Escalation di guerra sì, ma a vasi comunicanti.
Dopo il “coup de theatre “, ma da arancia meccanica, del Crocus city hall di Mosca, un altro evento destabilizzante e improvvido succede a Damasco, con l’annientamento del palazzo dell’ambasciata iraniana e uccisione di Abu Mahdi Zahidi, un comandante di alto rango dell’IRGC, il suo secondo in comando, e tre consiglieri militari, e altri tre membri del corpo diplomatico iraniano.
Oltre ad eliminare uno dei tanti nemici dichiarati di Israele e collaboratore di Hamas, la vera intenzione di Netanyahu o del suo vice ad interim che ne fa le veci, non è tanto quella di togliere di mezzo un comandante pasdaran in più, ma probabilmente quella di buttare benzina sul fuoco e aspettare una reazione militare su larga scala dell’Iran.
I conti da regolare, quindi, da parte dei sionisti governativi israeliani sarebbero ancora tanti: le alture del Golan, ad esempio, dove gli hezbollah libanesi filo-iraniani e siriani assediano da decenni, quei territori così importanti per Israele, unico accesso ai corsi dei suoi fiumi.
In questo modo appare ormai chiaro che quanto avvenuto sia un’esplicita dichiarazione di guerra allo Stato sciita, anche se non formale.
Provocazione, tra l’altro, in uno momento delicato e estremamente esplosivo, rispetto all’ altra guerra quella ucraino-russa, che appare sempre più nel suo sistema di pesi e contrappesi, come vasi comunicanti di Archimede memoria.
Ogni azione corrisponde a reazione, senza dover sapere dove ,come e quando si colpirà!
Più che una guerra convenzionale, appare sempre più una spy story globale di tutto rispetto, tra agenti dei servizi segreti, guerre per procura o attentati finti jihadisti con finti martiri e finte rivendicazioni da una parte e dall’altra.
Come non credo alla famosa favola di Fedro, del lupo e dell’ agnello che si accusavano vicendevolmente di sporcare l’acqua del torrente, così non credo e non ho mai creduto che le parti coinvolte tutte, dagli ucraini ai russi ai palestinesi ed israeliani, siano innocenti o senza responsabilità; come chi rimane dietro le quinte, gli americani e cinesi o iraniani, siano anche loro parti neutre e neutrali.
La verità è che quei conflitti, nonostante la morte di migliaia di civili e non, fa comodo a tutti, avendo però un “timing” molto preciso e relativamente breve: le elezioni del prossimo Presidente degli Stati Uniti che, con moltissima probabilità, sarà quel Trump tanto vituperato e ostacolato in Patria (ma alla fine nemmeno poi tanto) ma che molta probabilità, è l’unico che possa e debba fermare una imminente terza guerra mondiale.
In una “vacatio legis” globale di ” film da far west”, dove le alleanze sono evidenti, oramai, nuovi equilibri si annunciano in un tempo sempre più piccolo con spazi di manovra sempre più concentrati.
Senza parlare poi, di tutti i cortei e manifestazioni programmate, orchestrate, di finto o inutile dissenso a tinte scure o fosche, di parvenza democratica, le quali servono e sono funzionali al sistema.
In questa scacchiera in continua evoluzione con spostamenti di pedine varie, è chiaro che, l’Ucraina dovrà rinunciare alla Crimea e il Donbass se vorrà portare a casa la pelle, ed in Palestina, dopo il finto cavallo di Troia del 7 ottobre, non esisterà più la striscia di Gaza sfollando 1,5 milioni di palestinesi che, trattati come topi, anzi, come recita il “talmud “, come” insetti”, scapperanno aprendosi le porte dell’unico valico percorribile, quello di Rafah, affluendo in Sinai dove Al Sisi è stato già rimpinguato di miliardi di dollari per il” disturbo”…
I giacimenti immensi scoperti di gas e petrolio a sei miglia marittime al largo di Gaza saranno a beneficio dei vincitori, cioè Israele e dei suoi sostenitori come diritti estrattivi o chiamiamoli risarcimento di guerra delle 7 sorelle con Eni ammessa al” banchetto”, passando sulla pelle, sia di quei malcapitati prigionieri del 7 ottobre, “7” numero ahimè proverbiale e profetico, sia su i migliaia di bambini morti di Gaza City.