Figli verso il nulla…
Giù la maschera, diciamoci la verità, i nostri figli hanno sempre ragione, sempre che la cosa non riguardi noi stessi.
Solo in quest’ultimo caso siamo pronti a farli sentire inappropriati, stupidi, ingenui, in una parola: demotivati.
In un passaggio del suo libro, “Contro i Papà”, Antonio Polito sintetizza questo concetto: “Invece che fare i genitori, ci siamo trasformati a poco a poco nei sindacalisti della nostra prole, sempre pronti a batterci perché venga loro spianata la strada verso il nulla”.
I ragazzi di oggi allontanano sempre più il momento del distacco dalla famiglia.
Oramai essere trentenni e vivere con i genitori è la normalità.
Perché questo accade?
I motivi del tutto sociologici e relazionali sono innumerevoli ma proviamo rapidamente ad analizzare un aspetto determinante: il nostro rapporto (di genitori) con i loro problemi, nel lasso di tempo che intercorre tra la tenera età fino al salto nel buio rappresentato dall’ingresso da persone autosufficienti in società.
Cosa accade di prassi nella maggior parte delle famiglie moderne?
Qual è il meccanismo contorto e malato che rende bamboccioni i nostri figli?
È quel sottile accordo tra noi e loro che ci porta ad abbandonare ogni forma di coerenza e obiettività, sia che si tratti di un problema esterno alla famiglia (amici, fidanzati, insegnanti, scuola calcio, ecc) sia che questo sia interno (c’è da portare il cane a spasso, c’è da fare la spesa, da scuola devi portarmi solo bei voti).
Nel primo caso non lasciamo che affrontino i problemi, lo facciamo noi per loro, pronti a regolare i conti con un adolescente piuttosto che con un insegnante, sol perché si tratta di nostro figlio e si sa: lui ha sempre ragione!
Quando siamo noi a chiedere loro qualcosa (dobbiamo pur dire che nostro figlio è il più bravo della scuola!) siamo pronti a caricarli di aspettative inaccettabili e di totale inadeguatezza.
Ai nostri occhi ci deludono e siamo pronti a rinfacciarglielo assieme a tutto quello che noi facciamo per loro: compreso il compito in classe d’italiano mandato tramite whatsapp!
Questi giovani, grazie a questo cortocircuito relazionale, vivono in un sistema di deregulation dove non ci sono certezze ma solo punti di vista strettamente connessi agli attori.
Dove conta solo vincere anche fuori dalle regole.
Demotivati, insicuri e incapaci di costruirsi un futuro, crescono in attesa che qualcuno regali loro un’opportunità.
Opportunità che probabilmente non arriverà.