ritardo con cui queste misure sono state varate e saranno effettive.

Sia perché, non tutti gli alunni in difficoltà saranno davvero aiutati.

Infatti, non è previsto alcun rimborso per famiglie che, nonostante comprovati disagi economico-sociali, hanno già comprato un computer o un tablet al figlio.

O per famiglie, poco abbienti che hanno dovuto ricorrere a ripetizioni on line, perché non sanno come seguire il figlio nelle nuove richieste della scuola digitale.

Inoltre, facciamo due conti.

Ogni scuola avrà a disposizione circa 10.000 euro, e dunque potrà comprare giusto una cinquantina di tablet, essenziali, che tempo due anni saranno già superati.

Senza contare che, dati in comodato d’uso agli alunni, verranno restituiti da riparare e da resettare ad ogni prestito.

Basta vedere che rispetto hanno gli alunni per il materiale della scuola e per gli ambienti scolastici!

Con il nuovo provvedimento, inoltre, saranno ripartiti fra le scuole del primo ciclo, 1000 assistenti tecnici informatici previsti dal decreto “Cura Italia”.

Perché, altra verifica sul campo, sono i docenti della materna e dell’infanzia, i più spiazzati dalla didattica on line.

Infine, 43,5 milioni sono stati stanziati per fare pulizie straordinarie e acquistare gel e prodotti per l’igiene.

Ci fa molto piacere tutta questa attenzione alla pulizia delle scuole.

Del resto, fino a febbraio, le bidelle, come facevano a pulire le scuole, senza né candeggina, né ammoniaca neanche per i bagni, per il rischio di allergie?!?

Ma io dico, emergenza, per emergenza, non si potevano indirizzare questi 85 milioni per gli ospedali, anziché per la scuola?

In questo momento, la priorità assoluta è il materiale sanitario, mascherine, camici, bombole d’ossigeno, respiratori, altro che tablet in comodato d’ uso.…

Ma, si sa, io sono solo un’insegnante, madre di famiglia, non un Ministro.

Infatti, Il Ministero dell’Istruzione, ciliegina sulla torta, ha comunicato che per fronteggiare l’emergenza coronavirus sul piano della didattica saranno utilizzati anche 2 milioni del Fondo per le emergenze educative del Ministero.

 

Eh vai !…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

sdidatticamente parlando e non solo

Coronavirus, italiano addio, etica addio, riprendiamoci il paese, Avanti Savoia!

La scuola ai tempi del coronavirus