Scott Weiland: semplicemente Scott!
Scott Weiland: semplicemente Scott!
Trovato senza vita in uno sperduto paesino del Minnesota mentre era in tour con la sua band i Wildabouts, a quasi un anno dalla scomparsa (3 dicembre dello scorso anno; n.d.a.), voglio ricordare una delle più grandi voci del Hard Rock (Grunge, Post Grunge, Alternative sono solo convenzioni sterili; n.d.a.): Scott Weiland.
Superfluo precisarlo… sì!
Sono uno sfegatato fan di Scott dai tempi di “Plush” che nel 1994 regalò a lui ed ai suoi Stone Temple Pilots il Grammy Award (uno dei premi più importanti degli Stati Uniti, per i risultati conseguiti nel settore della musica, generalmente considerato come l’equivalente dei premi Oscar nel mondo del cinema; n.d.a.).
Essendo all’epoca follemente innamorato del quadrinomio “batteria basso-chitarra-voce”, il fermento musicale di Seattle, Los Angeles e San Diego di quegli anni produceva in me un’eccitazione pressoché giornaliera.
Infatti erano molti i Gruppi che di colpo emergevano dal substrato dei locali e dei festival semisconosciuti, portando a galla di colpo dei veri capolavori di autentico Hard Rock. L’inseparabile walkman suonava “a nastro” le mitiche cassette TDK con registrate le tracce di “Core”, primo ed inimitabile album degli STP (per chi ha vissuto solo l’era del mp3 preciso che “a nastro” non è un eufemismo essendo il “walkman” un supporto fonografico a nastro magnetico; n.d.a.).
Gli Stone Temple Pilots nascono a San Diego, all’estremo sud della California, sul finire degli anni ’80, i fratelli Dean e Robert DeLeo (di origine italiana) rispettivamente alla chitarra e basso, Eric Kretz alla batteria e appunto Scott alla voce. Non citerò nessuna delle Band che a partire da quegli anni hanno fatto da vitale contorno agli STP ed hanno segnato la mia storia, avremo largo modo di parlarne in futuro proprio in questa rubrica, tengo a precisare però che Scott & Co. sono stati motivo di personale riflessione in merito alla novità stilistica delle loro composizioni.
Talento visionario ed eclettico, amato ed odiato dai fans che non sono riusciti a comprenderlo fino in fondo negli straordinari cambiamenti di rotta della sua carriera, è stato un sublime songwriter ed una delle voci tra le più cangianti e versatili del rock contemporaneo in grado di sussurrare dolcemente ed in un lampo passare alle urla più laceranti.
Basti ascoltare capolavori come “Creep”, “Interstate Love Song”, “Hollywood Bitch”, “Bi-Polar Bear” (emblematica! N.d.a.) e la già citata “Plush” per rendersi immediatamente conto del talento innato di Scott.
Scott è stato un personaggio controverso, gli atteggiamenti autodistruttivi sono stati forse il vero problema, era affetto da una grave forma di disturbo bipolare (sindrome di interesse psichiatrico caratterizzato da un alternarsi tra stati emotivi diversi, da eccitazione a depressione; n.d.a.), fortemente dipendente da sostanze stupefacenti, soprattutto cocaina ed eroina ma un talento indiscutibile!
Sebbene impegnato in estenuanti tour con le Band di cui è stato il leader (STP, Velvet Revolver, Wildabouts) e costretto (dagli amici degli STP; n.d.a.) a frequenti ricoveri in cliniche di disintossicazione, Scott è riuscito a fare a sprazzi anche il marito (Janina Castenada, Mary Forsberg e Jamie Wachtel sono state le coniugi; n.d.a.) ed il padre di due splendidi bimbi (Lucy Olivia – oggi 14 anni e Noah Mercer – 16 anni; n.d.a.) avuti dalla seconda moglie la modella statunitense Mary Forsberg.
Proprio su Mary vorrei soffermarmi. Il 9 dicembre 2015 a pochi giorni dalla morte di Scott l’ex moglie e modella scrive una lettera aperta al magazine Rolling Stone che ad una prima lettura ho giudicato un affronto alla memoria del mio… eh sì idolo! Ve ne riporto alcuni stralci:
“Il 3 dicembre 2015 non è il giorno in cui è morto Scott Weiland. È il giorno ufficiale in cui il pubblico lo piangerà, ed è stato l’ultimo giorno in cui è stato messo davanti a un microfono per i benefici economici o il
divertimento di altri. Il fiume di condoglianze e preghiere offerte ai nostri figli, Noah e Lucy, è stato travolgente, apprezzato e anche di conforto.
Ma la verità è, come per molti altri bambini, che loro hanno perso il loro papà anni fa […]. Non vogliamo svilire il formidabile talento di Scott, la sua presenza o la sua abilità di accendere qualsiasi palco con il suo sfavillante entusiasmo. Molte persone sono state così gentili da lodare il suo talento.
Ma, a un certo punto, c’è bisogno che qualcuno si alzi e sottolinei che certo, questo accadrà ancora perché siamo noi intesi come società a incoraggiarlo.
Leggiamo critiche di concerti orrendi, vediamo video con artisti che cadono letteralmente a terra, incapaci di ricordare i loro testi anche se scorrono su un gobbo elettronico a pochi metri di distanza.
E quindi clicchiamo su ‘aggiungi al carrello’ perché ciò che in realtà è roba da ospedale in genere viene considerata arte”.
E continua: “In realtà, ciò di cui non volete rendervi conto è che si trattava di un paranoico che non era in grado di ricordare le sue canzoni e che è stato fotografato con i suoi figli pochissime volte in 15 anni di paternità.
Ho sempre voluto condividere più di quanto gli altri fossero disposti ad ascoltare.
Quando ho scritto un libro, anni fa, ho sofferto a glissare su questo dolore e su questi sacrifici, ma l’ho fatto perché pensavo fosse la cosa migliore per Noah e Lucy.
Sapevo che un giorno avrebbero visto e provato tutto ciò da cui avevo cercato di proteggerli, e che sarebbero stati così coraggiosi da dire: ‘Quel disastro è stato nostro padre. Lo abbiamo amato, ma un profondo mix di amore e delusione ha caratterizzato la maggior parte del nostro rapporto con lui’ […]”.
Il resto è un monito ai “padri assenti”, un’accusa al mondo “maledetto” del Rock ed altre ridondanti baggianate, uno sfogo di una moglie e madre che vomita al pubblico la sua drammatica vicenda.
Ritengo che perdere un padre per overdose debba essere per un figlio uno di quei dolori da portare alla pazzia (figuriamoci il contrario!), ma di primo acchito ho pensato che la lettera fosse una speculazione dell’ex signora Weiland (il divorzio è stato nel 2004; n.d.a.)!
Mary Forsberg, ex moglie, ex tossica e pure ex malata psichiatrica (mi sono informato; n.d.a.) avrebbe fatto meglio a non scrivere pubblicamente e a risparmiarmi una lezioncina che sa molto di protagonismo!
Ed in merito al coinvolgimento dei figli?
Sono arciconvinto che un figlio amerà sempre il suo papà! Anche il papà più “sbagliato” del mondo (come peraltro Scott ha confessato di essere alla stessa ex moglie; n.d.a.), e allora perché testimoniare pubblicamente il suo “dolore” rimproverando l’ex marito dopo la sua tragica scomparsa usando i figli per andare sui giornali?
E soprattutto perché far dire a due ragazzini “…quel disastro era nostro padre?” coinvolgendoli in una cosa più grande di loro?
Ho riletto la sua lettera tre o quattro volte e alla fine ho “salvato” la signora Forsberg pensando che il suo gesto non fosse nient’altro che un grido! Un grido di dolore! Ho voluto credere all’amore tra lei e Scott, ho voluto credere a quel che poteva essere per lei la felicità con Scott ma che non potrà essere più!
Molti amici tra cui Dave Navarro, storico chitarrista dei Jane’s Addiction, Nikki Sixx dei Mötley Crüe, Alice Cooper, Jacoby Shaddix dei Papa Roach, Zach Meyers degli Shinedown, Dave Kushner e Duff McKagan dei Velvet Revolver hanno gridato anche loro (a loro modo! N.d.a.) la perdita di Scott ma quel che più mi ha commosso sono le parole di estremo saluto di coloro i quali gli hanno fatto maggior compagnia nella sua vita e cioè gli amici di sempre (come riconosciuto più volte dallo stesso Scott; n.d.a.) Dean, Robert ed Eric… gli Stone Temple Pilots:
“Caro Scott, lasciaci iniziare ringraziandoti per aver condiviso la tua vita con noi. Insieme abbiamo creato una eredità musicale che ha dato a tantissime persone sia felicità che bei ricordi. I nostri ricordi sono tanti, e molto profondi. Noi sappiamo che nei momenti buoni e in quelli cattivi, tu hai sempre lottato, ancora e ancora. E’ ciò che ti ha reso quel che eri. Le parole non possono esprimere quanto eri dotato, Scott. Parte di quel tuo dono era anche parte della tua maledizione. Con grande tristezza per te e per la tua famiglia, ci spiace molto vederti andare. Con tutto il nostro amore e rispetto, ci mancherai, Fratello.”
Scott non ce l’ha fatta a fare il bravo padre, il bravo marito, il brav’uomo, Scott non ce l’ha fatta a vincere i suoi demoni qui giù da noi ma certamente ora sta calcando i palchi del cielo tra gli angeli assieme a Kurt (Cobain) e Layne (Staley)!
PERTH