Ma le STEM non sono tecnologie, ma metodologie
Nel 2001 durante una conferenza del National Science Foundation fu utilizzato per la prima volta l’acronimo STEM per indicare quattro diverse discipline, Science, Technology, Engineering e Mathematics di cui si auspicava una maggiore diffusione.
Infatti, la rivoluzione tecnologico-digitale in atto poneva l’accento sulla necessità di insegnare ai giovani conoscenze tecniche e ingegneristiche necessarie a far fronte alle trasformazioni del sistema occupazionale.
Se inizialmente l’acronimo STEM era stato impiegato negli Stati Uniti per catalogare quelle discipline scolastiche di cui, all’inizio degli anni 2000, si era registrata una sottopreparazione negli studenti, oggi l’acronimo STEM indica un nuovo approccio educativo basato su una nuova didattica, sottesa ad una
una nuova filosofia educativa che si serve dell’educazione scientifica per fornire una soluzione ai problemi di una realtà che è sempre più complessa e in costante mutamento.
Nel modello delle discipline STEM si assiste quindi ad una contaminazione tra pratica prima e teoria dopo.
La mia esperienza ultratrentennale di insegnamento della matematica alle “medie” e scienze alle “superiori” mi porta a dire che le scienze matematiche e le scienze sperimentali si insegnano per modellizzazione della realtà, che dall’induzione possa poi condurre all’astrazione . È questione di STEM, ovvero metodologia didattica innovativa e non di tecnologia per abbandonare ogni procedura algoritmica e coniugare la matematizzazione per lo studio di modelli reali.
Pio Mirra – DS IISS Pavoncelli, Cerignola (FG)