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Ebbene si, oggi la legge Scelba dovrebbe essere rivolta a chi continua a parlare di antifascismo, facendo l’unica apologia del fascismo oggi presente in Italia.

Nessuno oggi parla più di fascismo se non gli storici che iniziano a trattare quel periodo in modo forse oggettivo, o almeno più oggettivo del solito.

La Storia con la S maiuscola non è ideologia, è Fatti, e chi usa una sorta di revisionismo storico per affermare la propria esistenza non solo non fa del bene al paese, ma soprattutto a se stesso.

Il fascismo non può più tornare, lo hanno capito da molto tempo quelli che chiamiamo fascisti, ma che in realtà sono solo dei nostalgici legati più a meccanismi di cameratismo simil militare, più che di vera fede fascista.

In realtà lo hanno capito benissimo anche quelli che oggi si professano antifascisti, ma nello stesso tempo hanno capito che il loro vestito identitario cadrebbe miseramente nel nulla senza una vestigia di antifascismo militante in difesa ed a baluardo assoluto della costituzione così terribilmente minacciata dalle orde fasciste pronte a riemanare le leggi fascistissime del ventennio.

Credo che, però, il vero problema per gli antifascisti è che questa piccola cosetta che stiamo dicendo l’ha capita la maggioranza degli Italiani.

Lo dicono i risultati elettorali, lo dice la storia.

Un divertente Bersani l’altro giorno diceva alla Gruber: ” e beh ma bisogna stare attenti a questi qui … (sciorbole aggiungeremmo noi)” lasciando intendere che tra poco ci sarà una nuova presa del parlamento ed un esilio sull’Aventino.

Un mio caro amico ex MSI mi diceva appunto l’altro giorno: “non c’è più bisogno di essere fascisti, ormai è anacronistico, ma la cosa divertente è che il ricordo del ventennio lo stanno tenendo vivo gli altri …”.

Quindi il vero problema della sinistra?

Non aver capito di avere a che fare con una vera destra, non con uno sparuto manipolo di salutatori con il braccio alzato, ma con una struttura organizzata e puntuale negli ideali e nelle azioni.

Sarebbe ora di archiviare definitivamente una parte della nostra storia e renderle giustizia, ragionando in termini esegetici, come si dovrebbe fare, per interpretarne il flusso e ridare onore al nostro paese anche per il suo comportamento durante quei vent’anni.

Chi ghettizza movimenti, anche pur piccoli, rende loro una sorta di onore delle armi che attira seguaci, anche seppur pochi, ma che sempre terranno viva una brace.

Nell’animo di tutti esiste una passione che cerca verità, a volte vere a volte presunte, e solo con un nuovo modo di rapportarsi con la storia si potrà pacificare questo paese.

Come poter unire il paese?

Con la cultura, con la storia, con l’abbandono delle continue distorsioni ideologiche, volute e soprattutto ricercate continuamente.

E’ l’ora di investire nella scuola e nelle università, nella ricerca di cultura e sapere e non di tecnologia e materiali, è l’ora di rifondare la scuola italiana trovandone il senso, ridando ai nostri ragazzi il senso della storia e di questo paese.

Prendiamo tutti i soldi del PNRR e diamoli al personale scolastico come aumento di stipendio, rifacendo con loro un contratto serio, anche solo per dieci anni, rimettendo al centro la loro professionalità, la loro capacità di creare cultura, ridiamo alle università il loro ruolo, la ricerca del sapere, della teoria del mondo, rifondiamo questo paese, rimettiamolo al suo posto nel mondo, ovvero tra i primi paesi.

E’ l’ora di abbandonare la ricerca di una piccola conferma personale per ricercare dentro di noi quel nome che da solo ha mosso eserciti, scienziati, popoli in tutto il mondo, e dappertutto il nome era lo stesso, Patria.

E se fosse questo il tema da studiare? e se fosse il bene di tutti? e se fosse quell’animo che da sempre ha differenziato il nostro popolo nel mondo?

Allora rifondiamo i percorsi culturali di questo paese e riscopriamo il senso di essere paese, in particolare io direi di QUESTO paese.

Siamo Fascisti? Comunisti? Antifascisti? Destrorsi, sinistrorsi?

Mi viene un grosso dilemma: e se fossimo solo, tutti, profondamente italiani?.

 

 

1 thought on “Quando parlare di antifascismo è apologia di reato

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