IL GRANDE ZOO
Il Grande Zoo
Ho avuto in anteprima il loro secondo album uscito lo scorso 20 ottobre regalatomi personalmente da Enrico Carugno, eclettico drummer della “lineup” patavina assieme ad Alex Boscaro (chitarra e voce) e Valerio Nalini (basso e voce).
Stiamo parlando dei CAPOBRANCO (una tra le band più interessanti nel panorama musicale degli ultimi anni, n.d.a.) e del loro maxi-EP di 6 tracce, pubblicato da Jetglow Recordings e registrato allo Studio2 di Padova sotto la supervisione del producer Cristopher Bacco: “Il Grande Zoo”.
La critica cosiddetta “specializzata” sicuramente potrà anche etichettare il nuovo lavoro dei Capobranco nelle forme più svariate avvicinandolo a dischi di colleghi più famosi. Niente di più sbagliato! Il disco è puro ed originale rock!
“Il Rock è Fuori Moda” è il singolo che ha preceduto l’uscita dell’EP con uno splendido videoclip contenente un messaggio coraggioso e molto caro a chi vi scrive. Palpabile la sana ironia in merito a band “tribute” & “cover” che, in un Italia perseguitata dagli “scimmiottatori” di U2, Vasco, Liga e migliaia di altre band e/o cantanti famosi (famosi già abbastanza senza che qualcuno li copra di ridicolo; n.d.a.), rende giustizia a tutti quegli artisti che, con la loro musica, vogliono esprimere qualcosa di proprio.
Abbiamo raggiunto Enrico e gli abbiamo posto alcune domande:
PERTH: Ciao Enrico, dal 2012 (anno di costituzione della band; n.d.a.) ad oggi quali sono state le tappe più importanti della vita dei Capobranco?
ENRICO: Difficile dirlo in quanto, a mio parere, ogni evento che una band vive contribuisce alla sua formazione e crescita. Ovviamente per chi fa musica propria lo studio è il banco di prova più importante ed anche il più impietoso. Si entra in studio con molte idee ma quando si esce non è detto che si siano concretizzate tutte. Questo per noi è molto stimolante ma può essere anche molto frustrante. Per quanto riguarda i live citerei una nostra apertura ai Fratelli Calafuria uno dei nostri gruppi preferiti. Tra l’altro, visto che si sono sciolti da poco, abbiamo deciso di inserire in scaletta una loro cover… un tributo alla memoria!
PERTH: Come mai un trio?
ENRICO: E’ stata una cosa abbastanza naturale. Alex, Valerio ed io abbiamo fatto parte per anni di un altro progetto musicale (The Vintage; n.d.a.) con un quarto elemento alla voce e cantavamo in inglese. Il progetto ad un certo punto si è esaurito ma con Alex e Valerio abbiamo continuato a suonare insieme e a gettare le basi di quello che in futuro sarebbe diventato il Capobranco senza sentire il bisogno di coinvolgere altri elementi. E poi la formula del trio ha un qualcosa di romantico (Enrico ride!) che mi ricorda le grandi rock band degli anni ’70 come la Experience di Hendrix o i Cream (Baker, Bruce, Clapton; n.d.a.) o i Grand Funk Railroad di Kulick (ex Kiss; n.d.a.).
PERTH: La produzione del vostro secondo lavoro sembra molto più matura rispetto al precedente disco d’esordio, quanto ha influito la collaborazione con il Producer Cristopher Bacco?
ENRICO: Sicuramente molto, Cris è uno che in studio riesce a tirare fuori l’anima della band. Ma anche noi siamo più maturi. E non intendo come musicisti ma come band e come progetto.
Individualmente noi tre venivamo da anni di esperienze live e studio, ma nel momento in cui abbiamo registrato il primo disco il Capobranco era ancora una creatura embrionale ed avevamo le idee non troppo chiare dettate da alcune nostre ingenuità. Oggi ci riteniamo soddisfatti del corpo che ha preso tale creatura.
PERTH: Mi pare che abbiate un po’ ribaltato i tradizionali schemi di produzione inserendo le liriche “dritte-dritte” sul groove basso-batteria e sulle note taglienti della chitarra di Alex…
ENRICO: Diciamo di sì per ciò che riguarda le produzioni esistenti in Italia. Negli Stati Uniti l’ascoltatore medio è più abituato a questo tipo di approccio ed è la norma seguire band molto più “estreme” come i RATM (Rage Against the Machine; n.d.a.), i Jane’s Addiction e gran parte del rock mainstream americano degli anni ’90 o generi come Hip Hop o R’n’B.
PERTH: Il singolo appare quasi un tormentone con toni freschi, orecchiabili ma mai banali, anche questo è dovuto alla collaborazione con Bacco?
ENRICO: La verità è che “Il Rock è Fuori Moda” è un pezzo scritto pochi giorni prima di entrare in studio ed è forse l’unico pezzo che non ha subìto alcuna modifica in fase di registrazione. Ovviamente Cris ci ha messo la sua arte nel fare in modo che suonasse come doveva suonare. Questo è fuori discussione.
PERTH: Siete legati o vi ispirate ad un genere particolare? Come puoi descrivere il sound di questo album in rapporto al primo lavoro?
ENRICO: Ognuno di noi ha le sue influenze musicali e che tu voglia o no queste influenze vengono fuori in quello che fai. Alex è sicuramente l’anima più R’n’R del Capobranco, Valerio è fortemente influenzato dall’Alternative Rock degli anni ’90: Jane’s Addiction, Red Hot Chili Peppers, Pearl Jam ecc. Io invece ascolto veramente di tutto, cerco di essere sempre aperto a nuovi generi ed ogni volta che posso, frequento musicisti molto più esperti e bravi di me per attingere idee dalla loro libreria e dalla loro cultura musicali. Credo che questo sia l’unico modo per tentare di essere originali. In questo periodo ascolto molto Jazz e Musica Africana ma ovviamente (Enrico mostra “I Love You” – simbolo dei Rockers – con la mano!) il Rock è il primo amore e non si scorda mai.
PERTH: Avete una forte connotazione live, lo dimostrano le centinaia di date che vi hanno portato a suonare perfino alle Canarie. Avete già iniziato con la promozione de “Il Grande Zoo”?
ENRICO: Si. Per quanto riguarda la promozione in questo mese stiamo facendo live ed interviste per le radio in attesa della prima presentazione ufficiale del disco che si terrà al Dakota a Capriccio di Vigonza (PD) il 30 ottobre, ne seguiranno altre a breve.
PERTH: I testi sono molto ironici e scanzonati pur denotando un giudizio che non è facile trovare nelle band emergenti. È il vostro punto di vista sulla vita?
ENRICO: Non direi punto di vista perché definendolo in questo modo potrebbe passare il messaggio che vogliamo esprimere un giudizio sulla vita e questa non è assolutamente nostra intenzione. Il Capobranco con i suoi pezzi osserva e propone agli ascoltatori argomenti che possono toccare chiunque. Argomenti un po’ provocatori ma senza malizia, anzi con simpatia, invitano alla riflessione.
PERTH: La composizione dei testi spetta ad Alex?
ENRICO: Il nostro paroliere ufficiale è Valerio. Di solito il concetto del testo viene deciso insieme ma chi mette le parole sulla musica alla fine è lui.
PERTH: Ho visto uno dei Vostri live in provincia di Venezia lo scorso anno e non ho potuto fare a meno di notare che il vostro pubblico non perde tempo a fare selfie e video perché troppo impegnato a ballare e ad infiammarsi un bel po’. Cosa volete trasmettere ai fan che vi seguono nei live?
ENRICO: Che si può essere spensierati senza per forza essere stupidi. Viviamo in un momento in cui (anche nella musica) bisogna per forza essere seri e fare gli intellettuali oppure darsi alla più
sfrenata idiozia. Far capire ai ragazzi di oggi che tra “Il Teatro degli Orrori” (gruppo Alternative Rock italiano; n.d.a.) e “Fabio Rovazzi” (suo il tormentone “Andiamo a Comandare”; n.d.a.) esistono varie sfumature. Della serie: se non parlo di poeti africani non devo per forza passare direttamente ad essere l’italiano medio del film di “Maccio Capatonda” (“Italiano Medio” è un film comico del 2015 diretto, appunto da Maccio Capatonda al suo debutto cinematografico; n.d.a.), ma posso anche comunicare cose più semplici senza per questo dire cretinate. Questo è il messaggio credo: semplicità e divertimento!
PERTH: Nella tracklist oltre al singolo già citato mi hanno colpito “La solitudine del fonico” e “Ad un tratto”, brani decisi e trascinanti ma forse meno orecchiabili rispetto a “Il Rock è Fuori Moda”…
ENRICO: “La solitudine del fonico” è un tributo ad una figura senza la quale il nostro mondo non potrebbe esistere ma, che di fatto, per la maggior parte della gente “non addetta ai lavori” è una figura impalpabile se non inesistente. Il Capobranco voleva rivendicarne l’importanza e anche prendere per i fondelli un po’ di amici fonici. “Ad un tratto” nasce dai problemi che Valerio ha avuto sul lavoro a causa dei trattori che ogni giorno lo rallentano. Il pezzo è sicuramente uno dei miei preferiti e, dato l’argomento “agreste”, abbiamo cercato di aprire il pezzo ispirandoci ad un sound Southern/Country.
PERTH: Siete alcuni tra i protagonisti degli “anni Zero”. A mio avviso questi ultimi 20 anni hanno visto una evidente desertificazione dell’arte musicale soprattutto in Italia. La creatività è rimasta sommersa all’interno dei generi, senza trovare la forza d’urto per uscirne testimonianza di ciò è che le Majors (Case Discografiche legate a multinazionali che detengono gran parte del mercato musicale mondiale; n.d.a.) anziché promuovere band emergenti tengono in vita cariatidi che arrivano sin dai lontani anni ‘80. Qual è secondo te la soluzione a questo vuoto spinto?
ENRICO: Mah questa è una domanda difficile. Secondo me è un riflesso del fatto che oramai la musica ha perso di valore, viene data quasi per scontata e di conseguenza gli investimenti diminuiscono. Credo che il problema siano le persone non l’industria, lo spiega il fatto che i locali che propongono musica live si svuotano e la gente preferisce stare a casa ad ascoltarti con spotify. Le cariatidi di cui parli tu sono venute fuori in anni in cui le etichette affiancavano figure professionali ai musicisti e alle band per consentir loro di esprimere al massimo il potenziale. Ora c’è moltissima offerta e pochissima domanda di conseguenza questo meccanismo non è sostenibile. Io credo che il talento non sia mai scomparso dal mondo della musica, anzi! La vera differenza con i “big” del passato è che un tempo si suonava continuamente e si producevano molti dischi oggi suonare è il punto di arrivo di centinaia di attività che con la musica hanno poco a che fare. Di conseguenza: tanta comunicazione, tante chiacchiere, tanti social, pochissimi concerti!
PERTH: La felicità! Ne parlate in modo sottile e pungente a volte con pure allusioni a volte con indicazioni più marcate e questo mi ha colpito molto. Cos’è per voi la felicità?
ENRICO: Il giorno in cui lo capirò sarai la prima persona che chiamerò!
PERTH: Grazie Enrico, puoi chiudere con un messaggio ai tuoi e vostri fan?
ENRICO: Non importa quello che ti vogliono far credere…l’importante è essere…..BELLI DENTRO!
PERTH