la maglietta non fa il monaco
Da Giovanni Gentile ad oggi
Il filosofo fascista Giovanni Gentile fu l’ideologo che fece imporre per legge ai docenti universitari nel 1931 “l’obbligo di giuramento di fedeltà al partito fascista”.
Su milleduecento furono solo venti i docenti che si rifiutarono.
In queste ore, a mia memoria prima volta nella storia repubblicana, basiti, noi cittadini italiani abbiamo dovuto assistere a manager pubblici di prima fascia schierarsi su un palco di partito, quello di cui è presidente la Premier Giorgia Meloni, con in mano una maglietta con lo slogan elettorale del partito stesso.
Sembrerebbe che solo l’amministratore delegato del ENI si sia rifiutato, al contrario vi sono iconiche immagini con il presidente di Leonardo Spa, Stefano Pontecorvo, e il presidente dell’Agenzia per la Cybersecurity, Bruno Frattasi, hanno accettato di farsi fotografare sul palco della convention di Fratelli d’Italia, a Pescara, con la maglietta del partito con lo slogan della campagna elettorale “L’Italia cambia l’Europa”.
Qualcosa che cammina in mezzo a due suggestioni.
Da un lato la “maglia del cuore” indossata dai tifosi allo stadio, dall’altro quella triste “tessera” che ti permetteva di “lavorare”.
Importanti esponenti di Fratelli d’Italia hanno commentato le tante dichiarazioni che hanno espresso perplessità su queste immagini come “strumentali”, certamente vero ma come non notare che i manager di Stato dovrebbero almeno apparire terzi agli schieramenti partitici?
Certamente ad oggi è sempre stato così.
I manager pubblici hanno sempre avuto una appartenenza partitica, mai una sovraesposizione della stessa.
In fondo ci fu chi usava dire che “la forma è sostanza”, si chiamava Aristotele.
Uno interessante da leggere.
Questo è accaduto, venerdì 26 aprile, al termine di un panel sulla “politica estera comune e la difesa della libertà europea” alla presenza del ministro della difesa Guido Crosetto.
Una domanda sorge spontanea in costanza di, assai divisive, elezioni presidenziali in Stati Uniti: come la commenterà questa immagine quel mondo americano vicino al candidato Donald Trump?
Quel mondo, utile ricordarlo, che ritiene che le elezioni presidenziali del 2020 abbiano visto gravi brogli elettorali telematici per essere chiari.
I dirigenti politici, questo il mio sommesso avviso, dovrebbero ricordarsi che la globalità di informazione che il mondo del web ha fornito ai cittadini del mondo vale sempre, non solo quando ci è utile.
Vi è una seconda ipotesi, è quella di pensare di usare questo sistema per lanciare messaggi nella bottiglia, in questo caso il web.
In comunicazione, però, la colpa della reazione al messaggio è sempre di chi comunica.
Questo insegnano i docenti di scienza delle comunicazione, ancor più oggi che non si usa prendere la “tessera per poter lavorare”.