Governo Draghi, il costume di Arlecchin Batocio.

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Il Governo Draghi è finalmente una realtà.

Davanti al Presidente della Repubblica sfilano i nuovi ministri per il giuramento di rito.

I twitter dei rappresentanti dei partiti coinvolti nel governo neo costituito ostentano molta sicurezza.

Tutti rivendicano un ruolo da vedette.

Eppure il partito degli scontenti si allarga di giorno in giorno.

Ne fanno parte diversi grillini contrari al governo ma anche insospettabili di tutte le coalizioni politiche.

E tra chi arriva e chi parte non possiamo non cogliere il sorriso di circostanza dell’ex premier Conte che lascia Palazzo Chigi al suo successore ma che ha chiarito di non voler abbandonare la vita politica.

Si tratterebbe dunque, di un arrivederci molto prossimo probabilmente a capo di un’ampia fronda costituita da molti parlamentari 5 stelle ma anche da improbabili nuovi acquisti.

Un’ulteriore tessera mancante nel puzzle dell’equilibrio perfetto nelle mani del Presidente Draghi che dovrà preoccuparsi di mettere mano al Piano vaccinale ed al Recovery Plan per il quale la coperta è comunque molto corta.

Decisive saranno le prossime settimane soprattutto alla luce del termine fissato dalla commissione europea per la presentazione del Recovery Plan per il quale Conte non aveva lavorato poi molto.

A sostegno del nascente governo ci sono ministri tecnici di indubbio valore professionale ma anche le già note faine interessate più alle poltrone che all’azione di governo.

Per questo la domanda che ci poniamo e che continueremo a porci è: quanto durerà il Governo Draghi?

Al governo dell’emergenza il Presidente Mattarella è riuscito, complici le giravolte di Renzi, a sostituire un governo di unità nazionale.

In entrambe le circostanze si tratta di formule che mal potranno interpretare il deficit di opzioni politiche in agenda che, ormai, ha finito per travolgere tutte le forze politiche, fuori e dentro il perimetro della fiducia al nascente governo.

Dietro ai sorrisi ed all’approccio dell’ultimo treno vi è purtroppo un seguito che non lascia tranquilli i più attenti osservatori.

Il nascente conflitto tra 5 stelle e Italia Viva in ordine alla prossimità politica del più conteso dei nuovi dicasteri, quello relativo alla Transizione Ecologica attribuito a Cingolani, alimenta a dismisura la rilevanza politica dei nodi da sciogliere sul tavolo del Premier Draghi perché, è lecito pensare, a questo punto, che le iniziative “green” da assumere non saranno le stesse per Grillo e Renzi.

Non ci resta che attendere con la consapevolezza che il peggio è comunque, forse, passato.

 

La Redazione di Betapress.

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