Intelligenza artificiale: il futuro del doppiaggio italiano secondo Sheldon e le Voci della Luna
Prologo
Il 10 settembre scorso ricevo un messaggio da Leonardo Graziano, una delle voci più amate del doppiaggio italiano. Il suo è un invito a raggiungerlo alla seconda edizione 2024 di Gardacon che si terrà, come di consueto, al Centro Fiera di Montichiari (BS).
Il programma dell’Evento, distribuito in due giorni – sabato 9 e domenica 10 novembre – è fitto di ospiti prestigiosi e di golosi appuntamenti per gli appassionati dei cartoon, degli anime e manga, del collezionismo e dei video giochi.
Fra i numerosissimi stand si aggirano, immancabili, i “cosplayers”.
Per i non addetti ai lavori, il cosplay (in giapponese コスプレ, kosupure) è la pratica di indossare un costume che rappresenti un personaggio di anime e/o videogiochi, film, libri, serie tv e fumetti, interpretandone il modo di parlare e di agire. Il termine è una parola composta, formata dalla fusione delle parole inglesi costume (“costume”) e play (“gioco” o “interpretazione”).
Ma torniamo a noi.
Le Voci della Luna
Il progetto “Le voci della Luna”, promosso da “Sul Divano con Sheldon” e Voci Animate – Eccellenza Italiana Doppiaggio, è assai ambizioso: riunire, per la prima volta dopo più di tre decenni, le “voci” delle Guerriere Sailor assieme, naturalmente, alla carismatica leader della serie animata più “cult” del pianeta: Sailor Moon.
A rispondere all’appello sono in quattro delle quali una, ahimè, rimane a casa per indisposizione. A salire sul palco centrale saranno quindi Elisabetta Spinelli, la storica voce di Sailor Moon; Deborah Morese, nota per aver doppiato la piccola Chibiusa e per la conduzione, accanto all’attore e doppiatore Davide Garbolino e al pupazzo Ragù, di “Ciao Ciao Mattina” in onda su Italia 1; la sottoscritta Jasmine Laurenti, di cui ormai sapete vita e miracoli, nei panni della voce di Sailor Venus.
L’appuntamento che ci riguarda ha luogo domenica sul palco centrale della Fiera, alla presenza degli appassionati fan della famigerata serie delle Guerriere vestite alla marinaretta. Anche se, a onor del vero, nel manga di Naoko Takeuchi le “ragazze” hanno avuto il privilegio di indossare dettagli, accessori, modelli firmati Ferrè, Dior, Capucci, Versace, Chanel e Gaultier!
La giornata è soleggiata, ma fredda. Ci hanno avvisato che saremo all’aperto, e occorre indossare un maglione di lana sotto alla giacca o al cappotto. Impreparata all’evenienza, indosso un maglioncino leggero sull’altro, sotto a una giacca di lana lunga a doppiopetto, sperando che lo spessore dei miei indumenti non crei effetti esteticamente indesiderati. Le mie colleghe si sono organizzate meglio di me, e indossano entrambe un cappotto.
Ad accoglierci sono Federica Angileri di Voci Animate e Leonardo Graziano in veste di talk show host di “Sul Divano Animato – Sailor Edition – Le voci della luna!”, format di sua creazione realizzato in collaborazione con Voci Animate.
Salgono sul palco, nell’ordine, la sottoscritta (Sailor Venus), Elisabetta Spinelli (Sailor Moon) e Deborah Morese (Chibiusa). Per ciascuna di noi Leo ha preparato un paio di showreel di memorabili sequenze coi personaggi più amati cui abbiamo dato voce. A seguire, il reel che vede le nostre Guerriere in azione.
Graziano è talentuoso e mai scontato. Le sue domande sono imprevedibili, e proprio per questo ci stimolano a riandare col pensiero ai quei fatidici Anni Novanta, che rimarranno per sempre nella memoria dei ragazzi di ogni età.
L’occasione è ghiotta per me che, in qualità di doppiatrice, racconto delle emozioni vissute al leggìo doppiando la mia bionda, affascinante e pasticciona Sailor Venus. Nel contempo, nelle vesti di scrittrice, mi viene chiesto di parlare di Suor Soubrette, il personaggio tutt’altro che di fantasia che dà il titolo alla mia storia. Anzi. Ringrazio di cuore Leonardo per avermi dato l’opportunità di esprimere ai ragazzi il mio messaggio: “Credi nei tuoi sogni e fanne le tue stelle guida. E soprattutto, dopo aver preso ispirazione dai tuoi Eroi o Eroine preferiti alla TV, risveglia l’Eroe/Eroina assopit* in te. Dopodiché, parti per il Viaggio interiore alla scoperta di Chi sei e della tua Unicità.
Al termine di questa fantastica esperienza, seguita dal bagno di folla di fan commossi, affettuosi, curiosi di conoscerci di persona, propongo a Leo, Elisabetta eDeborah di realizzare un articolo su di loro. Accolgono con piacere la mia proposta di intervistarli. Ed ecco che cosa ne è scaturito.
Premessa
Uno degli argomenti più “sensibili” in questo particolare, sfidante periodo storico, è certamente quello dell’I.A., che sta pian piano sostituendosi in tutto e a tutti, anche alle voci più belle e virtuose dei doppiatori. Sì, perché il doppiaggio italiano, è bene ricordarlo, ha toccato vette irraggiungibili di qualità, che all’estero cercano di imitare ma con scarsi risultati interpretativi. Il mio non è campanilismo, si badi bene: è semplice osservazione, anzi, ascolto. È sufficiente fare un viaggio in aereo e ascoltare un film in diverse lingue, per rendersene conto. Ebbene, non c’è paragone fra i professionisti nostrani e quelli d’oltralpe e oltre oceano. L’Italia batte il resto del mondo 10 a zero. Eppure, l’I.A. è arrivata anche da noi e si comincia già a parlare di copyright, di diritti di utilizzo delle nostre voci altrimenti impropriamente usate… Magari per pronunciare messaggi e parole che mai nella vita diremmo a un microfono, perché non in linea coi nostri valori.
Ma lascio la parola agli intervistati, dando la precedenza alla celeberrima Guerriera della luna.
ELISABETTA SPINELLI (attrice, doppiatrice, presidente dell’A.D.A.P.)
Iconica voce di Bunny Tsukino (Sailor Moon), oltre che di mille altri personaggi di cartoon e attrici di film e serie tv.
Avevi un’icona del doppiaggio a cui ispirarti, agli inizi della tua carriera? Se sì, chi era?
Quando ho cominciato a lavorare non avevo nessuno a cui ispirarmi, perché sono arrivata al doppiaggio per caso. Un amico con cui stavo facendo uno spettacolo in teatro mi ha chiesto di accompagnarlo alla Merak (una delle allora più famose case di doppiaggio di Milano ndr) per mostrarmi un modo alternativo di recitare e io, curiosa, l’ho seguito. In quell’occasione Cip Barcellini (cofondatore dell’Azienda e direttore del doppiaggio ndr) mi ha invitata a fare un provino e io, che non avevo nessuna idea di cosa dovessi fare, ho fatto scena muta al microfono. E questo è stato il mio esordio. Dopodiché lui, col suo aplomb inglese, mi ha chiesto: “Una poesia a memoria la sai?” Quella la sapevo, e gliel’ho recitata. Ci siamo salutati e la settimana seguente mi hanno chiamata per i turni di brusio (i cosiddetti “fegatelli”, tappa obbligata per chi voglia intraprendere la carriera di doppiatore ndr). Per un bel po’ ho fatto soltanto turni di fegatelli. È stato divertente, anche perché eravamo sempre tanti in sala. Poi un bel giorno mi è stata data la protagonista di un cartone animato, e così è cominciata la mia carriera. Per molto tempo ho osservato lavorare i colleghi che avevano più esperienza di me, ma non avevo una voce di riferimento. Quando ormai ero una professionista già affermata, ho avuto e ho tuttora molta ammirazione per Chiara Colizzi. Se c’è un archetipo, per me è lei. È sempre stata una mia grande fonte di ispirazione.
Cosa fa la “voce” italiana di Bunny nella vita reale? Ti va di descriverci una tua giornata tipo?
Nella vita reale, la voce di Bunny fa tante cose. Sono madre di due figli. A loro mi sono dedicata totalmente per aiutarli a crescere e anche oggi, nonostante siano già adulti e abbiano il loro lavoro, la mia presenza nelle loro vite è costante e quotidiana. Per il resto c’è la mia passione per questo mestiere che è a 360°, non soltanto nell’ambito del doppiaggio ma anche in quello teatrale… Facendo tanto doppiaggio e avendo avuto i miei due figli, ho dovuto accantonare la mia passione per il teatro… Oggi è riaffiorata e son felice di poterti dire che sto facendo due spettacoli: una pièce di Franca Valeri che porto in scena con Cinzia Massironi dal 2020, si chiama “Tosca e altre due”: un testo geniale scritto da Franca Valeri, immaginando ciò che succede nella portineria di Palazzo Farnese durante lo svolgimento di Tosca al piano superiore. C’è questo dialogo tra la portinaia e questa attricetta di dubbi costumi milanese… Il loro è un dialogo divertente e tragico allo stesso tempo e la Valeri, con la sua ironia e la sua incredibile intelligenza, tocca il tema della violenza sulle donne in modo delicato, tragico e divertente al tempo stesso. Un’altra cosa che faccio è affiancare Corrado Tedeschi in uno spettacolo che va in scena da circa vent’anni: “L’uomo che amava le donne”. E poi, da un paio d’anni sono Presidente dell’A.D.A.P. – Associazione Doppiatori e Attori per la Pubblicità. È un impegno molto coinvolgente. L’A.D.A.P., come ben sai, è un’Associazione che da quarantatré anni regola il mercato dell’utilizzo delle voci in pubblicità. Infine, in Accademia 09 tengo workshop di recitazione e doppiaggio insieme a Corrado Tedeschi. Sono molto belli, durano tre giorni e prendiamo al massimo otto persone alla volta. In questi laboratori fatti con delicatezza, passione e intensità, vedo risultati incredibili sui nostri allievi, che poi cominciano a lavorare. Sono molto felice di questa collaborazione con Corrado, perché ci capiamo al volo e siamo sulla stessa lunghezza d’onda nell’approcciarci ai ragazzi in modo garbato, ironico e delicato. Si crea un clima particolare, molto bello.
Immagino ti sia successo, al di fuori della sala di doppiaggio, di essere riconosciuta per la tua voce… Ti va di raccontarci, se c’è, l’aneddoto più divertente o emozionante?
Sì, mi è capitato di essere riconosciuta per la mia voce l’anno scorso, mentre ero ai Mercatini di Natale dietro casa e guardavo la bancarella di un ragazzo che faceva delle spille. Abbiamo scambiato due parole. Gli ho fatto i miei complimenti per le sue spille, ci siamo salutati e sono andata via senza comprare nulla. Lui mi ha rincorso e mi ha chiesto se fossi Elisabetta Spinelli. A quel punto gli ho chiesto se ci fossimo già incontrati – temevo di non averlo riconosciuto – e lui mi ha detto: “Ti ho riconosciuto dal ciao, la tua voce è inconfondibile, sei la voce della mia infanzia, sono emozionantissimo…” È stato un momento pazzesco perché non te l’aspetti una cosa del genere… È incredibile immaginare di aver lasciato con la tua voce un segno nella vita di qualcuno… (sorride). Insomma, fa piacere. Soprattutto perché poi mi dicono che hanno bei ricordi, che li ho accompagnati in momenti difficili… Pazzesco.
In veste di direttrice del doppiaggio, su quali criteri si basa la tua scelta della voce giusta per ogni personaggio di un cartone o di un film da doppiare?
Quando mi capita di fare una distribuzione per una serie o per un film, cerco la persona che abbia la sensibilità adatta al personaggio, più che il timbro vocale simile a quello originale.
A quale attrice straniera ti sarebbe piaciuto o piacerebbe prestare la voce?
L’attrice che mi piacerebbe doppiare è Uma Thurman (ride di cuore) però mi piacerebbe anche continuare a doppiare Reese Witherspoon, che ho avuto l’onore di doppiare nel film in cui lei ha vinto l’oscar (nel 2006, per la sua interpretazione di June Carter Cash in “Quando l’amore brucia l’anima” – “Walk the Line” ndr)
Pensi che un attore o un’attrice straniera debbano avere sempre la stessa voce italiana, o a tuo avviso è opportuno scegliere di volta in volta la voce più adatta al personaggio interpretato?
Da un certo punto di vista penso di sì, che gli attori debbano sempre avere la stessa voce anche in Italiano, perché la voce diventa un tutt’uno con l’attore, però non sono così rigida al riguardo: dipende anche dal personaggio che stanno interpretando. Se però mi metto nei panni dello spettatore, e sento un attore con una voce che non è la solita, mi destabilizza. Quindi sì, alla fine per me ogni attore dovrebbe avere lo stesso doppiatore.
Che ne pensi di questa nuova tendenza di utilizzare le voci di personaggi popolari, anziché quelle di doppiatori professionisti?
Non sono per niente favorevole all’utilizzo delle voci di personaggi famosi per doppiare dei film, dei cartoni animati, dei personaggi che poi diventano iconici… Non la trovo un’idea intelligente. È un’operazione di marketing che non ha nulla a che vedere con una scelta artistica.
Doppiaggio e A.I.. Come vedi il futuro del doppiaggio (e speakeraggio!) italiano?
Intelligenza artificiale e doppiaggio… Ci sto lavorando anima e corpo da due anni. È un tema grosso. È difficile dare una risposta. Quello su cui noi lavoriamo è la qualità. L’umanità. L’imperfezione. Ciò che accadrà non è dato saperlo. È ovvio che cambieranno sicuramente tante cose. Nel nostro lavoro stanno già cambiando. Molti prodotti li perderemo, non saremo più noi a farli ma una voce sintetica. L’argomento è complesso e ha moltissime sfaccettature. Diciamo che ci stiamo lavorando. Cerchiamo di capirci, di conoscerci, noi e i robot. Ecco. Mettiamola così.
Che consiglio daresti a chi, oggi, desiderasse intraprendere questa professione?
Il consiglio che darei a chi oggi decide di intraprendere questa professione è di studiare. Studiare, studiare e appassionarsi. Andare a vedere tanti spettacoli. Non smettere mai di fare cose, di approfondire le proprie capacità.
DEBORAH MORESE (attrice, conduttrice, doppiatrice)
Attrice di teatro, conduttrice di programmi tv per ragazzi, doppiatrice.
Com’è nata in te la passione per la recitazione?
Direi che non è proprio nata autonomamente… Mio padre ha sempre avuto una grande passione per la recitazione e per il mondo dello spettacolo, ma ha avuto poche possibilità di farsi strada in questo ambiente. Quindi ha visto in me la possibilità di realizzare i suoi sogni.
Ti va di raccontarci i tuoi esordi? Eri praticamente una bambina…
Tutto è nato perché da bimba ero piuttosto minuta e mingherlina. Mi si consigliava di fare “ginnastica”… Ma la mia famiglia non è mai stata molto sportiva e così i miei genitori hanno mediato tra le ambizioni paterne e la mia necessità, iscrivendomi a un corso di mimo presso la scuola di “Quelli di Grock”. Ero anche molto timida e seria e il gioco del mimo ha fatto emergere in me nuove doti e potenzialità. Da lì sono poi passata alla scuola di teatro diretta da Piero Mazzarella e poi, in seguito a un provino in tv, sono approdata alla tv dei ragazzi di Alessandra Valeri Manera con “Bim Bum Bam” e “Ciao Ciao Mattina”.
Che ruolo ha giocato l’amore e il supporto della tua famiglia, nella tua carriera professionale e artistica?
Sicuramente un ruolo fondamentale. Sono grata ai miei genitori per avermi protetta e supportata sempre. Molti dei bambini prodigio attorno a me si sono persi per strada, patendo gli effetti della fama. Io ho sempre mantenuto i piedi per terra. Soprattutto per merito di mia madre e della sua semplicità.
E a proposito di famiglia, so che hai una bellissima bimba di sei anni. Che effetto le fa sentire la voce della sua mamma alla tv?
Questa domanda mi fa sorridere… Perché mia figlia è ancora piuttosto stranita dal mio lavoro. A volte sentirmi (e riconoscermi, cosa che non accade spesso) la diverte, altre volte mi identifica troppo con il personaggio doppiato… Quindi se sono la cattiva o l’”odiosa” di turno sono guai!
Se un giorno dovesse esprimerti il desiderio di seguire le tue orme, che consiglio le daresti?
Certamente la supporterei. E le direi di ricordarsi sempre che il successo nella vita non ha a che fare con la professione che si svolge ma con il sentirsi a proprio agio nel mondo e con la gentilezza che si mette in pratica con gli altri.
Tra tutti i personaggi che hai doppiato, ce n’è uno che ti ha particolarmente colpito o emozionato?
Difficile rispondere a questa domanda… Molti mi hanno dato tanto, anche a seconda dei diversi momenti di vita nei quali mi sono ritrovata a doppiarli.
Ne cito uno su tutti: il piccolo Henry de “Il giorno in cui Henry incontrò…”, un cartone animato prescolare pluripremiato, diretto dal bravissimo Patrizio Prata. Ero incinta durante il doppiaggio e la tenerezza di quel piccolino mi ha permesso di concentrarmi sulla tenerezza che avrei incontrato da lì a pochi mesi nella mia realtà.
Se tu dovessi scegliere le tre esperienze più belle che hai vissuto nella tua carriera, sul set di Ciao Ciao Mattina, sul palcoscenico di un teatro o al leggìo, quali sceglieresti e perché?
Urca, altra domandona… Sono tre mondi molto diversi tra loro, che permettono di esprimersi in modalità totalmente differenti. No davvero, mi è impossibile scegliere.
In quali di questi tre ruoli – attrice teatrale, conduttrice televisiva, doppiatrice – ti sei sentita più libera di esprimere il tuo potenziale?
Ecco, riprendo la risposta precedente e dico che oggi come oggi al leggìo mi sento molto libera.
Con l’avvento dell’Intelligenza Artificiale quali scenari potrebbero aprirsi per i doppiatori in Italia, la culla del doppiaggio per eccellenza?
L’utilizzo dell’intelligenza artificiale mi spaventa e mi preoccupa. Ma credo che il doppiaggio resterà, nella forma dell’eccellenza e dell’artigianalità. Forse saremo molti e molte di meno, ma non tutto è perduto. Vedo anche la grande opportunità di inventare nuove vie.
C’è un sogno che non hai ancora realizzato?
Adoro questo tipo di domande! Grazie Jaz! Credo che ad oggi il mio sogno non ancora realizzato non sia affiorato alle mie labbra. E’ una perla che riservo al futuro. Però so che mi piacerebbe molto qualcosa che ha a che fare con i libri, da avida lettrice quale sono diventata.
Un consiglio a chi desideri, oggi, intraprendere la carriera di “voce”.
Il momento storico può sembrare infelice… Ma non bisogna smettere mai di credere nei propri sogni. Chissà, come dicevo prima: nuove strade sono ancora da tracciare. La cosa più importante è studiare: quello resta e ci forma a prescindere dal risultato.
Un messaggio per i tuoi fan?
Infinitamente GRAZIE! Dell’affetto e della presenza imperitura. Di sicuro i “fan” danno un senso al lavoro che facciamo e mi aiutano anche a vedere con una luce nuova il mio passato.
LEONARDO GRAZIANO (attore, doppiatore, talk show host)
Voce dell’iconico Naruto e dell’attore Jim Parsons nel ruolo di Sheldon Cooper in “The Big Bang Theory”.
Quale era il sogno di Leonardo da bambino?
Un saluto a tutti e grazie a te Jasmine per questa intervista.
Desideravo ardentemente entrare nel mondo dello spettacolo e diventare un conduttore televisivo come Corrado. Ma la cosa buffa è che già da piccolo giocavo insieme a un mio cugino a incidere audiocassette con storie e canzoni scritte da lui e cantate da me. Inoltre mi insegnò un gioco nuovo: doppiare lo schermo televisivo in muto, improvvisando dialoghi inventati. Ne fui affascinato. Lui era bravissimo a farlo! Alla fine i ruoli si sono invertiti: lui è diventato un cantante, autore e paroliere e io un attore doppiatore. Che buffo il destino…
A che punto del cammino sei, verso la realizzazione di quel sogno?
Vorrei poter dire all’inizio, che ho ancora tanto da imparare… Ma sarebbe un po’ ridicolo. Diciamo a metà strada. Sto esplorando nuovi cammini lavorativi sia nel doppiaggio che fuori. Crescere ti porta naturalmente a esplorare emozioni sconosciute, facendoti scoprire nuove parti di te stesso. Che poi si concretizzano nelle intonazioni…
Quali sono le sfide che hai incontrato per inserirti nel mondo del doppiaggio e come le hai vinte?
Ne ho incontrate diverse e continuo a incontrarle. Il pregiudizio è quello che ho incontrato più spesso. Qualche sfida è stata vinta, qualcuna è stata persa. Ma non ho mai mollato, non mollo e mai lo farò. So bene dove voglio andare. Evolversi è l’unico modo per sopravvivere in questa giungla.
Chi è il tuo doppiatore preferito, se c’è, e in che modo ti ha ispirato?
Tanti. Spesso però mi incanto ad ascoltare Angiolina Quinterno sulle piattaforme e in diverse produzioni. Ascoltarla è emozionante. Una scuola gratuita pazzesca, un patrimonio da cui attingere, un tesoro prezioso.
Chi è l’attore, se c’è, a cui avresti voluto o vorresti prestare la tua voce?
Potrei dire tanti, ma alla fine sono contento di quelli che ho. Se fossi nato negli anni ottanta avrei anelato a fare un provino su Johnny Depp.
Quali sono, a tuo avviso, gli ingredienti che fanno di un attore anche un bravo doppiatore?
L’essere onesto con te stesso, con tutto e tutti.
Doppiaggio e AI: cosa prevedi possa accadere nei prossimi anni?
L’irreparabile, che potremmo combattere per alcuni anni soltanto con la qualità, poi ci sarà l’inevitabile declino. Come tutte le cose belle che prima o poi finiscono, anche il doppiaggio si concluderà naturalmente. E ti anticipo (sono sicuro di questo) che molte aziende di doppiaggio si convertiranno in fornitori di intelligenza artificiale.
Ritieni possibile che la tecnologia più avanzata possa sostituirsi, in questo lavoro così complesso e delicato, a un essere umano dotato di anima, coscienza e vere emozioni?
No. Ma lo standard al quale ci stanno abituando va verso quella direzione. È un piano voluto.
Cosa possono fare concretamente i doppiatori per arginare l’avanzata dell’AI?
Accordi strutturati per utilizzare l’intelligenza artificiale soltanto in determinati campi. Ma non sarà così, già te lo anticipo. Si è investito e speso troppo per crearla e non si tornerà indietro.
Potrebbe l’AI costituire uno stimolo al miglioramento? Per la serie: “Divento bravo al punto che niente e nessuno potrà sostituirmi nel mio lavoro?”
La bravura del doppiatore è la naturalezza, non la pulizia o la bella voce. I lievi difetti di pronuncia, di intonazione, di chiarezza, sono un punto di forza. Una battuta sgranata a volte è più efficace di una battuta limpida.
Ti va di parlarci dei tuoi ultimi progetti che ti vedono protagonista in carne e ossa nel ruolo di (validissimo!) conduttore e talk show host, “Sul divano con Sheldon” e “Il divano animato”?
“Sul divano con Sheldon” e “Il Divano Animato” ( in collaborazione con gli amici di Voci Animate) sono due format che sto portando avanti con forza negli eventi dedicati ai fumetti e ai cartoni, nei festival di cultura pop, per far conoscere le carriere degli artisti. Nasce per fare luce buona sulle persone, oltre i personaggi. I doppiatori sono le voci del cinema e della TV e sono spesso l’ultima ruota del carro nei salotti televisivi. Io ho voluto ribaltare nel mio piccolo questa situazione, dando un ruolo di rilievo a questi artisti che non sono certo da meno di youtuber, influencer e quant’altro. Sul divano con Sheldon in particolare non ospita solo doppiatori ma anche artisti, fumettisti, illustratori e cantanti delle sigle del patrimonio fumettistico e dell’animazione italiana.
L’importanza delle parole e del loro potere creativo nella costruzione del nostro futuro.
Le parole fanno la realtà. Banale forse, ma tanto vero.
Il tuo messaggio a chi desideri, oggi, seguire le tue orme.
È una domanda che facevo spesso ai miei ospiti. Posso rispondere in un solo modo: se puoi sognarlo, puoi farlo ( cit. Walt Disney).
Grazie ancora per questa intervista.
CONCLUSIONE…
Vorrei esprimere brevemente il mio parere sull’I.A.
Premetto che la mia non vuole essere una profezia, ma un’opinione personale.
Sono convinta che l’Intelligenza Artificiale, al livello cui è arrivata, possa già degnamente sostituire i doppiatori nei documentari e nei reality: prodotti televisivi che non richiedono particolari, virtuose interpretazioni (e quando parlo di “virtù” mi riferisco alla naturalezza interpretativa, non alla pulizia o alla perfezione).
Ho già visto e udito test effettuati con l’I.A. in diverse lingue del mondo, su personaggi la cui bocca veniva fatta muovere ad arte, per simulare i labiali della lingua corrispondente. Chapeau. I doppiatori meno preparati, purtroppo, avranno una temibile concorrenza.
Ma nulla, per quanto splendidamente istruito a suon di campionature, in miliardi di sfumature e intonazioni differenti, potrà mai sostituire l’imperfezione, il respiro e l’anima umani.
Vinceranno la spontaneità, il “calore” e l’eccellenza. Alla faccia dell’I.A.