Perché è importante utilizzare l’intelligenza emotiva?

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Vogliamo affrontare il tema dell’intelligenza emotiva (IE), argomento questo  complesso, in quanto entrano in gioco le emozioni con la loro influenza sulla vita  relazionale.

Ma cos’è la IE? Mettere in campo l’intelligenza emotiva significa essere in grado di riconoscere i sentimenti propri ed altrui gestendo positivamente le nostre emozioni al fine migliorare le relazioni sociali.

L’intelligenza emotiva ha messo in discussione i risultati dei test intellettivi predittivi di successo smantellando l’idea che   elevati QI corrispondano a migliori performance e bassi QI a limitate performance.

Parlare di IE significa richiamare alla mente i concetti chiave di autostima, di motivazione, di auto efficacia con conseguente capacità da parte del soggetto di saper gestire le proprie emozioni.

Gli psicologi americani Salovey e Mayer introdussero tra i primi il costrutto della IE anche se il tema del riconoscimento e della gestione delle  emozioni si è diffuso grazie allo psicologo cognitivista Daniel Goleman celebre per il  suo testo “Emotional Intelligence”.

L’autore in questione definisce la IE come “La capacità di motivare se stessi, di persistere nel raggiungimento di un obiettivo nonostante le frustrazioni, di controllare gli impulsi e rimandare la gratificazione, di modulare i propri stati d’animo evitando che la sofferenza ci impedisca di pensare, di essere empatici, di sperare”.

Goleman evidenzia nel costrutto della IE alcuni domini quali: l’autocontrollo, l’automotivazione, l’empatia e la gestione delle relazioni sociali. Si tratta dunque di apprendere un buon uso della IE, ossia l’attitudine emozionale o la meta-abilità – come Goleman la definisce – che ci permette di fronteggiare gli ostacoli che incontriamo nei nostri percorsi di vita.

L’uomo attivo si inserisce in un processo costante e complesso di scoperta, riscoperta e costruzione di significati, il tutto sempre mediato dal contesto e dalle relazioni sociali che è in grado di costruire ma anche dalla cultura in cui è immerso.

In questo processo continuo ogni azione messa in gioco risulta essere filtrata attraverso le percezioni, i pensieri e le emozioni soggettive. Ma come funziona il nostro cervello in relazione all’intelligenza emotiva?

Le strutture cerebrali considerate cruciali per l’elaborazione e la regolazione emozionale sono quelle che appartengono al lobo limbico, il quale è situato in profondità nella parte più interna, cioè mediale, dei lobi temporale e frontale di ciascun emisfero.

Il sistema limbico non è un circuito chiuso poiché è caratterizzato da un alto livello di interazione con molte aree corticali e strutture sottocorticali e l’amigdala è la struttura nervosa che rappresenta la base neurologica per eccellenza degli stati emotivi e si attiva sempre per esperienze emozionali molto intense.

Le esperienze emozionali intense non sempre sono negative anzi, se ben canalizzate, possono arricchire la nostra vita.

Scegliere il canale dell’intelligenza emotiva ci permetterà di affrontare in modo  creativo gli ostacoli che incontriamo nei nostri percorsi di crescita.

Si può dunque ipotizzare che l’intelligenza emotiva sia in relazione con la sfera della creatività.  

L’arte, in quanto espressione della creatività, può divenire uno strumento per aiutare le persone che ne fruiscono attraverso i canali  sensoriali  o che la mettono in pratica attraverso la produzione.

L’arte permette dunque – nelle sue espressioni di fruizione e produzione – di conoscere ed interpretare le proprie emozioni utilizzando il canale della IE e a questo proposito possiamo ritenere che tutto questo sia fondamentale per il mantenimento di uno stile di vita sano.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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