I giovani e la paura del futuro

La paura del futuro, esacerbata dai venti di guerra che soffiano in diverse parti del mondo, rappresenta un fenomeno complesso e multiforme, che interseca la sfera emotiva, psicologica, sociale ed economica delle nuove generazioni.

Questo sentimento di incertezza e trepidazione di fronte al domani è un fenomeno storico, ricorrente ogniqualvolta la stabilità globale viene minacciata da conflitti armati o tensioni geopolitiche.

Tuttavia, la specificità con cui tale paura si manifesta nelle giovani generazioni di oggi merita un’analisi approfondita, considerando sia i contesti storici sia le nuove dinamiche comunicative e tecnologiche.

Le nuove generazioni crescono in un’era caratterizzata da una quantità senza precedenti di informazioni disponibili istantaneamente.

Social media, notizie online 24 ore su 24 e piattaforme digitali varie offrono un accesso ininterrotto a informazioni che possono amplificare la percezione del rischio e dell’insicurezza.

Questo fenomeno, noto come “information overload”, può aggravare la sensazione di essere costantemente sotto minaccia, rendendo la paura del futuro un compagno quasi costante per molti giovani.

Inoltre, la storia del XX e XXI secolo, con le sue due guerre mondiali, la guerra fredda, i conflitti regionali e il terrorismo internazionale, ha lasciato un’eredità di instabilità e incertezza che permea la coscienza collettiva.

La fine della guerra fredda, benché abbia ridotto il rischio di un conflitto nucleare globale, non ha portato alla “fine della storia” prevista da alcuni teorici, ma piuttosto a una frammentazione del potere globale che ha reso il mondo apparentemente più imprevedibile.

L’incertezza generata dai venti di guerra influisce profondamente sulla psiche delle nuove generazioni.

La paura del futuro può tradursi in ansia, stress, depressione e una sensazione di impotenza che compromette la qualità della vita e la capacità di pianificare e sperare nel domani.

Dal punto di vista pedagogico, è fondamentale riconoscere e affrontare questi sentimenti, fornendo strumenti e supporto per aiutare i giovani a elaborare e gestire le loro preoccupazioni.

La paura del futuro influisce anche sulle scelte di vita e sulle aspirazioni delle nuove generazioni.

Decisioni riguardanti l’istruzione, la carriera, la formazione di una famiglia e l’impegno civico possono essere fortemente influenzate da un senso pervasivo di incertezza riguardo al futuro.

Questo può portare a un approccio alla vita caratterizzato da cautela eccessiva o, al contrario, da una ricerca di gratificazione immediata, in un contesto percepito come intrinsecamente instabile e transitorio.

Di fronte a queste sfide, è cruciale esplorare e promuovere strategie di adattamento efficaci.

L’educazione gioca un ruolo fondamentale nel fornire ai giovani le competenze critiche per navigare in un mondo sovraccarico di informazioni, insegnando loro a discernere fonti affidabili, a contestualizzare le notizie e a sviluppare una prospettiva equilibrata sui rischi reali.

Inoltre, la promozione della resilienza psicologica, attraverso programmi che insegnano tecniche di gestione dello stress e dell’ansia, può aiutare i giovani a sviluppare una maggiore capacità di affrontare l’incertezza.

La partecipazione attiva alla vita comunitaria e civica rappresenta un’altra strategia chiave per combattere la paura del futuro.

L’ingaggio in iniziative sociali, ambientali o politiche può fornire un senso di controllo e di efficacia personale, mitigando la sensazione di impotenza e favorendo una visione più ottimista del futuro.

Il dialogo intergenerazionale può svolgere un ruolo cruciale nel trasmettere esperienze, lezioni apprese e strategie di resilienza tra diverse coorti di età, rafforzando il tessuto sociale e la solidarietà comunitaria.

La paura del futuro nelle nuove generazioni, in un’epoca segnata da venti di guerra e incertezza globale, è una sfida complessa che richiede un approccio multidisciplinare.

L’educazione, il supporto psicologico, l’engagement civico e il dialogo intergenerazionale emergono come strumenti fondamentali per affrontare questa sfida.

Solo attraverso uno sforzo collettivo e integrato è possibile sperare di mitigare l’ansia del futuro e costruire una visione del domani caratterizzata da speranza, resilienza e un impegno condiviso verso la pace e la stabilità globale.




Trump scherza con gli spiccioli

Rileviamo da Babylonbee, noto sito di satira USA, l’annuncio che Trump pagherà la cauzione utilizzando monetine da 5 centesimi.
Ovvio, non abbiamo riscontro dalle agenzie di stampa, ma se dovesse accadere…
Ci incuriosisce, oltre che farci sorridere, immaginare che qualcuno dovrebbe contare ben 3.500.000.000 ( tre miliardi cinquecento milioni) di monetine tutte luccicanti…

Traduzione dal sito.

Trump annuncia che pagherà l’intera cauzione utilizzando sacchi di nichel

NEW YORK, NY – Dopo che si è diffusa la notizia che l’importo della cauzione nel suo caso di frode era stato ridotto da 454 milioni di dollari a 175 milioni di dollari, l’ex presidente Donald Trump ha annunciato che avrebbe pagato l’intera cauzione con sacchi di nichel.

Trump ha informato la corte che erano già stati fatti i preparativi affinché una flotta di camion blindati arrivasse al tribunale e iniziasse a scaricare casse e casse di nichel appena coniati e laminati per un totale di 175 milioni di dollari.

“Bellissimi nichel lucenti. Così tanti nichel”, ha detto Trump nel suo annuncio. “È una totale vergogna che io debba pagare qualsiasi cosa, ma ora che l’importo della cauzione è stato notevolmente ridotto, ora lo pagherò per intero con pezzi da cinque centesimi. Il nostro meraviglioso nichel americano. Thomas Jefferson da un lato. Adoriamo Thomas Jefferson, non è vero, gente? Spero che anche Letitia James lo ami, perché vedrà il suo valore di 175 milioni di dollari. Vinco ancora una volta, proprio come farò a novembre, credetemi. Alla grande!”
Il procuratore generale di New York, Letitia James, ha chiesto al suo staff di esaminare le leggi statali nel tentativo di trovare un modo per impedire a Trump di pagare inutilmente la sua cauzione. “Non la farà franca”, si sentì dire James. “Pensa di poter scaricare 175 milioni di dollari in nichelini nel mio ufficio? È ora di inventare un’altra causa senza fondamento.”

Al momento della pubblicazione, secondo quanto riferito, Trump stava affrontando nuove accuse per non essere caduto in rovina finanziaria a causa della precedente serie di accuse.

https://babylonbee.com/news/trump-announces-he-will-pay-entire-bond-using-rolls-of-nickels




Escalation di guerra sì, ma a vasi comunicanti.

Dopo il “coup de theatre “, ma da arancia meccanica, del Crocus city hall di Mosca, un altro evento destabilizzante e improvvido succede a Damasco, con l’annientamento del palazzo dell’ambasciata iraniana e uccisione di Abu Mahdi Zahidi, un comandante di alto rango dell’IRGC, il suo secondo in comando, e tre consiglieri militari, e altri tre membri del corpo diplomatico iraniano.
Oltre ad eliminare uno dei tanti nemici dichiarati di Israele e collaboratore di Hamas, la vera intenzione di Netanyahu o del suo vice ad interim che ne fa le veci, non è tanto quella di togliere di mezzo un comandante pasdaran in più, ma probabilmente quella di buttare benzina sul fuoco e aspettare una reazione militare su larga scala dell’Iran.
I conti da regolare, quindi, da parte dei sionisti governativi israeliani sarebbero ancora tanti: le alture del Golan, ad esempio, dove gli hezbollah libanesi filo-iraniani e siriani assediano da decenni, quei territori così importanti per Israele, unico accesso ai corsi dei suoi fiumi.
In questo modo appare ormai chiaro che quanto avvenuto sia un’esplicita dichiarazione di guerra allo Stato sciita, anche se non formale.
Provocazione, tra l’altro, in uno momento delicato e estremamente esplosivo, rispetto all’ altra guerra quella ucraino-russa, che appare sempre più nel suo sistema di pesi e contrappesi, come vasi comunicanti di Archimede memoria.
Ogni azione corrisponde a reazione, senza dover sapere dove ,come e quando si colpirà!

Più che una guerra convenzionale, appare sempre più una spy story globale di tutto rispetto, tra agenti dei servizi segreti, guerre per procura o attentati finti jihadisti con finti martiri e finte rivendicazioni da una parte e dall’altra.

Come non credo alla famosa favola di Fedro, del lupo e dell’ agnello che si accusavano vicendevolmente di sporcare l’acqua del torrente, così non credo e non ho mai creduto che le parti coinvolte tutte, dagli ucraini ai russi ai palestinesi ed israeliani, siano innocenti o senza responsabilità; come chi rimane dietro le quinte, gli americani e cinesi o iraniani, siano anche loro parti neutre e neutrali.

La verità è che quei conflitti, nonostante la morte di migliaia di civili e non, fa comodo a tutti, avendo però un “timing” molto preciso e relativamente breve: le elezioni del prossimo Presidente degli Stati Uniti che, con moltissima probabilità, sarà quel Trump tanto vituperato e ostacolato in Patria (ma alla fine nemmeno poi tanto) ma che molta probabilità, è l’unico che possa e debba fermare una imminente terza guerra mondiale.
In una “vacatio legis” globale di ” film da far west”, dove le alleanze sono evidenti, oramai, nuovi equilibri si annunciano in un tempo sempre più piccolo con spazi di manovra sempre più concentrati.
Senza parlare poi, di tutti i cortei e manifestazioni programmate, orchestrate, di finto o inutile dissenso a tinte scure o fosche, di parvenza democratica, le quali servono e sono funzionali al sistema.
In questa scacchiera in continua evoluzione con spostamenti di pedine varie, è chiaro che, l’Ucraina dovrà rinunciare alla Crimea e il Donbass se vorrà portare a casa la pelle, ed in Palestina, dopo il finto cavallo di Troia del 7 ottobre, non esisterà più la striscia di Gaza sfollando 1,5 milioni di palestinesi che, trattati come topi, anzi, come recita il “talmud “, come” insetti”, scapperanno aprendosi le porte dell’unico valico percorribile, quello di Rafah, affluendo in Sinai dove Al Sisi è stato già rimpinguato di miliardi di dollari per il” disturbo”…
I giacimenti immensi scoperti di gas e petrolio a sei miglia marittime al largo di Gaza saranno a beneficio dei vincitori, cioè Israele e dei suoi sostenitori come diritti estrattivi o chiamiamoli risarcimento di guerra delle 7 sorelle con Eni ammessa al” banchetto”, passando sulla pelle, sia di quei malcapitati prigionieri del 7 ottobre, “7” numero ahimè proverbiale e profetico, sia su i migliaia di bambini morti di Gaza City.




Islamizzazione: Vescovi e Cardinali se ci siete, e non avete abbandonato la Vostra missione Pastorale, battete un colpo.

E’ da poco trascorsa la Santa Pasqua, che annuncia la resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo, dopo il Suo martirio, la passione e la morte.

Una festività che dalla sua origine è stata uno dei capisaldi, insieme alla natività, della religione Cristiana e Cattolica, in particolare in Italia ed a Roma sede scelta dall’Apostolo Pietro indicato proprio da Gesù per fondare la Sua Chiesa.

Una festività che ha subito una trasformazione, pochissimi anni fa e che per la prima volta nel corso dei due millenni, ha svuotato le chiese, fino a proibire la partecipazione ad i fedeli, nei propri luoghi di culto.

Tra le cause di tutto, e che hanno favorito un ulteriore allontanamento dalla fede, alcune disposizioni sanitarie imposte da “politicanti”, oggi assai discusse, che hanno proibito ad i fedeli di recarsi nei loro luoghi di culto a pregare, senza che Vescovi e Cardinali intervenissero, lasciando addirittura soli, e senza difesa, quei pochi preti che officiavano, senza sottrarsi alla loro funzione pastorale.

Chi non ricorda gli interventi nelle chiese, imposti alle forze dell’Ordine, che interrompevano le Sacre Funzioni, perchè costretti a far rispettare leggi di cui forse ne avrebbero fatto a meno?

A questo poi, si è andato ad aggiungere a quella crisi di fede dell’occidente ed in particolare in Italia, accompagnata da una progressiva e sempre più insistente immigrazione sconsiderata, forse anch’essa politicamente imposta e indotta.

Chi non ricorda ancora, con grande tristezza e sgomento, la Funzione officiata da Francesco, in quella chiesa, simbolo del Cattolicesimo, vuota e priva della linfa vitale rappresentata dai suoi fedeli?

Lontani quindi i tempi in cui Vescovi e Cardinali, riunivano nelle Chiese i propri fedeli per benedirli e pregare, al fine di scacciare il maligno, in quei casi rappresentato dalle Pandemie.

Vescovi e Cardinali che rispettavano la missione pastorale che volontariamente avevano scelto.

Oggi quelle discutibili imposizioni politiche sono terminate, ma sembrano aver lasciato il posto ad altre che portano alla “islamizzazione”, fenomeno causato da una indiscriminata e sconsiderata immigrazione irregolare di persone che professano l’islamismo.

Una immigrazione che non fa rispettare le più elementari regole di accoglienza, dove chi viene accolto si adegua alle regole, gli usi, i costumi e la religione di chi accoglie.

Significative le parole di Vittorio Feltri, sul “il Giornale” del 30 Marzo, tratte dall’articolo “l’occidente si sta arrendendo all’Islam” dove dice: “il rispetto nei riguardi di ciò che è diverso è uno dei valori essenziali del nostro ordinamento, che stabilisce che nessuno può essere discriminato per il genere, la religione, la razza, le idee politiche, eccetera.

Essere rispettosi significa accettare tali differenze culturali o religiose. Il rispetto non implica, tuttavia, la rinuncia alle proprie tradizioni allo scopo di non offendere in qualche modo coloro che coltivano altre usanze. Il rispetto non comporta un adeguamento remissivo alla cultura altrui.”

Forzata, e quanto mai ambigua quindi volontà unilaterale di integrazione di questi immigrati, infatti sta provocando contrapposizioni nelle nostre comunità cittadine e scolastiche che potrebbero avere gravi ripercussioni nel futuro.

Un conto poi, è il potere Temporale, diverso dal potere spirituale.

Le polemiche in ambito scolastico- istituzionale, avvenute nei giorni precedenti la Santa Pasqua, che vede quest’anno la concomitanza con il Ramadan, sono solo uno delle evidenze più tangibili, e da cui stanno via via per scaturirsi sempre più casi, simili all’effetto domino, che innescano inevitabilmente tensioni.

Modificare i giorni di chiusura delle scuole, per soddisfare minoranze islamiche, crea disagio a tutta la comunità che ha pianificato lavoro, studio, servizi ecc. oltre che alterare tradizioni plurisecolari del popolo ospitante.

Così come il costringere gli alunni di qualche scuola a non consumare la merenda, per non turbare il digiuno di qualche bambino cui i genitori impongono l’osservanza del Ramadan che impone il digiuno in determinate ore.

O ancora, il permettere agli islamici di pregare nelle chiese e negli oratori, nonostante le profonde differenze, non ultima la denigrazione della donna, considerata essere inferiore ed indegno.

Stride in maniera forte che Vescovi e Cardinali non si pronuncino intervenendo. Forse hanno dimenticato il significato del loro porporato, che ricorda la carità e il sangue versato da Cristo?

Ricordiamo che, in un concistoro del 2001, Papa San Giovanni Paolo II ha fatto riferimento all’importanza del fatto che i cardinali usino il rosso dicendo ai nuovi porporati:

“Per poter affrontare validamente i nuovi compiti è necessario coltivare una sempre più intima comunione con il Signore. È lo stesso colore purpureo delle vesti che portate a ricordarvi questa urgenza.

Non è forse, quel colore, simbolo dell’amore appassionato per Cristo?

In quel rosso acceso non è forse indicato il fuoco ardente dell’amore per la Chiesa che deve alimentare in voi la prontezza, se necessario, anche alla suprema testimonianza del sangue?”

Silenzio, quello dei Vescovi e dei Cardinali, che “nasconde” la Pasqua dei perseguitati Cristiani, come riporta un articolo de “Il Giornale” del 31 Marzo a firma di Marco Leardi, che inizia:” Per oltre 365 milioni di Cristiani nel mondo la risurrezione è ancora impossibile. In Africa, in Asia e finanche nella nostra Europa, questi credenti vivono sulla loro carne una costante Via Crucis”.

Principio di Integrazione, quello che qualcuno vuole avvenga in Italia, sede del Cattolicesimo, che non tiene in considerazione dell’Odio Islamista, come osserva con apprensione Alessandro Monteduro, direttore della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs).

Già in passato, la Pasqua era stata funestata dall’odio islamista, che ancora oggi è una delle principali cause della persecuzione contro i cristiani. Era accaduto nel 2019 in Sri Lanka, con tre attentati rivendicati dall’Isis, e prima ancora – nel 2016 – in Pakistan, dove un kamikaze si fece esplodere in mezzo ai fedeli che festeggiavano la Pasqua.

Oggi, a patire la morsa dell’orrore sono in particolare i cristiani del Burkina Faso, dove imperversano gruppi terroristici che vogliono imporre l’islam radicale alla popolazione.

Alla luce di tutti questi avvenimenti all’estero, Europa inclusa, oltre che in Italia, e pur se nell’ultima settimana, non di così grave entità secondo quanto asserito da Mattarella, riferendosi all’episodio di modesto rilievo del giorno di “vacanza” per la fine del Ramadan, barattato con due giorni di festività predisposti dal Ministero competente, che molti percepiscono come abbandono, coloro i quali, Vescovi e Cardinali, hanno il dovere di intervenire.

Se non hanno perduto la loro “vocazione Pastorale” liberamente scelta, da non ribattere nemmeno alla “sbattezzazione” (rinuncia al Sacramento del Battesimo dopo che è stato dato), articolo stranamente proposto da RomaToday, nell’edizione della città eterna, proprio il giorno della Santa Pasqua, Cardina e Vescovi, facciano sentire la Loro Autorevole voce.

Ettore Lembo