Panichi: pensare ed agire, Montaigne!

Nicola Panichi, professore ordinario di Storia della filosofia del Rinascimento alla Scuola Normale Superiore di Pisa, spesso soprannominata Nicoletta, è l’unica donna, professore ordinario, alla Normale di Pisa.

Fa parte di comitati scientifici di riviste nazionali e internazionali.

È autrice, inoltre, di numerosi saggi in svariate lingue.

Ha collaborato al Dictionnaire de Michel de Montaigne, Paris 20072 (Prix de l’Académie française).

Ha passato una vita sviscerando Montaigne, filosofo, scrittore e politico francese del ‘500.

Tra le sue pubblicazioni: Antoine de Montchrestien. Il circolo dello Stato (Milano 1989); La virtù eloquente. La civil conversazione nel Rinascimento (Urbino 1994); Picta historia. Lettura di Montaigne e Nietzsche (Urbino 1995); Plutarchus redivivus? La Boétie e i suoi interpreti (Napoli 1999, Roma 2008, tr. fr. Champion, Paris 2008); Michel de Montaigne. L’immaginazionei (Firenze 2000; 20102); I vincoli del disinganno.

Per una nuova interpretazione di Montaigne (Firenze 2004, tr.fr. Champion, Paris 2008); F. Bonaventura, Della ragion di stato e della prudenza politica (a cura di, Roma 2007); Montaigne (Roma 20182); Ecce homo. Studi su Montaigne (Pisa 2017; 20182).

Bene, nel corso di lunghe passeggiate , Nicola mi affascina sempre più, coinvolgendomi in un viaggio di sola andata alla scoperta di Montaigne e della straordinaria attualità del suo pensiero.

Nasce così quest’intervista, un viaggio sul senso della vita e della morte, passando attraverso etica ed estetica.

 

Betapress– Partiamo dagli Essais di Montaigne, per i nostri lettori, di cosa si tratta?

Nicola Panichi– Gli Essais di Montaigne, per espressa dichiarazione dell’autore sin dalla lettera al lettore, si presentano come autobiografia filosofica.

Negli Essais, i pronomi preferiti sono la prima persona singolare (moi o je) l’io e il noi. E tutto si tiene, per chi, come sollecitava Montaigne stesso, non perde l’argomento: ogni uomo porta la forma intera dell’umana condizione (III, 2).

Betapress-Quando l’uomo costruisce un capolavoro con la sua vita?

PanichiIl capolavoro dell’uomo è la vita come specchio dei ragionamenti.

La filosofia degna dell’uomo in quanto uomo, è quella che tende alla costruzione di un modello di vivere congruo agli insegnamenti della natura che bisogna continuare a ricercare.

Un motto montaigneano, meno noto ma luminoso, mette sulla buona strada:

J’ouvre les choses, plus que je ne les descouvre (apro le cose più che scoprirle).

Con la sua capacità di aprire i sileni, Montaigne trova, come La Boétie, la libertà nella natura.

Betapress– La libertà esiste anche nella storia?

Panichi– La libertà nella storia deve essere possibile; di qui, rifiutandosi a qualsiasi piano provvidenzialistico, Montaigne segue la riflessione della ragione “adulta” sui vincoli individuali e sociali.

In un recente passato ci si è chiesti come mai, in un testo così molecolarmente intessuto di antropologia come orizzonte della condizione umana, manchi un capitolo intitolato Della storia.

Domanda forse ingenua.

La storia è lo sfondo ineludibile degli Essais (Montaigne era avido dei libri di storia universale) e scrive che la storia è il liquido amniotico di cui si alimenta la loro riflessione.

Betapress– La storia ci insegna?

PanichiL’esemplarità della storia non sempre ci può insegnare qualcosa, a volte ci insegna a rovescio.

Prima di Bacone e del Libertinage érudit, Montaigne aiuta a pensare il senso della libertà di pensiero (parlare e agire) come consapevolezza della mutevolezza dell’io e come capacità di accettazione dell’esemplare mal formato.

Dunque Montaigne sfugge al topos historia magistra vitae.

Betapress– Qual è la responsabilità dell’uomo nella costruzione del suo destino?

PanichiNei confronti del mondo in perenne movimento, l’io decide di impegnarsi, secondo il principio di responsabilità.

Il desengagement, il disimpegno dell’anima bella, per Montaigne è una sorta di spilorceria dello spirito (ladrerie spirituelle).

Se il soggetto deve vivere del proprio (il suo vero capitale), non deve però sottrarsi alla conference, alla conversazione, a sfregare il proprio cervello con gli altri, lo abbiamo anticipato, a misurarsi, pesarsi, pensare in comune.

Per diventare spirito libero, il cammino statico nella solitudine inoperosa dell’anacoreta o l’essere stilita non serve.

Lo sdegno e la dignità del soggetto sono facce di uno stesso volto, prendono le mosse dalla riforma di un io che non può prescindere dal mondo e dal suo teatro; se bisogna imparare a esaminare sé stessi, non ha alcun senso rimanere a parte sui.

Betapress– Quando un intellettuale è inutile per Montaigne?

Panichi-Quando non è impegnato nell’agire.

La filosofia di Montaigne si rifiuta al solipsismo che guarda alla torre come metafora di un’agognata solitudine dotta.

Un tale intellettuale è inutile alla società.

Bisogna impegnarsi a volte non solo con la penna, scrive, ma anche con il sangue, se è necessario, e non tenere il piede in due staffe…

E in questo chiamava in aiuto il De officiis di Cicerone.

Betapress– L’uomo impara più in solitudine o in società?

PanichiLa solitudine è indispensabile per raccogliere l’io nel profondo ed esaminarlo, anche se la sua conoscenza, al pari del resto, è impenetrabile, come stringer l’acqua nel palmo della mano; ma non se ne deve rimanere prigionieri.

Lo studiarsi va esercitato sempre in una consustanziale dialettica con l’alterità, il mondo.

Per capire la logica della vita, bisogna ammettere quanto, la differenza delle forme della natura, sia più feconda della similitudine e dell’identità.

E bisogna riconoscere quanto, la paura dell’altro, sia dovuta piuttosto alla nostra ignoranza.

La differenza è forma della natura, dunque niente può essere mostruoso perché semplicemente diverso da noi.

Così, la tolleranza diviene corollario della diversità.

Betapress-Cosa ci insegna la filosofia di Montaigne?

Panichi-Tale filosofia si caratterizza per il tentativo di alludere, indicare con il dito, secondo una espressione montaigneana di grande respiro, routes pour nous sauver, le strade per la nostra salute/salvezza, in un tempo malato e cornucopia di mali, morali e fisici.

Betapress– Montaigne insegna o racconta?

PanichiL’attitudine di Montaigne è raccontare l’uomo (non insegno, racconto) uomo come essere mutevole, camaleontico e vacillante, doppio in se stesso per sua propria essenza (l’io di adesso e l’io di prima siamo due).

Questa riflessione è alla radice della modernità e del celebre: Je suis un autre di Rimbaud.

Ma rimanda anche all’eraclitismo del soggetto e del mondo (il mondo è un’altalena perenne; tutto si muove anche le rocce del Caucaso e le piramidi d’Egitto, e la costanza è solo un movimento più debole).

Una delle affermazioni di maggior spessore filosofico di Montaigne, affermazione che segnerà l’‘ontologia’ dei saggi, è: “non descrivo l’essere, ma il passaggio”.

Betapress-Cosa significa vivere per Montaigne?

PanichiVivere significa sperimentare la vita con l’impresa di un’opera aperta, polifonica, dal titolo inconsueto, ma pienamente aderente al progetto filosofico (Essais: saggi, tentativi, esperimenti, definiti solo ironicamente cibreo, escrementi di un vecchio spirito).

Dunque, vivere sperimentando la progressiva liberazione dai pregiudizi nel pensare e nell’agire.

La rinuncia al pregiudizio è l’unica via per esercitare, come voleva Socrate, il peso e la forza della metamorfosi: divenire ciò che si è, uomo à divers estages, a più piani, homme meslé, uomo cosmopolita – quale la natura umana, essente in possibilità, sarà capace di farlo diventare.

Betapress– Chi è l’uomo Montaigne?

PanichiMontaigne è sismografo dell’anima, del mondo e della storia; in grado di concepire un’idea della morale secondo natura, autonoma dalla religione (quindi eteronoma), della filosofia separata dalla teologia (filosofia e teologia non devono confondere i loro percorsi: la censura era avvertita).

Il filosofo perigordino assume il rischio della sfida verso il lucreziano “mondo a rovescio” e non vi rinuncia; anzi, invita alla pratica del sapere aude, motto carico di sostanza, ripreso da Orazio e divenuto celebre poi con Kant.

Betapress-Imparare a vivere significa imparare a morire?

PanichiL’impegno richiesto all’uomo engagé nella società non ammette deroghe, nemmeno quando si affaccia (a tratti, divenendo dominante) il pensiero della morte: siamo nati per agire.

Il motivo senecano che Montaigne riattiva in un capitolo dominato da Epicuro e Lucrezio, e tartassato dalla futura censura romana, è considerato all’interno del proposito filosofico di “imparare a morire”.

Tale proposito, rappresentato nella sua naturalità, si converte in un desiderio: che la morte lo cogliesse mentre sta agendo, magari mentre sta piantando i cavoli nel suo jardin imparfait

Il giardino incompiuto è la metafora della vita che sperimenta il mondo in tutte le sue forme.

Ma la sperimentazione non avviene a caso. 

Ha bisogno di ordine nel progetto.

Il perigordino ritorna al punto: nella sua molteplicità vicissitudinale, la vita assume l’io come timone e bussola della giurisdizione interiore.

E la ragione è giudice e imputato al tempo stesso.

Betapress– Vivere come si può o come si deve?

Panichi– Montaigne ci lancia una bella sfida: il capolavoro del soggetto è vivere come si deve e come voleva Socrate, lo abbiamo anticipato, diventare quello che l’uomo è.

Ma l’uomo ignora sin dove possa spingersi la possibilità della natura nel suo infinito e vicissitudinale moltiplicarsi di forme

Dunque, all’uomo non resta che essayer la vie, sperimentare la vita in tutte le sue forme, aprendosi alle nuove terre di orizzonti fisici e mentali inesplorati.

Nietzsche coglierà bene questo aspetto e rilancerà: noi siamo esperimenti.

Betapress-Esiste la paura per Montaigne?

Panichi– Certo! E’ imprescindibile dal coraggio.

Per avere paura ci vuole coraggio, scrive, mentre il sapere aude, il cuore del saggio dedicato all’educazione dei fanciulli, abbandona la latitudine di una educazione ‘a tempo’ per divenire, come gli Essais, un esempio di institutio e di formazione permanente degli adulti e della loro ragione, apprendistato che deve durare, appunto, tutta la vita.

Betapress-Gli Essais, sono moniti, sentenze o aforismi?

Panichi-Gli Essais non sono una raccolta di sentenze o di cristalli di sapere.

Piuttosto portano con loro il privilegio del corpo organico, della vitalità del pensiero, dell’inesauribilità della question de l’homme.

In questa forma hanno potuto influenzare percorsi e sentieri intellettuali, sollevare polemiche o accoglienza in lettori, che li leggeranno e rileggeranno, a partire dai contemporanei: Lipsio, Charron, i libertini, Florio, Bacone, Descartes, Hobbes,

Rousseau, Kant, Kierkegaard, Nietzsche, Emerson…, per citarne pochissimi.

Nel Novecento italiano, Pirandello, Bo e Sciascia, su fronti e per motivi diversi ne rimarranno folgorati.

Betapress-Quale monito sembra riguardarci più da vicino?

Panichi– Nella sua folgorante immediatezza, penso che sia tout mouvement nous découvre – ogni movimento ci scopre.

 

E con l’augurio di avere spronato i nostri lettori a scoprire (o riscoprire Montaigne), ringraziamo di cuore Nicola Panichi per avere condiviso con noi queste eterne pillole di vita.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 




Qualunquemente …

Siamo tornati a passeggiare sulle spiagge, a farci un aperitivo in piazza, ad uscire senza mascherina…

Sembra passata un’epoca, da quando il covid ci ha messo in ginocchio.

Eppure, non è passato molto tempo da quando è iniziato l’incubo.

Forse l’emergenza sanitaria ha fatto il suo corso, almeno in Italia, sembra…

Ma quella economica è in pieno sviluppo, dentro e fuori i confini nazionali.

Da febbraio, le economie mondiali hanno cominciato a fermare la produzione a causa della pandemia.

All’inizio della crisi, la maggior parte delle persone aveva previsto una ripresa veloce, immaginando che l’economia avesse solo bisogno di una pausa.

Con due mesi di cure, un bel po’ di denaro ed un balletto di decreti legislativi e di strategie economiche, si pensava, avrebbe ripreso da dove si era fermata.

Ma ormai siamo a luglio e la ripresa veloce è un’illusione (nonché una bugia sparata ad arte N.d.D).

L’economia del dopo pandemia sarà probabilmente debole, non solo nei paesi che non sono riusciti a gestire il contagio (come gli Stati Uniti), ma anche in quelli che si sono difesi bene.

Il Fondo monetario internazionale prevede che, entro la fine del 2021 l’economia globale sarà appena più ricca di quanto era alla fine del 2019, e che le economie di Stati Uniti ed Europa saranno del 4 per cento più povere.

Le attuali prospettive economiche possono essere esaminate su due livelli.

Il primo si manifesta nei comportamenti macroeconomici.

Infatti, la macroeconomia ci dice che i consumi diminuiranno, perché famiglie e aziende hanno meno soldi a causa dei fallimenti e del comportamento prudente indotto dall’incertezza sul futuro.

Il secondo è evidente nelle scelte dei singoli.

Infatti, la microeconomia ci dice che il virus agisce come una tassa sulle attività che prevedono un contatto umano ravvicinato e continuerà a cambiare gli andamenti dei consumi e della produzione, che a loro volta porteranno a una trasformazione sociale.

La storia cosa ci insegna?

La teoria economica e la storia c’insegnano che i mercati, da soli, fanno fatica a gestire un simile cambiamento, considerando soprattutto quanto è stato improvviso.

Non è facile trasformare dei dipendenti di compagnie aeree in tecnici di Zoom, o gli insegnanti vecchio stampo in maghetti della DAD…

E anche se potessimo, i settori oggi in espansione richiedono meno manodopera e più competenze rispetto a quelli che stanno sparendo.

Sappiamo anche che le trasformazioni strutturali creano un tradizionale problema keynesiano, quello che gli economisti chiamano effetto di reddito e sostituzione.

Anche se i settori che non prevedono il contatto umano si stanno espandendo, l’aumento dei consumi che generano sarà controbilanciato dalla diminuzione della spesa causata dal calo del reddito di chi lavora nei settori in crisi.

Inoltre ci sarà un terzo effetto: l’aumento delle disuguaglianze.

Visto che le macchine non possono essere infettate dal virus, diventeranno una soluzione più attraente per i datori di lavoro.

E poiché le persone a basso reddito devono spendere una parte più consistente dei loro guadagni per i beni essenziali, ogni aumento delle disuguaglianze prodotto dall’automazione determinerà una contrazione.
Ci sono altri due motivi per essere pessimisti.

Il primo motivo è dato dai limiti della politica monetaria in sé.

Infatti, la politica monetaria può aiutare alcune aziende a fronteggiare la scarsa liquidità, come è avvenuto nella recessione del 2008, ma non può risolvere i problemi di solvibilità, né stimolare l’economia quando i tassi d’interesse sono già vicini allo zero.

Inoltre, negli Stati Uniti e in alcuni altri paesi, le obiezioni dei “conservatori” all’aumento del disavanzo e del debito ostacoleranno le azioni di stimolo.

Le stesse persone erano felici di tagliare le tasse a miliardari e grandi aziende nel 2017, di salvare Wall street nel 2008, e di dare una mano alle multinazionali quest’anno.

Ma i sussidi di disoccupazione e la copertura sanitaria sono un’altra storia.

In pratica, è tutto questione di priorità.

Le priorità a breve termine sono state chiare fin dall’inizio.

La più evidente è che bisogna affrontare l’emergenza sanitaria, perché non può esserci ripresa economica finché il virus non sarà contenuto.

Dunque chi salvare?

Bisogna proteggere le persone più bisognose, fornire liquidità per evitare fallimenti evitabili, e mantenere i legami tra i lavoratori e le aziende.

Ma ci sono anche scelte dolorose da fare.

E dunque cosa eliminare?

Non dovremmo salvare le aziende che erano già in declino prima della crisi.

Questo creerebbe degli “zombi”, con il risultato di limitare la crescita.

Né dovremmo salvare aziende che erano già troppo indebitate.

Il covid-19 rimarrà tra noi a lungo, quindi abbiamo tempo per fare in modo che i consumi e gli investimenti riflettano le nostre priorità.

Quando è arrivata la pandemia, la società statunitense era segnata da disuguaglianze razziali ed economiche, dal deterioramento degli standard sanitari, e dalla dipendenza dai combustibili fossili.

Ora che la spesa pubblica è stata enormemente aumentata, i cittadini hanno il diritto di esigere che le aziende che ricevono aiuti contribuiscano alla giustizia sociale, alla salute pubblica e a un’economia più verde.

Una spesa pubblica mirata, che investa nella transizione verde, può essere utile, può coinvolgere una consistente forza lavoro (contribuendo così a combattere la disoccupazione) e può rivelarsi uno stimolo per l’economia.

Non ci sono ragioni economiche che impediscono agli Stati Uniti di adottare programmi di ripresa in grado di farli somigliare alla società che dichiarano di essere.

Viceversa, la nostra povera Italia, a un’unica estrema ragione, economica, politica e sociale.

Quella di sopravvivere.

Forse noi Italiani, in primis, dobbiamo rivendicare aiuti finalizzati alla giustizia sociale, alla tutela della salute dei cittadini, all’incremento di un’economia ecologica.

Altrimenti, altro che sogno americano, a noi, resta solo l’incubo italiano!

 

Fonti:

Joseph Stiglitz

https://www.internazionale.it/sommario/1366

BLOG di FRANCESCO MACRI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Coronavirus: andrà tutto bene?

 




Scuola: numeri e sciocchezze

La stupidità è il motore del mondo.

I politici, gli uomini di marketing, i religiosi, i personaggi dello spettacolo, campano tutti, chi più chi meno, sulla stupidità umana.

(Luciano De Crescenzo)

Cadono le braccia nel leggere il documento partorito dal Comitato tecnico scientifico sulla scuola, Miur permettendo perché ormai viene da chiedersi se il MIUR sa cosa è la scuola.

Metà del testo ci informa su dati statistici e numerici che conoscevamo già.

L’altra metà è un articolato invito a lavarsi le mani e a tenere le distanze.

Non c’è alcun respiro futuro su cosa la scuola potrà essere, da settembre, dopo questa lunga claustrofobia.

Speravamo di più da dotti, medici e sapienti, ma non c’è stato nulla da fare.

Gli edifici scolastici di più recente costruzione sono 21mila.

Per recente, si intende edificati dal 1976 in poi, quasi cinquantanni, 23.800 invece sono stati tirati su tra il 1946 e il 1975.

Altri 3.800, infine, stanno in piedi dal 1920.

Siamo proprio sicuri che distanziamento sociale, ridefinizione della numerosità delle classi, differenziazione dell’inizio delle lezioni, rimodulazioni/riduzioni orarie, uso degli spazi esterni, distanziamento di due metri in palestra, e ci fermiamo qui, sia tutto possibile in scuole così vecchie, in moltissimi casi?

Qualcuno del Comitato tecnico scientifico ci ha messo piede (con i dovuti accorgimenti, non sia mai) nelle scuole di cui si parla?

Il tempo c’era, non solo per mettere insieme le carte.

I ragazzi devono stare a distanza di un metro e si parla di 4 metri quadrati per alunno.

Ma qualcuno si è preso la briga di moltiplicare i 4 m. per ogni alunno che frequenta e di verificare che metratura dovrebbero aver le scuole?!?

E se lo spazio, come è evidente, non c’è, che si fa?

Si usano i banchi con doppio posto mettendocene uno, ma a quel punto si deve ridurre la numerosità della classe di un terzo.

E dove i ragazzi stavano già stretti, come la mettiamo?

Si moltiplicano le sezioni, si ricomincia con classi da quindici, per cui, magari alle superiori, dove avevano iniziato in 25, dal prossimo anno si farà la seconda ginnasio A1 e A2?

E poi, come si riuscirà a rispettare l’indicazione del Cts quando dice che “nella prospettiva della riapertura delle attività didattiche in presenza la modalità a distanza potrà rappresentare un momento integrativo e non sostitutivo, diversamente applicato e commisurato alle fasce di età degli studenti”. 

Un modo per dire tutto e non dire niente, perché se è integrativo, non potrà essere prevalente, come sta accadendo ora.

Ma tornando un passo indietro: ai presidi che in questo momento stanno formando le classi prime, alle medie come alle superiori, qualcuno ha dato indicazioni dal ministero di viale Trastevere?

Perché si può dire come un mantra di voler eliminare le classi pollaio, ma se non si fa una legge i dirigenti scolastici devono attenersi a quella che c’è.

Per quanto dividono al fine di formare le classi?

Per 15, per 10, per 20 o per 25/28 come sono stati costretti a fare ormai da quasi vent’anni?

Quando la scuola ricomincerà, dal primo settembre (poi si vedrà regione per regione), i docenti dovranno occuparsi del recupero dei ragazzi con il debito e leggersi i Pai (Piani di apprendimento individuale) richiesti dalla ministra Azzolina per moltiplicare la burocrazia cartacea della scuola (Bes, Dsa, Pdp. Pei…).

E, nello stesso tempo, dovranno avviare, si presume, l’anno scolastico per le loro classi.

Il come, quanti a distanza, quanti in presenza, quante classi?

Boh. Quel che si capisce bene dal rapporto è che tutto dovrà essere pulito e continuamente ripulito: sanificazione, mani pulite, mascherine (che a questo punto qualche ragazzo se la terrà anche a distanza).

Dispenser sì, termoscanner no (farsi misurare la temperatura all’ingresso non è obbligatorio, come non sono obbligatorie le mascherine fino a sei anni di età se si va a scuola).

Quanto al rispetto della 626, siamo a posto?

Sa qualcosa il Cts?

Hanno chiesto al ministero se tutte le scuole sono a posto con i precedenti criteri di sicurezza e quante invece aprono ancora in deroga?

Quanti lavori di ristrutturazione sono stati appaltati, quanti iniziati, quanti ancora a livello progettuale?

Per tutto quello che di avveniristico si deve fare nella scuola futura viene da immaginare che, con la spinta del governo, finalmente risolto a decidere cosa sia prioritario o cosa no (la scuola è frequentata tra docenti e studenti da quasi 8 milioni e mezzo di persone), ci sia un brulicare di attività, di cantieri, di confronti in corso, che da questo momento in poi non si parli d’altro e non si faccia altro che quel che possa darci una certezza a settembre.

Ma, per caso voi vedete qualcosa in giro?

Se sì, ditecelo, dateci un segnale di speranza. 

Infine.

Si parla (ma anche qui siamo ancora alla chiacchiera da bar) di ore di lezione ridotte a quaranta minuti.

E’così? Sarà così?

I professori hanno un contratto di 18 ore.

Togliendo 20’ ogni ora rimarrebbero 360’ da recuperare dunque altre 6 ore da svolgere.

Avranno altre classi, quindi, un aggravio di consigli di classe, ricevimento genitori e quant’altro?

Qualcuno al Miur si sta occupando degli effetti della didattica a distanza (perché passato il momento del “quanto è bello stare a casa”, ci sono ricadute fisiche e mentali di cui tener conto, e questo vale per tutte le categorie in smart working, naturalmente).

Ci vorrà una normativa anche qui o facciamo un eterno stato di eccezione?

Adesso ci dovrà essere un documento della task force del ministero.

Qualcosa è già trapelato e non siamo molto lontani da quanto ha scritto il Cts.

Ma avere fiducia non costa niente…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

sdidatticamente parlando e non solo

 

Rosolino Cicero: la DAD non è di sistema…

 

 




DAD: conta ancora il fattore umano

dad

Finalmente, siamo arrivati alla fine di un rocambolesco anno scolastico.

L’emergenza Covid 19 ha imposto lezioni a distanza, verifiche on line ed esami finali di terza media ridotti ad un percorso inderdisciplinare caricato su una piattaforma digitale e presentato dietro uno schermo.

E come accaduto per la didattica, anche gli esami hanno risentito dei problemi dovuti alla difficoltà, per molti studenti, di accedere alla rete e di usare con regolarità il pc

Problemi di connessione e scarsità di strumenti, anche perché, magari l’unico computer di casa serviva al fratello liceale o ai genitori in smart-working.

Problemi di relazione, perché, a volte, è stato perfino impossibile interfacciarsi, seppur attraverso uno schermo, con docenti e compagni di classe.

Qualcuno di loro, proprio per questi motivi, ha anche rischiato di non poter sostenere il proprio esame di terza media.

Come un’alunna, la cui storia è diventata emblematica.

Emblematica del disagio di tanti alunni penalizzati dalla Dad, ma anche emblematica della responsabilità e della professionalità di tanti docenti che hanno fatto, di tutto e di più, per contenere e fronteggiare questo problema.

Come redazione di betapress, abbiamo intervistato il prof. FERNANDO BONESSIO, un professore di educazione fisica, ormai prossimo alla pensione.

Questo docente romano, più precisamente delle scuole medie dell’I.C. Poggiali-Spizzichino, è diventato protagonista, suo malgrado, come lui stesso ha dichiarato, di un coraggioso intervento per salvare l’esame di una sua alunna.

Alunna extracomunitaria disagiata che non riusciva ad accedere alla piattaforma per sostenere a distanza la presentazione dell’elaborato.

Betapress- Buongiorno, prof. Bonessio, innanzi tutto ci racconti cosa è successo…

Bonessio- Ieri, una 14enne originaria dell’Ecuador che frequenta l’ultimo anno delle medie all’istituto Poggiali-Spizzichino della Garbatella, doveva discutere l’elaborato finale.

Betapress- Per i nostri lettori, spieghiamo bene in cosa consiste quest’anno affrontare gli esami di terza media…

Bonessio- Come migliaia di alunni di tutta Italia, per la prima volta nella storia scolastica italiana, quest’ alunna doveva discutere l’elaborato finale on line.

Praticamente doveva presentare, dietro uno schermo, una tesina che raccordava diverse materie scolastiche, tesina imposta, come ultima prova dal ministero dell’Istruzione, per svolgere gli esami nelle scuole di I grado ai tempi del coronavirus. 

Betapress- Com’è andata? Ci sono stati problemi?

Bonessio-  Fin dal mattino, la mia alunna, che era in casa da sola poiché il padre era andato al lavoro, non riusciva a connettersi con la propria classe e con la commissione.

Betapress- Mi scusi, e la madre?

Bonessio- La ragazzina è arrivata due anni fa in Italia, solo con il padre, che fa il badante, e la madre è rimasta in Ecuador.

Purtroppo, sono sempre più frequenti dei casi simili in un contesto sociale come il nostro, con una forte presenza di alunni extra-comunitari.

Betapress- Ed allora, cosa è successo?

Bonessio- Nonostante tentativi su tentativi che sono durati l’intera giornata, la ragazza non è riuscita ad accedere alla piattaforma usata dalla scuola.

Betapress- Dunque, cosa avete fatto?

Bonessio– La commissione ha iniziato a ragionare su come permettere alla ragazzina di svolgere la prova, ma non se ne veniva a capo, anche il tentativo di cambiare piattaforma si è rivelato inadeguato, il problema era proprio la connessione insufficiente.

Betapress- Allora?

Bonessio– Quando, raggiunta telefonicamente dalla mia collega di musica, ho sentito che la mia alunna stava per crollare in una crisi di pianto, ho deciso di fare quello che normalmente si dovrebbe fare…

 Betapress- Cioè?

BonessioMettersi dalla parte degli alunni e garantire il loro diritto all’ istruzione, in questo caso il loro sacrosanto diritto a sostenere l’esame, anche ai tempi del Coronavirus.

Così, ho preso in mano la situazione: mi sono alzato, ho tirato fuori dallo zaino le chiavi della macchina e con la mia collega di musica da Garbatella sono arrivato al quartiere di San Giorgio ad Acilia.

Betapress- Perché così lontano?

Bonessio– Perché la ragazza abita in questo quartiere periferico verso Ostia, ma il padre l’aveva iscritta da noi, alla Garbatella, in quanto più comodo e vicino al suo posto di lavoro.

Betapress- Ed i suoi colleghi come hanno reagito alla sua iniziativa?

BonessioNon hanno avuto modo di dissentire, perché, scherzosamente, ma non troppo, li ho minacciati di denunciarli tutti per interruzione di pubblico servizio, nel caso in cui avessero abbandonato il collegamento on line.

Betapress- Dunque?

Bonessio– Ho citofonato alla nostra alunna che è scesa di casa e dal bar con il mio cellulare, connesso con la commissione d’esame, ha potuto discutere il suo elaborato. 

Una storia a lieto fine che tuttavia dimostra i limiti e le difficoltà che migliaia di docenti e alunni hanno dovuto affrontare in questi mesi di didattica a distanza. 

Allora, abbiamo voluto saper qualcosa di più, su questa benedetta, maledetta DAD…

Betapress- Ci dica sinceramente, prof. Bonessio, alla luce anche di questa storia, com’è andata la Dad?

BonessioLa Dad ha incrementato i cronici problemi dell’universo scuola, primo tra tutti la mancanza di formazione e di aggiornamento dei docenti.

E poi le enormi differenze nelle condizioni socio- economico- culturali degli alunni.

Betapress- Alla vigilia della pensione, dopo 43 anni di servizio, cosa non sopporta più della scuola dei nostri giorni?

Bonessio- La burocrazia. Pensi che, proprio per riprendere quanto ho appena raccontato, la commissione aveva anche suggerito di provare ad usare un’altra piattaforma, ma qualche docente si è opposto per motivi puramente burocratici.

Betapress- Cioè?

BonessioSecondo alcuni docenti, avremmo dovuto aspettare il beneplacito del Dirigente Scolastico, perché, se la classe aveva scelto fin dall’inizio della didattica a distanza una piattaforma, su quella bisognava svolgere l’esame…

Ma, io dico, l’alunna al telefono con la mia collega di musica, stava per piangere, e noi per un cavillo burocratico, dovevamo restare immobili?!?,

Mi sono detto, se l’alunna non viene da noi, andiamo noi da lei!

Ed allora, noi di betapress, diciamo “Averne di professori così!”

 

Perché, diciamola tutta:

In questi mesi di emergenza dovuta alla pandemia del coronavirus con le scuole chiuse e la didattica che è proseguita da remoto, l’impegno degli insegnanti e anche dei ragazzi, è stato enorme, ma molti insegnanti non hanno compreso come la didattica a distanza abbia sì, un valore formativo, ma non valutativo.

C’è una differenza sostanziale, perché il docente deve distribuire a tutti gli stessi apprendimenti e solo a quel punto valutare se i ragazzi hanno recepito oppure no.

Ma come in questo caso, come garantire questa consequenzialità quando le lezioni stesse non possono svolgersi con regolarità oppure non tutti gli studenti possono parteciparvi? 

Chiudiamo ancora con la testimonianza del prof. Bonessio, il “professore missionario” della nostra storia:

«C’è un tema anche di risorse – aggiunge il professore di educazione fisica – perché il non poter accedere alla rete, a una connessione, può nascondere a volte anche gravi problemi economici di molte famiglie.

Nel caso della mia alunna, ho capito che andarle incontro fisicamente, era l’unico modo per aiutarla».

Non potendo andare a scuola, la scuola è andata da lei.

Ma allora, perché quelli del Miur non riuscendo a risolvere i problemi della scuola italiana, non la smettono di partorire soluzioni burocratiche lontane anni luce dalla nostra vera realtà sociale?

Realtà sociale fatta di differenze economiche, problemi strutturali e deficit sistemici della nostra scuola…

Non ci stancheremo mai di dirlo, una vera riforma scolastica, deve partire dal basso, da un report come quello che vi abbiamo raccontato…

 

  

 

 

 

 

 

 

 

Riaprire la Scuola

La DAD non è sistema?

 




DADOUT: burnout telematico

 

Era previsto che, a partire dal 5 marzo 2020, i docenti fossero soggetti ad una fase di stress senza precedenti, ma la realtà supera la fantasia.  

La chiusura tempestiva delle scuole, l’introduzione della didattica a distanza (che ha trovato molti impreparati), le ordinanze ministeriali a singhiozzo, il disagio delle famiglie, la mancanza di strumenti e supporti adeguati, la gestione della privacy, i problemi della valutazione…

Tutti questi fattori hanno creato un cocktail di stress notevole per il personale scolastico, con un generale incremento del BURNOUT a tutti i livelli, tra dirigenti, personale amministrativo, ma soprattutto docenti.

Gli addetti ai lavori del mondo scuola, volendo e dovendo risolvere tutti questi problemi (e molti altri ancora) a tempi record, hanno dovuto gestire e smaltire un pressing continuo.

Di giorno con giorno, a presidi, vicepresidi e prof. sono state richieste conoscenze allargate, competenze aumentate, abilità raggiunte, che, non solo non erano previste prima del Covid 19, ma si sono diversificate e durante tutto il lockdown.

Così, nel corso di tutta la DAD, è stato frequente il problema della gestione dei tempi/lavoro con il risultato che, soprattutto gli insegnanti, si sono ritrovati a lavorare ad orario continuato (non dico 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, ma quasi!) non riuscendo a staccare mai la spina.

Poi, c’è stato il continuo adeguarsi agli eventi, ma soprattutto alle circolari ministeriali.

E qui bisogna considerare il fare e disfare del MIUR che, a suon di ordinanze, ha inventariato tutte le soluzioni possibili, per poi contraddirsi, da solo, nei fatti, testimoniando la stessa non applicabilità delle soluzioni proposte.

Infine, in questi ultimi giorni di salti mortali per gli esami imminenti, chi la scuola la vive con coscienza e professionalità, non sa come comportarsi tra scrutini virtuali ed esami raffazzonati.

Perché, anche qui, tra varie notizie divulgate e diverse soluzioni adottate, uno non sa più come comportarsi con gli studenti e come definire le valutazioni.

Secondo quanto emerge nei vari gruppi social, possiamo evincere una serie di situazioni critiche che hanno accentuato non poco lo stato di salute degli insegnanti e stanno esplodendo in questo gran finale dell’anno scolastico.

Il generale malessere psico-fisico è derivato dal fronteggiare l’uso di strumenti nuovi, quindi la preparazione di materiale didattico utilizzabile nella didattica a distanza.

Diversi docenti si sono sottoposti a troppe ore di attività davanti al PC (per produrre materiale, fare lezioni e correggere verifiche) lamentando problemi alla vista e dolori alla schiena.

Altri hanno dovuto studiare nuove strategie didattiche, aggiornarsi, cercare in rete strumenti nuovi per risolvere i vari problemi, sostenendo a proprie spese formazione e connessione.

Alcuni hanno dovuto fronteggiare in casa lo stress da coronavirus, vivendo in famiglia la malattia e la morte dei propri cari.

Altri docenti, con figli in età scolare, hanno dovuto seguire i figli e contendersi con loro il computer, quindi lavorare il doppio e produrre di meno.

Da non dimenticare, per alcuni docenti, l’uso di strumenti tecnologici in modo inadeguato, anche per via dell’improvvisazione che li ha visti impreparati, quindi l’enorme dispendio di tempo ed energie.

 

Costante è stata la mancanza di momenti di relax, uscite, svago, passeggiate ed ogni altra attività che consentisse di rilassare la mente.

I ritmi infernali cui spesso i docenti sono stati sottoposti dai dirigenti che più volte hanno cambiato strategie e piattaforme hanno poi completato il quadro generale.

I docenti sono allo stremo delle forze, perché non solo devono affrontare nuove modalità didattiche e relazionali, ma il contesto in cui agiscono è evoluto da emergenza sanitaria a emergenza sociale
E proprio adesso che ci si aspettava un periodo di riposo estivo per recuperare le energie, ecco che arriva l’ultima ordinanza ministeriale, apocalittica, su come ritornare a scuola a settembre.

E qui, altro lavoro preparatorio ed organizzativo prima, e gestionale dopo, con evidenti problemi di responsabilità, oggettiva e soggettiva, per vigilare e monitorare…

Ma, di questo, ve ne parleremo la prossima puntata…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Rosolino Cicero: la DAD non è di sistema…

sdidatticamente parlando e non solo

Sdidatticamente parlando… ovviamente a distanza.

 




Vicepresidi forse una tutela in più…

Riconoscimento sindacale per Ancodis Palermo

ANCODIS: il futuro dei Collaboratori dei DS e delle figure di sistema

verso l’orizzonte sindacale.

Durante il lockdown, nella scuola, c’è chi ha lavorato, non solo di più, ma anche meglio.

Per esempio, i vicepresidi, o meglio i Collaboratori dei Dirigenti Scolastici.

Mai come in questi ultimi tempi, i vicepresidi hanno dato prova del loro ruolo fondante di ogni istituto scolastico, chiamati ad assumere incarichi pressanti, sul piano dell’organizzazione dei servizi, del funzionamento didattico, della sicurezza e della prevenzione in tutti gli ambienti scolastici.

Da tre anni, esiste ANCODIS, l’Associazione Nazionale dei Collaboratori dei Ds.

Nei mesi scorsi, l’ANCODIS ha svolto un importante questionario tra i suoi iscritti.

La raccolta dati serve per definire una nuova identità degli iscritti, ma anche per focalizzarsi sugli obiettivi e sulle proposte che l’Associazione si troverà a definire a tre anni dalla sua costituzione.

A tale proposito, come redazione di betapress, abbiamo intervistato il prof. ROSOLINO CICERO, Presidente dell’ANCODIS Palermo.

BETAPRESS– Buongiorno, prof. Rosolino, cominciamo dal definire che cos’è l’Ancodis…

CICERO– L’Ancodis è la realtà rappresentativa dei Collaboratori dei DS che assumono incarichi sul piano dell’organizzazione dei servizi, del funzionamento didattico, della sicurezza e della prevenzione in tutti gli ambienti scolastici.

BETAPRESS– Chi sono gli iscritti?

CICERO– Oggi Ancodis, tra i suoi iscritti, rappresenta per oltre il 50% i Collaboratori noti come “Vicepresidi”, e con percentuali variabili i cosiddetti Secondi Collaboratori, i Responsabili di plesso ed i Collaboratori dei DS in genere.

BETAPRESS– Sono docenti con una certa esperienza alle spalle, immagino…

CICEROL’83% ha un’anzianità di servizio di oltre 15 anni, circa il 10% compresa tra i 10 ed i 15 anni e poco meno del 7% una anzianità minore di 10 anni.

BETAPRESS– C’è spazio anche per nuove figure professionali dell’universo scolastico?

CICEROAncodis ha chiesto agli iscritti di pronunciarsi sull’apertura alle FF.SS, agli Animatori digitali, ai RSPP se docenti, ai Coordinatori per l’inclusione, ai Coordinatori di dipartimento riscontrando un significativo assenso: dal prossimo anno scolastico, dunque, l’adesione sarà possibile anche a queste figure.

BETAPRESS– Quali sono gli obiettivi dell’Ancodis?

CICERO– Per quanto riguarda gli obiettivi, dopo i primi tre anni dedicati alla costituzione della comunità dei Collaboratori, la priorità sarà data alla costruzione di una governance scolastica nella quale chi vuol farne parte deve avere una specifica formazione in gestione, direzione, coordinamento didattico, prevenzione e sicurezza di sistemi complessi come una scuola.

BETAPRESS– Ma questa governance scolastica avrà anche un’identità normativa?

CICERO– Certamente!

Ancodis propone l’istituzione di un nuovo documento associato al PTOF – il Piano Organizzativo e Gestionale (POG) – nel quale il DS determina per un triennio gli obiettivi per il funzionamento dell’Istituzione ed individua anche le figure di sistema secondo i principi di efficienza ed efficacia in un clima collaborativo ed aggregante.

BETAPRESS– Perché è così importante il ruolo del vicepreside?

CICERO– Nel moderno organigramma scolastico è ineludibile – anche per colmare un ventennale vulnus giuridico – l’istituzione di una figura denominata “Collaboratore principale” che in caso di assenza o impedimento del DS lo sostituisca a tutti gli effetti ad esclusione degli atti di natura contrattuale, negoziale, nelle relazioni sindacali.

BETAPRESS– Ma come è possibile conciliare l’attività d’insegnamento con l’incarico di vicepreside?

CICERO– Per tale figura occorre prevedere il distacco dall’attività di docenza con la razionalizzazione dei posti per il potenziamento dell’offerta formativa ai sensi dell’art. 1 comma 14 punto 2 lett. b della Legge 107/2015. 

BETAPRESS– Prof. Cicero, ci parli di questa nuova proposta avanzata dall’Ancodis…

CICERO– In merito alle proposte, è arrivato il tempo di determinare nel prossimo CCNL il riconoscimento contrattuale dei Collaboratori e delle figure di sistema in una nuova area (i QUADRI ai sensi del comma 1 art. 2 Legge 190/1985) con specifico profilo professionale, attività lavorativa ed orario di servizio, trattamento economico, carriera; tra essi si individui il Collaboratore principale con formale riconoscimento per la sostituzione del DS assente (ai sensi del vigente contratto Area Dirigenza scolastica) o per la collaborazione al DS reggente e – se delegato – per la presidenza nella Commissione di esami.

BETAPRESS– Quali sono i requisiti per questa figura professionale?

CICEROPer l’accesso all’area si propone di prevedere un’anzianità di servizio di almeno tre anni e l’obbligo di frequenza ad un percorso annuale di formazione e di specializzazione, anche universitaria, su temi relativi ai modelli organizzativi e gestionali nella PA, al diritto del lavoro, alla gestione delle risorse umane, seguito da un tirocinio conclusivo di un anno.

BETAPRESS– L’ Ancodis si propone anche di diventare un’organizzazione sindacale

CICERO– Esattamente!

Oltre l’80% degli iscritti ha deciso di far evolvere l’Associazione in una O.S. che rappresenti e tuteli la professionalità dei Collaboratori dei DS e delle figure di sistema con la possibilità di confederarsi con altre OO.SS. ma restandone autonoma.

BETAPRESS– Quanti sono indicativamente i docenti che svolgono il ruolo di vicepreside?

CICERO– Nel sistema scolastico italiano sono almeno 80000 i docenti coinvolti nel ruolo di collaboratori dei D.S.

Essi rappresentano una componente essenziale per l’organizzazione ed il funzionamento didattico di una autonoma Istituzione scolastica.

Ecco dunque le proposte concrete che Ancodis sottopone ai suoi interlocutori e le scelte che aprono nuove strade, a partire da quella sindacale.

Noi, come redazione di betapress non possiamo che divulgare questa importante novità del sistema scolastico italiano, sottolineando che, ancora una volta, la città protagonista è PALERMO.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANCODIS: alla ricerca del vicepreside perduto…

Presidi e Vicepresidi: Tutti in “ferie” per protesta!!

Dirigenti Scolastici, Vicepresidi, DSGA, ATA, Collaboratori scolastici, eroi incompresi




Pittoni: call veloce inutile ripiego.

#SCUOLA #PRECARI #LEGA #PITTONI #AZZOLINA # COPRIRE CATTEDRE CON CALL VELOCE

Piano straordinario assunzioni Lega bocciato.

Il piano straordinario di assunzioni docenti, proposto dalla Lega e bocciato, sia in Senato che alla Camera, nell’ambito del Decreto Scuola, proponeva lo scorrimento delle graduatorie di istituto, in modo che i precari ottenessero il ruolo nel territorio da loro già scelto.

La risposta del governo è stata la CALL VELOCE ai docenti inclusi in graduatoria (sia Gae che Gm), cioè la chiamata diretta ad anno scolastico avviato.

Ma, per la Lega, non sarà probabilmente la call veloce a risolvere il problema delle cattedre di ruolo che, anche quest’anno rimarranno vuote, perché mancano docenti nelle graduatorie corrispondenti.

 Come redazione di betapress, abbiamo voluto sentire direttamente il senatore Mario Pittoni, presidente della commissione Cultura a palazzo Madama e responsabile Istruzione della Lega.  

 

Betapress – Senatore, un commento a caldo…

 

PITTONI – A settembre, dopo molti anni, la scuola poteva tornare a disporre di docenti tutti titolari, invece che supplenti.

Il ministro ha rifiutato la nostra proposta emendativa al decreto Scuola e ora per riempire i buchi (anzi, la probabile voragine vista l’emergenza pandemica da gestire) annuncia di volersi affidare alla cosiddetta “call veloce”, che però si rivolge a docenti (inclusi in Gae o in Gm) cui è assicurato dalla legge il diritto alla nomina in ruolo nella regione/provincia di appartenenza.

Betapress – Dunque, i docenti precari, sarebbero ancora chiamati a lavorare ben lontano da casa…

PITTONI – Questo è il problema di sempre, peggiorato dalle ultime disposizioni di legge.

Infatti, c’è da dubitare che i precari interpellati si rendano disponibili a farsi sbattere per 5 anni a centinaia di chilometri da casa, lontano dalla famiglia e con stipendi che in trasferta difficilmente consentono di arrivare alla fine del mese.

Betapress – Ma qual’ è la disposizione che li svantaggia ulteriormente?

PITTONIUna disposizione di legge non superabile anche in sede di contrattazione collettiva, prevede infatti che i neo immessi in ruolo dall’anno scolastico 2020/21 siano vincolati per 5 anni alla sede ottenuta, senza poter chiedere neanche l’assegnazione provvisoria o stipulare contratti a tempo determinato.

Betapress – Ma allora, quale precario può accettare una nomina lontano da casa?

 PITTONI – In pratica la call è appetibile solo per quei docenti che si aspettano di dover attendere più di 5 anni per conseguire la nomina in ruolo nel proprio territorio.

Betapress – Senatore, ma quali sono i reali numeri dei docenti precari?

PITTONI – Non si giochi con i numeri del precariato.

Nell’anno scolastico 2019/20 ci sono state più di 38.000 supplenze annuali e quasi 150.000 supplenze fino al termine delle attività, cui andrà aggiunta la copertura dei pensionamenti 2020/21 (circa 27.000).

Siamo quindi ben oltre le 200.000 unità di personale docente precario che ci si prepara a utilizzare il prossimo anno scolastico, alla faccia delle rassicurazioni del ministro.

Betapress – Senatore, cosa vuol dire a Conte, dopo che il Governo ha bocciato la proposta della Lega di stabilizzare i docenti precari?

PITTONI – Mi sento solo di dire

Grazie Presidente,
il ripensamento non c’è stato.

Ci eravamo illusi che la sinistra avesse ripreso a fare il mestiere per cui era nata:

difendere i deboli, come le centinaia di migliaia di precari che hanno dato i loro anni migliori alla scuola e ora rischiano di ritrovarsi ai margini della società, per un’interpretazione distorta e semplicistica del “merito”, che somiglia tanto a un dispetto a chi ha osato infastidire il “potere” chiedendo attenzione per la disperazione di chi teme di perdere quella che in molti casi è la sola fonte di sostentamento, in un’età che non offre più grandi alternative, magari con la responsabilità di una famiglia”.

Betapress – Il concorso straordinario conferma che il governo non ha alcuna intenzione di tener conto dell’emergenza epidemiologica, la quale consiglierebbe di puntare sul rafforzamento e la stabilizzazione dell’organico docenti. Secondo Lei, perché?

PITTONI – Con la marcia indietro di Pd e Leu, nuovamente appiattiti sulle posizioni dei 5 Stelle, il prossimo anno scolastico partirà con zero assunzioni a tempo indeterminato;

anzi, 30 mila precari in più a seguito dei pensionamenti, che porteranno il totale dei supplenti a 200 mila.

Il contrario dell’impegno preso su nostra sollecitazione – a parole – da esponenti della quasi totalità delle forze politiche di garantire tutti gli insegnanti titolari in cattedra il prossimo settembre, per affrontare con la dovuta efficacia la crisi pandemica, a partire dalla necessità di sdoppiare le classi per consentire i distanziamenti.

Betapress – La soluzione per superare il precariato con la vostra proposta di assunzione da graduatorie, già utilizzata per le Gae, è giuridicamente valida?

PITTONI – Sì, assolutamente sì, e le spiego anche il perché.

Il concorso per soli titoli, nato nel 1989 e conosciuto come “doppio canale”, nel 1999 è stato convertito dalla legge 124 in graduatoria permanente (ora ad esaurimento).

Trasformazione ribadita dalla giurisprudenza della Cassazione (esempio: Sentenza 3 ottobre 2006 n. 21298).

Le graduatorie possono essere permanenti (tuttora attive per il reclutamento del personale ATA e un tempo attive pure per il reclutamento dei docenti) oppure ad esaurimento (oggi strumento alternativo al concorso ordinario, previsto specificamente dalla legge e ribadito anche da una sentenza della Corte Costituzionale).

Lo strumento “graduatoria” pertanto è pienamente legittimo, ha pari dignità rispetto al concorso ordinario ed è anche “tutelato”, dal momento che la Suprema Corte ha sancito che ad esso va assegnato il 50% dei posti annualmente disponibili, percentuale pure aumentabile nel caso di esaurimento di parallele graduatorie concorsuali.

Betapress – E considerata la situazione di emergenza?

PITTONI – Situazioni particolari come l’attuale legittimano l’istituzione di uno strumento aggiuntivo, subordinato a quelli preesistenti, unico a poter garantire l’assegnazione in tempo utile dei docenti alle classi con la creazione di una maxi-graduatoria finalizzata alle immissioni in ruolo, che utilizzi solo ed esclusivamente i punteggi con cui gli aspiranti sono inclusi nelle rispettive liste.

Betapress -Tra l’altro il numero di posti del concorso straordinario targato Azzolina è talmente esiguo che tutta la procedura ricorda la solita montagna che partorisce il topolino…

PITTONI- Servirebbero non meno di 100 mila assunzioni.

Con la proposta del Governo il risultato, oltre ad arrivare – se va bene – l’anno dopo, non coprirà più del 10-20% del necessario.

Oggi è interesse pubblico primario coprire tutti i posti vacanti e disponibili.

Ovviamente, detratti quelli delle procedure ordinarie preesistenti (GM varie e GAE), la quota assegnata con procedura straordinaria per le esigenze eccezionali del momento va recuperata negli anni successivi per garantire parità di accesso a chi parteciperà al futuro concorso ordinario, che nell’attuale stato d’emergenza appare indispensabile procrastinare almeno di un anno.

Betapress -Quello contro i precari della scuola da parte di certa politica è diventato quasi un tiro al piccione…Anche all’estero è così?

PITTONI – Assolutamente no. All’estero non è così.

In Francia i concorsi per il reclutamento, tanto nella scuola statale che in quella privata, avvengono con assoluta regolarità e praticamente non si formano mai sacche di precariato, poiché gli insegnanti sono assunti in pianta stabile sia nello Stato che nel privato man mano che si manifesta la necessità.

Anche in Spagna non ci sono particolari sacche di precariato, poiché le assunzioni sono regolari e la formazione in ingresso più agile rispetto a quella farraginosa italiana.

Betapress – Senatore, che posizione ha preso la Lega in questi mesi?

 PITTONI – A marzo, quando la pandemia ha cominciato a manifestarsi in tutta la sua virulenza e, come Lega, ho lanciato l’appello ad affrontare insieme le grandi criticità che ci ritroveremo a settembre, mi aspettavo reale collaborazione.

I fronti su cui lavorare sono sostanzialmente due: didattica d’emergenza

(con la necessità di raddoppiare gli spazi e sdoppiare le classi per ridurre gli alunni da gestire) e organico docenti insufficiente già prima dell’emergenza e quindi precario in percentuale rischiosa per la tenuta del sistema.

Ho proposto un grande piano di stabilizzazione che consenta, per la prima volta dopo parecchi anni, di avere tutti gli insegnanti titolari in cattedra già all’inizio dell’anno scolastico.

Betapress – Che reazioni ha suscitato la vostra proposta?

PITTONI – Esponenti di diverse forze politiche (escluso il M5S) sono più volte intervenuti riconoscendo l’importanza, in un momento tanto grave, di disporre di un organico docenti adeguato e stabile.

E’ un diritto dei ragazzi disporre di insegnanti che abbiano il tempo di conoscerli e capirli, altrimenti di che qualità cianciamo?

Betapress – Sì, ma poi, nei fatti, non è così…

PITTONI – Naturalmente neanche in questo secondo decreto Scuola c’è traccia degli interventi da tempo attesi da decine di migliaia di precari e “ingabbiati” della scuola.

Non c’è alcun percorso specifico per il conseguimento dell’abilitazione all’insegnamento dedicato a docenti in possesso di adeguata esperienza professionale.

Non c’è traccia del corso di specializzazione per l’insegnamento di sostegno nelle scuole di ogni ordine e grado dedicato specificamente a coloro che sono in servizio, a qualunque titolo e legittimamente, su posti di sostegno della scuola primaria, secondaria e dell’infanzia senza essere in possesso del titolo di specializzazione.

Non c’è traccia, a parte il solito tavolo, della programmazione del percorso accademico ordinario per conseguire l’abilitazione, strumento indispensabile per l’insegnamento previsto dalla normativa comunitaria oltre che da quella nazionale.

Non c’è traccia di un vero concorso riservato per gli insegnanti di religione, in attesa di entrare in ruolo anche da più di vent’anni.

Non c’è traccia di iniziative per superare il contenzioso dei concorsi a dirigente scolastico.

Non c’è traccia delle nostre proposte per limitare i danni dei ritardi nel concorso transitorio della secondaria.

Non viene affrontata in modo adeguato l’emergenza delle scuole prive di DSGA e non si corrisponde agli impegni presi in merito ai cosiddetti “DSGA facenti funzione”.

Non c’è alcuna disposizione che risolva il problema dei docenti di scuola primaria diplomati magistrale ante 2001/2002

licenziati a seguito di giudizi definitivi, ma non ricompresi nel novero dei partecipanti al concorso straordinario indetto nel 2018 in forza delle disposizioni contenute nel decreto Dignità.

Betapress -Come Lega, avete sempre difeso le scuole paritarie

PITTONI – Sì, ma anche qui il governo ci ha risposto picche.

La rinnovata intesa tra le forze di governo non ha lasciato scampo neanche alle proposte che riguardavano fondi, contributi, crediti d’imposta, esoneri, detraibilità e rimborsi, oltre al 10 per mille chiesto dalla Lega, per salvare le scuole paritarie, a rischio chiusura.

Betapress – Perché?

PITTONI – Di fatto PD e Italiaviva si sono piegati al volere dei 5 Stelle, che da sempre non mostrano particolare simpatia per la scuola pubblica non statale, con la scusa che il decreto Scuola non dispone di fondi adeguati, per cui sarebbe tutto rimandato eventualmente al decreto Rilancio.

Intanto con le briciole stanziate finora, molte non statali rischiano di non riaprire il prossimo anno scolastico e questo potrebbe tradursi in un carico finanziario enormemente superiore per la scuola statale rispetto a oggi.

Betapress -Dunque, Senatore, la Lega continuerà ad opporsi…

PITTONI – Senza dubbio!

Per tutti questi motivi il voto della Lega Salvini Premier – Partito Sardo d’Azione a un provvedimento all’insegna del pressapochismo irresponsabile della cui inefficacia purtroppo ci si renderà conto solo a settembre, non può essere che contrario.

E noi, come redazione, non possiamo che riconoscere il merito a chi le critiche al sistema scuola le aveva mosse da tempo, critiche con contro proposte efficaci ed efficienti.

Soluzioni alternative nate dalla competenza e dalla professionalità di chi, la scuola, la vive come missione, e non come propaganda politica o audience mediatica…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Pittoni Mario, l’esperienza al servizio dello Stato.

Concorso DSGA: note di malcostume italiano

Concorso a Cattedra, ridicolmente infernale…




LA FASE 2 A SCUOLA: magheggio o logica?

 

ANCODIS: la ripartenza della scuola nell’A.S. 2020/2021.

Tornare a scuola in presenza ed in piena sicurezza: sincero auspicio o azzardata ipotesi?

 

Riprendiamo il nostro viaggio nella scuola vera, quella degli addetti ai lavori, per parlare senza ipocrisie, né reticenze di cosa sta succedendo.

Se guardiamo alla scuola del mese di settembre è chiara una cosa: sarà un grande punto interrogativo per quanto riguarda l’organizzazione, il funzionamento, la didattica.

Sono state pubblicate, sul sito del Ministero, le attese indicazioni del Comitato tecnico-scientifico che sembrano dare spazio all’autonomia scolastica (prevista dal DPR 275/1999), considerandola però solo come autonomia didattica ed organizzativa, senza alcun riferimento a quella finanziaria.

Chi conosce la realtà scolastica, sa bene che, la gestione e l’organizzazione di un sistema complesso quale è la scuola di oggi, saranno messe a dura prova, se non si metteranno in campo dei protocolli organizzativi e didattici (spazi e numero di allievi, attività didattica in presenza integrata a quella a distanza, orari flessibili).

E’ necessario un CCNL, innovato e coerente ai nuovi bisogni organizzativi, sulle adeguate e necessarie risorse finanziarie, sulla conoscenza degli elementi di criticità e dei punti di forza che connotano ogni IS.

Chiunque ha la minima percezione della complessità di una scuola, non può non riconoscere che sarà un’ardua impresa coniugare aspetti organizzativi, gestionali, didattici con quelli derivanti dalla sicurezza anche sanitaria (protocollo antisismico, antincendio, antinfortunistico, antistress ed oggi anti contagio).

Ecco perché, come redazione di betapress, abbiamo incontrato ROSOLINO CICERO Presidente dell’ANCODIS (ASS. NAZ. COLL. DIR. SCOL.)

Betapress– Prof. Cicero, buongiorno, iniziamo dalle indicazioni formulate dal C.T.S. per il rientro a scuola in sicurezza…

Cicero– Il C.T.S. segnala, con apparente semplicità, che le misure organizzative in tutte le scuole si dovranno fondare sul distanziamento fisico.

Ma è evidente che il distanziamento fisico presenta i caratteri di una enorme complessità che dovrà tradursi in scelte organizzative delle quali occorrerà valutare l’impatto nei confronti del personale, degli alunni (sulla base dell’età e dell’autonomia) e dei genitori (conciliazione tempo scuola con il lavoro), prevedere e progettare adeguate misure di igiene e di prevenzione. 

Betapress– Ma nelle scuole, ci sono gli spazi per garantire il distanziamento sociale?

CiceroAttualmente no! Di sicuro, bisognerà valutare gli ambienti di apprendimento, gli spazi interni ed esterni che dovranno essere rimodulati.

Ci saranno nuove necessità organizzative e didattiche, con dotazione di arredi e di postazioni degli alunni e del personale rispettose del prescritto distanziamento e della previsione di una superficie di almeno 3.14 mq per alunno.

Betapress– E chi penserà a tutto questo?

Cicero– Tutto questo sarà in capo alle autonome IS che dovranno farsi carico di ideare e progettare soluzioni organizzative per la gestione degli spazi (aule, laboratori, palestre, mense, teatri), per la  fruizione degli stessi secondo tempi e possibili turnazioni, per l’attività didattica in presenza e non, per la prevenzione di assembramenti di persone negli spazi scolastici esterni ed interni, per la predisposizione di percorsi idonei a garantire la necessaria sicurezza anche attraverso adeguata segnaletica, per la differenziazione delle fasi di ingresso e di uscita degli alunni sulla base dell’età e delle aree di accesso disponibili nei plessi e compatibilmente con le caratteristiche strutturali e di sicurezza dell’edificio scolastico, per l’individuazione di uno spazio idoneo ad accogliere tempestivamente eventuali casi di personale o alunni con temperatura superiore ai 37.5°.

Betapress– Ma è un lavoro immane!

Cicero- Appunto! Nessuno, al MIUR, si pone il tema di chi si dovrà fare carico di tutto questo: ci permettiamo di dire che disconoscere questo significa non conoscere come funziona oggi una scuola oppure fare finta di non conoscerla (ed è questo secondo caso ciò che più ci preoccupa).

Betapress– Prof. Cicero, cosa si sente di dire alla ministra Azzolina?

CiceroI Collaboratori di Ancodis che vivono la scuola anche nelle sue emergenze e criticità chiedono alla Ministra, alle forze politiche, alle OO.SS., a chi si occupa di informazione scolastica di porre attenzione a quanti saranno impegnati nei mesi estivi ad organizzare la ripartenza di settembre insieme ai DS, ai DSGA, agli RSPP ed avranno poi l’incarico di coordinare, vigilare e monitorare per un intero anno scolastico l’organizzazione, i comportamenti di alunni, del personale e dei genitori, il rispetto dei protocolli di sicurezza, il corretto sviluppo delle attività didattiche in tutti i plessi.

Betapress- Sembra proprio che la scuola vera sia lontana anni luce da quella della propaganda istituzionale…

Cicero- Nella scuola della ripartenza non si possono ignorare le decine di migliaia di docenti che si spendono per le loro IS ed assumono oneri e responsabilità restando – a causa di una insopportabile indifferenza – fuori da ogni attenzione da parte delle Istituzioni e delle OO.SS..

Betapress– Qual’ è il rischio maggiore?

Cicero– Alle condizioni odierne, senza alcun riconoscimento professionale e nessuna tutela legale, molti potrebbero – già al termine di questo anno scolastico – rinunciare all’incarico di collaborazione mettendo in crisi l’organizzazione ed il funzionamento delle loro scuole.

Chi conosce davvero la scuola del giorno dopo giorno, la scuola dell’emergenza, la scuola dei conflitti, la scuola dei servizi generali ed amministrativi, la scuola delle reggenze, la SCUOLA reale insomma, è ben consapevole che i Collaboratori del DS e le figure di sistema con grande spirito di servizio e professionalità assumono ruoli onerosi di tempo e di responsabilità senza alcuna attenzione né giuridica né contrattuale.

Dunque, come redazione di betapress non possiamo che sottoscrivere e divulgare il comunicato stampa di Ancodis, con delle specifiche e puntuali richieste al C.T.S. per il rientro a scuola in sicurezza.

Per Ancodis, alle azioni previste nelle indicazioni del Comitato tecnico scientifico, occorre aggiungere le seguenti proposte:

  • abrogazione dell’articolo 1, commi 332 e 333, della Legge 23 dicembre 2014, n. 190 (divieto supplenza per il primo giorno di assenza e nei primi sette giorni di assenza per la sostituzione dei collaboratori scolastici per poter garantire il controllo e la sicurezza degli alunni in tutti gli spazi scolastici);
  • rendere fruibili e sicuri TUTTI gli spazi presenti in un plesso scolastico poiché risultano edifici utilizzati in misura ridotta per inadeguatezza dei locali o per abbandono manutentivo ordinario;
  • prevedere – in caso di assenza dei necessari spazi ed ove possibile – strutture prefabbricate adatte allo svolgimento in sicurezza delle attività didattiche;
  • esonero del Collaboratore principale con unità di potenziamento in tutte le IS per monitorare l’applicazione delle misure di sicurezza e di prevenzione sanitaria e collaborare a tempo pieno con il DS ed il DSGA nella gestione e nell’organizzazione;
  • tutela legale a carico della scuola di tutti i Collaboratori che assumono incarichi di preposti ai sensi del D. Lgs 81/08 (Fiduciari/Responsabili di plesso distaccato);
  • ed, infine, istituire l’area del middle management nel sistema scolastico italiano del quale tanti parlano ma nessuno prova davvero a mettere la prima pietra.

Ancodis ritiene queste proposte URGENTI, NECESSARIE, COERENTI ed economicamente SOSTENIBILI per poter finalmente dire che nella scuola della convivenza con Covid 19 chi si occupa di organizzazione, funzionamento e didattica merita rispetto ed attenzione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Maestra mi manchi…..

La scuola ai tempi del coronavirus

 




Il Digital Divide

 

Scuola ai tempi del Covid 19. Palermo.

Tutor per alunni disagiati.

Sta per concludersi un anno scolastico a dir poco rocambolesco, in cui gli addetti ai lavori, strenuamente, hanno cercato di agire e di reagire di fronte ad un’emergenza sanitaria che, nella scuola, è diventata emergenza sociale ed educativa.

Oggi, incuriositi dalla testimonianza di Carmen Buglisi, a proposito del Progetto Consulta Studentesca di Palermo, un’iniziativa di tutoraggio di alunni in difficoltà, abbiamo voluto capire come e perché, nelle realtà più disagiate, si partoriscano le risposte più adeguate.

Ma soprattutto dare, nei fatti, una prova al Miur, di come la realtà della scuola sia un’altra rispetto alla propaganda politica e alla spendibilità mediatica di certe boutade ministeriali.                              

Siamo tornati a Palermo per intervistare la Prof. Giusy Lubrano, referente provinciale della CPS di Palermo per l’USR Sicilia Ufficio I Ambito Territoriale di Palermo.

Betapress– Buongiorno, Prof.ssa Lubrano, ci dica subito cosa sta succedendo nella realtà scolastica palermitana in questo periodo?

Lubrano– I rappresentanti della Consulta provinciale degli studenti di Palermo, in questo particolare momento di pandemia che ha stravolto le nostre vite, stanno portando avanti un’attività di accompagnamento didattico, ma anche di ascolto.

Una forma di “tutoraggio” a distanza a favore dei compagni più piccoli e precisamente delle alunne e degli alunni delle tre scuole palermitane inserite nel progetto Emergenza Educativa del MIUR promosso in accordo con l’Assessorato Regionale di Istruzione e Formazione della Sicilia.

Betapress– Quando è nata questa iniziativa?

Lubrano– Lo scorso anno scolastico, alla presenza di rappresentanti del MIUR, nel mese di marzo 2019 l’ex presidente della CPS ha firmato un protocollo d’intesa insieme all’Assessore Regionale all’Istruzione Lagalla con i Dirigenti Scolastici delle scuole Falcone dello Zen, Giuliana Saladino del Cep e Rita Atria del centro storico di Palermo, inserite in contesti sociali particolarmente disagiati della nostra città.

Betapress– Come avete trovato gli studenti disponibili a fare da tutor?

Lubrano– Sono stati gli studenti stessi delle scuole superiori che hanno deciso di offrirsi come tutor.

In sede di assemblea plenaria, infatti, gli studenti avevano deliberato di mettersi a disposizione dei ragazzi di quelle scuole per iniziative extracurricolari di doposcuola, ascolto, attività ludiche sportive e musicali e quant’altro fosse opportuno realizzare per fare stare meglio i loro piccoli amici.

Betapress– Iniziativa veramente significativa, questa sì che è una risposta alla dispersione scolastica!

Quest’ anno com’è andata?

Lubrano– Quest’anno, dopo il comprensibile smarrimento iniziale e il tumultuoso avvio della didattica a distanza, dietro mio suggerimento in qualità di Referente provinciale della Consulta degli studenti presso l’Ambito Territoriale di Palermo, si è deciso di mettere in pratica, se non in presenza a distanza, quanto concordato in quel protocollo.

Betapress– Praticamente avete convertito il progetto adattandolo alla DAD?

Lubrano– Esattamente così.

Sono orgogliosa di poterle dire che da circa due mesi abbiamo avviato le attività di tutoraggio, dopo aver ricevuto le candidature da parte degli studenti delle scuole superiori di Palermo e provincia (quasi trecento). Ho contattato i tre Dirigenti scolastici e ho presentato loro la nostra proposta di “tutoraggio” a distanza.

Betapress– Qual’ è stato il ruolo dei Dirigenti?

Lubrano– I Dirigenti hanno compilato un modulo appositamente predisposto in collaborazione con il Prof Rosolino Cicero dell’IC Giuliana Saladino per un’analisi dei bisogni e delle necessità delle loro comunità scolastiche.

Betapress– Nel frattempo avete raccolto le adesioni dei futuri tutor?

Lubrano– Precisamente. È stato preparato un modulo di candidatura per gli studenti interessati che ho inviato a tutte le scuole superiori di Palermo e provincia.

Betapress– E poi avete messo in contatto l’offerta dei tutor con la domanda degli studenti in difficoltà?

Lubrano– Proprio così!

Dopo videoconferenze con i Dirigenti e i docenti delle tre scuole che hanno messo in situazioni i candidati tutor, ogni studente è stato affiancato ad un bambino bisognoso di aiuto.

Betapress– Che mezzi vengono utilizzati per quest’azione di tutoraggio?

Lubrano– Dipende, smartphone, p.c., tablet…

I mezzi informatici a loro disposizione, noi abbiamo stabilito il contatto tra di loro, poi ogni singolo caso è stato gestito dal tutor ottimizzando i risultati.

Betapress– Che valutazione si sente di esprimere?

Lubrano– È davvero un’esperienza emozionante e coinvolgente.

Un’esperienza che ci fa sentire utili e vicini, sebbene lontani, con grande soddisfazione dei ragazzi e dei docenti e Dirigenti delle scuole coinvolte.

Betapress– Prof.ssa Lubrano, chi ha creduto in quest’idea e vi ha aiutato a realizzarla?

Lubrano– Desidero anche ringraziare per il supporto nella realizzazione del progetto il referente Regionale per l’USR Sicilia Prof. Giovanni Caramazza e il referente nazionale del Ministero dell’Istruzione Prof. Antonio Dinallo.

Betapress– Esistono altre iniziative simili alla vostra in altre regioni o province italiane?

LubranoL’esperienza di questo modello di Peer Education della CPS di Palermo è unica in Italia e siamo davvero felici di mettere a disposizione delle altre Consulte questa buona pratica che sta riempendo i nostri cuori di gioia e che speriamo stia colmando oltre che il “digital divide” anche in parte il vuoto nei cuori e nelle anime dei nostri piccoli ‘amici’.

I loro progressi nello studio sono la misura del nostro impegno e un loro sorriso è per noi la più grande ricompensa.

 

Come redazione di betapress abbiamo solo l’orgoglio e la soddisfazione di condividere, con i nostri lettori, questa stupenda e significativa esperienza.

Un progetto-sfida per contrastare la povertà educativa e la dispersione scolastica nei quartieri più difficili di Palermo.

 L’altra faccia della medaglia, la scuola vera ai tempi del covid 19, non la scuola di facciata, quella delle “sparate” del Miur.

Una SCUOLA d’eccellenza, dove l’impegno sociale ed il valore etico delle persone coinvolte vive e realizza, nei fatti, il diritto all’istruzione di TUTTI, nessuno escluso, oggi più che mai.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Rosolino Cicero: la DAD non è di sistema…

 

 




La DAD non è sistema?

 

Come redazione di betapress, continuiamo il nostro viaggio alla scoperta della scuola vera, con le potenzialità emerse e le criticità esplose in questi ultimi mesi di DAD.

L’intento è dimostrarvi che, nella scuola, come nella vita, non è come sembra, sia nel bene che nel male…

Dunque, lungi da tutti gli stereotipi culturali, Nord/Sud, scuole d’élite/di massa, d’eccellenza/di disagio, vi daremo la prova dell’eccellenza al SUD, in una SCUOLA “di frontiera”, in mezzo al vero disagio sociale, cioè in Istituti Comprensivi che lottano quotidianamente contro la dispersione scolastica in un contesto di forte povertà educativa.

Una sfida vinta a pieno titolo dalla collaborazione strategica tra Ufficio Scolastico di Palermo, Assessorato Regionale all’Istruzione, Consulta provinciale Studenti di Palermo.

Si tratta di un Progetto che vede coinvolti, da più di due mesi, due centinaia di studenti liceali di Palermo e provincia.

Sono 200 alunni del triennio delle superiori motivati e responsabili che, su base VOLONTARIA E GRATUITA, offrono supporto alla didattica di altrettanti alunni delle elementari e delle medie, alunni spesso in condizioni di difficoltà, situazione aggravata ancor più per l’emergenza educativa della Dad.

Una sorta di tutoraggio che si rivela sempre più una strategia vincente per aiutare “gli ultimi”, restati indietro non per scelta, ma per necessità.

Abbiamo avuto il piacere di intervistare Carmen Buglisi, il Presidente della Consulta Provinciale degli Studenti di Palermo

Betapress– Signorina Buglisi, quanti anni ha e che scuola frequenta?

Buglisi– Ho 18 anni e frequento il quarto anno del Liceo Classico Umberto 1° a Palermo.

Betapress– Ci parli del progetto che la vede coinvolta in prima persona

Buglisi– Il progetto, regolato da un protocollo di intesa siglato il 15 marzo 2019 dalla Consulta Provinciale degli Studenti (CPS) di Palermo, l’Assessorato regionale all’Istruzione e alla Formazione Professionale della Regione Siciliana e gli Istituti Comprensivi Giovanni Falcone, Giuliana Saladino e Rita Atria di Palermo, nasce su iniziativa del prof. Antonio Salvatore Dinallo, docente coordinatore nazionale delle Consulte Provinciali degli Studenti.

Betapress– Per i nostri lettori, cos’ è una Consulta Provinciale Studentesca?

Buglisi– La C.P.S. è un organismo che rappresenta gli studenti delle scuole superiori italiane. E’ presente in ciascuna delle 110 province italiane e ne fanno parte 2 studenti, eletti dai loro compagni di scuola.

Betapress– Dicevamo del progetto di tutoraggio destinato agli alunni più deboli…Quanto dura il progetto?

Buglisi-Il progetto ha una durata illimitata.

Betapress– Chi sono i Tutor?

Buglisi– I tutor sono studenti che, come nel mio caso, frequentano scuole superiori di Palermo.

Lavoriamo in sinergia con l’USR Sicilia e l’Ufficio Scolastico Provinciale di Palermo.

Betapress– A chi è destinato il progetto?

Buglisi– I destinatari sono tutti gli allievi dei tre Istituti Comprensivi Giovanni Falcone, Giuliana Saladino, Rita Atria,

Betapress– Se non mi sbaglio, sono Istituti Comprensivi “di frontiera”…

Buglisi- Infatti. Sono scuole che hanno bisogno di un supporto aggiuntivo alla didattica tradizionale, in modo da ridurre il tasso di dispersione scolastica annuo, e mira a coinvolgere gli studenti delle scuole superiori in qualità di “tutor”.

Betapress– Come sta andando la vostra attività in questo periodo?

Buglisi– Lo scoppio della pandemia ha rallentato di molto la nostra burocrazia, ma d’altro canto ci ha incoraggiati a ideare un modo alternativo per lanciare il progetto.

Betapress– Cioè?

Buglisi– I rappresentanti degli studenti eletti nella Consulta studentesca hanno inviato agli allievi dei loro Istituti di provenienza un modulo Google, attraverso il quale chi era interessato a svolgere l’attività di tutoraggio ha potuto iscriversi al progetto.

Betapress-Cioè avete monitorato il territorio, chi voleva fare da tutor e chi aveva bisogno di aiuto?

Buglisi– Sì, prima abbiamo proposto un questionario per individuare chi era interessato ad essere seguito da un tutor. In seguito, coloro che hanno aderito sono stati contattati dalla Commissione Politiche Sociali della Consulta, che ha elaborato un foglio Excel con le credenziali dei partecipanti, inserendo anche le loro inclinazioni e preferenze (materie scolastiche per le quali erano disponibili ad aiutare, richieste di assegnazione a un Istituto specifico).

Betapress– Cioè avete cercato di ottimizzare le competenze dei tutor con i bisogni degli alunni in difficoltà?

Buglisi– Esattamente!

Per mezzo della referente della CPS Palermo, la prof.ssa Giusy Lubrano, i volontari sono stati suddivisi in tre gruppi e le tre scuole firmatarie del protocollo di intesa hanno ricevuto i dati dei partecipanti, ciascuno dei quali è stato assegnato a un allievo di quinta elementare o terza media in difficoltà.

Betapress– Ma siete pagati per il vostro servizio?

Buglisi– Assolutamente no! E tutto su base volontaria e gratuita.

Quando la curva epidemiologica lo consentirà, partirà ufficialmente il progetto di pcto (ex alternanza) e le ore spese nelle attività di tutorato verranno riconosciute.

Betapress– Incredibile! Come sta andando il progetto?

Buglisi– Finora siamo stati testimoni di un’accoglienza positiva dell’iniziativa, di cui andiamo fieri: le iscrizioni sin da subito sono state numerose e stiamo raggiungendo tante famiglie, aiutando i loro figli a superare questo momento difficile.

Betapress– Ma è vero che la DAD è per tutti, come dice il Ministro?

Buglisi– Non è così! Siamo testimoni in prima persona delle difficoltà che migliaia di studenti stanno vivendo, legati a problemi di accesso alla didattica a distanza e a gravi difficoltà economiche, che spesso si declinano nell’assenza di una connessione internet stabile e delle attrezzature informatiche necessarie per la frequenza delle lezioni.

Betapress– Come vi state organizzando?

Buglisi– Ciascun volontario programma e modella le attività sulla base delle necessità dello studente di quinta elementare o terza media che segue e da queste dipendono anche le ore giornaliere che coinvolgono entrambi nelle attività di recupero e approfondimento, oltre che di ascolto.

Betapress– Insomma, diventate come dei fratelli maggiori che seguono, giorno dopo giorno, compito dopo compito, gli studenti più piccoli e più fragili…

Buglisi– Proprio così! Ma ne usciamo arricchiti. Perché, fondamentale nel progetto è il profilo umano e la possibilità di instaurare rapporti solidi e garantire a tutti il diritto allo studio.

Come redazione di betapress, non possiamo che complimentarci con i responsabili di questa iniziativa. Ed essere fieri di questa SCUOLA e di questa ITALIA che funzionano, nonostante tutte le sparate ministeriali della nostra cara Ministra Azzolina, alla faccia di tutti i cervelloni del MIUR, ed in barba a tutta la lenta e complicata burocrazia del Sistema Scuola!

E vi assicuriamo che la nostra indagine non finisce qui, alla prossima…