pallone

Nello splendido pezzo de gli autogol, intitolato “inno dei non mondiali” la voce, (imitata) di Bruno Pizzul, storico commentatore delle partite della nazionale dice “…mondiali 2018 l’Italia scenderà in campo a a a… Formentera!” giusto giusto per ricordarci che in Russia noi non ci siamo.

La canzone poi prosegue con “Quattro anni ad aspettare, che arrivasse il mondiale…” ed è proprio questa la frase che deve farci riflettere.

Più che esultare per l’esclusione della Germania alla fase a gironi credo che sia opportuno iniziare a pensare alla competizione del 2022.

Qualcosa si è mosso: il tanto criticato commissario tecnico Giampiero Ventura è stato esonerato ed al suo posto c’è Roberto Mancini.

Non credo di avere le capacità per giudicare dal punto di vista tecnico ma, sicuramente, un segnale di discontinuità era necessario.

Stessa cosa è successa per i vertici federali che il 6 agosto vedranno il nuovo Presidente della FIGC dopo un commissariamento che il CONI ha voluto prendersi in carico con grande decisione e responsabilità, mettendo Roberto Fabbricini (già Segretario Generale CONI) alla FIGC e con Giovanni Malagò in persona per la lega di Serie A.

Quest’ultima ha già iniziato un nuovo percorso eleggendo Gaetano Miccichè al vertice e assegnato i diritti TV, non senza qualche piccolo giallo, in modo particolarmente innovativo.

Tornando al calcio giocato, l’Italia che è scesa in campo per le amichevoli estive, ha dimostrato un buon gioco e discreti risultati, lasciando ben sperare per il futuro.

I media invece sono stati molto più interessati alla convocazione di Balotelli, sicuramente un ottimo giocatore, con un passato burrascoso fuori dal campo, che ha fatto bene in queste prime uscite, ma pur sempre un giocatore, una parte del grande movimento calcistico italiano. Un giocatore che, peraltro, non siamo certi possa essere uno dei leader della nazionale ai prossimi mondiali.

interessanti anche le suggestioni di una sua possibile fascia da capitano, che addirittura hanno scomodato il Ministro dell’Interno il quale, molto elegantemente e in modo assolutamente condivisibile, ha suggerito di pensare al calcio giocato: “Spero che l’allenatore non scelga per motivi sociologici, filosofici e antropologici.”

Si, perché in qualsiasi squadra ognuno deve fare la parte che gli compete ed in questo caso i giocatori dovranno mettere in campo le loro migliori performance cosi come dirigenti e staff tecnico faranno del loro meglio, ma ognuno nel proprio campo.

A partire dal quell’Europeo Under 21 che si giocherà in Italia e San Marino il prossimo anno. Gia li potremo vedere se l’Italia sarà cresciuta come movimento, lo vedremo dal campo e dal tifo negli stadi, lo vedremo ancora di più dall’atmosfera che si creerà. Abbiamo un’ottima occasione per ripartire alla grande e non possiamo lasciarcela sfuggire, dobbiamo sfruttare fin dal primo minuto i “quattro anni ad aspettare” il prossimo mondiale.

La riforma del calcio, quella grande riforma necessaria per il movimento italiano, non può concretizzarsi nel cambiare braccio alla fascia di capitano, deve invece continuare sulla linea tracciata da Fabbricini e Malagò di un cambiamento strutturale e forse, oggi più che mai, l’Italia ha bisogno dei propri tifosi, meno “CT da bar” e più “supporter” nel difficile momento del rinnovamento, quello che ci porterà ad essere per la quinta volta “Campioni del Mondo”.

 

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