AQUILA

Eritrea 1891.

Sulle pagine del giornale “Tribuna” viene pubblicato un articolo inerente a una denuncia del tribunale militare italiano in Eritrea a carico del tenente dei Reali Carabinieri a Massaua, comandante della polizia indigena, Dario Livraghi e del segretario degli affari coloniali Eteocle Cagnessi; l’accusa è quella, con la complicità di ascari al servizio dell’Italia e altri ufficiali italiani, di aver torturato, derubato e fucilato senza processo ben ottocento notabili eritrei.

La notizia viene riportata su diversi giornali nazionali, tra cui “Il Secolo” dove vengono pubblicati il memoriale e l’intervista del tenente dei carabinieri.

Lo scandalo Livraghi arriva nelle sale dei palazzi istituzionali.

Il Presidente del Consiglio e Ministro degli Affari Esteri Antonio Starabba, marchese di Rudinì è costretto a nominare una commissione con lo scopo di fare chiarezza sugli eventi avvenuti nella colonia.

I membri della commissione, perlopiù senatori e deputati, partono dall’Italia il 9 aprile dal porto di Napoli e arrivano in Eritrea il 22 dello stesso mese.

La spedizione non porta nulla di concreto: nei cinquantasei giorni passati nella colonia Eritrea vengono raccolte poche informazioni riguardanti le indagini, in quanto membri della spedizione preferiscono passare la maggior parte del loro tempo a svolgere studi “scientifici” riguardanti la colonia.

La stessa relazione sulla spedizione viene pubblicata solo dopo la sentenza del tribunale, la quale sentenzia a favore degli accusati: il tenente Dario Livraghi e il segretario Eteocle Cagnessi vengono assolti da ogni accusa; gli ottocento morti dichiarati dal giornale “Il Secolo” diventano una decina; vengono condannati con “gravi pene” una manciata di ascari e, infine, vengono giudicati colpevoli – per eccesso di potere – l’ex governatore Baldissera e il governatore Orero.

Di fatto le autorità italiane cercano – e ci riescono in parte – di insabbiare i fatti avvenuti, seppur in Italia, alla notizia della sentenza del tribunale, vi siano diverse polemiche e malumori.

Lo “scandalo Livraghi-Cagnassi” sparisce dal dibattito pubblico-parlamentare quando a poco tempo dalla sentenza del tribunale, il parlamento viene investito da una crisi parlamentare che porta alle dimissioni del governo Rudinì, spingendo così al seppellimento di una delle pagine nere del colonialismo italiano.

 

a cura di Giorgio Nozza – Dottore in Storia

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