baccaglione beat

BACCHIGLIONE BEAT

Non tutti sanno che negli anni sessanta la città di Padova pullulava di complessi musicali (oltre 150) e veniva definita la Liverpool d’Italia.

Lungo il fiume Mersey a Liverpool erano centinaia i locali che ospitavano band legate alla Beat Generation e “Bacchiglione Beat” (il Bacchiglione è il fiume che attraversa la città di Padova; n.d.a.) era la scena musicale patavina che imitava il “Mersey Beat” da cui tutto cominciò.

Ho raggiunto il caro amico Giordano Melchiorri uno degli storici “eroi” della “Padua British Invasion” che di Beat se ne intende parecchio.

PERTH: Ciao Giordano, hai fatto un prezioso lavoro di ricerca sul Beat padovano il cosiddetto “Bacchiglione Beat” vuoi spiegare il fenomeno e donde trae il nome?

GIORDANO: Negli anni sessanta quando i Beatles erano in piena ascesa, nella citta di Liverpool uscì il “Mersey Beat”, una rivista che prendeva il nome dal fiume Mersey che per l’appunto attraversa la città. Un giornalista padovano di quegli anni scrisse un articolo e coniò il nome “Bacchiglione Beat”. Padova a quel tempo era considerata la Liverpool italiana avendo un proliferare di gruppi, molti di grande valore.

PERTH: Dagli anni sessanta ne è passato di tempo ma il “Bacchiglione Beat” riscuote ancor oggi un notevole successo, qual è secondo te la ragione?

GIORDANO: Il tempo passa ma i musicisti patavini sono gli stessi, con qualche acciacco in più e con i capelli grigi ma con il cuore multicolore di quegli anni, forse è questa la ragione del perché il tempo pare essersi fermato: il cuore vibra ancora per la musica che hanno amato ed amano.

PERTH: Il fermento giovanile di quegli anni era omogeneo in Italia perché proprio Padova ha avuto il soprannome di Liverpool italiana?

GIORDANO: Il fenomeno non era legato principalmente alla città di Padova, era distribuito in molte città d’Italia ma qui da noi l’impatto mediatico della generazione musicale di quegli anni è stato notevole e la ribellione musicale dei giovani, pur essendo distribuita equamente, ha portato alla ribalta internazionale “geni” musicali che hanno lasciato un segno indelebile ed ancor oggi sono molto apprezzati.

PERTH: Ho avuto modo di assistere ad alcuni concerti di band italiane (rimescolate) che hanno resistito ai gloriosi anni sessanta. Quali sono i gruppi padovani secondo te che più hanno lasciato un’impronta nel panorama musicale italiano?

GIORDANO: I gruppi che sono emersi in quegli anni che più ricordo sono “I Delfini” “Gildo Fattori e gli Strangers”, “I Ragazzi dai Capelli Verdi”, “Giuliano Girardi”, “I Ranger Sound”, “I Royals”, “The Puppys”, “The Holls” nato dai “The Rubber Soul” e molti altri.

PERTH: Hai glissato su “The Rubber Soul” e su “The Holls” perché sei discreto ed umile ma “The Holls”, nato dai “The Rubber Soul” alla fine degli anni sessanta, comprendeva un certo… Giordano Melchiorri alla batteria, Dori Bartolomei al basso, Giacomo Andreozzi alla chitarra ritmica e Alfredo Caruto alla chitarra solista. Avete fatto da “support band” a Rita Pavone ai Rokes, ai Giganti, a Mina, a Gaber e Ombretta Colli… pochi possono vantare live di questo “calibro”.

GIORDANO: Ma… hai detto tutto tu… (ride; n.d.a.)

PERTH: Le produzioni discografiche erano nei primi anni sessanta determinate dai live o viceversa i live traevano linfa dalle produzioni discografiche?

GIORDANO: Negli anni sessanta c’era (per fortuna; n.d.a.) la “gavetta” dei live. I gruppi prima si formavano tra amici, nei bar, nelle spiagge, nelle scampagnate sui colli (Euganei; n.d.a), poi ci si ritrovava in qualche buio sottoscala o in qualche garage dove pochi possedevano strumenti musicali propri, molti li noleggiavano. Si provava per suonare nelle sale da ballo, spesso solo estive, perché d’inverno la gente stava ancora chiusa in casa. Se si era notati da qualche personaggio dell’ambiente dello spettacolo, allora c’erano le prime audizioni e solo i migliori entravano nel mondo discografico.

PERTH: Quali erano i sogni della “Beat Generation”?

GIORDANO: Emulare i Beatles, i Rolling Stones, gli Animals di Eric Burdon, partecipare a Festival internazionali come Voodstock. Questi erano i nostri sogni e cercavamo di viverli imitando la moda, i comportamenti e le bizzarre vite dei nostri beniamini.

PERTH: Oggi è cambiato l’intero meccanismo discografico, rispetto agli anni sessanta quale differenza trovi con il movimento musicale attuale “schiacciato”, a mio avviso, dalle produzioni televisive?

GIORDANO: Il cambiamento è stato notevole, la televisione a quei tempi era principalmente indirizzata verso programmi di massa tipo “Lascia o raddoppia”, il “Festival della canzone italiana di Sanremo”, “Il musichiere”, il compianto Mago Zurlì dello “Zecchino d’oro” e poi nei pieni anni sessanta “Il Cantagiro” o “Il festival di Ariccia”, ora credo che tutto lo show business sia indirizzato ad un prodotto mediatico “mordi e fuggi”.

PERTH: Dopo un decennio post bellico il desiderio di essere felici ha influenzato la composizione delle band dell’era Beat. A tuo avviso ora la nostra società che tende al nichilismo e personalismo ha generato composizioni (ed artisti) superficiali?

GIORDANO: La musica italiana di quegli anni è da paragonare solo con quella americana o inglese e, per fortuna, il personalismo di cui parli è un fenomeno abbastanza recente. Non so se le composizioni di oggi siano superficiali o no ma storicamente non è mai stato così ed il Beat, che ho vissuto da vicino, ne è la testimonianza. Noi italiani, in molti generi, siamo stati dei precursori e molto prima del fenomeno Beat la musica italiana è nata dalla bellezza per l’arte. I primi geni musicali furono italiani, il primo pianoforte fu costruito da un padovano (Bartolomeo Cristofori nel 1698; n.d.a.), la musica come intrattenimento di gruppo fu organizzata per la prima volta in orchestra da Vivaldi. Non credo che oggi possa essere cancellata tutta questa storia centenaria, ed è innegabile che l’Italia ha contribuito in modo fattivo all’evoluzione musicale nel mondo… anche se il Beat in Inghilterra prima e poi in Italia è stato per me l’inizio di un’avventura indimenticabile che continua anche oggi con il “Bacchiglione Beat”.

PERTH: Grazie Giordano allora tutti al “Bacchiglione Beat”!!!

 

 

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