O MIA BELA MADUNINA – THE BLUES BUNKER SESSION

O MIA BELA MADUNINA – THE BLUES BUNKER SESSION

Come moltissimi italiani anche io ieri sera ero davanti alla tv a guardare “Musica che unisce”, l’intensa rassegna di cantanti italiani in diretta da casa a sostegno della Protezione Civile.

Il forte messaggio di unione e responsabilità in un momento di grande difficoltà per il nostro Paese (#iostoacasa è il refrain della serata; n.d.a.) è da lodare ed il monito di Favino e della Cortellesi da seguire in silenzio: “stai a casa…anche se hai voglia di uscire anche se hai voglia di vedere le persone che ami, voglia di abbracciare tutti. Stai a casa perché la fuori c’è qualcuno che sta lottando per te, (…) non li dimenticare; non dimenticarti di loro perché loro non dimenticheranno mai”. Gabbani, Masini, Amoroso, Elisa, Negramaro, Emma, Ferro, Bocelli, Cremonini, Cocciante (perfino) Mahmood sono alcuni degli ospiti della serata. Mentre si esibiva Ermal Meta mi arriva un whatsapp da Carletto Fumagalli, frontman della Blues4People (vedi Betapress.it – maggio 2017; n.d.a.) con un video… una canzone italiana in chiave blues… Brothers!

Qui mi fermo e vi esorto a guardare il video… Buona visione!

 

https://www.youtube.com/watch?v=LYz2i96TcOI

 

PERTH




CORONABOND e ITALEXIT: FALSI PROBLEMI

L’impasse politica con la quale le istituzioni d’europa sono chiamate a fare i conti ha un nome, ormai, noto a tutti: Coronavirus bond.

Si tratta di obbligazioni  emesse dai singoli paesi, con la garanzia dell’europa o emesse dalla Banca Europea degli Investimenti (BEI) per far fronte alle emergenze sanitarie dei paesi dell’area mediterranea senza clausole di priorità nel rimborso.

Una proposta che mira risolvere il problema rapidamente e sottrarre le emissioni di Bond dal rischio della speculazione finanziaria.

Infatti il funding di simili strumenti, da parte dei singoli paesi con merito di credito differente, porterebbe a speculazioni finanziarie anche significative.

La richiesta, tuttavia, non sembra trovare il favore della Germania che sostiene la necessità di un utilizzo del Meccanismo Europeo di Stabilità.
A favore dei Corona bond si sono espressi oltre a Italia, Spagna, Francia che un’ampia rappresentanza dei paesi facenti parte dell’unione monetaria come riportato nell’infografica sopra riportata (paesi in giallo).

Le due posizioni in realtà sono distanti non tanto per questioni di aritmetica.

Infatti, l’importo dei Bond da emettere che dovrebbe aggirarsi intorno ai 500md non sembra essere la causa delle divisioni.

A maggiore riprova di quanto osservato, l’ambizioso Quantitative Easing (PEPP Pandemic Emergencies Purchase Program) varato dalla BCE nei giorni scorsi e  consistente nell’acquisto di titoli di stato detenuti dalle banche per un importo di 750 miliardi di euro, è stato assunto senza conflitti o pause di riflessione.

Il punto di frizione sembrerebbe, quindi, essere implicito nella richiesta di varare ulteriori misure di sostegno prive di clausole di “condizionalità” il cui contenitore giuridico è, per l’appunto, il Mes.

Le clausole di condizionalità sono quelle  per le quali il sostegno ai paesi aderenti, non in regola con i parametri di stabilità, verrebbe concesso a fronte di precisi impegni di politica economica,

Impegni che si rivelerebbero vere e proprie limitqzioni del welfare come tagli alla spesa pubblica, ai salari alle pensioni e l’aumento dell’imposizione diretta e indiretta.

Clausule che potrebbero essere  rese più dure, in un secondo momento in modo unilaterale attraverso un voto preso a maggioranza qualificata del Consiglio ( art 7(5) Reg. EU 472/2013).

Del resto uno sguardo al funzionamento del Mes spiega molte cose.

Il Mes è un Fondo Intergovernativo costituito da tutti i paesi dell’Unione Monetaria che ne hanno sottoscritto un Capitale Sociale  soltanto in minima parte versato.

Dalla tabella sotto riportata (Fonte ESM) è facile comprendere che il capitale sottoscritto è pari a 704 miliardi di euro ma il capitale versato (paid in) è soltanto di 80,55 md.


La rimanente parte è infatti richiamabile (callable) in caso di necessità (letteralmente the ESM Members commit to provide the corresponding funding at short notice).

Il Mes ha già erogato presti a lunga scadenza a Grecia, Spagna e Cipro per circa 295 md.

 

Una soluzione, pertanto, non rapida ed immediata.

È evidente, a questo punto, che il confronto in atto tra i due blocchi in europa evidenzia profonde fratture politiche che nulla hanno a che vedere con la crisi dell’euro.

Nemmeno comunque con la tanto temuta Italexit e nemmeno con gli strumenti di sostegno da adottare siano essi Corona Bond o altro.

Per questo motivo non possiamo dire di assistere all’agonia dell’Unione Monetaria.

È l’Unione Politica che sta mostrando cenni di cedimento.

La volontà di utilizzare strumenti giuridici, per imporre deleghe di sovranità ai paesi periferici, potrebbe mettere in evidenza il vero progetto tedesco.

Un progetto che persegue il tentativo di costruire, alle spalle e sulle spalle delle regioni mediterranee dell’Unione, una nuova Deutsche Mark Zone più ricca e competitiva

Le misure di sostegno, sono diventate, in altri termini, strumenti di condizionamento e sottomissione di alcuni paesi a danno di altri ed asservite, forse, ad un disegno più ampio.

Alla fine prevarrà il buon senso ( e su questo dubbi ce ne sono N.d.D.) ma questa rimarrà una delle pagine più brutte della storia europea.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Piano Marshall oggi più che mai!!

Pandemia Finanziaria, cui prodest?




Perdere lo Sport…

Non sprechiamo questa occasione! Facciamo tesoro del momento e potenziamo lo Sport!

 

Mai come in questo momento l’Italia ha bisogno di gioco di squadra.

C’è un grande “fine comune”: sconfiggere o, quantomeno contenere, un avversario strano, invisibile e molto pericoloso ma dobbiamo avere ben chiaro chi sia il nostro nemico. 

 

Da troppe parti si legge invece un astio, quasi paragonabile a quello che ebbe la Chiesa cattolica nel medioevo, verso il mondo del calcio in primis e dello Sport in generale. Additati come “untori” chi si faceva legittimamente una corsetta o un allenamento in solitaria.

Il continuo paragone tra lo “stipendio” dei calciatori e quello di tante altre categorie, come sei i primi fossero il male assoluto, non è certo venuto meno anche in presenza di una pandemia. 

 

A titolo informativo i calciatori, considerando la sola Serie A, per gonfiare un po’ i numeri che se no sarebbero peggiori, sono circa 500 persone che si presume siano i migliori in Italia, e alcuni nel mondo, a fare il loro lavoro – come sancito dalla famosa legge 91 del 1981 -. Un lavoro che muove ogni anno svariati miliardi di Euro, -1,3 i soli diritti TV della Serie A  molti dei quali finiscono nelle casse dello Stato, tra tasse, contributi, etc. etc. Bene, quasi la metà di loro guadagna meno di 500 mila Euro all’anno (come un buon dirigente o professionista che peraltro ha un arco lavorativo sicuramente più ampio) e solo il 35% circa – parliamo di 150 persone – incassa più di 1 milione.

Ecco servito il sensazionalismo che tanto piace ai giorni nostri.

 

Si poteva invece chiedere aiuto al Calcio ed allo Sport, come sta ipotizzando la Premier League inglese, per creare quello spettacolo meraviglioso, magari anche solo in tv, che avrebbe agevolato le “non” attività del periodo di “quarantena” ma, purtroppo, non riusciamo a toglierci di dosso una visione Marxista della realtà, una perenne  lotta “di classe”,  che “di classe” ha ben poco, come se ci fosse sempre e solo da contrapporre dei “privilegiati” chissà per quale diritto divino lo saranno diventati! e gli altri, quelli che la non ci sono arrivati.

Una costante lotta tra il vincente ed il perdente dove, quest’ultimo, invece che fare tesoro della sconfitta e, magari, imparare da chi ha fatto meglio di lui, cerca costantemente di delegittimare il successo ottenuto dal primo. 

 

Forse in questo momento ci sarebbe bisogno di molto più Sport perché, come dice un bellissimo documento della Federazione della Ginnastica, questo ci aiuta oltre che a star meglio, quindi agevolando anche il nostro Sistema Sanitario Nazionale, che in questo momento ne ha tanto bisogno, – si parla di stime di un risparmio tra i 4/5 miliardi all’anno grazie all’attività fisica e allo Sport – anche rispettare le regole, oltre che, con un po’ di ambizione, a farne di migliori: 

 

“facendo nostre le regole della competizione, ci abituiamo anche a formarci un sistema di regole che ci dettano “come giocare” nella vita di tutti i giorni e costruire un sistema di valori che ci servono per orientare le nostre scelte e le nostre decisioni … e il nostro stile di vita”

 

Attenzione infine a quello che ci ha detto il Presidente della LND Cosimo Sibilia che prevede una diminuzione del 30% delle società sportive nel mondo del calcio, ma è facilmente riportabile a tutte le discipline o quasi, questo vorrà dire una perdita di persone nell’avviamento allo Sport ovvero in quelle strutture ed in quegli istruttori che svolgono un ruolo importantissimo nella crescita e nella formazione dei ragazzi. 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’indipendenza di Stampa




Meglio tardi che mai… mah, ne siamo sicuri?

 

Finalmente, con più di un mese di ritardo, dalla sospensione delle lezioni, i soldi per la didattica online ci sono.

Meglio tardi che mai, dirà qualcuno.

Troppo tardi, diciamo noi di betapress.

Perché, nel frattempo, alunni e famiglie, hanno già dovuto agire e reagire al caos di questi giorni, in cui, l’emergenza coronavirus, applicata al mondo della scuola, ha smascherato l’inefficienza del sistema e l’inadeguatezza della didattica a distanza.

In questo mese di sospensione delle lezioni frontali, sostituite, malamente, da quelle digitali, è successo di tutto e di più.

Pochi alunni, passata la fase di rodaggio, si sono abituati a seguire le lezioni on line e si sono organizzati nell’esecuzione di compiti digitali.

Insomma, pochi alunni si sono più o meno adeguati al cambiamento.

Molti altri, invece, si sono trovati spiazzati, sia per mancanza di strumenti idonei, che per carenza o assenza di competenze digitali adeguate.

Per esempio, c’è chi ha dovuto comprare un altro computer su Amazon, e configurarselo da solo, senza assistenza tecnica.

C’è chi ha finito i giga, chi ha avuto problemi di connessione e chi, quando finalmente è riuscito a connettersi, ha sbagliato il giorno e l’ora, perché non ha controllato l’orario sul registro elettronico, o si è confuso tra jitsi, classroom, skype, hangout…

In altre famiglie, il pc era pure d’avanguardia, ma era uno solo, da condividere con i familiari, e così, alcuni alunni, magari anche svegli, hanno tentato di accedere a una delle diverse piattaforme segnalate dal Miur, utilizzando il cellulare.

Ma a questo punto, hanno sperimentato che il cellulare, che prima sembrava così comodo ed efficace, ora non lo era più, o non lo era abbastanza.

Per non parlare poi degli alunni più fragili, sia italiani che stranieri.

Senza né tablet, né pc, senza un account per le mail, alunni che hanno addirittura perso la password del registro online, alunni che non hanno più nessun contatto con la scuola. Questi alunni, nel frattempo, si sono persi, sono rimasti indietro, finendo nelle retrovie di un sistema scolastico già fallace, divenuto ora un vortice digitale più che selettivo.

Perché, è evidente nei fatti, la didattica digitale non è inclusiva, anzi, è esclusiva…

Ma, “La scuola non si ferma” e per migliorare la didattica a distanza c’è bisogno di fondi, questo ha deciso la politica di questi giorni.

La ministra della Pubblica Istruzione, Lucia Azzolina, ha così firmato un decreto ministeriale, in attuazione del decreto legge del governo “Cura Italia”, per potenziare il lavoro fatto online da insegnanti e per garantire, a tutti gli studenti, il diritto allo studio, sancito dall’articolo 34 della Costituzione.

Dunque, come si legge nel comunicato emanato dal Miur, 85 milioni sono stati stanziati dal governo per aiutare la scuola.

Precisamente, 70 milioni saranno distribuiti alle scuole per aiutare gli studenti meno abbienti: tutti questi saranno dotati di dispositivi digitali, in comodato d’uso, per fruire della didattica a distanza. 

5 milioni serviranno a formare il personale scolastico ed i restanti 10 milioni serviranno per favorire l’utilizzo di piattaforme e-learning e dotarsi di strumenti digitali utili per continuare la didattica a distanza.

La ministra Azzolina ha spiegato che è stato scelto un criterio che consentirà al Miur di raggiungere al meglio le zone e le famiglie con maggiore necessità.

“Queste che distribuiamo sono risorse importanti per la scuola con cui oggi rispondiamo a un’emergenza, ma attraverso cui gettiamo anche le basi per il futuro.

Tutto quello che stiamo facendo in questo momento rappresenta un patrimonio che ci resterà e consentirà alla comunità scolastica di crescere e migliorarsi ancora”.

I criteri per la distribuzione dei 70 milioni per la didattica a distanza sono due.

Il primo, è il numero totale degli alunni di un Istituto (per il 30% del totale dell’importo).

Il secondo, è l’indicatore Ocse Escs (indicatore dello status socio-economico-culturale dello studente) per il 70% del totale dell’importo.
Tutti i dirigenti scolastici potranno usufruire dei fondi non appena arriveranno nelle casse dei loro istituti.

Peccato che, questa soluzione, non risolva il problema.

Sia per il ritardo con cui queste misure sono state varate e saranno effettive.

Sia perché, non tutti gli alunni in difficoltà saranno davvero aiutati.

Infatti, non è previsto alcun rimborso per famiglie che, nonostante comprovati disagi economico-sociali, hanno già comprato un computer o un tablet al figlio.

O per famiglie, poco abbienti che hanno dovuto ricorrere a ripetizioni on line, perché non sanno come seguire il figlio nelle nuove richieste della scuola digitale.

Inoltre, facciamo due conti.

Ogni scuola avrà a disposizione circa 10.000 euro, e dunque potrà comprare giusto una cinquantina di tablet, essenziali, che tempo due anni saranno già superati.

Senza contare che, dati in comodato d’uso agli alunni, verranno restituiti da riparare e da resettare ad ogni prestito.

Basta vedere che rispetto hanno gli alunni per il materiale della scuola e per gli ambienti scolastici!

Con il nuovo provvedimento, inoltre, saranno ripartiti fra le scuole del primo ciclo, 1000 assistenti tecnici informatici previsti dal decreto “Cura Italia”.

Perché, altra verifica sul campo, sono i docenti della materna e dell’infanzia, i più spiazzati dalla didattica on line.

Infine, 43,5 milioni sono stati stanziati per fare pulizie straordinarie e acquistare gel e prodotti per l’igiene.

Ci fa molto piacere tutta questa attenzione alla pulizia delle scuole.

Del resto, fino a febbraio, le bidelle, come facevano a pulire le scuole, senza né candeggina, né ammoniaca neanche per i bagni, per il rischio di allergie?!?

Ma io dico, emergenza, per emergenza, non si potevano indirizzare questi 85 milioni per gli ospedali, anziché per la scuola?

In questo momento, la priorità assoluta è il materiale sanitario, mascherine, camici, bombole d’ossigeno, respiratori, altro che tablet in comodato d’ uso.…

Ma, si sa, io sono solo un’insegnante, madre di famiglia, non un Ministro.

Infatti, Il Ministero dell’Istruzione, ciliegina sulla torta, ha comunicato che per fronteggiare l’emergenza coronavirus sul piano della didattica saranno utilizzati anche 2 milioni del Fondo per le emergenze educative del Ministero.

 

Eh vai !…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

sdidatticamente parlando e non solo

Coronavirus, italiano addio, etica addio, riprendiamoci il paese, Avanti Savoia!

La scuola ai tempi del coronavirus

 

 




Il virus non si trasmette ai feti

Il RCOG, in collaborazione con il Royal College of Midwives, Royal College of Paediatrics and Child Health, Royal College of Anaesthetists, e l’Obstetric Anaesthetists’ Association, ha appena pubblicato il quarto aggiornamento del documento su infezione da COVID-19 e gravidanza.

La principale novità è la sezione completamente dedicata all’assistenza delle donne in gravidanza, sia dopo un periodo di isolamento per sintomi sospetti, sia dopo la guarigione da una infezione confermata da SARS-CoV-2.

 

A fronte di un case report cinese, in cui la sospetta trasmissione verticale dell’infezione non è stata confermata a causa dell’esecuzione tardiva del tampone effettuato sul neonato dopo 36 ore dalla nascita, continuano ad accumularsi evidenze a sostegno della mancata trasmissione verticale del virus SARS-CoV-2 da madre a neonato.

Un’analisi retrospettiva della documentazione clinica di 9 donne con diagnosi confermata di polmonite COVID-19 sottoposte a taglio cesareo in Cina non ha riscontrato alcuna trasmissione verticale dell’infezione da madre a neonato.

La ricerca del virus su liquido amniotico, sangue del cordone ombelicale e tampone naso-faringeo dei neonati è risultata sempre negativa.

 

Un capitolo emergente nella letteratura sul nuovo Coronavirus riguarda il ruolo e i bisogni dei professionisti sanitari coinvolti nell’emergenza della pandemia.

Infatti, sono soprattutto le donne che lavorano in ospedale, le più esposte, professionalmente parlando, al rischio di contrarre la malattia durante la gravidanza.

 

Viceversa, in considerazione dell’alta contagiosità del virus e dell’elevata probabilità di trasmissione dell’infezione da parte del personale medico a stretto contatto con i pazienti, un lavoro pubblicato in lingua cinese, raccomanda l’adozione di rigorose misure di protezione facendo riferimento al setting operatorio in caso di cesareo d’emergenza.

 

Attraverso una revisione retrospettiva delle cartelle cliniche di 17 donne cinesi positive al SARS CoV-2 e sottoposte a taglio cesareo, Chen, medico anestesista cinese, e collaboratori descrivono l’anestesia epidurale e generale come sicure ed efficaci per le pazienti e i neonati.

 

Un recente lavoro italiano (Moro F, Buonsenso D, Moruzzi MC, Inchingolo R, Smargiassi A, Demi L, Larici AR, Scambia G, Lanzone A, Testa AC. How to perform lung ultrasound in pregnant women with suspected COVID-19 infection. Ultrasound Obstet Gynecol.) del 24 marzo, studia l’utilizzo dell’ecografia polmonare come tecnica diagnostica per donne affette da SARS CoV-2 con complicazioni respiratorie.

 

Un altro lavoro riassume le raccomandazioni cliniche finora raccolte, sia per la prevenzione che per la gestione delle infezioni COVID-19 in gravidanza, sottolineando la necessità e l’urgenza di raccogliere e diffondere dati epidemiologici sull’infezione in gravidanza durante la corrente pandemia.

 

Finora, è stata pubblicata una prima revisione sistematica di letteratura sulle infezioni COVID-19 nei neonati e bambini che ha selezionato 45 articoli e lettere pertinenti.

Sul totale delle infezioni COVID-19 diagnosticate l’1-5% riguarda i bambini che presentano un decorso clinico meno grave rispetto a quello della popolazione adulta.

I sintomi più frequenti sono febbre e difficoltà respiratorie che raramente si convertono in polmonite.

Rispetto agli adulti anche i marker infiammatori risultano alterati.

Gli autori concludono che l’infezione COVID-19 nei bambini ha un decorso e una prognosi migliore rispetto agli adulti e che i decessi sono estremamente rari.

 

Come dicevamo, ad oggi, sempre più studi dimostrano l’assenza della trasmissione verticale madre-bambino durante la gravidanza o in allattamento.

Sono stati raccolti campioni di siero materno, sangue cordonale, tessuto placentare, liquido amniotico, tampone vaginale, latte materno e tampone orofaringeo da madre e neonato.

Ad eccezione del tampone orofaringeo delle madri risultato positivo, gli altri elementi analizzati sono risultati tutti negativi.

Per precauzione, i neonati sono stati separati dalle madri infette, immediatamente dopo la nascita ed è stato scoraggiato il loro allattamento per evitare il contatto ravvicinato.

 

Attenzione, però, l’allattamento durante l’infezione materna COVID-19 non è più controindicato al 100%, considerata la presenza di anticorpi nel latte materno, certo, dovrebbero essere adottate le misure igieniche idonee.

Raccomandano inoltre, nei casi in cui la separazione madre-bambino risulti necessaria, la spremitura del latte.

 

L’interim guidance dell’Inter-Agency Standing Committee (IASC) sull’epidemia da COVID-19 e le situazioni di emergenza più in generale, indica per le donne malate di continuare l’allattamento perché il bambino che è già stato esposto al virus dalla madre e/o dalla famiglia trarrà maggiori benefici dall’allattamento diretto.

Pertanto, paradossalmente, qualsiasi interruzione dell’allattamento può effettivamente aumentare il rischio del bambino di ammalarsi.

 

Rispetto al post partum, l’OMS raccomanda che “madri e bambini dovrebbero essere messi in grado di rimanere insieme e fare il contatto pelle-a-pelle, soprattutto immediatamente dopo il parto e durante l’avvio dell’allattamento.

I Royal Colleges indicano che le donne e i loro bambini sani, che non richiedano altrimenti cure neonatali, siano tenuti insieme nell’immediato periodo post partum”.

 

Nell’ultima versione delle proprie indicazioni, la Società Italiana di Neonatologia suggerisce ogni qualvolta possibile di gestire in modo congiunto madre e bambino, ai fini di facilitare l’interazione e l’avvio dell’allattamento; qualora la madre sia sintomatica e con un quadro clinico compromesso, madre e bambino vengono transitoriamente separati. La decisione se separare o meno madre e bambino va comunque presa per ogni singola coppia, tenendo conto “del consenso informato della madre, della situazione logistica dell’ospedale ed eventualmente anche della situazione epidemiologica locale relativa alla diffusione del SARS-CoV-2.”.

 

Diverse testate italiane riportano casi di neonati di madri SARS-COV-2 positive nati sani e allattati direttamente al seno.

Le Regioni stanno elaborando le proprie indicazioni e percorsi per gravide e puerpere con infezione da SARS-COV-2.

Si rilevano differenze, in particolare nella gestione dell’immediato post partum.

Tali differenze possono essere legate a fattori locali, logistici e organizzativi, oltre che al quadro epidemiologico delle diverse aree interessate.

Un’altra componente dell’assistenza al percorso nascita sono i servizi territoriali e la rete di supporto alle donne, che hanno un ruolo di rilevanza sempre maggiore nel corso dell’epidemia da COVID-19.

Tra le strategie volte a ridurre l’accesso alle strutture ospedaliere e il rischio di contagio per le donne in gravidanza, le società scientifiche ostetriche SYRIO e SISOGN raccomandano il rinforzo delle strategie di dimissione protetta di madre e bambino dopo il parto e attività cliniche di sostegno a domicilio per l’area ostetrica-neonatale. Raccomandano, inoltre, il rinforzo dei servizi di teleassistenza (idealmente con videochiamata) anche per assicurare occasioni di counselling in relazione a specifici bisogni informativi e di sostegno.

Sono numerose le Aziende Sanitarie ad aver attivato servizi di assistenza e supporto nel percorso nascita attraverso videochiamata e visite domiciliari.

Ci sono, inoltre, gruppi di sostegno tra pari che, nel caso delle Comunità Amiche dei Bambini riconosciute da UNICEF, sono parte integrante dell’offerta di supporto nel territorio.

Sul sito del Movimento Allattamento Materno Italiano è disponibile la mappa dei gruppi.

Il sito Saperidoc ha pubblicato una ricca pagina di approfondimento sul tema COVID-19 in gravidanza, parto e puerperio. La pagina offre materiali di approfondimento rivolti ai professionisti sanitari e, come d’abitudine, materiali divulgativi destinati alle donne.

Uno dei temi è “stare a casa con i bambini” con suggerimenti e indicazioni del Centro per la Salute del Bambino di Trieste; una sezione di giochi, letture e musica sviluppata in collaborazione con l’Associazione Culturale Pediatri e una sezione dedicata a consigli per genitori e futuri genitori dal titolo: “Il tempo (prezioso) del coronavirus”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Italexit?

I Conte non tornano… sapevamo già tutto dal 2006.

 




Dimmi cosa compri e ti dirò chi sei …

Nuovo identikit del consumatore medio ai tempi del Covid 19

Da più di un mese è scattata l’emergenza coronavirus.

E così, giorno dopo giorno, passo dopo passo, decreto dopo decreto, ci siamo trovati a percorrere un tunnel.

Nostro malgrado, sempre più coinvolti e sconvolti, abbiamo dovuto agire e reagire.

Perdere abitudini personali, ritmi sociali e profili comportamentali.

Prova ne è, tra l’altro, la nascita di un nuovo modo di fare la spesa, la definizione di un nuovo identikit di consumatore, completamente diverso da quello precedente, a suo tempo studiato e manipolato da strategie di marketing decennali.

Questo nuovo prototipo di cliente, dai tratti compulsivi e dalle pulsioni schizofreniche, sta mettendo in tilt tutti gli studi di marketing, a suo tempo collaudati da studi di mercato, e comprovati da anni di consumismo sfrenato.

Consumismo che è sempre stato compulsivo per il consumatore, ma calcolato, diciamo così pianificato, previsto dal produttore.

Ma, tutto questo, fino all’altro ieri, ora non più.

Prima, ciascuno di noi, chi più, chi meno, era un consumatore indotto da bisogni fittizi, un acquirente pilotato da leggi di mercato, una pedina manovrata da profitti globali.

Ora, non più, basta vedere, quanto è avvenuto in Italia, ed ora all’estero.

Prima fase, l’assalto ai supermercati.

Non appena è scattata l’emergenza, nelle zone rosse, solo in quelle coinvolte nel maggior rischio di diffusione del virus, i consumatori hanno letteralmente preso d’ assalto i supermercati.

Ma comprando solo determinati articoli.

Alcool, amuchina e pasta, sono andati subito esauriti.

Il meccanismo inconscio che ha pilotato questi primi acquisti, è stata la paura, la paura di morire di malattia o di fame.

Due bisogni primari, legati all’istinto di sopravvivenza, vale a dire il neutralizzare il virus ed il riempire la pancia, hanno dominato e vinto ogni strategia di marchio pubblicitario o di fidelizzazione del cliente.

Sono andati esaurite tutte le marche di pasta, dalla Barilla a quella del discount, indipendentemente dalla pubblicità della famigliola del Mulino Bianco.

Una reazione impulsiva, quella dell’accaparramento, in particolare di cibi a lunga scadenza, che ha fatto saltare tutte le previsioni di vendita in vigore fino al giorno prima.

Parola chiave di questa prima fase, è stata fare la scorta.

Basta considerare l’incremento esponenziale della vendita di riso (28,8%), pasta (+ 29,6%), conserve animali (+19,9%) e conserve di pomodoro (+ 32,7%) verificatosi nella prima settimana di marzo.

Sono saltate le previsioni di consumo medio sia di quantità che di qualità pro capite.

Il ragionamento dei consumatori è stato chiaro, ma solo dopo che era già avvenuto.

Il consumatore non ha seguito un percorso previsto, ma l’ha ribaltato con il suo comportamento fuori ogni schema.

Nel timore di restare costretto a casa per lungo tempo, il consumatore tipo ha pensato che era meglio stipare il più possibile la dispensa.

Come minimo 5 kg di pasta a testa, anche se in famiglia, di solito, non se ne mangia più di un etto al giorno, perché non si sa mai!…

Al bando la dieta!

Ed in effetti la paura di morire di fame ha dominato il rischio di ingrassare.

Così, il consumatore medio ai tempi del covid19, ha invertito la tendenza salutista e dietetica precedente.

Niente più calcolo delle calorie, dieta proteica per mantenere il peso.

Il nuovo consumatore ha scelto di fare l’esatto contrario, di ingrassare, a forza di mangiare carboidrati senza poter più fare attività fisica.

E poi, al bando la gestione dello spazio! Altro che mania dello space cleaning!

Anche se si abita in un bilocale, dove manca lo spazio materiale per tutte queste scorte, il nuovo consumatore, rinuncia allo spazio vitale, pur di accumulare, perché, adesso, siamo in tempo di guerra!

Un altro effetto imprevisto delle vendite di quest’ultimo mese, è stata la brusca riduzione di prodotti freschi, vuoi per il rischio di trasmissione del virus sui banchi del mercato, vuoi perché si esce sempre meno per fare la spesa.

Così, per esempio, adesso, si preferisce il latte a lunga scadenza o la frutta sciroppata rispetto a quella fresca.

Poi, però, basta che scatti la news degli indubbi benefici della vitamina C per aumentare le difese immunitarie, che, dall’oggi al domani, va esaurito il Cebion o il Vivinc in farmacia, e ritorna la richiesta di agrumi e di succo d’arancia al supermercato.

Poi, con le restrizioni per raggiungere l’ipermercato fuori comune, ecco che, di necessità in virtù, si riscoprono i negozi sotto casa, i sapori locali, i prodotti a km zero.

Cavalca l’onda, anche la Confagricoltura, che, in tal senso promuove i prodotti italiani. «Gli agricoltori italiani –dice Massimiliano Giansanti, presidente dell’organizzazione – nel rispetto delle prescrizioni di sicurezza per i lavoratori, stanno lavorando e continueranno a farlo per il Paese, per produrre e fornire, con regolarità, prodotti freschi e materie prime, indispensabili per l’industria agroalimentare».

Altro nuovo effetto dello stare tutti a casa, è la riscoperta della buona cucina casalinga.

Un po’ per passione, un po’per passatempo, molti consumatori si dedicano alla preparazione delle pietanze. Basta dare un’occhiata a Instagram dove si susseguono immagini di torte, lasagne e pizze con una gara culinaria che attraversa tutta l’Italia.

In questa fase, avviene così, un incremento esponenziale degli ingredienti base per cucinare. Farina, uova, zucchero, ma, soprattutto lievito, diventato, all’improvviso, prezioso come l’oro.

Un simpatico post virale di questi tempi, è infatti quello di uno scambio di droga tra due loschi individui incappucciati, con il sottotitolo “Dammi due panetti…di lievito!”

Altro boom delle vendite è stato quello degli integratori.

Dimenticati quelli per rallentare il metabolismo e per tonificare la massa muscolare, il consumatore medio ai tempi del covid 19 ha fatto scorta solo di quelli per aumentare le difese immunitarie.

Altra idiosincrasia, dettata dal timore di contrarre il virus.

Nonostante la crisi economica, il consumatore medio è disposto a spendere.

E per di più in modo irrazionale, scegliendo un prodotto chimico, costoso ed artificiale, piuttosto che un prodotto fresco, frutta e verdura di stagione, di sicuro molto più sane ed economiche.

Questo perché attribuisce al prodotto creato in laboratorio un potere miracoloso di vittoria sul virus.

Infine, altro exploit: le salviettine umidificate, diventate dall’oggi al domani un bene di lusso.

Fino all’altro ieri, le salviettine umidificate erano destinate a pulire il culetto di un bimbo in viaggio o a struccare il volto di sua mamma alla sera.

Nell’ultima settimana, le vendite di tutte le salviettine, detergenti, disinfettanti, emollienti, e chi più ne ha, più ne metta, sono aumentate del 216%.

Ma perché comperare le salviette quando, in concreto, si resta quasi sempre a casa?!? Meglio optare per il sapone per le mani (liquido o solido), il cui prezzo è, peraltro, mediamente inferiore rispetto a quello delle salviette.

Ma questo è un altro mistero occulto di questo periodo…

Infine, la vendita di detergenti per le superfici domestiche. Anche qui un balzo in avanti (+ 37,8%).

Ma, attenzione, a differenza di quanto avveniva prima, il consumatore medio seleziona prodotti disinfettanti. Lysoform, candeggina, alcool…

Insomma, in questo momento, la profumazione passa in secondo piano, l’importante è l’efficacia.

E, dulcis in fundo, la carta igienica.

Avete fatto caso che, neanche qui si riesce a resistere alla tentazione della scorta?

Però, sono andate subito esaurite le confezioni salvaspazio, perché l’abbiamo detto prima, lo spazio in casa, è quello che è, però, male che vada, c’ è sempre la cantina ed il garage!…

 




Se lo dice Lui …

Si ritorna tutti a scuola! Parola di Renzi…

Matteo Renzi, il leader di Italia Viva, nella sua newsletter Enews e in una diretta Facebook, ha annunciato il ritorno a scuola.

Riportiamo direttamente le sue parole, lasciando a voi lettori, il piacere o il dispiacere di tale lettura.

Se conteniamo l’onda di piena di queste ore e aumentiamo la forza negli ospedali, avremo vinto una battaglia contro il Covid 19 Ma non la guerra. Perché per vincere la guerra occorre il vaccino. E il vaccino purtroppo ha bisogno di tempo. Quindi ci sarà un periodo di convivenza. Un anno? Due? Non lo sappiamo, dobbiamo seguire la scienza. È chiaro che non possiamo stare chiusi in casa per tutto questo tempo. Dobbiamo ripartire. Piano piano ma ripartire “, ha detto Renzi.

C’è chi mi critica senza neanche avermi letto ma bisogna programmare d’accordo con la comunità scientifica una graduale ripartenza. Bisogna gradualmente iniziare a pensare a ripartire: questo dico. Gradualmente, a macchia di leopardo. Ma siccome non avremo la normalità di prima per due anni, dovremo inventarci una nuova normalità. Servono test a tutti, innanzitutto. Dovremo abituarci a fare i controlli della febbre per andare al supermercato e a scuola o – un domani – al cinema e a teatro. Dovremo gestire con cura la tecnologia e la privacy. Dovremo cambiare la vita nelle fabbriche e negli uffici “.

I giovani potranno uscire prima degli anziani. Brutto dirlo ma è così. Il Covid 19 uccide molto più gli anziani che i giovani. Ci sono alcuni settori che oggi possono partire. Si pensi a tutto il settore dei lavori pubblici e degli investimenti con il Piano Shock. Le scuole sono chiuse? Bene, autorizziamo lavori in emergenza per metterle in sicurezza. Adesso. Con procedure super semplificate. Nel mese di aprile possiamo spendere centinaia di milioni per rimettere a posto le nostre scuole consentendo ai ragazzi di vivere in posti più sicuri. Poi pensiamo che piano piano bisogna riaprire anche le scuole. Bisogna fare l’esame del sangue a tutti i nostri studenti o almeno il test sierologico. Potremmo scoprire che molti dei nostri figli hanno già contratto il virus Covid 19 che nei ragazzi sotto i 20 anni nella quasi totalità dei casi non dà sintomi. Fatti gli esami medici, dobbiamo pensare di riaprire gradualmente le scuole magari iniziando da chi deve fare la maturità o l’esame di terza media. Naturalmente con tutte le verifiche sanitarie del caso”. 

Da qui la proposta del rientro a scuola per il 4 maggio

Infatti, nel corso di un’intervista al quotidiano Avvenire, Renzi ha addirittura proposto di ritornare a scuola il 4 maggio.

Peccato, che tale idea, non sia piaciuta per niente affatto, né agli addetti ai lavori del mondo scolastico, né, soprattutto, agli esperti del mondo medico.

Del resto, già in passato, in altre occasioni, Renzi era stato paragonato al Pinocchio della politica italiana, vista la sua proverbiale abitudine a promettere qualcosa che, immancabilmente, poi non manteneva.

Come dicevamo, Per Luigi Lopalco, epidemiologo dell’Università di Pisa e coordinatore scientifico della task force pugliese per l’emergenza coronavirus, ha subito definito folle ed illusorio tale proposito, dichiarando che “Pensare di riaprire le scuole il 4 maggio è una follia e fare proclami in questo momento è sbagliato. Dobbiamo essere cauti come facciamo a riaprire le scuole se non abbiamo dati né certezze? Non diamo false illusioni e speranze

Anche il virologo Roberto Burioni ha spiegato su Twitter: “Dobbiamo cominciare a pensare a una ripresa delle nostre vite: non possiamo pensare di stare in casa al fine di rimanere in casa per sempre. Però in questo momento la situazione è ancora talmente grave da rendere irrealistico qualunque progetto di riapertura a breve “.

Infine, anche il virologo Fabrizio Pregliasco, ha sottolineato che è prematuro e rischioso promettere il ritorno a scuola con una data precisa.

Pensare di riaprire le scuole è prematuro. E’giusto pensare al futuro ma serve molta attenzione”.

Per ultimo, altrettanto duro contro Renzi anche Calenda, leader di Azione: “Caro Matteo Renzi, la tua dichiarazione è poco seria. Potremo riaprire quando la curva inizierà a flettere seriamente. Altrimenti il lockdown sarà stato inutile e dovremo riapplicarlo al primo riaccendersi di un focolaio “.

L’unica osservazione che ci permettiamo di aggiungere è che, mai come in questo periodo di emergenza sanitaria e di stress collettivo, i nostri cari politici, dovrebbero soppesare le dichiarazioni e misurare le parole, anche solo per non peggiorare ulteriormente il disagio personale di ognuno di noi, nonché la fatica di vivere del nostro Paese, già, visibilmente, provato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sdidatticamente parlando… ovviamente a distanza.

 

I Conte non tornano… sapevamo già tutto dal 2006.




Coronavirus: epidemia massmediologica

La corrente pandemia di coronavirus fa risaltare alcuni aspetti sociologici e comunicativi molto importanti: primo, la polarizzazione dell’informazione mediatica sulla pandemia, che porta ad avere da un lato una enorme risonanza in termini di informazione quantitativa (dati cifre, numeri) dall’altro un forte impatto sulle emozioni degli utenti (televisivi e della stampa in genere).

Secondo, i servizi video-giornalistici enfatizzano per lo più i lati negativi della pandemia, quali il forte tasso di morbilità (contagio) e la sostanziale difficoltà nel contrastarla.

La combinazione di questi due fattori genera nel largo pubblico un senso di scoraggiamento, di esasperazione, di turbamento profondo e non giovano né alla risoluzione della pandemia né al sistema psico-neuro-immuno-endocrinologico di chi passa da un notiziario all’altro.

Questa polarizzazione, poi, sembra essere orientata solo alla reiterazione del problema in sé e non alla ricerca o alla divulgazione di soluzioni effettive, cioè sostanzialmente dà per scontato quanto di efficace vi sia ancora all’opera per sostenere il sistema nazionale (per esempio l’azione encomiabile del volontariato, senza il quale lo Stato collasserebbe in pochi giorni) e perciò appare evidente una corsa verso l’aggravamento e non verso la soluzione del problema.

Dispiace non avere notizie più trasparenti ed incoraggianti sull’impegno e sulle risorse messe a disposizione di chi rischia la vita per gli altri, dai volontari fino ai medici, alle forze dell’ordine e ai semplici impiegati di banca, tabaccai, edicolanti, farmacisti e cassieri dei supermercati che, ricordiamoci, rischiano la vita ogni giorno nel silenzio, in attesa del consueto “bollettino di guerra” serale, un conteggio freddo, burocratico, quasi asettico, di morti e guariti, ma senza quel calore, quella partecipazione sociale e quell’infusione di coraggio che tutti avrebbero bisogno di sentire.

Preoccupa poi soprattutto il fenomeno della parcellizzazione sociale: le persone separate dai nuclei famigliari perché sole o lontane, chi non può muoversi e soprattutto gli anziani, le vittime silenziose di questa tragedia. Eh si, perché, come si sente dire spesso “le case di riposo sono piene di coronavirus”, quasi che fossero dei lazzaretti dove l’anziano malato può solo tacere … e morire.

L’anziano, colui che ha costruito l’Italia, colui che ha sostenuto la sua famiglia fino ad oggi, anche attraverso la sua pensione, pilastro della famiglia, diventa così la vittima silenziosa di un sistema che non gli appartiene più e dal quale può solo uscire in sordina, in punta di piedi, dalla porta posteriore di una casa di riposo, mezzo vivo o mezzo morto, manipolato della freddezza dei guanti in latice, senza dire una parola e nemmeno vedere i volti dei suoi soccorritori, avvolti delle mascherine protettive.

Condotto in ospedale o direttamente ai luoghi di raccolta dei feretri, che poi vengono trasportati dall’esercito, sotto i riflettori impietosi di una stampa che sa valorizzare e spettacolarizzare l’audience, gli indici di ascolto, la notizia a tutti i costi, quella che “buca lo schermo” ma che purtroppo, spezza anche il cuore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I Conte non tornano… sapevamo già tutto dal 2006.

 

Il primo bene di un popolo è la sua dignità

 

La libertà di stampa

 




Italexit?

Il Coronavirus è entrato nelle nostre vite ed ha cambiato in pochi mesi abitudini e certezze.

La crisi virale e l’emergenza che ne è scaturita ha fatto emergere una parte della coscienza civile sinora, forse, sopita.

Di fronte alla paura della morte il bivio si fa più vicino e si sceglie la strada da seguire: unione o solitudine, sopravvivenza o sopraffazione, solidarietà o conflitto.

È uno stato dell’anima che si coniuga al singolare ma anche al plurale.

Riguarda Stati, comunità civili ed economiche fino a ciascuno di noi.

Nelle ultime settimane il divampare della pandemia ed il dibattito politico sulle misure di sostegno da applicare in ambito europeo hanno finito per dividere le comunità locali piuttosto che unirle in una comune lotta.

Il Consiglio d’Europa, con la pausa di riflessione imposta di fatto ieri ai Paesi più colpiti dal Virus dalla spirale recessiva e cioè Italia e Spagna principalmente, non ha fornito un’immagine unita e solidale.

Così, la guerra all’untore italiano o il blocco dei dispositivi di protezione diretti in Italia alla frontiera tedesca di qualche settimana fa tornano a far rumore, acquistano rilevanza e fanno male alla coscienza collettiva.

Si litiga per interessi contrapposti, per una visione diversa del vivere quotidiano di comunità separate, in realtà, da distanze spesso contenute.

Una lettura critica delle misure di sostegno adottate fino ad oggi non può che rinsaldare i nostri timori.

Nelle ultime ore, il provider finanziario Bloomberg ha pubblicato i dati, denominati in dollari usa, relativi alle politiche di stimolo adottate nei giorni precedenti dai principali paesi del mondo.

La Cina, l’economia che per prima ha dovuto confrontarsi con l’epidemia ha stanziato oltre 718 miliardi di dollari che rappresentano quasi il 6% del suo Prodotto Interno Lordo.

Gli Stati Uniti hanno dato corso ad un’operazione senza precedenti ovvero un’iniezione di liquidità para a 2158 miliardi di dollari, equivalente circa al 10% del Pil attraverso stimoli diversi estesi ad assegni per le famiglie e copertura delle spese sanitarie.

La situazione in Europa, purtroppo, non è stata la stessa.

La Germania ha varato a stimoli per oltre 611 miliardi di dollari, vicini al 16% del proprio Pil.

La Francia si è impegnata ad immettere sul sistema economico 380 Miliardi pari al 14% del Pil.

L’Italia è riuscita finora a varare misure di sostegno per circa 27,8 miliardi di dollari che rappresentano l’1,4% del Pil.

L’unione Europea, ha preso la decisione di assistere l’Eurozona con 41 miliardi di dollari attraverso operazioni a favore delle banche (Quantitative Easing e TILTRO Facility).

Il confronto tra i dati è disarmante.

Il sistema dei due pesi e delle due misure rischia di ritardare in modo significativo l’avvio delle misure di sostegno indispensabili per le famiglie e l’imprese soprattutto in Italia.

Senza un Nuovo Piano Marshall a difesa dell’Europa non sono soltanto a rischio le fondamenta politiche delle istituzioni comunitarie.

Senza interventi immediati è a rischio la pace sociale dei paesi più esposti alla crisi pandemica ed economica.

Senza interventi, dell’Europa per l’Europa, sono a rischio le alleanze internazionali poste in essere dal secondo dopo guerra.

Nei prossimi giorni la politica italiana dovrà essere unita e procedere nelle richieste formulate senza indugi e senza cedere alle condizioni imposte dal Meccanismo Europeo di Stabilità.

È un impegno per il nostro paese ma anche per il futuro stesso dell’Unione Europea, politica e monetaria.

 

 

 




La Generosità Circola: la cordata di solidarietà degli imprenditori italiani contro COVID-19

La Generosità Circola: la cordata della solidarietà delle aziende italiane a favore di chi combatte contro il COVID-19

La solidarietà che alleggerisce l’angoscia

Alla fine di tutto questo, le persone si ricorderanno solo se siamo stati umani o no

Questa è l’unica certezza che chi scrive si sente di avere in questo periodo eccentrico e, forse, è l’unica cosa che alleggerisce l’angoscia.

Chi scrive, come tanti, è fortunata perché è circondata da persone profondamente umane che, nonostante la sofferenza lavorativa, continuano a chiedersi come aiutare gli altri, le istituzioni e chi si sta sforzando di dare sempre di più sul campo.

La condizione dei piccoli e medi imprenditori italiani non è facile, non lo è per niente.

Ma la cosa più straordinaria e oltre il limite è che anche loro dimostrano di essere eroi.

La nascita del progetto

L’altro ieri parlavo con un mio amico che ha una osteria a Rovereto (TN), lui è un uomo dalla caratura umana molto alta; anche lui, come tantissimi colleghi, ha subìto il fortissimo colpo della chiusura. 

Anche lui, come tanti colleghi, sta facendo i conti con le spese e i piani di sostenibilità.

Anche lui, come tanti altri colleghi, vuole dare il suo contributo a chi si impegna e combatte contro COVID-19.

L’altra mattina il mio amico mi ha chiesto un consiglio: aveva deciso di dare il suo contributo ma non sapeva come perché nella sua zona, fortunatamente, i servizio mensa dell’ospedale non è al collasso quindi non servono pasti caldi per gli operatori.

Quando però ha capito che la risorsa utile in questo momento sono i fondi, ha ideato il “canederlo del sorriso”.

Una iniziativa di raccolta fondi basata sulla vendita del suo piatto forte: il canederlo.

L’intero importo raccolto andrà devoluto in beneficenza alla sua Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari.

La circolazione della generosità

A me l’idea è piaciuta talmente tanto e tanto mi ha commossa che ho chiesto l’autorizzazione al mio amico, Paolo Torboli, di poter coinvolgere anche altre aziende, lui ha generosamente acconsentito e ho passato le ultime 24 ore a chiamare e sensibilizzare quanti più piccoli imprenditori possibile in tutta Italia.

Poiché la generosità circola e lo fa velocemente e con entusiasmo, subito in tanti si sono mossi, così è nata La Generosità Circola“: il progetto di raccolta fondi promosso da noi di Betapress.it per ispirazione di Paolo Torboli dell’Osteria Il Pettirosso.

Ognuno sta contribuendo con un piccolo segno: chi offre un gadget, chi un servizio estetico, chi altro…

Alcuni hanno già aderito e contattato i loro clienti, altri si aggiungeranno in corso d’opera perché, davvero, mancava il tempo tecnico per organizzarsi.

Il ruolo di Betapress

Ovviamente a questa maratona di generosità non potevamo non partecipare anche noi di Betapress; così, nella mia qualità di caporedattore e consulente di comunicazione e grazie agli strumenti messimi a disposizione dal gruppo editoriale e dai colleghi tutti, abbiamo scelto di sostenere queste aziende con il totale supporto comunicativo del caso: cli imprenditori che aderiranno saranno aiutati nella preparazione dei testi e dei materiali nonché nella loro divulgazione.

I partecipanti

Ad oggi, meno di 24 ore dal primo passa parola hanno aderito 10 aziende che ho il piacere di indicare di seguito

OSTERIA DEL PETTIROSSO, di Rovereto (TN) il nostro simbolico capofila che, con l’iniziativa Il Canederlo del sorriso, devolverà in beneficenza l’intero importo di un Canederlo del costo di €12,00.

K2 Progetto Corpo, di Caronno Pertusella (VA) che con l’iniziativa Il virus ci fa un baffo! devolverà in beneficenza l’intero importo di un trattamento di epilazione baffetti al costo di €10,00.

La Dolce Vita “the beauty lounge experience”, di Novara che con l’iniziativa Bellezza per la solidarietà devolverà in beneficenza l’intero importo di un trattamento di un buono bellezza al costo di €10,00.

Angolo di Paradiso, di Allumiere (ROMA) che con l’iniziativa Il baffetto della solidarietà devolverà in beneficenza l’intero importo di un servizio di epilazione baffetti al costo di €10,00.

Sublimando 2.0 di Oliviero Denni, di Carpi (MO) che con l’iniziativa La ricarica del sorriso devolverà in beneficenza l’intero importo di un Caricatore Wireless al costo di €10,00.

SpecialGas, di Carpi (MO) che con l’iniziativa La ricarica del sorriso devolverà in beneficenza l’intero importo di un Caricatore Wireless al costo di €10,00.

Revolutionbody, di Biella che con l’iniziativa Il virus ci fa un baffo devolverà in beneficenza l’intero importo di un trattamento di epilazione baffetti al costo di €10,00.

Amalaki di Messina Rosalba, di Bergamo che con l’iniziativa Il virus ci fa un baffo  devolverà in beneficenza l’intero importo di un trattamento di epilazione baffetti e sopracciglia al costo di €13,00.

Magnolia di Stefania Guariso, di  Moncalieri (TO) che con l’iniziativa Il virus ci fa un baffo, devolverà in beneficenza l’intero importo di un trattamento di epilazione baffetti al costo di €10,00.

Riflesso Evolution, di Montebbelluna (TV) che con l’iniziativa Il virus ci fa un baffo, devolverà in beneficenza l’intero importo di un trattamento di epilazione baffetti al costo di €10,00.

Purtroppo questa azione non è adatta a tutti i piccoli imprenditori, ci sono quelli che non hanno beni o servizi adatti a questa raccolta fondi, però ci hanno tenuto tanto a farci sapere che loro volevano esserci pur donando in forma autonoma ai loro Enti locali.

È il caso di 

ACF GROUP s.r.l. – Assicurazioni Credito Finanza e ACF Finance di Antonio Consiglio di Parma

Vi ringraziamo, vi ringraziamo di cuore tutti quanti.

Unisciti all’iniziativa

Se qualcun altro volesse contribuire a questa iniziativa, mi contatti all’indirizzo chiara.sparacio@betapress.it: sarà per me un piacere contattarlo e dare tutte le informazioni del caso.

Aggiornamenti

Alla fine dell’emergenza, quando tutti noi potremo andare a ritirare il nostro acquisto, noi di betapress pubblicheremo un nuovo articolo e vi racconteremo quante imprese si sono unite e quanto hanno raccolto, sarà bello e importante per noi festeggiare tutti assieme.

Alla fine di tutto questo, le persone si ricorderanno solo se siamo stati umani o no