CUBISMO | PERCHÉ SI CHIAMA COSÌ?

CUBISMO | PERCHÉ SI CHIAMA COSÌ? SPIEGA IL CRITICO D’ARTE PAOLO BATTAGLIA LA TERRA BORGESE:

Quando Braque espose alcuni paesaggi al Salon d’Automne del 1908, rifacendosi in parte a Cézanne, qualcuno osservò (!) che dipingeva con “piccoli cubi”. Era Matisse.

“To’, guarda i cubi”, disse esattamente Matisse fermandosi ad osservare i paesaggi di Braque in cui le case somigliavano a dadi. La frase fece il giro di Parigi, fu ripresa dai giornali e dalla battuta spiritosa nacque il termine di Cubismo, che stava a indicare un’estetica nuova: l’artista guarda un oggetto reale, lo decompone nei suoi elementi e lo riorganizza secondo un ordine intellettuale, che non ha più nulla a che vedere con la realtà.

Quando Braque – riprende Paolo Battaglia La Terra Borgese – espose alcuni paesaggi al Salon d’Automne del 1908, rifacendosi in parte a Cézanne, qualcuno osservò che dipingeva con “piccoli cubi”.

Dalla battuta spiritosa nacque il termine di Cubismo, che stava ad indicare un’estetica nuova: l’artista guarda un oggetto reale, lo decompone nei suoi elementi e lo riorganizza secondo un ordine intellettuale, che non ha più nulla a che vedere con la realtà.

La Natura morta che riproduciamo è del 1912 – fa notare il critico -, appartiene cioè al periodo del cubismo “analitico”.

Poiché gli si rimproverava un certo ermetismo, Braque – spiega Paolo Battaglia La Terra Borgese – introdusse a quel tempo nelle sue composizioni un elemento nuovo, che doveva riallacciare il quadro al mondo reale: le lettere tipografiche, come in questa scritta incompleta, Journal (procedimento introdotto per la prima volta da lui nell’opera Il Portoghese del 1911, e utilizzato poi largamente da tutti i Cubisti).

Questa Natura morta, una delle numerose “esercitazioni” su tale tema, non ha più alcun riferimento con la realtà. Gli oggetti che la compongono non sono riconoscibili, ma sono proiettati e scomposti sulla superficie del quadro attraverso una serie di grandi piani.

È riconoscibile invece – ci fa scoprire il critico d’arte Paolo Battaglia La Terra Borgese – la loro materia: superfici in falso legno, frammenti in falso marmo si richiamano a una realtà esistente, a un mondo concreto. (Braque utilizzò spesso queste “imitazioni”, rifacendosi all’esperienza compiuta da ragazzo nella bottega paterna come decoratore.

Più tardi arriverà al “collage”, all’applicazione cioè sulla tela di ritagli di giornale, pezzi di stoffa, carte da gioco, riallacciati alla superficie del quadro da una pennellata, da un tocco di gouache).

Osserviamo ancora, finendo – afferma Battaglia La Terra Borgese – che già in questa Natura morta Braque cerca gli accordi preziosi di colore, avvalendosi di pochi toni: una grandissima maestria.




Le scuole di Catania hanno un piano per portare avanti l’educazione civica

 

Nella nostra sezione di “Storie di buona scuola” pubblichiamo un articolo ricevuto dall’Associazione CCdR-Consigli Comunali dei Ragazzi.

Convegno “Linee guida dell’Educazione Civica per l’anno 2024-2025.

tavolo dei relatori
tavolo dei relatori

Nella splendida “sala Vaccarini” del Convitto Nazionale “Mario Cutelli” cento docenti referenti di educazione civica e dei progetti di legalità hanno partecipato al convegno di apertura dell’anno scolastico sulle nuove “Linee guida dell’Educazione Civica per l’anno 2024-2025″.

Accolti dalla nuova dirigente del Convitto, Anna Spampinato, la quale ha introdotto il tema della trasversalità della disciplina che coinvolge i molteplici aspetti del sapere e dell’agire, nel corso della mattinata sono state socializzate due particolari esperienze e pratiche didattiche di educazione civica: il consiglio comunale dei ragazzi per le scuole del primo grado e “le Ambasciate” per le scuole secondarie di secondo grado.

Dopo i saluti istituzionali della prof.ssa   Angela Maria Giuliano a nome del Provveditore Emilio Grasso e dell’assessore comunale Andrea Guzzardi, a nome del Sindaco Enrico Trantino, il preside Giuseppe Adernò, ha illustrato le finalità dell’Associazione “CCdR- Consigli Comunali dei Ragazzi”, istituita a seguito dell’approvazione della legge regionale n.19 del 22 maggio 2024, con la quale si sollecita che in tutti i Comuni dell’Isola siano attivi i Consigli Comunali dei Ragazzi.

Il ricordare che nel 1957 gli atti  del convegno nazionale dell’UCIIM sul tema: “Il problema dell’Educazione dei giovani alle virtù civiche e alla democrazia”, celebrato a Catania nelle sale del Castello Ursino, sono confluiti nel DPR 585 del 13 giugno 1958,  con il quale,  a firma del Ministro dell’Istruzione Aldo Moro, venne introdotta nella scuola la disciplina  “Educazione Civica”, rende i docenti di Catania particolarmente responsabilizzati ad insegnare, curare , alimentare, le buone pratiche che pongono al centro la Persona, la cultura del rispetto, della Patria, la tutela del patrimonio, la cultura d’impresa e di cittadinanza attiva anche attraverso il corretto uso del digitale. Sono questi i tempi portanti delle nuove Linee guida per l’insegnamento trasversale dell’unica disciplina che conserva ancora il nome “Educazione”.

I progetti presentatiConsiglieri dell’Associazione

La vice presidente dell’Associazione, Letizia Spampinato, ha descritto con particolare coinvolgimento didattico, le procedure di attivazione del Consiglio Comunale dei Ragazzi, lezione di Educazione civica applicata, che adotta la metodologia dell’imparare facendo” e, alla luce delle esperienze maturate negli anni, sono state analizzate la fasi operative  del progetto: motivazione,  coinvolgimento dei ragazzi, scelta dei candidati,  campagna elettorale, elezione e cerimonia di giuramento

Per gli studenti delle scuole superiori il progetto si articola sotto forma di “Ambasciate”,  campi di azione e di intervento per dare concretezza attuativa ai Valori riconosciuti come guida per il vivere civile nella costante ricerca del bene comune e  per la crescita armonica della “società della conoscenza” e della Comunità scolastica.

L’attivazione di “debate” sui diversi valori sociali e civici sollecita il coinvolgimento attivo degli studenti e attraverso la pratica elettorale del “referendum” viene votato e scelto il tema valoriale dell’anno scolastico che guida il percorso formativo dell’intera comunità scolastica,

La proposta didattica è stata presentata e documentate dalle prof.sse Alessandra Di Pino e Lidia Bosco del CIPIA Catania 2 di Giarre.

Nell’ambito del convegno il prof. Renato D’Amico ha presentato la Fondazione Kalòs, con la quale si offre agli studenti l’opportunità di visitare un originale museo , conoscere e studiare gli antichi mestieri ed espone:  strumenti musicali, giocattoli, bottiglie e bicchieri, sveglie e orologi, dischi e apparecchi musicali.




Ladro sì, ma Gentiluomo…

“Who?! Me?!”
Photo by Andrea Federico Santicoli

Il Lupin dello scatto ha un nome: Andrea Federico Santicoli.

“Quando si fotografano persone a colori, si fotografano i loro vestiti. Ma quando si fotografano persone in bianco e nero, si fotografano le loro anime!”.  Ted Grant

Ed è proprio a Ted Grant – attivista britannico di origine sudafricana – che si ispira Andrea Federico Santicoli, luganese d’adozione come me: uno dei regali che l’applicazione “Clubhouse” mi ha fatto, durante lo sfidante triennio 2019-2022.

È stato lì che le nostre voci si sono incontrate. Poi ci siamo dati appuntamento in centro città per proseguire la nostra chiacchierata vis-à-vis, sul senso profondo della vita.

Un nuovo punto di vista

Ed è lì, che ho scoperto che Andrea vive la vita da una diversa prospettiva: quella di chi guarda il mondo da una sedia a rotelle.

Non è sempre stato così. Mi ha raccontato del suo incidente in moto e di quella banale distrazione che, provocandone la caduta, si sarebbe rivelata – a meno che non avvenga un miracolo! – fatale. 

Ma lui non solo non si è arreso. Ha fatto dell’intoppo un dono per se stesso e per il mondo intero: un nuovo punto di vista!

Sì perché un giorno – neppure lui saprebbe spiegare il come o il perché – gli è venuta la balzana idea di acquistare la sua prima macchina fotografica. Da lì è ripartito per una nuova, entusiasmante avventura ricca di emozioni, viaggi, sorprese, storie e nuovi incontri.

Temo non gli piaccia la parola “carriera”, e neanche a me piace. Eppure, sono certa che questa sua passione lo porterà lontano, molto più lontano di quanto lui non possa immaginare mentre, dal lunedì al venerdì, continua a rivestire il prestigioso ruolo di  relationship manager, executive director alla Julius Bär…

Ed eccolo trasformarsi, fuori orario d’ufficio, in “Lupin” di scatti, rubati ovunque gliene capiti l’occasione. Per non perderne neanche uno porta al collo, dall’8 marzo 2020, la sua inseparabile “Margot” Leica M Monochrom. Quei due insieme, creano meraviglie.

Quando gli chiedo come faccia a cogliere istanti così belli, Andrea sorride e non trova le parole. Segue il suo istinto ed è lì, a scattare la foto nel luogo e nel momento giusto. “Ruba” l’attimo, salvo restituirlo al soggetto fotografato, via email o whatsapp, in un secondo tempo.

Guardando le sue immagini in bianco e nero, è impossibile non cogliere di lui l’essenza di curioso esploratore innamorato della vita e dei momenti di cui è ricca… Momenti che la maggior parte di noi si perde per distrazione, ma che lui coglie e ci porge come gemme di straordinaria bellezza, spontaneità, freschezza. 

I suoi mentori sono i grandi della fotografia in bianco e nero: Henri Cartier – Bresson e Robert Doisneau, quelli che hanno fatto della street photography un’Arte consacrata alla spontaneità, all’immediatezza, all’emozione di uno storytelling concentrato in una singola e irripetibile immagine.

I protagonisti delle storie riassunte in uno scatto sono persone di ogni età, sole o in coppia, incontrate per strada, sul lungolago, nelle piazze, alle fontane, nei bar… Persone immerse nella loro quotidianità e intente a giocare, baciarsi, conversare, abbracciarsi, leggere un libro, prendere il sole, suonare uno strumento musicale… Non “in posa”, ma mentre si raccontano con un sorriso, uno sguardo, un gesto ironico, esprimendo l’ineffabile. Fiori colti nel loro socchiudersi alla vita, sprigionando la loro più autentica fragranza. 

A tu per tu con l’Artista

Incontro Andrea al Parco Ciani per una breve intervista sul prossimo appuntamento che lo vede protagonista di una personale a Bergamo: “Punto di Vista”.

J: “Perché ‘Punto di Vista’?”

A: “L’idea di questo titolo è nata dal fatto di trovarmi sulla sedia a rotelle e quindi di avere un punto di vista differente da quello che possono avere le persone normodotate. Sicuramente ho un orizzonte diverso, e quindi anche le mie fotografie hanno una prospettiva o quantomeno un punto di vista che è differente, rispetto a quello di uno sguardo da, per esempio, un metro e ottanta d’altezza.”  

J: “È l’unico elemento distintivo che caratterizza questa nuova collezione di fotografie o c’è dell’altro? In altre parole, che cosa possiamo aspettarci da questa tua nuova avventura?”

A: “Mi auguro che i visitatori possano trovare il meglio di quello che posso esprimere in questo momento: il risultato di alcuni anni della mia passione fotografica. È un percorso di immagini prese dalla natura, dalla strada… E poi ci sono i volti delle persone… Le immagini sono molteplici, per due motivi. Il primo è che ho sempre con me la mia macchina fotografica e quindi fotografo quello che vedo, quello che vivo, quello che sono. Il secondo motivo è che io non sono monotematico. Anche se sono sempre attratto dall’essere umano, che amo, sono sempre molto curioso di cogliere l’anima di tutto ciò che mi circonda, esseri umani e cose…”

J: “Ho notato che non c’è nulla di ‘preparato’ nelle tue foto. Quanti dei tuoi scatti sono effettivamente ‘rubati’, e quanti sono fatti a soggetti che sanno di essere fotografati?”

A: “Solitamente preferisco rubare lo scatto e poi condividerlo con la persona, con cui mi metto in contatto per mandarle la foto. Vedi… Uno scatto rubato di per sé è una foto senz’anima, perché non ha una storia… Sto pensando alle mie prime foto, che conservo con molto piacere, scattate ad alcuni barboni, soprattutto a Milano. Ho smesso di fare questo tipo di fotografia perché mi sembrava di rubargli l’anima così, senza dire nulla… Poi ho cominciato a chiedere il permesso di scattare le mie foto, dialogavo con loro, li ascoltavo… Era più bello, più costruttivo… Quando abbiamo la storia di ciò che c’è attorno a noi, tutto acquista un senso.” 

J: “Hai mai pensato di abbinare le tue foto a delle poesie o a dei racconti in libri illustrati, artistici, che abbinano le immagini alle parole?”

A: “È una bellissima idea, ma sono già stupito che sia riuscito a fare queste fotografie. Non mi capacito ancora di come abbia potuto trovare questo hobby – ringrazio Dio per questo – che mi ha permesso di conoscere gente, di viaggiare, di passare il tempo in modo costruttivo e soprattutto di trovare uno sfogo mentale, psichico che a volte è molto importante. Quindi potrei andare oggi, in pensione, perché so cosa fare.” 

J: “C’è qualcosa che vorresti che il tuo pubblico sapesse, che non hai ancora rivelato di te, da quando hai iniziato il tuo percorso?”

A: “Credo che la fotografia sia lo specchio dell’anima del fotografo. Possiamo usare la stessa macchina, ma le foto saranno diverse tra loro. Non necessariamente meglio o peggio, ma diverse. Nelle mie c’è sicuramente una parte spirituale. Ci stavo proprio pensando in questi giorni, reduce dal mio viaggio in Giappone… Vedo sempre più una progressione, senza volerlo, è una crescita, come in tutte le cose in cui ci si mette l’anima. Credo che si possa vedere una certa evoluzione, un certo cambiamento e a me, questo fa piacere. Ai miei follower vorrei dire che è tutto in evoluzione e quello che io oggi sono, quello che la mia fotografia è oggi, non è detto che lo sarà domani, perché la mia è sempre una ricerca, uno scendere nei dettagli, escludendo quelle cose che allora sembravano bellissime, ma che ormai sono diventate mature e non hanno più la stessa vibrazione che potevano avere allora. Quindi si cercano altre cose che danno emozione, gioia… Ciò che mi auguro sempre è di trovare dei temi e di poterli sviluppare, perché in questo mi trovo carente, nel senso che non ho mai delle idee precise di quello che voglio fotografare. All’inizio era un po’ frustrante, poi ho capito che è anche bello così, perché mi lascio sorprendere. Forse faccio il lavoro al contrario: facendo un certo tipo di scatti, vedo che mi si crea il progetto. E questo è avvenuto per i laghi, le montagne, i portoni, i muri… Dopo due o tre scatti di questo tipo, vedevo che mi piacevano e continuavo. È successo con le foto che ho scattato alle persone con i tatuaggi sul viso. Ne ho fatta una, poi un’altra, e un’altra ancora… Poi, parlando con loro, i miei preconcetti nei loro confronti si sono rivelati per quello che erano. Così ho pensato che, se avessi scattato altre foto come quelle, avrei potuto esporle al pubblico, consentendo ad altre persone come me di ricredersi… Le immagini arrivarono con immediatezza, ma non la loro anima e così, i visitatori, a volte, provavano un senso di schifo ed erano disturbati per il fatto che una persona si potesse tatuare tutta la faccia. E io mi dico: ‘Perché no? Se questa persona non fa del male a nessuno e fa soltanto arte sul suo corpo, perché non lasciarglielo fare?’ Tutto questo è nato grazie all’aver parlato con queste persone. Ecco perché la storia è importante.”

J. “Di tutte le foto che hai scattato e di tutte le avventure in cui queste immagini rubate si inseriscono, ne ricordi una che ti piacerebbe raccontare?”

A: “Sì. Mi emoziona. Mi emoziona perché è una fotografia che purtroppo non ho neanche più. Il disco sul quale l’avevo archiviata si è rotto, e quindi non è recuperabile. Era la foto che avevo scattato a una bambina africana che però vive qui a Lugano. Lei è down ed è di una dolcezza e di una bellezza… Ho stampato la fotografia in formato A4 – allora lo facevo spesso, a casa, anche con altre foto – e l’ho data alla mamma. È una delle foto che più mi sono rimaste nel cuore. L’ho pubblicata su Instagram, con l’autorizzazione della mamma.” 

(Mi porge il cellulare, che inquadra la foto recuperata dal suo profilo di Instagram: è davvero dolcissima!)

“Sono innamorato di tutte le mie fotografie, anche di quelle che farò. Il mio è un amore continuo… Posso essere stressato, arrabbiato, avere tutto di traverso, ma se riesco a fare qualche scatto, tutto mi si libera e io divento di nuovo felice, tranquillo e sereno. È questo l’amore che ho per la mia macchina, che è un’estensione di me stesso. Le pochissime volte che sono uscito senza, è come se fossi uscito di casa senza vestiti.”  

Dove vedere gli scatti…

Le foto di Andrea Santicoli sono ammirabili nel suo sito ufficiale e nel suo profilo Instagram.

L’inaugurazione della personale si terrà sabato 21 settembre 2024 alle ore 18:00 presso la Galleria Ceribelli in Via San Tomaso 86 a Bergamo.

La mostra sarà aperta fino al 4 ottobre 2024 nei seguenti orari:

Dal martedì a sabato dalle 10:00 alle 12:30 e dalle 16:00 alle 19:30.

Personale dell’Artista
Andrea Federico Santicoli

 




NOTTE EUROPEA DELLE RICERCATRICI E DEI RICERCATORI 2024 di Co.Science

Comunicato stampa della NOTTE EUROPEA DELLE RICERCATRICI E DEI RICERCATORI 2024 di Co.Science – “Meet Research To Connect Science And Society “

Nell’ambito del programma Horizon Europe è stato finanziato, per il biennio 2024 e 2025, dalle Marie Skłodowska-Curie Actions (MSCA) il progetto Co.Science – Meet Research To Connect Science And Society. Co.Science intende promuovere il dialogo tra i singoli individui, ricercatrici e ricercatori e i diversi attori della società con un’attenzione particolare a studentesse e studenti.

Il progetto è promosso da un partenariato composto dal Consiglio Nazionale delle Ricerche -CNR (coordinatore), Università degli Studi dell’Insubria, Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci, Federazione delle Associazioni Scientifiche e Tecniche -FAST, Consorzio Italbiotec e Comune di Milano e ha il patrocinio della Regione Lombardia, del Comune di Busto Arsizio e del Comune di Varese.

Co.Science permetterà alle ricercatrici e ai ricercatori di portare in luoghi non convenzionali il proprio lavoro, di condividere passione e impegno posti nell’attività di ricerca, risultati e traguardi e di ascoltare opinioni e aspettative comuni, in particolare dei più giovani.

Il progetto mette in campo, oltre alla collaborazione degli enti partner, anche le comunità e i diversi attori che animano la ricerca e la società civile, con un’attenzione particolare all’inclusività e alle pari opportunità grazie alla collaborazione con l’Associazione Nazionale Subvedenti.

Prima edizione dell’evento Co.Science “Notte Europea delle Ricercatrici e dei Ricercatori”, 27 Settembre 2024 I LUOGHI e gli ORARI dove trovarci:

A Milano la Notte si duplica:

  • Piazza del Duomo-Arengario e via Marconi (dalle 16.00 alle 23.00). “La Ricerca fa centro” proporrà 50 attività laboratoriali e/o dimostrative adatte a tutti e a tutte, gratuite e senza prenotazione. La comunità scientifica che curerà l’evento è coordinata dal Consiglio Nazionale delle Ricerche – CNR rappresentato da ben 20 Istituti, e vede coinvolti l’Istituto Italiano di tecnologia – IIT, HumanTechnopole – HT, IRCCS MultiMedica, il Joint Research Centre di Ispra – JRC, Micron, STMicroelectronics, l’Associazione Nazionale Subvedenti e la Società Chimica Italiana-sezione L’evento si inserisce tra le iniziative della “Milano Green Week” attraverso numerose proposte che aderiscono ai principi della manifestazione.
  • Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci (dalle 18.00 alle 23.30). “Open Night” proporrà una serata gratuita con esperti che ogni giorno si occupano di ricerca, scienza e società, attraverso un ricco programma culturale volto a esplorare, attraverso le lenti della scienza e della tecnologia, temi cruciali che influenzano la nostra vita quotidiana. Anche questa edizione, ideata e prodotta dal Museo, è realizzata in collaborazione con numerosi enti di ricerca, imprese e associazioni della società civile. Il pubblico potrà visitare liberamente il Museo, partecipare a talk, esperienze nei laboratori e interagire con installazioni di arte Infine, in programma dj set e food&drink, per tante ore di divertimento.

A Como, Varese e Busto Arsizio le attività saranno all’insegna del consolidamento della consueta interazione che la ricerca e il mondo accademico sono riusciti a creare con il proprio territorio.

  • Varese: con “La notte lunga due giorni” è presente al Campus Bizzozero (dalle 30 alle 17.30) e Villa Mirabello (dalle 20.30 alle 1.00) e in Piazza Monte Grappa (28 settembre, dalle 15.00 alle 19.00).
  • Como: Polo scientifico di Via Valleggio (dalle 30 alle 13.00 e dalle 19.30 alle 24.00)
  • Busto Arsizio: Villa Manara (dalle 00 alle 19.00), Museo del Tessile (dalle 16.00 alle 18.30) e Villa Calcaterra (dalle 21.00 alle 23.00).

COSA sarà proposto al pubblico:

 

Le attività previste per la Notte sono tantissime, tutte dettagliate e scaricabili attraverso il nostro sito www.coscience.eu. Si parlerà di salute, medicina personalizzata, sostenibilità, biodiversità, energia, materiali, rischi del digitale, crisi climatica, natura e inquinamento in città, migrazioni tra stereotipi e pregiudizi, cibo e sostenibilità, tecnologie nello sport, realtà virtuale e psicologia, scatti industriali d’archivio, dati e intelligenza artificiale, chimica, materiali per il futuro e molto altro!

Moltissimi anche gli eventi satellite che precedono o seguono la data del 27 settembre 2024. Maggiori dettagli alla pagina del sito https://www.coscience.eu/roadmap.html Tutti gli aggiornamenti sono disponibili sul sito umiciale del progetto.

L’evento ha la MEDIAPARTNERSHIP di – RAI CULTURA, RAI RADIO TECHETE’ e RAI RADIO 3

LINK dei programmi completi

 

E Milano Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci: https://www.museoscienza.org/it/offerta/open-night

Come entrare in contatto con Co.Science

 

Attraverso il sito www.coscience.eu e seguendoci sui nostri Social Media:

Referenti degli USici Stampa dei partner del consorzio:

  1. Umicio stampa Cnr: Responsabile Emanuele Guerrini, guerrini@cnr.it; Segreteria: umiciostampa@cnr.it, tel. 06.4993.3383 – P.le Aldo Moro 7, Roma
  2. Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci: stampa@museoscienza.it
  3. Comune di Milano: Scarinzi@comune.milano.it
  4. Consorzio Italbiotec: daniotti@italbiotec.it, mariaelena.saija@italbiotec.it
  5. Università degli Studi dell’Insubria: gariboldi@uninsubria.it, laura.balduzzi@uninsubria.it
  6. FAST: gandolfi@fast.mi.it, angela.pulvirenti@fast.mi.it

Maggiori informazioni sul progetto si possono trovare nel manifesto al link https://www.coscience.eu/area_stampa.html

Co.Science – “MEET RESEARCH TO CONNECT SCIENCE AND SOCIETY- CO.SCIENCE” Progetto nr. 101162229 – call HORIZON-MSCA-2023- CITIZENS-01

Referente Progetto:

Consiglio Nazionale delle Ricerche Dott.ssa Laura Polito

e-mail. laura.polito@scitec.cnr.it

 




PAOLO BATTAGLIA LA TERRA BORGESE, FILEMONE E BAUCI, REMBRANDT E IL TOSSICODIPENDENTE SIGMUND FREUD

 

 

Filemone e Bauci sono i protagonisti di un episodio della mitologia classica tramandato nell’ottavo libro delle Metamorfosi di Ovidio. Il mito di cui i due personaggi sono protagonisti è uno di quegli avvenimenti che venivano raccontati per provare che la virtù dell’ospitalità era ricompensata. (F. S. Villarosa, Dizionario mitologico-storico-poetico, vol. I, Napoli, Tipografia Nicola Vanspandoch e C., 1841, p. 57).

Ma di questo mito è soprattutto l’amore tra un uomo e una donna che in maniera straordinaria mi emoziona – afferma PAOLO BATTAGLIA LA TERRA BORGESE -, ed il loro desiderio di spegnersi nello stesso istante.

 

FILEMONE E BAUCI, compendiato da Vincenzo Giambanco

 

«Filemone e Bauci erano due anziani contadini che vivevano in Frigia, quella Regione in cui, scriveva la Yourcenar, si confondono i limiti tra Grecia ed Oriente. La loro era una vita serena, di chi si contenta di quel che ha e sa godere dello spettacolo della natura, diversamente dai conterranei, noti per avidità, tanto da suscitare la preoccupazione degli Dei dell’Olimpo.

Un bel giorno gli Dei si riunirono proprio per valutare il comportamento dei Frigi e decisero che era necessaria una verifica. Zeus ed Hermes ne furono incaricati. Assunte sembianze umane i due Dei si recarono in Frigia e chiesero ripetutamente, come viandanti o migranti, un asilo che fu sempre rifiutato. Scorsero però, nell’allontanarsi, il fumo del comignolo della povera casa di due anziani, che accudivano ad alcuni animali e all’orto.

Accostatisi, furono accolti con grazia e semplicità. Filemone chiamò Bauci che, non contenta di aver apparecchiato un rustico pranzo, si offrì di preparare il giaciglio per i viandanti. Mangiarono di gusto pane, olive e formaggio, innaffiandoli con un vino sincero prelevato da un orcio. Sorpresa però: quanto più vino veniva attinto tanto più ne riappariva nell’orcio. I due anziani, incuriositi, chiesero allora ai viandanti di svelare la loro vera natura e furono accontentati. Gli Dei li invitarono a salire con loro sul colle più alto e da lì osservarono la pioggia torrenziale che dilagando per le valli sommerse cose e persone. Al castigo divino andava ad affiancarsi il premio per gli unici sopravvissuti al diluvio: chiedessero quanto desideravano e sarebbe stato accordato. Dopo breve consultazione i due così dissero: questo luogo è ormai sacro e certo templi vi sorgeranno; quello che desideriamo è di poterli custodire ed offrire al culto e, quando il momento verrà, di morire insieme.

Così vissero dunque Filemone e Bauci i loro ultimi anni, nella pace dei luoghi e dell’anima, finché un giorno si accorsero a vicenda che fronde spuntavano sulle loro braccia e radici alle gambe.

Uno sguardo di intesa corse tra loro e, abbracciatisi, si trasformarono in quercia e tiglio.»

 

Il tiglio è l’Albero che più amo – confessa il critico d’arte Paolo Battaglia La Terra Borgese, le sue foglie a forma di cuore, quel cuore icona d’amore, donano un’ombra di benessere nelle giornate roventi. Il tiglio è femmina come Bauci, regala sagome di straordinaria bellezza, di forma piramidale o tonda si alza fino a 25/30 metri; e il legno degli alberi di Tiglio, chiaro, tenero e poco resistente (dolce), è usato per fabbricare matite, fiammiferi e altri oggetti di breve durata che io adoro da quando ero bambino. Ma il Tiglio ha ambito di utilizzo anche nei lavori d’intarsio e intaglio di mobili e complementi d’arredo, e nella realizzazione di strumenti musicali di qualità, come arpe e liuteria. La mia scrivania, ad esempio, ha intarsi in Tiglio che incantano, seni di donna in altorilievo che fanno sognare e figure antropomorfe di chiara predisposizione mitologica.

Senza intenzione di intingerne il mito, anche il tossicodipendente scienziato dell’inconscio Sigmund Freud, il padre della psicanalisi, amava il Tiglio, anche lui, anche durante il periodo della sua tossicodipendenza. 

Howard Markel, professore di Storia della medicina alla University of Michigan, è convinto addirittura che la cocaina finì con lo svolgere un ruolo molto più importante di quanto riconosciuto nella nascita della psicanalisi. Ma questa, è solo una curiosità di sapere, non a fine di pettegolezzo ma per amore del conoscere, come stimolo intellettuale.

 

Epperò a noi tocca parlare di arte.

 

E il quadro più interessante, sul mito in questione, è senza dubbio Filemone e Bauci visitati da Giove e Mercurio, eseguito da Rembrandt Harmenszoon van Rijn, noto come Rembrandt, nel 1659; quest’olio su tavola (cm 54,5 x 68,5) è conservato nella National Gallery of Art di Washington.

 

È uno dei dipinti più rappresentativi dell’arte olandese, ricco di splendore estetico e profondità di sentimenti. Si tratta di un magistrale esempio delle ricerche illuministiche portate avanti dall’Artista, del nuovo illuminismo di estrazione caravaggesca: sono infatti mutuati una profonda attenzione agli effetti della luce e ai chiaroscuri, da cui emergono suggestivamente forme e figure.

 

In questa magistrale opera che è Filemone e Bauci visitati da Giove e Mercurio Rembrandt accentua del mito l’aspetto emozionale, mirando al raggiungimento del massimo effetto indaga con sguardo penetrante gli angoli più nascosti dell’animo umano. Il tema è qui ambientato in un’atmosfera di concentrata e raccolta intimità: la calda luce, provenendo dai lati a illuminare la zona centrale della scena, fa emergere morbidamente le figure dall’ombra e investe il dipinto di intensa religiosità.

 

Le figure di Filemone e Bauci, hanno espressioni diverse, che ritraggono vivamente lo stupore, un senso di soggezione e forse anche di impressionabilità espressi anche dalla postura.

 

Il volto di Giove trasmette intelligenza e forte calma di carattere; è chiaramente colui che ha la responsabilità della missione.

 

L’espressione ed i lineamenti di Mercurio traducono mitezza e bontà.

 

Le mani di Filemone che si appoggiano sulle spalle di Bauci suggeriscono – conclude Battaglia La Terra Borgese – sia una grande tenerezza sia la durezza dell’età avanzata.

 




TRE LIBRI PER UN’IDEA

Non c’è più Religione…

 

E’ in uscita il terzo libro di Corrado Faletti, “Non c’è più Religione! O forse c’è né troppa! Game Over”.

L’autore, scrittore, sociologo, pedagogista, anche in questo caso mi ha chiesto di scriverne la prefazione che potete leggere nei rispettivi libri.

I tre libri, “Italia Paese Interruptus”, “Ho 5.000 Amici” e “Non c’è più Religione! O forse c’è né troppa! Game Over”, trattano temi assai diversi, Storico, Sociale e Religioso.

Tuttavia, nonostante le loro diversità tematiche, i tre libri, costruiscono un percorso che evidenzia come le principali problematiche, cui il mondo di oggi si trova a dover affrontare, abbiano forti influenze, storiche, sociali e religiose.

Così, è sempre importante affrontare i problemi nella loro interezza, ponendosi sempre degli obiettivi, cosa assai diversa dai programmi, che certamente sono importanti, ma vengono dopo

Questo lo rileviamo nel primo libro, nel secondo rileviamo l’impatto sociale che certi “strumenti” possono avere, con conseguenze assai “particolari” che possono modificare drasticamente le relazioni sociali.

Il terzo, dimostra l’importanza della religione, nonostante un sempre più diffuso falso ateismo, che lascia le porte aperte al pericoloso sviluppo di sette e superstizioni, evidenziando l’esigenza dell’essere Umano nella ricerca, non solo di se stessi, ma della vita.

Libri che non cercano lo scontro, ma il dialogo, non cercano la verità assoluta, ma il “Buon Senso”.

Libri che sono propedeutici ad aprire serie discussioni, per trovare le soluzioni, fissandone gli obiettivi.

Invito quindi a leggere a seguire, l’intervista a Corrado Faletti rilevato da Noi sulla pagina di Betapress.

NON C’E’ PIU’ RELIGIONE

Ettore Lembo

 

ho 5000 amici il nuovo libro di Faletti su Betapress

 

Italia paese interruptus

 




RIPOLI TRAIL 2024: IL TRAIL DELLE DUE BATTAGLIE

 

Sabato 14 settembre 2024, a Ripoli Santa Maria Cristina, nel Comune di San Benedetto Val di Sambro, si terrà il tanto atteso Ripoli Trail 2024, una manifestazione sportiva che celebra la storia e la passione per lo sport all’aria aperta. L’evento, giunto alla sua edizione speciale, è un’occasione unica per vivere la natura tra sentieri storici e paesaggi mozzafiato.

Perché si chiama Trail delle Due Battaglie?
L’edizione di quest’anno si svolge in occasione dell’83° anniversario dei cruenti scontri tra le forze Alleate e tedesche sui Monti Armato e Catarelto, avvenuti nel 1944 durante la Seconda Guerra Mondiale per la liberazione dell’Italia. L’evento intende ricordare questi tragici eventi, unendo sport e memoria storica.

Programma di Sabato 14 settembre
La manifestazione si articola su due giornate, con il primo giorno dedicato all’attività ludico-motoria.

  • Per i camminatori: Ritrovo alle ore 8:30 per una facile escursione guidata di circa 15 km. Si potrà scegliere tra due percorsi: uno verso il Monte Armato e l’altro verso il Monte Catarelto. Si consiglia di indossare abbigliamento adeguato alla stagione, scarpe con buon grip e di portare con sé una borraccia e una merenda.
    Prenotazioni: entro le 15:00 di venerdì 13 settembre contattando Roberto al numero 339 6212444 o per mail rbugamelli@gmail.com
  • Per i bikers: Ritrovo alle ore 9:30 per una pedalata guidata di 27 km che attraverserà entrambi i luoghi storici delle battaglie. Un percorso affascinante e avvincente, ideale per gli amanti della mountain bike.
    Prenotazioni: entro le 15:00 di venerdì 13 settembre contattando Daniele al numero 331 3726571 o per mail d.zanotti73@gmail.com

Il rientro è previsto per le 12:30 a Santa Cristina, dove tutti i partecipanti, camminatori e bikers, potranno rifocillarsi insieme gustando le famose crescentine, tipiche della zona.

Una giornata da non perdere!

Programma della domenica 15 settembre
La seconda giornata della Ripoli Trail 2024 prevede la classica gara agonistica FIDAL di trail running, sulla distanza di 27 km. La partenza è fissata alle ore 10:00 da Ripoli Santa Cristina. Un evento competitivo che attrae ogni anno appassionati del trail running e atleti di livello.

Per maggiori dettagli sul regolamento della gara e per le iscrizioni, è possibile consultare il sito ufficiale e i canali social della Ripoli Trail Coppa LILT.

Non perdete l’occasione di vivere due giorni tra sport, storia e natura!

 




Italia paese interruptus

Betapress: Buongiorno, Signor Faletti, e grazie per essere qui con noi oggi. Il suo libro, Italia Paese Interruptus, ha suscitato un grande interesse, soprattutto per il modo in cui affronta la mancanza di un progetto politico a lungo termine nel nostro paese. Prima di tutto, ci parli della genesi di questo libro. Da dove nasce l’idea di scrivere su un tema così complesso e delicato?

Corrado Faletti: Buongiorno e grazie a voi per l’invito. L’idea di scrivere Italia Paese Interruptus è nata dalla mia riflessione personale su quanto, da decenni, osserviamo in Italia: una continua interruzione nei progetti e nelle iniziative politiche. Mi sono reso conto che, a differenza di altri paesi, in Italia manca una visione a lungo termine. Qui si tende a navigare a vista, con programmi politici che spesso durano il tempo di una legislatura o addirittura meno. Volevo approfondire questo tema, esplorando le cause storiche e culturali che ci hanno portato a questa situazione.

Betapress: Il titolo del libro, Italia Paese Interruptus, è molto evocativo. Come è stato scelto e cosa vuole rappresentare?

Corrado Faletti: Il titolo è volutamente provocatorio. “Interruptus” evoca l’idea di qualcosa che viene costantemente interrotto, di un percorso che non arriva mai a compimento. Questo è esattamente quello che ho osservato nella storia politica italiana: un paese che inizia tanti progetti, ma non ne porta a termine nessuno. La mancanza di continuità politica e la frequente instabilità dei governi hanno impedito all’Italia di sviluppare e mantenere progetti di lungo respiro, necessari per la crescita e il progresso del paese.

Betapress: Un elemento molto apprezzato del suo libro è la prefazione scritta da Ettore Lembo. In che modo questa prefazione ha dato valore all’intero volume?

Corrado Faletti: Ettore Lembo ha saputo cogliere e sintetizzare in poche pagine il cuore del messaggio che volevo trasmettere con questo libro. La sua prefazione è un vero e proprio manifesto della necessità di un cambiamento radicale nel modo in cui pensiamo e facciamo politica in Italia. Lembo ha una capacità unica di tradurre concetti complessi in un linguaggio chiaro e accessibile, e la sua prefazione ha arricchito il mio lavoro, fornendo una cornice interpretativa che guida il lettore attraverso le argomentazioni che sviluppiamo nel libro. In sostanza, la prefazione di Lembo non solo ha dato valore al libro, ma ha anche facilitato una comprensione più profonda delle tematiche trattate.

Betapress: Nel libro lei afferma che l’Italia non ha mai avuto un vero progetto politico a lungo termine. Può spiegare meglio questo concetto?

Corrado Faletti: Certamente. Un progetto politico a lungo termine implica una visione chiara del futuro, con obiettivi strategici che vanno oltre la durata di una legislatura. Tuttavia, in Italia, la politica è spesso stata guidata dall’urgenza del momento e dalla ricerca del consenso immediato, piuttosto che dalla costruzione di un futuro sostenibile. Questo si traduce in programmi politici che sono spesso frammentari e incoerenti, incapaci di produrre risultati duraturi. Nel libro, cerco di dimostrare come questa mancanza di progettualità abbia portato l’Italia a uno stato di continua precarietà, con un sistema che sembra essere sempre sull’orlo di una crisi.

Betapress: Uno dei punti centrali del suo libro è la necessità di un progetto politico serio per il futuro dell’Italia. Cosa intende esattamente con questo e quali sono, secondo lei, gli elementi essenziali di questo progetto?

Corrado Faletti: Un progetto politico serio deve essere fondato su una visione chiara del futuro del paese, con obiettivi che siano condivisi e che possano sopravvivere ai cambiamenti di governo. Questo significa costruire un consenso politico e sociale su alcuni punti fondamentali, come lo sviluppo economico sostenibile, l’istruzione, l’innovazione tecnologica, la giustizia sociale e la lotta alla corruzione. Inoltre, un progetto politico serio deve prevedere strumenti di monitoraggio e valutazione che garantiscano che le iniziative siano effettivamente realizzate e che producano i risultati attesi. In altre parole, non si tratta solo di enunciare buone intenzioni, ma di costruire una macchina amministrativa e politica che sia capace di attuare e mantenere gli impegni presi.

Betapress: Signor Faletti, abbiamo parlato a lungo della mancanza di un progetto politico a lungo termine in Italia, come descritto nel suo libro Italia Paese Interruptus. Vorremmo ora chiederle un parere su un caso recente che ha fatto molto discutere: il caso Sangiuliano. Come vede questa situazione alla luce delle tematiche affrontate nel suo libro?

Corrado Faletti: Il caso Sangiuliano, come molti altri eventi simili nel panorama politico e amministrativo italiano, è emblematico di una situazione che purtroppo continua a ripetersi. Non conosco tutti i dettagli del caso, ma in generale, episodi come questo riflettono la tendenza del nostro sistema a gestire le situazioni in modo reattivo, piuttosto che proattivo, con un focus spesso limitato sulla risoluzione immediata dei problemi, senza considerare le implicazioni a lungo termine.

Nel contesto del mio libro, vedo il caso Sangiuliano come un ulteriore esempio di come le istituzioni italiane fatichino a operare con coerenza e trasparenza, e di come manchi una visione di ampio respiro che sia in grado di prevenire e gestire efficacemente situazioni di crisi. Se il nostro paese avesse un progetto politico serio e condiviso, con strutture e meccanismi robusti per garantirne l’attuazione, casi come questo potrebbero essere affrontati con maggiore efficacia e tempestività, riducendo le ripercussioni negative sull’opinione pubblica e sulla fiducia nelle istituzioni.

L’episodio di Sangiuliano evidenzia la necessità di una leadership che non solo risolva le questioni immediate, ma che sappia anche costruire un sistema che eviti il ripetersi di tali situazioni, assicurando che le decisioni prese siano parte di una strategia più ampia e sostenibile per il futuro del paese. Senza questo tipo di visione e di impegno, continueremo a vivere in un “paese interruptus”, dove i problemi sono costantemente tamponati ma raramente risolti in modo definitivo.

Betapress: Signor Faletti, un aspetto che non viene trattato nel suo libro Italia Paese Interruptus è il tema delle donne nella politica italiana. Considerando l’importanza crescente di questo tema a livello globale, ci piacerebbe conoscere il suo punto di vista. Cosa ne pensa del ruolo delle donne nella politica italiana, e come vede la loro partecipazione nel contesto che descrive nel suo libro?

Corrado Faletti: È una domanda molto importante, e sono lieto che venga posta. Anche se Italia Paese Interruptus si concentra principalmente sulla mancanza di una visione politica a lungo termine e sulla frammentazione del sistema politico italiano, il tema della partecipazione delle donne in politica è certamente cruciale e meriterebbe un’attenzione approfondita.

Storicamente, le donne hanno avuto un ruolo marginale nella politica italiana, e anche se ci sono stati progressi significativi negli ultimi decenni, il cammino verso una piena parità è ancora lungo. La partecipazione delle donne in politica non è solo una questione di rappresentanza numerica, ma riguarda anche la qualità della partecipazione e l’effettiva influenza che possono esercitare nei processi decisionali.

Ritengo che l’inclusione delle donne nella politica sia fondamentale per superare molti dei limiti che ho evidenziato nel libro. La diversità di genere può portare nuove prospettive e sensibilità nei dibattiti politici, contribuendo a formulare politiche più inclusive e sostenibili. Inoltre, le donne spesso portano avanti un approccio alla politica che può essere più orientato al lungo termine e al bene comune, valori che, come sottolineo nel mio libro, sono essenziali per costruire un progetto politico serio e duraturo.

Purtroppo, in Italia, la politica è ancora spesso dominata da dinamiche maschili, e le donne devono affrontare ostacoli significativi per emergere e affermarsi. Questo è un aspetto che deve cambiare, e per farlo, è necessario un impegno collettivo, sia da parte delle istituzioni che della società civile. La promozione delle donne in politica non è solo una questione di giustizia sociale, ma anche di efficacia politica. Un paese che ignora il potenziale delle sue cittadine rischia di rimanere indietro e di continuare a ripetere gli stessi errori che ho descritto in Italia Paese Interruptus.

In sintesi, credo che un maggiore coinvolgimento delle donne nella politica italiana potrebbe essere una delle chiavi per superare l’impasse che il nostro paese sta vivendo. È una questione che dovremmo affrontare con decisione, e mi auguro che il futuro ci porti a vedere un panorama politico più equo e inclusivo.

Betapress: Signor Faletti, siamo curiosi di conoscere la sua opinione sull’attuale premier Giorgia Meloni. Come vede la sua leadership e le sue politiche nel contesto che ha descritto nel suo libro Italia Paese Interruptus?

Corrado Faletti: La leadership di Giorgia Meloni è sicuramente un fenomeno significativo nella politica italiana contemporanea. Meloni ha saputo costruire un percorso politico che l’ha portata a diventare la prima donna a ricoprire la carica di Presidente del Consiglio in Italia, un traguardo storico che di per sé merita riconoscimento. Il suo approccio politico è caratterizzato da una forte identità nazionalista e sovranista, con una particolare enfasi sui valori tradizionali e sulla sovranità nazionale.

Nel contesto di Italia Paese Interruptus, la leadership di Meloni solleva interessanti spunti di riflessione. Da un lato, la sua capacità di catalizzare un vasto consenso elettorale dimostra una notevole abilità politica e una capacità di intercettare il malcontento di una parte significativa della popolazione. Dall’altro, mi preoccupa la possibilità che le politiche di Meloni, incentrate spesso su risposte immediate e simboliche, possano rischiare di cadere nella stessa trappola che ho descritto nel mio libro: quella di un’Italia che continua a non avere un vero progetto politico a lungo termine.

Una delle sfide principali che vedo nella leadership di Meloni è quella di trasformare un consenso fondato su slogan e posizioni forti in un programma di governo che possa realmente affrontare i problemi strutturali del paese. Questo significa andare oltre le politiche di breve termine e sviluppare una visione che non solo risponda alle esigenze attuali, ma che costruisca anche le basi per un futuro stabile e prospero.

In questo senso, mi auguro che Meloni possa utilizzare la sua posizione per portare avanti riforme che non si limitino a risolvere problemi contingenti, ma che affrontino le radici profonde delle difficoltà italiane, come la corruzione, la burocrazia inefficiente e la disuguaglianza economica e sociale. Sarebbe un grande passo avanti se riuscisse a dimostrare che un progetto politico serio e duraturo è possibile anche nell’Italia di oggi.

In conclusione, la leadership di Giorgia Meloni rappresenta un momento di svolta nella storia politica italiana. Resta da vedere se saprà capitalizzare su questo momento per portare il paese verso una fase di maggiore stabilità e progettualità a lungo termine, o se il suo governo sarà un’altra occasione mancata in un paese che troppo spesso ha visto i propri sogni interrotti.

Betapress: Signor Faletti, un aspetto cruciale di ogni governo è la scelta dei ministri e dei collaboratori. Vorremmo sapere la sua opinione sulle scelte fatte dall’attuale premier Giorgia Meloni in questo ambito. Come valuta le sue decisioni in merito?

Corrado Faletti: La selezione dei ministri e dei principali collaboratori è una delle decisioni più delicate e strategiche che un capo di governo possa prendere. Queste scelte determinano non solo la qualità dell’azione di governo, ma anche la capacità di implementare efficacemente un’agenda politica.

Nel caso di Giorgia Meloni, le sue scelte riflettono in gran parte la sua visione politica e le priorità del suo governo. Ha optato per una squadra che, almeno in teoria, sembra allineata con le sue posizioni nazionaliste e sovraniste, e che intende portare avanti le promesse fatte durante la campagna elettorale. Questo è comprensibile e comune in politica: un leader di governo cerca di circondarsi di persone di fiducia che condividano la stessa visione.

Tuttavia, ci sono alcuni aspetti che mi sollevano dubbi. In primo luogo, ho notato che in alcune nomine sembra prevalere la fedeltà politica o l’appartenenza ideologica rispetto alla competenza tecnica. In un momento storico in cui l’Italia affronta sfide complesse e multidimensionali – dalla gestione dell’economia alla politica estera, passando per la sanità e l’istruzione – è fondamentale che i ministri e i collaboratori siano non solo politicamente allineati, ma anche altamente competenti e capaci di affrontare con competenza e visione le questioni cruciali che il paese deve affrontare.

Peraltro, ci sono risorse ampiamente competenti anche leggermente più in là del cerchio magico del premier, basta solo saper guardare un pochino oltre la propria zona di comfort, che tuttavia oggi sembra, viste le ultime appunto vicissitudini, sempre più necessario.

Un altro punto da considerare è la diversità del governo. Non parlo solo di diversità di genere, ma anche di diversità di background e di esperienze. Un governo efficace dovrebbe essere in grado di integrare diverse prospettive e competenze per formulare politiche che siano veramente inclusive e che possano rispondere alle esigenze di tutta la popolazione, non solo di una parte di essa.

In definitiva, credo che Meloni abbia cercato di formare un esecutivo che rifletta i suoi valori e le sue priorità. Tuttavia, sarà il tempo a dirci se le sue scelte, che peraltro stanno mostrando una buona dose di debolezza, si tradurranno in una capacità reale di governare in modo efficace e di affrontare le complessità dell’attuale contesto nazionale e internazionale. In caso contrario, potremmo trovarci di fronte a un’altra occasione mancata per costruire un progetto politico solido e duraturo, come ho sottolineato nel mio libro Italia Paese Interruptus.

Betapress: Concludendo, quale messaggio spera che i lettori traggano da Italia Paese Interruptus?

Corrado Faletti: Spero che i lettori comprendano l’importanza di richiedere e sostenere una politica che guardi al futuro con serietà e responsabilità. L’Italia ha enormi potenzialità, ma queste non possono essere realizzate senza una visione a lungo termine e un impegno costante per costruire un paese migliore. Il mio invito è a non accontentarsi di programmi politici che “lasciano il tempo che trovano”, ma a pretendere dai nostri leader un progetto politico che possa veramente portare avanti il paese, affrontando le sfide globali e garantendo prosperità e giustizia per tutti.

Betapress: Grazie mille, Signor Faletti, per il suo tempo e per le sue riflessioni. Siamo certi che il suo libro stia stimolando un dibattito necessario e importante per il futuro dell’Italia.

 

su AMAZON

https://amzn.eu/d/7EEofbl

 




NON C’E’ PIU’ RELIGIONE

Betapress: Buongiorno, Professor Corrado Faletti. È un piacere averla qui con noi. Il suo libro “Non c’è più religione” sta facendo discutere molto, soprattutto per la sua visione moderna dell’animismo universale. Potrebbe spiegarci come è nato l’interesse per questo concetto e perché crede che stia tornando così fortemente alla ribalta oggi?

 

Corrado Faletti: Grazie a voi per l’invito. Il mio interesse per l’animismo nasce dal riconoscimento di un bisogno sempre più evidente nella nostra società: quello di sentirsi connessi non solo con gli altri esseri umani, ma con tutto ciò che ci circonda. L’animismo, che tradizionalmente attribuisce un’anima o una forza vitale a tutti gli elementi della natura, dalle piante alle rocce, dagli animali agli elementi atmosferici, risponde a questo bisogno. In un’epoca caratterizzata da una crescente alienazione tecnologica, molti stanno riscoprendo questa visione come un modo per ricostruire un senso di appartenenza e di armonia con il mondo.

 

Betapress: Nel suo libro, lei ha ampliato il concetto di animismo, portandolo a un nuovo livello di consapevolezza e struttura. In che modo ha fatto questo?

 

Corrado Faletti: L’animismo tradizionale era spesso interpretato in chiave superstiziosa, come un residuo di credenze primitive. Nel mio lavoro, ho cercato di presentare l’animismo non come una semplice superstizione, ma come una filosofia di vita strutturata e consapevole. Ho proposto una rilettura moderna dell’animismo, dove l’idea di un’energia vitale che pervade l’universo è combinata con le attuali conoscenze scientifiche e filosofiche. Ho esplorato come questa energia possa essere vista come un elemento unificante che collega tutti gli esseri viventi e come questa visione possa portare a una maggiore consapevolezza ecologica e spirituale.

 

Betapress: È interessante che lei, da teologo con riconoscimenti internazionali, abbia dedicato un capitolo del suo libro ai simbolismi religiosi nei film di fantascienza. Può spiegarci come ha trattato questo argomento?

 

Corrado Faletti: Grazie ma Teologo forse è un po’ troppo, ci sono Teologi ben più accreditati.  Il cinema di fantascienza, con la sua capacità di esplorare mondi alternativi e realtà parallele, è spesso un terreno fertile per l’espressione di simbolismi religiosi e spirituali. Ho analizzato come questi film utilizzino simboli che possono essere ricondotti all’animismo e ad altre tradizioni religiose per raccontare storie di connessione, redenzione, e trasformazione. Per esempio, la rappresentazione della “Forza” in Star Wars può essere vista come un’evoluzione moderna dell’animismo, dove una forza universale interconnette tutti gli esseri viventi. Ho anche discusso come queste rappresentazioni influenzino la nostra comprensione del sacro e del divino in un contesto moderno.

 

Betapress: Il suo libro è molto complesso anche per quanto riguarda l’analisi delle principali religioni mondiali. Come ha affrontato questa sfida e quale ruolo gioca l’animismo nella comprensione globale della religiosità?

 

Corrado Faletti: Esplorare le principali religioni del mondo è stato un compito impegnativo ma essenziale per il messaggio del mio libro. Ho voluto dimostrare come l’animismo non sia soltanto una reliquia del passato, ma un concetto che può essere ritrovato, seppur in forme diverse, in molte tradizioni religiose. Ho analizzato come elementi animistici siano presenti nel Cristianesimo, nell’Islam, nel Buddismo, nell’Induismo e in altre religioni, spesso sotto forma di simboli, rituali e credenze che sottolineano l’interconnessione tra l’uomo e la natura. Questa analisi mi ha permesso di mostrare come l’animismo possa fungere da chiave di lettura per una comprensione più profonda della spiritualità globale, favorendo un dialogo interreligioso basato sulla condivisione di valori comuni.

 

Betapress: Nella prefazione del suo libro, Ettore Lembo ha fornito una chiave di lettura molto interessante dei parallelismi presenti nel suo lavoro. Quanto ha influito questa interpretazione sulla struttura del libro?

 

Corrado Faletti: La prefazione di Ettore Lembo è stata davvero preziosa. Lembo ha una capacità unica di cogliere le sfumature e i parallelismi tra temi apparentemente distanti, ma profondamente connessi. La sua collaborazione ha arricchito il mio lavoro, offrendo una prospettiva che ha permesso di vedere il libro sotto una luce diversa. Ha aiutato a dare una coerenza maggiore alla mia esplorazione dell’animismo moderno e della sua applicazione nel contesto contemporaneo.

 

Betapress: Come crede che il concetto di animismo strutturato, come lo ha presentato nel suo libro, possa influenzare il dialogo interreligioso e la spiritualità contemporanea?

 

Corrado Faletti: Credo che un approccio animistico strutturato possa offrire un terreno comune per il dialogo interreligioso, specialmente in un’epoca in cui molte persone si sentono disilluse dalle tradizionali istituzioni religiose. L’idea che tutto sia connesso a un’energia vitale universale può servire da ponte tra diverse tradizioni spirituali, favorendo una comprensione più inclusiva e meno dogmatica del divino. Questo potrebbe aiutare a costruire una spiritualità più olistica e sostenibile, che tenga conto non solo delle relazioni umane, ma anche di quelle con l’ambiente naturale.

 

Betapress: Grazie mille, Professor Faletti, per aver condiviso con noi le sue idee. Il suo libro è sicuramente un contributo prezioso al dibattito contemporaneo sulla religione e la spiritualità.

 

Corrado Faletti: Grazie a voi. È stato un piacere discutere di questi temi così importanti. Spero che il mio lavoro possa offrire nuove prospettive e ispirare un maggiore rispetto e amore per il mondo in cui viviamo.

 

su amazon:

https://amzn.eu/d/8mQWcsy




Smentita dell’ Ex Ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, di quanto pubblicato su “La Repubblica”

Riceviamo e pubblichiamo questa Nota informativa che l’Ex Ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, ha inviato ad EttoreLemboNews, blog che collabora con Betapress.it.

 

Poiché troppo spesso oggi si confonde l’informazione con la propaganda, ringraziamo l’ex Ministro Elisabetta Trenta per la considerazione e la fiducia.

Ettore Lembo

 

Gentile Direttore,

 

Non avendo dal 21 Agosto ad oggi ricevuto risposta nonostante la richiesta di immediata smentita a quanto pubblicato dal quotidiano “La Repubblica”, in un suo articolo a pagina 5, di Martedì 20 agosto 2024, dal titolo: “Il partito di Vannacci preoccupa Salvini. Pressing sul generale perché ci ripensi” a firma di Enrico Ferro ed Antonio Fraschilla, dove arbitrariamente viene indicata la mia possibile adesione ad un possibile partito del Generale Roberto Vannacci, Le chiedo di voler pubblicare per intero la mia nota che Smentisce categoricamente ogni presunta mia partecipazione all’ipotetico partito.

 

Questa la frase che mi vede coinvolta: “Matteo Salvini mette le mani avanti sul generale autore de Il mondo al contrario, che in realtà ha già pronto il partito, come raccontano i suoi, e potrebbe aderirvi anche l’ex ministra grillina Elisabetta Trenta.”

 

La frase che ipotizza la mia adesione non corrisponde a verità e smentisco categoricamente di aver lasciato intendere in tal senso.

 

L’articolo in questione riporta ancora che ad Udine, il 27 settembre prossimo, potrebbe tenersi il primo evento Nazionale del Movimento del Generale, evento che sembrerebbe “tutto incentrato sull’uranio impoverito e sulle conseguenze che ha avuto sui militari: non mancano i post di alcuni animatori del movimento contro il ministro Guido Crosetto e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella sul tema uranio impoverito.” Per cui quando la stessa testata asserisce: “All’evento del 27 è attesa anche l’ex ministra grillina Elisabetta Trenta”, risulta corretto essendo persona informata, come ovvio che sia, essendo stata Ministro della Difesa.

 

E’ sconcertante come una testata giornalistica possa fare supposizioni assolutamente prive di fondamenta, per di più una testata come “la Repubblica” che ha una larghissima diffusione Nazionale.

Affermazioni che non trovano alcun riscontro, come asserito nella nota che ho immediatamente inviato alla redazione di “la Repubblica” e che vi metto in copia, in quanto la sua visione della politica del mondo e della società non corrisponde alla mia.

Mi chiedo invece perché non viene associato il mio nome alla “notizia” che sono rappresentante della raccolta firme proposta del Comitato Io voglio scegliere?

Raccolta firme di cui non si parla forse perché desidera restituire ad i cittadini la facoltà di scegliere democraticamente i propri rappresentanti parlamentari attraverso il libero voto?

Forse alcune testate giornalistiche preferiscono fare propaganda, magari costruendo “informazioni” non corrispondenti alla realtà?

 

Nel ringraziarLa per la Cortese attenzione

Roma 07/ Settembre 2024

Elisabetta Trenta