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Pandemonio, è l’immaginaria capitale dell’inferno dove i diavoli tengono concilio, ben descritta nel 1667 da John Milton nel suo poema ‘Paradiso Perduto’.

Ecco che, in questi ultimi mesi la fantasia diviene la peggiore delle realtà: poiché pare che tutti i diavoli del mondo si siano dati appuntamento per distruggere l’umanità, la civiltà, spingendo i detentori del potere a imporre una serie di ‘suicidi’, per ultimo un ‘suicidio atomico’; dapprima inconcepibile, ma via via ‘edulcorato’ dai ragionamenti (sic!) – soprattutto tramite i canali d’informazione (stampa, TV, web, siti di studi strategici, ecc.) – in base ai quali ci si avventura ormai in calcoli particolari per stabilire quanti morti produrrebbe l’esplosione di una bomba atomica di X Kltoni nella città Y, piuttosto che non sull’isola W, di quali sarebbero le conseguenze del primo colpo, quelle del colpo di reazione, e via dicendo.

E di fronte a questo, che è già un assurdo in termini, si è mobilitata la platea di quei cittadini che ne trattano con gli amici al bar, mentre gustano un caffè: facendo fioccare ipotesi, cifre, nomi di città da distruggere – sullo stile dell’antica Cartagine e dell’invettiva romana Cartago delenda est! – e partigianerie varie. Come se invece di vite, si parlasse di calcio, o di altre amenità persino insensate.

E il mostro, i mostri, quindi, chi sarebbero? Le notizie delle ultime ore, provenienti da quel fronte orientale dove le armi non tacciono, e dove la lista dei morti e dei danni si allunga sempre più, ci mettono in contatto con atti di terrorismo – crudeli, contro civili: come civile era la giovane Dugina, fatta saltare in aria da una carica di C4 alle porte di Mosca -, spingendo continuamente per l’utilizzo di armi atomiche (l’alibi dialettico: sarebbe un attacco preventivo, per evitare il peggio.

Una quisquiglia dai pessimi contenuti: utilizzare l’atomo per attacchi preventivi! Degno di gente sciocca e scervellata, senza morale, con il cervello pericolosamente fuso ovvero colpito dal virus dell’onnipotenza, con un odio profondo verso tutti gli esseri umani, poiché se oggi si dovesse verificare la deflagrazione di un ordigno atomico, le reazioni farebbero sì che non ci sarebbero più città o continenti al sicuro).

È questo che dei pazzi scatenati perseguono? Sperano di diventare padroni di un mondo reso arso e invivibile, popolato da poverissimi superstiti? È attraverso le risposte militari, le reazioni devastanti (del tipo: vince chi tira l’ultima bomba), che si può mettere fine a un conflitto che NON AVREBBE DOVUTO iniziare?

Ma a ben pensarci, checché suggerisca la cronaca spicciola, ormai il discorso non è più neanche questo, tanto è riduttivo pur nella sua drammaticità: ma ogni cosa, anche la peggiore, anche la più nauseante e sconvolgente, ha un limite.

E temo che il limite, la sottile ‘linea rossa’ oltre la quale non si può tornare indietro, possa essere presto superato. E il brutto è che tutti sono – o lo sono già stati – coinvolti: ormai non ce n’è più uno che possa dire, giustificandosi, ‘io non c’entro’ o ‘non sapevo’ o ‘non credevo’ o ‘ma mi avevano detto che’.

Tutti con le mani sporche di marmellata, tutti coinvolti, tutti ingiustificabili: quantomeno nell’ottica dei popoli e delle genti comunque coinvolte, cui viene sempre fatta bere la parte amara del calice.

Cosa è importante, alfine? Cosa è preminente? Cosa possono fare i popoli e le genti d’Europa o d’America o dell’Asia?

Dare una risposta non è semplice, specie di fronte a una gran parte di umanità vessata da quei satanassi dagli gnomi dell’economia e della finanza che, con una certa abilità iniziale – oggi divenuta arrogante spavalderia – ha costruito l’inferno che stiano vivendo.

E che sta facendo di tutto affinché, qualora il loro piano pluriennale non dovesse andare in porto, dietro di loro lascino tali e tante macerie da rendere più che difficile la ‘ricostruzione’ a chi dovesse venire dopo di loro.

I demoni che sempre più numerosi e satolli si incontrano a Pandemonio, stanno pascendosi delle anime peggiori, blandite, circuite, fagocitate da un Male rabbioso, del tutto inumano, ma che ha potuto allignare anche grazie alla pochezza di quanti, ignavi, si sono posti ‘alla finestra’, non solo aspettando ma anche contando che qualcun altro togliesse le castagne dal fuoco, per loro: così contribuendo a far incancrenire le cose.

Rinnovo l’interrogativo: cosa è importante, alfine? Cosa è preminente? Cosa possono fare i popoli e le genti?

Dobbiamo solo ‘armarci’ delle armi del pacifismo concreto lo stesso che trovò in Gandhi il suo precursore, mobilitandoci pacificamente per la PACE. Chiedendola a gran voce, pretendendola, obbligando chi governa ad abbandonare percorsi di morte, di povertà, di fame, di distruzione morale e materiale, di miseria morale oltreché materiale, per riappropriarsi di quella DIGNITA’ che è ingrediente indispensabile nella struttura concettuale e pratica della parola LIBERTA’, e senza la quale anche la DEMOCRAZIA sarebbe mero e inconcreto enunciato.

«Non sappiamo che cosa ci sta accadendo, ed è precisamente questo che ci sta accadendo»

La frase di José Ortega y Gasset, riassume perfettamente la nostra condizione in questo tempo storico.

La nostra incapacità nella comprensione del presente, dipende da una crisi del pensiero o da una sorta di abulia generalizzata?

La risposta è solo dentro di noi, dentro ciascuno di noi. Non aspettiamo l’imbeccata da altri, perché potrebbe essere anch’essa tossica. Costruiamo la nostra realtà, costruiamo la nostra vita, costruiamo la nostra quotidianità: mondandola dalle tossine e dalla corruttela che l’hanno pervasa!

 

 

 

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