Piano Marshall UE, sarà vera gloria???
La Pandemia non mostra segni di cedimento, ma in questi giorni ha assunto dimensioni per quantità, oltreché per estensione, di rilevante entità tali da restituire alla politica quella dignità che le teorie sulla immunità di gregge, ipotizzate da qualche premier, avevano un po’ annebbiato.
Nella giornata di ieri, in sede EU la riunione dell’Ecofin che raccoglie i ministri economici dei singoli paesi aderenti, ha provveduto, come del resto già annunciato nei giorni precedenti, alla sospensione dei Patti di Stabilità, cioè, dei “ratios” tra Deficit e Pil che gli accordi in sede europea del 1997 avevano convenuto dover essere inferiori al 3%.
Una decisione importante che permetterà ai singoli paesi il varo di misure economiche in disavanzo, almeno per i prossimi mesi.
L’Ecofin ha preso in rassegna, inoltre, le modalità attraverso le quali intervenire in sede europea per contrastare i danni economici e dotare le comunità degli strumenti finanziari necessari al contenimento ed alla cura della pandemia.
Le proposte in agenda riguardano, tre ipotesi di intervento.
Si parla, infatti, di Linee di Credito per l’Emergenza, di Linee di Credito con condizioni rafforzate (ECCL, Ehnanced Conditions Credit Line) erogate dal Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) e della proposta, avanzata dall’Italia, in ordine all’emissione di “Coronavirus Bond” da parte dei singoli stati, garantiti dalla Bei (Banca Europea degli Investimenti).
Tutti gli strumenti sarebbero riconducibili all’utilizzo del Mes che, pertanto, dovrebbe essere ratificato nonostante l’opposizione dell’Italia e della Spagna ed, in sede nazionale, di tutte le forze di opposizione.
Il Mes lo ricordiamo è un’entità istituita nel 2012 con lo scopo di proteggere il sistema economico e garantire un accesso agevole al credito a disposizione dei paesi dell’Unione Europea.
Il Mes istituito come fondo è venuto ad assumere, ben presto, la forma di un’organizzazione intergovernativa con il potere di imporre scelte economiche ai paesi aderenti.
Tra gli strumenti di intervento del Mes ci sono l’adozione di linee di credito per i paesi in difficoltà e l’acquisto di titoli sul mercato secondario.
Non solo buone notizie, purtroppo.
Il Mes, infatti, impone, nei confronti dei paesi che ne fanno ricorso e non rispondenti a parametri di equilibrio nei conti pubblici, programmi di correzione macroeconomica e sanzioni fino alla sospensione del diritto di voto del paese stesso in caso di ritardo nei tempi di rimborso degli aiuti ricevuti.
Non colpisca, a questo punto, che tutto ruoti intorno ai cosiddetti “requisiti di condizionalità” sottostanti alle politiche di sostegno finanziate dal Mes al centro del dibattito in questo momento.
La condizionalità opera, infatti, nella direzione di prevedere programmi di aiuti “non” assistiti da clausole e condizioni di rimborso drastiche, alla luce del principio che la crisi pandemica ha avuto origini esterne dalla finanza dei singoli paesi.
Un orientamento, che è utile ricordarlo non vede d’accordo l’Olanda, la Finlandia e la stessa Germania caratterizzati da migliori condizioni di finanza pubblica.
È evidente che dietro la forma ed i distinguo politici ci sono circostanze oggettive ma anche tecnicalità economiche e giuridiche.
Le condizioni, infatti, per ottenere un prestito, sono rappresentate dalla capacità e dalla volontà di rimborso e dal sistema delle garanzie offerte che hanno, tuttavia, carattere accessorio.
La volontà di rimborso è connaturata alle fondamenta democratiche e solidali dell’Unione Europea e non è certamente in discussione.
Resta centrale, quindi nell’”insight” delle modalità di accesso alle linee di credito o ai Coronavirus Bond, la Capacità di Rimborso del paese richiedente.
La capacità di rimborso, sia nel settore privato che in quello istituzionale, dipende dalla ricchezza che si produce ogni anno e pertanto dai parametri di crescita.
In un contesto recessivo, cioè nel quale l’economia decresce, il rimborso delle passività dovrebbe essere accompagnato da periodi di rimborso lunghi e tassi di emissione particolarmente vantaggiosi.
Se guardiamo alle stime macro pubblicate in queste ore da Goldman Sachs ci rendiamo conto che l’economia italiana potrebbe flettere, nel corso del 2020, del 11.6% con un aumento del Deficit che potrebbe raggiungere il 10% del Pil.
Previsioni molto severe che non faranno certo il gioco del nostro paese alla riunione del Consiglio Europeo prevista per giovedì 26 marzo.
I paesi virtuosi, Germania in testa, avranno il timore che l’Italia, data la fragilità dei conti pubblici, il perdurare della pandemia e della recessione economica, non sia in grado di fare fronte ai rimborsi previsti dal piano di aiuti.
Più agevole sostenere, pertanto, la necessità di riservarsi la carta di imporre scelte draconiane di politica economica e tagli alla spesa pubblica secondo gli schemi già attuati durante la crisi greca.
È evidente, tuttavia, che la contrapposizione tra paesi virtuosi e le economie periferiche in atto, in queste ore, debba trovare un elemento di mediazione che consenta un’ iniezione importante di liquidità nel sistema e rimandi tensioni implosive a tempi migliori.
Un Piano Marshalldi al quale affidare il sostegno illimitato delle strutture produttive, e del modello di consumi di famiglie ed imprese.
Nel frattempo i paesi aderenti potranno lavorare ad una versione più attuale del Mes ed i governi nazionali a misure domestiche di rilancio dell’economia e tutela delle classi sociali più deboli.
La strada è, purtroppo, in salita.
Il Paese dovrà debellare il male e nel frattempo far ripartire il motore economico con serietà e competenza.
Per far questo occorreranno scelte importanti aperte alla più ampia condivisione delle forze politiche.
Il timore è che la strada impegnata dall’esecutivo, quella cioè dell’emergenza senza alcuna visione d’insieme, potrebbe essere, ancora una volta, la più facile, quella della tanto temuta imposta patrimoniale, dell’ Imu sulla prima casa ed dell’aumento delle aliquote Iva.
Per fortuna c’è ancora un giorno per pensare ed i contagi sembrano diminuire. E questa è una bella notizia.