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Lista dei contagiati: la richiesta al capo del governo di due avvocati siciliani.

“oggetto: riflessioni tecniche sulla necessità di una banca dati COVID-19, di ampio accesso”
così si intitola una lettera inviata da due avvocati Siciliani al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

 

Loro sono Andrea Caristi e Francesco Savasta e da avvocati dei cittadini cercano un dialogo con l’avvocato degli italiani.

La richiesta ha a che fare con la creazione di una banca dati che riporti l’elenco aggiornato dei positivi al virus.

“una banca dati COVID-19, nella quale possa essere accessibile, con le dovute cautele, l’elenco dei soggetti contagiati o potenzialmente contagiati, articolato secondo le ASL di competenza, su tutto il territorio nazionale”.

Le cause

I due avvocati si fanno portavoce di una esigenza popolare: la percezione dal pericolo indotto da positivi sprovveduti che infrangono i dettami ministeriali rischiando così di espandere il contagio con la complicità involontaria di chi, inconsapevolmente, interagisce con essi.

Il periodo del contagio è una emergenza reale e dare a tutti la possibilità di essere coscienti del contesto in cui ci si muove, è un gesto civile volto al benessere comune.

Si legge infatti nella lettera

“Immaginiamo che un soggetto possa avere avuto contatti con una persona affetta dal COVID-19, che ella si sia ammalata, ma abbia omesso di informare (anche per mera dimenticanza) tutti coloro che abbiano avuto con lui contatti diretti, e nessuno del personale medico o paramedico lo abbia fatto, nell’ambito delle indagini susseguenti. Tutte le relazioni interumane, come noto, sono fonte di potenziale contagio. Essere ignari rende la cosa di una certa gravità”.

Essere ignari rende la cosa di una certa gravità.

Ovviamente molte persone riconosciute positive, spinte da giusta civiltà, si sono preoccupate di informare i conoscenti in modo da spingerli naturalmente verso maggiore attenzione.

Antefatto.

Alcune di esse, però, per dimenticanza o malafede non lo hanno fatto.

A questo proposito viene preso ad esempio il noto caso avvenuto presso il comune di  Santa Marinella (ROMA) ove un soggetto positivo e in quarantena ha informato del contagio dopo più di 10 giorni un amico che aveva incontrato e sicuramente contagiato,.

“Il soggetto positivo e in quarantena ha diffuso per caso l’informazione all’altro (di essere positivo al coronavirus) soltanto nella tarda serata dell’8 marzo u.s., durante una telefonata di cortesia, fatta per altri motivi. Alla domanda: da quanto lo sapevi? Egli ha risposto: dal 26 febbraio u.s., appena 4 giorni dopo l’incontro, ma 16 dal dies a quo”.

Ciò vuol dire che l’amico avrà sua volta rischiato di contagiare decine di persone incontrate durante quel periodo.

Se l’amico avesse potuto avere accesso a una lista dei contagiati, avrebbe potuto verificare tempestivamente a sua volta il proprio stato di salute.

Estremi giuridici

La decisione è molto delicata e richiede una riflessione attenta.

Si potrebbe dire, leggendo la lettera, che la creazione di una lista pubblica di contagiati non potrebbe essere accettabile per via della legge sulla privacy.

L’avvocato Caristi, esperto dell’argomento, assieme al collega Savasta sottolineano come L’art. 9, lettera I), del Regolamento UE 679/16 consenta che i dati personali dei cittadini vengano trattati  e comunicati in caso di “motivi di interesse pubblico nel settore della sanità pubblica quali la protezione da gravi minacce per la salute”. 

L’intento di questa proposta, si legge nella lettera, è 

“Contribuire al contenimento del contagio, in qualunque modo o forma”.

Conclusione

La lettera di conclude con la dichiarazione di vantaggio dell’operazione

“La banca dati-COVID 19, a nostro giudizio, solleciterebbe già di per sé, comportamenti virtuosi andando nella direzione di un rafforzamento delle responsabilità personali e approdando, in definitiva, alla vie auspicate dall’O.M.S.: estensione dei monitoraggi e prevenzione generale.

In questo senso, essa potrebbe inoltre costituire un valido ausilio a livello territoriale per monitorare il mancato rispetto dei divieti imposti alle persone sospette o malate in quarantena nonché, in ultimo, per monitorare i soggetti guariti, per via del potenziale riaffacciarsi del virus (ove lo stato della tecnica non escluda con certezza la recidiva)”.

Pro e contro

Purtroppo l’istituzione di una lista di questo genere ha tanti pro quanti contro:

Se da un punto di vista giuridico non fa una piega, dal punto di vista sociologico potrebbe riservare dei problemi.

Volendo fare una prima lista di pro e contro vengono fuori le seguenti idee

pro: 

  • chi ha contrato il virus non dovrà preoccuparsi di avvisare tutte le persone con cui è entrato in contatto.
  • Con l’esistenza della lista nessuno potrà seguire comportamenti irresponsabili.
  • Sapere esattamente chi ha il virus e chi no, stronca le dicerie da pianerottolo.
  • Controllo di eventuali recidivi.
  • Ausilio nel monitoraggio dei divieti.

Contro:

  • una lista del genere potrebbe generare una sorta di odio sociale all’interno della comunità generando oltre alle consigliate e doverose cautele della quarantena una ulteriore ostilità che peggiorerebbe la vita della comunità.
  • Un ulteriore sforzo burocratico su un sistema già saturo: l’elenco dei contagiati, dovrebbe essere costantemente aggiornato inserendo i nuovi contagiati e togliendo i guariti o i deceduti
  • Il panico nella gestione di eventuali errori.
  • Rischio di una moderna caccia all’untore.
  • Precedente che distruggerebbe irrimediabilmente la già debole garanzia di privacy.

E chi legge è pro o contro e perché?

 

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