La fervida immaginazione del tennista-soldato
Correva l’anno 2015 quando durante un’intervista il Santo Padre, forse con più sincerità di quanto il suo ruolo gli permetterebbe, dichiarò: “Se qualcuno mi dice una parolaccia contro la mia mamma, gli aspetta un pugno”.
Mai ci saremmo aspettati che una frase del genere fosse proferita da uno dei vicari di Cristo dell’era contemporanea sia in virtù del cristiano precetto del “porgi l’altra guancia” sia in virtù del fatto che le parole, per quanto turpi, violente ed offensive possano essere, sono parole e non sono violenza fisica.
Come tutti restai turbato da questa sua frase, ma oggi il mio punto di vista è cambiato e decido di farla mia riadattandola come segue: “Se insulti l’Esercito Italiano, dal momento che sono italiano, ti do un pugno”.
E aggiungo: “Se facessi parte dell’Esercito Italiano e qualcuno insultasse la realtà a cui appartengo, non lo aiuterei, qualora necessitasse del mio aiuto, perché sarei totalmente demotivato dal farlo”.
Questa mia riflessione, che, come detto, trae ispirazione da quella di Papa Bergoglio, si è formata nella mia mente in seguito all’increscioso fatto che ha visto come protagonista il cosiddetto “tennista-soldato” Sergiy Stakhovsky invitato alla trasmissione “Otto e mezzo” in data 07/03/2022 per raccontare il suo punto di vista sulla guerra che sta combattendo a fianco dei suoi connazionali per difendere la sua patria: l’Ucraina.
Il tennista-soldato in tale occasione ha sostenuto che l’Esercito Italiano non durerebbe un giorno contro l’Esercito Russo.
Con le sue parole il tennista-soldato ha messo in dubbio la forza, il valore e la capacità strategica del nostro esercito, per altro durante una trasmissione seguita da moltissime persone, forse dimenticando che la guerra non è solamente forza bruta ma è anche arte.
Inutile dire che il mio pensiero, circa il ricambiare chi ti offende negandogli ogni aiuto nel caso lo necessitasse, non è certo quello di un soldato che basa la sua esistenza su ideali propri dell’esercito come ad esempio la tutela del debole anche a costo della vita.
In ogni caso credo che chiunque sia d’accordo sul fatto che l’essere in una situazione di difficoltà non legittima l’individuo che vive tale situazione a dire stupidaggini né tantomeno lo giustifica quando le dice.
A discapito delle parole del tennista-soldato, ovviamente l’Italia darà comunque il suo contributo poiché baluardo di valori propri della società civile contemporanea.