CORONABOND e ITALEXIT: FALSI PROBLEMI
L’impasse politica con la quale le istituzioni d’europa sono chiamate a fare i conti ha un nome, ormai, noto a tutti: Coronavirus bond.
Si tratta di obbligazioni emesse dai singoli paesi, con la garanzia dell’europa o emesse dalla Banca Europea degli Investimenti (BEI) per far fronte alle emergenze sanitarie dei paesi dell’area mediterranea senza clausole di priorità nel rimborso.
Una proposta che mira risolvere il problema rapidamente e sottrarre le emissioni di Bond dal rischio della speculazione finanziaria.
Infatti il funding di simili strumenti, da parte dei singoli paesi con merito di credito differente, porterebbe a speculazioni finanziarie anche significative.
La richiesta, tuttavia, non sembra trovare il favore della Germania che sostiene la necessità di un utilizzo del Meccanismo Europeo di Stabilità.
A favore dei Corona bond si sono espressi oltre a Italia, Spagna, Francia che un’ampia rappresentanza dei paesi facenti parte dell’unione monetaria come riportato nell’infografica sopra riportata (paesi in giallo).
Le due posizioni in realtà sono distanti non tanto per questioni di aritmetica.
Infatti, l’importo dei Bond da emettere che dovrebbe aggirarsi intorno ai 500md non sembra essere la causa delle divisioni.
A maggiore riprova di quanto osservato, l’ambizioso Quantitative Easing (PEPP Pandemic Emergencies Purchase Program) varato dalla BCE nei giorni scorsi e consistente nell’acquisto di titoli di stato detenuti dalle banche per un importo di 750 miliardi di euro, è stato assunto senza conflitti o pause di riflessione.
Il punto di frizione sembrerebbe, quindi, essere implicito nella richiesta di varare ulteriori misure di sostegno prive di clausole di “condizionalità” il cui contenitore giuridico è, per l’appunto, il Mes.
Le clausole di condizionalità sono quelle per le quali il sostegno ai paesi aderenti, non in regola con i parametri di stabilità, verrebbe concesso a fronte di precisi impegni di politica economica,
Impegni che si rivelerebbero vere e proprie limitqzioni del welfare come tagli alla spesa pubblica, ai salari alle pensioni e l’aumento dell’imposizione diretta e indiretta.
Clausule che potrebbero essere rese più dure, in un secondo momento in modo unilaterale attraverso un voto preso a maggioranza qualificata del Consiglio ( art 7(5) Reg. EU 472/2013).
Del resto uno sguardo al funzionamento del Mes spiega molte cose.
Il Mes è un Fondo Intergovernativo costituito da tutti i paesi dell’Unione Monetaria che ne hanno sottoscritto un Capitale Sociale soltanto in minima parte versato.
Dalla tabella sotto riportata (Fonte ESM) è facile comprendere che il capitale sottoscritto è pari a 704 miliardi di euro ma il capitale versato (paid in) è soltanto di 80,55 md.
La rimanente parte è infatti richiamabile (callable) in caso di necessità (letteralmente the ESM Members commit to provide the corresponding funding at short notice).
Il Mes ha già erogato presti a lunga scadenza a Grecia, Spagna e Cipro per circa 295 md.
Una soluzione, pertanto, non rapida ed immediata.
È evidente, a questo punto, che il confronto in atto tra i due blocchi in europa evidenzia profonde fratture politiche che nulla hanno a che vedere con la crisi dell’euro.
Nemmeno comunque con la tanto temuta Italexit e nemmeno con gli strumenti di sostegno da adottare siano essi Corona Bond o altro.
Per questo motivo non possiamo dire di assistere all’agonia dell’Unione Monetaria.
È l’Unione Politica che sta mostrando cenni di cedimento.
La volontà di utilizzare strumenti giuridici, per imporre deleghe di sovranità ai paesi periferici, potrebbe mettere in evidenza il vero progetto tedesco.
Un progetto che persegue il tentativo di costruire, alle spalle e sulle spalle delle regioni mediterranee dell’Unione, una nuova Deutsche Mark Zone più ricca e competitiva
Le misure di sostegno, sono diventate, in altri termini, strumenti di condizionamento e sottomissione di alcuni paesi a danno di altri ed asservite, forse, ad un disegno più ampio.
Alla fine prevarrà il buon senso ( e su questo dubbi ce ne sono N.d.D.) ma questa rimarrà una delle pagine più brutte della storia europea.