La miglior dittatura non vale una pessima democrazia…

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Ma in ogni regno c’è sempre una piccola parte di popolo che ha l’animo del bambino e non riesce a temere la verità, anzi dei piccoli fanciulli che vedono la verità perché ancora non hanno quelle sovrastrutture, quei paraocchi dell’interesse del singolo che fanno vedere vestiti dove non ci sono.
Ed ecco che allora il Re è nudo, e questa è una di quelle frasi da punto di non ritorno, una volta detta tutto cambia, almeno in un mondo ideale.
Se questa vecchia favola la dovessimo adattare ai giorni nostri il finale cambierebbe ed il povero bambino che vede il Re nudo  finirebbe in mano agli assistenti sociali girando di famiglia in famiglia fino all’oblio ed all’imprinting sociale.

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… ma anche no direbbero oggi!

Ogni tanto il ruolo del direttore mi impone anche di essere impopolare, fastidioso e scomodo come lo sono sempre stati coloro che gridano il re è nudo.

Ebbene oggi il Re non solo è nudo ma anche senza pelle, e la cosa grave è che lo sa e non dice niente.

Ma la frase il re è nudo in realtà non era mai stata diretta al Re e nemmeno alla sua corte di parassiti e tagliagole che avevano tutto l’interesse a tacere, ma al popolo che vedeva la realtà ma temeva in cuor suo che ciò che si palesava ai propri occhi fosse vero, perché se così fosse stato tutto sarebbe stato più grave, quindi era più comodo fingere per avere la pancia piena e le strade tranquille.

Ma in ogni regno c’è sempre una piccola parte di popolo che ha l’animo del bambino e non riesce a temere la verità, anzi dei piccoli fanciulli che vedono la verità perché ancora non hanno quelle sovrastrutture, quei paraocchi dell’interesse del singolo che fanno vedere vestiti dove non ci sono.

Ed ecco che allora il Re è nudo, e questa è una di quelle frasi da punto di non ritorno, una volta detta tutto cambia, almeno in un mondo ideale.

Se questa vecchia favola la dovessimo adattare ai giorni nostri il finale cambierebbe, ed il povero bambino che vede il Re nudo  finirebbe in mano agli assistenti sociali, girando di famiglia in famiglia fino all’oblio ed all’imprinting sociale.

Oggi il Re ha la possibilità di controllare il suo popolo di “stolti” utilizzando metodi di stordimento sociale che azzerano la coscienza collettiva riportandola al sonnecchio immediato, troppe voci giungono all’orecchio del popolo sibilando false argomentazioni o urlando vecchi anatemi, nessuno è più così in grado di distinguere la verità dalla bugia da potersi opporre al re tiranno.

Ma la cosa ancora più grave è che non esiste più il Re, ma una serie di personaggi più o meno di basso livello, che strizzano il cervello del popolo ormai poco abituato a fermarsi a riflettere.

Nove mesi di pandemia totale, ondate su ondate, eppure si fanno le stesse cose.

Soldi buttati in quantità industriale, eppure siamo ancora sotto scacco.

Il Re è nudo, ma ancora c’è gente che dice si è nudo ma ha un ottimo portamento.

Viviamo bellamente in un paese che negli ultimi 50 anni ha perso la grande industria, la maggior parte dei marchi italiani, le eccellenze  artigianali di nicchia, l’agricoltura, il turismo, siamo ostaggio delle economie straniere, siamo sotto scacco per i fenomeni immigratori e politicamente gli italiani non si esprimono più da anni.

Eppure sonnecchiamo come se fosse una mattina di maggio.

Riflettiamo un attimo sul concetto di dittatura, facciamoci aiutare da Wikipedia: la scalata al potere di una dittatura è spesso favorita da situazioni di grave crisi economica (ad esempio in seguito a una guerra o a quella odierna), da difficoltà sociali (lotte di classe), dall’instabilità del regime esistente o dalla continuità con un preesistente regime dittatoriale.

Sul tema dell’instabilità del regime preesistente ritengo che l’Italia sia una campionessa.

Dalla sua nascita l’Italia democratica ha visto ben 66 governi, ovvero 1,13 governi ogni anno, nessun governo è mai durato 5 anni interi, il più duraturo fu quello di Berlusconi nel 2001, ben 3,8 anni.

Sul tema del disastro economico direi che nemmeno dobbiamo parlare, oggi più che mai le ombre di una desolazione totale si addensano sul nostro paese, spinte dalle crisi del 2008 e del 2011 da cui l’Italia non si è più ripresa.

Sul tema del disagio sociale basta leggere qualche notizia qua e là per vedere come la tenuta sociale del paese sia in grave crisi.

Insomma a ben vedere il nostro paese ha tutti i sintomi per covare una dittatura.

Il Totalitarismo ovvero la dittatura del controllo totale: è il tipo più moderno di regime dittatoriale.

Oltre alla repressione, all’ideologia e al capo si aggiunge la presenza del regime in ogni ambito.

Il concetto è sviluppato nelle Origini del Totalitarismo di Hannah Arendt.

Ritiene l’autrice che il totalitarismo necessiti di tre fattori per potersi sviluppare: una società industriale di massa (oggi c’è, per poter gestire le masse economiche in mano a pochi), la persistenza di un’arena mondiale divisa (oggi c’è, per poter spostare i centri di potere in modo indisturbato) e lo sviluppo della tecnologia moderna (oggi c’è, per poter influenzare le masse e controllarle).

Secondo la Arendt gli elementi distintivi del totalitarismo sono l’ideologia (vedi se non la pensate così siete negazionisti etc.)  e l’uso del terrore (vedi covid e dcpm, carestia e guerre mondiali).

Quindi potremmo essere di fronte ad una dittatura subdola, che si nasconde dietro il bene dei cittadini per privarli di diritti fondamentali, cosa che peraltro è in parte stigmatizzata anche dal fatto che al di là degli altisonanti principi, nei fatti questi diritti sono spesso disattesi, tanto che l’Italia è stata numerosissime volte condannata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) proprio per violazione dei diritti fondamentali che la Costituzione dovrebbe garantire.

Raggiungendo il poco onorevole primato di Stato con il maggior numero di condanne tra tutti gli Stati dell’Unione europea, sborsando la Repubblica italiana anche somme considerevoli in favore dei privati ricorrenti, senza che ciò sia servito a porre rimedio alle persistenza di situazioni di violazione di diritti fondamentali dei cittadini italiani, tanto che i ricorsi (e le condanne) sono in continuo aumento.

Le più ricorrenti condanne sono per la spropositata lunghezza delle procedure giudiziarie (processi civili, processi penali, procedure fallimentari), lo stato delle carceri italiane (la CEDU le definisce luoghi di tortura per il sovraffollamento oltre ogni limite e le condizioni degli immobili), le violazioni del diritto di proprietà da parte di enti pubblici.

E sinora la CEDU non ha voluto occuparsi né dell’abuso della carcerazione preventiva sia in ordine alla dilatazione dei tempi sia in ordine al fatto che buona parte di chi l’ha subita viene poi riconosciuto innocente dagli stessi giudici, né dello spropositato uso delle intercettazioni telefoniche, né dei tempi biblici per ottenere atti o concessioni amministrative che all’estero richiedono pochi giorni, né dei lunghissimi tempi di prescrizione per reati penali od accertamenti fiscali e nemmeno sugli assurdi orpelli economici legati a tasse, multe, costi amministrativi.

Ma allora, 66 governi che si succedono a loro stessi, di cui gli ultimi manco votati da popolo, condanne a iosa per violazioni dei diritti civili, leggi inesistenti e dcpm invalidi, controllo sociale con strumenti di comunicazione di massa, inesistente classe politica, figure di potere che si muovono dietro fantocci, siamo già in una dittatura!!!

Altro che il Re è nudo, qui il Re nudo manco è RE.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il primo bene di un popolo è la sua dignità

La sottomissione di Gregge

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