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I sogni influenzano la nostra vita e numerose sono le teorie sui sogni. La psicologia del profondo, in modo particolare, si è interessata al mondo onirico.

È a tutti noto lo scalpore suscitato nel 1899 dal testo di Freud “L’interpretazione dei sogni” che ha segnato un’epoca e attraverso il metodo delle “associazioni libere” ha permesso a molte persone che vivevano situazioni di disagio di dare una lettura alla loro  modalità di affrontare la realtà.

Altri psicodinamici come Adler vedono nel sogno una sorta di arte interpretativa consistente nel filtrare dalle rappresentazioni oniriche cifrate le costanti relative alla personalità e ai sentimenti.

Jung, attraverso il  concetto di “inconscio collettivo”, propone invece il recupero degli archetipi che si  esprimono anche attraverso il sogno.

L’attività simbolica della mente umana non si  acquieta durante il sonno.

Già Schopenhauer riteneva il sogno un prodotto artistico e lo paragonava ad una rappresentazione teatrale, quindi possiamo parlare di “arte del sognare”.

Non ha importanza se chi sogna al risveglio dimentica o riesce a ricordare solo alcuni frammenti.

È però fondamentale che rimanga impressa la sensazione che animava il sogno per far si che si sviluppi la creatività.

Poiché la fantasia si può legare in maniera audace agli elementi della realtà, all’interno  dei  sogni si trovano  frequentemente somiglianze, allegorie e simboli.

Si sogna a colori o in bianco e nero, si  ricordano i profumi ed è dimostrato che soggetti particolarmente creativi selezionano, come in un film, non solo personaggi realistici ma anche personaggi dalle sembianze di cartoni animati.

Esiste un collegamento tra produzione artistica e sogno e questo è dimostrato dalla testimonianza delle opere di grandi artisti che, prendendo spunto dai loro sogni, hanno realizzato capolavori.

Partendo dal presupposto che i sogni favoriscono la creatività, ripensiamo al grande artista Salvador Dalí, influenzato da Freud ma da lui non totalmente corrisposto, che evidenzia l’importanza di ricordare i sogni per poter creare un’opera d’arte eccellente e ne parla nel testo “50 Secrets of Magic Craftsmanship”.

Dalí suggeriva di  fare anche brevissimi sonni tenendo in mano un oggetto pesante che, nel momento  dell’appisolamento, cadeva risvegliando il soggetto e stimolando in lui il riemergere delle visioni create nel sonno.

Le immagini del sogno potevano così essere tradotte in produzioni artistiche.

Interessanti risultano anche le esperienze collegate al sogno in René Magritte, il pittore belga surrealista che propone una tecnica definita “illusionismo onirico”.

Magritte, sviluppando gli spunti suggeriti da De Chirico, coltivò nelle sue opere il gusto per le associazioni inconsuete accostando in maniera inedita e solo apparentemente illogica oggetti, colori e forme. 

A questo proposito si parla di “oggetti spaesati” cioè dell’utilizzo di elementi, anche banali,  inseriti però in contesti non convenzionali, così da suggerire allo spettatore un nuovo significato nell’interpretarli.

È come se Magritte volesse aprire con le sue opere una nuova strada per penetrare nei misteri dell’inconscio dell’esistenza umana.

Il celebre quadro di Magritte “Le grazie naturali” è un esempio di processo di  “associazionismo libero” simile a quello che avviene nel sogno.

Nell’opera è rappresentata l’ibridazione tra foglie ed uccelli, cioè sono presenti  quattro foglie a forma di uccello che emergono da un cespuglio in primo piano posto davanti ad uno sfondo costituito da una catena montuosa e da un cielo azzurro con nuvole rosa.

L’aspetto geniale che ci ricollega alla dinamica del sogno risiede nella fusione di due elementi normalmente separati e ciò richiama la “condensazione” descritta da Freud nel processo onirico dove una stessa immagine può  rappresentare diverse catene associative ed un personaggio può essere costituito  dai lineamenti e dai caratteri di più personaggi ed un oggetto da più oggetti.

Tale processo creativo si ritrova anche alla base della realizzazione di alcuni prodotti artistici contemporanei che nascono dall’assemblaggio di più oggetti, solitamente riciclati, che danno vita ad un nuovo prodotto. Anche per quanto concerne l’ideazione di invenzioni si configura un processo analogo.

Si può sognare l’opera d’arte, produrla assemblando le immagini del sogno e renderla fruibile allo spettatore che si proietterà in essa e potrà a sua volta sognare.

L’estasi che si può vivere nel contemplare un quadro, in certi casi, crea uno  scollamento dalla realtà talmente intenso da provocare la cosiddetta “sindrome di  Stendhal” e a quel punto il sogno, per il troppo piacere, diventa “incubo”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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