DP World Tour Championship
Si è disputato a Dubai dal 21 al 24 novembre il DP World Tour Championship, la gara conclusiva dell’European Tour
Si è disputato a Dubai dal 21 al 24 novembre il DP World Tour Championship, la gara conclusiva dell’European Tour, stagione 2019. Per un professionista di golf, così come per un appassionato, il modo più efficace per trovare ispirazione ed imparare è quello di copiare, cercando di rubare qualcosa dai quei giocatori che hanno dimostrato di essere i migliori in questa stagione sul circuito maggiore. Per farlo, devi seguirli da vicino e per il resto è un po’ come a scuola: puoi studiare imparando a memoria oppure cercando di capire il concetto.
Neanche a dirlo il risultato è molto simile anche se, sul campo da golf, riprodurre esattamente i colpi dei grandi campioni è praticamente impossibile, si può invece cercare di comprendere le loro scelte tecniche e strategiche per fare proprio il concetto e riprodurlo secondo le proprie capacità.
Quale migliore occasione quella del DP World Tour Championship, che si disputa ormai da più di dieci anni a Dubai sullo splendido percorso dell’Earth Course al Jumeirah Golf Estates. Con me in campo c’erano dei giornalisti di alto livello come l’amico Michele Gallerani, Stefano Cazzetta, Gianni Piva e Prisca Taruffi quindi non farò una cronaca della gara perché farei solo una brutta, bruttissima, figura. Vorrei invece condividere alcune pillole che, secondo me, possono essere utili a tutti gli appassionati di golf.
La prima riguarda il percorso: appena entrato al golf ho mi sono trovato di fronte alla buca, 16 vista dal green verso il tee. Dieci anni di professionismo e qualche migliaia di buche giocate non mi hanno impedito di stupirmi quando la buca che mi ero prefigurato un par 4 dritto con un green relativamente facile se non fosse per un bunker al centro del fairway che richiedeva un tee shot preciso, ma che probabilmente non necessitava un driver, rimaneva nella mia immaginazione per lasciare spazio ad una buca completamente diversa; sempre un par4, ma con un pronunciato dog-leg verso destra. Necessario, o quasi, il driver dal tee, con conseguente aumento della difficoltà per evitare il bunker in mezzo al fairway, ed un secondo colpo che, a causa del dislivello e dell’acqua che circondava il green per tre lati, soprattutto quello lungo, non lasciava certamente tranquilli anche gli ottimi giocatori in campo. Insomma tutt’altra buca. Qualche volta converrebbe sempre girarsi indietro per vedere come sono le buche al contrario e magari scoprire come giocarle al meglio.
La seconda è sugli italiani in gara. Francesco Molinari e Guido Migliozzioltre ad Andrea Pavan erano i tre italiani in campo. Il primo, arrivava come defending champion della Race to Dubai, anche se in uno stato di forma non ottimale. Sta lavorando tantissimo e anche dal campo pratica ho potuto notare un piccolo particolare dello swing che non stava funzionando e che ci accomuna… la speranza non muore mai! Tuttavia mi ha impressionato il colpo che ha fatto alla buca 15, un corto par 4 con una distesa di bunker in mezzo al fairway. Finito sulla sinistra con un colpo di partenza molto aggressivo, Francesco, dalla zona desertica che contorna il campo, ha fatto un colpo basso a giro (da destra a sinistra), veramente straordinario. Un colpo che non ti aspetti da un giocatore come lui che viene dipinto come il “regolarista” per eccellenza, fino addirittura a diventare monotono. Che sia sintomo di cambiamento verso un gioco più estroso? Quanto a Milgiozzi è ammirevole la sua capacità di ambientarsi sul Tour in cosi poco tempo, certo l’esperienza del suo coach, Alberto Binaghi e le due vittorie aiutano, ma era la prima volta che lo vedevo sul massimo circuito e sembrava fosse un veterano.
La terza riguarda uno dei più longevi giocatori sul circuito, l’inglese Lee Westwood, che secondo me è un esempio straordinario per l’atteggiamento sul percorso. Per descrivere quello che sta facendo mi passano per la mente le parole del capitano dell’ultima Ryder Cup, Thomas Bjorn quando nel Rolex Media Day, intervistato da Dough Connelly ha detto che non smetterà di giocare fin quando gli piacerà viaggiare e continuare ad impegnarsi. Ecco, Lee, sembra avere una tranquillità sul percorso totale che gli consente di esprimersi ancora al meglio e non fare una smorfia quando lui, noto per tirare i ferri i modo eccellente, colleziona 3 flappe consecutive tra le buche 3, 5, 6, per poi concludere comunque un buon giro.
L’ultima pillola sembra quasi doverosa, non c’erano dubbi su chi fosse l’uomo da battere, la star della settimana: Rory McIlroy, il più forte al mondo tra gli esseri umani perché sono molti i dubbi sulla natura umana di Tiger Woods, forse il più forte golfista di tutti i tempi. Rory impressiona per la naturalezza sul campo da golf, per la sua pratica pre-round dove effettua serie di tre colpi; uno con il draw (lieve effetto da destra a sinistra), uno dritto ed uno con il fade(lieve effetto da sinistra a destra). Padroneggia appieno il suo gioco e l’eagle alla 18 del primo giro ne è la riprova. Impressiona anche per la qualità e la potenza sul drive, forse alcuni tireranno più lungo o più dritto ma guardandolo da vicino ed ascoltando il sibilo della pallina nell’aria appena parte si capisce subito che è una spanna sopra tutti.
Alla fine però a vincere è stato uno spagnolo Jon Rahm che ha dimostrato di essere il più affamato e determinato giocando una 72esima buca di altissimo livello ed intelligenza tattica. Recuperato proprio qualche minuto prima dall’inglese Tommy Fleetwod e consapevole che gli sarebbe servito un birdie (4 colpi) all’ultima buca per vincere ha piazzato il primo colpo in fairway ed il secondo si è protetto sul bunker di destra per evitare il ruscello che taglia a metà tutta la buca e precludersi la vittoria. Dal bunker ha fatto un colpo ottimo che ha dimostrato anche la sua confidenza con il gioco corto. La pallina ha rimbalzato ad inizio green per poi rotolare dolcemente verso la buca e si è fermata a meno di un metro dall’obiettivo. Da li non si è lasciato sfuggire il putt per la vittoria e la gloria… oltre che a ben 5 milioni di euro! Il tutto davanti a decine di migliaia di spettatori presenti sul percorso e a quasi 500 milioni davanti alle televisioni di tutto il mondo. Numeri che ci fanno sognare, ad occhi bene aperti, quando toccherà a noi con la Ryder del 2022!