Le Radici del Male, la Scuola di Francoforte e il suo impegno nella distruzione della società

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Joseph De Maistre (1753-1821), filosofo, giurista e padre del pensiero controrivoluzionario ci ha lasciato in eredità un aforisma che riesce a spiegare in poche parole ciò che accade in ogni angolo del mondo quando i malfattori prendono il potere: “Le false opinioni somigliano alle monete false, coniate da qualche malvivente e poi spese da persone oneste, che perpetuano il crimine senza saperlo.”

 

Bisogna tener presente che De Maistre era un profondo conoscitore della politica e dei suoi trucchi avendo fatto parte attiva della Massoneria per 15 anni e dunque avendo avuto modo di conoscere le logiche e i meccanismi dall’interno di quei centri di potere che fanno produrre gli eventi.

Sua è anche l’interessante considerazione, particolarmente in sintonia con il tempo corrente, su come possano liquefarsi le Nazioni:

“Fino ad oggi le Nazioni venivano spazzate via per conquista”, vale a dire mediante un’invasione. Adesso però si apre una domanda importante: “una Nazione può morire sul suo suolo, senza un’invasione o un ripopolamento, solo consentendo alle mosche della decomposizione di corrompere il nucleo fondante di quei principi costitutivi che l’avevano resa quella che è? “

 

De Maistre aveva vissuto e operato in un mondo preda della rivoluzione francese in cui l’utopia della nuova trinità liberté, egalité, fraternité, erano state coniate da malfattori e, da quel momento, spese in tutto il mondo da persone oneste che continuano a perpetuare il crimine senza sapere cosa in realtà queste tre parole stiano a significare veramente.

Dopo la rivoluzione francese c’era stata la rivoluzione romana del 48 che, in varie tappe nel corso dell’800, aveva prodotto l’unificazione dell’Italia in un’operazione di falsa liberazione e vera conquista da parte del Piemonte e della sua casata di regnanti massoni e senza Dio.

 

La rivoluzione bolscevica del primo 900 in Russia sembrava destinata a completare l’opera messa a punto nel corso dei secoli e a far dilagare il fenomeno socialista nel mondo intero, dato che i promotori erano quegli stessi massoni che da tempo sognavano la conquista del mondo…ma qualcosa, nel meccanismo, non aveva funzionato come sperato.

 

Nel tentativo di capire che cosa fosse andato storto nell’impresa epica della conquista del potere globale nel 1922, per iniziativa dello stesso Vladimir I. Lenin, si riunì a Mosca l’Internazionale Comunista.

L’operazione non aveva avuto il successo sperato perché non era stato dato spazio sufficiente al Marxismo culturale.

In cosa consiste il Marxismo culturale? La rivoluzione portata avanti con le armi della cultura, come profetizzato da Joseph de Maistre, e non con i mitra e con le bombe. La rivoluzione culturale prevede il sovvertimento dei principi cardine della civiltà occidentale, vale a dire il sovvertimento dei principi della civiltà cristiana.

 

E’, a partire dall’internazionale Comunista del 1922 che nasce l’idea di una scuola che propagandi il nuovo impegno rivoluzionario; quello culturale.

La Scuola di Francoforte nasce ad opera soprattutto di Georgy Lukacs (1875-1951), un aristocratico ungherese, figlio di un banchiere e convinto comunista, il cui principio cardine è stato messo in evidenza in “Eros e Rivoluzione”. Secondo il disegno della natura a cosa servono eros e sessualità? Alla conservazione della vita. Bene, da quel momento si cambiava paradigma, per cui eros e sessualità si tramutavano in arma di distruzione di massa.

Chi vuole contrastare il disegno del Creatore può solo agire per distruggere l’esistente dato che non è in grado di creare niente in autonomia se non il caos.

Accanto a Lukacs, operava anche un altro personaggio rivoluzionario di non poco conto, Willi Munzemberg (1889-1940), il quale era convinto assertore della necessità di “organizzare gli intellettuali e usarli allo scopo di rendere puzzolente la civiltà occidentale”. La dittatura del proletariato sarebbe stata instaurata solo dopo che tutti valori del mondo occidentale fossero stati corrotti e dopo aver reso impossibile la vita per tutti.

 

Alla morte di Lenin, nel 1924, con la presa del potere da parte di Stalin la situazione in Russia si trovava ad una svolta, il compagno Stalin infatti considerava le teorie di Lukacs e Munzemberg, come quelle di Trotsky, delle pericolose deviazioni del pensiero Marxista utili unicamente all’agenda degli ebrei.

Nel 1924, dopo il cambio di rotta impresso da Stalin alla rivoluzione russa, Georgy Lukacs fu costretto ad emigrare in Germania dove diede l’avvio al primo gruppo di sociologi orientati verso il comunismo, era un abbozzo dell’Istituto di Francoforte per la ricerca sociale che sfocerà nella Scuola di Francoforte.

Nel 1930 un altro ebreo, Marx Horkheimer, subentrò nella direzione dell’Istituto, con il convincimento che l’Istituto dovesse occuparsi unicamente delle teorie di Karl Marx.

Con l’avvento del nazismo in Germania, l’istituto e la scuola dovettero lasciare il paese e trasferirsi negli USA e da quel momento i suoi adepti andarono a colonizzare le principali Università americane: California, Columbia, Princeton, Berkley e Brandeis, dove continuarono a portare avanti la diffusione del progetto legato al Marxismo culturale.

La tensione che si era andata creando tra nazionalismi e socialismo internazionale sfociò nella seconda guerra mondiale con il suo tragico carico di morte e distruzione.

Alla fine della seconda guerra mondiale i rappresentanti della Scuola di Francoforte rientrarono in Europa, soprattutto in Francia, ed ebbero i loro rappresentanti di rilievo in Herbert Marcuse, Theodor Adorno e Max Horkheimer. I nuovi guru della rivoluzione culturale erano tutti ebrei e portavano in eredità la teoria della liberazione destinata a fornire la basi teoriche della liberazione sessuale e dunque il ripristino del programma di Georgy Lukacs: l’impiego di eros e sessualità come armi di distruzione di massa che ebbe il suo apogeo nella rivoluzione sessuale del 68.

La Scuola di Francoforte sosteneva, in sostanza, l’idea che fintanto che gli uomini si fossero cullati nell’illusione che la ragione potesse risolvere i problemi del mondo, la società non avrebbe mai raggiunto il grado di disperazione necessario per far prevalere la rivoluzione socialista globale. Il compito della scuola veniva dunque ribadito: bisognava minare alla base l’eredità culturale della civiltà giudaico-cristiana.

Per destabilizzare la società e metterla definitivamente in ginocchio bisognava produrre ogni sorta di crisi e di catastrofi con tutti i mezzi possibili. Nonostante i numerosi tentativi messi in opera, la società occidentale mostrava di avere ancora dei residui di ideali cristiani che le consentivano un residuo di vitalità, ragion per cui la scuola si impegnò nel mettere a punto un’agenda che doveva operare alla stregua di un virus che doveva infettare e distruggere il mondo intero con il nobile intento di creare un mondo migliore.

Ecco le dodici regole necessarie per ottenere un mondo migliore

1. creare offese di razzismo e leggi sui crimini d’odio

2. portare cambiamenti continui per creare confusione (nei curricula scolastici ad es.)

3. propagandare la masturbazione nelle scuole insieme all’omosessualizzazione dei bambini e la loro corruzione esponendoli alla pornografia nelle classi

4. minare sistematicamente l’autorità dei genitori e degli insegnanti

5. favorire l’immigrazione su vasta scala per distruggere l’identità nazionale e fomentare future guerre razziali

6. promozione in eccesso di alcool e droga

7. promuovere sistematicamente le devianze sessuali nella società

8. creare un sistema legale inaffidabile che nutra biasimo nei confronti delle vittime dei crimini

9. creare dipendenza dai sussidi statali

10. controllare e istupidire i media

11. incoraggiare la distruzione della famiglia

12. attaccare a tutto campo la Cristianità e svuotare le chiese

 

Qualcuno ravvisa delle similitudini con quanto sta accadendo adesso attorno a noi? Non preoccupatevi, stanno creando un mondo migliore.

Dina Nerozzi

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