La profezia di Sant’ Ermanno

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La profezia di Sant’ Ermanno
Ho iniziato a segnare in agenda il 24 settembre dall’anno in cui, un caro amico mi “passò” un mp3 con registrata una conferenza tenuta dal Prof Luigi Giovanni Giussani (Desio, 1922 – Milano, 2005) chiedendomi di ascoltarla con attenzione e, ridendo, mi disse che avrei scoperto alcune cose che mi avrebbero stupito.

Così feci.

Il giorno dopo infatti, in uno dei miei viaggi di lavoro, misi la “chiavetta” nell’USB dell’auto ed iniziai l’ascolto.

La lezione trattava la vita di un monaco vissuto nella prima metà dell’XI secolo (Altshausen, 1013 – Isola di Reichenau 1054) Ermanno di Reichenau detto “lo storpio” (Reichenau è una località sul lago di Costanza; n.d.a.).

Pensai: “e quindi”?

La vita pallosissima di un monaco vissuto oltre mille anni fa?

Il sonno non era poco ed avrei voluto spegnere ed ascoltare uno dei dischi che più mi tiene sveglio in auto, Time to Move degli H-Blockx, ma non commisi il grave errore!

Giussani nella sua lezione sul suddetto monaco citò Cyril Charles Martindale (Londra, 1879 – 1963; gesuita inglese che si appassionò alla storia del “monaco-mostriciattolo” dopo il ritrovamento a metà degli anni 50 del secolo scorso nella biblioteca di Oxford di un volume in latino che ne riferiva la vita; n.d.a.) e descrisse il personaggio con un’enfasi così coinvolgente che mi ero svegliato del tutto e pian piano stavo facendomi catturare da quella strana figura di grave handicappato (il suo palato e la sua lingua erano “incollati”, le sue mani rattrappite e non riusciva neanche a sedersi senza provare dolore persistente; n.d.a.).

Non stento a credere alle parole (“sante parole!”; n.d.a.) di Giussani nella sua prefazione: “…in un mondo pagano egli sarebbe stato, senza esitazione di sorta, lasciato morire all’atto stesso della nascita (…) non avrebbe mai dovuto nascere (…) un simile aborto avrebbe dovuto essere eliminato senza dolore”.

Un elemento della società impedito in tutto! Un elemento per la società inutile! Quasi imbarazzante! Da occultare!

Da… eliminare!

E invece? Questo essere deforme iniziò a costruire astrolabi, orologi, strumenti musicali a corda e a fiato, a scrivere trattati scientifici ma soprattutto comporre due capolavori di musica sacra: il Salve Regina e l’Alma Redemptoris Mater.

Handicappato? Rifiuto della società? Mi dissi: “Questo è veramente un figo!”

In Ermanno spiccavano un’umanità ricca, una sensibilità rigogliosa, un’eccezionalità attraente, la biografia raffigurava un uomo “piacevole, amichevole, conversevole; sempre ridente; tollerante; gaio; sforzandosi in ogni occasione di essere galantuomo con tutti”.

La lezione stava diventando un avvincente audio-film e ad un tratto cominciò a salire lungo la schiena uno di quei brividi che capitano all’ascolto di toccanti melodie, alla vista di favolosi paesaggi autunnali o alla vibrazione che si prova quando stai incontrando (seppure in modo indiretto; n.d.a.) una persona grande!

Viva! Eccezionale!

Arrivò infatti il punto atteso e che il mio amico aveva ben compreso essere affascinante per me: “In quanto alla musica egli afferma che un buon musico dovrebbe essere capace di comporre un motivo passabile, o almeno di giudicarlo, e poi di cantarlo. In generale i cantori, egli dice, si curano del terzo punto soltanto, e non pensano mai.

Essi cantano, o, per meglio dire, si sgolano, senza rendersi conto che nessuno può cantar bene se la sua mente non è in armonia con la sua voce.

Per tali cantanti da strapazzo una voce forte è tutto ciò che conta.

Il che è peggio di ciò che fanno i ciuchi i quali, dopotutto, fanno assai più rumore, ma non alterano mai un raglio con un muggito.

Nessuno tollera, egli dice, gli errori di grammatica; tuttavia le regole della grammatica sono artificiali mentre ‘la musica sgorga diritta dalla natura‘ e in essa non soltanto gli uomini non correggono gli errori che commettono, ma giungono fino al punto di sostenerli…”

I brividi lasciarono il posto ad una gioia incontenibile!

Questo breve pezzo è profezia pura!” gridai.

Profezia di un piccolo essere deforme che (scusate!) disse questo più di mille (MILLE!!!) anni fa e (scusate nuovamente!) fu il compositore dello stupendo inno Salve Regina con quella sua caratteristica melodia in canto fermo che ancor oggi si canta in tutte le chiese cattoliche del mondo!

Magari i ciuchi… (oops!) i cantanti d’oggi studiassero a memoria le sue parole! Ci sarebbero più artisti e meno boy band made in Mediaset!

Un inciso.

Rileggendo l’inno del piccolo essere deforme mi venne in mente la canzone “They hung him on a cross” (“Lo hanno appeso ad una croce”; n.d.a.) cantata da Kurt Cobain (cover dall’album “Lead Belly’s Last Sessions” del folksinger americano Huddie William Ledbetter) e pensai che il dolore non significa infelicità, né il piacere felicità, pensai inoltre alla differenza tra la “bellezza gioiosa” di Ermanno e la “disperazione nichilista” del leader dei Nirvana.

Ma di questo ne parlerò un’altra volta.

 

PERTH

 

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