Nicolai Højgaard, otto colpi per la vittoria.

Si è svolta sull’Earth Course del Jumeirah Golf Estates a Dubai negli Emirati Arabi Uniti la tappa finale del DP World Tour, il DP World Tour Championship – a Rolex series event -.

L’evento è parte di un mini circuito all’interno della stagione dove la partnership con Rolex, da sempre marchio d’eccellenza nel suo settore, ha elevato il livello del montepremi e della qualità dei tornei al fine di vedere in campo sempre alcuni tra i migliori giocatori del mondo. 

Quest’anno, sul percorso emiratino, sono scesi quattro tra i primi dieci del mondo, tra i quali il numero 2, il nordirlandese Rory McIlroy che si è già assicurato la vittoria finale del circuito.

Per quanto riguarda il torneo invece ha fatto seguire ai primi due giri non brillanti un terzo giro ottimo, sette colpi sotto il par, che però lo ha lasciato a -8 in diciannovesima posizione, con pochissime possibilità di sperare in una rimonta nel giro finale. 

Prestazione altalenante anche per un altro dei favoriti lo spagnolo Jon Rahm che ha iniziato l’ultimo giro a -11 in nona posizione.

Sono partiti dalle posizioni di vertice invece gli inglesi Tommy Fleetwood e Matt Wallace, autore, nella terza giornata, di un giro in ben dodici colpi sotto il par.  

L’ultimo giro ha visto un ribaltamento della situazione ed i favoriti che sono incappati in varie piccole disavventure durante i loro giri che hanno chiuso rispettivamente 3 e 4 colpi sotto il par.

L’uomo del giorno è stato invece Nicolai Højgaard, che con un giro in 8 colpi sotto il par è riuscito ad ottenere la prima vittoria nelle Rolex Series.

L’Earth Course porta bene a Nicolai che già due anni fa si era classificato al quarto posto ed era riuscito ad entrare nei top 10 del circuito.

Ora con questa vittoria ha raggiunto il secondo posto dietro al nordirlandese McIlroy il quale, come già scritto, si era già assicurato la vittoria del circuito con una gara d’anticipo. 

(Nella foto Rory McIlroy in un colpo di recupero)




Che fai a Dubai? gioco a Golf…

Il clima favorevole, la posizione strategica tra oriente ed occidente fanno degli Emirati il posto perfetto per qualche giorno al caldo quando in Europa scendono le temperature.

Questo vale anche per i golfisti che vogliono mantenere calde mazze e palline in previsione della prossima stagione sui nostri campi.

A Dubai l’offerta è di primissimo livello e grazie anche a realtà internazionali come Troon International il livello dei percorsi e l’accoglienza è sempre molto alto.

Durante la settimana del DP World Tour Championship ne abbiamo visitati alcuni: Dubai Hills, Arabian Ranches, Al Zorah e The Addrress Montgomerie.

Tutti campi ricavati nel deserto con attorno ville e grattacieli a perdita d’occhio, delle vere e proprie oasi nel deserto. Ognuno di questi però ha delle caratteristiche che lo differenziano dagli altri.

Hills è un percorso con fairway generosi ma al tempo stesso molto ondulati che rendono la scelta del ferro al green sempre molto difficile non tanto per la distanza quanto per la traiettoria.

I greens sono anch’essi ampi ed ondulati, leggermente più duri di quelli di casa nostra e riuscire a fermare la palla, soprattutto con i ferri lunghi è un’impresa non scontata.

Le condizioni sono sempre di alto livello quindi un buon colpo regala spesso soddisfazioni, che raddoppiano quando se ne riescono a fare tre consecutivi alla buca numero 5, l’iconico par5 che vede sullo sfondo, l’altrettanto iconico Burji Khalifa il grattacielo che supera gli 800 metri che è tra le principali attrattive dell’emirato.

Arabian Ranches è sicuramente il campo tecnicamente più impegnativo, fairway più stretti e green con pendenze estremamente severe che, unite ad una buona brezza, possono fa alzare gli score non poco.

Il percorso ha anche una maggiore vegetazione nelle zone desertiche, proprio dove vi è la massima probabilità di atterraggio delle palline dal tee e tutto questo ne fa un ottimo test in preparazione a tornei importanti.

Il campo ideale per qualche sfida con gli amici è invece Al Zorah, situato qualche chilometro a nord di Dubai e famoso per le mangrovie che circondano, con anche l’acqua naturalmente, molti tee di partenza.

È il mix perfetto di colpi delicati ed altri più semplici.

Variando i tee di partenza questo percorso può diventare estremamente sfidante perché gli ostacoli in gioco tra acqua, bunker e deserto sono sempre presenti sia sul primo colpo che su quello al green.

Basta pensare alla buca 18, un par 5 raggiungibile con il secondo colpo per i giocatori lunghi, dove giocando dai tee di campionato la zona di atterraggio del driver è ampia, spostandosi sui tee avanzati invece questa si stringe a meno di un terzo del fairway che peraltro diventa pericolosamente in pendenza verso le mangrovie.

The Address Montgomerie è invece una chicca, incastonata in ville da sogno. Il percorso è sfidante e divertente allo stesso tempo.

Par 3 con l’acqua che entra in gioco ed attira i colpi fuori misura ma, al tempo stesso, par 4 e par 5 che consentono di avvicinarsi molto con il primo colpo. Inconfondibile il marchio di fabbrica di Colin Montgomerie, sette volte vincitore dell’ordine di merito europeo, quando tutte le buche richiamano il suo modo di giocare in fade.

Difficile davvero scrivere della bellezza del finale, la buca 18 è un par 5 che sarebbe riduttivo definire spettacolare, con un ruscello che percorre tutto il lato destro e la partenza rialzata che rende difficile capire in quale ansa potrà atterrare la pallina.

Lo stesso vale per il green, enorme che consente posizioni di bandiera in grado di far giocare quasi tutta la sacca dallo stesso punto del fairway tanto può variare la distanza, la direzione e la relazione con il vento. Un modo perfetto per finire un giro di golf!