Banche offshore? rogatorie internazionali? e chi li becca più (i mafiosi ovviamente)?

Un nostro amico collaboratore si è trovato invischiato in qualcosa di più grande di lui, di cui abbiamo già accennato link e di cui vi parleremo più avanti grazie anche alla collaborazione di CCEditore, ma oggi vi vogliamo anticipare qualcosa che sembra la trama di un film.

Le banche sono sempre state oggetti interessanti per la mafia e comunque per qualsiasi sistema di criminalità organizzata, il perché è molto semplice, spostano masse economiche, coprono movimenti di denaro, facilitano il riciclaggio di denaro, permettono la creazione di lobby di interesse tra molte categorie (imprenditori, politici, faccendieri, etc.); non ci sembri strano che da sempre le banche sono state l’oggetto del desiderio di tutti i boss mafiosi, criminali o politici che siano.

Non se la prendano i politici onesti, almeno quei pochi che ci sono, ma accettino tutti la realtà dei fatti, che, peraltro, loro sanno benissimo.

Sarebbe inutile ora ripercorrere i ben noti, ai nostri lettori e comunque a tutto il popolo italiano, scandali  dei nostri ultimi decenni, inutile veramente, può invece essere utile raccontare alcuni fatti in modo nuovo e più collegato, interlacciato, senza aver la pretesa di indovinare tutto subito, ma come diceva qualcuno, ” a pensar male si fa peccato ma la si imbrocca…”.

Gli investigatori, soprattutto quelli americani, hanno come motto “segui i soldi” e seguendo questa idea hanno ottenuto validi successi, ma se il motto vero fosse invece “segui chi controlla”?

Non è che la criminalità organizzata negli ultimi decenni è passata da cliente privilegiato delle banche internazionali a proprietaria o comunque controllante delle banche stesse?

Dite di No?

Ritenete che non sia possibile?

Noi crediamo invece che sia possibile e che sia successo, più volte di quello che pensiamo.

Pensateci, controllare una banca, possederla, quale criminale non vorrebbe realizzare un sogno del genere?

Ma a volte è sufficiente mettere nelle posizioni di vertice uomini controllabili e senza scrupoli (direttori generali e presidenti), basta controllare quelli, e nelle banche italiane non è poi stato un caso così raro.

Ebbene a questo film daremo il titolo di MUS Mafia United System inc. dove per mafia si può intendere l’acronimo di qualsiasi organizzazione criminale, una rete organizzata che controlla le banche del mondo, e forse arriva anche alle banche centrali, in effetti altrimenti certi accadimenti non si spiegherebbero.

Dal piccolo Direttore di banca regionale affiliato al politico importante di turno, al cda della banca internazionale sotto il controllo di un fondo monetario influenzato dai poteri mafiosi.

Questo scenario vi pare troppo da film?

Ebbene lo vedremo.

 

 




Perché puntare su una didattica per competenze?

Ho iniziato a insegnare nel 1986, ho visto generazioni di studenti formarsi sui banchi di scuola e diventare affermati professionisti.

Ho dedicato tempo e passione, ricerca, metodo e innovazione e ritengo non sia possibile mettere a bando le conoscenze dichiarative per puntare solo sulle competenze.

La “didattica per competenze” non ha alcun fondamento teorico, scientifico, epistemologico e allora perché tanta enfasi sulle competenze?

Perché anche in campo educativo la globalizzazione ha condotto ad una omologazione dei processi della formazione per farli diventare funzionali ai processi della produzione.

Non è importante formare “cittadini”, ma “lavoratori”.

E allora la “didattica per competenze” si muove lungo la direttrice di processi orientati al mercato del lavoro.

In quest’ottica le prove standardizzate internazionali OCSE-PISA, puntando sulle competenze, impongono solo processi addestrativi dettati dal mondo dell’economia e non a caso l’OCSE è l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico.

Ma l’attenzione esasperata al mondo del lavoro, non è tra l’altro giustificata dalla repentinità dei suoi cambiamenti, che proprio per questo richiederebbe, al contrario, una formazione più tarata sulle conoscenze dichiarative e logico-critiche.

Inoltre spostare il baricentro delle attività didattiche sul concetto di “competenza” mette profondamente in discussione la scuola basata su presupposti per alcuni superati, come la lezione frontale, la classe, l’aula.

E a questo considerato vecchiume da rottamare si contrappongono una serie di misure moderne, spacciate come più efficaci: la flipped classroom, la scomposizione del gruppo classe, la Lim, il notebook e in generale le nuove tecnologie informatiche.

Si disprezza tanto la lezione frontale, solo trasmissiva, ma per esperienza, può essere molto coinvolgente, se il docente è capace di sviluppare empatia, consentendo a tutti gli studenti, bravi e turbolenti, di partecipare con successo al dialogo educativo.

Così facendo, la lezione frontale, che molti pedagogisti vorrebbero abolire, è invece essenziale, perchè è essenziale prima presentare l’argomento e poi eventualmente approfondirlo con uno studio-ricerca da parte degli studenti anche autonomo.

Chi può negare questa riflessione?

Non è vero che la lezione frontale è noiosa.

Non è la didattica frontale che non appassiona, bensì la modalità e la finalità con le quali viene proposta.
Ma ritorniamo alle “competenze”.

La “marcia sulle competenze” parte da molto lontano, dal mondo anglosassone nel campo dell’organizzazione del lavoro con mansioni e compiti predefiniti in senso fordista e taylorista e poi sfocia nel capitalismo contemporaneo, di quella che viene definita la quarta rivoluzione industriale o industria 4.0, che ha trasformato la scuola in una fetta di mercato e con l’autonomia scolastica in un’azienda e il preside nel suo amministratore delegato.

Quindi non bisogna perdere tempo con la cultura, con la letteratura, con la scienza o con l’arte, ma promuovere competenze.

Non è il “saper fare” che ciascuno di noi deve perseguire quotidianamente con i propri studenti.

Non è il “sapere procedurale” che accompagna nelle nostre attività didattiche l’approccio teorico, fondamento induttivo o deduttivo di ogni esperienza culturale, laboratoriale e non, cognitiva e metacognitiva.

È, piuttosto, il “saper essere” esecutori, lavoratori “ammaestrati” a competenze elementari, come le 8 competenze chiave di cittadinanza prescritte dall’UE. Così si vuole garantire il life long learning?

Non si educa più alla convivenza, alla condivisione, alla solidarietà, al rispetto attraverso percorsi di conoscenza di ampio respiro, bensì si “addestrano” giovani a compiti specifici, basati sulla performance, sul risultato, sul traguardo, sull’affermazione di sé sull’altro.

Alla centralità del pensare, viene sostituita la centralità dell’agire.

Le competenze diventano allora un insieme di esecuzioni, di prestazioni, pratiche, individuali e sociali, tutte orientate al lavoro e all’occupabilità, intese come finalità fondamentali dell’istruzione.

Ma la scuola, a dispetto di un mondo che sempre più privilegia istintività, immediatezza, disintermediazione, spontaneità acritica, superficialità (e che ha trovato nei social network la perfetta espressione di questa nuova, pervasiva dimensione dell’esistenza), deve mantenere il valore della conoscenza, della cultura, del pensiero, della ricerca, dell’indagine, della comprensione della complessità.

E si continua a parlare con eccessiva enfasi di competenze, anche nel primo ciclo di istruzione, senza che i nostri ragazzi apprendano conoscenze certe.

Si dimenticano le quattro abilità di base linguistiche (saper ascoltare, saper parlare, saper leggere e saper scrivere) insieme alle quattro operazioni della matematica, quando invece occorrerebbe tornare allo studio dei contenuti disciplinari e forse riusciremo a raggiungere adeguati risultati anche nelle tanto criticate prove INVALSI.

 

[Pio Mirra, ds IISS Pavoncelli, Cerignola – FG]




Sono professori, non divani

Nei prossimi giorni sono attesi gli esiti delle operazioni di mobilità del personale docente, tante ancor oggi sono le vittime di una riforma beffa e del silenzio dei sindacati rappresentativi.

I sindacati ricevono messaggi quotidianamente di colleghi che sperano in un avvicinamento alla loro famiglia e tanti purtroppo temono la delusione che dal 2015 si ripropone ogni anno.

Sarebbe bello avere una mobilità straordinaria.

Sarebbe bello avere una vera azione di protesta da parte dei 6 sindacati rappresentativi.

Sarebbe bello che la politica si interessasse realmente ai docenti ed al personale della scuola tutto.

I sindacati cercano di fronteggiare in ogni modo tutta questa indifferenza ma ricordiamoci sempre che le battaglie si vincono solo se si è uniti!

Il vecchio adagio dice “l’unione fa la forza” ed è questo quello che faremo, uniti fianco a fianco contro un sistema che non funziona in barba anche a sindacati che hanno millantato vittorie e benefici e che alla fine si sono fatti conquistare dagli interessi personali.

Non è tempo di muri ma di ponti.

I docenti non sono firme sulle deleghe sindacali ma persone con affetti, radici nel territorio e tanto tanto tanto da dare alla comunità.




La giustizia muore ogni giorno, poco a poco. Le Banche vere sono morte già da anni.

Che in Italia parlare di giustizia sia difficile lo sanno tutti, che in Italia la giustizia sia facilmente utilizzata come bomba ad orologeria è fatto noto, che in Italia i poteri forti ed i soldi agevolino l’uso strumentale della giustizia è sotto gli occhi di tutti, ma ci piace riprendere da linkedin questo breve post di un nostro collaboratore che la dice lunga su molti temi legati all’argomento e che riprenderemo a breve per approfondirlo ulteriormente.

 

Oggi è un giorno triste.

Si è consumata un’altra occasione per giustiziare la Giustizia, sotto gli occhi consapevoli di chi dovrebbe praticarla e garantirla.

Ho perso in appello contro il mio ex Datore di lavoro bancario.

Sullo sfondo una vicenda di #Riciclaggiointernazionale, #camorra #banca e sua #fiduciariaitaliana per la quale venni processato e assolto con formula piena nel 2015 durante la mia permanenza professionale nel Principato di Monaco, dove lavoravo come Dirigente dipendente di un Istituto Bancario italiano.

La mia estraneità ai fatti, in un Paese libero, sarebbe stata provata in 10 minuti, non più.

Non fu così.

Fui assolto ma il Datore di Lavoro non venne, nonostante le prove e la prassi, neanche indagato per #ResponsabilitàAmministrativaex231.

Ora che ho perso l’appello su una causa per danni, dove in primo grado avevo avuto una CTU richiesta dal Giudice, quindi successivamente… completamente disattesa…, capisco sempre di più il paradosso di questa italietta chiusa tra #politica e #massoneria.

Difendere l’istituzione Bancaria oltre ogni ragionevole dubbio è il Mantra.

Ma mi chiedo: è possibile riuscirci ancora quando dirigenti apicali muoiono cadendo da una finestra, oppure quando funzionari della #Bancaditalia vengono sospesi per aver smascherato le truffe coperte dietro operazioni finanziarie opache legate al traffico dei #diamanti, o quando #giornalisti spariscono dal mezzo televisivo per cause non note.

Emergono, in queste vicende, le punte di Iceberg che cominciano, però ad avvicinarsi, gli uni agli altri, aprendo le porte a vicende che potrebbero collegare affari di #ndrangheta a #omicidi, al #riciclaggiointernazionale.

Scriverò molto presto su questo argomento dando spazio a fatti inediti che parlano della vendita di una Banca off shore a personaggi, in odore di criminalità organizzata, avvenuti tra il 2011 ed il 2014 dei quali avevo, perso, memoria.

Collegare i fatti diventa un imperativo morale per l’amore che deve legarci al nostro Paese.

 

#carlobertini

#offshore

#davidrossi

#redazioneleiene

#report

#gabbanelli

#massimogiletti

#vincenzobrunelli

#luccaindiretta

#carolinaorlandi

#carlaruocco

#ProcuratoredellaRepubblicadiCatanzaroNicolaGratteri




Salone del Libro di Torino: la cultura come amica.

Apre oggi il salone del libro di Torino, importante evento, baluardo di difesa culturale tra gli ultimi rimasti.

La manifestazione attira ogni anno lettori da tutt’Italia e non solo, lasciandoci sperare che non tutto sia perduto.

Oggi la presenza vede tutte le età, giovani e meno giovani, alla ricerca di un momento di ricerca di senso, di profondità che la società moderna ha perso.

“Cerchiamo il senso del tempo” ci dice Giovanna, studentessa di quinta liceo “e io spero di trovarlo nella gioiosa lentezza del girare una pagina”.

Forse questo è proprio il senso del salone, ritrovarsi con un giusto tempo per la riflessione, la cultura che ritrova il suo tempo per esserci amica.

Molti gli stand, sembra un mercatino veneziano, tante le offerte presenti sui banconi degli editori, di certo possono sembrare anche troppe, gli studenti girano per gli stand con mappe ed indicazioni preparate per loro dai loro professori, forse per non farli perdere nei meandri delle viuzze tra uno stand e l’altro, qualcuno sbocconcella un panino ed ingurgita una bibita seduto per terra.

Oggi noi invece ci siamo presi il tempo per osservare, sedendoci a turno in mezzo agli stand, botteghe moderne di sogni, ed abbiamo davvero osservato, intristendoci per un mondo che cambia come non vorremmo, per la perdita di un’amica, la fantasia.

I ragazzi passano veloci tra le botteghe, qualche domanda distratta, qualche sbuffo, dando l’idea di dover timbrare una sorta di  cartellino, una corsa per raggiungere tutti gli stand indicati nel loro ruolino di viaggio.

Noi siamo seduti in alto sul loggione e guardiamo, sperando che la consapevolezza di un bisogno di tempo mentale per capire ritorni fra noi, ritorni in quei ragazzi che vediamo muoversi come formiche in uno scenario atomizzato.

Siamo sull’orlo di cedere alle macchine l’ultima nostra caacità, quella di sognare.




Totopapa

Conservatori? Progressisti?

Chi verrà eletto al soglio pontificio dopo Francesco I?
Un tradizionalista secondo lo stile pre conciliare? Un moderatore che seguirà le orme dei successori di Paolo VI e che strizzerà l’occhio al mondo conservatore?
Un progressista moderato sullo stile di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI che unirà tradizione a progresso?
O un semirivoluzionario che sulla scia di Francesco I, troverà la quadra con le varie realtà non cattoliche, tentando di unirle tutte sotto un’unica realtà, ponendo così fine a secoli di scismi e di separazioni all’interno del mondo Cristiano?
Ai posteri l’ardua sentenza.
Ecco il video di Simone Gambini

 

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=nWrIuGFIbG0?feature=oembed&w=640&h=360]



La DC smentisce la DC

Riceviamo e pubblichiamo:

DEMOCRAZIA CRISTIANA

IL SEGRETARIO NAZIONALE

PROF. NINO LUCIANI

Oggetto: Notizia in merito a LUPO MIGLIACCIO di San Felice, residente in Roms, via di Roccencia 315

Leggo “notizia” da voi pubblicata oggi ( di nomina LUPO MIGLIACCIO Segretario Nazionale DEMOCRAZIA CRISTIANA).

Congresso XXesimo mai convocato, in base allo Statuto.

La notizia, se riferita alla DC storica di cui sono Segretario, è totalmente falsa.
Non so nulla di convocazione del congresso per nomina degli Organi.
Inoltre Migliaccio non è socio, dal 1 gen 2023, per non avere rinnovato la iscrizione nel 2022 come da statuto allegato, entro i termini di statut..

Anche decaduto da membro cooptatp del CN per non avervi partecipato per tre volte consecutive senza giustificazione.<

Allego statuto, art. 4.
Saluti. Luciani




Il ghiaccio che non dimentica: una carota ricorda i test nucleari

Il ghiaccio che non dimentica: una carota ricorda i test nucleari.

Nel ghiaccio antartico tracce dei test nucleari del passato

È coordinata dall’Università di Firenze la ricerca che ha documentato e misurato in una carota di ghiaccio (un cilindro di ghiaccio perforato a partire dalla superficie di un ghiacciaio) la presenza di plutonio, dovuta agli esperimenti a partire dagli anni ’50.

La carota di ghiaccio estratta in Antartide dal gruppo di ricerca dell’Università di Firenze si è rivelata un vero e proprio “archivio ambientale”.

Il lavoro del team

Il team coordinato da Mirko Severi, Rita Traversi e Silvia Becagli, è riuscito a misurare tracce di plutonio-239, risalenti a test nucleari condotti molti decenni fa.

carota di ghiaccio appena estratta dal carotiere durante le fasi di misurazione e logging
carota di ghiaccio appena estratta dal carotiere durante le fasi di misurazione e logging

La ricerca è avvenuta grazie alle attività di perforazione, estrazione e analisi di un cilindro di ghiaccio perforato a partire dalla superficie di un ghiacciaio (altrimenti detto “carota” ed è stata pubblicata sulla rivista scientifica  Chemosphere.

“Il plutonio-239 è un marker specifico per valutare gli effetti sull’ambiente dei test nucleari iniziati negli anni ‘50 e condotti fino agli anni ‘80″

Spiega Mirko Severi, associato di Chimica analitica dell’Ateneo fiorentino.

“Si tratta, infatti, dell’isotopo fissile primario utilizzato per la produzione di armi nucleari.

Il suo ritrovamento, in primo luogo, è utile per determinare una datazione accurata degli strati nevosi: dal punto di vista glaciologico, la presenza di plutonio-239 nelle carote di ghiaccio permette, infatti, di attribuire i campioni agli anni in cui venivano condotti i test sulle armi nucleari”.

il campo di Little-Dome C (Antartide) allestito per la perforazione profonda nell'ambito del progetto Beyond EPICA.
il campo di Little-Dome C (Antartide) allestito per la perforazione profonda nell’ambito del progetto Beyond EPICA.

A partire dal 1952, infatti, sono stati eseguiti numerosissimi test con ordigni nucleari.

In particolare, durante i primi esperimenti venivano fatti esplodere in atmosfera e la radioattività sprigionata poteva arrivare anche in posti remoti e lontani dall’esplosione, come l’Altopiano Antartico, dove il team dell’Università di Firenze ha eseguito il carotaggio.

I commenti

Il commento di Rita Traversi, associata di Chimica analitica Unifi:

“L’esistenza di tale materiale radioattivo in un posto così isolato, nella parte centro-orientale del continente a oltre 3mila metri di altitudine, dovrebbe indurre a riflettere su quanto l’azione dell’uomo impatti sul nostro pianeta.

I tempi di permanenza nell’ambiente del plutonio-239 sono lunghissimi, la sua concentrazione si dimezza in 24mila anni”.

Le attività del team sono frutto di un’esperienza avviata negli anni ’90 – nell’ambito del progetto EPICA (European Project for Ice Coring in Antarctica) – con progetti di ricerca in Antartide tuttora in esecuzione.

Nello specifico, la ricerca pubblicata su Chemosphere si basa su una carota della lunghezza di circa 120 metri, prelevata tra il 2016 e il 2017 e poi trasportata e analizzata nei laboratori Unifi del polo scientifico di Sesto Fiorentino.

la fase di estrazione dal carotiere
la fase di estrazione dal carotiere

Il commento di Silvia Becagli, tecnica del gruppo di ricerca:

“A differenza degli studi precedenti basati su tecniche di misurazione della radioattività che necessitavano di grandi quantità di campioni (qualche chilo di ghiaccio)  le analisi condotte nei laboratori Unifi hanno permesso di raggiungere risultati soddisfacenti con campioni dal volume molto più ridotto. 

Tale ‘snellimento’ è un vantaggio importante poiché generalmente i campioni da analizzare vengono suddivisi tra vari gruppi di ricerca; quindi, a una minore necessità di materiale per condurre le ricerche corrisponde una maggiore possibilità di eseguire ulteriori tipi di analisi”.